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Autore: Melagranamel    18/08/2013    1 recensioni
Questa famiglia è perfetta,un sogno.
Bene,forse è ora di svegliarsi!
C'è Arianna che predica bene e razzola male ma non riesce a farsene una colpa, vuole tutto sotto controllo e non affronta i suoi problemi anzi scappa, suo marito Joshua che cerca posto nel mondo, perchè si sente da sempre troppo inadatto, fra l'amore cieco per Arianna e l'ombra perfetta di un padre che ancora lo schiaccia.
C'è Jim che è troppo protettivo con i fratelli ma non abbastanza con le ragazze che prontamente lo scaricano, Eri che non vuole essere considerata senza cuore ma non vuole chiedere aiuto a nessuno, Nem che è troppo strana per le persone normali e quindi preferisce crearsi una reltà tutta sua.
Moreno pensa troppo e su qualsiasi argomento ma non arriva mai ad una conclusione, si crogiola nell'autocommiserazione e nel sapore amaro di complessi mai risolti e infine Al che trova il coraggio per fare delle cose e lo perde per tante, tante altre.
La loro vita quotidiana, condita con amici e parenti, che contribuiranno agli inevitabili cambiamenti che ci sono imposti dallo scorrere del tempo.
La mia prima e pazza storia!!
Buona fortuna a chi si avventurerà nella sua lettura!
Spero che leggerla vi piaccia tanto quanto a me piace scriverla!! :)
...dal prologo :
Sicuramente ogni mamma e ogni papà ama i suoi figli ma c’è un punto della vita di un figlio in cui questo comincia ad essere infastidito dai genitori, dalle loro regole,dalle raccomandazioni e finisce irrimediabilmente per volerli chilometri e chilometri lontano da sé.
...dal 9° capitolo:
Se io inciampo in un sasso, o anche solo nei miei piedi perché come ho già detto sono imbranato come una foca, dopo aver fatto un ruzzolone di tre metri, essere incappato in una pozzanghera, in una cacca di cane, un deposito di fango, un lago di pece e delle piume di piccione con piccione annesso, cercherei di tirarmi in piedi goffamente, arrossendo terribilmente come lo sfigato che sono e tenterei di scappare via, ma in realtà inciamperei di nuovo, dando così vita ad una catena di imbarazzantissime cadute da circo.
Tutto questo sotto gli occhi di tutta la scuola, il sindaco, il presidente della repubblica, il papa, la regina d’Inghilterra e il capo di una tribù aliena, venuto in visita sulla Terra, che però appena vede la mia patetica scena dichiara immantinente guerra al nostro pianeta, ritenendolo pieno di incapaci imbranati.
Melmel :)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Times have changed

 
 
 
15. Di pigiami, teneri cuccioli e piani suicidi
 
 
 
 
 
Nella penombra della stanza illuminata fiocamente solo dalla lampada da comodino Angelica si sofferma a fissare le rose disegnate sulle pareti, che si intonano magnificamente con il colore di quest’ultime, mentre il rampicante completo di foglie e spine spicca gloriosamente su tutto quel rosso.
 
Con un brivido pensa che mai riuscirebbe a dormire in un posto con i muri di quel colore, che fanno somigliare il tutto ad una camera delle torture o ad un set cinematografico per un film vietato ai minori.
O forse è solo che è notte ed è stanca e le ombre proiettate sul muro le sembrano quanto mai grottesche ed inquietanti.
 
Ma c’è Frank, in piedi, accanto a lei, che la guarda con quegl’occhi da lupo mangia uomini, che le sorride con quella bocca degna di una Sibilla, un oracolo ingannatore, le quali risposte sono tutte un enigma da risolvere, riportandola alla realtà.
Una realtà dove entrambi muoiono dalla voglia che hanno dell’altro e lì, in quella stanza rossa passione, gli obblighi e la morale, i diritti e i doveri paiono così flebili ed insignificanti da poter venir spazzati via con un solo, piccolo, secco movimento di polso.
 
