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Autore: Defiance    19/08/2013    1 recensioni
Prendete un Harry Potter e un Percy Jackson. Incrociate i loro destini, le loro vite, i loro poteri.
Dopo la sconfitta del Signore Oscuro e del Re dei Titani una nuova guerra sta per arrivare. Si stringeranno nuove alleanze. Si fonderanno due mondi. I più grandi eroi di tutti i tempi dovranno combattere, per salvare il destino dell'umanità. La più grande battaglia mai vista sulla terra sta per avere inizio.
Halfblood.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 16
Il Vello d’Oro
 

“Piacere di conoscerti, Fenrir Grayback.”
Il lupo mannaro si inchinò al cospetto di un uomo altissimo, dal volto avido e sfigurato. No, un momento, non era un uomo. Era un gigante.
“Al suo servizio” mormorò riverente Grayback.
“Ho un compitino per te e i tuoi amichetti. Consideralo come una prova del fuoco. Dovete radunare i vampiri di tutto il mondo. E domani quando la luna piena sarà sorta, insieme, seminerete il panico a Manhattan!” ordinò il gigante.
“Sarà fatto.” Assentì il lupo. Dopo di che, si inchinò nuovamente e uscì dalla caverna.
“Prometeo!” gridò poi l’imponente creatura.
“S-si, Signore?” chiese il titano, incurvandosi anche lui al suo cospetto.
“Vuoi spiegarmi perché mi sento debole dopo parecchie ore che mi tengo lontano dal Vello?” lo interrogò il gigante.
“N-non lo so Signore. N-non me lo spiego. Il Vello avrebbe dovuto darle una forma stabile” rispose Prometeo, spaventato.
“Gea contrasta il tuo ritorno. Sei vincolato al Vello e nemmeno tu puoi scendere in battaglia indossandolo.” Lo avvertì Chirone, che stava legato a un masso ed era gravemente ferito.
“Osi prenderti gioco di me, centauro?” gli ringhiò contro la creatura.
“Ho solo detto la verità. Tu dipendi da quell’oggetto” ripeté lui.
“Non ha alcuna importanza!” urlò il gigante “Ci impiegherò poche ore a distruggere Manhattan. E quando l’Olimpo cadrà, la terra, i suoi abitanti e gli dei cesseranno di esistere con lui.” Una risata perfida e malvagia susseguì quelle parole.
“Non ce la farai mai. Ci sono eroi la cui potenza, volontà e forza d’anima tu neanche immagini” proseguì Chirone.
Gli occhi del mostro si ridussero a una fessura, poi si voltò e ordinò: “Crio, libera Tifone! Col mio aiuto, a quest’ora dovrebbe essersi rigenerato”
“Ti fermeranno” lo avvertì di nuovo il centauro.
“Non fare lo sciocco! Nessuno è alla mia altezza. Li schiaccerò tutti in pochi attimi.” Abbaiò il gigante. Le sue urla riecheggiarono nella caverna. “Esattamente come schiaccerò te ora e il tuo sangue servirà a rinforzarmi. Figli miei! Sacrificate questo animale in mio onore!” ordinò la creatura.
Gli occhi di Chirone si spensero. Fece in tempo a mormorare solo una cosa, prima di essere preso a sassate, frustate e infine pugnalato in pieno petto e decapitato da una lama.
“Percy, io credo in te. Ce la farai.”
 
