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Autore: Lien    22/02/2008    14 recensioni
“Sciocchi, l’amore è un sentimento senza alcun valore. L’amore è una debolezza, un virus che trasforma anche l’uomo migliore in uno straccio senza volontà propria. Non vale la pena rovinarsi per amore. Non vale la pena amare.” – 11 Ottobre, 1947
Harry Potter scopre che distruggere l'ultimo Horcrux è molto più complicato di quanto pensasse e si trova così catapultato dall’ultima persona che avrebbe mai immaginato di conoscere. Ma se la linea tra odio e amore è tanto sottile, può chi nella sua vita ha solo odiato, imparare cosa vuol dire amare? Tom/Harry
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Serpeverde, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Crossed Times

Titolo: Crossed Times

Autore: Lien

Capitoli: 22/?

Rating: R (ma conta di arrivare a NC-17)

Pairing: Tom/Harry

Altri Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Luna Lovegood, Draco Malfoy, altri…

Avvertimenti: Slash, Slash e ancora Slash

 

 

 

Capitolo 22.   Nodi al Pettine

 

 

 

Harry aveva afferrato i bordi del tavolo di Serpeverde e li stava stringendo con così tanta forza da farsi diventare le nocche bianche, ma non gli importava. Tutto pur di riuscire a mantenere un briciolo di autocontrollo e cercare di smetterla di arrossire come un idiota.

 

Arrischiò un’altra occhiata al tavolo della colazione, giusto in tempo per vedere la lingua di Tom pulirsi delicatamente il labbro inferiore da un – inesistente, Harry ne era sicuro – residuo di mousse al cioccolato. Il ragazzo strizzò nuovamente gli occhi, tornando ad abbassare la testa sulla sua tazza di cereali.

 

Lo stava facendo apposta, ne era sicuro. Dio santo, esistevano i tovaglioli per pulirsi le dita, non c’era alcun bisogno di leccarle una ad una!

 

E anche a cena, il giorno prima, era stata la stessa storia. Anzi, facciamo da quando era tornato dal campo da Quidditch: per tutto il tempo, ogni volta che aveva guardato il Serpeverde, lo aveva trovato sempre in azioni e gesti dal significato più che ambiguo.

 

Ciò che lo stava facendo impazzire era non riuscire a capire se era Tom ad essere volutamente provocante, o se era forse lui che leggeva anche nei gesti più semplici un significato molto meno pulito.

 

Però se ci pensava, era fin troppo lascivo il modo in cui Tom si era sdraiato sul divano della Sala Comune la sera prima; o quando si era stiracchiato come un gatto prima di andare a dormire, scoprendo svariati centimetri della pelle diafana del suo addome scolpito; o come quella mattina Harry fosse uscito dal bagno nell’esatto istante in cui l’altro si stava togliendo la camicia del pigiama…

 

O il modo in cui adesso si stava allentando il nodo della cravatta adducendo come scusa quella mattina – a Novembre!facesse fin troppo caldo in Sala Grande.

 

In poche parole Harry non aveva più il coraggio di guardarlo negli occhi.

 

Forse anche perché, provocazioni o no, l’unica cosa che aveva in testa negli ultimi giorni era prendere quel ragazzo per il colletto, trascinarlo nella prima classe vuota e divorare quelle labbra sfrontate finché non gli fosse mancato il fiato.

 

Prendi l’iniziativa, gli aveva suggerito Orion, ma come avrebbe fatto se non riusciva nemmeno a guardarlo senza vedere mille situazioni compromettenti in ogni sua mossa?

 

E poi lo preoccupavano un po’ tutte queste allusioni… e se fossero state davvero tutte volute? Poteva voler dire… poteva voler dire che Tom sapeva! Che lo stesse prendendo in giro, perché aveva scoperto della sua… infatuazione? Oddio, che imbarazzo che sarebbe stato…

 

E a proposito di imbarazzo, se non si fosse dato un contegno in fretta, si sarebbe notato qualcosa di molto più evidente del rossore sulle guance.

 

Si voltò deciso a intavolare una qualunque conversazione almeno con Orion, sedutogli di fianco, ma appena lo vide dovette trattenersi dallo svegliarlo con due schiaffi. Infatti non solo il Serpeverde non gli poteva essere di aiuto, ma il motivo era addirittura da ricollegare al suo guardare imbambolato Tom che mangiava un grappolo d’uva nel modo – a detta di Harry – più osceno possibile. Delle due cose non sapeva quale gli desse più fastidio.

 

Decidendo che quello era davvero troppo, Harry si alzò in piedi con uno scatto, biascicò una mezza scusa qualunque e raccolse la sua borsa, uscendo poi di fretta dalla Sala.

 

Orion osservò Harry allontanarsi dalla Sala Grande, e non appena fu scomparso oltre le porte, si rivolse al Prefetto.

 

“Sai Tom, ci sono modi meno osceni per fare quello che stai facendo.

 

Il ragazzo, grappolo d’uva dimenticato nel piatto, si asciugò con aria indifferente le mani sul tovagliolo. “Non so di cosa tu stia parlando Black.”

