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Autore: Eternal Cosmos    22/02/2008    7 recensioni
Harry ha vinto la guerra contro Voldemort, ma ad un alto prezzo terribile. Fawkes gli dà un'altra opportunità in un mondo nuovo, dove lui morì come un infante...e dove Voldemort ancora è appostato nelle ombre...
Genere: Generale, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 17: [ Riddle Manor ]
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Mentre Hogwarts era ancora un luogo piacevole e comunque sicuro in cui stare, Little Hangleton era del tutto lontana dall'essere sicura. Una volta era stata una ridente e tranquilla cittadina, ma quel tempo era stato da molto dimenticato.
La neve ricopriva in parte le macerie di ciò che era rimasto dalla distruzione e delle case bruciate nella zona, rendendo il paesaggio vuoto, desolato, sinistro. I babbani avevano abbandonato la città molto tempo prima, e nessuno aveva osato mettervi nuovamente piede. Ora era protetta con vari incantesimi di custodia e tutti i maghi la chiamavano “Il quartier generale di Tu-Sai-Chi”, oppure “La Città della Morte”. E c'era una valida ragione per questi soprannomi.
Riddle Manor infatti era situata là, e Mangiamorte e creature oscure scorrazzavano liberamente nel luogo; erano talmente tanti che nessun Auror o Indicibile mai aveva tentato di fermarli.
Il Signore Oscuro aveva tramato la sua strategia lentamente, di nascosto, e aveva consolidato l'accordo con i propri alleati prima di uscire allo scoperto. Questo... era il giorno che ognuno aveva temuto.
All'interno di Riddle Manor un ragazzo dai capelli scuri, svenuto, e uno dai capelli rossi, schiantato, furono gettati brutalmente in una cella buia e umida, prima che questa fosse sprangata con molti potenti incantesimi, e per il momento furono dimenticati. Una crudele risata risuonò nell'aria ma i ragazzi rimasero privi di conoscenza, inconsci di ciò che si preparava per loro.
“Hey Nott? Che cosa pensi che ne farà il nostro Signore di questo James Evans?” chiese una voce rasposa.
“Non ne ho idea, Jugson, ma scommetto che sarà divertente! spero davvero che potremo assistere!” rispose Nott.
Un terzo Mangiamorte si tolse la maschera e ghignò; era Rodolphus Lestrange. “E' un peccato che il nostro Maestro non ci sia adesso. I nostri ospiti dovranno aspettare. Mi domando se potremmo avere il permesso di divertirci con loro già da ora…”
Bellatrix guardò indietro, verso il corridoio dove era situata la cella, con occhi avidi. “Credi che potremmo sul serio?”
Malfoy brontolò, zittendoli. Era al comando nel mentre che il Signore Oscuro era assente. “Sebbene mi piacerebbe dimostrare personalmente a quel ragazzo che cosa penso di lui, nemmeno penserei di farlo. Sapete che il nostro maestro ha reclamato la priorità su di lui.”
Gli altri apparvero piuttosto delusi, e sbuffarono. “Torniamo dagli altri e aspettiamo che Lui ritorni da Azkaban,” terminò Lucius con la sua aristocratica e autoritaria voce.
Lo seguirono obbedientemente.
“Credi davvero che riuscirà a conquistare l'appoggio dei Dissennatori? Non riesco a credere che Pettigrew si unirà finalmente ai nostri ranghi dopo così tanti anni... se è ancora sano di mente, cioè…” bisbigliò Travers a Mulciber.
Mulciber lo fissò brevemente. “Non lo so, ma ho fede nel nostro Signore. Sono felice che finalmente si mostrerà alla luce; ci riveleremo come suoi seguaci, e attaccheremo direttamente Hogwarts e il Ministero una volta che la nostra armata sarà abbastanza numerosa!”
Gli altri, che in qualche modo avevano sentito la conversazione sadicamente ardente, ridacchiarono allegramente. “Non c'è nulla che quel vecchio pazzo di Dumbledore possa fare ora!... NIENTE e NESSUNO può fermarci ora!”
Risa malvagie echeggiarono nell'oscura Manor non appena raggiunsero i propri compagni.
