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Autore: Trick    16/02/2008    11 recensioni
AGGIORNATO IL SESSANTOTTESIMO CAPITOLO
Infiltrato nel clan di Fenrir Greyback, Remus Lupin finirà per scontrarsi con quella realtà dalla quale ha sempre tentato di sfuggire. Nel frattempo, a Londra, Tonks non può far altro che cercare di sopravvivere alla guerra che imperversa per la città. Una storia fra umani e licantropi, fra amicizie improbabili e segreti dimenticati, per decidere se sia più forte il richiamo del sangue o quello del cuore.
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Diario di un Lupo

in un Branco di Lupi

(Versione riveduta, corretta e ampliata causa insoddisfazione dell'autrice)

CAPITOLO VENTOTTESIMO

È il prezzo che si potrebbe pagare

°°°°°°°







Steep, far too steep, grew the pathway ahead,
Descent was the only escape.
A wolf never flees in the face of his foe,
Fang knew the price he would pay.




Il discorso di Rouge fu seguito da uno dei più ansiosi silenzi che Lupin avesse mai sentito. Fu Aulos, il giovane suonatore di flauto dai capelli bruni e le spalle larghe ad esprimere ad alta voce quello che sicuramente era il parere di tutti quanti i presenti.

«Affrontare Fenrir? Siete fuori di testa».

«Credevo ti piacesse andare controcorrente, Aulos» ribatté Rouge con lo stesso tono pacato con cui aveva esposto la loro idea di demolire il regime che Greyback aveva instaurato a Jura. Nonostante il suo tono per nulla risentito, tuttavia, il giovane si ritrasse come se lei lo avesse minacciato brandendo una frusta. Lupin scrutò la piccola folla di presenti che Rouge aveva riunito. Alceus, il secondo pifferaio del branco, sembrava scomparire con i suoi riccioli rossi e il suo fisico minuto accanto ai muscoli di Aulos. Lupin ne studiò i lineamenti ancora acerbi e il mento sbarbato, deducendo che non poteva essere molto più vecchio di Calima. La giovane sedeva accanto alla stessa ragazza dai capelli corti e scuri della festa, una mannara dal viso rotondo e dall'aria piuttosto divertita. Che pensasse fosse tutto uno scherzo stupido?

Chilone e Rouge erano stati incredibilmente selettivi nello scegliere fra coloro che dovevano partecipare a quella prima riunione, e non si poteva certo dire che avessero tutti i torti. Se Fenrir, per qualche malaugurato caso della sorte, li avesse dovuti scoprire, sarebbero stati tutti condannati a morte. Per Lupin, poi, il crollo dell'identità del girovago Bizét avrebbe significato solo una cosa: Voldemort. Non aveva la più pallida idea di quello che quegli potessero arrivare a fargli, pur di estorcergli informazioni sulle mosse di Albus Silente, e per fortuna: probabilmente saperlo lo avrebbe terrorizzato ancora di più. Si ritrovò improvvisamente a ricordare i modi scherzosi di Frank Paciock e il sorriso gentile di sua moglie Alice. Sarebbe impazzito per il dolore anche lui? Si rispose che in fondo, non gliene importava più di tanto. Sicuramente lo avrebbero ucciso, e lui avrebbe smesso di vivere quella mezza vita da dannato.


«Voglio fare l'amore con te, Remus».


Lupin chiuse gli occhi a quel doloroso ricordo lontano, costringendo la propria attenzione a inchiodarsi nuovamente sul proseguimento del dibattito che si stava accendendo fra i mannari.

«È un suicidio» commentò una donna dai lunghi capelli scuri e la carnagione olivastra seduta ai piedi dell'anziano Chilone, Lynall. Sollevò lo sguardo verso il saggio, probabilmente per aver conferma delle sue parole. Chilone non le rispose, così come non aveva risposto a nessuna delle domande che gli scettici del ristretto gruppo gli avevano precedentemente posto. Lynall sbuffò risentita, e tornando a guardare Rouge dichiarò: «Se Fenrir lo viene a sapere, ci ammazza tutti quanti. Pure te, Rouge».

