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Autore: effe_95    12/08/2013    3 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Salvami, ti salverò.

48.Немного жаль моей любви
Un po’ di pietà amore mio.

 
<< Com’è andata la prova d’esame? >>
Nathan lanciò a Claudia uno sguardo un po’ stralunato e stanco, mentre si sistemava malamente la cartella a tracolla.
<< Spero bene >> Mormorò passandosi una mano tra i capelli più scombinati del solito, a Claudia sfuggì un leggero sorriso per quella matassa scombinata.
<< Sei stanco? Dai, andiamo a mangiare qualcosa insieme fuori scuola >> Nathan annuì accennando un sorriso.
<< E a te? Com’è andato il compito di greco? >> La ragazza fece spallucce e sbuffò, il quarto anno era quasi finito ormai, era stato durissimo all’inizio, ma ormai Claudia poteva dire di essersela cavata. << E’ andata, sono stanca, tutto qui >>
<< Dai, oggi è l’8 Maggio, è quasi fatta >> La incoraggiò il moro mettendole affettuosamente una mano sulla spalla, Claudia lanciò un ultimo sguardo alla classe dell’amico ormai vuota e provò delle tremende vertigini.
Era passato quasi un anno ormai, e lei non aveva smesso un solo un istante di contare il tempo, lento e incessante, che non avrebbe dato risposta alle sue domande, che sarebbe stato cattivo e crudele se necessario. Claudia ripensò alle tante volte che aveva aspettato davanti quella porta. Aveva aspettato una persona che forse non sarebbe arrivata mai più, eppure le sembrava ancora di vederlo lì, con una spalla appoggiata sullo stipite, a mezze maniche anche d’inverno, con i capelli ribelli e quel sorriso provocatore, no, non poteva cadere di nuovo, non poteva farlo più ormai, così si aggrappò al braccio di Nathan e cercò di respirare.
<< Tutto bene? >> Domandò il castano guardandola a lungo, per un po’ Claudia non trovò le parole, ma poi si riprese.
<< Si >> Nathan le regalò uno sguardo triste e deluso, più con se stesso che con lei.
<< Andrà tutto bene >> Claudia lo sperava davvero.
 
A Yulian mancava quasi completamente il fiato.
Cos’era tutto quel sole? E perché stava sudando?
No, non poteva aver dimenticato in così poco tempo che non era necessario andare in Italia, nel mese di Maggio, con una maglietta a maniche lunghe di lana.
Rinchiuso in quel taxi, con il corpo in procinto di bollire, gli sembrava di riscoprire tutto d’accapo, quei palazzi che aveva visto tante e tante volte senza farci caso, le strade affollate e illuminate più che mai, o la scritta di quel ristorante che l’aveva spaventato a morte quando l’aveva vista la prima volta da bambino e non conosceva ancora l’alfabeto italiano.
Aleksandr se ne stava seduto accanto a lui, ma a debita distanza, con il suo libro di Racconti di Tolstoj aperto a metà, ogni tanto lanciava uno sguardo al figlio, vedeva i suoi occhi illuminarsi e non poteva fare a meno di sospirare, ma il tempo per pentirsi era passato da un pezzo ormai.
Raggiunsero l’hotel in venti minuti di macchina.
Nella hall dell’albergo Yulian diede davvero di matto, dava a parlare a tutto il personale per vedere se ricordava ancora l’italiano e sembrava un bambino alla scoperta del mondo.
<< Buongiorno signorina, come sta?>> Domandò facendo un leggero inchino alla ragazza che si trovava dietro la reception, lei sorrise divertita per l’accento buffo di quel ragazzo e per la sua spensieratezza.
<< Molto bene grazie>>
La loro stanza si trovava al terzo piano ed era targata con il numero venti, era molto spaziosa e dava una vista non troppo male, anche il bagno era perfetto, Yulian notò solo un piccolo errore, e sperò che ci fosse stato uno sbaglio.
<< Papà? Perché c’è un letto matrimoniale? >> Chiese abbandonando la sua valigia accanto alla porta del bagno e osservando il letto con fare critico, Aleksandr ripose distrattamente qualcosa sul piccolo comodino e fece spallucce.
<< La cosa ti preoccupa figlio? Che c’è, non vuoi dormire con il tuo paparino? >> Lo provocò ridacchiando e cominciando a sistemare le camicie nell’armadio vuoto, Yulian fece una smorfia terribile.
<< No, nemmeno un po’ >> La sua era stata una risposta secca e frettolosa, così Aleksandr smise di fare quello che stava facendo e guardò il figlio con uno strano sorriso dipinto sul volto, sorriso che non piacque per niente al ragazzo.
<< Andiamo Yulian, l’ultima volta che hai dormito con me avevi ancora il pannolino >>
Yulian rimase immobile a riflettere, lui non aveva nessun ricordo del genere, sarebbe stato troppo bello in quel caso.
<< Non so se lo ricordi, forse no, perché era troppo piccolo. La mamma non c’era perché avrebbe passato la notte fuori per lavoro, tu avevi tre anni all’epoca, dormivi già nel tuo lettino personale, nella stessa camera di Iliana. Quella notte avesti un incubo, ti sentivo piagnucolare nel letto, ma non avevo la minima intenzione di venire da te, chiamasti tua mamma per un paio di volte e io me ne infischiai, fino a quando non ti vidi lì. Te ne stavi sulla porta, alto nemmeno un metro, con le gambette da fuori nel tuo pigiama corto, un broncio davvero ammirevole e le guancie rosse e bagnate dalle lacrime, eri paffutello all’epoca lo sai? Un piccolo salamino >> Disse l’uomo ridacchiando, a quel punto fu difficile per Yulian non sorridere a sua volta, da bambino era davvero paffutello. 
<< E poi? >>
<< Io ti dissi che tua madre non c’era e che quindi dovevi tornartene in camera tua, ma tu te ne fregasti come al solito. Sei salito sul letto e ti sei infilato sotto le coperte, stretto, stretto al mio petto mentre piangevi e ripetevi qualcosa su un lupo cattivo. Ti sei addormentato così, tra le mie braccia e poi non l’hai fatto mai più, e io non te l’ho permesso di nuovo.>>
Aleksandr smise di parlare e riprese a riordinare la sua roba, Yulian decise di imitarlo nel rimanere impegnato a fare altro, aprì la sua valigia e guardò quelle poche cose che vi aveva infilato, tra cui anche i libri di università.
<< Io adesso esco, perché Claudia tra un po’ finisce scuola, voglio farle una sorpresa. Non so quando torno, ma se lo facessi troppo tardi, ti prego, fammi trovare il mio lato del letto in ordine va bene? >> Nel dire quelle parole Yulian uscì dalla stanza, accompagnato dal sorriso triste di Aleksandr, che non aveva voluto ricordare al figlio che tre anni dopo però, aveva cominciato a picchiarlo.
 
