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Autore: Amens Ophelia    10/08/2013    2 recensioni
"Tredici anni, una katana insanguinata che premeva sulla schiena, che nessuno aveva il coraggio di affondargli nel petto.
Tredici anni, infiniti spasimi affrontati ed evitati, ma la ferita più dolorosa che avrebbe subìto si chiamava destino; Itachi era solo in attesa del suo fato.
Tredici anni, e già il sapore della morte ottenebrava i suoi sensi. Non aveva scelto lui cosa farne della sua vita, se mai la sua era stata un’esistenza".
***
Itachi contro il nome Uchiha, contro se stesso e ciò che è stato costretto a diventare. Può un incontro fortuito far fiorire sentimenti sepolti da tempo, anzi, forse mai germogliati?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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1. Fango e sangue







Un lampo, un’affilata scheggia bianca, luminescente, aveva attraversato il cielo per un secondo, in quella notte. Non poteva sfuggire al suo occhio, abituato a cogliere anche il minimo dettaglio, così come non potevano sfuggirgli quella miriade di sottili aghi pungenti che il cielo gli stava saettando contro, aculei che gli altri avevano l’accortezza di chiamare semplicemente “pioggia”. Se anche loro avessero posseduto il dono dello sharingan, si sarebbero sorpresi di quanto la forma di una goccia, in caduta libera, assomigliasse più a un ago acuminato, che a una morbida curva. L’unico beneficio che la gente possedeva e di cui lui non era più in grado di fruire era l’astrazione, la capacità di cogliere ogni cosa nel suo complesso, dimenticandosi dei dettagli; lui, invece, viveva per i particolari, li svelleva da qualsiasi entità, contro il proprio volere.

Il rombo del tuono lo distrasse, arrestando i suoi passi. Non aveva un luogo dove andare, non c’era posto che potesse chiamare casa, ormai. Era solo, allo sbando, imbrattato di sangue fino al midollo, e per quanto l’acqua scrosciasse, era ben consapevole che nulla avrebbe potuto farlo tornare immacolato. Sorrise, pensando a quella parola. Lui non era mai stato veramente puro, innocente, no. Da qualche parte, in lui, era sempre vissuta una bestia assetata di sangue. Sbagliato, non era così; troppo facile addossare la colpa a un essere staccato da sé, come se anche in lui vivesse un demone dotato di code che poteva prendere il sopravvento sul suo animo. No, Itachi era così di suo, lo era sempre stato, un tempo inconsapevolmente, ora consciamente, non c’erano giustificazioni plausibili. Era stata solo colpa sua, se tutto era accaduto, perché lui doveva farlo, non si era tirato indietro; e non gl’importava se non fosse stata una sua autentica idea: si considerava l’unico responsabile, il solo assassino.

Il silenzio del bosco, interrotto solo dai tuoni e disturbato dall’ovattato scrosciare di pioggia, avvolgeva il suo corpo, ma non fu in grado di ristorare la quiete che tanto desiderava. Il giovane non  riusciva a cancellare dalla mente le urla dei suoi genitori, come se gli stessero strappando i timpani con le unghie, né i loro occhi, probabilmente ancora spalancati, che sembravano tuttora fissarlo e valutarlo. Per tutta la vita si era sentito giudicato, costantemente messo sotto pressione da suo padre, che soppesava ogni suo passo falso, valutato per qualsiasi minima azione che compiva in seguito a una sua scelta personale. «Era inevitabile», mormorò, quasi sorridendo. «Era inevitabile che sarebbe successo». Quella parte oscura del suo cuore era grata al massacro, e premeva perché l’anima del ragazzo ne gioisse pienamente, ma non ci riusciva.

Improvvisamente cadde in ginocchio e affondò le mani nel fango, tremando. Perché quel dolore? Perché quei rimorsi? Era da tempo che voleva sbarazzarsi di ombre tanto ingombranti, di una famiglia pericolosa e che non sapeva apprezzarlo degnamente, nel tentativo di ridare vita al suo clan, donandogli ancora più rispetto. Quel ventaglio che gli copriva la schiena, del quale era sempre andato orgoglioso, si era macchiato di sangue e ora sembrava opprimerlo, non difendendolo nemmeno dalla pioggia. Qualcosa gli impediva di respirare, fermo in gola come un boccone amaro. “Diavolo, Itachi, sei libero!”, pensò, stringendo i pugni nella melma. “Perché non riesci a capirlo? Sei padrone di te stesso, ora!”.

Mentre osservava le macchie di sangue sulle braccia e sulla casacca, non poté evitare di pensare all’altro, unico sangue che ancora era libero di scorrere nelle vene Uchiha, a suo fratello Sasuke. Il fanciullo lo aveva rivisto e, per una volta, l’ammirazione – mista sempre a un senso di inferiorità - era scomparsa dai suoi occhi da bambino: quella sera, il mito del fratello maggiore da emulare si era per sempre estinto, nella mente del minore degli Uchiha. Quel vespro, le sue pupille innocenti gli avevano promesso la morte e Itachi sapeva che, nonostante quanto ora lui fosse infinite volte più forte del fratello, difficilmente sarebbe sfuggito al suo destino. Si era un po’ scavato la fossa con le sue stesse mani, sterminando la famiglia, ne era consapevole. Non avrebbe rinunciato a combattere per la sua vita, ma una parte di lui si era arresa all’impietoso fato. Solo sperava che un giorno Sasuke, per quanto lo odiasse, avrebbe inteso il suo gesto; non gl’importava di essere perdonato, ma solo compreso. “Voglio solo che capisca che l’ho fatto per il bene del clan e del villaggio”, pensò tremando, fissando quel limo scuro che stava arrivandogli ormai al polso.

Dei passi titubanti interruppero quei pensieri, mentre delle piccole scarpe bianche si erano fermate a pochi centimetri dalle sue mani, ancora chiuse e sporche. Non aveva il coraggio di alzare la testa, di affrontare nuovi sguardi, nuovi giudizi. Poteva solo osservare quelle calzature candide ormai infangate e trattenere il respiro, pensando a come rispecchiassero la sua condizione attuale. Ma se le scarpe potevano essere pulite, lucidate e rimesse a nuovo, non c’era niente che potesse redimere la sua anima. D’altronde, lui non sperava nella redenzione, dacché si era condannato da sé.








Scritta parecchio tempo fa, rimaneggiata di recente grazie a DoubleSkin che, con le sue bellissime storie, mi ha trasmesso la voglia di riprendere in mano le "sorti" di Itachi XD Grazie mille!! ;)
Spero che sia di vostro gradimento, a presto! :)

 
   
 
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