 

Orion ghignò. “Suvvia, sono fin troppo palesi le tue intenzioni e credimi, non ho nulla in contrario. Magari se scegliessi un metodo che non… come posso dire… disturbi così tante altre persone…”

 

Tom osservò il resto del tavolo intorno a sé con un sopracciglio alzato, notando diversi sguardi rivolti verso di lui, alcuni addirittura accompagnati da occhi appannati e bocche semiaperte. Scrollò le spalle, mostrando chiaramente quanto poco gliene importasse se il resto della sua casa gli stesse sbavando letteralmente dietro. Si alzò con la sua solita eleganza e raccolse la sua borsa, noncurante degli sguardi che lo seguivano mentre si allontanava dal tavolo, con Orion al seguito.

 

Appena furono fuori dalla Sala, Orion fermò il Prefetto per un braccio.

 

“Tom, parlando seriamente, che intenzioni hai? Harry forse è così ingenuo da avere dei dubbi su cosa tu stia cercando di fare, ma di certo non inganni me.”

 

L’altro Serpeverde strattonò il braccio liberandosi dalla presa, fulminando con una delle sue occhiate gelide.

 

“Mi sembrava di averti sentito dire che non avevi nulla in contrario.

 

“Vero, e anzi,” aggiunse Orion guardando l’altro negli occhi “penso che sia la cosa migliore che possa capitare a tutti e due. Questo però non mi impedisce di criticare i tuoi metodi. La mia domanda è semplice: che intenzioni hai?”

 

Tom aprì la bocca per rispondere, ma una breve occhiata alla massa di studenti che si stava riversando fuori dalla Sala Grande lo bloccò. Prese Orion per una manica e lo trascinò nella prima aula vuota che incontrarono. Una volta entrati, il Prefetto lasciò il braccio all’altro e si appoggiò con fare noncurante ad uno dei banchi, mentre Orion rimase in piedi di fianco alla cattedra, con le braccia incrociate.

 

“Allora?”

 

Tom sbuffò. “Non capisco davvero cosa vuoi sentirti dire. Prima dici che le mie azioni sono fin troppo palesi, poi vieni a chiedere spiegaz-

 

“Oh, smettila di girarci intorno!” lo interruppe Orion guadagnandosi un’occhiataccia, “Cosa voglio sentirmi dire? Che Harry non è solo un giocattolo per te, che non lo userai solo per gettarlo via una volta che ti sarai stancato!”

 

La postura di Tom si irrigidì visibilmente a quelle parole: si potevano vedere le mani stringere il bordo del banco con forza, mentre la sua voce uscì come un sibilo tra i denti stretti.

 

Nonostante tutto evitò lo sguardo dell’altro mentre rispondeva “E chi ha mai parlato di gettare via?”

 

Orion sospirò, sciogliendo le braccia dall’intreccio ed avvicinandosi al compagno di Casa.

 

“E allora cosa stai aspettando, Tom?” chiese con un tono molto più dolce, “Che Harry si metta a pregarti? A strisciare ai tuoi piedi? Lo vedi benissimo anche te che non gli sei per niente indifferente…”

 

E mentre osservava quel testardo di un Prefetto continuare a fissare fuori dalla finestra, piano piano notò anche qualcosa cambiare. Seppure non lo stesse guardando in faccia, anche dalla sua posizione Orion poté scorgere una luce che non aveva nulla a che fare con il pallido sole che splendeva all’esterno riflettersi nelle iridi color inchiostro.

 

“Io so esattamente come si fa a portarsi a letto una persona,” sussurrò Tom con voce atona, “ma da lì in poi…”

 

Orion lo vide abbassare la testa e rimase indeciso, in stallo tra il rimanere ad ammirare quell’attimo di ciò che il Prefetto avrebbe sicuramente chiamato ‘debolezza’ e il trovare le parole giuste per aiutare l’amico che si era dimostrato molto meno sicuro di quanto non volesse apparire.

 

“Harry però lo sa.” Disse infine, “Se solo gli parlassi, gli lasciassi capire che-“

 

“Che cosa? Che cosa esattamente, Black? Su quale assurdo sogno romantico ti stai arrampicando?”  sbottò l’altro improvvisamente, interrompendolo, “Stai parlando di amore, forse? Perché se è così ti dimentichi chi hai di fronte!” lo schernì, gli occhi nuovamente duri che lo sfidavano a controbattere.

 

Orion alzò le braccia al cielo in un gesto esasperato, “E allora provami che non è così! Dimmi chiaro e tondo che non te ne frega niente di Harry, che non hai problemi a dimenticarti di lui come se nulla fosse!” gli rispose a tono e, non ricevendo risposta se non la rabbia e il rifiuto negli occhi neri, continuò con voce mesta “Ma non puoi farlo, vero? Non puoi mentire a te stesso fino a questo punto.

 

Orion avrebbe giurato di aver visto per un attimo gli occhi di Tom brillare di una scintilla rossastra, prima che in uno scatto furioso il Prefetto si staccasse dal banco ed avanzasse verso di lui. Per qualche orribile secondo temette che gli si sarebbe scagliato addosso, ma poi il Serpeverde si limitò a voltarsi e marciare fuori dall’aula sbattendosi la porta alle spalle.

