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Autore: Shari Deschain    14/08/2013    1 recensioni
Band!AU. "The Vampire Diaries" e "The Originals" sono due gruppi rivali i cui membri si odiano a vicenda e anche tra di loro, ma forse non poi così tanto. Certo è che le cose non sono molto chiare dopo quello che è successo quasi un anno prima. Intanto Stefan ed Elena, pur non conoscendosi, hanno incubi molto simili, probabilmente perché entrambi vengono da famiglie molto sfortunate. Damon e Katherine confermano, anche se a modo loro.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Katherine Pierce, Stefan Salvatore | Coppie: Caroline/Tyler, Damon/Elena, Damon/Katherine, Elena/Stefan, Katherine/Stefan
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Warnings: Band!AU, Fluff.
N/A: Scritta per il COWT #3.5 @ maridichallenge, terza settimana, missione #3, prompt “Band!AU” e per 500themes_ita, prompt #31. I venti del cambiamento.
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Questo seguito non era previsto, ma è arrivato e non potevo cacciarlo via a calci. Non escludo nemmeno di ritornarci su questa AU, le voglio troppo bene per abbandonarla XD






Little by little






Si rigira la matita tra le dita di una mano, picchiettandone la punta contro il bordo del tavolo prima e contro la propria tempia poi, cercando di dare un senso alle note e alle parole che gli si mischiano in testa senza un senso preciso. Alla fine Stefan sospira, lascia cadere la matita sul taccuino aperto e si accende un'altra sigaretta. Si era proprio illuso per bene a pensare che le cose sarebbero state più facili dopo quello che ha battezzato come “il giorno dei grandi ritorni, delle nuove scoperte e delle insospettabili rivelazioni” o, più brevemente, come “il giorno della grande rissa”.

Probabilmente è solo il periodo ad essere sbagliato: il giorno del diploma si avvicina a velocità spaventosa, la mole di studio ha ormai raggiunto livelli critici e non ha la più pallida idea di come farà a passare l'esame di letteratura con voti decenti. E poi c'è l'applicazione per il college da scrivere, lettere da inviare, decisioni da prendere. E la band non facilita le cose. Le band, anzi, perché non si sa come né perché, ma da questo punto la situazione per lui è addirittura peggiorata: ora gli tocca suonare non più per una, ma per due band diverse. Che si odiano a vicenda. E in entrambe ha una ex-ragazza che lo evirerebbe volentieri e senza pensarci due volte.

Eppure, se si ferma a pensarci un attimo, le cose in generale non vanno poi tanto male.

Con Damon, ad esempio, la situazione è migliorata parecchio: riescono perfino a rivolgersi la parola senza litigare, e anzi, negli ultimi mesi hanno passato anche un bel po' di bei pomeriggi insieme, allo stadio e in sala prove, e durante gli ultimi concerti gli è sembrato quasi di essere tornato ai vecchi tempi, quando non c'era rabbia né lunghi silenzi tra loro. Il merito è probabilmente delle nuove canzoni: nuovi ricordi, nuove esperienze, quasi nessuna allusione al passato. L'ideale sarebbe riuscire a scriverne abbastanza da non dovere più ricorrere alle vecchie, ma è più facile a dirsi che a farsi, nonostante gli strilli e le minacce di Caroline.

Stefan lancia un altro sguardo alla pagina ancora bianca del taccuino e sospira di nuovo, soffiando il fumo verso il soffitto. Potrebbe mettersi a studiare letteratura, per quello che vale. Non ha proprio ispirazione per la musica, non oggi almeno. Ma non ha voglia neanche di studiare.

Sbuffando recupera il cellulare da sotto il cuscino del divano e dà un'occhiata ai messaggi. Decide di ignorare ancora per un po' quelli di Rebekah (ogni volta che lei gli chiede di suonare con lei e i suoi fratelli gli tocca subire frecciatine al vetriolo da parte di Tyler e Caroline, inoltre uscire con loro è uno dei molti metodi sicuri per far incazzare Damon, che anche se non dice mai nulla trova sempre qualche modo subdolo per fargliela pagare), e finge di non vedere anche quelli di Katherine (altro tasto dolente per tutti). Trova invece un messaggio della buonanotte da parte di Elena, e rimane per un po' a fissarlo con un leggero sorriso sulle labbra.

