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Autore: slytherin ele    18/08/2013    1 recensioni
questa storia è incentrata sulla relazione di Draco ed Harry...ostacolata da un personaggio molto particolare,che nella saga non esiste. Il protagonista è proprio lui, quindi aspettatevi molto sulla sua vita.
Dal capitolo 1: « Salve, io sono Vegida Draco Abraxas Malfoy e volevo chiederle: Da quanto tempo lei abusa di mio padre? ».
Potter indietreggiò per la sorpresa e nei suoi occhi comparve la consapevolezza.
« scherzi? Tu saresti il figlio di Draco….ma lui è…»
«Omosessuale, assolutamente… io posso definirmi un affare, ben pianificato dai miei genitori…».
«Affare? »
Ghignò, tutti ci erano rimasti male, sapendolo.
«Sì, mio nonno voleva un’erede, i parenti di mia madre anche… Eccomi qui! Frutto di un semplice contratto»
« Non sapevo che Draco avesse un figlio… beh, sono tornato poco tempo fa in Inghilterra, due mesi, ma lui non mi ha detto nulla. »
“Frase chiave…”pensò, esultando, interiormente.
«Forse non sei così importante per lui…o forse ha paura, non ti reputa adatto».
Potter sobbalzò, incredulo.
I commenti sono bene accetti... XD Non abbiate paura di dire quello che pensate.
Storia in fase di "ristrutturazione"!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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La prima cosa che fece Vegida, appena entrato nella camera di Joshua, fu saltare addosso al compagno, che si ritrovò buttato sul suo letto, ancor prima di accorgersi della presenza del più giovane. Non protestò, anzi, rispose con ardore ai baci del ragazzo, ripetendogli più volte, tra i sospiri e i gemiti spezzati, quanto gli fosse mancato e quanto non volesse lasciarlo mai più. La reazione dell’altro fu immediata, bacchetta alla mano: sigillò la porta, silenziò la stanza e fece svanire i vestiti.

“ Vegi, mi dispiace molto per quello che ho fatto…” Disse Joshua, mentre l’altro scendeva sempre più in giù sul suo corpo, lasciando una scia di baci su ogni lembo di pelle. “Se ora non ti fidi di me, lo capisco…”

“Non è stata colpa tua.” Rispose il biondo, senza interrompere il suo percorso.

Joshua ribaltò le posizioni, mettendosi cavalcioni su di lui e lo accarezzò piano, in quel momento il corpo del più piccolo ebbe una scossa violenta, un brivido di paura passò nei suoi occhi. A Joshua non sfuggì, gli fermò i polsi sopra la testa con la mano sinistra, mentre con l’altra prese la sua bacchetta dal comodino e fece comparire delle corde con cui gli legò polsi e caviglie allo schienale del letto. Vegida si guardò intorno spaesato.

“Joshi, che fai?” Una nota di timore malcelato nella voce.

Joshua si piegò a baciare la bocca, il collo, poi raggiunse il lobo dell’orecchio sinistro e sussurrò: ” Nel momento in cui, tutte le fibre del tuo corpo desidereranno toccarmi, nel momento in cui, il tuo piacere sarà assoluto, solo allora le corde si spezzeranno… Amore, il tuo corpo ha paura dei miei tocchi…Il tuo inconscio lo fa tremare… Devi fidarti… Vegi, fidati. Non ti farò del male…” Spiegò, mentre formava un percorso immaginario sul corpo del ragazzo, prima solo con le mani, poi anche con le labbra. Vegida gemette, le sue braccia cercavano di liberarsi invano. “ Joshua, ti voglio toccare, ti prego…”