Rouge annuì. «Lo so, Lynall. È il motivo che ha spinto me e tuo padre a tanta prudenza» sentenziò con decisione. Lupin sgranò gli occhi, vagamente stupito. Scrutò il volto di Lynall alla ricerca dei tratti di Chilone: sembravano avere lo stesso taglio degli occhi, ma le somiglianze sembravano finire lì.

Rouge guardò uno alla volta tutti i suoi compagni. «Da quanto tempo ci conosciamo?» continuò. «Cinque, dieci, vent'anni?»

Nessuno rispose. Chilone la osservava apparentemente disinteressato, ma le sue labbra lo tradivano con una leggera curva divertita. Lupin si appuntò mentalmente di fare i complimenti a Rouge per il modo in cui stava ponendo la cosa agli altri mannari. Alcuni avrebbero potuto definirlo un ricatto psicologico e, probabilmente, anche lui lo avrebbe fatto in altre circostanze. Peccato che le circostanze fosse imprevedibilmente cambiate e lui non potesse far altro che assecondare le loro capricciose mutazioni.

«Aulos» disse Rouge con un gesto seccato del braccio, «Fenrir non taglierà mai i rapporti che ha stretto con gli umani. Non lo ha fatto la prima volta e non lo farà la seconda. Davvero volete andare avanti così?»

Lupin non riuscì a capire a cosa lei stesse riferendosi, ma il suono delle sue parole sembrò avere un effetto immediato su Aulos e Alceus. Il volto del primo s'irrigidì improvvisamente, le nocchie sbiancarono mentre le mani stringevano con forza il masso sul quale era seduto, mentre il secondo, raddrizzandosi con fare agitato, fissava Rouge come se lo avesse appena messo in trappola.

«Come facciamo a sapere...» iniziò Alceus con la sua voce tremula e sottile, «...che funzionerà?»

«Non lo sappiamo, infatti» gli rispose in tono piatto Chilone. «Nessuno potrebbe saperlo. Tutto ciò che ora possiamo fare è scegliere se davvero abbiamo intenzione di portare a termine ciò di cui Rouge vi ha appena parlato».

La giovane dai corti capelli scuri seduta accanto a Calima lanciò uno sguardo perplesso a Lupin.

«Chi ci garantisce che lui non andrà a fare i nostri nomi a Fenrir?»

«Non lo farebbe mai!» protesto con furia Calima, e Lupin sentì una calorosa sensazione di gratitudine accendergli lo spirito. «Bizét è dalla nostra parte».

Lupin annuì.

«Ho motivi validi quanto i vostri per oppormi a Fenrir Greyback» disse con un sorriso rassicurante. «Spero tu possa fidarti di me».

La giovane sembrò spiazzata dal suo tono gentile, tuttavia riacquistò rapidamente una certa disinvoltura e lanciò un'occhiata dubbiosa a Lynall, anch'ella intenta a squadrare con disapprovazione Lupin.

«Ti fai tu da garante per lui, Rouge?»

Rouge le rivolse un lieve sorriso di sprezzo. «Se credi che questo potrebbe servire a placare la rabbia di Fenrir, lo farò» le rispose con ostentata cortesia. «Tuttavia, i suoi precedenti mi danno da pensare che poco gli importerebbe che io sia più o meno garante del Damerino. Basta che uno solo di noi apra bocca e siamo tutti morti».

Lynall non sembrava ancora del tutto convinta: i suoi occhi scuri – così simili a quelli del padre – continuava a saettare torvi dall'espressione risoluta di Rouge a quella imperscrutabile di Lupin.

«Io mi fido di Bizét» continuò con maggiore enfasi Rouge. «Oltretutto, state certi che non parlerà».

«Perché lo dici tu?» sbottò di nuovo Lynall.

Chilone socchiuse gli occhi e scosse impercettibilmente il capo.

«Non parlerà» ribadì Rouge. «Sa che se lo dovesse fare, le conseguenze per lui sarebbero molto peggiori della semplice furia di Fenrir, non è vero, Bizét?» gli domandò con aria falsamente civettuola.

