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Autore: bruciato    19/08/2013    1 recensioni
Anime Oscure è un opera in corso di scrittura di genere Low Fantasy.
Ambientata nel regno di Landor,segue le vicende dei maggiori esponenti di quest'ultimo,dal Re ai Cavalieri Neri, suo protettori, includendo nobili e popolani. Giochi, guerre, intrighi e complotti si alternano nella Città Illuminata, dove siede il giovane Re Vaan Destiryon.
Cyrith, regno da sempre nemico di Landor, si muove a Est, mentre da Nord arriva Cesar Brambe, figlio del Re ucciso e spodestato da Lance Destiryon, padre di Vaan.
Dalla Linea Stricta, a Sud, arrivano voci preoccupanti sul ritorno dei non-morti. Non molti credono al ritorno di quei traditori del reame, considerando la loro stessa esistenza leggendaria.
Genere: Dark, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lo sguardo di Logan era arcigno.

«Ho deciso così. Non ammetto altre discussioni. »

Vuole mandarmi a morire, ne sono sicuro ormai. E' veramente un infame. Mi odia!”

«Logan, tu vuoi mandarmi in prima linea! Non ci andrò mai, e nostro padre sarà dalla mia parte.» rispose Seth, arrabiato.

In realtà non era sicurissimo di ciò che stava dicendo. Da un bel po' anche i rapporti con Sèregor si erano deteriorati, con lui che guardava ormai sempre più spesso al suo primogenito, escludendo spesso e volentieri il figlio minore.

«Vai allora, vai da nostro padre.» Lo incoraggiò Logan «Voglio proprio vedere cosa ti dirà.»

Seth aveva da poco compiuto diciotto anni, era ormai un anno che lui e la sua famiglia erano in guerra contro Augustus Brambe; guerra stava volgendo al termine. Erano accampati poco dopo oltre la strada di Iulius, Lightburg era a poche miglia. Erano rimasti due eserciti ai Brambe, uno dei quali si stava dirigendo verso i Lunac. Loro erano fermi lì da due giorni, in attesa dei Destiryon, e dovevano assolutamente unire le armate e assaltare la capitale: la città avrebbe sicuramente resistito a due eserciti separati. Eppure, a Seth sembrava strano che Sèregor avesse acconsentito.

Suo padre era ambizioso. Ma prima di essere ambizioso, era un eccellente stratega militare e politico. I Baroni, nella loro seconda riunione, quando decisero di ribellarsi, stabilirono di dare il comando a Lance Destiryon una volta finita la guerra. Ma, implicitamente, chi impediva ai primi che avessero preso la città di proclamarsi signori di Landor, e tenerla contro gli altri eserciti? Ora più che mai, tra l'altro. Gli Arcadia avevano perso tantissimo nella battaglia al Castello di Ghiaccio, e le altre famiglie non potevano competere coi Lunac o i Destiryon. Eppure, suo padre aveva deciso di unire gli eserciti e consegnare definitivamente il trono a Lance.

Seth uscì dalla tenda di suo fratello e si diresse verso quella del padre, di lì a pochi metri. Le tende dei due erano attaccate, la sua invece era più distante, quasi al limite dell'accampamento.

L'accampamento contava settemila uomini, e lui era considerato l'ultimo tra i soldati. Nessuno andava mai a visitarlo nella sua tenda, eccetto il suo scudiero, Illyn Price. Era nipote o qualcos'altro di un Price importante, e fu mandato come omaggio dagli alleati di suo padre. Che strano, un ciccione lento e goffo che veniva dato a Seth, su ordine di Logan! Un'altra speranza per suo fratello di vederlo disarcionato e ucciso. Spostò i lembi della tenda di suo padre, e vide molti alfieri dei Lunac attorno a un tavolo.

Vi erano molti di sua conoscenza. Ser Mance Lagreave, suo figlio Cobb il Gottoso, Patrick Digg, Victor Himme, e Sèregor Maller. Gli altri non li conosceva, non ricordava le loro facce.

Suo padre era nascosto dietro uno di loro, Seth non poteva vedere. Si portò alla sinistra del tavolo e finalmente vide i basettoni enormi di Sèregor Lunac, con il suo cranio pelato e la sua cicatrice che prendeva tutta la fronte. Lord Lunac rivolse un'occhiata torva a Seth e disse, con tono sbrigativo e disinteressato:

«Scusate, miei signori; vi prego di lasciarci soli per pochi attimi.» I vassalli di Sèregor si congedarono e lasciarono Seth con suo padre. «Allora, che vuoi Seth? Ho da fare.» disse, mentre si versava un po' di vino nella coppa. «Sii rapido.»

Gli metteva sempre un certo timore parlare con suo padre, venire fissato e squadrato dalla testa ai piedi...

«Logan vuole mandarmi in prima linea.» Spiegò Seth. «Andrò in contro a morte sicura! Dice che è necessario, ma per cosa?» Suo padre continuava a fissarlo, poi si sedette su una sedia rossa e disse: «Se Logan ritiene opportuno mandarti in prima linea, ci sarà un motivo. Sei forte a cavallo, Seth. Di cosa hai paura ?»