-Che si fa ora?-
 
E le parole del ragazzo paiono uscire lente dalla sua bocca, come fumo di sigaretta, che si sfilaccia e poi scompare sul soffitto della stanza.
Un’eternità pare essere già scorsa quando Angelica si decide aprire la bocca e rispondere.
 
-Andiamo a dormire, Frankie.- sussurra alzando le spalle.
 
Lui la guarda e sorride ancora, gioca con una ciocca di capelli, ne sposta un’altra dal suo viso e ne arriccia una terza sull’indice destro.
-Vieni a darmi il bacio della buona notte, Angelica, ti prego.- e sembra quasi un ordine quello uscito dalle sue labbra, improvvisamente così vicine al suo orecchio, e non una supplica come avrebbe dovuto essere.
 
Mentre esce dalla stanza del nipote, preceduta e scortata da Frank, Angelica si chiede che tipo di magie usi il ragazzo castano davanti a lei per sedurre e circuire a quel modo le sue vittime.
Perché si sente una vittima, stregata da parole sconosciute ai comuni mortali ma che gli eletti come lui, metà angeli e metà demoni, conoscono fin troppo bene.
 
 
 
 
 
 
 
La differenza di temperatura fra il primo piano e il piano terra è notevole, si accorge di pensare Angelica mentre scende le scale.
Frank non sembra esserne turbato mentre prende il lato di corridoio che porta alla stanza dei giochi.
 
Una camera abbastanza spaziosa che con gli anni si era riempita di giochi e passatempi vari, tanti quanti cinque bambini e poi adolescenti diversissimi fra loro possono accumulare in poco meno di vent’anni.
Frank crede di aver passato metà della sua adolescenza in quella stanza, che ogni anno gli sembrava più piccola.
 
Quante volte si era scoperto invidioso di tanta possibilità che né lui né il fratello si erano mai potuti permettere di avere.
Solo poco tempo prima si era dimostrato quasi grato ai genitori per i doppi o tripli turni che i due infermieri compivano in ospedale solo per riuscire a non far mancare nulla di essenziale ai due ragazzi.
 
Appena aperta la porta, scarabocchiata e puntellata, colorata e scritta da parecchie mani diverse ma sulla quale comunque spicca frequente la lettera J, dettata dal profondo narcisismo e dalla megalomania di un giovane e rampante primogenito nell’esuberante e arrogante parte della sua vita che era stata la pre-adolescenza, Frank lascia cavallerescamente entrare per prima Angelica per poi seguirla e chiudersi l’uscio alle spalle.
 
Butta distrattamente l’occhio alla sua sinistra, dove campeggia la tastiera grigia e accanto ad essa due custodie nere di chitarre.
Con una punta di fastidio pensa alla sua negazione per tale attività di stampo manuale, per la quale invece tutti e cinque i giovani Romano sono naturalmente portati, spinti da Arianna che come lui non è mai stata in grado di premere un tasto o pizzicare una corda e anche da Joshua che invece fin da piccolo aveva preso lezioni private di entrambi gli strumenti con un inaspettato ma piacevole successo.
 
Alla sua sinistra due grandi armadi e varie mensole piene di peluche e bambole di vario genere.
La collezione di Arianna delle Barbie di Capodanno, ancora nelle scatole originali, iniziata da sua madre ancora bambina.
Più di cinquanta bambole vengono gelosamente conservate dalla donna e Angelica l’aveva sempre un po’derisa per aver continuato quell’assurda tradizione che era stata di Roberta.
 
Davanti a loro vi è il divano a fantasie puerili, l’ultimo arrivato fra tutti gli oggetti della stanza e sopra di esso la finestra con le persiane chiuse a metà, dalle quali filtra la luce pallida della luna e dei radi lampioni stradali che particolareggiano via D’Annunzio.
Con un unico, fluido movimento Frank apre il divano, ora diventato un comodo letto a due piazze.
 
Come tutti quei divano-letti di ultima generazione coperte e cuscini sono già apposto.
I progressi della tecnica…
Angelica nota appena lo zaino blu, quello che probabilmente usa per andare a scuola,  dal quale il ragazzo tira fuori gli abiti per il giorno dopo per poi posarli sulla scrivania accanto agli strumenti musicali.
 
