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Autore: ScarletPuppet    09/08/2013    6 recensioni
Athena è riuscita a stipulare una tregua con Hades e ha riportato in vita i suoi paladini, i Generali degli Abissi e i God Warriors di Asgard. Kanon ha ottenuto il perdono di Poseidone e ha il permesso di rimanere in congedo dal suo ruolo di generale degli abissi ritornando tale in caso di guerra.
Nessuno dimenticava i suoi occhi scarlatti e la sua espressione impassibile durante situazioni come quella vissuta quattro anni prima. Lui fu l’unico a cogliere uno sprazzo di dolcezza e vulnerabilità dietro la maschera astiosa dallo sguardo truce che portava a Sparta nel momento cruciale.
Solo lui.
Kanon di Seadragon.

Tenterò di stare il più possibile IC con i personaggi (anche se penso che non ci sia un vero IC alla fine, vabbè xD), ma metto OOC per sicurezza. Enjoy!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemini Kanon, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache del Ghiaccio e del Fuoco - Linee di sangue'
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Capitolo 27

Capitolo 27

Quando Aima lasciò la terza casa, non sapeva se considerarsi sconvolta o triste. La naturalezza con cui Kanon le aveva rivelato gli ordini che Athena gli aveva dato le rimbombava nella mente, martellandole le tempie. Giunta alla casa del Toro non capì neanche se la domanda “Posso passare?” avesse veramente lasciato la sua bocca. Evidentemente sì, dal momento che Aldebaran le fece cenno di proseguire. Arrivata al tempio dell’Ariete, Scarlet rialzò la testa, leggermente rivolta verso il basso, ed entrò alla ricerca di Mu con passo risoluto e veloce.
«Ben trovata Aima.», la salutò educatamente il Gold Saint.
«Mu.» ricambiò la rossa, sforzando la voce affinché non risultasse abbattuta «Avrei bisogno di un passaggio fino ad Asgard, se non è un disturbo.»
«Sono desolato, ma ho l’ordine di non abbandonare la posizione: non posso allontanarmi dal tempio.»
Aima sentì gli occhi bruciare «Gli ordini sono ordini..»
In un altro frangente, la rossa se la sarebbe presa comoda, ritardando di un altro giorno la partenza. Semplicemente, in quel momento, voleva scappare. Esattamente come quattro anni prima, esattamente come quando fuggì da Asgard a otto anni rifugiandosi a Sparta. La sua vita non era stata altro che quello e, di nuovo, fuggiva. L’unica cosa che cambiava nelle varie fughe era il motivo. Fondamentalmente voleva nascondersi da Loki, dimenticare quello che era stato il suo passato e suo padre, ma ormai aveva compreso che ciò era impossibile. Voleva scappare dal dolore, da Kanon. Non aveva mai avuto paura di lui. Durante la guerra di quattro anni prima non temeva la morte per mano sua, avrebbe difeso Ares da Poseidone se avesse potuto. Ma dopo che il Generale le aveva risparmiato la vita, capendo le sue nobili intenzioni, il timore verso quell’uomo cominciò a crescere. Sapeva che Kanon era in grado di toglierle la maschera da un momento all’altro; gradualmente sapeva creare crepe nei suoi mascheramenti e Aima poteva sentire ogni singolo scricchiolio. Ecco perché voleva ucciderlo all’inizio: non per concludere lo scontro iniziato anni prima – motivo che usava come copertura davanti a lui e con se stessa – ma per eliminare colui che distruggeva ogni suo nascondiglio, allontanandola dallo scopo per cui in tutti quegli anni si era allenata. Ormai era troppo tardi: Kanon l’aveva definitivamente sconfitta. Alle parole “io ho l’ordine di ucciderti” Scarlet aveva chiaramente sentito la sua maschera rompersi in mille pezzi, proprio come se fosse accaduto davanti a lei, dentro di lei. Ormai era tardi per riparare all’errore chiamato Kanon, colui che aveva trovato uno spiraglio di sentimenti positivi in lei. Non era sicura se fosse amore, affetto o gratitudine. Sapeva che era buono, altrimenti non l’avrebbe resa vulnerabile. Una lacrima bollente le rigò la guancia coperta dalla maschera.
«Qualcosa ti turba?» chiese all’improvviso Mu. Aima capì di essere rimasta a pensare troppo a lungo.
«Stavo pensando al modo per raggiungere Asgard. Meglio se lo faccio fuori di qui però. Grazie della disponibilità, Grande Mu.»
«È stato un piacere.»
Quando Aima uscì dalla prima casa, si allontanò a passo veloce, sfogando la sua frustrazione su una povera colonna già malridotta. Bastò un pugno a mandarla in frantumi. Ma alla rossa questo non bastò. Si allontanò nuovamente, prendendo di mira una grossa roccia isolata. Cominciò a colpirla con violenza, creando crepe e buchi laddove i suoi pugni si fermavano. Erano colpi dettati dalla rabbia, tirati con movimenti sbagliati e calibrati dalla forza incontrollata. Alla fine le sue mani sanguinarono.

