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Autore: Lushia    16/08/2013    0 recensioni
L'Undicesima Famiglia è un tripudio di comicità, divertimento e allegria... cosa succede tra un combattimento e l'altro? Scopriamolo in questa raccolta di episodi extra!
Per la storia madre vi rimandiamo alla storia KHR! 11^ Famiglia.
Genere: Demenziale, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shoujo-ai
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'KHR! 11^ Famiglia'
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Extra Story 9 - Il veggente




Ogni giorno era sempre uguale.
Stessa atmosfera, strade simili, persone che andavano nella stessa direzione, solite richieste.

- Voglio sapere se mi ama! - chiese una voce femminile.
Una delle tante, ponevano sempre le stesse domande.

Ragazzine innamorate, madri disperate per le malattie dei figli, squattrinati in cerca di fortuna.
In qualsiasi città andasse, in qualsiasi vicolo svoltasse, la situazione era sempre la stessa.

Alzò il capo, osservò la ragazzina trepidante e sospirò.
- ...Hai qualcosa di suo? - chiese.
La giovane gli porse una penna, le sue dita tremavano. Forse il freddo, o l'emozione.
- Me l'ha prestata questa mattina... - disse, imbarazzata.
Il bruno prese l'oggetto e lo appoggiò alla sua destra, estrasse il mazzo di tarocchi e iniziò a mescolarli, per poi posizionarli l'uno accanto all'altro.
Sospirò nuovamente.
Come poteva dirle la verità? Doveva forse ammettere che il suo lui era un donnaiolo e che non l'amava davvero?
Ma, in fin dei conti, cosa importava? A lui bastava dire ciò che era vero, non poteva perdersi in stupidi dettagli. L'importante era racimolare i soldi per la cena.
- Sì, gli piaci. - si limitò a dire.
La ragazzina esultò di gioia, recuperando la penna e lasciando il contante.
- E tu gli credi? - l'amica bionda sembrava molto scettica, la stava osservando con severità. Nemmeno quelle persone erano inusuali. - Dice così solo per farti felice. -
- Non è vero! - sbottò la bruna, alzandosi. - Nana è stata qui l'altro ieri e le ha detto che non c'erano speranze! - spiegò.
- Oh... - la bionda non seppe più cosa dire.

Era sempre così, ogni giorno, da quando aveva lasciato la sua abitazione a Nagano... o forse anche prima.
Suo padre si svegliava tutti i giorni alle cinque e mezza per andare a lavorare in una fabbrica. Sua madre, invece, si svegliava alle sette e un quarto, preparava la colazione per i figli e si recava al negozio di elettrodomestici, dove lavorava come commessa.
Shinji doveva occuparsi dei fratelli minori, due piccole e indomabili pesti. Doveva vestirli, dar loro da mangiare e accompagnarli a scuola.
Anche lui aveva frequentato una scuola, almeno fino a quando non aveva deciso di lasciare la sua abitazione.

Suo nonno gli diceva sempre di trovare ciò che gli mancava, di scoprire la “verità”. Il ragazzo sentiva di non sapere tutto sulle sue strane capacità, che aveva apparentemente ereditato da lui.
Il padre, invece, si rifiutava di dare ascolto a quel vecchio visionario. A lui non importava che fosse bravo a predire il futuro, né che facesse apparire e sparire oggetti. Lo trovava fastidioso e odiava che Shinji lo imitasse. Per quel motivo, i suoi genitori amavano di più i figli minori, che non avevano mai mostrato interesse per cose strane e fuori dal comune.
Per questo, quando lasciò la sua abitazione, a nessuno importò.
Suo nonno era morto troppo presto e Shinji aveva ancora molte domande. Decise quindi di cercarle in giro per il mondo.

Era passato un anno, ormai.

- Riuscirò ad avere il suo amore? Sarò mai felice? -
Una voce femminile, rotta dalle lacrime. Probabilmente lacrime d'amore.
Anche quella situazione non era inusuale, dopotutto.

Il ragazzo sospirò e prese il suo mazzo.
- Mi serve qualcosa che gli appartiene. - disse, mescolando i tarocchi.
La ragazza gli poggiò accanto una piccola fialetta, di quelle che si compravano in farmacia. Dentro c'era un liquido scarlatto.