Non appena Frank con uno svelto piegamento di braccia si sfila la maglietta che, come da copione di un banale filmetto romantico, cade a terra, Angelica si risveglia dalle elucubrazioni e fissa curiosa la faccia parzialmente illuminata del ragazzo a torso nudo.
-Che stai facendo?- sibila cercando di non posare lo sguardo sul torace robusto e le spalle larghe, la pelle ancora abbastanza abbronzata dall’estate appena trascorsa.
-Devi darmi il bacio della buona notte, no?-
 
Angelica annuisce invitandolo a proseguire con il ragionamento.
-E che fai tu? Vai a dormire vestita?- conclude quello con l’aria più ovvia che possa esistere.
La ragazza non può far altro che ammutolire e guardarlo crogiolarsi nell’auto compiacimento.
Ma quando sente il rumore della zip dei jeans che viene abbassata con studiata e provocante lentezza Angelica sorride maliziosa, ormai coinvolta nel gioco.
Frank è contento di essersi ricordato di mettere dei boxer decenti, così da non sembrare un completo deficiente.
Sente lo sguardo preso di lei sul suo profilo, sa di piacerle fisicamente, non servono parole.
 
E’ un attimo preso da sconforto quando si stampa nella sua mente l’idea che Angelica è una donna, con almeno dieci anni in più di lui di esperienza in tutti i campi possibili e ha paura di sembrare ridicolo o peggio, un arrogante fallimento.
La paura scompare subito quando incontra quegl’occhi tra il verde ed il marrone, che apprezzano tutto ciò che vedono e Angelica gli sembra un’adolescente più che mai.
 
-Non ti metti il pigiama?- chiede lei innocentemente, parandoglisi davanti non appena lui si siede sul letto.
 
-Non ne metto…Sai, soffro particolarmente il caldo!- soffia fissandola negl’occhi, pieni di brama.
 
Nonostante suoni parecchio come una provocazione ogni parola detta è vera e per Frank il caldo è una vera croce.
Tutto il contrario del piccolo Al…
Scaccia immediatamente l’immagine del ragazzino dormiente qualche metro più in su di lui dalla sua mente, anche se gli rimane un alone d’amarezza e malinconia come ogni volta che ci pensa.
 
-Allora? Il mio bacio?- domanda poi, quasi impaziente con un broncio infantile stampato in viso, giacché Angelica è rimasta a fissarlo con un sorrisino malizioso.
La ragazza si sporge e si china, i lunghi capelli ricadono tutti in avanti, andando a formare due cortine castane ai lati del suo viso.
Lentamente, ad occhi chiusi, si avvicina alle labbra schiuse dell’altro, fino a che non sente i nasi inclinati scontrarsi.
Fa per posare la bocca quando sente il viso di Frank farsi più distante, di qualche centimetro o forse meno, ma la cosa l’infastidisce parecchio visto che è costretta a inclinare di più la schiena, rimanendo ferma in una posizione rigida e scomoda a causa della mancanza d’appigli.
 
Al secondo tentativo fallito Angelica apre gli occhi, per notare le mani di Frank, poggiate sul copriletto, che lentamente scivolano all’indietro.
Decisa a non lasciarsi prendere in giro da un tale scherzo prende bruscamente le guance del ragazzo fra le mani, alzando il viso all’insù e finalmente premere le labbra sulle sue.
 
Le mani di Frank scivolano ancora all’indietro, questa volta più repentinamente, facendo perdere l’equilibrio, già precario, alla ragazza, che si ritrova in un attimo stesa su di lui ed entrambi sul divano letto.
Quando le dita sottili delle sue mani si infilano fra i capelli ribelli di Frank tirandoli, egli chiude la vita sottile in una stretta possessiva, avvicinando i corpi e facendo avvinghiare fra loro le gambe.
 
Angelica morde le labbra di Frank e lui le stringe con presa ferrea le natiche ancora avvolte dai jeans chiari, tanto da spingerla più in su, scivolando sul suo torace.
Decisamente Arianna mi butterà fuori di casa a calci in culo.
 