Ho sbagliato tutto, di nuovo. Oh Aletto, mi mancano i tuoi stupidi consigli.
Aima si appoggiò con la fronte alla roccia, spremendo le meningi per trovare un modo per raggiungere Asgard. Doveva dimenticarsi di Kanon e di ciò che le aveva detto. Se voleva andarsene, doveva focalizzarsi solo sulla domanda “come?” e pensare ad una risposta.
«Scarlet.»

Merda.
«Kanon sono in partenza e non ho tempo per gli addii.» proferì la ragazza, tornando d’improvviso gelida.
«Ah sì. Dopo aver detto a Mu che avresti pensato fuori dalla sua casa, partirai sicuramente. Dimmi, c’è per caso un varco dimensionale dentro quella roccia?» un ghigno irrisorio comparve sulle labbra del Gold Saint.
«Taci.»
Gli sibilò contro la rossa, minacciosa. Kanon parve perplesso, ma quell’espressione durò un secondo, prima di volgere lo sguardo verso il tredicesimo tempio. Un cosmo potente e ben conosciuto aveva fatto la sua comparsa, quasi prendendolo alla sprovvista, seppur ne fosse al corrente. Aima si girò di scatto, come un animale quando nota qualcuno entrare nel suo territorio. Si staccò dalla roccia e avanzò di qualche passo per osservare meglio. Un’aura blu apparve come un mero bagliore alla sommità delle dodici case. La potenza, tuttavia, era ben più grande. La rossa strinse i pugni insanguinati.
«Poseidone!»
Urlò, in preda all’ira. Kanon istintivamente le tappò la bocca, sentendo tuttavia il freddo metallo della maschera al posto delle morbide labbra che era solito baciare. Aima si liberò bruscamente, allontanandosi di un metro.
«Stammi lontano.»
Proferì di nuovo gelida, dandogli le spalle. Il Gold Saint le fu davanti in meno di un secondo, fermando la corsa della giovane. La marionettista usufruì dei suoi fili per controllargli i movimenti, ed il cavaliere non poté far altro che sottostare al volere della donna che aveva davanti.
«Ho fretta, cedi il passo o ti spezzo le gambe.» lo minacciò.
«È incredibile la velocità con cui cambi maschera per recitare. E dire che poco fa ne eri pressoché priva.»
«Non so dove tu voglia andare a parare Kanon di Gemini, ma io ho altro da fare che ascoltare i tuoi stupidi giochetti. Voi Gold Saint dovreste restare nei vostri templi.» replicò impassibile la ragazza. Vattene. Sai che non posso mantenere un buono spettacolo in eterno. Sai che le mie maschere non sono indistruttibili. Pensò sull’orlo del baratro.
«E chi ti dice che io non sia nel mio tempio? Sono solo venuto a fornire un piccolo aiuto.»
Kanon mosse liberamente la mano, come se i fili di Aima non esistessero. Questa tentò ancora di manovrare il suo corpo, ma il cavaliere camminò verso di lei, aprendo un varco dimensionale a pochi centimetri dalla ragazza.
«Buon viaggio.» disse, sorridendo beffardo «E cerca di tornare viva.»
Con un inchino plateale, il gemello minore si dissolse nell’aria. Scarlet lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, afflitta.

Lui e le sue maledette illusioni.
Volse un ultimo sguardo alla tredicesima casa e, per un secondo, l’idea di recarvisi le sfiorò il cervello. Tuttavia, lasciò perdere.

