Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: ChocoCat    13/08/2013    1 recensioni
*in fase di aggiornamento per cambiamenti nella trama*
E se qualcuno avesse sottratto Sirius alla morte quel giorno della battaglia nell'ufficio misteri?
Estratto dall'ultimo capitolo:
...Era perché le stava accanto giorno e notte, che pensava tanto a lei. Era perché il destino di Averill era più nero del suo, che si dannava tanto vedendola piangere. Era perché se ne occupava come di una bambina, che aveva cominciato a preoccuparsi naturalmente per lei.
Il fuoco si stava spegnendo, così fece un gesto per cercare la bacchetta, ma non la trovò. Una macchia nera d’angoscia dilagò nel suo petto, cogliendolo del tutto impreparato.
“Averill!”
“AVERILL!”
Si alzò di corsa, scivolando e aggrappandosi alla poltrona, e in un attimo batteva i pugni sulla porta sigillata del bagno, senza ricevere risposta; era esattamente quello che si sarebbe dovuto aspettare...
Genere: Azione, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non ricordava come fosse cominciata la loro relazione. C'erano sicuramente di mezzo delle risate e qualche parola detta con falso astio. Inspiegabilmente l'aura oscura e pesante che tanto a lungo l'aveva seguita in quei giorni era scomparsa. Volatilizzata.
Averill si svegliava con il sole, mangiava e beveva con gusto, cadeva addormentata, vedeva Sirius di tanto in tanto, litigava amabilmente con Severus. Non era mai stanca.
Solo qualche emicrania le rovinava la giornata, ma così come venivano esse se ne andavano.

Era così leggera che le sembrava di sognare.

Non ricordava nemmeno quando avesse cominciato ad amarlo. Sapeva solo che in quel momento lui la stava baciando e lei sentiva il corpo in tempesta.
Sirius la stringeva a sé e la sovrastava. Era alto e lei no. Ridevano sempre delle due spanne di altezza che li separavano.
In quel momento, mentre il mondo sembrava ondeggiarle attorno come se vivesse su un veliero, non rideva affatto. Sentiva il cuore in subbuglio. Sirius era diverso da ciò che conosceva; era aspro e vorace, come un ragazzino. Dopo un bacio ce n'era un altro; ogni tanto si fermavano per guardarsi negli occhi, come se avessero tutto il tempo del mondo.
In realtà dovevano chiudere la stanza a chiave per non farsi cogliere in flagrante da Severus, o peggio ancora, Silente in persona.

Accarezzò con dolcezza il petto di lui fra i contorni della camicia che aveva sbottonato. La carne chiara la attirava, accendeva in lei una bramosia malata, e chiedeva l’incontro con la sua con grande urgenza. L'idea di sfiorare la sua pelle in quel modo la faceva sentire ubriaca.

Annegò nei suoi baci, fra le sue braccia, dimentica di tutto.


                                                                                                                               
*°*



Silente sedeva nello studio. Aspettava che Piton arrivasse per discutere di affari più che primordiali. Era appena stato reintegrato in qualità di preside, e in una situazione diametralmente opposta si trovava il pavido Ministro della Magia, Cornelius Caramell. Erano settimane che perdeva tempo a mandargli gufi a tutte le ore del giorno. Aveva provato tutti i generi di approccio con quell'energumeno senza ottenere alcun risultato. Decisamente non era pane per i suoi denti. Oppure era completamente impazzito, e purtroppo non c'era niente da recuperare. Ad ogni modo non era più rilevante: qualche giorno prima appena aveva ricevuto la notizia che Caramell avesse dato le proprie dimissioni sotto obbligo del Magisterium. Non si era ancora deciso chi fosse il nuovo Ministro, le voci di corridoio erano fin troppe per affidarsi alla loro veridicità; perfino la Gazzetta del Profeta vacillava nel buio, incerta se seguire le versioni obsolete del governo precedente o quelle nuove e sconcertanti fornite da Silente.