 
 
 
 
 
Non fa più tanto freddo, al piano terra, mentre Frank le divora il collo di baci e morsi, scostandole i capelli dalla nuca per stringerli fra le dita che poi lascia scorrere per tutta la loro lunghezza.
Senza alcuno sforzo ribalta le posizioni, sovrastando completamente il corpo sottile della ragazza che s’appende ancora di più ai capelli dell’amante.
 
-Frankie…- le flebili parole di Angelica vengono prontamente stoppate dalla bocca di Frank sulla sua mentre le mani sono impegnate ad issarsi a carponi sul suo corpo.
La luce bluastra gli illumina la parte destra del volto, tesa in un sorriso famelico e la ragazza messasi in ginocchio sul divano tende le braccia in alto per suggerire all’altro di sfilarle la maglia.
 
Tolto l’indumento Frank si sofferma sui seni, stretti in un semplice reggiseno bianco.
Si è sempre chiesto chi ha inventato tali indumenti, considerandolo un genio e grande intenditore perché certe volte è convinto di trovare più carica erotica in un reggipetto che in un seno libero e nudo, quasi in un moto di adorazione verso le coppe di tessuto.
 
Parimenti ringrazia ogni volta il creatore per l’ottima capacità di azzeccare le misure, che talvolta sembrano tanto perfette da lasciarlo completamente e piacevolmente sorpreso e tante volte lo insulta a causa dell’impossibile apertura di cui ha dotato suddetto indumento.
 
Frank però non si è mai fatto scoraggiare dal diabolico gancetto, che scioglie con un movimento rapido delle mani grazie al quale non incorre nel terribile pericolo di sembrare un imbranato.
Nella penombra i seni pallidi sembrano splendere sul resto della pelle sulla quale il sole brasiliano ha fatto modo di creare un colore ambrato persistente e duraturo.
 
-Mia sorella me le ha sempre invidiate un casino…-ridacchia mentre il ragazzo posa gentilmente le labbra sui capezzoli scuri mentre con le mani pare sostenere e accarezzare tutta la massa.
 
-Perché? Ce le ha più o meno così anche lei.- risponde lui, distratto dalle sue parole, misurando con i palmi la reale circonferenza, per poi passare distrattamente i polpastrelli sui capezzoli piacevolmente inturgiditi dal freddo e dal piacere, facendo mugolare Angelica.
 
-Guardi le tette di Arianna?- lo schernisce lei, mentre sente le sue mani scendere piacevolmente sul ventre, sfiorare ed accarezzare l’ombelico fino ad arrivare alla chiusura dei pantaloni.
 
-Le tette sono tette e le vostre sono praticamente della stessa misura…- sussurra sulla sua pancia, baciandone ogni centimetro e intanto cercando di sfilarle l’indumento.
 
-Ma le sue sono così dopo quattro gravidanze, la mia è tutta roba originale.- si impunta scioccamente la ragazza, prima di venire gentilmente spinta e quindi cadere di schiena sul divano-letto.
 
-Meglio…- sogghigna Frank mentre le sfila completamente i pantaloni, che lascia sul letto e che poi spinge malamente sul pavimento e già le bacia le cosce semi aperte.
Un dito, morbido e lento, si posa sulle mutandine, degli slip rosa a motivi floreali, un po’infantili ed un po’eccitanti al tempo stesso, scorrendo lievemente avanti ed indietro con la sola falange.
 
-Sei già bagnata.- soffia provocatorio verso Angelica, ghignando e muovendo il dito troppo lentamente, tanto da farla mugolare d’insofferenza.
 
-E tu ce l’hai già in tiro.- risponde tagliente, occhieggiando ai boxer lievemente tirati sul davanti, sorridendo vittoriosa.
 
-Sei eccitante.- ammette semplicemente il ragazzo, sorridendole e ricevendo in cambio un sorriso.
 