 

Rimasto solo nella classe deserta, Orion sospirò, passandosi una mano tra i capelli. Sarebbe dovuto essere arrabbiato con la cocciutaggine di Tom, esasperato dal suo comportamento, ma l’unica cosa che riusciva a sentire era una profonda tristezza.

 

Che cosa c’è nell’idea di essere umani che ti fa tanto schifo, Tom?

 

Scuotendo la testa, uscì anche lui dall’aula per riversarsi nel fiume di studenti che tornavano ai dormitori prima di iniziare le lezioni.

 

Preso com’era dai suoi pensieri, non si accorse della voce che continuava a chiamarlo e quasi andò a sbattere contro la piccola Corvonero che inutilmente stava cercando di attirare la sua attenzione da qualche tempo.

 

“Orion! Ma sei sordo o cosa?” lo apostrofò irritata la ragazza, una volta che gli si fu piazzata proprio davanti.

 

Il Serpeverde alzò la testa sorpreso. “Ah, Meredith. Scusa, ero un po’ soprappensiero. Rispose distrattamente.

 

Meredith alzò gli occhi al cielo. “Non l’avevo notato. Borbottò, prima di affiancarlo e camminare con lui per il corridoio. “Allora? Che cos’era esattamente quel teatrino, a colazione?”

 

“Parli di Tom?” chiese l’altro sapendo già la risposta, “Si diverte a giocare al gatto e al topo, mi sembra ovvio. Rispose con una nota di irritazione.

 

Se la ragazza si accorse del suo tono, non lo diede a vedere. “E Harry?”

 

“Mi stupisco che non sia già finito in infermeria per un collasso nervoso. Se Tom continua di questo passo lo farà impazzire. Rispose Orion sospirando.

 

Meredith si fermò. “Vuoi dire che Harry finalmente…? Pensavo ci sarebbe voluto molto più tempo!” esclamò con un sorriso.

 

Orion non poté non lasciarsi sfuggire un piccolo ghigno. “Beh, lo pensavo anch’io all’inizio, ma cavolo, vivono insieme ventiquattrore su ventiquattro, era impossibile che qualcosa non succedesse!”

 

“E tu come fai a saperlo?” domandò la ragazza quasi saltellando, “Harry ti ha detto qualcosa? Dai, parla!”

 

Il Serpeverde sorrise all’euforia della ragazza. “Ah, ho promesso di non dire nulla! Ma se proprio insisti…” aggiunse, vedendo l’occhiataccia che gli veniva indirizzata, “diciamo solo che Harry ha avuto la sua piccola rivelazione.”

 

“Ah! Lo sapevo!” poi però, vedendo l’espressione di Orion, aggiunse con una nota interrogativa nella voce “Ma qual è il problema dunque? Perché quel muso lungo?”

 

Il ragazzo sospirò di nuovo, una cosa che cominciava a trovarsi a fare un po’ troppo spesso. “È Tom, lui… credo che abbia paura.”

 

Meredith gli rivolse uno sguardo sorpreso. “ Paura?”

 

Ma l’altro ignorò la domanda. “È da quando Harry è arrivato che Tom non fa altro che ossessionarci sopra. Anche solo il fatto di aver voluto condividere le sue stanze… ti giuro che se me l’avesse raccontato qualcuno non ci avrei mai creduto! Allora cosa c’è che non va?” si chiese, praticamente pensando ad alta voce

 

La ragazza gli lanciò uno sguardo confuso. “Non ho ancora capito bene di cosa tu stia parlando, ma se posso dire la mia, anche io che nemmeno li conoscevo potevo vedere gli sguardi che si lanciavano – e che si lanciano tutt’ora.”

 

“È come un’alchimia, una specie di affinità elettiva. E la riescono a sentire tutti quanti intorno a loro!”

 

“Hai presente quanto è protettivo Tom nei confronti di Harry? Possessivo lo definirei. Ridacchio la Corvonero.

 

Orion fischiò. “Eccome, non fa avvicinare nemmeno me! Se mai qualcuno osasse torcere un capello a quel ragazzo, non voglio nemmeno immaginare che fine farebbe!” esclamò ridendo.

 

A quelle parole però la ragazza smise di ridere. “Ehm…si, eh eh, immagino…” balbettò evitando lo sguardo dell’altro.

 

Orion la osservò confuso. “Mere?”

 

“Si? Cosa?” chiese lei con aria falsamente sprovveduta.

 

“Dici che Tom non andrebbe su tutte le furie?” chiese perplesso.

 

“Oh, nonono, anzi, sarebbe sicuramente una belva! Cioè, si, nel senso, si arrabbierebbe sicuro, ma sai una cosa? Tanto nessuno farebbe mai del male a Harry, giusto? Che ne paliamo a fare! Inutile parlare di qualcos-

 

“Meredith, stai blaterando.”

 

“Io blatero? Guarda che stavo solo dimostrando che è un discorso inutile, senza sens-

 

“C’è qualcosa che vorresti dirmi, per caso?”