Che nostalgia fu ritrovarsi di fronte a quell’edificio.
La scuola non gli mancava così tanto, eppure li dentro Yulian aveva conservati un miliardo di ricordi, belli, brutti e disperati, ma il più bello stava per uscire da quella porta con il suono della campanella.
Il cuore gli batteva nel petto proprio come se fosse la prima volta, come un ragazzino con il suo primo amore, e non era poi tanto sbagliata come deduzione.
La campanella suonò proprio in quel momento, Yulian si nascose dietro l’angolo della strada, quella dove Claudia era solita svoltare ogni volta che tornava a casa.
Chissà come s’era fatta bella durante quel periodo, chissà se aveva tagliato i capelli o li aveva lasciati crescere, se aveva messo un po’ di carne o era sempre pelle e ossa, se usava ancora lo stesso shampoo alla vaniglia, oppure l’aveva cambiato.
Yulian osservò attentamente tutti i ragazzi uscire dall’edificio, alcuni stanchi, altri sorridenti, che bei tempi che erano stati quelli del liceo.
E poi la vide.
Era lì, con i capelli rossi legati in una coda alta.
Gli occhi verdi sempre grandi e luminosi, il viso sottile e pallido.
Perché aveva perso così tanto peso? Yulian non la ricordava così magra.
E perché tremava come un passero ferito?
E poi, chi era quel ragazzo al suo fianco?
Si, Yulian lo ricordava, sembrava così caldo e smielato che gli aveva dato il voltastomaco all’epoca, ma quella volta Yulian stava per rimettere sul serio, era stato uno stupido a non prendere in considerazione un’ eventualità del genere.
E così, per fare felice lei, si era ucciso lui.
Yulian si ritrasse prima che i due ragazzi potessero vederlo, con il cuore che gli batteva a mille, nascosto dietro quell’albero secolare.
<< Stasera pizza a casa tua? >> Domandava il ragazzo con una voce troppo allegra.
<< Certo! >>
La sua voce …
Quanto aveva voluto sentirla la sua voce?
Ma come aveva fatto Claudia, in solo otto mesi?
Era stato lui l’unico a soffrire come un cane, a non riuscire ad amare più?
Yulian si portò una mano sul petto, cominciava a sentire uno strano fastidio, gli tremavano le mani e non respirava bene, cos’era, un attacco di panico?
Ne aveva avuto solo uno in tutta la sua vita, ed era stato quando il padre l’aveva picchiato per la prima volta.
Ma d’altra parte, Claudia non era lontana dall’averlo fatto anche lei.
Yulian indietreggiò più volte, fino a quando non andò a sbattere contro qualcuno.
<< Yulian?! >> Il biondo si girò di scatto nel sentirsi chiamare, e con il volto pallido e tremante, incrociò gli occhi meravigliati e sorpresi di Francesco.
 << Francesco sei tu? >> Chiese guardandolo come se fosse un fantasma.
Il moro aveva i capelli più corti di come li ricordava, e aveva messo su qualche chilo, quel giorno gli occhi erano di un grigio proprio strano, e Yulian faticava a riconoscerlo dopo tutto quel tempo dove non aveva minimamente pensato a lui.
<< Hai tagliato i capelli? >> La domanda di Francesco era relativamente stupida, ma in un momento come quello non riuscì a dire nient’altro, perché era convinto di essere preda di un’ allucinazione.
<< Si, un po’ di tempo fa, e tu? Anche tu li hai tagliati? >> Francesco si grattò il capo e ridacchiò in imbarazzo.
<< Già, cominciavano ad essere troppo lunghi >>
I due ragazzi si guardarono un’altra volta per assicurarsi che nessuno dei due avesse avuto una svista, e quando si accertarono della presenza reale dell’altro, si scambiarono un abbraccio da veri amici di lunga data, con qualche pacca sulla spalla.
<< Non posso crederci che sei qui! Ma quando sei tornato? >> Domandò insistentemente il moro, mentre passeggiavano tranquillamente per le strade.
<< Stamattina presto >> Francesco annuì e gli rivolse un sorriso un po’ particolare, sorriso che Yulian accolse sollevando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto.