Lupin ripensò a Lord Voldermort, alle uniche due volte in cui si era ritrovato faccia a faccia con lui, quasi vent'anni prima. S'immaginò circondato dai Mangiamorte, torturato e costretto a rivelare i segreti dell'Ordine di cui era a conoscenza. Se mai fosse stato catturato... quante persone avrebbero rischiato la vita? Quante informazioni poteva disporre lui che Voldemort non aveva? Parecchie, si disse. In fondo, era sempre stato una figura di spicco all'interno dell'Ordine fin dalla prima guerra... la soluzione più intelligente sarebbe stata quella di eliminare ogni possibilità per Voldemort di entrare nella sua testa.


«E ricordate» ripeté Moody, «se mai dovessero prendervi, uccidetevi».

«Ucciderci...?» ripeté Remus Lupin, acquattato. «Ucciderci, nel senso... ucciderci?»

«Quanti altri sensi ci sono, ragazzo?» sbottò. «Non devi permettere che sfruttino le informazioni di cui disponi, chiaro?»

«Chiaro».


Avrebbe avuto il coraggio di farlo?


«Alastor...?»

«Cosa c'è, adesso?»

«Hai mai conosciuto qualcuno che ha dovuto farlo? Uccidersi, intendo».

«Sì».

Lupin deglutì a fatica. «Non mi farò catturare vivo. È una promessa».

L'espressione che si dipinse sul volto segnato di Alastor Moody fu forse la più umana e comprensiva che Lupin gli avesse mai visto.

«Lo so. Sei un ragazzo in gamba».


Come no, disse una vocina ironica nella sua testa. Hai perso da anni il coraggio di vivere, credi davvero di aver conservato quello di morire?


Lei non ha paura di starti accanto.


«La posta in gioco è alta» sentenziò Rouge.


Non ha avuto paura che a toccarla fosse un mostro.


«E la partita sarà unica e decisiva. Nessuna seconda possibilità. Nessuna rivincita».


Tu di che hai paura, Remus?


«Giocheremo fino alla morte. Non ci sarà modo di tornare indietro».


No. Non è la morte a spaventarti. Allora, cos'è?


«E che Selene ci assista».


Che Selene ti assista, Remus.



A wolf never flees in the face of his foe,
Fang knew the price he would pay.





°°°°°°°




«Milady, comprendo quanto sia inappropriato intromettermi con cotanta insistenza nel turpe universo dei vostri sogni femminili, ma mi preme doveroso comunicarvi che-».

«Tarbis, ti prego...» gemette un fagotto di coperte. «Qualunque cosa sia, rimandiamola a dopo».

Tarbis il Mercenario gonfiò il petto e socchiuse gli occhi stizzito. «Milady» riprese con maggiore veemenza, «questo non è certo il modo di-»

«Tarbis, ho sonno...»

«Nel lontano 1375 non si era soliti dormire ad un'ora sì tarda della mattina» protestò piccato il ritratto. «Ai servi scoperti nel farlo venivano recise le dita dei piedi».

«Che cosa disgustosa da dire a una fanciulla che riposa, Tarbis...».

Il capo scarmigliato di Tonks comparve dall'orlo candido del lenzuolo della stanza assegnatale. Fissò stancamente il quadro appeso al muro di fronte e sbuffò: «Ho avuto il turno di notte».

«Ne sono perfettamente al corrente, Milady, ma-»

«Con Mister Ghiacciolone».

«Capisco, Milady, ma-»

«Quell'idiota mi sta più appiccicato di una Cioccorana sciolta nell'interno della borsa».

«Un superbo paragone, Milady, ma-»

«E sono rientrata solo tre ore fa...»

«Vi ho sentita, Milady, ma-»

«Dunque perché non mi lasci dormire?»

«E voi perché non mi lasciate parlare, Milady?» esordì con furia. «Sarei già potuto tornare ai miei svaghi se solo voi non vi foste lasciata trasportare da questa sciocca mania che avete voi dame di-»

«Che tipo di svaghi ha un ritratto?» lo interruppe Tonks, riavvolgendosi nelle coperte senza riusci

«La vostra sensibilità è ammirevole» ribatté ironico Tarbis.