Il semidio spalancò gli occhi, pieni di lacrime, si mise a sedere e lanciò un urlo di dolore.
Chirone era morto. Il suo maestro non c’era più. Gli dei sarebbero stati troppo impegnati a cominciare la battaglia contro Tifone per badare all’immortalità del centauro.
“Percy, stai bene? Che succede? Hai svegliato tutto il castello!”
Chiesero i suoi compagni, che si erano ridestati. In poco tempo i dormitori dei ragazzi furono invasi anche dalle ragazze ed Hermione fu subito al suo fianco. Era tutto sudato, sconvolto. E tremava senza tregua.
“Percy?!” chiese dolcemente la ragazza.
Il ragazzo non la sentì nemmeno. Non capiva più nulla. Era accecato dalla rabbia e dal dolore. Incrociò lo sguardo dei fratelli Stoll, in piedi davanti al suo letto, che lo osservavano preoccuparti.
“È morto. Lo hanno ucciso. Hanno ammazzato Chirone” biascicò tra le lacrime, con voce strozzata.
Connor e Travis chiusero gli occhi e si misero una mano sul cuore, come tributo al loro grande maestro.
Fu in quel momento che a Percy si materializzò davanti la consapevolezza di ciò che aveva visto. Quel gigante, non era un mostro. Era Urano.
Ma il semidio era troppo sconvolto per gioire della debolezza del nemico che aveva appena scoperto, né aveva le forze di dirlo ad Hermione.
Rivolse un’occhiata alla ragazza, che annuì e corse nel suo dormitorio a scrivere un messaggio ad Annabeth.
 
Studenti e semidei si accalcarono nella Sala Grande.
“È vero? Percy? È vero?? Dimmi che non è vero Percy, parla!!” urlò la figlia di Atena correndogli incontro, in lacrime e quando lo raggiunse cominciò a scagliargli pugni a raffica sul petto.
Il ragazzo non si difendeva, non la fermava, un po’ perché paralizzato dal dolore, un po’ perché voleva lasciarla sfogare.
Quando la ragazza si calmò, la strinse in un abbraccio fraterno.
Sapeva che chi sarebbe rimasto più ferito dalla morte di Chirone, era proprio lei. Il centauro non era stato solo un maestro per Annabeth, ma anche un secondo padre.
In quel momento i maghi fecero una cosa inaspettata. Come già era accaduto per la morte di Silente, alzarono tutti le bacchette al cielo, accendendone lievemente le punte.
Percy si liberò dall’abbraccio dell’amica. Quello era un segno di rispetto per un maestro caduto, un saluto devoto, una dimostrazione di affetto e considerazione nei confronti degli ospiti semidei.
Questi ultimi, a loro volta, si portarono di nuovo una mano sul cuore.
Inaspettatamente, Clarisse si avvicinò ad Annabeth, e le mise un braccio attorno alle spalle e la portò via con sé; si sedettero a un tavolo e la figlia di Ares cercò di fare forza alla figlia di Atena.
Nico d’Angelo, che aveva già avvertito la sensazione che qualcuno di sua conoscenza aveva lasciato il mondo per sempre, anche se non aveva mai instaurato un rapporto profondo con Chirone dal momento in cui per la maggior parte del tempo se ne stava per conto suo, lontano dal Campo, aveva il volto sconvolto.
Chris Rodriguez era seduto su una panchina, appoggiato al tavolo, le mani portate alla tempia, in un gesto di disperazione.
Will Solace stringeva tra le braccia Elena Beckendorf, cercando di consolarla.
All’improvviso, la voce della McGranitt si levò per tutta la Sala Grande.
“Come segno del nostro rispetto per il vostro lutto” esordì “le lezioni e gli allenamenti sono sospesi per tre giorni” annunciò.
Non ci furono grida di gioia per la notizia, non c’era nulla per cui festeggiare. Solo dolore. Una sofferenza, che gli studenti di Hogwarts erano perfettamente in grado di capire, dopo averla provata sulla propria pelle due anni e mezzo prima in occasione della morte del loro preside.
“Spedirò un gufo alle scuole di Beauxbatons e Durmstrang per avvertire i semidei che alloggiano lì, della grave perdita da noi oggi subita”. Aggiunse triste la preside.
Dall’esterno del castello, intanto, si udì un rumore di frecce scagliate.
Erano i centauri. Anche loro avevano detto addio a Chirone.
  
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