 

“Adesso perché vai a pensare che ti stia nascondendo qualcosa! Se ti dico che nessuno ha mai fatto del male a Harry, perché non dovresti credermi? Cioè, dico –“

 

“Meredith…”

 

“Oh, ti prego, Harry mi ha detto di non dirlo a nessuno, non farmi dire niente!” supplicò la ragazza torcendosi le mani.

 

Orion però non sembrava aver alcuna intenzione di lasciar correre la faccenda. “Harry? Ti ha fatto promettere di tenere un segreto? Lo sa che non c’è niente che non possa dire anche a me o a Tom…”

 

Poi, ricollegando improvvisamente il discorso di prima, si bloccò in mezzo al corridoio, prendendo per le spalle la Corvonero. “Meredith, qualcuno ha fatto del male a Harry?”

 

La ragazza si stava torturando il labbro inferiore. “Oh, ho promesso che non avrei detto nulla…”

 

“Ma scherzi? E se venisse attaccato di nuovo?” continuò serio Orion, “Qualcuno deve saperlo se Harry viene perseguitato, qualcuno che possa fare qualcosa!”

 

Meredith però rimaneva indecisa, non volendo tradire la fiducia dell’amico. “Prometti di non dirlo a nessuno, specialmente a Tom?”

 

Il ragazzo sembrò voler obbiettare, ma poi si rassegnò e annuì.

 

“Immagino allora che Harry non ti abbia raccontato” rispose infine la Corvonero, “di quando Alden gli ha rotto il naso.”

 

Guardando l’espressione che assunse Orion a quelle parole, Meredith capì immediatamente che non era stata una buona idea: il viso normalmente calmo e solare del ragazzo si era irrigidito, la mascella serrata e le narici dilatate. Le stava anche stringendo le spalle con più forza di quanta non ne fosse necessaria, e la Corvonero si trattenne dallo scrollarsi, sapendo che con tutta probabilità l’altro nemmeno se ne rendeva conto.

 

“Adesso vado e lo ammazzo.” Dichiarò lui a denti stretti, lasciandole le spalle e voltandosi.

 

Meredith però lo afferrò all’ultimo. “No!” esclamò cercando di trattenerlo, “Fermati Orion, non puoi andarlo a cercare, io non ti avrei dovuto dire niente! Non pensi a cosa dirà Harry? O a cosa farà Tom?”

 

A quelle ultime parole il ragazzo si fermò, ma il ghigno quasi sadico che gli aprì il volto non fu per niente rassicurante. “Hai ragione, perfettamente ragione. Rispose lui continuando a sorridere, “Lo vado a dire a Tom così lui va e lo ammazza!” esclamò trionfante tentando nuovamente di camminare via.

 

“No, fermo!” ribatté la ragazza puntando i piedi a terra per riuscire a fermarlo. “Cosa ti avevo detto? Mi hai promesso che non l’avresti detto a nessuno, specialmente a Tom!”

 

“Beh, se le circostanze lo richiedono una promessa può essere infranta!” rispose lui incrociando le braccia ostinato ma, con sollievo di Meredith, fermandosi.

 

“Se lo dici a Tom, Harry saprà che per forza devo avertelo detto io, e si arrabbierà con me, e invece sarebbe tutta colpa tua!”

 

Il ragazzo a quello alzò un sopracciglio. “Scusa, ma se lui ti aveva detto di non dirlo a nessuno, la colpa di aver spifferato tutto è solo tua.

 

Meredith lo guardò con occhi sgranati. “Cosa? Ma sei tu che l’hai voluto sapere! Per il bene di Harry hai detto!”

 

Orion scrollò le spalle. “Infatti era quello che volevo. Ma non ho mai detto che fosse anche  giusto.”

 

“Tu-tu…! Smettila di fare il… fare il…” agitò vagamente le braccia nella sua direzione, “Serpeverde!

 

Il ragazzo la guardò per un attimo indeciso se dover sentirsi offeso o divertito, poi, dopo qualche secondo, sospirò e sciolse le braccia. “Senti, non voglio che Harry si arrabbi con te, ma Tom lo deve sapere. Potrebbe essere la volta buona che apre gli occhi e si accorge di che feccia sia quel Principe!”

 

Ma Meredith sembrò infervorarsi ancora di più a quelle parole. “Ah, ora è chiaro! Non lo stai facendo per proteggere Harry, è solo perché ce l’hai a morte con Alden!”

 

“No, non è…” ma si interruppe, e dopo un altro sospiro riprese “Ascolta, non posso negare che vedere quel verme ricevere ciò che si merita non mi darà un’enorme soddisfazione, ma questo è anche per Harry. Principe è ossessionato da Tom, è pazzo! Pensi che se Harry non dirà nulla a Tom lui lo lascerà stare per gratitudine? Ma per favore! Tom deve saperlo, è l’unico che può fare qualcosa.

 

Meredith si morse il labbro inferiore, soppesando le parole dell’altro. “Ma non possiamo trovare un modo per far sì che sia Harry a dirglielo?”