Perché no?, si domanda infine, portandosi il telefono all'orecchio.


~


Trasferirsi in un nuovo liceo proprio l'anno del diploma non è stata esattamente una delle idee più brillanti della sua vita. D'altronde non è stata neanche una vera e propria scelta, non con la morte dei suoi genitori e il ritorno di Katherine. E per quanto la situazione le sembri sempre più disperata, Elena non se ne pente affatto.

Certo, si è trovata coinvolta in una specie di guerra tra due band rivali e sì, lei e sua sorella sono finite in una rissa e poi in ospedale dopo appena due settimane dal loro ritorno a Mystic Falls, e ancora non ha perfettamente capito tutta la storia che c'è dietro, dato che ognuno la racconta a modo suo, ma ci sono anche dei lati positivi in fondo.

Ha già degli amici, ad esempio. E nonostante la tensione tra loro e sua sorella, le sono stati molto d'aiuto. Katherine stessa ─ quando di buon umore ─ si è rivelata una brava sorella (anche se la sua soluzione standard a qualsivoglia problema è una serata in discoteca e tanto alcool da dimenticarsi persino il proprio nome).

E poi c'è Stefan, ovviamente. E nonostante il fatto che sia l'ex ragazzo di sua sorella (questo perlomeno lo ha capito) e nonostante la recente rottura tra lei e Matt (sono rimasti amici, però. Anche se la lontananza ha probabilmente aiutato la nuova situazione: facile chiamare amico una persona che non vedi quasi mai), sarebbe una bugiarda ad affermare di non avere una specie di piccola cotta per lui. Dubita che la cosa si concretizzerà mai (ogni volta che sono da soli un neon a luci rosse si accende nella sua testa: allerta, allerta, pericolo, ex-ragazzo di tua sorella... difficile ignorarlo), ma è comunque una bella sensazione dopo tutte le lacrime e il dolore degli ultimi mesi.

È bello sentire il cuore battere più forte nel petto non per la paura ma per l'eccitazione (come sta facendo adesso), ed è bello vedere qualcuno che sorride non appena ti vede (e Stefan ha davvero un bel sorriso).

«Ciao!», la saluta lui, quando sono abbastanza vicini. «Ti va un gelato?»

«Credevo dovessimo studiare», replica Elena, mostrandogli la borsa dei libri e alzando un sopracciglio in modo eloquente.

Stefan si stringe nelle spalle.

«Ti ho teso una trappola, mi dispiace», ribatte, senza la minima traccia di rimorso. «Le mie intenzioni sono di rapirti, offrirti un gelato e trascinarti a vedermi suonare con gli Originals in un locale sperduto e poco pulito.»

«Sto per mettermi ad urlare», lo informa Elena con un sorriso.

«E ci andremo con la macchina che ho rubato a mio fratello», aggiunge Stefan con un ghigno.

«Se ci prendono testimonierò contro di te, lo sai, vero?», domanda Elena, e ormai fa sempre più fatica a trattenere le risate.

Il sorriso di Stefan si allarga ancora di più.

«Sono pronto a prendermi le mie responsabilità», annuncia, poi le porge un braccio strizzandole l'occhio. «Andiamo?»

Elena ride e si stringe allegramente contro di lui.


~


Katherine non è mai stata il tipo di persona che si lascia mettere da parte. La sensazione di non essere gradita in un posto o ad una persona non l'ha mai messa a disagio, anzi, se si rende conto della situazione finisce quasi sempre per divertirsi parecchio. Soprattutto se la persona e il luogo in questione sono rispettivamente Damon e quella specie di maniero pretenzioso in cui abitano lui e suo fratello.

«Vattene», sbuffa infatti il proprietario del sopracitato pretenzioso maniero, passandole davanti con le braccia cariche di scatoloni.