Seth soffocò un impeto di rabbia e appoggiando le mani sulla mappa che era disposta sul tavolo, rispose al padre cercando di sembrare più calmo possibile.

«Lo sai anche tu che i Brambe usano cani come avanguardia! E mi chiedi di cosa ho paura? I mastini ucciderebbero subito i cavalli, cascherei di sella in pochi secondi. E poi, perché ora questa decisione ? Ci sono Mance, Victor o tuo fratello! Più capaci e più esperti, però in prima linea ci devo andare io, che sono tuo figlio e principe della Città dei Zaffiri! Non ha senso! Perchè non posso stare nelle retrovie come sempre? O anche ai fianchi,come Logan!»

In quella frase c'erano tutti i dubbi e le domande che gli erano venute alla mente mentre si dirigeva verso la tenda del padre, che in quel momento lo continuava a fissare. Lo fissava e basta, mentre portava la sua mano sinistra sulle labbra, che toccavano il suo anello di rubino. Un tic di Sèregor: ne aveva molti.

«Te. Sui fianchi.» E fece una pausa. Che significava? Gli dava finalmente l'attenzione che meritava? “Avrò fatto capire a questo vecchio che anche io conto qualcosa ? “

«Mai.» I suoi brevi e stupidi sogni si erano infranti subito. Come aveva potuto pensare che Sèregor avrebbe mostrato un po' di affetto solo ora, in guerra? E non durante tutti gli altri diciotto anni passati al castello?

«Tu sarai in prima linea, con i tuoi uomini personali e la fanteria. Il discorso finisce qui, Seth.» Come poteva essere così crudele? Qual'è l'uomo che manda a morire suo figlio, si chiese Seth.

«Voglio duecento arcieri.» Chiese senza spiegarne il perché a suo padre,ma forse quello non ne era nemmeno interessato.

«Troppi. Te ne darò cento.» poi si alzò dalla sedia, lentamente e fissando Seth. «Ora esci, devo continuare a discutere con gli altri.»

Seth uscì dalla tenda senza dire null'altro, gonfio di rabbia. Logan era lì fuori assieme al figlio di Victor Himme, e gli alfieri di suo padre poco distanti.

«Com'è andata, Seth?» lo schernì suo fratello. «Domani toccherà scrivere alla Città dei Zaffiri che il suo principino è morto?» aggiunse Ramsey Himme.

Non aspettavano altro che Seth sarebbe uscito dalla tenda. Per prenderlo in giro. Logan sapeva quale sarebbe stato l'esito della discussione con Sèregor. Seth sentì il rossore pervaderlo. Le vene parevano scoppiargli. Perse il controllo e si avventò contro Ramsey, caricando a testa bassa. Seth era un mingherlino, Ramsey ancora di più. Ma Logan non lo era. Logan aveva il petto ben sviluppato, da combattente, da soldato. Le braccia che parevano quelle degli eroi, i muscoli in risalto, alto e fiero. Fermò Seth con una mano, scaraventandolo a terra. Fu deriso e umiliato. I due iniziarono a ridere, anche qualche Lord lo fece. Ma le risate di Logan erano immense. Forti, rumorose, grasse. Nessuno si accorse che anche Sèregor era uscito dalla tenda. Il primo a farlo fu Victor Himme, uno di quelli che aveva riso.

«Mi scusi, signore.» cercò di riprendersi quello. Sèregor non aveva detto nulla, le sue occhiatacce lo fecero per lui.

«Lord Himme, suo figlio non dovrebbe essere qui.» rispose Lord Lunac. «Così come te, Logan.»

Sèregor si avvicinò a Logan, a passi pesanti. Logan indietreggiò per un po' il busto, quasi volesse ritrarsi e chiudersi in se stesso. Voleva evitare lo sguardo di suo padre, forse. «Porta il tuo culo e quello del tuo amichetto lontano da qui, Logan. Ora.»

Il suo erede non disse nulla, si limitò a prendere per il braccio il suo amico e a portarlo via, addentrandosi nell'accampamento. Poi Sèregor guardò ai Lord.

Quelli entrarono in fila indiana, lentamente. Quasi come se non volessero svegliare il drago dormiente. Una volta che fossero tutti dentro, Sèregor volse il suo sguardo a terra, incrociando quello di Seth. «Alzati, oggi mi hai ricoperto di abbastanza vergogna.»

 

L'accampamento era un rosso fuoco continuo,simbolo dei Lunac. Vide due guardie che si azzuffavano, poi passato quel cortile altre tre che si esercitavano, mentre un cinghiale ruotava sulla brace. Non aveva voglia di far nulla, entrò nella sua tenda e chiese a Illyn di preparargli una cena leggera, e poi gli disse ciò che avrebbero fatto domattina.

«Ti voglio fresco e riposato, domani. Saremo in prima linea, assieme alla fanteria.»

Il volto del giovane scudiero si rabbuiò. Aveva paura della morte.

Seth si addormentò cercando di pensare alla sua Città. Cercava di ricordarsi qualche amico, ma si rese conto, forse per la prima volta nella sua vita, che di amici non ne aveva mai avuti. Ser Mandon, Ser Gregor, Ser Moat, David, Cesar e tutti gli altri, probabilmente parlavano con lui solo per ottenere favori, o perché un Lunac amico era sempre meglio che avercelo nemico. Solo Alissa era sincera, forse. Lei..lei era diversa da suo padre e da Logan. Non era senza cuore. Lei ne aveva anche troppo.