……

Gli doleva la testa. A parte quello; gli doleva ovunque e si sentiva sconquassato e malfermo. Gemendo, aprì gli occhi e con lentezza si alzò a sedere, studiando quell'ambiente mentre si strofinava la nuca. ‘Eccomi… sono dentro.’
Il suo sguardo cadde su un groviglio di capelli rosso fiamma ed imprecò forte. “C***o! Che cosa fa Ron qui?!”
Brontolò. ‘Non doveva andare così.’ Si sedette in un angolo e fissò il Gryffindor svenuto per qualche minuto, prima di sollevare una mano verso di lui. “Innerva.”
Ron si mosse e gemette.
Harry sollevò un sopracciglio, ma presto si calmò. ‘Hmpf, ha funzionato.’
Ron si tirò su a sedere ma non appena si accorse che non si trovava più ad Hogwarts cominciò a spaventarsi e balzò in piedi. “Che?! Dove sono?! Fatemi uscire!”
Le sbarre della cella rimasero là dov'erano e Ron diede un grido frustrato e allarmato.
“Potresti essere ancora più rumoroso? Chiama qui i Mangiamorte, vuoi?”
Ron rantolò e si guardò attorno, cercando la propria bacchetta che ovviamente non aveva più. Quando vide un arcigno James nell'angolo si rilassò lentamente e si lasciò scivolare sul pavimento; le sue gambe non lo avrebbero sostenuto oltre dopo un tale spavento. “Evans! hanno portato anche te qui-”
“IDIOTA!”
Ron boccheggiò e si ritrasse al gridare furioso di James contro di lui. “Come hai potuto lasciarti catturare così! stupido, irrazionale, tipico comportamento Gryffindor!”
Messo così era un insulto, ma Harry si rese conto delle proprie parole e tornò a sedersi fra le ombre. ‘Mi sento davvero felice di essere metà Gryffindor e metà Slytherin…’
Ron parve offeso, ma lo spavento gli fece trattenere la lingua. “Sembravi proprio Snape… E' stato inquietante. Come fai ad essere così calmo quando siamo tenuti prigionieri dai Mangiamorte senza nessuna idea di dove ci troviamo?” bisbigliò Ron dopo un po'.
James gli indirizzò uno sguardo penetrante, ma era vero, era sembrato precisamente Snape. “Nulla di loro può più realmente sorprendermi. Sono già stato in situazioni peggiori, ad ogni modo,,” rispose il ragazzo, calmo. “E so dove siamo.”
Ron gli lanciò un'occhiata impressionata e curiosa. “Oh? Allora, DOV'E' che siamo?”
“Riddle Manor, a Little Hangleton,” fu l'asciutta risposta.
Gli occhi di Ron s'allargarono oltre il possibile e iniziò a tremare. “Li-Little Hangleton! Siamo nella Città della Morte? Oh, Merlino, siamo morti!”
Harry ignorò le declamazioni di Ron per perdersi nei propri pensieri. ‘sembra che abbia riconosciuto il nome della città, ma non ha reagito al nome della Manor? E' possibile che il vero nome di Voldemort e la sua condizione siano stati tenuti segreti?’
Lo sguardo di Harry roteò per la noia quando Ron iniziò a iperventilare, e sospirò, frustrato. “Ron, perché non dormi un po'? Starò sveglio io,” consigliò James.
L'altro ragazzo scosse la testa negativamente. “No! Che succede se compare un Mangiamorte o qualcuno di peggio?!” Esclamò.
James ringhiò, e sbraitò: “RON! DORMI!”
Ron avvertì un'ondata di magia invisibile colpirlo, le gambe gli cedettero e gli occhi iniziarono ad offuscarsi. ‘No!... proprio come… il padre di Malfoy lui… mi ha Schiantato… Ed Evans non ha la bacchetta.. allora... come ha compiuto l'incantesimo?... Lui è mio... nemico o no?...’
Harry stette a guardare come il proprio scoppio di magia involontaria lentamente costrinse Ron in un torpore incostante; non era stata intenzionale magia senza bacchetta, ma Harry accolse il silenzio che ne seguì. ‘Spero che la mia bacchetta filtri meglio la mia magia e mi porti a controllarla di più.. dovrei proprio fare pratica mentre sono chiuso qui... Supponendo che non verrà nessuno fino a quando Voldemort non tornerà da dovunque egli sia.’