Per questi ed altri motivi doveva assolutamente fare in modo di spargere la notizia sul ritorno di Colui-che-non-deve-essere-nominato. Lord Voldemort, come pochi ardivano chiamarlo. Silente non riusciva a non nominarlo nelle conversazioni con i suoi conoscenti, gli riusciva difficile. Dopotutto Riddle era un suo vecchio studente. Un’amarezza straziante gli aveva imposto un gran numero di scelte nel corso degli anni seguenti l’ascesa al potere del mago oscuro, scelte che tempo permettendo potevano redimerlo dai suoi peccati. Non aver riconosciuto un mostro simile quando c’era la possibilità di renderlo innocuo ne faceva ampiamente parte.
Ad ogni modo, non si sarebbe risparmiato sui toni il giorno di fine anno scolastico.

Sapeva già cosa dire agli studenti, l'argomento era delicato ma avevano affrontato discorsi ben peggiori. Con una fitta al fianco egli ricordò Cedric Diggory, morto per mano di Lord Voldemort. Ancora non gli era stata resa giustizia, perchè nessun'autorità si era decisa a raccontare i fatti. In realtà, lui lo sapeva bene, era stato Caramell a tagliare tutte le comunicazioni e a seppellire la verità. Poi pensò anche a Harry, povero ragazzo, al quale due giorni prima aveva confessato di conoscere il contenuto della Profezia che riguardava la sua testuale condanna a vita strettamente legata a quella di Lord Voldemort. Si grattò un sopracciglio con un gran sospiro.

Mentre si decise finalmente a scartare una Bacchetta di Liquirizia sentì bussare alla porta; sempre sul più bello, pensò. Quelle caramelle avevano il potere di distrarlo per qualche istante e addolcirgli l’animo.

"Professor Piton, le porgo i miei saluti. Ha ricevuto le mie comunicazioni, allor dunque?" e detto ciò addentò la caramella scura che si agitava come un lombrico.
"Sì, signor preside. Le ho anche risposto, ma ho preferito consegnarle la missiva di persona. Se si scoprisse la presenza ingiustificata di quella strega qui a Hogwarts non vorrei che..."
"Bando alle ciance, Severus, se non ti dispiace"
"Emilia Averill è pronta per essere riportata a casa; sta molto meglio, la cicatrizzazione è ormai a buon punto. È inutile che resti, non gioverebbe né a lei né a noi".

Albus Silente lo guardò di sottecchi. Gli era parso di sentire un certo tono nervoso, o erano le sue orecchie che si erano riempite di Nargilli? Ridacchiò sotto i baffi. Aveva recentemente trascorso un pomeriggio intero con ciascuno dei ragazzi che avevano seguito Harry al Ministero per eventuali delucidazioni, e quello con Luna Lovegood era stato di gran lunga il più divertente.

"Cosa ti turba, Severus?"
"Nulla, signore"
"..."
"Tutto, Albus. So quanto quella donna abbia sofferto e non mi piace sapere che rischia di soffrire di nuovo, quando..."
"Non credi che sappia decidere da sé cosa sia meglio per lei?"
"No, credo di no"
"Non puoi certo dire, neanche tu, di essere un campione di scelte giuste. Quanto a me, non parliamone nemmeno..." lo sguardo si scurì e assieme ad esso il volto;
"Manda una lettera a Madame Maxime per ringraziarla, per favore. Adesso ho appuntamento con Black" disse poi, e con un cenno di saluto lo congedò senza troppi fronzoli. Fece comparire una poltrona davanti al caminetto e rimase in attesa.

 

Controllò l'orologio un paio di volte, ancora niente. Si era appena assopito quando uno strano sibilo lo fece riscuotere, e salutò con un sorriso cupo il busto di Sirius Black che ondeggiava fra le fiamme.