«Uh-uh».

«Uh-uh?»

«Uh-uh».

«Milady, temo di non riuscire a comprendere simili animaleschi suoni» disse ancora, ma non ottenne come risposta nient'altro che il pesante eco del respiro di Tonks. Tarbis sospirò, si massaggiò con aria spossata le tempie dipinte e fissò cupo il profilo nuovamente addormentato della giovane strega.

«Milady, volevo avvertirvi che avete posta».

«Uh?»

«C'è un allocco fuori dalla finestra, Milady, se vi decideste ad alzare il capo dal vostro giaciglio potreste vederlo anche voi».

«Aprigli».

Tarbis inarcò pesantemente un sopracciglio».

«Milady...»

«Ah... è vero, non puoi schiodarti da lì» borbottò Tonks, rotolando sul letto e cercando di districarsi meccanicamente dall'intrico del lenzuolo. «Sei un Sir completamente inutile».

Le gote del ritratto si fecero improvvisamente paonazze. «Io sono un Duca!» la corresse furibondo. «Non vi permetto di mettermi sul medesimo piano di un modesto cavaliere poco più importante di un comune scudiero!»

Tonks allungò il collo verso la finestra, completamente sorda a quella infuocata protesta. Un allocco dal folto piumaggio grigio la aspettava appollaiato sul davanzale, ritto e composto come un piccolo soldatino. La giovane si chiese come mai non avesse cercato di attirare la sua attenzione picchiettando il vetro, come la maggior parte dei gufi era solita fare, ansiosi di rientrare nelle case dei loro padroni e di essere ricompensati per il favore fatto loro. Aprì uno spiraglio per permettergli di entrare, ma questo – che a quanto pare era l'unico esamplare della sua specie con dei problemi d'identità – se ne restò fermo e immobile, tese la sua zampetta e gonfiò orgoglioso le piume.

«È come se osaste paragonare il Conte William di Whinshire a Lord Philibert di Bearwood, per tutte le gemme della regina!» stava continuando Tarbis.

Considerando quando poco collaborazionista fosse l'animale, Tonks fu costretta ad aprire completamente la finestra per poterlo liberare dalla pergamena. Un soffio di aria ghiacciata invase immediatamente la stanza, facendola rabbrividire con un sobbalzo. Stava per voltarsi alla ricerca di qualcosa di commestibile con cui poter ringraziare la bestiola, quando questa aprì nuovamente le ali e spiccò il volo. Tonks chiuse la finestra perplessa e osservò pensierosa la piccola pergamena azzurrina.

Chi diavolo poteva avere un allocco così... educato?

«Noi signori di Wenchrift abbiamo sempre-»

«Tarbis, ti prego...» supplicò Tonks, slacciando rapida la cordina del messaggio e srotolandolo. «Prendi fiato due minuti».

«Noi ritratti non necessitiamo di-»

«Se non chiudi la bocca giuro che sposterò il tuo quadro accanto a quello di Rodriguez il Puzzone» lo minacciò.

Tarbis strinse le labbra con una smorfia di disgusto, ma tacque. Fiera del risultato così ottenuto, Tonks sogghignò prima di calare lo sguardo sulla raffinata ed elegante calligrafia.





Ma chére Ninfadorà,


spero che tu stia bien e non stia facendo troppi sforzi.

Qui alla Tana il va tuot bien, ma Mollì è ainsì pesante... (non pesante comme kilogrammes... be', anche ainsì... insomma, tu le sais, hai capito!).


L'organisation del mio mariage sta andando merveilleusement! Ho già visto su 'Epouse Nouvelle' (il jiornale di cui ti avevo parlato, rappelles?) un vestito ainsì bello, Ninfadorà, che ainsì belli li fanno solo a Paris! E il bouquet! Il bouquet est magnifique!


Comunque, je t'en parlerai presto, non credere di potere fujjire dai miei monologhi de giovane épouse solo porquoi sei di stanza a Ogsmeed!


Quando sei libera dai tuoi incarici da courageuse paladina de la justice?