 

Orion aggrottò le sopracciglia. “Non so Mere… se quel ragazzo ha in testa una cosa, è difficile fargli cambiare idea…” pensieroso, si guardò intorno come sperando che l’ambiente circostante potesse fargli venire qualche idea.

 

Improvvisamente il suo sguardo si bloccò in un punto preciso e un largo ghigno gli si dipinse in volto. “Forse ho trovato.

 

Meredith lo guardò perplessa, poi volse gli occhi nella stessa direzione dell’altro, notando Giselle Malfoy e il gruppo di amiche serpeverde parlottare e ridacchiare a poca distanza.

 

Sgranò gli occhi prima di voltarsi e prendere l’altro per le braccia. “Ma sei impazzito?! Vuoi che l’intera scuola lo venga a sapere?”

 

Ma il ragazzo non smise di sorridere. “Non lo vedi? È perfetto! Harry non sarà mai in grado di capire chi è che ha fatto partire la notizia, per quel che ne sa qualcuno potrebbe essere stato presente. Fidati, entro sera sarà già storia antica, ma chi doveva sentire avrà sentito di sicuro.

 

La Corvonero non era per niente d’accordo, ma anche dopo qualche secondo di indecisione, non riusciva a vedere altra via d’uscita. Annuì.

 

“Fantastico!” rispose quasi euforico Orion, “Allora tu va pure a lezione – se devo fare una cosa fatta bene, servirà un po’ di tempo. Ci vediamo a pranzo allora!” la salutò infine, dirigendosi verso il gruppetto di ragazze.

 

Meredith sospirò guardandolo allontanarsi e, mentre si sistemava meglio la tracolla s’una spalla, non riuscì a trattenersi dal borbottare sotto voce un esasperato “Serpeverdi

 

 

****

 

 

Tom scese le scale del dormitorio sistemando alcuni libri nella sua borsa, prima di doversi dirigere a lezione. Lanciando uno sguardo al resto della Sala Comune, assottigliò gli occhi notando che di nuovo non c’era alcuna traccia di Harry in giro. Ormai aveva cominciato ad abituarsi alle improvvise sparizioni del ragazzo – spesso in Biblioteca – ma negli ultimi giorni aveva avuto la netta impressione che l’altro lo stesse volutamente evitando.

 

E in effetti non poteva dargli tutti i torti.

 

Sospirò sentendo le parole di Orion risuonargli in testa. Black aveva probabilmente ragione, tentare Harry in quel modo non avrebbe portato da nessuna parte: Harry non era un ragazzo da una botta e via, era logico che scappasse invece di correre incontro alla possibilità che i gesti del Prefetto gli stavano tanto palesemente proponendo.

 

Per certi versi Tom ne era quasi sollevato.

 

Sapeva di essere attraente, di avere il fascino giusto, un corpo perfetto. Lo aveva sfruttato innumerevoli volte nelle più svariate occasioni, e aveva quindi la prova che non era certo quello a fermare Harry. No, era probabilmente qualcosa che aveva a che fare con l’alone di mistero che circondava il ragazzo, uno dei tanti segreti che il  novizio Serpeverde non era disposto a rivelare.

 

E anche solo il fatto che Tom fosse disposto a soprassedere a tutti quei segreti era indice di quanto stesse impazzendo.

 

Impazzendo, almeno, gli sembrava la parola adatta.

 

Quella che era iniziata come curiosità verso un giovane sbucato fuori dal nulla, era presto degenerata in qualcosa a cui il Prefetto non voleva dare nemmeno un nome. Ripensando a tutto quello che era successo da quando l’aveva conosciuto, Tom si rendeva conto di come si fosse creato da solo la sua stessa trappola: più aveva indagato, più aveva scoperto nuovi piccoli misteri che lo avevano spronato a scavare più a fondo, ad avvicinasi un po’ di più, come una falena attratta da una fiamma.

 

Si sa, però, che a giocar col fuoco ci si scotta.

 

Lui, adesso, stava bruciando.

 

Quella che era iniziata come una sfida a se stesso e una gara tra chi riusciva a scoprire di più e chi a nascondere più a lungo, confronto a ciò che era diventato ora non era altro che un pallido ricordo.

Era diventato un fottutissimo bisogno.

 

Bisogno di rivedere quelle iridi di un verde senza fondo, bisogno di non perdere di vista la finta chioma castana tra le mille altre teste di studenti, bisogno di sentirne il respiro nel letto accanto al proprio, bisogno di saperlo solo ed esclusivamente suo.

 

E poteva mostrarsi noncurante tutte le volte che Orion circondava con un braccio la vita di Harry per farlo ingelosire, ma la verità era che mentre i pugni serrati venivano appositamente nascosti nelle tasche, una maledizione era sempre già pronta sulla punta della lingua.

 

Si, forse Black aveva ragione, forse si stava comportando in modo infantile, ma quel bisogno si stava facendo sempre più consumante.

 

Bisogno di sfiorare e toccare con le proprie dita, bisogno di baciare e leccare ogni centimetro di pelle, bisogno di riconoscere i sospiri e i gemiti tra il fruscio delle lenzuola, bisogno di vedere quegli occhi appannati di piacere, magari con la stessa identica espressione che gli aveva visto in volto quella volta che era uscito dal bagno…

 

Non era riuscito a rimanere freddo, non era riuscito a non fare nulla, e seppure il suo comportamento era stato infantile, senza almeno quelle piccole soddisfazioni di vedere Harry arrossire, balbettare, girare la testa imbarazzato e frustrato non sarebbe rimasto sano.