Harry iniziò ad esercitarsi in una manciata di incantesimi semplici come Wingardium Leviosa e Lumos, giusto per capacitarsi del procedimento. Ne avrebbe provati altri progressivamente.
“Lumos.”
Uno scoppio di magia incontrollata era più facile a crearsi di uno di magia controllata, pareva, ma un piccolo nucleo di luce apparve lentamente sulla punta del suo indice. “Che cosa sta facendo Tom? Non mi piace quest'aura negativa che mi arriva da lui…”
Inutile dirlo, Harry si esercitò più duramente che poteva senza attirare l'attenzione di nessuno.
………

La sua abilità di Occlumante era insuperabile, come pure in Legilimanzia, era un fatto risaputo. Ed ora era al proprio culmine, mentre i Mangiamorte rabbrividivano dietro di lui; non aveva alcun reale ricordo felice, senza contare che provava un incalcolabile piacere in un genuino inganno e nell'uccidere senza pietà, di conseguenza non era in grado di produrre un Patronus; ma il suo saldo potere e la sua sola impressionante presenza tenevano i Dissennatori a distanza, ad ascoltare le sue proposte.
Una dozzina di corpi giaceva sul lastricato di Azkaban, le guardie umane dell'infelice prigione che avevano tentato malamente di respingere Voldemort e i suoi seguaci, ma invano.
Alcuni Auror stavano provando a penetrare all'interno di Azkaban, ma c'era un manipolo di Mangiamorte a bloccar loro la strada e che lanciava incantesimi a chiunque osasse avvicinarsi. Gli schieramenti erano alla pari, per poco, e nessuno dei due gruppi sembrava poter avere ragione sull'altro.
Una maledizione mancò di poco Alastor “Malocchio” Moody, mentre l'uomo stava scagliando un suo stesso incantesimo, e l'auror imprecò pesantemente. La sua faccia temprata dalle battaglie mantenne un'espressione sardonica mentre caracollò su Nymphadora Black, solitamente chiamata Tonks. La giovane donna aveva una brutta ferita al braccio, ma sembrava illesa per il resto.
Lo scontro fu soffocante per loro, a causa della vicinanza di Azkaban; non erano abituati a stare così vicini ad un tale numero di succhia-anime; quello era il lavoro degli ora probabilmente morti guardiani della prigione.
“QUESTO E' L'INFERNO!” Malocchio gridò/ringhiò al di sopra del rumore spaccaorecchie. “E IO IN TEORIA GIA' DOVREI ESSERE –INCENDIO!- IN PENSIONE!”
Tonks respinse una maledizione. “-EXPELLIARMUS!- NON INIZIARE A PIAGNUCOLARE! SEI TU CHE HAI CHIESTO DI TORNARE PERCHE' TI ANNOIAVI! E AD OGNI MODO! ABBIAMO BISOGNO DELLA TUA ESPERIENZA –STUPEFICIUM!- ADESSO PIU' CHE MAI!”
Malocchio la spinse fuori dalla traiettoria di un incantesimo irrespingibile, prima di scagliarne un altro al Mangiamorte ghignante… che lo evitò. Tonks gli dedicò un'occhiata grata. “GRAZIE! E' BELLO SAPERE CHE MI GUARDI LE SPALLE!”
Malocchio non replicò e continuò a spedire maledizioni e fatture come palle infuocate. Iniziavano a guadagnare un po' di terreno, quando il suolo su cui poggiavano i piedi iniziò a gelare, e l'aria davanti alle loro bocche a condensarsi.
“M***a!” Tonks e Moody esclamarono. Gli auror si raggrupparono, Kingsley Shacklebolt era uno di loro.
“RITIRATA! RITIRATA! ATTIVATE LA PASSAPORTA!” gridò in fretta Moody e silenziosamente aggiunse “Abbiamo perduto Azkaban…”
Kingsley tirò fuori dalla tasca una piuma, la colpì con la bacchetta, mormorò “Portus, confini di Hogwarts” e tutti loro sparirono dopo aver toccato l'oggetto.
I Mangiamorte iniziarono a festeggiare e ad acclamare il loro vittorioso Signore; i Dissennatori erano ora dalla loro parte, pronti ad essere utilizzati. All'interno, le celle di tutti i prigionieri vennero aperte, e il caos si diffuse nella prigione.