Mentre scivolava nel sonno, Seth si ricordò di quando cavalcava assieme a Logan fuori dalla Città. “Portalo in giro, fagli vedere cosa dovrà proteggere, un giorno.” aveva detto Sèregor a Logan. E Logan lo fece. Portò Seth fuori dalla Città dei Zaffiri, a cavallo. Logan aveva diciotto anni, Seth quasi quattordici. E fu lì che lui si rese conto di ciò che accadeva nel mondo reale. Seth aveva vissuto per anni nell'ovatta, coccolato dalla madre e viziato dal padre. Ma quando vide la desolazione, la povertà, i visi scheletrici, cambiò idea su come giravano le cose. Lui faceva parte di pochi eletti, l'elite della società. Sotto di loro, la gente si scannava per un pezzo di pane. Erano vicini al Bosco della Concordia, quando avvenne il fattaccio. Faceva freddo, e il terreno era coperto di fango, aveva piovuto per giorni e giorni. Solo quando il cielo si diradò un poco decisero di fare quella scampagnata. Seth aveva la sua bella pelliccia di ermellino, con una fibbia dorata a tenere il mantello rosso-nero, con il drago Lunac ricamato sopra. Logan era, se possibile, ancora più sfarzoso. Aveva le sue dita ornate d'anelli d'oro e d'argento, e una collana di rubini che rifletteva la luce del sole. I due si trovavano a chiacchierare, a fare battute, con Logan che dava indicazioni sul sesso per Seth, quando sarebbe venuto il momento. Ogni tanto i due si trovavano a ridere senza motivo, come spesso facevano. La pazzia di Logan non si era mai manifestata prima di allora. Non si resero conto di essersi spinti ben oltre la strada principale.

Un gruppo di uomini armati sbucò da una massa di rovi alla loro destra. Seth non ebbe il tempo di capire nulla.

«Dateci l'oro e vivrete, signori.» dichiarò uno.

Quelli erano una ventina, i due principi più la scorta circa la metà.

«State importunando i principi Lunac, signori.» rispose Logan. «Deponete le armi e consegnatevi, e non soffrirete.»

«Molto bene, allora.» rispose un tizio dei malviventi, sputando a terra. «Il Lord dei Zaffiri pagherà non poco per riavervi.» In quel momento Seth si rese conto dei vestiti degli uomini. Logori, lacerati. Quasi tutti con la barba tagliata male, con i berretti sudici di pioggia e fango. I farsetti erano tutti scoloriti, per chi li aveva. “Forse, se gli offrissimo un po' di pane...”

Ma la loro scorta si mise subito a circondare i due principi, mentre gli uomini iniziavano a tirare le pietre e qualche freccia malandata. Una di esse sfiorò l'occhio di Seth, mentre una pietra prese in pieno l'occhio del suo cavallo. Nella confusione, Seth notò un bambino, più piccolo di lui, dietro i rovi. Doveva far parte dell'agguato, probabilmente, ma alla fine gli era mancato il coraggio. Un fromboliere, forse.

«Caricateli, dannazione!» urlava Logan. I loro uomini eseguirono, partendo a cavallo contro quei briganti. Quelli poco poterono contro gli zoccoli dei cavalli, e le spade affilate di prima mano. Non ne restò quasi nessuno intatto, ma una guardia notò il bambino. Lo prese per i capelli, e quello strillò. Un urlo insopportabile, sembrava glieli stesse strappando. Logan capì subito che il ragazzino apparteneva a quei briganti. L'erede dei Zaffiri smontò da cavallo, stringendo la sua lama ricurva. Gliel'aveva donata Jon Beckett come regalo per la sua maturità, pochi mesi prima. Seth capì cosa voleva fare. Smontò da cavallo anche lui, rischiando di cadere a terra nella fretta. Due uomini tenevano il bambino per le braccia, immobilizzandolo.

«Tenetelo bene. Il ragazzo si ricorderà di questo giorno.» fece Logan, avvicinandosi.

Estrasse la spada. I riflessi violacei la rendevano più che particolare. Era unica al mondo. Prese il ragazzino per i suoi lunghi capelli castani, tirandoli in alto e facendogli esporre il collo nudo. «Oh sì, sono sicuro che ti ricorderai, vero?» gli fece.

Seth gli fermò la mano.

«Che vuoi fare, Logan? E' poco più giovane di me, è un bambino!» lo strattonò Seth.

Logan spinse via con una sola mano il fratello minore, ammonendolo di non provare mai più a fermarlo. Seth non sapeva cosa fare; ma quello era solo un bambino affamato, dannazione!

«Bisogna educarli fin da piccoli...» mormorò Logan mentre la lama iniziava a scorrere pericolosamente vicino alla giugulare.

Fu un lampo. Seth estrasse la sua daga, bloccò il braccio di Logan e fece il movimento per affondare. Ciò che non poteva prevedere, è che Logan spinse in qualche modo il suo corpo in avanti. La daga accarezzò la faccia del fratello maggiore, passando per l'occhio. Logan si contorse a terra, dal dolore. Gli uomini cercarono di calmarlo.