"Preside, salve"
"Sirius” lo salutò in tutta risposta “Come sta andando, a Grimmauld Place?"
"Come al solito, non succede niente" rispose lui annoiato.
"Cosa mi dici della bacchetta?"
"È funzionale; non è di certo la mia, ma fa tutto quello che le chiedo. Non lo trova strano, signor preside?"
"Affatto, per quel che mi riguarda. Quella donna ha deciso di donare tutta se stessa per proteggerti. Cosa vuoi che sia la sua bacchetta, per lei? Solo una piccola parte di sé; decisamente una bazzecola" asserì lui con un tono stranamente buffo per l’argomento di conversazione. Ci fu una piccola pausa, poi riprese a parlare.
"Devo chiederti un favore, si tratta di uscire di casa stavolta, Black, e di correre dei rischi"
Il ghigno sarcastico di Sirius non passò inosservato fra le fiamme.
"Sono tutt'orecchi"
"Tu ed il professor Piton dovreste portare Averill al sicuro, nella sua dimora. Sapresti materializzarti nella casa in mezzo al bosco dove ti ha portato quella famosa notte..."
"Sì" rispose immediatamente Sirius, senza lasciargli il tempo di terminare la frase "e non ci sono problemi, per quel che mi riguarda. Ma è sicuro che smaterializzarsi sia una buona idea? Non ci sono un sacco di controlli, di questi tempi?"
"Non ti preoccupare di questo, ho un piano".

Sirius ne era certo, aveva appena visto un lampo di orgoglio negli occhi azzurri del vecchio mago.


La sera stessa, Remus era venuto a cenare da lui. Questi bussò alla porta cercando di non svegliare il ritratto della madre di Sirius, invano. Aprì le braccia con fare sconsolato e canzonatorio all’occhiataccia esasperata del vecchio amico.

"Scusami, Sir"
"Niente, non è niente. Allora, novità? Vieni di qui, ho preparato un arrosto al forno come pochi..." e ciondolando lo guidò in cucina, dove aleggiava un buon profumo di carne e patate. Remus sorrise pregustando l'istante in cui si sarebbero seduti a tavola, e il suo sorriso si fece più ampio quando si sedette nella poltrona preferita di Sirius.
Lo guardò di sottecchi, prendendosi gioco di lui deliberatamente.


"C'è il divano libero" sostenne Sirius.
"Non vorrai mica farmi alzare! Che razza di ospite... e io che vengo perfino a tenerti compagnia, sei un ingrato" disse in tono melodrammatico.
"Taci, per favore!" rise lui.
"Da parte mia niente di nuovo” disse poi Remus cambiando discorso “ho incontrato Arthur in centro, mi ha detto che Molly sta dando di matto. Non sopporta di dover mentire a Harry, e hanno più o meno deciso tutti, di comune accordo, che avrebbero passato le vacanze insieme alla Tana una volta finita la scuola. Non se la sente di raccontare frottole, anch'io mi ci vedo male ad esser sinceri. Ecco. Quindi non verranno più a trovarti..."
"Oh beh, cosa vuoi che sia. Ci sono abituato" sorrise Sirius malinconico "io invece ho succose novità" disse poi, in un tono che non prometteva nulla di buono. Remus vide l’ombra di gioia malsana attraversare gli occhi dell’amico e non gli piacque affatto. Non erano più due ragazzini.


"Ma tu guarda!" disse però, indeciso sul come affrontare la notizia.
"Si, che tu ci creda o meno" s'inasprì Sirius del suo sarcasmo, per poi continuare come se stesse raccontando la buona novella.

"Ho parlato con Silente. Sposteranno Averill fra un paio di giorni e mi ha chiesto di aiutarli"
Remus guardò l'amico così intensamente che l'atmosfera cambiò subitanea.
"Ti sembra il caso, Sirius?" disse, raggelandolo con un’espressione calma che esprimeva tutta la sua pazienza da buon vecchio Lunastorta. Solo che quel nome ridicolo non aveva più luogo d’essere. Due uomini come loro non dovevano più permettersi di rischiare ancora vita e libertà per inutili scorribande. Sapeva di innervosire l’amico con i suoi ammonimenti, si era sempre espresso in questi termini con lui e non era mai stato ascoltato, ma non se la sentiva di lasciarlo andare a piede libero in una direzione pericolosa; non poteva perderlo, non di nuovo.


"Perchè no? Devo solo scortarla fino a casa sua. Sai, quel posto sperduto che ti dicevo..."
"Ne vale la pena?"
"Ovviamente l'idea di avere Mocciosus fra le scatole non mi attira affatto, ma cosa vuoi farci? È un'occasione che potrei non avere mai più! Chissà, magari invece di materializzarmi Silente mi lascia portare fuori Fierobecco..." continuò imperterrito il mago, ignorando deliberatamente il tono esasperato del suo amico.
"Averill, Averill, Averill" intonò Remus in una strana canzoncina minatoria decisamente stonata.