“Sangue? ...Questo è inusuale.” pensò.

Prese la fiala e la portò alla sua destra, iniziò a posizionare i tarocchi e li lesse con attenzione, perplesso.
Alzò il capo qualche istante dopo, osservando gli occhi castani della giovane, lucidi a causa delle lacrime.
- … No. - rispose lui, confuso – Non puoi avere il suo amore... lui non c'è più. - disse, cercando di essere abbastanza delicato.
- Lo so. - disse lei, abbozzando un amaro sorriso – Ma non riesco a non pensarci. -
- Dovresti. - si azzardò a consigliare - Non puoi andare dietro a qualcuno... che ormai non fa più parte di questo mondo... - il suo pensiero volò a suo nonno, l'unico che lo capiva.
- Vorrei solo... essere felice... - disse lei, scuotendo il capo. - E' così... impossibile per me? -
- … Giusto, mi avevi posto un'altra domanda. - il ragazzo sembrò pensarci su per qualche istante.
Prese il mazzo, deciso a risponderle. Dopotutto, la prima predizione non era che una constatazione della verità, non era giusto farsi pagare per averle semplicemente detto ciò che era ovvio.
- Quindi? - chiese lei, inginocchiandosi davanti al bruno.
Il ragazzo osservò i tarocchi, perplesso, per poi rivolgere l'attenzione alla fanciulla bruna.
Non sapeva se credere o meno a ciò che aveva visto.
- … Sarai felice, sì. Ma devi impegnarti. - rispose lui, pensieroso. C'era dell'altro, qualcosa che lui non riusciva a comprendere.
- Capisco... - la giovane riprese la fiala, con mani tremanti.
- Quel sangue... è tuo? - chiese, curioso.
- Sì, è mio. -

“Quindi il suo amato era un suo parente.”
Non sapeva se sentirsi triste o reputarla ridicola.
Eppure, i sentimenti umani erano così complessi che non poteva fare a meno di provare pena per il suo dolore.

La brunetta gli lasciò dei soldi, una cifra maggiore rispetto al prezzo stabilito.
- Non c'è bisogno … - disse lui, incredulo.
- No, va bene così. Tu sei la prima persona che mi dice la verità. - disse lei, asciugandosi le lacrime con la manica. - tutti gli altri... mi hanno sempre detto che mi avrebbe amata, che sarei stata felice, che dovevo solo confessarmi... e cose così. -
Shinji osservò i suoi occhi, intristito. Sapeva che in giro c'erano molti truffatori e falsi veggenti, gente che diceva alle persone ciò che volevano sentirsi dire.
- Tu invece... tu sei diverso. Tu hai capito tutto, tu hai davvero un gran potere. - disse lei, sorridendo. - e quella lieve fiamma, quando leggi le carte... è una shinuki... -

Il bruno restò a bocca aperta, incredulo. Quella ragazzina conosceva qualcosa che solo suo nonno riusciva a comprendere. Voleva saperne di più, voleva porle molte altre domande.
Solo in quel momento capì il significato dei tarocchi, cosa gli avevano detto poco prima.
Sapeva cosa fare.

- Ad ogni modo… grazie. - disse lei, rialzandosi proprio nell'istante in cui la neve iniziava a scendere, leggera.
La bruna osservò il giovane per qualche istante.
- Fa freddo, qui. Vuoi venire a casa mia a mangiare qualcosa di caldo? - chiese, con naturalezza – mia nonna non ha problemi se porto ospiti... - spiegò.
Il giovane si alzò, riponendo i soldi e il mazzo in tasca.
- Oh, quindi verrai? -
- Sì. - disse lui, sorridendo lievemente, imbarazzato. - … ho un po'... di fame... -
La ragazza gli sorrise e si voltò.

In realtà non avrebbe mai seguito un'estranea così, su due piedi.
Eppure, i tarocchi gli avevano detto che quella ragazza sarebbe stata felice, un giorno, se si fosse impegnata. Non sarebbe stata sola, avrebbe avuto una famiglia e tanti amici.

E, in quella famiglia, c'era anche lui.

   
 
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