 

E d’altronde quello che aveva detto ad Orion era vero: di esperienza se si parlava di sesso ne aveva, e se si fosse voluto portare a letto Harry in un modo o nell’altro ci sarebbe già riuscito.

 

Era il timore che non sarebbe stato abbastanza che lo aveva fatto fermare alle piccole provocazioni, il terrore che una volta provato, non solo non ne sarebbe rimasto saziato, ma anzi ancora più assuefatto di prima.

 

Perché alcune sensazioni che quel ragazzo gli suscitava erano semplicemente troppo perché un assaggio potesse essere abbastanza. La possessività e addirittura – si sentiva disgustato da se stesso anche solo a pensarlo – la protettività con cui non poteva fare a meno di trattare Harry era disarmante.

 

“Ah Tom, finalmente ti ho trovato!” una voce lo distolse improvvisamente dalle sue riflessioni. Alzando lo sguardo, vide Dorea Black, capitano della squadra di Quidditch, nonché cugina di Orion, attraversare la Sala Comune e venirgli incontro facendo svolazzare alcuni fogli che teneva in mano.

 

“Si?” chiese vagamente incuriosito Tom. Non aveva mai avuto stretti rapporti con quella ragazza, visto che il suo unico rilievo sociale era dato dal Quidditch, da lui sempre reputato un’enorme perdita di tempo.

 

“Ho bisogno che mi firmi questi moduli e che li porti da Lumacorno. Rispose lei una volta che si fu avvicinata.

 

Tom aggrottò le sopracciglia. Di qualunque pratica si trattasse, era strano che dovesse occuparsene un Prefetto, solitamente era compito dei Caposcuola dover firmare le autorizzazioni come rappresentanti. Prese in mano i fogli e gli diede una superficiale occhiata, leggendo velocemente.

 

Ah.

 

“Come vedi sono i moduli per autorizzare Harry a farci da allenatore. Mi serve solo la firma di un Caposcuola o Prefetto prima di portarlo dal Capocasa…”

 

Tom l’ascoltò distrattamente, sapendo già quello che gli stava dicendo. Arrivato al terzo foglio però, alzò lo sguardo sollevando un sopracciglio.

 

Questa credo che sia finita qui per sbaglio, visto che un’iscrizione come Cercatore di scorta, ad Harry che non ha nessuna intenzione di diventarlo, non serve proprio a niente.”

 

La ragazza intrecciò nervosamente le dita, sbuffando. “Oh suvvia Riddle, tu non hai visto come vola quel ragazzo, è un portento! Non vuoi anche tu che Serpeverde vinca la Coppa quest’anno?”

 

Tom rimase impassibile. “Non ce nulla che mi importi di meno. Rispose serafico, ma prima che l’altra avesse il tempo di ribattere, aggiunse “E in ogni caso è già tanto che firmi per quest’assurda storia dell’allenatore.

 

Il viso della ragazza cominciò a prendere un colorito arrabbiato. “Visto di chi si trattava ho pensato che fosse meglio farlo vedere a te, ma sappi che sarei potuta anche andare dal Caposcuola o dall’altro Prefetto!” ribatté lei con foga, “Cos’è, ancora per quella storia dei Bolidi? Nessuno è mai morto giocando a Quidditch!”

 

Tom le lanciò uno sguardo gelido. “Primo, senza l’autorizzazione del diretto interessato – Harry in questo caso – puoi andare anche dal Preside e nemmeno lui potrebbe farci nulla. Secondo, l’ultima cosa che ho sentito a proposito di Harry e del Quidditch era proprio che si stava quasi per spaccare l’osso del collo.

 

Ma invece dell’espressione furiosa e frustrata che si sarebbe aspettato sarebbe comparsa sul volto della Black, il Prefetto rimase sorpreso nel vedere l’occhiata di sufficienza che gli fu indirizzata.

 

“Certo che sei proprio un ipocrita Riddle. Gli sputò contro la ragazza, “Finché si tratta di qualcosa di cui non te ne frega niente come il Quidditch fai tanto la mamma protettiva, se invece sono i tuoi stessi cari protetti ad oltrepassare il limite chiudi un occhio come se niente fosse.”

 

“Che cosa hai detto?” sibilò Tom guardandola con un misto di sbigottimento, furia e confusione. La Serpeverde poteva essere anche un anno più grande di lui, ma per prendersi certe libertà doveva avere proprio un bel fegato – o essere immensamente stupida. E poi di che diavolo stava parlando?

 

Lei lo osservò per qualche secondo, poi un ghigno soddisfatto le si dipinse in viso. “Non ci posso credere, non lo sai?” chiese lei tra il divertito e il sorpreso. “ E dire che ormai la scuola intera ne parla… devi essere proprio fuori dal giro.”

 

Il Prefetto serrò la mascella. “Di che stai parlando?”