Ho un désespére bisogno di parlare con una donna che non sia Mollì, mon Dieu!

Quella strega me deteste, Ninfadorà, se non parlo con qualcuno jiuro che mi strappo il fegato dalla panscia come mia mére fa a Natale con l'oca!


J'attends ta répondue.


Un bascio ainsì grande,

Fleur




Tonks ridacchiò fra sé e sé immaginando Molly e Fleur costrette l'una alla compagnia dell'altra. Piegò la pergamena e se la infilò in tasca.

«Tarbis, per caso sai se ci sono stati cambiamenti nei turni di guardia di questo pomeriggio?»

Il Conte scosse il capo con altergia – evidentemente era ancora infastidito dal modo in cui lei lo aveva zittito – e rispose: «No, Milady. Tuttavia, se è allontanarvi dal villaggio ciò a cui state pensando, mi sento in dovere di ribadirvi che non la trovo una buona-»

Tonks si diede una rapida aggiustata ai capelli, afferrò il mantello abbandonato sullo schienale della sedia e si richiuse rapidamente la porta alle spalle.

«-idea...» concluse a denti stretti Tarbis. «Benedetta ragazza, si caccierà di nuovo nei guai».


°°°°°°°




«Phil...?» sussurrò Tonks.

Proudfoot sollevò una palpebra giusto quel poco che bastava per scorgere la figura di Tonks torreggiare oltre i cuscini del divano sul quale stava sonnechiando.

«Phil, devo chiederti un favore gigantesco...» supplicò con il suo migliore tono da bambina innocente.

Lui le rivolse un sorrisetto divertito, prima di chiudere nuovamente gli occhi e rigirarsi in una posizione più comoda.

«Ovunque tu stai andando» borbottò, «Archie e Charles rientrano alle cinque».

Il volto a forma di cuore di Tonks si aprì in un sorriso che avrebbe potuto inghiottire tutto il salone del numero 17 di Troops Road.

«Sei un tesoro, Phil».

«Non dirlo neanche per scherzo, o inizierò a crederci pure io».

°°°°°°°




«Chi è?» domandò alla porta chiusa della propria cucina Molly Weasley, tentando – invano – di celare la propria ansia.

«Sono Tonks, Molly».

«Tonks, cara, che sorpresa!»

Fece per aprirle, ma la giovane strega bloccò la porta dall'esterno.

«Molly...» la rimproverò con un sorrisetto. «La domanda.»

«Di nuovo con questa storia della domanda!» la sentì lamentarsi. «Non hai idea della figuraccia che mi ha fatto fare Arthur con Harry!»

Tonks inarcò perplessa un sopracciglio.

«Molly, giuro su quanto è vero che le Sorelle Stravagarie sono in testa alle classifiche che non aprirò questa porta finché non avremmo entrambe risposto alla domanda dell'altra».

«Ah, d'accordo!» sbottò. «Di che colore è il portaombrelli a forma di zampa di Troll a Grimmauld Place?»

«Il portaombrelli?» ripeté stupita Tonks. «Molly, come cavolo faccio a saperlo? Il corridoio era sempre buio, è per questo che continuavo a inciamparci sopra!»

«Risposta esatta».

La ragazzi fissò sbigottita la porta qualche istante, prima di scuotere la testa e ponderare su una domanda da porre a Molly.

«Quanto whisky sei solita mettere nel mio caffé?»

«Neanche un goccia, Merlino! Sei troppo giovane per bere un simile intruglio prima di andare a lavorare, quante volte dovrò ancora ripetertelo!?»

«Sorridendo fra sé e sé, Tonks lasciò andare la maniglia.


°°°°°°°








Se volete uccidermi per questo ritardo esagerato, vi prego di ascoltare prima le mie ponderatissime scuse.

...non ho scuse, eccetto la mancanza momentanea di ispirazione. Quello di questo capitolo è stato un parto travagliante, non vedevo l'ora di finirlo e cavarmi un peso dalla coscienza.


La canzone di apertura è «White Mountain» dei Genesis (meravigliosa, fra parentesi). Significa qualcosa come:


«Scosceso, troppo scosceso, si snoda il sentiero davanti.

