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Autore: alpha_omega    18/08/2013    3 recensioni
In quel momento Ludwig si rese conto di tre cose:
la prima era che quel ragazzo non era umano
la seconda era il fatto che gli aveva appena salvato la vita
mentre la terza, ma non meno importante
non riusciva a smettere di guardarlo.
Possono due mondi diversi come i loro imparare ad amare?
entrambi avevano paura di scoprirlo.
Genere: Erotico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Ok, sta tranquillo; ho quasi finito- Ludwig tagliò l'ultimo pezzo di garza sterile e ripose il rotolo nella valigetta -Ecco fatto! Dovrebbe guarire entro un paio di mesi, anche se resterà la cicatrice per un bel pò.
Il ragazzo guardò prima la fasciatura e poi lui -Ti ringrazio, ma non so il tuo nome-.
Lui gli porse la mano -Mi chiamo Ludwig, mentre tu sei Feliciano, giusto?
Il tritone annuì -Te l'ha detto Eliza?-
-Si; riesci a camminare?-
Quello fece uno sguardo interrogativo; non sapeva cosa significasse.
Ludwig si alzò dalla sedia e cominciò a camminare avanti e indietro per la sala -è così, vedi?-
-Ma io non posso farlo, ho la coda.
-No, non più.
Feliciano si guardò le gambe e parve cadere da un sogno. -Però non so come usarle.
-Ti aiuto io- non poteva mica rimanere sul divano per sempre.
Gli prese le mani e lo aiutò a passare dalla posizione sdraiata a quella seduta. Poi lo sollevò dal divano mettendolo in piedi; il ragazzo perse l'equilibrio quasi subito e si aggrappò convulsamente a lui per non cadere. Poteva sentire il suo cuore premuto contro il suo petto battere a ritmo accellerato per la paura.
-Non è difficile; devi solo trovare l'equilibrio- Ludwig cercò di sorridere -segui me.
Camminò avanti e indietro per una mezz'ora con Feliciano che seguiva le sue mosse; alla fine era riuscito a rimanere in piedi e a muovere qualche passo da solo, anche se cadde dopo nemmeno una decina di secondi. Lo aiutò a rialsarzi e a ricominciare da capo: a ogni tentativo riusciva a stare in piedi un pò più a lungo di quello prima. Sembravano due ballerini nell'atto di danzare il più goffo valzer del mondo. Non si accorsero di quando Eliza e Gilbert tornarono al pianterreno: erano troppo concentrati sulla loro opera. Ludwig si rese conto che più il tempo passava più si affezionava a quel ragazzo. Erano passate solo poche ore dal loro incontro e si sentiva già così attratto da lui: era un piacere sentire il suo corpo a contatto con il proprio, gli dava un senso di completezza e tranquillità. Si vergognò di se stesso; non poteva abbassare la guardia in quel modo. Eppure ogni volta che lo guardava sentiva come una sorta di piacevole tepore interno a cui non sapeva dare una spiegazione. 
Furono interrotti da un rumore di applausi: Eliza sorrideva -Feli, sei bravissimo! Io ci ho messo due giorni a imparare a camminare. Accanto  lei Gilbert rise -Di certo non grazie all'insegnante, fattelo dire Ludwig, sembri una scimmia ubriaca quando cammini-.
-Veee; ma mi ha insegnato tutto lui- Feliciano lo indicò sorridendo.
Non aveva mai visto un sorriso così bello.
 
 
 
Ivan fu sbalzato via; non riusciva più a distinguere il sopra dal sotto. Intorno a lui era tutto impazzito, i corpi degli altri membri del clan venivano sbattuti contro le pareti dalla corrente che veniva formatasi, la roccia si frantumò sopra e sotto di lui e il suo corpo fu sbalzato in aria. 
Dopo un tempo che gli era sembrato un'eternità emerse in superficie e inspirò aria e acqua e tossì sputacchiando. Qualcuno lo afferrò da dietro e lo immobilizzò con una rete -Ehi capo, qui c'è ne è uno vivo-.
Provò a girarsi e a mordere, ma ricevette un pugno sullo stomaco. Il tizio che l'aveva colpito stava per menare un'altro colpo, ma un secondo umano lo interruppe bloccandogli il braccio.-Che cosa ci hanno detto? Non possiamo fargli del male-.
Quello annuì -Lo so, ma voleva mordermi-
-Tu vai, a lui ci penso io-
L'uomo se ne andò, per occuparsi di altre sirene ancora in vita. La maggior parte giaceva riversa senza vita sulle rocce, e il resto era troppo spaventato per reagire. Venne sollevato e buttato alla meno peggio su un camion scoperto insieme ad un altra quindicina di tritoni. Tra di essi riconobbe Mattew e Alfred, che gli rivolsero un lieve cenno del capo in segno di saluto. troppo sconvolti per parlare. Alla fine era successo.
Li avevano trovati.
 
