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Autore: Lushia    15/08/2013    0 recensioni
L'Undicesima Famiglia è un tripudio di comicità, divertimento e allegria... cosa succede tra un combattimento e l'altro? Scopriamolo in questa raccolta di episodi extra!
Per la storia madre vi rimandiamo alla storia KHR! 11^ Famiglia.
Genere: Demenziale, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shoujo-ai
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Extra Story 8 – Il figlio del pasticciere




- Kaito! Vieni qui! - una graziosa e minuta donna dai tratti delicati stava impacchettando un dolce con attenzione.
Il bambino dalla bionda chioma si avvicinò alla madre, che gli porse il pacchetto.
- Per favore, porta questo al signor Shirosaki. - disse, dolcemente – Ricordi dov'è? E' a due passi dalla tua scuola. -
- Ma mamma! - il bambino prese il pacchetto e l'osservò con sguardo annoiato – Farò tardi a scuola! -
- Ma no, è proprio lì vicino. Se fai in fretta non tarderai. -
La madre tornò a sistemare i cupcake sopra uno scaffale, ignorando l'espressione imbronciata del figlio.
- Non può farlo papà? -
- Sta preparando una torta di compleanno e io devo restare in negozio. Vai tu, forza. - stavolta la voce della donna sembrava più severa.
Dopotutto, sua madre voleva che anche lui partecipasse attivamente al mantenimento della Yamasaki Sweets, che da oltre cinquant'anni sfornava i dolci più buoni della zona.
Era il suo futuro, dopotutto.
Ma il piccolo Kaito, un sognatore che amava le arti marziali, non era interessato nei dolci.

Il bambino si diresse a scuola con rapidità, svoltando verso l'abitazione dell'uomo a cui doveva lasciare la torta.
- Grazie, piccolo! - rispose l'anziano, sorridendogli.


Il ragazzino si stiracchiò e lasciò il vicolo, dirigendosi verso la strada principale. Non sarebbe arrivato tardi, sua madre aveva ragione.
Kaito amava i suoi genitori e ammirava suo padre, un pasticcere tra i migliori della città. Amava anche le torte e i dolci che cucinava, erano squisiti. Tuttavia c'era differenza tra cucinarli e mangiarli.

Lui preferiva mangiarli.
Non aveva intenzione di prendere il posto di suo padre, per lui si trattava di un lavoro abbastanza noioso. Non riusciva a sopportare l'idea di non poter scegliere da solo cosa fare in futuro.

Sentì un grido, un bambino era scoppiato a piangere.
Svoltò verso una stradina adiacente e si ritrovò davanti a tre ragazzacci, che stavano importunando un bambino più piccolo, inginocchiato a terra e in lacrime.
- Ehi! - urlò Kaito, avvicinandosi ai tre bambini più alti di lui. Probabilmente frequentavano la scuola media, forse avevano due o tre anni più di lui.
Ma a Kaito non interessava. Se qualcuno aveva bisogno di aiuto, non si tirava mai indietro.

Era riuscito ad attirare l'attenzione dei tre, abbastanza spaventosi a causa della loro altezza e consistenza fisica. Il biondino, in confronto, era un piccolo undicenne mingherlino, se non scheletrico.

- Fermatevi! -
Una voce femminile risuonò dall'altra parte del vicolo, Kaito allungò il collo e notò che altre persone si erano avvicinate.
Tre bambine.
- Ma chi diavolo sono tutti questi scocciatori? - chiese uno dei tre ragazzi, osservando in direzione delle bambine – Andate via, o faremo piangere anche voi. -
- Provaci. - la ragazzina dai capelli castani sembrava davvero sicura di sé, si lanciò verso colui che aveva appena parlato e lo colpì allo stomaco, facendolo arretrare con dolore.

“WOW! Che forza!”

Gli altri due erano perplessi, sembrava volessero scappare, ma Kaito non perse l'occasione di lanciarsi all'attacco e colpì uno dei due alle gambe, lasciandolo cadere all'indietro.
L'ultimo decise di fuggire, seguito con lentezza dagli altri due, doloranti e zoppicanti.

Il biondo non immaginava che una femmina potesse essere così forte e coraggiosa – Sei in gamba, per essere una bambina! - esclamò, aiutando il bambino maltrattato a rialzarsi.
- Io non sono una bambina. - la bruna scosse il capo, quasi offesa – Sono un vigilante! -
- Forte! Io sono Yamasaki Kaito! - si presentò, entusiasta.
- Io mi chiamo Nozomi. - disse la bambina. - Poi ci sono Arashi e Haname. -
- Ehilà. - la rossa salutò con noncuranza, mentre la più alta si limitò a sorridere con timidezza, aiutando il bambino più piccolo a rimettere a posto i quaderni nello zaino.
- Oh, ma tu... conosci la Yamasaki Sweets? - Haname si raddrizzò e incrociò lo sguardo del biondino.
- Sì, è di mio padre. - il biondo sospirò.
- Uh? Hai una pasticceria! Grandioso! - esclamò la brunetta prima di sentir suonare, in lontananza, la campanella di una scuola. - Oddio, dobbiamo sbrigarci! -
- Uh? Andate in quella scuola? Siete anche voi alle elementari? - chiese Kaito, perplesso.
- Sì, io e Arashi abbiamo nove anni, Hana-chan ne ha dieci. -
- E io undici! - il biondo ridacchiò – Beh, allora ci si vede! -

Mentre le tre fuggivano verso l'istituto, il biondo arruffò con dolcezza i capelli del piccolo, che gli sorrise.
- Sta più attento, cammina dove ci sono molte persone! -
- Sì.. grazie! - il bambino annuì e fece per andarsene, prima di tornare indietro e di prendere qualcosa dalla tasca. - Tieni! -
Kaito prese l'oggetto che il bambino gli aveva passato, era un portachiavi giallastro con uno strano animale batuffoloso.
- Oh... cos'è? - chiese, curioso.
- E' un alpaca. - disse il bambino, ridacchiando. - E' tipo... un lama o una pecora. Mio zio ha una fattoria e ne ha molti, io li adoro! -
- Ma... vuoi darlo a me? - il biondino era ancora più perplesso.
- Certo! Mi hai aiutato, sei molto gentile! - il piccolo esibì un sorriso smagliante, prima di fuggire via, oltre la stradina.
Kaito osservò il portachiavi, incuriosito.
- Un alpaca, eh? … -

 

Quel pomeriggio, il biondo si gettò sul letto a giocare con il suo Game Boy rosso che tanto amava. Gabo-chan, la sua mogliettina, aveva sempre creduto che fosse una femmina per via del colore.
Lui, invece, amava il giallo, come il portachiavi con l'alpaca che il bambino gli aveva regalato. Era davvero bello.

- Kaito! Ti cercano i tuoi amici! -
L'affermazione della madre lo lasciò perplesso. Si issò dal letto e raggiunse il locale, trovandosi di fronte alle tre bambine della mattina.
- Uh! Siete voi! - affermò il biondo, avvicinandosi alle tre.
- Ma quello...! - la bruna notò subito la console che il biondo teneva in mano – Sei un gamer? -
- Certo, questa è la mia adorata Gabo-chan! -
- Quindi ti piace giocare! Che giochi hai? - chiese lei, quasi assaltando il povero ragazzino. - Anche noi amiamo giocare! -
- Beh... allora facciamo una partita assieme? - chiese lui, ammiccando.

Sembravano simpatiche, erano forti e anche divertenti.
E lui amava le persone forti e divertenti.

   
 
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