Lo caricarono su un cavallo assieme a una guardia, e lo riportarono al castello.

A Sèregor venne detto tutto. Da quella giornata, Seth non era più un Lunac.

Chi alza le lame contro il sangue del suo sangue, è una bestia immonda.

Così aveva commentato suo padre. Logan non gli parlò mai più come prima, e ci mancò poco che non perse l'occhio. Da quel momento, Seth smise di essere accettato in famiglia.

 

Lo svegliò uno squillo di tromba fortissimo, accompagnato da rumori di armature, spade, uomini che correvano ovunque fuori dalla sua tenda.

Si alzò subito e mise la sua armatura, facendosi aiutare da Illyn che aveva dormito nella sua stessa tenda, vicino all'entrata, su dei cuscini. La sua armatura era molto comoda, argentata con il mantello rosso dei Lunac che di solito era libero e svolazzante, ma quel giorno era meglio non metterlo. Poteva essere un vantaggio per gli avversari.

«Illyn,sella il cavallo e mettiti anche tu l'armatura. Sto dietro la prima linea, dì che voglio arcieri ai miei lati. Ora vola, sii rapido.» Illyn Price sellò il cavallo rapidamente e in modo molto lento e goffo tentò di correre alla prima linea, che era già in parte schierata.

Seth montò sul suo destriero nero, e partì al galoppo verso la prima linea. Superò schiere di cavalieri, di picchieri e lancieri. La prima linea invece, era composta da fanteria armata di scudo e spada, gli arcieri erano già presenti dietro di loro. C'era un spazio vuoto tra loro,quello destinato a Seth. Dalla foresta davanti a loro venivano suoni di tamburi, rumori di uomini marcianti, rami e alberi abbattuti che parevano crollare all'avanzata dell'armata Brambe. E infine, Seth udì cani abbaianti.

Iniziava a intravederli dalla sua postazione, e si voltò verso la collinetta di destra, abbastanza lontana da lui, dove vide suo padre e suo fratello in sella ai loro cavalli che scrutavano la foresta. Aspettava il loro ordine. I versi dei cani erano ancora più vicini, c'erano circa duecento metri tra la prima linea e la foresta, ma suo padre non si decideva. «Uomini! Sudditi dei Lunac!» E gran parte della prima linea, circa cinquecento uomini, si voltarono verso di lui. Non se lo aspettava.

«Siate pronti, i cani sono vicini ! Avanzate compatti e serrati al mio comando. Facciamo loro vedere che la guerra si affronta corpo a corpo,uomo a uomo. Non coi cani!»

Quelli tornarono ad affrontare la scura foresta; c'era chi vomitava,chi imprecava e chi invece era impassibile,temprato da mille battaglie.

«Arcieri! Al mio ordine, fuoco a volontà!»

I cani erano ancora più vicini, poteva vedere rapide macchie nere che si muovevano tra gli alberi. Poi li vide sfrecciare fuori dal groviglio di tronchi e alberi, neri come la morte e velocissimi, mentre i loro versi diventavano sempre più forti. Un urlo si levò all'unisono dall' intero esercito di suo padre Sèregor, come per dire “ Finalmente !“. Seth diede l'ordine, e tutti e cento gli arcieri datogli da suo padre incoccarono e scoccarono le frecce,che colpirono una decina di cani in tutto. “ Che tu sia maledetto Sèregor, se solo me ne avessi dati di più! “

«Ancora!» urlò Seth.

Altre frecce raggiunsero i cani, alcune si piantarono nel terreno,altre li sfiorarono, altre ancora li uccisero. Ne rimanevano altre tre o quattro dozzine. «Fanteria! Avanzate compatti !» Il rumore della marcia era assordante, non era mai stato cosi vicino ai soldati in battaglia. Avanzavano serrati come aveva ordinato,con gli scudi a protezione, assieme a una nebbiolina leggera. L'impatto fu brutale. I cani erano ferocissimi, con le fauci che staccavano pezzi di carne dai colli dei soldati,ma la formazione teneva. Le fiere erano tutte nere, secche e scheletriche, ma dotate di una forza incalcolabile. Lui era proprio dietro la quinta fila, venti-venticinque metri da dove i soldati combattevano contro i cani dei Brambe, codardi, che nel frattempo si erano portati anche loro fuori dalla foresta. Ma perché, ora che ci pensava, suo padre non aveva fatto scoccare altre frecce? C'erano mille arcieri al servizio di Sèregor Lunac,e nessuno di loro aveva fatto partire una freccia, tranne i suoi pochi al comando.

Non poté stare troppo a lungo immerso nei suoi pensieri che un cane, dimenandosi, aveva rotto già tre file assieme a due suoi compagni. Uno di loro venne ucciso, un altro riuscì ad atterrare un uomo prima di essere trucidato e l'ultimo scattò di lato passando da dietro, portandosi a pochi passi dal cavallo di Seth. Il cavallo nitrì, il cane ringhiò e gli si avventò contro. Morse alla gamba, mentre Seth tentava inutilmente di colpirlo con la sua spada, non sufficientemente lunga. Nessuno poteva aiutarlo, altri cani continuavano a gettarsi sulle spade della prima linea. Seth era già finito nel dimenticatoio. Il cavallo caracollò, e Seth fece lo stesso, finendo con la gamba sotto all'animale, urlando di dolore. Era bloccato, il cane era sopra il suo destriero, ringhiando.