Un brusco movimento di bacino seguito da un gemito impaziente fa capire a Frank che è ora di passare alle cose serie e lasciar perdere inutili torture che spazientiscono entrambi.
Con un colpetto ai fianchi il ragazzo fa capire ad Angelica di sollevarli e agganciato l’elastico delle mutandine le sfila, carezzandole cosce e polpacci.
 
-Mi dicono che sono bravo con la bocca, sai?- sogghigna, inumidendosi le labbra,  con le mani sulle ginocchia, che allarga piano e delicatamente.
 
-Ma dai…e poi ingoi tutto?- gli risponde lei, alzandosi sui gomiti e cercando di provocarlo con l’ausilio di un sopracciglio alzato e di un tono ironico ma sensuale, ma tutto ciò che ottiene è una risata bassa e gutturale e l’assoluta conferma che è impossibile mettere in imbarazzo Francesco Conte parlando di sesso.
 
-Parlavo delle ragazze. Però sì, in altre situazioni ingoio tutto.- le risponde sorridendole malizioso e Angelica, non sa perché, trova terribilmente eccitante una confessione come quella.
 
Non si è mai trovata in situazioni di tale tipo con un ragazzo che avesse avuto anche rapporti con lo stesso sesso e la situazione la incuriosisce particolarmente.
Ma quando un paio di labbra umide e un po’ruvide si posa sulla pelle delicata del suo interno coscia la ragazza fa cedere i gomiti e lascia che la sua testa si inclini sulle coperte.
 
 
 

 
 
 
Mentre la testa castana di Frank sparisce completamente dalla sua visuale a causa di un brusco rovesciare d’occhi dato da una scarica di piacere partita da dove la lingua molle sta leccando smaniosamente, Angelica non può fare a meno di pensare che il ragazzo ci sappia davvero fare, con quella benedetta lingua.
 
Con la bocca serrata per non lasciar scappare nulla a parte lascivi sospiri d’apprezzamento e le mani scivolate da tempo a stringergli i capelli per muovere la testa a suo piacimento, la ragazza combatte per non lasciar subito scivolare nell’orgasmo il suo corpo, stringendo le dita dei piedi quasi spasmodicamente.
Sentendosi ormai al limite tira, forse troppo forte, i capelli dell’amante imponendogli il distacco di cui ha assoluto bisogno.
 
Arpionando ancora le cosce morbide di Angelica Frank alza il capo, le labbra lucide d’umori scintillano alla luce notturna e mentre le lecca con fare malizioso, godendosi tutto il sapore amaro, si fa strada in mezzo alle gambe di lei, facendole sentire tutto il suo peso e la sua eccitazione.
 
Riappropriarsi l’uno delle labbra dell’altro è quasi necessario, Angelica si sente troppo attratta da quel piccolo angolo d’Inferno, rosso ed invitante come solo il frutto del peccato può essere e, a pari di quest’ultimo, anche la bocca di Frank dopo averne avuta un assaggio, non se ne può più fare a meno.
 
Nello stesso tempo in cui la sua lingua si scontra nuovamente con la compagna, le piccole mani corrono per tutta la schiena, saggiandone ogni avvallamento e curva, rilasciando piacevoli brividi, fino ad arrivare all’elastico dei boxer che viene abbassato al di sotto del sedere senza troppi complimenti e quest’ultimo viene stretto e palpato senza alcun timore.
 
In automatico Frank alza il bacino e l’ultimo indumento che separava i due corpi viene abbassato fino alla metà coscia del proprietario.
Non appena Angelica sente il membro eretto, il glande leggermente umido e scivoloso strusciare sul suo pube in cerca di sollievo, scosta la bocca di Frank appena posatasi sul suo collo e realizza di aver egoisticamente goduto delle magnifiche attenzioni dedicatele dal ragazzo senza però aver fatto niente in cambio per lui.
 
Facendo leva sulle braccia e sulle gambe si porta a sedere e l’espressione sorpresa e interrogativa di Frank si presenta sulla sua visuale per appena qualche secondo che il suo capo scarmigliato si posa improvvisamente sulle coperte morbide del divano letto.
 