«Pulizie di primavera?», chiede Katherine di rimando. «Sei un po' in ritardo, siamo quasi in estate.»

Damon sbuffa di nuovo ma non le risponde. Invece carica un'altra scatola sulla pila già più alta della sua testa e si avvia verso la porta, solo per trovarsi di fronte al problema di una maniglia da aprire e nessuna mano libera con cui farlo.

«Se me lo chiedi gentilmente ti aiuto», cinguetta Katherine.

Damon le borbotta contro un invito non molto gentile ad andare in un posto non molto educato, poi fa un passo indietro e tenta di aprire la porta con il piede. Pessima mossa. La colonna di scatoloni traballa visibilmente per qualche secondo, ed entrambi rimangono a fissare l'ultima scatola scivolare di lato, rimanere in precario equilibrio sul bordo, resistere stoicamente all'eroico tentativo di Damon di raddrizzarla con un colpo di reni, ed infine cascare rovinosamente al suolo.

Dopo un attimo di silenzio Katherine sorride e si stringe nelle spalle, alzando appena le mani al cielo.

«L'orgoglio è un brutto vizio, Damon», commenta con il suo solito sorriso furbo. Damon, per tutta risposta, le mostra il dito.

«Non sei affatto un gentiluomo.»

«Mai detto di esserlo.»

«Tuo fratello è molto più gentile.»

«Tua sorella è molto meno rompiscatole.»

«Lo so. Sto facendo del mio meglio per rimediare ed educarla meglio.»

Damon scuote la testa e si lascia scappare un sorriso. Posa la pila di scatoloni sul pavimento, apre la porta con una manata un po' stizzita, poi si china a raccogliere la scatola suicida ed il suo contenuto sparso sul pavimento.

«È la roba di tuo padre?», domanda Katherine, chinandosi a sua volta per aiutarlo.

«Mh-mh. Penso sia ora di liberarcene», mormora lui.

Katherine raccoglie un plettro e se lo rigira tra le dita.

«Ci sono anche molti ricordi nostri», gli fa notare. «Intendo della band. Dei primi tempi. Di me e te e Stefan e Caroline», si sente in dovere di aggiungere quando lui alza lo sguardo per fissarla con un sopracciglio inarcato.

«Non ti facevo tanto sentimentale», la prende in giro Damon, allungando una mano per afferrare il plettro tra le dita. È uno dei suoi, forse addirittura quello che ha usato durante il loro primissimo concerto (una cosa tristissima a cui hanno assistito non più di una ventina di persone, e quasi tutti parenti, tra parentesi).

«Non lo sono. Puoi anche bruciarli per quanto mi riguarda», ribatte Katherine, piccata. «Sto solo dicendo che poi potresti pentirtene.»

Damon annuisce piano.

«Per il momento li metterò in garage. Lo scarto lo farò un altro giorno, e probabilmente anche Stefan vorrà darci un'occhiata.»

«A proposito... sai dove sarà tuo fratello stasera?», domanda Katherine quasi casualmente.

«Sì», le risponde Damon. «Suona con i Mikaelson. Abbiamo già litigato per telefono, arrivi tardi, Kath.»

«Non chiamarmi Kath. Non mi piace.»

«E a me non piacciono i tuoi continui tentativi di farmi arrabbiare», replica Damon, guardandola dritta negli occhi. «Non hai di meglio da fare?»

«No», risponde Katherine, ed è la sacrosanta verità.

Forse Damon lo capisce. Forse capisce anche che è una buona occasione per fargliela pagare, per ributtarle in faccia i mesi, le settimane e i giorni che ha passato pensando a lei, litigando con suo fratello, con i suoi amici e con la propria debolezza.

Eppure non lo fa. Ed entrambi ne sembrano parecchio sorpresi.

«Quando suonerete di nuovo?», domanda allora Katherine per spezzare il pesante silenzio che stava giusto iniziando a crearsi.

«Non a breve. I ragazzi hanno gli esami», risponde Damon, finendo di raccogliere il resto della roba. Il plettro rimane però al sicuro nel palmo della sua mano.