<< Siete tornati molto presto, non pensavo che stesse via così poco >> Commentò il moro aggiustandosi distrattamente la cartella che portava a tracolla, Yulian si accorse molto presto dell’equivoco.
<< No, ci fermeremo solo per una settimana, sono con mio padre >>
<< Oh, e dimmi Yul, Claudia l’hai vista? >>
Mentre pronunciava quelle parole, Francesco si mise seduto sulla prima panchina che trovò lungo la strada, Yulian lo imitò con aria pesante, quasi come se fosse stanco morto, e prima di rispondere giocherellò un po’ con le mani.
<< Non ho la minima intenzione di vederla >> A quelle parole Francesco si gelò completamente, come se fosse stato lui stesso a ricevere quel pugno nello stomaco.
<< Perché scusa? >> Yulian continuava a tormentarsi le mani.
<< Ho sbagliato a venire qui, non avrei dovuto farlo. Dimmi solo una cosa, lei è felice? >>
Quella frase detta in quel modo, fece arrabbiare terribilmente Francesco, che afferrò Yulian per la colletta della maglia e lo strattonò.
<< No che non è felice! Ma che domande fai, cretino?! >> Sbottò alzando un po’ troppo la voce e gettandolo malamente sulla panchina, la gente che passava di lì in quel momento sobbalzò spaventata e accelerò il passo.
<< Non venirmi a dire che non è felice! Se sta con lui, perché non è felice? Non dirmelo, altrimenti impazzisco! >> Disse Yulian prendendosi la testa tra le mani, che cosa significavano quelle parole?
Claudia voleva fargli davvero così tanto male?
Era colpa sua se lei non era felice nemmeno con quell’altro?
E lui adesso che cosa doveva fare? Cosa gliene importava? Cosa ci rimetteva?
Il suo cuore e la sua vita.
<< Ma con lui chi Yulian? Claudia non sta con nessuno, lei lo rifiuta un amore che non sia il tuo! Come hai potuto pensare, anche solo per un momento, che lei fosse felice lontana da te? Tu non c’eri quanto lei piangeva, quando non mangiava o non beveva, quando cadeva a terra per un niente, e non riusciva nemmeno a passare davanti alla tua vecchia classe, ma io si! E non voglio sentirti dire mai più una cosa del genere! >>
Gli occhi di Yulian si riempirono di lacrime, perché non riusciva a caprici più niente.
Lui li aveva visti con i suoi occhi, possibile che avesse sbagliato tutto? Si, lo era.
E allora avrebbe fatto davvero meglio a non venire affatto? Cominciava a crederlo.
E poi la immaginò lì, a piangere, piccola e indifesa, da sola, perché lui non c’era.
<< Ha pianto molto? >> Domandò con il viso nascosto, Francesco sospirò pesantemente e gli appoggiò una mano sulla schiena.
<< Proprio come te in questo momento >> Yulian tirò più volte su con il naso e si asciugò frettolosamente il viso.
<< Raccontami tutto >> Mormorò, e Francesco prese a parlare con una certa difficoltà, dicendo tutto senza tralasciare nulla, perché Yulian non meritava di essere preso in giro.
Quando ebbe finito di raccontare, il biondo aveva lo sguardo più triste che lui avesse mai visto in una persona, sembrava che gli avessero strappato il cuore dal petto.
<< La mia piccola e coraggiosa Claudia >> Francesco gli lasciò un sorriso stanco.
<< Andrai da lei? >>
<< A questo punto non lo so >>
Ed era più che comprendibile a quel punto, Francesco sospirò pesantemente e si strinse nelle braccia.
<< E Iliana, lei come sta? >> Domandò senza guardarlo negli occhi, Yulian sorrise tristemente, stringendosi forte la maglietta.
<< Va avanti >> Francesco si voltò a guardarlo e fece un buffo strano.
<< Quando torni da lei, dille che mi dispiace, che non volevo, ma io devo pensare al mio futuro, che purtroppo non è il suo. E se te lo chiede, dille che mi sono innamorata di un’altra, anche se è una bugia >>
<< Va bene, tiriamo avanti >>  



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Effe_95

Buonpomeriggio.
Allora, ho aggiornato in ritardo anche questa volta?
Il titolo del capitolo è tratto dalla canzone di Philip Kirkorov.
Spero che vi piaccia.
Alla prossima.
  
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