-No, ferma…- sussurra in un ansimo, quando la sente sopra di sé, a succhiare la pelle del collo e poi quella delle clavicole.
 
Angelica si ferma per lanciargli uno sguardo interrogativo, ma Frank solo sorride e la spinge delicatamente giù dal proprio corpo.
-Non importa…- le sussurra all’orecchio, ma suona tanto come un “non ce la faccio più”.
 
-Lo zaino…- le indica con un dito. Lei si sporge, fruga impaziente, trova ciò che cerca, sente solo le dita di lui sulla schiena, a seguire le forme colorate su di essa.
 
-E’bellissimo!- le soffia sul collo, la forma complicata e colorata di pigmenti sotto pelle.
 
Un secondo e la schiena tatuata di Angelica si trova contro il materasso e Frank si pente di non essere rimasta a guardarla un secondo ancora.
Ipnotizzante.
 
-Nello zaino?- domanda, porgendogli con un sorriso il quadratino argentato.
 
Sorride –Li compro a scuola, sai…- ridacchia mettendosi il profilattico, scendendo a baciarla, carezzarle i fianchi morbidi.
 
-Oh, è una vita che non lo faccio alla missionaria!- lo prende un po’ in giro, sistemandosi sulle coperte, alzando leggermente il bacino.
Sbrigati.
 
-Faremo un po’ di ripasso, allora…- smozzica nelle sue orecchie, ponendosi fra le sue ginocchia aperte, penetrandola piano e baciandole il collo e le guance.
Angelica esala un primo sospiro e il ragazzo con lei.
 
Frank sa che non durerà molto.
C’è la tensione e l’eccitazione di sapere di star facendo qualcosa di proibito che se scoperto porterà un sacco di problemi ad entrambi.
Angelica avvolge le gambe attorno alla sua schiena mentre le braccia gli cingono le spalle e Frank vorrebbe stringerle i fianchi e carezzarle i capelli contemporaneamente ma non può, quindi si limita a tenersi sollevato dal materasso per non collassare su di lei e sprofondare il viso nel buon odore dei suoi capelli sparsi in disordine sul cuscino.
 
Angelica sa che alla fine viene, poco tempo dopo, ma non sente i muscoli di Frank contrarsi, il respiro spezzarsi per poi riprendere normalmente, il ventre espandersi di sollievo.
 
 

 
 
 
 
Nella sua vita non le viene in mente un momento in cui non ha fatto la cosa sbagliata.
Stupidamente, come la bambina dispettosa che è sempre stata, il proibito l’ha sempre attratta, ammaliata e vinta.
E Arianna- oh, Arianna- che ora la guarda dall’alto in basso con quegl’occhi verdi scialbo pieni di riprovazione e i capelli corti per dispetto, ha fatto sempre lo stesso e ora pare non ricordarsene più.
Ad Angelica, ventotto anni sulla carta d’identità e sedici dentro, questa pare una scusa più che soddisfacente.
 
Se l’ha fatto Arianna, posso farlo anche io.
 
La ragazza, nel divano-letto dalle coperte sfatte, si chiede se però sua sorella abbia mai fatto una così tanto stupida, e se l’abbia fatto dopo che qualcuno gli ha espressamente chiesto di non pensarla neppure.
 
Vuole scappare e magari andare a chiedere scusa ad Arianna senza che lei capisca o forse lo sa già, sa sempre tutto.
Non ha il coraggio di voltarsi verso il suo compagno, immobile come lei, finché questi non si gira e le sfiora un fianco con le dita.
E allora è costretta a girarsi, guardarlo, ammettere la stupidità della cosa, forse pentirsene.
 
 
Occhi neri, seri, sotto capelli eternamente scompigliati, una linea retta ma morbida la sua bocca.
Angelica sa con certezza che è morbida perché si è posata sulla sua fronte e ha premuto su di essa, calda, viva.
Frank ha capito, ha percepito, non è così stupido come lascia intuire e vorrebbe dirglielo ma le sue labbra secche sono premute sulla pelle del suo petto, del suo collo perché il ragazzo l’ha stretta a sé.
 
