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Autore: TaliaAckerman    13/08/2013    3 recensioni
[Revisione in corso]
Primo capitolo della serie del "II ciclo di Fheriea"
Dal diciottesimo capitolo:
"Pervasa da un senso di feroce soddisfazione, Dubhne alzò il braccio destro in segno di vittoria. La folla intorno a lei urlava e scandiva il suo nome, entusiasta. E la cosa le piaceva."
Salve, e' la prima fan fiction che pubblico in questa sezione. Più che una ff però è un romanzo, il mio romanzo, ideato e steso in più di due anni di fatiche e grandi soddisfazioni. Spero vi piaccia^^
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
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25




SETTE ANNI DOPO


Archie Farlow interruppe un attimo il proprio lavoro al focolare e si voltò, ritrovandosi a guardare la figura di una ragazza bella e tornita, con stampato in viso un sorriso sereno. Aveva occhi grandi e scuri, e i capelli castani e lucenti parevano non veder l’ombra di forbici da almeno tre anni. Fu osservando quella persona così tranquilla e radiosa che si sentì fiero di sé: erano passati molti anni da quando l’aveva incontrata la prima volta, sola e sporca nel bel mezzo della città di Chexla. Guardando quella figlia adottata eppure così cara, pensò di aver fatto la cosa giusta.
– Buongiorno, Dubhne. Dove sono Richard e Camm?
- Ancora in giardino. Richard è convinto che se si allenerà tutti i giorni, è ancora in tempo per battermi con la spada…. – rispose beffarda Dubhne, mentre si tirava fuori dalla sacca le sei arance e la micca di pane che aveva comprato quel giorno.
- Fossi in te non lo sottovaluterei. Richard è un ragazzo molto determinato. E ha sedici anni.
– Ma non farmi ridere. – la ragazza gli mandò un bacio canzonatorio. – E io ne ho diciassette. Comunque… dov’è Claire?
- È appena arrivata dalla macelleria - li interruppe a sorpresa Camm, il minore dei due figli di Archie. – Sta rimproverando Richard per i suoi “modi di fare indecorosi”…
- Perché? Che cos’ha fatto?
- Conoscendolo avrà la camicia fuori dai pantaloni, o roba simile. – fece Dubhne ridendo. Poi, rivolgendosi a Camm:- Non si è ancora rassegnato ad essere l’eterno secondo?
- Direi proprio di no - rispose direttamente Richard, spuntando dalla porta semiaperta. Dietro di lui entrò Claire, la braccia tornite cariche di sacchetti. – Datemi una mano, ragazzi….
Mentre Archie se ne stava tranquillamente appoggiato al tavolo di legno, Claire dette un’ultima strigliata a Richard:- Non ti devi più permettere di mancare rispetto alla signora Hectaway, mi hai capito?
- Ma è un cadavere che cammina! Insomma mamma, io non la sopporto proprio!
- E non hai tutti i torti… - sbuffò Camm, posando nella dispensa gli acquisti della madre. Archie strizzò l’occhio a Richard. – Forza, ragazzi, lasciateci preparare il pranzo.
I tre non se lo fecero ripetere due volte, e veloci schizzarono nel cortile.
- Che cosa hai combinato per farla arrabbiare così? - lo punzecchiò Dubhne. - La signora Hectaway è passata qui di fronte e le hai fatto la linguaccia?
Quella mattina erano uscite solo lei e Claire: Dubhne per recarsi al mercato e Claire dal macellaio. Andavano a fare la spesa a giorni alterni lei, Camm e Richard; quel giorno i due figli di Archie erano rimasti a casa.
- Una storia vecchia - borbottò Richard sistemandosi la cintura dei calzoni. - Ricordi quell'imitazione che feci di lei davanti a Betlan e Faria? Beh, credo che uno dei due abbia fatto la spia...
- Quell'imitazione era geniale - rise Camm al ricordo.
- Già - disse Dubhne - ma avresti dovuto pensarci: Faria è amica di sua figlia, quella Reslen Hectaway...
Richard alzò le spalle, indifferente, poi afferrò la propria spada in legno e la punto con fare deciso verso Dubhne. – Ti sfido!- gridò per sovrastare il chiacchiericcio della gente che discorreva nelle vie.
– Accetto con piacere! – esclamò di rimando la ragazza, afferrando a sua volta la propria arma. Camm rise, facendo altrettanto.
– Prima però… - cominciò Dubhne, rivolta a Richard. – Dovrai acchiapparmi!
E correndo come una furia si gettò fuori dal cancelletto. Richard e Camm si affrettarono a seguirla, le spade in mano. Dubhne si fece largo tra la folla, senza badare ai commenti infastiditi delle signore e gli anziani.
- Preparati a perdere! – le gridò dietro Richard, seguendo la sua scia. Un signore dall’aspetto nobile lo guardò storto, ma il sedicenne lo ignorò. Desiderava combattere contro Dubhne più di ogni altra cosa al mondo.