«Devo liberare ora Ares?» chiese annoiato il dio dei mari.
«Sì. Non sappiamo quanto tempo servirà per convincerlo, quindi prima ci riusciamo, prima possiamo organizzare l’attacco contro Loki.»
Rispose Athena, decisa. Poseidone sbuffò e aprì il palmo sinistro, sul quale comparve la statuetta che aveva sottratto a Mu poche ore prima. Vi avvicinò l’altra mano sotto lo sguardo trepidante della dea, ma poi la ritrasse.
«C’è un problema.» dichiarò il dio.
«Ares non ha un corpo mortale in cui reincarnarsi.» completò la Dea della Giustizia.
«Perspicace Athena, davvero: ogni tanto dimostri di essere più sveglia di quanto tu appaia.» la nipote fulminò lo zio con lo sguardo. Questi scrollò le spalle. «Ad ogni modo, non è un problema irrisolvibile. Il suo corpo divino giace nel Santuario di Sparta, esattamente dove qualcuno vi ha recuperato la lancia.»
Athena corrucciò la fronte, perplessa.
«Se te lo stai chiedendo sì, ho tenuto d’occhio il Tempio di Sparta dalla fine della guerra. Quindi sapevo della Bloodline sopravvissuta, anche se prima ho finto di stupirmene.» Poseidone rise sguaiatamente.
«Nobile zio, state giocando con il fuoco..» sibilò la dea.
«Comunque.. tu sei l’unica che può raggiungere il suo corpo divino. Anche se resterò fuori dal luogo sacro, sappi che non ti conviene fare passi falsi.»
Isabel parve perplessa da quell’informazione. Perché Ares aveva preso una decisione simile quando poteva reincarnarsi o lasciare il suo corpo sull’Olimpo o nell’Elisio? Poi, improvvisamente, come un fulmine a ciel sereno, i ricordi della Pallade affiorarono: la guerra di Troia. Dopo aver tradito gli achei, schierandosi dalla parte dei troiani persuaso da Afrodite, Ares venne punito da Zeus. Era, moglie del Re degli dei, chiese infatti al marito di punire il Dio della Guerra per aver tradito gli achei, schierandosi sul versante a lei avverso. Il Dio del Tuono accettò, costringendo Ares, dopo la sconfitta riportata contro Athena in quella guerra, a lasciare il suo corpo divino a Sparta, sotto il suo santuario. Lì poteva accedervi solo la Dea della Giustizia in quanto aveva battuto il dio traditore. Isabel annuì solamente alle parole dell’ospite.
«Vogliamo muoverci? Ne ho abbastanza di perdere tempo!»
Sbottò il Dio dei Mari, irritato. La dea si alzò dal suo scranno, ordinando ad un’ancella di richiamare il Grande Sacerdote ed il Marine. L’attendente, intimorita dalla versatilità dell’ospite, avanzò a testa bassa verso la porta indicatole. Dopo pochi istanti, Saga tornò insieme a Krisaore.
«Milady.» proferì il pontefice.
«Saga per favore contatta Mu e digli di venire qui.» fu la richiesta della dea.
«Ferma Athena, hai intenzione di portarti appresso un leccapiedi?»
La divinità ospite inarcò un sopracciglio, infastidito. Athena sorrise soddisfatta.
«Presumendo che non lascerai qui il tuo Generale, mi sembra doveroso e prudente portare una scorta con me.»
«E sia.»
Ringhiò il Dio dei Mari. Saga eseguì l’ordine richiesto, e dopo alcuni minuti Mu fece il suo ingresso al tredicesimo tempio. La sua espressione perennemente imperturbabile celava tuttavia un dubbio che fin dall’inizio si era insinuato in lui dopo l’incontro a Sparta con Poseidone. Non poteva provarlo, ma era quasi sicuro che, finita la guerra – se non addirittura prima – il Dio dei Mari avrebbe rotto l’alleanza. Il Gold Saint si inginocchiò reverente sul lungo tappeto rosso che partiva dal trono e raggiungeva l’entrata della sala. Ormai era usurato, quasi sgualcito in alcuni punti.
«Avete una missione per me, Mia Signora?» domandò pacato l’Ariete.
«Il mio spirito si recherà, assieme a quello del mio nobile zio, a Sparta. Tu verrai con noi, tenendo sotto controllo i dintorni.»
Il custode della prima casa guardò di striscio il Marine vicino a Poseidone, capendo cosa “dintorni” significasse.
«Ai suoi ordini, Milady.»
«Sì sì, bando ai convenevoli!» sbottò il Dio dei Mari «Muoviamoci, sono stanco di questo posto!»
Athena ignorò le lamentele dell’ospite «Saga, il mio spirito abbandonerà il Santuario per breve tempo, quindi la mia barriera scomparirà momentaneamente. Ordina a Shaka di crearne una temporanea perlomeno attorno alle dodici case. In caso di attacco sai cosa fare.»
«Sì, Mia Signora. Sia prudente.»
Isabel sorrise amabilmente. Poi, spronata da uno sbuffo del fratello di Zeus, separò il proprio spirito dal corpo e si avvicinò a Poseidone. In un’aura blu, Athena, Poseidone, Krisaore e Mu sparirono.