-Sei triste?-
 
-Preoccupata.- Frank annuisce, i capelli frusciano sul cuscino.
 
-Sai… se tre anni fa mi avessero detto che saresti venuta a letto con me non ci avrei mai creduto!- ridacchia, cerca di stemperare la tensione, Angelica sorride.
 
-Mai dire mai…-
 
Frank le carezza i capelli sulla cima della testa, piano, con la punta delle dita, carezzandoli quasi.
 
 
 


 
A volte capita di sentirsi soli, non conoscere nessuno.
A volte capita di iniziare a confidarsi con gli estranei, raccontare loro tutta la propria vita, i propri problemi, sapendo che non si verrà giudicati.
Angelica, accoccolata sul fianco di Frank, comincia a parlare.
Gli racconta più fatti su di sé di quanti ne abbia mai detti a qualcuno, forse più di quanti ne abbia mai confessati a sé stessa.
Il ragazzo ricambia, si trattiene, si vergogna, sussurra e sorride ai ricordi.
Infine Frank si chiede da quanto stiano parlando.
Possono davvero due quasi estranei aprirsi il cuore così?
Gli sembra meraviglioso.
 
-Dovresti provare a provarci, sai, davvero.-
 
-Pazza!- ridacchia fintamente sconvolto lui.
 
-Coniglio…-
 
-Io la chiamo preservazione.- tenta di giustificarsi – e poi…poi non credo di esserne capace!-
 
-Mi prendi in giro?-
 
-No. Non ho idea di come provarci normalmente! Cosa faccio, gli scrivo? Gli chiedo di uscire? Non sono in grado!-
 
-Non mi sembri uno con questi problemi…-
 
-Il mio tipo d’approccio è molto, parecchio, diverso! E’ più un “Ehi, come balli bene ti spiace si infilo la mia lingua nella tua bocca?”-
 
-Romantico…- commenta Angelica ironica, scuotendo la testa.
 
 
 


 
Per un po’ cala il silenzio e Frank si è quasi addormentato quando la ragazza al suo fianco si scuote e ricomincia a parlare.
La stanza è fredda ma le coperte sono calde grazie ai loro corpi ancora stretti in un abbraccio, che potrebbe essere quasi descritto come amichevole.
-Forse dovresti semplicemente provarci come sai fare, senza farti troppi problemi.-
 
-No!-
 
-Perché no? E non provare a dirmi che Al è diverso da tutti gli altri. Non ti crederei. Lo diresti solo perché è figlio di mia sorella.-
 
-Ti fa schifo dire “nipote”? Comunque sì, è speciale e no, non perché è tuo parente.-
Frank si chiede perché ogni persona cui lo dice, due per il momento, Reno e la presente Angelica, credano che il suo riguardo nasca tutto a causa del legame di parentela.
 
-Mi fa sentire così vecchia…perché allora?- gli domanda, pungolandogli il fianco con un indice.
 
-Al è così…piccolo.-
 
-Basso?- chiede lei con una faccia stranita ma mezzo divertita.
 
-No, intendo proprio piccolo, scemina!-
 
-Ha quasi sedici anni.-
 
-Ne dimostra meno ma, comunque, non è questo il punto.-
 
-E qual è, allora?-
 
-Sembra così piccolo e dolce. Un esserino ingenuo e tenerello, da coccolare  e abbracciare seduti sul divano. Un orsacchiotto di peluche. Un cucciolo dell’animale più piccolo e tenero che la tua mente possa immaginare, uno di quelli che vorresti strapazzare fino all’esaurimento.-
 
-Ti prego risparmiami. Mi sto già sentendo male. Sento già le mie gambe andare in cancrena per colpa del diabete.- lo riprende Angelica, mettendo fuori la lingua in senso di puro disgusto.
 
-Tu mi hai fatto una domanda, io ti ho risposto. – conclude del tutto soddisfatto.
 
-Questo è il vostro problema. Tuo e di tutta la mia famiglia. Considerate Al come fosse un bambino, cosa che non è. -
 
Frank non risponde. Ascolta.
 