Richard era decisamente un bel ragazzo. Niente di troppo appariscente, ma i tratti netti e il sorriso sicuro lo rendevano assai piacente alle ragazze della città. Era alto e forte, e gli occhi ambrati creavano un netto contrasto con la carnagione leggermente abbronzata. Aveva ereditato dalla madre appunto il colore di questi ultimi, ma i capelli erano castani, come quelli di Archie. Camm, invece, che aveva da poche settimane compiuto tredici anni, era praticamente la copia della madre, mezzosangue e figlia di uno degli Uomini del Nord e di una Thariana. Uno dei pochi tratti che aveva ereditato dal padre era la forma del naso, grande e un po’ storto. Gli occhi gialli erano di un color oro più intenso di quelli del fratello, e spiccavano sulla carnagione chiara, quasi bianca. I capelli erano chiari, come quelli di Claire, ma fra le ciocche ne spuntava qualcuna più scura, color nocciola.
Dubhne si fermò, poi si infilò in un vicolo laterale e si guardò attorno: a ridossi di una parete c’era una scala. La ragazza salì in fretta i primi pioli, e appena poté si infilo nella prima finestra aperta.
Speriamo non ci sia nessuno in casa.
– Non è qui – stava commentando Camm, la mano posata sulla spalla del fratello.
– Ti ho detto che c’è, l’ho vista io! – ribatté l’altro ad alta voce. Dubhne attese che i due si voltassero verso lo stradone principale, poi brandì la spada e balzo su di loro, saltando dalla bassa finestra.
Cercando di ignorare il dolore alla caviglia –
Stupida, stupida. Perché hai dovuto saltare? – la ragazza alzò ridendo la piccola spada, incrociandola con quella di uno sbalordito Camm. In pochi secondi la ragazza riuscì ad atterrarlo, disarmandolo e buttandolo a terra con un calcio. Poi si preparò ad affrontare Richard, mentre Camm li guardava ammirati, da terra.
– Vuoi davvero combattere contro di me?- sorrise il ragazzo, ostentando un’aria di sfida. Dubhne, stuzzicata, non rispose, ma partì all’attacco. I due ragazzi certamente non potevano considerarsi degli esperti nell’utilizzo delle armi (neanche di quelle di legno), ma sicuramente utilizzavano un entusiasmo ed una passione piuttosto singolari. Dubhne e Richard duellarono con grinta, provando stoccate e colpi laterali e, in segreto, divertendosi un mondo. Era il meglio che si potesse desiderare: stare lì, senza pensieri e preoccupazioni, a combattere come veri guerrieri.
Devo farcela… devo farcela… ripeteva la mente di Dubhne, mentre metteva tutta se stessa in quello scontro.
Alla fine, con un enorme sforzo, la giovane riuscì a disarmare l’avversario che, disorientato, indietreggiò con le mani alzate.
– Ho vinto. – proferì Dubhne trionfante, in viso stampato un sorriso carico di soddisfazione.
– Non hai ancora vinto. – disse a sorpresa Camm da dietro di lei. Sgranando gli occhi, la ragazza si voltò, ma senza fare in tempo a fermare il colpo che l’altro le infliggeva. Colpita ad un fianco, crollò a terra, mentre una piccola lacrima di dolore le cadeva sulla guancia.
– Non vale!- protestò con veemenza, guardando i due fratelli che, ridendo, si mollavano pacche sulle spalle. Si rialzò, togliendosi la polvere dai pantaloni. – Avete barato!
- Giocare di squadra non è mai stato contro le regole – replicò Camm, sfoggiando il proprio miglior sorriso affabile.
Imbronciata, la ragazza incrociò le braccia. – Fate pena – disse acida.
Richard alzò gli occhi al cielo, ma poi le si avvicinò e le porse la mano:- Siete stata un avversario molto difficile da battere – annunciò, strizzandole l’occhio. Dubhne, suo malgrado , sorrise e restituì la stretta di mano.
– Dai, torniamo a casa, che ho fame - li interruppe Camm, tirandoli educatamente per un braccio.
– E va bene, ma questa me la pagate…- rispose Dubhne in tono scherzoso. I tre ragazzi si avviarono verso casa discutendo animatamente, facendosi largo tra la folla.
- Ho sentito dire che Malcom Shist è qui a Chexla in questo periodo… - fece Richard distrattamente.
– Davvero?- chiese Camm interessato, affiancandosi al fratello. Dubhne lo seguì. – Qui a Chexla?- ripeté.
– Proprio così, i Giochi iniziano tra qualche mese. Avrà bisogno di altre reclute – rispose Richard. Dubhne socchiuse gli occhi:- Cavoli, è… terribile.
Richard annuì con fare grave, ma Camm scosse il capo. – Ma io proprio non capisco! Cosa c’è che non va nei Giochi?
- Camm, ma non capisci? – esclamò Richard. – Quella gente muore! Gente innocente!
- Sì ma… quello non è il loro lavoro? – replicò il ragazzino di rimando. Dubhne vide il maggiore stringere leggermente i denti.
– Lavoro dici tu? - lo riprese. - Facciamo il quadro della situazione: persone normali, anzi già sventurate di loro. Vengono scelte praticamente a caso per partecipare ad una sfida mortale. Ti sembra giusto questo?
Istintivamente, la ragazza pensò a se stessa.
Piantala. Tu non hai una brutta vita. Non più, ormai. Anzi…
- Richard ha ragione. Per cui che non ti venga neanche in mente di chiedere a papà di andare a Città dei Re per vederli, sai cosa ne pensa lui al riguardo… - intervenne in aiuto del fratellastro. Camm fece un gesto stizzito con una mano, ma non parlò più. I tre continuarono a camminare, e quando raggiunsero la casa di Archie era ormai ora di pranzo.
  
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