 
Antonio vide i corpi di quelle creature affiorare dall'acqua uno a uno: molti erano inermi e senza vita, alcuni erano ancora vivi, anche se avevano il corpo paralizzato per lo shoc, una pochissima percentuale era ancora in grado di dimenarsi. Dovette trattenersi dal vomitare e corse a catturare quelli ancora vivi: poteva almeno cercare di tenerli in vita.
Uno dei suoi colleghi ne stava colpendo uno che cercava inutilmente di difendersi, mostrando i denti e cercando di morderlo. Lo fermò appena in tempo e lo allontanò con una scusa. Poi si fece aiutare per trasportare il tritone, ormai allo stremo, su un camioncino dove veniva gettata acqua in continuazione. La creatura sembrò tranquillizzarsi quando vide un paio dei suoi simili e se ne stette buono con lo sguardo perso nel cielo senza nemmeno una nuvola. Sembrava quasi rassegnato a morire.
 
 
Kiku tremava dalla testa ai piedi, tutti i ricercatori se ne erano andati. A sorvergliarlo era rimasto solamente Yao che cercava inutilmente di rassicurarlo parlandogli attraverso il vetro. -Andrà tutto bene, aru. Ti libereranno presto, non possono tenere segreta una notizia del genere, un paio di mesi e gli ambientalisti di tutto il mondo si schiereranno dalla vostra parte, aru!-.
Ne era assolutamente convinto e continuava a ripeterglielo con sicurezza. Gli aveva anche detto che ne avevano presi altri anche se non sapeva in quali condizioni erano. Non sarebbe stato più solo. Doveva stare tranquillo. Il cinese sorrideva, ma sembrava che quelle parole di conforto fossero dirette più a se stesso che a lui.
 
 
Wang Yao aveva paura.
Non sapeva cosa volesse fare il loro capo, ma non credeva fosse qualcosa di così drastico.
Aveva appena salutato il piccolo tritone per poter accogliere la squadra di ritorno quando aveva visto le botti di esplosivo vuote.
-Li avete fatti saltare in aria- mormorò. poi si rivolse con rabbia ad Esteban.
-Come hai potuto fare una cosa del genere! come hai potuto anche solo pensare di fare una cosa del genere!
Poi si rivolse agli altri -E voi come diavolo avete potuto obbedirgli, spiegatemelo.
Molti non riuscirono a guardarlo in faccia. Esteban si rigirò il suo solito sigaro puzzolente tra le dita -Era necessario, Wang, fattene una ragione. Erano loro la causa delle morti. Ne abbiamo catturati alcuni e spaventati molti. Non credo che quelli che ci sono sfuggiti torneranno ad uccidere tanto presto- sorrise- E se lo faranno abbiamo sempre le nostre bombe acquatiche. Non possiamo permettere che facciano del male alla nostra specie-.
-Ma non era necessario ucciderli.
-Era l'unico modo per farli uscire allo scoperto. Ne abbiamo catturati abbastanza per poterli studiare in tutta tranquillità.
Mentre parlava la sua espressione rimase impassibile e tranquilla: s'infilò il sigaro tra le labbra ed inspirò lentamente per poi soffiargli tutto il fumo in faccia. -O forse vorresti dire che preferisci questi mostri alla tua stessa specie, Wang?.
 
 
-Brutti bastardi, andate all'inferno!
Queste furono le parole più gentili uscite dalla bocca di Lovino rivolte agli scenziati che lo tenevano fermo. Li avevano suddivisi in gruppi, per poterli catalogare e studiare meglio. Ogni sua mossa era accuratamente seguita e registrata  da un gruppetto di medici. 
Non si era fatto particolarmente male, quindi lo portarono quasi subito dentro una gigantesca vasca a muro che dava su uno studio; la vasca era divisa in tante piccole cellette separate l'una dall'altra da dei muri di plastica trasparente. Accanto alla sua c'era Kiku, lo sguardo perso nel vuoto.
Battè un pugno sulla parete per attirare la sua attenzione. -Mio fratello è vivo?-
L'altro scosse la testa -Non lo so, non è venuto con me: che vi è successo?
-Ci hanno buttato delle bombe addosso, molti sono morti, ma altri sono riusciti a scappare. ma non credo che ci verranno a salvare molto presto.
L'orientale sospirò -Non so se ti farà piacere, ma uno degli umani è molto gentile con me, forse posso chiedergli di aiutarci.
Lovino ci pensò su; era già qualcosa. 
Si accorse solo in quel momento che uno degli scienziati si era avvicinato alla sua cella e annotava qualcosa sul taccuino: probabilmente era quello cui era stato assegnato; aveva un'allegra aria latina e gli sorrideva quasi amabilmente. -Mi hanno detto che sei l'unico che parlava. Appoggiò la mano alla parete, come se gliela porgesse -Io mi chiamo Antonio Fernandez Carredo, e tu chi sei?
Non seppe perchè, forse era quella sua aria così allegra, o forse era semplicemente rincoglionito. Fatto stà che premette la mano contro la sua, poteva quasi sentire il calore che emanava.
-Lovino- sussurrò.
 
 
ANGOLO AUTRICE
spero che vi sia piaciuta, mi scuso se il contenuto era un po violento.
a presto
alpha_ omega
 
PS ringrazio Aka_Sama per aver letto e commentato la bozza iniziale prima che la pubblicassi: ho già accennato a una sorpresa nelle risposte alle recenzioni. Ci vorrà più tempo del previsto, ma vi assicuro che ne varrà la pena =) 
  
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