Sirius impallidì, poi non disse più niente; Remus se ne accorse, così cercò di cambiare discorso.

"Se no, che mi dici di Kreacher?"
"Oh, siamo alle solite" rispose Sirius in tono burbero scacciando via le sensazioni sgradevoli che si erano impadronite di lui. "KREACHER"
"Il padroncino mi ha chiamato? - Ecco che chiama il buon vecchio Kreacher per un'altra delle sue idee malsane, povera signora Black, un mostro in salotto, che deve fare Kreacher? Kreacher sopporta, sopporta sempre, ma questo è il massimo che può..."
"Salve, Kreacher"
"La feccia di sangue ibrido mi parla, signora Black, ma come rispondere a un simile..."
"Dacci un taglio, Kreacher. Ed ora racconta a padron Remus come abbiamo passato le ultime due settimane" grugnì Sirius con un sorriso amaro.

Remus alzò lo sguardo verso di lui che si era spostato in cucina per rimediare un paio di boccali ricolmi. Aveva notato l’espressione inquieta e cupa dell’amico. Sirius gli porse il suo bicchiere senza una parola e tornò a sedersi sorseggiando la burrobirra. Non trattenne un sospiro di apprezzamento per la fresca fragranza della bevanda, e si rilassò un po’. L'elfo domestico stringeva in mano la pezza che gli copriva il corpicino, sembrava un gesto di nervosismo ma un occhio attento vi avrebbe visto il vero: Kreacher fremeva d'indignazione.

"Kreacher ha ripulito la cucina, ha ripulito le camere, soprattutto quella del signorino"
"Perchè non gli dici la verità?"
"Ho riordinato anche il salotto, oh si. Era molto disordinato. Kreacher non ama il disordine, ma è vecchio..."

Sirius scosse la testa.

"È rimbambito" commentò l’altro, gustando la burrobirra e trattenendo a stento un ardito e sonoro singhiozzo.
"No, Remus. Fa finta. Mi ha nascosto apposta la Metropolvere mentre "riordinava il salotto" e non riuscivo a contattare Silente. Sono perfino arrivato in ritardo all'appuntamento, per una volta che qualcuno voleva parlarmi"
"Non mi dire" ridacchiò Remus prendendo un sorso e ancora un altro.

Trovavano estremamente confortante essere lì, insieme, da vecchi amici che erano. "Solo che non siamo vecchi, noi" dicevano sempre. L'oscuro passato di entrambi aveva reso impossibile per tanto tempo un'abitudine del genere; un lupo mannaro e un presunto assassino evaso da un carcere di massima sicurezza. Una bella, improbabile, eppur vecchia, coppia di amici. Ed era una cosa che entrambi amavano, spassarsela come da ragazzi, mangiando e bevendo a bizzeffe fino a scoppiare e parlare del più e del meno. L’argomento preferito di Remus era la musica, quello di Sirius il Quidditch (le donne, un tempo; quando non minacciavano di salvargli la vita tentando il suicidio). Potevano andare avanti per ore a parlare da soli senza ascoltare minimamente l’altro, sorseggiando Burrobirra e schernendosi a vicenda con qualche battuta di dubbio gusto.

Ora che finalmente potevano approfittarne si vedevano appena possibile, impegni di Remus permettendo. Sirius, dal canto suo, non aveva mai molto da fare, a parte starnutire per la polvere. Non ne era ancora venuto a capo.

Poco dopo, continuando a chiacchierare affabilmente, si misero a tavola per la cena. Il buon cibo e qualche bicchiere di vino riuscirono a distrarre Remus dall'argomento che tanto metteva in difficoltà il suo ospite. Sirius non se lo spiegava; ancora faticava ad accettare la piega degli eventi, e spesso quando doveva affrontare ad alta voce l'argomento “Averill”, si faceva di coccio e non rispondeva più; sembrava un involucro, lasciava volare via la mente e tagliava ogni comunicazione con se stesso e con gli altri. Masticò lungamente ogni boccone per distrarsi, ma non riusciva a smettere di pensarla. Presto l'avrebbe rivista e si chiedeva cosa sarebbe potuto succedere.

