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Autore: Kilian_Softballer_Ro    17/08/2013    2 recensioni
(Sequel di "School,friends...and family")
Shadow è tornato nella città dove frequentava il liceo, e quando a una cena rincontra i suoi vecchi amici di allora, sembra che nulla, figli a parte, sia cambiato...Ma è davvero così?
Quattordici anni prima qualcos'altro era successo, e rivangare il passato potrebbe non essere piacevole. Cosa accadrà? Scopritelo qui!
***GRANDE RITORNO A SORPRESA PER TUTTI. ANCHE PER ME.***
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-          Fate attenzione, voi quattro! – Urlò Sonic.
 
-          Va bene, papà, va bene! – Shin, pochi metri più avanti, non si girò nemmeno a guardarlo.
Il riccio blu scosse la testa. – Quanto credi che faranno attenzione, Dodge?
-          Neanche un briciolo, se li conosco – rispose il ragazzo guardando con un sogghigno i cinque bambini che li precedevano pattinando.
Era andato tutto come previsto. Beverly, Misa, Shinichi e Night, approfittando di supervelocità, telecinesi o ali, avevano continuato ad andare più veloce dei due “vecchi”, ma anche del piccolo Iron, che anche ora stava arrancando dietro di loro.
-          Aspettatemi! – Implorò.
-          Muoviti, Roy, sei lento! – Gli urlò Bev di rimando.
Sonic osservò il piccolo riccio che sembrava sul punto di mettersi a piangere e scambiò uno sguardo eloquente con Dodgeball. I bambini potevano essere crudeli, a volte.
-          Ragazzi, andate più piano! – Esclamò cercando di suonare severo, senza riuscirci. Non era mai stato molto bravo a farsi obbedire, Amy era meglio.
Shinichi e Night si voltarono, e per un momento sembrò che almeno stavolta lo avessero ascoltato, ma così non era: corsero verso i due adulti con aria spensierata, e Iron, incredulo di avere la possibilità di recuperarli, si affrettò  a inseguirli.
-          Papà, possiamo andare al parco? – Chiese il riccio viola, e  l’altro annuì convinto alle sue spalle. Sonic incrociò di nuovo gli occhi di Dodge. Al parco quel gruppetto avrebbe potuto combinare di tutto, ma almeno sarebbero stati tutti più vicini e più gestibili: e magari non avrebbero lasciato indietro il più piccolo, questo era il messaggio. Il ragazzo fece un cenno d’assenso, e il riccio blu tornò a rivolgersi ai bambini.
-          D’accordo, ma non dovete distruggere niente o investire bambini o…o fare qualunque cosa che mi costringa a mettervi in punizione, capito? E andate piano oppure torniamo a casa!
-          Sì! – I due, allegri come prima, ritornarono sui loro passi, costringendosi, a quanto sembrava, ad andare un pelo più lenti. Almeno, abbastanza perché Roy riuscisse a restare qualche passo dietro di loro. Intanto, le bambine avevano attraversato la strada davanti a loro, ma quando i tre maschietti raggiunsero le strisce pedonali, il semaforo passò al rosso e dovettero fermarsi.
-          Molto convincente, Sonic – sogghignò Dodge – se fossi stato al loro posto non ti avrei ascoltato nemmeno con mezzo orecchio.
-          Cosa posso farci? Si stanno divertendo, non mi va di sgridarli. Finirai anche tu per fare così, quando nascerà tuo figlio.
-          Oh, questo è sicuro. Sarà Roxy a fare la severa, non certo io.
Intanto avevano raggiunto le strisce di attraversamento. Il semaforo diventò verde, e Iron fu il primo a farsi avanti per attraversare…
-          Attento! – Urlo Night.
Accadde tutto molto velocemente. Lui e Shin afferrarono Roy per le spalle e lo strattonarono indietro. Nello stesso tempo, una macchina incurante dei semafori  passò loro davanti a una velocità folle, probabilmente molto sopra il limite e in un lampo si allontanò, rivelando Misa e Beverly che dall’altro lato della strada avevano gli occhi spalancati dallo spavento.