Quando Aima ebbe attraversato il varco dimensionale creato da Kanon, si ritrovò una radura verdeggiante attraversata da un ruscello. Tutt’intorno, i fitti alberi della foresta asgardiana sembravano chiudersi su di lei in un letale abbraccio. Conosceva bene quella terra: da piccola aveva rischiato di farsi ammazzare da un nano. Ovviamente, durante un addestramento di suo padre. Improvvisamente, come se i ricordi avessero preso forma concreta, si sentì quasi soffocare. La determinazione di poco prima di chiudere una volta per tutte la faccenda con Loki era svanita, lasciando spazio ad un terribile senso di panico. Scarlet decise di raggiungere il ruscello a grandi falcate, togliendosi la maschera e lasciandola cadere sul manto erboso. Sentì l’aria penetrarle nei polmoni, dandole un lieve senso di tranquillità. Tuttavia, la fretta con cui immerse a capofitto il viso nell’acqua tradiva tutt’altro che calma. Bevve avidamente, rinfrescandosi anche il collo e bagnandosi i capelli. Era intenta a pulirsi il viso quando sentì gorgogliare l’acqua davanti a sé, accompagnata da un leggero sciabordare. La rossa si irrigidì, raccogliendo il proprio cosmo pronta a difendersi. Alzò lo sguardo, trovandosi davanti uno splendido elfo femmina. I capelli argentei le incorniciavano il viso perlaceo, mentre gli occhi potevano essere paragonati ad un oceano incontaminato. Era vestita di un’armatura argentea che copriva il seno, le gambe e gli avambracci con divina grazia. Le orecchie a punta si intravedevano appena sotto la folta chioma. Il suo sguardo sembrava scavare nel profondo della rossa.
«Sei tornata a morire, figlia di Loki?»

 

Teatrino di Scarlet:
Innanzitutto inizio con lo scusarmi per il lungo tempo di improduttività. Sfortunatamente l’ispirazione era poca e ci ho messo troppo a scrivere. Speriamo che non sia così con il prossimo capitolo! Secondo, come solito spero che il chap vi sia piaciuto e spero di non aver fallito miseramente come solito. Terzo ed ultimo, vi lascio alcune note.
Iliade: dunque, sicuramente direte: da dove salta fuori quella punizione di Zeus? Ebbene, ovviamente nell’iliade non è narrata una cosa del genere! Ho solo sfruttato il “tradimento” di Ares a mio favore. A questo proposito, ringrazio la mia beta silvermoon74 per avermi dato una mano in questo frangente, consigliandomi tale decisione.
Aima: molti si chiederanno, probabilmente, dov’è finita la nostra marionettista indipendente, forte ecc. Beh sostanzialmente lei è come l’ho appena descritta, ma aggiungiamoci i fatti del passato che l’hanno provata parecchio, la seconda perdita di un’allieva e il fatto che Kanon dovrà ucciderla.. ci credo che ormai è ridotta così. Just saying! ^_____^
Atena: well, well… let me explain! Perché ha lasciato il Grande Tempio solo con lo spirito? Ho preso questo particolare da LC, quando Atena si reca sottoforma di spirito a salvare Sisifo. Comunque l’ho utilizzato perché mi sembrava più prudente che farle lasciare il Santuario anche con il corpo. Poi figurarsi, Saga le avrebbe immediatamente detto di rimanere lì in caso contrario!

  
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