Erano ancora seduti, Sirius piluccava qualche briciola, quando suonò il campanello scatenando per l’ennesima volta l’inferno firmato Black.
"Aspetti qualcuno?"
"Secondo te?" esclamò Sirius, caustico e un po' brillo. Quel buon vino che si era appena versato era già andato giù per il gozzo, e il mago in uno stato di totale inerzia mentale stava rimuginando sul fatto che forse era stato il famoso bicchiere di troppo. Si alzò vacillante e arrivò alla porta. Quando vi trovò Severus Piton scoppiò a ridere come un bambino.

"Sir? Chi è?" chiamò Remus dall'altra parte del muro; aveva bevuto meno dell'amico solo perché doveva Smaterializzarsi e tornare a casa sua, ma anche lui ci era andato giù un po’ troppo pesante.
"Ma guarda, il cane bastardo ha compagnia. Devi esser contento” commentò Piton sprezzante, per poi rivolgersi alla suddetta compagnia “qual buon vento, Lupin?"
"Severus" si alzò lui in tutta risposta, serrandogli la mano in maniera un po' aggressiva e un po' rozza per via dell'alcol.

Diplomazia, sprizzavano i suoi nervi, cercando di mantenere alta la concentrazione malferma del proprietario. Proprio così, fedele a me stesso, pensava con qualche difficoltà, convinto che la presenza di Mocciosus non potesse portare nulla di buono.

Sirius invece aveva ancora l’ombra di un sorriso negli occhi quando si mise a fissare Piton nell’attesa di una giustificazione per la sua sgraditissima presenza.

“Che hai da guardare?” sibilò lui, prima di parlare, ignorando le deboli e cantilenanti proteste del mago.

“Lupin, Black, vedete di riprendervi. Si, dato che ci sei anche tu, tanto vale approfittarne. Prendi questo, e tu questo” e così dicendo lanciò una boccetta a ciascuno di loro; per non si sa quale scherzo del destino l’afferrarono entrambi senza farla cadere a terra.

“Che diavolo è, veleno?”

Si, vuoi avvelenarci, viscida serpe?”

“Che razza di mentecatto. Non mi aspettavo nulla di più da un mentecatto come te, Black” rispose Piton con un’aria schifata degna del suo repertorio di sempre.

“È Polisucco frescamente preparata da me. Ora tu Lupin strappi i capelli al tuo compare idiota e lui farà lo stesso con te. Tu Remus verrai con me, io fingerò di essere Averill non appena mi sarà possibile ottenere un suo capello. Black, se Dio vuole accompagnerai la vera Averill senza ucciderla e senza tornare a rintanarti in questa nefandezza che chiami casa. Noi viaggeremo sulla scopa, tu e Averill avrete una passaporta. È più probabile che vedano noi, quindi non ti allarmare, te lo dico perché so quanto tu possa essere vigliacco in certe situazioni”

“Non ti permettere Mocciosus” ringhiò lui, mentre il corpo guidato dall’alcol aveva perso ogni inibizione e si trasformava in quello di un grosso cane nero.

Remus gli saltò sulla groppa e gli chiuse il muso prima che aggredisse il mago. Una serie di urli ridotti a guaiti sommessi infastidì i timpani di entrambi finché egli non si calmò e prese ad uggiolare come un cucciolo. Decisamente non era la sera giusta per una missione di quel calibro. Questo lo sapevano tutti e tre.

“Dacci qualche minuto, abbiamo mangiato e bevuto un po’ troppo, non se lo aspettava per niente. Pensavo che fosse previsto per la settimana prossima, e non sapevo che lui avesse già accettato la proposta di Silente

“Non c’è più molta scelta, per motivi che non perdo tempo a spiegarvi” disse sbrigativo Piton “ad ogni modo non si può più aspettare la data che è stata decisa oggi pomeriggio. Per mia fortuna ci sei tu” arricciò il naso “così non dovrò scambiare il corpo con quello fetido di Black. Nemmeno nei miei incubi più fervidi ho mai immaginato un simile obbrobrio. Tutto questo grazie a Silente e i suoi piani bislacchi”

“Per una volta, non ti schieri dalla sua”

“Per una volta” ammise il mago, senza più aggiungere altro.