Sulla torre dalla sicurezza più elevata, infine una cella si spalancò. Dementi e selvaggi occhi di rubino si sollevarono sulla figura imponente che bloccava la strada. “Bentornato, mio fedele servitore, Wormtail.”
Lenti risolini vennero fuori dall'ometto accucciato sul pavimento umido, fino a che divennero una folle risata del tutto sfrenata, che risuonò attraverso Azkaban. “HI! HI! HE! HE! HIEH! HIEH! HA! HA! HA! HA! HA! MAESTRO!”
………

Ad Hogwarts, coloro che erano sul lato della luce si riunivano, e l'interno del castello era stato ampliato per accogliere tutti. Gli studenti non potevano tornare a casa a causa degli attacchi dei Mangiamorte, e finché Hogwarts era il posto più sicuro al momento stavano là con i propri genitori.
Ora, ognuno stava venendo ragguagliato sulla situazione, anche gli studenti, a cui la cosa non piaceva neanche un po'.
Proprio ora erano nel bel mezzo di una riunione dell'Ordine nella Sala Grande. Gli studenti sedevano tutti da una parte, i membri dell'Ordine di fronte all'allargato tavolo degli insegnanti, e il resto degli alleati dall'altra parte.
“Ascoltate tutti, detesto essere il latore di cattive notizie,” iniziò gravemente Albus, “ma è necessario che io vi dica che i Dissennatori hanno tutti lasciato Azkaban per seguire il Signore Oscuro, come pure i prigionieri.”
Questa notizia causò un ruggito nell'immensa sala, e l'esternazione delle persone spaventate risuonò in una cacofonia di grida e pianti di puro terrore. Sirius e Remus digrignarono i denti; ciò significava che il traditore era libero ora di vagare su quella terra.
Furono riportati alla realtà da una piangente Molly Weasley; Arthur Weasley era seduto dietro sua moglie e provava a confortarla.
“Mamma…” Charlie spostò lo sguardo sui suoi fratelli e sua sorella. Percy era là, come Fred e George –la cui usuale allegria ora era smorzata- e anche Bill era con loro, confortando Ginny che era seduta al tavolo degli studenti.
“Che cosa mi dici di mio figlio, Albus!?” gridò Molly disperatamente. “Che cosa mi dici di Ron?!”
Sirius e Remus si guardarono preoccupatamente l'un l'altro. “E che cosa di James?...”
Severus Snape chiuse gli occhi e sospirò stancamente. “Non ho risposto alla loro chiamata. Sarà furioso, ma credo che stesse cominciando ad accorgersi comunque del mio doppiogioco. Sono probabilmente rinchiusi nel suo quartier generale, e se provo a mettere piede là, sarò ucciso all'istante. So che dobbiamo riportarli indietro, ma non posso aiutarvi in questo, mi dispiace. Quel luogo è una fortezza. E' una spedizione suicida. Quello che vi entra... non vi esce mai.”
Seguì il silenzio. Solo la voce di Albus, che diceva a Severus che non era colpa sua, si sentì, con l'eccezione di alcuni che piangevano, Molly e Ginny incluse. Malocchio e Tonks rimasero in silenzio e si medicarono le ferite più lievi.
………

Harry si alzò in piedi e Ron indietreggiò, due giorni dopo la loro cattura, quando dei Mangiamorte si avvicinarono finalmente alla loro cella, chiocciando e ghignando malvagiamente. “Allora, come stanno i piccoli mocciosi rinchiusi qui dentro?” Risate corsero nell'aria, gelarono il sangue di Ron e fecero venire ad Harry voglia di vomitare.
“Bellatrix, Avery, delizioso da parte vostra venire finalmente a farci visita,” salutò Harry con un ghignetto malizioso rivolto a loro.
Entrambi i Mangiamorte fecero una smorfia al ragazzo impudente. “Non so come tu paia conoscerci tutti così bene, ma smetterai di comportarti con questo stupido coraggio ora! HA! Dovrai rispondere al nostro Signore, poiché è tornato! Azkaban e i suoi Dissennatori sono nostri ora!” rise forte Bellatrix.