-          Idiota del cazzo! – Gli urlò dietro Dodgeball, fuori di sé, precipitandosi a controllare i bambini. I due più grandi avevano tirato talmente forte da cadere a terra, trascinando Roy (che, spaventatissimo, era scoppiato a piangere) con loro. Dodge lo prese fra le braccia, cercando di calmarlo e nello stesso tempo di calmare anche sé stesso.
-          Roy! – Beverly e Misa attraversarono la strada di corsa, senza guardare. Sonic, ancora confuso, non le rimproverò nemmeno. La gattina si avvicinò al fratello, terrorizzata. A quanto sembrava, in tutto quel trambusto aveva creduto che fosse stato investito. Invece la riccetta rosa si affiancò a Night, timidamente.
-          Sei stato bravissimo a salvarlo – gli sussurrò. Lui arrossì.
-          Shin mi ha aiutato – replicò, mentre però gonfiava il petto. Ma diventò ancora più rosso quando Misa lo prese per mano.
-          Però l’hai salvato. E la mamma mi ha detto che chi salva le persone è un eroe.
Sonic non si accorse di quello scambio di battute, troppo occupato a cercare di fare mente locale. Era stato un maledettissimo colpo di fortuna che Shin e Night si fossero accorti dell’automobile in tempo. Già, fortuna. Ma quanta fortuna ci andava perché se ne fossero accorti prima di vederla? No, era impossibile. Dovevano averla notata, anche solo con la coda nell’occhio. Già, doveva essere così.
Ma non riusciva a crederci fino in fondo.
 
-          Manca molto? – Chiese Meike alzandosi il cappuccio della felpa.
-          No, non molto.
Tails osservò il piccolo schermo dell’apparecchio che teneva in mano, coprendolo con il braccio perché la pioggia che cadeva fine non lo bagnasse. Sullo schermo verde si vedevano alcune linee distorte in movimento, che la gatta non capiva.
Non si era aspettata la telefonata dell’amico di quel pomeriggio. Aveva cominciato da poco a piovigginare quando Tails l’aveva chiamata a casa.
-          Sei ancora disponibile per…darmi una mano? – Le aveva chiesto. Poi le aveva spiegato che dato il ritorno del brutto tempo aveva deciso di andare a fare quel sopralluogo di cui aveva parlato qualche tempo prima, perché nessuno si sarebbe avvicinato al fiume con la pioggia. Meike aveva accettato, sentendosi stranamente entusiasta. Perché poi? Cosa poteva esserci di così fantastico nell’andare a controllare uno spiazzo di terreno?
Comunque ormai erano lì. Stavano attraversando il bosco non lontano dal fiume, e la pioggia stava aumentando di intensità. Si rallegrò di essersi messa dei vestiti pesanti, nonostante fosse solo metà settembre.
-          Cosa pensi di trovare là? – Chiese.
-          Non ne ho la minima idea – rispose l’altro. – Aspetta…lo senti anche tu?
-          Che cosa?
Tails si appoggiò un dito sulle labbra, facendole cenno di tacere. Poi si chinò e posò una mano sul terreno. Meike si affrettò ad imitarlo.
In effetti si avvertiva una lievissima vibrazione, appena percettibile, accompagnato da un ronzo sommesso, che non si riusciva a udire a meno di non fare completo silenzio.
-          Cosa cazzo è? – Sussurrò.
-          Non lo so – replicò Tails – ma adesso lo scopriremo.
Continuarono a camminare più lentamente e finalmente sbucarono in una piccola radura, proprio accanto al fiume. Come si erano aspettati, non c’era nessuno tranne loro.
-          Non è possibile… - La volpe si immobilizzò, incredula. – Non  qui….
-          Cosa succede?
-          Questo…questo è esattamente il posto dove io Sonic e gli altri siamo stati catturati, anni fa! Dove Eggman aveva la sua base!
-          Ma che….ne sei sicuro?