 

Con un tonfo sordo Sirius atterrò sul parquet interamente nudo e con la maglia in brandelli attorno al collo.

“Sogno o son desto?”

“Smettila di parlare come un idiota. Dai, Sirius, alzati! Dobbiamo scortare Averill stasera. Hai capito? Non si può rimandare. Adesso vado a prenderci qualcosa per ridurre la sbronza in cucina; tu stai qui, fermo. Severus, se chiami l’elfo domestico puoi fargli portare degli abiti per Sirius. Ah, dimenticavo: devi essere molto preciso se non vuoi ottenere risultati deplorevoli con lui” ammiccò Remus indicando il vecchio elfo che si sporgeva dalla porta del corridoio con il suo enorme naso aquilino, pensando di non essere visto. Li stava spiando dall’arrivo di Piton.

Il mago ordinò a Kreacher di portare una camicia e un paio di pantaloni per il suo padrone, e nello stupore generale l’elfo obbedì con zelo. Erano anni che la dimora della sua amata padrona non ospitava un così “nobile” personaggio, ne era assolutamente deliziato. Sirius si vestì imbronciato, come un ragazzo cui avessero confiscato il giocattolo. Bevve d’un fiato una strana bibita offertagli da Remus e improvvisamente riprese un po’ di controllo su di sé.

“Perché mai Remus dovrebbe correre il rischio di essere preso per me?”

“Non ti preoccupare, Sirius. È praticamente impossibile che qualcuno abbia una soffiata su stasera”

Si, non ti preoccupare” li canzonò Severus “Ci sarò io con lui” disse, come se dovesse rassicurare una donzella dal cuore tenero. Sorrise arcigno, poi per accelerare la situazione strappò lui stesso i capelli a Sirius facendogli cacciare un grugnito di dolore. Non si avvicinò invece a Remus che osservava la scena con aria rassegnata, ma nonostante tutto minacciosa. Sarebbe stato sempre Mocciosus per loro, non importava l’età, non importava il tempo che inesorabilmente cambia le cose. Alcuni fatti non sarebbero mai cambiati, mai.

“Tutti pronti” confermò Sirius all’indirizzo degli altri due, mentre una cert’aria di agitazione li agitava tutti e tre.

“Al mio via” disse Piton.

Atterrarono ai confini di Hogwarts, in un posto strategico ben nascosto agli sguardi indiscreti. Silente li aspettava con in braccio un fagotto informe: Averill addormentata.

“Dormirà per tutto il viaggio. Abbiamo deciso con Severus che era la soluzione migliore, dopo un così lungo periodo d’indisposizione” disse, con aria grave, guardandoli tutti e tre nel semibuio della notte.

“I capelli” chiese Piton.

Fece comparire una forbice d’argento e tagliò delicatamente una ciocca nascosta. Sirius lo guardò fare sensibilmente turbato, senza nascondere un’ombra di puro odio per il torto subito poco prima. Si massaggiò la testa remore del dolore acuto che gli era stato inflitto mentre Silente chiedeva loro di aprire le boccette.

Scambiò i capelli con Remus senza una parola mentre Piton ingurgitava già il primo sorso della sua pozione; sempre bevendo trasfigurò i propri abiti in vesti femminili adattandoli perfettamente al corpo che stava cambiando, un’azione veramente complicata. Si fece basso, il viso diventò piccolo, i capelli crebbero. L’aria austera combatteva con il viso dai tratti dolci della strega. Era sempre visibile Piton, dietro quegli occhi scuri, o almeno Sirius-Remus non ebbe nessun problema a riconoscerlo.

Remus e Sirius, o meglio Sirius e Remus ammirarono il suo corpo cambiare e volsero lo sguardo altrove quando quello inclemente di Piton nelle vesti di Averill li minacciò silenziosamente di farli fuori.