Poi un guaito e uno sbocco di sangue. Il corpo della creatura si accasciò sopra il cavallo, a pochi centimetri dal naso di Seth, che potè sentire il suo alito fetido. Vide degli arcieri sopra di lui, che spostarono la carcassa e poi aiutarono Seth a togliere la gamba sotto il corpo del cavallo. Non si era fatto nulla, per fortuna. Poteva andare molto peggio, poteva rompersi l'osso della gamba o venire divorato.
Ringraziò i suoi arcieri una volta che fu in piedi, ma si accorse di alcuni sibili che arrivavano alle sue orecchie. Gli arcieri di suo padre, finalmente, avevano iniziato a tirare.

Non sui cani però, non su quelli che stavano decimando la prima linea. Sull'esercito nemico vero e proprio. Seth si portò più dietro e diede ordine di arretrare serrando gli scudi. Era una ritirata forzata, se anche l'esercito dei Brambe avesse caricato assieme ai cani, Seth sarebbe stato spazzato via assieme a tutto il suo piccolo contingente. Si accorse, durante la ritirata, che i cani non erano molti a essere rimasti in vita. Avevano ucciso un centinaio di uomini ma ormai ne rimanevano in pochissimi, che furono facilmente sopraffatti dai suoi. Pochi secondi dopo, il cielo si oscurò; un mare di frecce si stagliava sopra di lui, pronte a cadere, a trafiggere e a fare vedove. Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. «Al riparo!!» .

Gran parte dei soldati, compreso lui, erano riusciti a ripararsi sotto il loro scudo, ma quelli che non erano stati abbastanza rapidi, o quelli sprovvisti di scudi come gli arcieri, furono trafitti tra urla disumane. Si diede un'occhiata attorno e vide che Illyn non era lì vicino a lui.

Codardo! Menomale che ho preso il mio scudo da solo, altrimenti sarei morto anch'io.“

Non fecero in tempo a rialzarsi che già l'esercito nemico stava caricando in massa. «Tenete!» Urlò Seth.

Vana speranza, la formazione si ruppe subito mentre altri nemici si aggiungevano a quelli che avevano già caricato, desiderosi di sangue. Un corno risuonò da lontano, vide di sfuggita i cavalieri di suo padre e lui stesso assieme a Logan scendere dalla collina al galoppo forsennato, alla carica del fianco sinistro dei nemici. Altri fanti, cavalieri e lancieri si gettavano contro il nemico, alla destra e sinistra di Seth. Ma nessuno stava aiutando la prima linea, in netta difficoltà. Seth si gettò nella mischia avvertendo per la prima volta il richiamo del sangue. Trafisse subito un uomo, poi un altro ancora decapitandolo. Lo sventurato non aveva armatura. Poi, un dolore intenso lo pervase dal polpaccio in su. Si girò e vide un uomo con l'armatura Brambe e uno strano simbolo di una qualche nobile famiglia. Un cane a tre teste. Per fortuna l'aveva solo sfiorato.

«Vieni qui,pezzo di merda!» Gli urlò l'uomo mentre alzava l'ascia di ferro verso Seth. Il Lunac rotolò di lato, ma la capriola finì subito contro la gamba di uno dei suoi, e quindi si ritrovò ancora vicino al suo nemico. Nessuno badava a lui, non aveva nemmeno una parvenza di guardia personale. Mentre si alzava, maledicendo Logan tra se e se, riuscì a parare un colpo con lo scudo, ma gli ci era voluta molta forza per alzarsi e allo stesso tempo parare. Lo scudo pesava e l'armatura lo rallentava.

L'uomo era più veloce di lui, forse perché più esperto o più forte fisicamente. Un altro attacco dall'alto era pronto per Seth, che parò con maestria. Il Brambe era stanco, l'ultimo attacco lo aveva lasciato col fiatone. Tentò un ultimo attacco, stavolta lento e impreciso, che si andò a conficcare nel terreno. Seth sentiva la gente dimenarsi accanto a lui, lottando per la vita. Non aveva più pensieri. Girò attorno al nemico come una iena e lo trafisse sul fianco destro. Quello cadde tra le urla di dolore e si accasciò. In quel momento Seth si rese conto di avere il polpaccio dolorante, l'adrenalina del combattimento gli aveva fatto dimenticare il dolore. Non fece in tempo a pensare al dolore che altri due gli erano addosso. Armatura di cuoio, ma pur sempre in due. Il primo lo uccise senza problemi, con un colpo alla gola prima che gli fosse addosso,ma questo diede tempo al secondo che lo aggirò e Seth fece appena in tempo a voltarsi per parare quel colpo diretto alla sua nuca. Era fisicamente distrutto, non aveva avuto nemmeno un attimo di respiro da quando i cani avevano attaccato. Un altro colpo di mazza parato. Poi un altro, e un altro ancora. Seth si ritrovò in ginocchio, senza più forze. La mazza era veramente molto potente, il suo scudo non reggeva più così come il suo braccio. Una lama seghettata spuntò dal torace del Brambe, che si accasciò a terra tra gorgogli di sangue. Un cavaliere aveva tirato la lancia che gli aveva salvato la vita. Portava lo stemma dei Destiryon, un albero nero su sfondo azzurro, e riprese la sua arma andando a caricare altri nemici. Gli alleati di suo padre erano arrivati e la battaglia finì rapidamente. I Brambe si ritiravano, mentre Destiryon e Lunac caricavano a destra e a manca. Seth era salvo, e in fondo lo era anche la sua avanguardia. L'arrivo dei cavalieri Destiryon aveva messo in fuga tutti i fanti nei paraggi compresi quelli che stavano tormentando i suoi uomini.