-          Sì, è dall’altra parte del fiume. Vedi quel lago? La base del dottore era proprio lì, sepolta nel terreno. Il governo poi decise di riempirla di acqua e detriti perché  non si scatenasse il panico.
-          A me sembra uno strano lago. Molto, molto strano. – La gatta corse avanti e attraversò il fiume, che, essendo basso e stretto, non le causò altro ostacolo che un paio di piedi bagnati.
-          Meike, aspetta! – Tails, preoccupato, la inseguì, raggiungendola accanto al lago. – Che cosa hai visto?
-          Guarda dentro. Ti sembra un lago questo?
Scrutarono attentamente la fossa. Sul fondo, lontano chissà quanto, si vedevano strati di sabbia, ghiaia e terra. Ma….non era possibile. Decine di metri di acqua, per quanto limpida, non potevano essere tanto trasparenti da lasciar vedere tutto.
-          Non è profondo, guarda! E’ come se ci fossero solo pochi centimetri di acqua, sopra a un vetro. E’ quasi…quasi come se fra la sabbia e l’acqua ci fosse il vuoto.
-          Ma non è possibile, il vuoto non è solido. Ci deve essere qualcosa. Magari invisibile, ma c’è. – Abbassò lo sguardo sul suo schermo e sobbalzò.
-          Cosa succede?
-          Le interferenze sono aumentate di botto, come se fosse il lago a causarle. E guarda il terreno… - Si inginocchiò e prese una manciata di terriccio. – E’ cambiato dall’ultima volta che l’ho visto, sembra…più arido.
-          Beh, c’è qualcosa che sta provocando tutto questo. E quel qualcosa è qua sotto, oppure non mi chiamo più Meike Svenjassdatter.
-          Cosa?
-          Lascia perdere. – La gatta si tirò su la manica della felpa. – Beh, vediamo cosa cazzo sta succedendo.
-          Meike no!
Troppo tardi. Meike infilò la mano sotto lo strato di acqua e toccò quello che sembrava vuoto.
Si immobilizzò all’istante, tremando. Tails vide, sbigottito, che la mano appoggiata al nulla vibrava come se fosse stata appoggiata a uno shaker.
Poi, con un urlo, la gatta si staccò e ricadde all’indietro. Cominciò ad arretrare, strisciando sul sedere, un’espressione di terrore sul volto. Raggiunto il limitare del fiume, si voltò e cominciò a correre.
-          Meike! – Tails si precipitò dietro di lei, attraverso l’acqua e fin dentro al bosco, riuscendo a fermarla quando erano già nel folto, tirandola per un braccio. – Cos’era? Cosa c’era là sotto?
-          Repello babbanum – balbettò lei. Sembrava completamente fuori di sé, al limite della pazzia. – Incantesimi respingi babbani, protego totalum, oddio no, oddio no!
-          Meike, Meike, è tutto a posto. – Non aveva la più pallida idea di cosa fare con qualcuno così sconvolto, così fece quello che gli diceva l’istinto: la strinse fra le braccia e continuò a sussurrarle nell’orecchio, cercando di suonare calmo. – E’ tutto a posto, va tutto bene, ci sono io qui.
A poco a poco lei si calmò, smettendo di farneticare e cominciando a piangere silenziosamente.
- Che cos’era? – Chiese fra i singhiozzi.
- Non ne ho idea. Cos’è successo?
Ho toccato quella parte vuota e ho sentito che cominciava a vibrare e…e ho cominciato a sentire qualcosa di…brutto, e strano…che cercava di mandarmi via. Era… - Sembrava che non riuscisse a trovare le parole – brutto. – Concluse.
-          Dobbiamo scoprire di cosa si tratta.
-          Voglio tornare a casa – pigolò Meike in una voce da bambina piccola. Tails la guardò attentamente. Qualunque cosa ci fosse in quel buco, l’aveva traumatizzata abbastanza da togliergli la voglia di trattenerla ancora lì.
-          D’accordo, andiamo. – Disse alla fine. – A casa mia. Da lì poi avvertiremo Sonic e gli altri, loro sapranno cosa fare.