L'unica via di salvezza è la discesa.

Un lupo non scappa mai dinanzi al suo nemico.

Zanna sapeva il prezzo che doveva pagare».


Debby 93: Sono contenta di essere stata perdonata per la sintesi del capitolo precedente... siete troppo comprensivi.^^ Sono contenta che i tre Auror ti piacciono, ero un po' agitata all'idea di dover introdurre tanti nuovi personaggi in una volta sola. Comunque sia, anch'io li adoro: non usciranno di scena molto presto. Grazie, un bacio!


Rainsoul: Questo significa che da oggi posso permettermi capitoli più brevi???^^ Anch'io avrei fatto un monumento a Tonks, ma poi non avrei proprio saputo dove metterlo. In bagno, forse?


Kikkina90: I miei prof non hanno alcun tipo di ansia da voto, sono semplicemente incurabili e sadici bastardi... piuttosto logante a lungo andare. Tonks non ha un linguaggio colorito: è colorita. (questa dovevo e potevo risparmiarmela...) Grazie stela, un bacione!


CUCCIOLA_83: Accidenti, vedo che le parolacce vi aizzano in maniera incredibile!!^^ Grazie mille, un bacione!


SakiJune: Spero di non averti fatto aumentare l'ansia... non ho idea di quanto possa riuscire a postare il nuovo capitolo. Farò del mio meglio, prometto, ma davvero, in questo periodo di grazia che mi ricordo di respirare. ç__ç Pretendo una vacanzaaaaaa...! Un bacione gigantesco!!


puciu: Non potrei MAI e dico MAI dimenticarmi di Remus. Dopotutto, lui è mio, e prima o poi finirà per accorgersi che siamo fatti l'uno per l'altra. L'idea del personaggio di Tonks «fuori duro e dentro morbido» l'ho sempre avuta, a dir la verità, dalle prime parole che pronuncia nell'Ordine della Fenice. Un bacione gigante alla mia recensitrice dalla lingua lunga^^!!!


rolly too: ti ringrazio, spero ti piaccia anche questo! A presto.


kikka91: Oddio, vuoi farmi esplodere la faccia per l'imbarazzo???^^ Sono contenta che ti piaccia, davvero. Scrivere una storia a capitoli si sta rivelando molto più complesso di quanto mi aspettavo, e vedere che, in fin dei conti, è apprezzata, non può che farmi un immane piacere. Ti aspetto con ansia all'ultimo capitolo, sperando che tutti quelli che seguiranno riusciranno a piacerti come questi!^^ Un bacio.


lyrapotter: hai fatto bene a lasciarla marcire, la mia incostanza nell'aggiornare va punita sonoramente. Ammetto di non mai apprezzato Piton fin quando non sono stata costretta a infilarlo nella trama: inutile dire che ora lo adoro, e più fa il bastardo, più finisco per adorarlo! Incredibile... E sono contentissima che i miei personaggi originali ti piacciano, erano quelli che più mi preoccupavano. Un conto è partire da un personaggio di cui già conosci vita, morte e miracoli, un altro è doverglieli fare tu... un genocidio di neuroni in pratica...^^ Chilone era il nome di un filosofo greco, il più saggio fra i Sette Saggi, per la precisione. Ho scelto di battezzare così il vecchio mannaro per una citazione di Chilone (quello vero, greco) letta non mi ricordo nemmeno dove: «Se sei forte, sìì calmo e pacifico, così che chi ti sta attorno abbia rispetto di te, e non paura».

Santo cielo, ma odiate tutti Dawlish??? (io non dovrei nemmeno parlare, sono di parte...). Hai ragione, ho controllato, ed il suo vero nome è John. Ma Archibald... suvvia, Archibald ha una marcia in più!^^

Ti ringrazio infinitamente (quanto ci hai messo a recensire? Mezz'ora, un'ora??^^) e ti scocco un bacio di gratitudine.


Grazie davvero a tutti quanti, al prossimo capitolo che posterò – no, non lo dico... sapete che porto sfiga –.


Un bacio, Trick.




   
 
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