-Dio mio, ha sedici anni! Ti ricordi cosa volevi a quell’età? Perché io me lo ricordo e non riguardava di certo farmi coccolare come fossi un gattino!-
 
Frank sorride. In fondo ciò che vuole ora non è diverso da ciò che voleva due anni fa e comincia a pensare.
 
-Lui odia essere sempre considerato piccolo, vorrebbe essere trattato secondo la sua età!-
 
Un po’ come tutti i fratelli minori, pensa fra sé e sé, con un po’ di risentimento.
 
-Quindi – prosegue Angelica - vai avanti come sai! –
 
-Come so…mh, sì, ok. Vado da lui, ci provo nella maniera meno ortodossa che esista e mentre aspetto che James cali su di me per estirparmi tutti gli organi interni lentamente e dolorosamente, guardo Al arrossire e balbettare. Svenire magari.-
 
-Beh, sì!-
 
Frank volge lo sguardo ad Angelica, che lo fissa con un sorrisino falsamente innocente.
 
-Non pensavo stessimo pianificando la mia morte. Non posso. Assolutamente. Se solo provassi a guardare Al in un modo che a Jim non piace mi troverei entrambi gli occhi neri prima di poterli di nuovo posare su suo fratello!-
 
-James non ti picchierebbe mai!-
 
-Lo farebbe, credimi. Non ci piacciamo così tanto come si può pensare…-
 
Lei nota il tono fra lo stizzito e il triste, ma lascia correre. E’ tardi ed è stanca e deve assolutamente tornare nella stanza degli ospiti prima che sua sorella si svegli.
 
 
 
 

 
-Allora questo è il piano. Tu fai quello che sai fare e tenti allo stesso tempo di non far credere ad Al che nei tuoi sogni ad occhi aperti è un coniglietto con la coda a batuffolo e di non farti linciare dolorosamente dai suoi fratelli maggiori. Semplice!-
 
-Non c’è nessun piano, Angi. –
 
-Sì, invece. Fidati di me!-
 
Frank chiude gli occhi, rilassando il collo sul cuscino, dato che fino ad un secondo prima l’aveva tenuto in tensione per vedere meglio quella pazza di Angelica.
Quella che lei propone è ovviamente una missione suicida e non potrà che andare a finire male, ma è tutto ciò che ha.
 
Porta le mani alle tempie e si stinge il cranio fra di esse, nel vano tentativo di provare a dissuadersi da ciò che la pazza l’ha appena persuaso- semplicemente buttare l’amo come farebbe con una stupida qualsiasi e poi stare a vedere cosa abbocca. E ovviamente, nel contempo, cercare di evitare uno scontro fisico menomante con un James fuori di testa a causa dell’iper protezione.
 
-Te l’hanno mai detto che sei una pessima compagnia?- ridacchia, alla fine, le mani ora lungo i fianchi.
 
Ghigna. -L’ho sempre preso come un complimento!-
 
 
 
 
 
Melmel and her mess
*Melmel apre cautamente la tenda e guarda fuori*
*Melmel non nota carrarmati o simili*
*Melmel esce con il suo abito da penitente, completo di flagello, cilicio e tutto*
*Melmel comincia a cantare in latino*
Quindi…sono qui. Viva, apparentemente.
Non voglio mentire o tirare su balle, nun c’avevo palle. *Melmel chiede perdono per aver tentato di parlare in romano*
Le idee c’erano, ci sono, ma la voglia mancava. Questo capitolo era in sostanza tutto scritto, ma nulla, è rimasto a languire per quasi dieci mesi.
Il che è deplorevole.
E come se non fosse sufficiente io lo odio, questo capitolo.
C’è qualcosa, nel modo in cui l’ho scritto, che non mi lascia assolutamente soddisfatta. Eppure è proprio come l’ho immaginato all’inizio.
Quindi, oltre per scusarmi mille e ancora mille volte, questi appunti dell’autore servono anche a chiedervi, implorarvi di spiegarmi il perché del mio odio.
Ditemelo voi, perché io non lo so.
 
 
Melmel :)
 
  
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