Lei annuì. Vederla così remissiva lo spaventava più di tutto, la conosceva come una ragazza distruttiva e allegra praticamente da sempre, e ora sembrava una bambina bisognosa di protezione.
Le circondò le spalle con un braccio e la portò via più velocemente che poteva.
 
Dodgeball uscì dal bagno dopo la doccia con solo un asciugamano avvolto intorno ai fianchi. Si sentiva completamente sfinito, e non era ancora ora di cena. Che giornata.
Lui e i bambini erano tornati da Silver quando aveva iniziato a piovere; solo che stavolta Beverly non si staccava di più due passi dal suo fratellino, come terrorizzata che potessero investirlo di nuovo. Sonic e i suoi figli se n’erano andati per la loro strada, praticamente senza una parola. Night lo avevano lasciato a casa strada facendo.
Lui dal canto suo aveva riportato Roxy a casa, sempre in silenzio. Aveva la testa piena di pensieri che frullavano e sbattevano come in un flipper, e probabilmente gli si leggeva in faccia, visto che la ragazza non gli aveva fatto domande.
Ora era in camera da letto, intenta a leggere ciò che lui aveva ritrovato nella sua stanza: un’edizione della saga di Eragon che le aveva fatto autografare anni prima, quando erano andati insieme a una comic-con. Alzò appena gli occhi da dietro il libro e lo osservò attentamente.
-Hai l’aria di un uovo sbattuto. Non ho idea di cosa sia successo ma vieni qui, voglio fartela passare.
Il riccio sorrise appena e la raggiunse. Si sdraiò appoggiando la testa sulle sue gambe. – Dio che giornata.
-          Non riesco a capire. Ne vuoi parlare?
-          Non credo.
-          Okay…Anche se sai che la penso diversamente su certe cose…Okay…
Andò a finire come al solito. Non era mai riuscito a resistere quando lei gli parlava con quel tono. Finì che le raccontò tutto, ogni cosa che era successa da quando erano usciti dal cortile di Silver. Era successo solo poche ore prima, ma sembravano passati secoli. Roxy ascoltò tutto in silenzio, ma Dodge sentiva che lo stava ascoltando fino in fondo e che capiva.
-          C’è qualcosa che non mi torna, oltretutto. Un dettaglio che mi sfugge.
-          Prova a concentrarti. – L’echidna gli appoggiò le dita sulle tempie e cominciò a massaggiare. – Concentrati solo su quello.
-          Non so se riesco a concentrarmi con te così…
In quel momento squillò il telefono. – Merda. Uno non può neanche avere un momento di pace, eh? – Dodge si alzò a fatica e andò a rispondere. Poi suonò anche il cellulare di Roxy. I due si guardarono.
-          Ma che cazzo succede? – Chiese lei. Poi allungò la mano verso il comodino dov’era appoggiato e rispose. – Meike? Ma cos…Meike stai calma! Non ho capito, Mé, respira, parla lentamente.
-          Ciao Sonic, ma cosa…-  Il riccio nell’altra stanza aggrottò la fronte. - Ah. Capisco. No, no. Arriviamo subito. – Appoggiò la cornetta e tornò in camera, dove anche Roxy aveva chiuso la comunicazione. – Dobbiamo andare da Sonic. Subito. A quanto pare è successo qualcosa di strano.
-          Anche Meike aveva un problema anche se non ho capito quale. Forse io dovrei andare da lei mentre tu…
-          Temo che il problema sia lo stesso – la interruppe Dodge con tono funereo. – Un grosso, grosso problema.

Roxy: cosa avevo detto io alla fine dell'altro capitolo? Non poteva certo finire bene u.u
Ssssssssh -.- tu e le tue previsioni pessimistiche. 
Roxy: tanto tu sai come va a finire, no?
Ma va? Io sono l'autrice u.u
Roxy: Purtroppo...
Taci -.- bene, ai letori e non a questo essere irritante...spero che il capitolo vi sia piaciuto. A presto!
Ro =)
  
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