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Autore: Lifaen    20/08/2013    2 recensioni
Salve a tutti! Come si può evincere dal titolo, la trama ruota attorno ad un gruppo di avventurieri che affrontano i demoni che infestano il loro mondo, nel tentativo di liberarlo. Spero vi divertiate a leggere questa storia come io mi diverto a scriverla! Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’alba era davvero meravigliosa.
Keyleth era seduta sul ramo della gigantesca, enorme quercia che si ergeva al centro del villaggio, rivolta ad oriente per assistere alla nascita del nuovo giorno, e per pregare. Trovava un certo conforto nel pregare contemporaneamente la dea della natura, quello del sole e quella della luna: era come se le loro benedizioni unite l’aiutassero a ritrovare il suo posto nel mondo. O almeno nel villaggio.
L’elfa sospirò. La situazione non era affatto rosea, e le si prospettava un futuro persino più cupo. Gli attacchi negli ultimi tempi si erano intensificati, e si era ritrovata a pregare ancora più del solito. Non per un buon raccolto, non per allontanare la possibilità del cattivo tempo. Recentemente, si era scoperta a pregare perché le fosse donata la forza necessaria a impedire agli esseri che praticamente assediavano il villaggio di raderlo al suolo. E anche perché quella forza fosse donata anche ai suoi amici, che ne avevano bisogno quanto lei.
Keyleth non si era mai ritenuta granché, per quanto sapesse di essere bella e desiderabile per gli uomini con cui aveva a che fare. Conosceva bene la verità: era merito degli dei se riusciva ogni volta a respingere un assalto assieme ai suoi amici. Lifaen, dalla lunga chioma bionda e gli occhi blu come l’oceano che amava tanto, vicino e contemporaneamente ad una distanza infinita; Mildred, tanto grande e grossa eppure contemporaneamente così fragile; Nom, trent’anni, cicatrice lungo la tempia destra procurata in una rissa avvenuta anni prima che l’elfa lo conoscesse, sicuro di sé e avveduto in combattimento; ed infine Lenn. Giovane prodigio di stregoneria, sulle prime era rimasta scioccata che un ragazzino di appena diciassette anni fosse invischiato in una lotta coi demoni; dopo qualche battaglia al suo fianco Keyleth aveva ringraziato ancora più fervidamente gli dei per averle messo a fianco una persona così adorabile.
Finora le sue preghiere erano state esaudite, e avevano respinto più che egregiamente una decina di assalti nel giro di tre mesi scarsi. Ma per quanto a lungo ancora gli dei avrebbero potuto sostenerla? Per quanto ancora avrebbero permesso loro di resistere, contro la minaccia di bestie in grado di adattarsi nel giro di pochissime settimane a climi per loro precedentemente proibitivi?
Il sole sorse, la sua radiosità colpì Keyleth agli occhi accecandola temporaneamente. Percepì il calore sul suo viso, e fu soltanto grata perché lei, i suoi amici e la sua gente erano ancora in grado di gustare gioie semplici come quelle, ormai le uniche rimaste loro.
“Non è mia prerogativa questionare sulle decisioni degli dei”.
Terminò la preghiera all’incirca un paio d’ore dopo, ma rimase sulla quercia, da lei affettuosamente ribattezzata “Nonna Salice”, ancora per alcune ore. Non capiva proprio come gli abitanti del villaggio preferissero spesso e volentieri delle mura di paglia e pietra a un comodo ramo d’albero. Lei ci si trovava come su un letto di piume. E comunque, i mostri non si erano ancora dimostrati capaci di arrampicarsi sugli alberi, mentre erano stati più che in grado di abbattere le capanne costruite con settimane di fatiche dagli abitanti.
Un boato la distolse dalle sue riflessioni. Il suono attirò la sua attenzione verso l’origine dello stesso, verso il campo di allenamento, al centro del quale vide sprigionarsi un fulmine di grandi dimensioni.
Sospirò, rassegnata. Al Dio del Fulmine la sera prima era stata lanciata una sfida, e ovviamente il biondo, giovane e impulsivo stregone aveva accettato senza pensarci due volte. Con ogni probabilità aveva vinto. Come chiunque si sarebbe aspettato, a dispetto della scarsa considerazione di sé che il ragazzo mostrava, e che glielo aveva reso subito simpatico. Di solito gli stregoni erano dei boriosi pieni di sé in un modo …
Keyleth scese silenziosamente e con grazia dall’albero, salutandolo con affetto mentalmente. Poi si diresse verso il campo di allenamento, dove avrebbe trovato quantomeno Lenn e la folla che già sentiva sperticarsi in lodi sul “Dio del Fulmine”.
  
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