L’altro non rispose, continuando il suo tragitto. Si fermò, arrivato al membro già eretto del compagno, lo toccò soltanto inizialmente, ma poi sentendo i gemiti sempre più alti del rettilofono, lo circondò con le labbra, cominciando una tortura delle più piacevoli. Vegida urlò tra i sospiri spezzati, pregandolo di liberargli almeno le mani. Non era abbastanza. Joshua non lo accontentò, ignorandolo apparentemente. Iniziò a prepararlo piano, in modo che fosse pronto alla sua intrusione, con le dita, utilizzando anche la magia per rendere il tutto più veloce, poi iniziò a penetrarlo. Il più piccolo lanciò un urlo, molto simile a un ringhio, poi incominciò a singhiozzare per il piacere e per la frustrazione, mentre Joshua spingeva dentro di lui, lentamente e dolcemente. Con la voce spezzata, Vegida disse: “J-joshi… Am-more m-io… Pe-r fav-or-e…”

Joshua si fermò di colpo, alzò lo sguardo, inchiodando quello lucido di Vegida, ormai quasi trasparente.

“Che cosa hai detto?” Chiese, incredulo, titubante. Vegida non capì subito.

“Joshua… Ti prego…”

“Vegi…Ripetilo!” Disse l’altro, accarezzandogli il volto con una mano e fermando le spinte del più giovane per completare la penetrazione con l’altra.

“A-more?” Chiese Vegida e quando vide lo sguardo dell’altro illuminarsi, comprese. “ Amore, amore, amore, amore… Sì, Joshi… Sei il mio unico amore!” Joshua si tuffò sulla sua bocca, baciandolo con foga e rientrò in un unico colpo. Spinse più volte, mentre l’altro gemeva costantemente.

Vegida sentì le corde, che gli tenevano le mani allentarsi per poi spezzarsi del tutto. Finalmente libero, o almeno in parte, cinse il suo collo, toccandogli i capelli e graffiandogli la schiena. Un sibilo roco uscì dalla sua bocca, quando fu vicinissimo al culmine. Le corde legate alle caviglie si ruppero. Non dovette neanche pensarci, fu naturale circondare le anche dell’altro con le sue gambe. Bastarono altre due spinte ad entrambi per arrivare all’apice. Le gambe di Vegida caddero ai lati del compagno. Sospirò forte, sentendosi esausto, svuotato, ma appagato completamente. Joshua gli baciò una guancia, un gesto, forse un po’ troppo dolce e fuori dal contesto generale, giacché fino ad un attimo prima era legato. Sorrise, comunque, felice per quell’attenzione in più. Joshua uscì piano dal suo corpo, attento a non fargli male e si stese alla sua destra, allargando le braccia. Vegida si rifugiò tra di esse, lasciando che lo abbracciasse ed un attimo prima di addormentarsi disse: “ Ti amo, Joshua…”

Il bruno sorrise, prese la bacchetta e con un veloce Gratta e Netta li ripulì alla bene e meglio, poi richiamò un lenzuolo per coprirli. Infine, poggiò la bacchetta sul comò e strinse a sé il biondino, abbondonandosi tra le braccia di Morfeo, Nella sua mente le nuvole create dalla preoccupazione, si diradarono e un bell’arcobaleno prese il loro posto.

                                                                                                                                 

James, finalmente, arrivò alla villa dei Malfoy: era stato un viaggio estenuante e non vedeva l’ora di sdraiarsi su un letto e dormire. Toccò il cancello, che circondava il Manor, ma esso non si aprì. Sbuffò, chiedendosi perché suo padre non fosse lì ad aspettarlo, per lo meno, avrebbe potuto togliere gli incantesimi di protezione. Sfilò dalla tasca sinistra il cellulare e chiamò il genitore

 

All’interno della dimora, un telefonino, abbandonato su un tavolo nel salone principale iniziò a squillare. Harry e Draco, troppo occupati dalle loro attività e avendo silenziato la stanza, non sentirono nulla.

Felipe, nella sua camera, stava cantando, quando un rumore in sottofondo lo distrasse . Si tolse le cuffie, mise in pausa il brano e seguì la suoneria, fino alla grande sala, tutta sul colore del grigio con quattro statue greche agli angoli, raffiguranti le quattro stagioni ed una centrale, che rappresentava due divinità: Diana con arco e frecce e Apollo con la cetra. Felipe si guardò intorno, rimaneva sempre meravigliato alla vista di quella stanza, la scultura e la mitologia greca lo affascinavano fin da piccolo. Trovò la fonte del rumore sul tavolo, vicino alla statua della primavera. Lo prese, sul display compariva a lettere cubitali la scritta “JAMIE”, si ritrovò un attimo a pensare se rispondere o no, poteva anche solo aspettare che smettesse.  Lo posò di nuovo, ma l’apparecchio non accennava a sospendere quella canzone. Alzò gli occhi al cielo, poi prese quel marchingegno infernale ed inoltrò la chiamata.