Ron squittì; conosceva le implicazioni del caso. Harry li derise mentalmente. ‘Mossa importante, è stato così anche nel mio mondo… ma questo complica la situazione; Ron non portà difendersi senza la sua bacchetta. Dovrò farlo uscire alla svelta. Solo due Mangiamorte…’ Harry valutò la situazione: non poteva usare la propria magia contro le sbarre della cella per liberarli, allora aveva solo un'opportunità. Mosse alcuni passi e andò dietro Ron, aspettò che la cella fosse aperta a che entrambi, Bellatrix e Avery, entrassero.
‘Ora!’ Harry non gli diede il tempo di reagire.
“OFFENDO!” L'ondata di magia li fece sbattere e li schiacciò dolorosamente sulle sbarre della cella; entrambi persero conoscenza per la botta alla testa.
La bocca di Ron si aprì per shock, stupore e una lieve apprensione, mentre James usciva dalla cella e gli intimava di uscire così da poterci chiudere i due dentro. “Ascolta Ron, puoi sbraitare dopo riguardo al prodigio di magia senza bacchetta, ma ora come ora dobbiamo andarcene di qui, il più presto possibile.”
Ron trovò un qualche coraggio nel proprio corpo per ribattere sarcasticamente; “Oh? E come pensi di scappare? I Mangiamorte sono ovunque, e hanno detto che il Signore Oscuro era tornato!”
James gli ringhiò contro di smettere di essere così chiuso di mente e pessimista. “Non preoccuparti di Voldemort-” Ron gemette ma Harry lo ignorò, “è un MIO problema. Ora salimi in groppa.”
Ron sollevò entrambe le sopracciglia. “Prego?!?”
Ma quando guardò James per rivolgergli un'altra replica ironica, gli si strozzarono le parole in gola. James Evans stava cambiando forma!
“E'… un Animagus!” sussurrò Ron con meraviglia, mentre un Grifone nero prendeva il posto delle sembianze umane di James. Fece un paio di tentativi di salire in groppa alla bestia dal manto nero e vi montò poi rapidamente, sebbene con scomodità, quando il Grifone gracchiò impazientemente.
Ron gridò non appena il Grifone iniziò a galoppare attraverso il labirinto che era il Quartier Generale come se conoscesse la strada d'istinto. Una volta che ebbero raggiunto la sala principale, Ron boccheggiò al vedere almeno una dozzina di Mangiamorte che bloccavano loro la strada e strillò quando quelli si accorsero dell'imponente animale con il rosso in groppa.
Dopo qualche esclamazione stravolta, le maledizioni volarono come uno scroscio di pioggia. Ron si aggrappò alla schiena del Grifone strettamente e provò a non essere d'intralcio mentre “James” evadeva gli attacchi. La bestia rabbiosa li fece cadere tutti a terra con alcuni colpi delle proprie zampe poderose e con gli artigli aguzzi.
Abbattendo la porta, il Grifone spalancò le sue gigantesche ali nere e stava per volare via, quando un incantesimo Reducto colpì la bestia direttamente dove l'ala destra si ricongiungeva alla sua schiena, vicino alla scapola.
Ron urlò allo schiantarsi sul terreno e il Grifone tornò ad essere un ferito James che si teneva la scapola destra, ed ora stava ghignando dolorosamente verso di…
Gli occhi di Ron si spalancarono con orrore puro, e gli sfuggì un singhiozzo.
Il Signore Oscuro, comunque, non gli stava dedicando alcuna attenzione, al contrario invece che al ragazzo dai capelli scuri. “Sembra che tu sia pieno di sorprese, ragazzo. La tua presenza mi infastidisce alquanto; sei un mistero che aspetta solo di essere rivelato, non lo sei forse?” disse Voldemort, sorprendentemente molto calmo, se non mortalmente, invece di apparire irritato come sarebbe stato l'altro Voldemort.
Harry ghignò sadicamente vero il Signore Oscuro, le cui forze stavano cominciando a concentrarsi; Harry poteva avvertire che anche i Dissennatori stavano arrivando. “Hmpf! Se ti piacciono così tanto i misteri, perché non rendere tutto questo un gioco, Tom?”