«Dura essere il vecchio del gruppo, eh?»

«Dura essere l'unica del gruppo ad aver mollato la scuola prima del diploma, eh?»

Questa volta è il dito di Katherine a svettare nell'aria. Damon ride. Katherine vorrebbe chiedergli cosa sarà di loro quando tutti gli altri saranno lontani, diretti verso il college e verso nuove vite piene di opportunità e di porte spalancate. Invece si alza e, senza chiedere il permesso, si dirige verso le scale. Quando torna giù ha tra le mani la chitarra di Damon.

«Suonami qualcosa», gli ordina, più che chiederglielo. «Se mi piace potrei anche decidere di cantarci su.»

«Come se sentissi la mancanza della tua voce», borbotta Damon, ma afferra la chitarra e si mette a sedere sul divano.

I primi accordi rimbalzano sicuri tra le pareti di quell'enorme casa vuota, come hanno già fatto innumerevoli altre volte in passato. Katherine riconosce subito il brano, sorride ed inizia a cantare per la prima volta dopo anni.


~


Il locale è molto meno sporco di quanto Elena immaginasse, ma avrà comunque bisogno di disinfettare i vestiti che ha indosso prima di poterli usare di nuovo. Non le importa più che tanto, non in quel momento. In quel momento osserva il modo in cui i riflettori giocano con i capelli metà biondi e metà rosa di Rebekah mentre lei muove la testa a tempo con la musica, e intanto si sforza di tenere ancora per qualche istante lo sguardo lontano da quello di Stefan.

Non ha intenzione di dirlo a Katherine (o ancor meno a Caroline: le prenderebbe un colpo e cercherebbe di farla arrestare per alto tradimento), ma l'altro gruppo di Stefan le piace parecchio. E Rebekah, dopo un'iniziale diffidenza, si è mostrata abbastanza amichevole con lei.

I suoi occhi scivolano via di nuovo, incontrando subito quelli di Stefan, e il ragazzo le sorride per quella che dovrebbe essere, ad occhio e croce, la diciassettesima volta da quando è salito sul palco (non che lei stia tenendo il conto, eh).

Elena gli sorride a sua volta, poi nasconde il volto nel bicchiere di birra procuratole da Klaus.

Il cuore le sta di nuovo battendo forte, e quasi a ritmo con il brano che stanno suonando, nota con divertimento.


~


La cosa più bella della musica è che sia quando la ascolti, sia quando la suoni, ha il potere di portarsi via ogni problema. È per questo che Stefan la ama, ed è per questo che l'idea di relegare questi concerti confusionari e male organizzati al mondo dei bei ricordi di gioventù di cui si troverà a parlare da qui a trent'anni non gli piace per niente.

Anche perché gli riesce difficile ricordare un momento di felicità che non abbia a che fare con il suo gruppo (il vecchio e il nuovo, perché per quanto si senta un po' ingiusto nei confronti di entrambi, non può davvero dire di voler scegliere tra l'uno e l'altro). Forse solo qualche pomeriggio con Katherine. E, be'... anche quello che ha appena passato con Elena.

Abbassa gli occhi sul basso e per qualche momento si concentra solo sulle corde e sulle proprie dita, lasciandosi trasportare lontano dalla voce di Rebekah.

Non ha voglia di pensare al passato, a quando il mondo sembrava in bilico sull'orlo di un precipizio, a Katherine e a Damon, alla tomba di suo padre su cui non ha mai posato alcun fiore dopo il giorno del funerale.

Non ha voglia di pensare al domani, all'esame di letteratura, alla litigata che lo aspetta il giorno dopo, al fatto che Elena è la sorella di Katherine e che tra poco dovrà scegliere tra il college e questa magia che lo avvolge ogni volta che sale su un palco.

Non ha voglia di pensare a nient'altro che a questa canzone, a quella che sa finalmente come scrivere non appena torna a casa, e alla birra che non vede l'ora di condividere con Elena alla fine del concerto.

Tutto il resto può anche aspettare, si dice. È uno dei pochi privilegi dell'avere diciassette anni, dopotutto.




   
 
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