“Era ora, papà!” La voce di James proruppe furiosa.

“Scusami… Non sono tuo padre… Tu chi sei?” Chiese Felipe, un po’ scettico, vista la prima reazione dell’interlocutore.

“Hum.. James Potter… Tu?” Chiese l’altro, anche lui diffidente.

“ Ah… Sei il figlio del Gran Salvatore…” Disse ironico, con un ghigno sulle labbra. “ Noi non ci conosciamo, ma io so molto su di te!”

“Eh?! Sei uno stalker?!” Chiese James, preoccupato.

“ Felipe Coutez, forse se ti dico che sono il fratello minore di Vegida M…”

“Malfoy?! Ma tu non vivi in un altro paese… Come fai ad aver il cellulare di mio padre?”

“Sono al Manor, starò qui per due settimane!”

“Perfetto, sono qua fuori! Mi apri?”

“Non so…” Disse, incerto, avrebbe potuto girare la situazione a suo vantaggio.

“Ehi! Io ci devo abitare lì dentro, da adesso in poi! Fammi entrare! “Esclamò, frustrato, ma anche divertito dalla situazione.

“Ho una condizione…”Disse il più piccolo.

“Che cosa vuole che tu mi faccia fare quella serpe di tuo fratello?!” Domandò James, sospettoso ed irrequieto.

“Uh… No…No! Mio fratello? Te la vedrai poi direttamente con lui…” Era rimasto un po’ stupito dall’affermazione dell’altro, ma si era ripreso in fretta.

“Ah… Quindi?” Chiese James, perplesso, grattandosi la nuca.

“Mi porti a visitare Londra…” disse con voce fievole il ragazzino, tanto che sembrò essere più una timida richiesta, piuttosto che un’inviolabile condizione. “ Qui, nessuno mi ascolta… Zio Draco e tuo padre sono spariti… Mio fratello so dov’è e so anche che è meglio non disturbarlo al momento… Sono solo, tanto solo…”

Un risolino lo raggiunse dall’altra parte del cellulare, James tentava di non ridergli in faccia. “ Poverino! Che stronzi! Certo che ti porterò a vedere Londra, la visiteremo da cima a fondo! Potevi semplicemente chiederlo, invece di ricattarmi! Ora, apri quel dannato cancello.”

“ Sì!” Esclamò entusiasta Felipe, interrompendo la chiamata.

Quando James lo vide uscire dal portone della villa e correre verso di lui, due aggettivi gli vennero in mente: bello, non la bellezza standard, qualcosa di lui calamitava l’attenzione e diverso, perché sembrava non avere nulla in comune con il fratello, questo era senza alcun dubbio un punto a favore per James.

“ Mi porterai davvero?” Chiese un’ultima volta il ragazzino, gli occhi speranzosi in una risposta positiva.

“Certo…” Rispose, mentre in automatico una delle sue mani andava ad accarezzare i capelli. Felipe sorrise, chiudendo gli occhi.

Quanto vorrei che fosse il mio… Il mio fratellino, certo! Pensò James, incerto della sua stessa riflessione.

Però, è simpatico! Ok, Vegi mi ammazza, se scopre che ho pensato una cosa del genere… Disse tra sé e sé Felipe, mentre si dirigevano in casa.

 

 

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Mon Espace:

Che dire… A parte… che non aggiornerò mai in un tempo decente… ma questo l’avete capito! XD

Il capitolo…beh… non ha bisogno di grandi spiegazioni… è lì e si racconta da solo!

Recensite, su!

Alla prossima

slytherin ele

   
 
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