 

“Non ti è arrivata la notizia dell’ultima bravata di Principe?” disse lei ora sinceramente stupita e, capendo dalla confusione dell’altro che era evidentemente quello il caso, leggermente impaurita di dover essere lei la messaggera di una tale notizia.

 

Vedendo l’espressione del Prefetto però, si affrettò a parlare. “Ehm, non ho capito bene quanto tempo fa, ma sembra che Alden… beh, si sa che non gli è mai andato giù il fatto che tu sembri frequentare molto il nuovo arrivato e da quel che ho sentito ci dev’essere stato un piccolo scontro. Un bel gancio destro a quanto pare, e Evans si è ritrovato il setto nasale in frantumi. Se devo essere sincera non mi stupisce per niente, mi chiedo solo come mai sia saltato fuori solo ades- ehi aspetta! Dove vai? Non mi hai ancora firmato i moduli!”

 

Ma il ragazzo si era già chiuso l’entrata della Sala Comune alle spalle e fu solo perché si fu voltato tanto in fretta che la Serpeverde non fece in tempo a vedere le iridi color carbone accendersi completamente di rosso rubino.

 

 

****

 

 

Ci volle un bel po’ di tempo prima che Harry si accorgesse dello strano comportamento di alcuni dei suoi compagni di classe. Abituato com’era ad essere sempre stato il centro dei pettegolezzi, fu probabilmente solo perché in quell’ultimo mese non erano mai stati rivolti a lui che notò quando i mormorii incominciarono.

 

Per i corridoi, gruppetti di studenti lo guardavano e bisbigliavano tra loro, altri smettevano immediatamente di parlare appena si fosse avvicinato e altri ancora gli lanciavano sguardi comprensivi. Mancavano solo le risatine e si sarebbe quasi sentito a casa.

 

Inizialmente aveva liquidato la cosa come una sua impressione: infondo non aveva fatto nulla di straordinario per meritare tanta attenzione. L’unica cosa che gli veniva in mente era il Quidditch, ma non poteva davvero essere così importante… Più passava il tempo e più occhiate riceveva, però, più cominciava a preoccuparsi: attirare attenzione su di sé era l’ultima cosa di cui aveva bisogno.

 

Inoltre Orion sembrava essere scomparso nel nulla, e così anche Tom. Beh, in realtà per Tom era lui che lo stava evitando come la peste, ma dato che solitamente se lo ritrovava davanti ovunque andasse in ogni caso, anche la sua assenza gli pareva piuttosto insolita. Visto che la cicatrice non aveva smesso di formicolargli un secondo da quando aveva finito il pranzo poi…

 

Ogni suo dubbio, comunque, fu spazzato via nel momento in cui, mentre si avviava alla sua seconda ora del pomeriggio, gli venne incontro un ragazzo che era sicuro di non conoscere affatto.

 

“Ehm, si?” chiese Harry una volta che il ragazzo gli si fu piantato davanti.

 

L’altro si schiarì brevemente la voce ed Harry, nell’osservarlo, notò lo stemma dell’aquila appuntato al petto della divisa.

 

“Sono Philip Dalton, Prefetto di Corvonero e beh…” si passò una mano dietro al collo, a disagio, “volevo chiederti scusa a nome della Casa per quello che è successo.” Disse, a quanto pare dando per scontato che il Serpeverde sapesse di cosa stesse parlando.

 

Harry, naturalmente, era completamente all'oscuro.

 

“Sappiamo che non gli stai troppo simpatico e si, forse non ragiona proprio lucidamente se si tratta di certi argomenti, ma credimi, non è poi una cattiva persona!” continuò il Prefetto, non riconoscendo lo sguardo perplesso del suo interlocutore, “Però prenderti a pugni è stato decisamente esagerato, perfino per Alden.

 

Harry si immobilizzò di colpo.

 

C-cosa hai detto, scusa?”

 

Il Corvonero lo guardò. “Ehm, quale parte?”

 

L’altro non gli diede retta. “Tu come fai a saperlo?” gli chiese, non riuscendo a nascondere il tono agitato della voce.

 

“Oh, io l’ho saputo da Jeremy Hopkin, a cui credo l’abbia detto Livio Cohen, che ha sentito Ester e Sandy Lockfly parlarne perché Hanna Wool aveva…” ma si interruppe vedendo lo sguardo orripilato di Harry aumentare ad ogni nome. “Beh, è stato un giro un po’ largo, ma non mi stupisce visto che ne parla quasi tutta la scuola.

 

Tutta la scuola?” Harry chiese con voce strozzata.

 

Il Corvonero finalmente notò l’agitazione dell’altro. “Ehm, quasi tutta?” offrì.

 

Ma la mente del Serpeverde non lo stava nemmeno più ascoltando, occupata a collegare tutti gli strani avvenimenti della giornata. I bisbigli, il formicolio alla cicatrice, la sparizione di Orion…

 

Tom.