«Ottima battaglia!» Si congratulò Sèregor Lunac con suo figlio Logan. «Sei stato molto bravo.»

La felicità nella tenda di lord Lunac era palpabile. Non appena entrò vide stuoli di ufficiali, cavalieri e lord vari che bevevano e festeggiavano. Ma tra tutte le urla e gli schiamazzi, la voce di suo padre orgogliosa era l'unica che era riuscito a sentire. O forse l'unica che non voleva sentire. «Un comandante promettente, direi!» esclamava qualcuno.

«Ah, ci sei anche tu,Seth! Vieni qui.» Seth andò, e per poco non crollava a terra per la ferita al polpaccio. Gli doleva moltissimo, poteva sentire il bruciore attraversargli il corpo fino alle membra. Per fortuna era stata già trattata. Logan trattenne una risata alla quasi caduta di Seth.

«Dimmi padre. Sei ferito? Stai bene?» Per un attimo sperò che la risposta fosse positiva.

«Stò benissimo! Non ho un graffio a differenza tua. Ho scritto a tua madre per tutti noi.» Sua madre era l'unico membro della sua famiglia che non lo odiava. L'amava, come una qualsiasi altra madre ama suo figlio. Per Seth era l'unico punto di riferimento, all'epoca. Gli venne alla mente di quando lei, prima che lui e il resto degli uomini partissero per andare contro i Brambe, lo abbracciò talmente stretto che a Seth parevano frantumarsi le ossa della schiena. Il ricordo sfumò subito, quando suo fratello Logan aprì bocca, la sua fetida bocca.

«Siamo tutti vivi,ma il piccoletto ha un taglio. Gliel'hai detto questo a mia madre?»

Sèregor si voltò verso Logan,alla sua destra, senza dire nulla.

«Questo non è affar tuo.» La tenda si ammutolì, tutti fissarono quel duello silenzioso tra suo fratello e suo padre Sèregor.

Finalmente. Finalmente anche Logan capirà com'è crudele nostro padre.“ Una roca risata riempì la tenda, quella di suo padre. La accompagnarono quella di Logan e di tutti gli altri nella tenda di lord Lunac.

Lo sapevo. Non insulterà mai Logan,non lo farà mai.” Decise allora di tentare, per la prima e ultima volta nella sua vita, a elemosinare un complimento da suo padre.

«Hai visto l'avanguardia? Li ho guidati bene. Abbiamo perso qualche valido soldato, ma abbiamo resistito ai cani e all'assalto della fanteria Brambe. »

Il volto di Sèregor si rabbuiò in un lampo. «Non ne sei felice ?» chiuse Seth.

«Puah! Felice dici ? Ma se stavi fermo. Su quel tuo cavallo nero, a dare ordini di qua e di là. Ti sentivi forte,vero? Ringrazia Larse che io e tuo fratello abbiamo caricato i loro fianchi, chè se anche quelli avessero attaccato avrei dovuto scrivere altre cose a tua madre!»

Bastardo. Te la farò pagare un giorno questa insolenza.“

«“Uomini,serrate i ranghi,arcieri pronti!”» Lo scimmiottò suo zio Martin «Com'è che facevi? Dai, ripetilo. Ci siamo tutti divertiti sulla collina mentre urlavi.»

Uno sguardo carico d'odio travolse Seth. Ormai il secondogenito di Sèregor Lunac era furioso, la lingua paralizzata. Se ne andò da quella tenda, tra le risate di tutti. L'avevano coperto di vergogna,umiliato fino all'ultimo. Voleva scoppiare a piangere; non avrebbe nemmeno mai avuto la sua rivincita. Non sarebbe mai stato lord della città dei zaffiri, non avrebbe mai guidato eserciti interi come suo padre o come avrebbe fatto suo fratello Logan. Si allontanò dall'accampamento, andò nella foresta dove lo scontro era stato combattuto poche ore prima e si sedette, con la schiena su un tronco d'albero. Udiva ancora le canzoni dei soldati nelle tende, che festeggiavano per la vittoria. I morti erano stati quasi tutti portati via, ma rimaneva ancora qualche cadavere che non avrebbe tardato ad andare in putrefazione. Chiuse gli occhi e immaginò di essere nel suo castello, dove lo attendeva sua madre a braccia aperte. Poteva sentire il profumo di lei, le lunghe tavolate imbandite di ogni prelibatezza. I suoi pensieri furono interrotti da un rumore di zoccoli ferrati, che pestavano la terra quasi ovunque bruciata. Aprì gli occhi e vide tre cavalieri nobili, che lo fissavano dai loro destrieri.