“Remus, ehm, Sirius. Prenderai la scopa con il professor Piton. È nascosta fra gli alberi, là dietro. Quanto a te… Remus” e così dicendo gli affibbiò la strega fra le braccia “la veste di Emilia è la tua passaporta. Si attiverà fra un minuto esatto. Vi porterà in un vicolo del paesello più vicino alla sua casa. Dopodiché dovrai aspettare qualche minuto e si attiverà la seconda passaporta: la collana che le ho messo al collo. Spero sia tutto chiaro. È così?”

“Perché io con lui?” si lamentò Sirius-Remus disgustato.

Si, perché aver cambiato i piani?” chiese Piton con una voce femminile che gli diede la pelle d’oca.

“Per questioni di sicurezza. E ora via, andate” li liquidò Silente imperturbabile, agitando la mano. Con un ultimo sguardo a ciascuno di loro si avviò verso i cancelli della scuola.

Sirius-Remus e Piton-Averill si scambiarono uno sguardo di puro disprezzo. Guardarono Lupin-Sirius con la strega in braccio e un’aria impacciata ma risoluta; lo videro contare i secondi mentalmente. In realtà cercava solo di sfuggire a quella terribile sensazione di essere squadrato – di essere detestato- da entrambi.

Un attimo dopo sparì con un rumore sordo attutito da un robusto Muffliato di Silente.

Rimasti soli, un ridicolo sfogo di orgoglio li fece correre come ragazzini verso la scopa. Nessuno dei due voleva stare dietro l’altro. Il caso volle che Sirius fosse più veloce, per cui a Piton non restò altro da fare che sedersi dietro di lui e aggrapparsi alle sue spalle con l’aria di qualcuno che stava per vomitare.

 

Non ci volle molto tempo prima che Remus-Sirius raggiungesse la casa senza troppi problemi. Gli era sembrato di scorgere due figure incappucciate all’angolo del vicolo, ma per fortuna era riuscito a nascondersi e sfuggire alla loro vista fino all’attivazione della seconda passaporta; con grande imbarazzo teneva stretta fra i denti la collana  mentre la donna addormentata cominciava a pesargli sui bicipiti. Maledì il fisico poco lavorato dell’amico mentre sentiva un crampo farsi strada nel braccio destro; stringere la bacchetta in mano era un’impresa titanica.

 

Si ritrovò in una casetta le cui candele stregate si accesero al suo arrivo e finalmente poté posare la donna sul divano.

Expecto Patronum. Vai a dire a Silente che siamo arrivati senza intoppi” disse al suo patronus.

Si sedette stancamente sulla poltrona accanto al caminetto e accese due piccole fiamme con un colpo di bacchetta. Non poté impedirsi di guardare la donna con gran curiosità. Sirius non gli aveva voluto spiegare quasi niente di quella faccenda e lui era riuscito a racimolare poche informazioni incongruenti; non appena si sarebbe ridestata, avrebbe finalmente potuto scoprire chi era quella strega e cosa avesse fatto per assumere tanta importanza nella vita dell’amico da fargli perdere istantaneamente la parola. Con la curiosità negli occhi scuri che non gli appartenevano si assopì nell’attesa che arrivassero gli altri.

Remus-Sirius si svegliò di soprassalto e inspirò profondamente. Ricordò tutto e con uno sbadiglio si stiracchiò: aveva la carne grea. Ravvivò il fuoco e guardò l’orologio perché non c’era ancora nessuna traccia dei due uomini e stava seriamente cominciando a preoccuparsi. Era così lontana da Hogwarts quella casa? Purtroppo la passaporta non permette di sapere nulla sulle distanze che si percorrono, a meno di conoscere in anticipo il luogo di partenza e il luogo d’arrivo.

Un mugolio improvviso lo fece voltare: Averill non dormiva più. Aveva ancora gli occhi chiusi quando lui si avvicinò con gentilezza, pronto a tenderle dell’acqua o qualsiasi cosa di cui avesse bisogno. La guardò aprire gli occhi e fu subito stupito dall’aria risoluta e consapevole che vi lesse.

“Sirius!”

Non ebbe il tempo di formulare nessun altro pensiero che lei gli aveva improvvisamente ancorato le braccia attorno al collo e l’aveva baciato con tutta la foga del mondo.

Proprio in quel momento si erano affacciati boccheggianti alla porta della stanza un Remus ancora trafelato e un’Averill dall’aria inorridita.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ChocoCat