Ron guardava ora l'uno ora l'altro, e si chiese perché mai il volto del Signore Oscuro si fosse d'improvviso contorto in una smorfia di sorpresa, e poi di rabbia. “RAGAZZO! NON chiamarmi in quel modo! Come sai di questo nome ad ogni modo?!”
Anche i Mangiamorte furono sopresi dal tono di voce del loro Maestro. Il ragazzo di fronte a Voldemort ghignò e rapidamente si trasformò di nuovo. Ron si diede velocemente la spinta e saltò su. Con un potente battito d'ali furono in alto nell'aria, fuori dal tiro degli incantesimi.
Alcuni Mangiamorte corsero a prendere le scope per inseguirli, ma Voldemort mosse un braccio per fermarli.
“Mio Signore?” Lucius Malfoy domandò con brama di vendetta.
Voldemort sogghignò a se stesso, ignorando completamente i suoi seguaci. “Un gioco, huh? Mi piacciono i giochi.. e quando me ne stancherò ti ucciderò io stesso.”
………

Harry decise che avrebbe sorpassato i Dissennatori con la sua velocità di Grifone. Ron non era un Animagus, dunque non era immune al loro potere. In più, dubitava che il caso per cui gli “Animagus sono immuni all'influenza dei Dissennatori” fosse reale in questo mondo; ne era prova Pettigrew che aveva avuto bisogno di Voldemort per essere liberato.
La sua mente di Grifone era stata ancora capace di riconoscere il traditore che stava dietro Tom, comunque. Non aveva degnato Pettigrew di alcuna attenzione ma aveva mentalmente giurato che il ratto l'avrebbe pagata per i propri crimini. Era parso anche molto più provato e insano rispetto al Sirius che aveva passato dodici anni ad Azkaban, e anche rispetto al se stesso che aveva trascorso dodici anni come topo presso la famiglia Weasley, ma era lui.
Mentre volavano di nuovo ad Hogwarts, un'esclamazione di Ron richiamò la sua attenzione e la sua mente si mise in allerta. “Stai sanguinando! Perdi un sacco di sangue!” affermò Ron al vedere la sostanza rossa che scorreva continuamente dalla ferita inferta dal Reducto.
Il Grifone si limitò a far risuonare un rabbioso gracchio e Ron si zittì; probabilmente significava “dimmi qualcosa che non so! Ora chiudi quella bocca ho bisogno di restare concentrato!”
Quando finalmente Hogwarts giunse nel loro campo visivo, dopo faticose ore, nessuno era più felice di Ron. Harry fu davvero grato al che gli scudi che attorniavano il castello non lo respinsero. Il sangue non aveva smesso di scorrere, sebbene in quantità minore, poiché non poteva smettere di sbattere le ali, e ora la vista cominciava ad appannarglisi, una volta esauritasi la carica di adrenalina.
Ci mancò poco che precipitasse a terra, ma riuscì ad atterrare davanti alle porte del castello. Ron camminò con gambe tremanti e boccheggiò vedendo James ritrasformato e caduto, esangue, a terra, la neve che si era sciolta.
“JAMES! No!” Ron stava per toccare la ferita ma James gli spinse debolmente via la mano.
“No… Chiama gli adulti… Sirius… Remus…” Alitò prima di perdere conoscenza.
Ron agì in fretta e per poco non scardinò le pesanti porte nell'aprirle. Tutti i movimenti e gli argomenti in corso di discussione s'arrestarono e il rosso corse immediatamente nella Sala Grande. Il Gryffindor non parve accorgersi della quantità di persone che lo stava guardando o la quantità di bacchette puntate nella sua direzione. Ignorò anche lo strillo di sua madre “IL MIO BAMBINO!” e le esclamazioni di shock e gioia della sua famiglia, per correre verso Dumbledore e il resto degli insegnanti.
“SIGNOR PRESIDE! E’ EVANS! E’ PROPRIO QUI, FUORI HOGWARTS ED E’ GRAVEMENTE FERITO-”
Ron non ebbe neanche il tempo di finire la frase che Dumbledore balzò in piedi; Sirius e Remus erano già fuori dalla porta.
Inutile parlare della cacofonia di voci curiose e spaventate che ricominciò non appena Dumbledore ordinò a chiunque non fosse coinvolto di restare seduto finché non gli fosse stato ordinato il contrario.


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