Sono Brambe o sopravvissuti dei nostri?“ Poi riconobbe l'albero nero dei Destiryon sull'armatura di uno, e i suoi dubbi furono dissipati. Esploratori, forse. L'esercito dei Destiryon si era accampato assieme a quello dei Lunac. Ora l'accampamento era raddoppiato, con miscuglio di tende rosse e neroazzurre.

«Ragazzo,che fai qui ?» gli intimò una voce.

«Mi sto rilassando. Sono Seth Lunac. Lasciatemi in pace, sto bene qui.»

«Voi andate, io resto con questo ragazzino.» Disse uno dei tre. Gli altri due si allontanarono.

E adesso questo che vuole ? Un altro che vuole prendermi in giro?“

«Beh,non dici proprio niente ?» disse il cavaliere. Aveva un'armatura argentata, con un mantello nero e l'elmo a forma di testa di cinghiale. Portava una lancia che doveva essere molto pesante, e pareva fatta d'argento anch'essa. Qualche anno dopo, l'avrebbe brandita il Cacciatore. Era la celebre Lancia d'Argento.

Il cavaliere smontò da cavallo e si sedette accanto a Seth, sull'erba bruciata e appoggiato al tronco. «Si, devo ammettere che si stà bene qui. Ma qualcosa mi dice che non sei qui per rilassarti,vero? Che ti è successo, Seth? Hai perduto qualche valido amico nella battaglia di oggi ?»

Quale amico?” pensò Seth.

«No, non ho perduto nessuno a me caro. Ho avuto una discussione con mio padre e mio fratello poco fa, e me ne sono andato per non arrabbiarmi ulteriormente.»

«Aaah, Sèregor e Logan. » disse il cavaliere. «Si, non sono proprio dei bravi ragazzi. Che resti tra noi, però, mio giovane amico. Anche se forse tu lo sai meglio di me, vero?»

Seth annuì senza dire nulla.

«Avanti,spiegami che ti hanno fatto. » il giovane Lunac scelse di spiegare solo ciò che era accaduto quel giorno, e non le storie di mesi o anni prima. Forse meno gravi, ma sempre umilianti. Era la pecora nera della famiglia.

«Non sei in una buona posizione, ragazzo. Pare che ti odino. Sai, a volte bisogna avere il coraggio di andarsene, di voltare pagina, ecco.»

Non sa in che posizione sono. Non posso prendere e andarmene via così, di botto! Da solo, poi, fino alla Città dei Zaffiri! Il ciccione non mi seguirà mai, e gli uomini non mi faranno mai da scorta volontariamente. E di sicuro mio padre non gli chiederà di farmela.“

«Non posso. Dove potrei andare ? Casa mia è a leghe da qui.» Chiarì Seth.

«Ma è ovvio...» sussurrò il cavaliere. «...vieni con me, no? »

«E voi chi sareste?» lo interrogò guardingo Seth. Il Destiryon si alzò dalla terra, togliendosi l'elmo di cinghiale. Era moro, pieno di capelli e la barba da pochi giorni rasata, con gli occhi di un blu intenso. Poi si tolse il guanto destro ferrato, forse l'unica parte che non era d'argento della sua armatura, e tese la mano a Seth, tirandolo su.

«Sono Lance Destiryon, lord di Castello Grigio e membro del concilio dei Baroni, futuro Protettore del Reame.»

 

Seth era nella Sala del Trono, di spalle a esso come al solito. Il Re non era ancora arrivato, mentre il Cacciatore e Arathon erano già presenti. Gli dolevano le gambe, non aveva dormito molto bene quella notte. All'improvviso, il portone di bronzo si spalancò. Emersero molte figure poco distinte, ma poco dopo il terrore afferrò Seth. Prima o poi sarebbe successo, mancavano pochi giorni al torneo, ma sperava sempre di riuscire a non vedere quella scena. Stuoli di lord, famiglie, servi e principesse si erano riversate nella sala in men che non si dica. C'erano gli Allister,i Destiryon, i Beckett e molti altri. Parevano mancare i Lunac, ma vide l'armatura rossa e i basettoni di suo padre. I suoi non erano lì per lui, ma per inginocchiarsi di fronte a re Vaan.

I passi pesanti di Logan si facevano sempre più vicini. L'aveva visto? Oh sì che l'aveva visto, e anche bene. Di questo Seth ne era più che convinto .

Prima fu il turno di sua madre,che lo strinse forte al petto. Gli era mancato, ci poteva mettere la mano sul fuoco. Iniziarono a scambiarsi qualche parola, mentre Sèregor e il suo erede erano dietro di lei, fissando costantemente Seth. «Ti vedo deperito. Le cucine non sono buone qui?» Che imbarazzo, di fronte al Cacciatore e Arathon poi...

«Tranquilla madre, stò bene. Che notizie porti da casa?» rispose, desideroso di avere una parvenza di famiglia.

Aveva iniziato a sudare freddo e Logan se n'era sicuramente accorto.