 

Senza fermarsi a dare spiegazioni ed ignorando i richiami, Harry fece immediatamente dietrofront e partì di corsa per il corridoio, facendo lo slalom tra gli studenti che uscivano dalle classi. Non sapeva esattamente cosa aveva intenzione di fare, sapeva solo che aveva bisogno di trovare Tom prima che… prima che potesse succedere qualsiasi cosa.

 

Arrivato davanti alla classe di Storia della Magia – l’ora che dovevano avere in quel momento – si piazzò davanti all’entrata, passando in rassegna tutti i ragazzi già seduti all’interno in attesa del Professore.

 

Di Tom nessuna traccia.

 

Imprecando sottovoce, si fiondò nuovamente nel corridoio, stavolta diretto verso i Sotterranei: l’unica cosa che in quel momento poteva aiutarlo a trovare il Serpeverde era chiusa dentro il suo baule.

 

 

****

 

 

Tom Orvoloson Riddle.

 

Harry continuava a ricontrollare la Mappa ogni pochi secondi mentre correva verso uno dei corridoi del quinto piano, esattamente dove la vecchia pergamena stava indicando essere la posizione del Serpeverde. Ma non era il fatto che dal secondo piano – dove si trovava lui – al quinto ci fosse ancora un bel po’ di strada da fare che lo stava facendo correre. No, era il nome dipinto esattamente davanti a quello del Prefetto.

 

Alden Timothy Principe.

 

Battendo tre volte la bacchetta sopra un arazzo, il ragazzo aprì uno dei tanti passaggi segreti che grazie a quella splendida invenzione dei Malandrini aveva ormai imparato a memoria: lo avrebbe portato dritto al quarto piano e, con un po’ di fortuna, forse sarebbe arrivato prima di…

 

Prima di cosa?

 

Per un attimo Harry si immaginò se stesso entrare come una furia in un aula in disuso solo per trovare Tom e Alden impegnati a prendere un thé e chiacchierare del tempo.

 

Poi, pensando che l’adrenalina gli stesse evidentemente dando alla testa, svuotò la mente da altri pensieri e si concentrò a salire le scale di pietra il più velocemente possibile. Una volta sbucato fuori da dietro un’armatura, si diresse verso la rampa che lo avrebbe portato un piano più in alto.

 

Arrivato al quinto piano, percorse tutto il corridoio col fiatone, ed aveva raggiunto l’angolo quando una voce – per lui inconfondibile – lo bloccò quasi sul posto.

 

Incarceramus!

 

Un attimo solo rimase ancora immobile, prima che le implicazioni di quella parola venissero assorbite dal suo cervello e lo smossero dalla sua posizione, facendogli voltare l’angolo con uno scatto.

 

Davanti a lui Alden era appeso al muro con le braccia aperte ai lati del corpo, funi invisibili ad impedirgli di muoversi, mentre con un’espressione supplicante mormorava parole a raffica.

 

Di fronte al Corvonero invece, Tom Riddle era ritto in piedi, con una mano serrata a pugno di fianco al proprio corpo e l’altra tesa verso il ragazzo al muro, bacchetta ben stretta nella sua presa. Quando Harry lo vide aprire la bocca, decise che non aveva alcuna intenzione di scoprire quale incantesimo avrebbero pronunciato quelle labbra.

 

Expelliarmus!” urlò.

 

Non aspettandoselo, la presa sulla bacchetta di Tom si allentò quasi senza proteste, lasciandogli compiere un ampio arco nell’aria prima di finire nella mano tesa dell’intruso. Ma la sorpresa durò poco.

 

Quando Harry vide il Serpeverde voltarsi per scoprire chi avesse osato interromperlo, una fitta lancinante alla cicatrice lo costrinse a piegarsi in due per terra e portarsi una mano alla fronte.

 

E mentre tentava di contrastare il dolore – un ginocchio a terra e un braccio a sorreggerlo contro il muro – alzò gli occhi sul viso di Tom, incontrando le iridi rosso sangue dell’altro.

 

Per la prima volta da quando era arrivato nel passato, poté sentire chiaramente il sapore della paura affiorargli in bocca.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A.N.: ok, metà di voi a questo punto mi vorrà uccidere e l’altra metà sta solo aspettando di leggere le risposte alle recensioni per farlo. È vero, non ho scuse per questo ritardo. O per lo meno ce le avrei, ma dubito fortemente che vi interessino ^^”.

Posso solo promettervi che il prossimo non ci metterà così tanto.

 

Passando a cose più allegre, ho un paio di novità da comunicare: ho creato un blog su msn space dove potrete vedere (in un angolino in alto a destra) l’avanzamento delle mie fic, cioè a che punto sono con il nuovo capitolo, completo di word count. Così potete controllare che non batta la fiacca :P

L’indirizzo (che è anche nel mio profilo) è http://fleetingwords.spaces.live.com/

È importante soprattutto perché posterò le risposte alle recensioni lì, così da non dover occupare spazio inutile alla fine dei capitoli. (i commenti a quel post saranno però disabilitati, o non capirò più niente se dovrò rispondere metà a chi recensisce sul blog e metà a chi lo fa qua).

 

 

Ci sentiamo al prossimo cap, sperando che arrivi molto più in fretta di quanto non abbia fatto questo.

 

Bye, Lien

  
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