«Alissa, fammi salutare mio figlio Seth, ora.» Disse suo padre con la voce dura e severa. Non era cambiato di una virgola, così come Logan. Sul volto di sua madre, invece, iniziavano ad apparire alcune deboli rughe. «Parleremo più tardi allora.» disse Alissa a Seth, strizzando l'occhio. Andò a salutare qualche suo lord amico.

«Seth! Sono due anni che non ti vedo e non mi dici nulla ?» Disse Sèregor.

«Salve, padre. » rispose l'Uomo di Ghiaccio. «E' sempre un piacere rivederti.»

Lord Lunac lo squadrò per un attimo.

«Che c'è, adesso che sei Cavaliere Nero non mi porti più rispetto? Ho sentito un tono di sfida nella tua risposta. Mi sbagliavo,vero?» “E' sempre il solito bastardo.“

«Si, padre. Ti porto i miei ossequi, come sempre.» Sèregor lo squadrò un ultima volta, poi borbottò qualcosa e si allontanò, ricongiungendosi con la moglie. Ora restava solo Logan lì davanti a lui. Strinse l'elsa di Occhio Famelico.

«Non abbracci il tuo fratellone?» Gli disse con la testa all'insù e la sua solita aria di superiorità.

«No, stò bene qui Logan. »

Logan gli si avvicinò e si pose a pochi centimetri dal suo volto. Si avvicinò al suo orecchio e gli sussurrò: «A me non mi incanti, Seth. Ora ti senti importante,vero? Con questa bella armatura nera...Ma tu aspetta che diventerò Lord e te la farò passare io la voglia di sentirti superiore. » gli intimò suo fratello.

«Tu non mi fai paura Logan. Sono più in alto di te, ora.» rispose Seth stizzito. «Vattene prima che ti arresti!» Non era più Seth il reietto dei Lunac.

Era Seth il Nero.

Logan sorrise e stampò un ghigno malefico su quel suo faccione deturpato dalla guerra.
«Te ne pentirai, stronzo. Ti farò bruciare vivo, una volta che sarò lord.»

Seth fece finta di non sentire, ma le parole gli uscirono da sole, come se fosse fuori controllo.

«Come stà la cicatrice? Brucia, eh?» Teneva ancora la sua elsa di spada stretta nella sua mano, più forte di prima. Gli dava coraggio.

Logan reagì. Prese Seth per il braccio, quello con cui teneva Occhio Famelico. Il Cavaliere Nero aveva la cicatrice vicinissimo al suo occhio destro, vedeva l'odio di Logan. Non si era placato negli anni, era diventato ancora più pazzo e bastardo, come suo padre.

«Io ti ucciderò, Seth. Lo giuro su Larse. E tu che hai da guardare, ciccione?» Seth era rosso in viso, il braccio di Logan serrava il suo, la sua spada non era più alla portata. Gli stava stritolando un polso. Realizzò dopo qualche secondo che l'ultima frase era diretta a Arathon, tutto meno che ciccione. Era una montagna, quasi il doppio di suo fratello, ma Logan lo aveva sfidato comunque. Arathon rispose a modo suo. Portò un guanto nero, rapidissimo, alla gola di Logan. E serrò, eccome se serrò. Gli occhi di Logan divennero più rossi,il viso quasi arancione.

«Non osare mai più importunare un Nero.» gli intimò, mentre pareva che gli occhi di Logan potessero schizzare fuori dalle orbite da un momento all'altro. Poi Arathon lasciò la presa. Nessuno si era accorto di quell'affronto ai Lunac, lord e lady di tutto il reame erano intenti a parlare e a inchinarsi, sparpagliati per la sala. Era accaduta una cosa durata un battito di ciglia per gli altri, un secolo per quei tre.

«Tu sarai il primo della lista.» Disse Logan, dopo che ebbe preso respiro. Poi si allontanò a passi svelti.

«Grazie, Arathon. »

«Dovevo farlo. E' veramente uno stronzo tuo fratello. Un uomo senza onore. Perchè non lo squarti vivo al torneo?» Gli chiese Arathon.

«Perchè mia madre non me lo perdonerebbe. » Il Cacciatore aveva visto tutto, ma non aveva fatto nulla. Forse a lui lo divertivano quelle situazioni. «Perché, tu pensi che se capitate contro, lui non ti vorrà uccidere? Glielo si legge negli occhi. Stai attento Seth, su tuo fratello già giravano brutte voci durante la guerra. E non credo che sia migliorato.»

Arathon aveva ragione. Prima di allora, suo fratello non aveva mai minacciato così apertamente Seth. Prima, forse, suo padre lo teneva ancora un pò a bada. Ma ora Logan era cresciuto. Aveva venticinque anni, e sarebbe diventato presto lord. Lo vide in fondo alla sala intento a scambiare gentilezze con due donzelle. Se le sarebbe portate a letto entrambe, sicuramente. Logan ci sapeva fare con le donne. Ci sapeva fare con la spada, con la lancia, col comando. Con tutto. Era l'erede perfetto per Sèregor Lunac.

Invece Seth...beh era Seth. Un figlio quasi dimenticato, poco conosciuto ai più, costantemente messo in ombra da suo fratello. Una vampata di rabbia lo pervase ancora. Strinse più forte l'elsa di spada; ormai era sua abitudine.

  
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