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Autore: unholy spirit    20/08/2013    10 recensioni
Se ogni giorno è una battaglia
Se ogni mattina ti svegli sotto raffiche di urla ed esplosioni di reiatsu
Se credi che le persone non ti rispettino quanto dovrebbero
Allora c'è solo una squadra che può riportare la pace!!
Approfittando del breve periodo di pace, e delle vacanze termali a scopo terapeutico del Comandante Yamamoto, Hirako Shinji impegnerà il miglior team del Gotei 13 nella più importante inutile missione impossibile.
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ATTENZIONE!! Il primo capitolo della storia è stato cambiato.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Byakuya Kuchiki, Un po' tutti, Zaraki Kenpachi
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Regole, zotici e pettegolezzi

 



Byakuya Kuchiki si svegliò prima del sorgere del sole. Era a malapena riuscito a chiudere occhio: il futon era scomodissimo e il continuo russare di Zaraki nella stanza accanto non aveva certo giovato al suo riposo.
Decise di alzarsi prima degli altri, e di contattare Kuchiki Ginrei per un rapido consiglio.

Kisuke Urahara si alzò tardi, si vestì e si guardò allo specchio per sistemarsi il cappello.
Il suo volto era totalmente sconvolto: il naso gonfio, rosso e dolorante a causa del colpo preso la sera prima, e gli occhi cerchiati di blu per la pessima notte trascorsa, gli antidolorifici di Tessai non si smentivano.
 Calò il cappello sul viso, nella speranza che i suoi “ospiti” non notassero il suo aspetto disastrato.

Entrato in cucina, vide Tessai intento a servire la colazione ad un nobile che sembrava di pessimo umore e al suo collega, che sbadigliava rumorosamente al suo fianco.
- Buongiorno a tutti – tentò di sembrare fresco e allegro il caramellaio.
- Buongiorno capo – lo salutò Tessai.
I due Shinigami si limitarono a guardarlo.

- Ehm… signor Tessai… dove sono i ragazzi? – Kisuke tentò di sfuggire allo sguardo attento delle due tate.
- Sono già andati a scuola – rispose Zaraki con uno strano scintillio negli occhi – quindi, approfitteremo della loro assenza per parlare un po’ -  sorrise.
Kisuke deglutì, sentendo alcune gocce di sudore percorrergli gelide la fronte.
- P-p-parlare? Ma abbiamo già parlato molto ieri, no? – si voltò speranzoso verso il Kuchiki. Ma le sue speranze si dimostrarono vane.
- Abbiamo parlato, certo, e ci siamo fatti diverse idee, perciò, riteniamo sia giusto cominciare a discutere riguardo la soluzione del problema. Per quanto il pubblico trovasse divertente il continuo bistrattarti – Byakuya cercò di sorridere, con scarsi risultati; prese quindi nota mentale di lavorare sulle espressioni facciali.
- Senza contare che un programma di tate che si rispetti prevede un discorso faccia a faccia con i genitori, oltre ad un’attenta osservazione della vita familiare – puntualizzò Zaraki.
- Ma non avete osservato niente – obiettò Kisuke.
- E questo è il momento più adatto, dato che i ragazzi sono via. Quando torneranno, comincerai a cercare di recuperare una reputazione, seguendo i consigli che ti daremo a breve – chiarì Kuchiki ignorando l’interruzione – ma adesso prego, fai pure colazione –
 
Dopo aver fatto colazione ed essersi sistemati per la giornata, Kisuke e Tessai raggiunsero i due Shinigami nella saletta da the. Pronti a ricevere i preziosi consigli che avrebbero riportato la disciplina e l’ordine in negozio.
Il caramellaio deglutì nervosamente.
- Dunque signori – cominciò Zaraki – innanzitutto, è necessario modificare gli spazi in questa casa. Come vi abbiamo detto nello scorso capitolo ieri sera, in questa casa manca la privacy – fece una pausa per sottolineare il concetto. – Quindi, cominceremo con il separare i due ragazzi. Ognuno deve avere la propria camera da letto –
Kisuke e Tessai si scambiarono uno sguardo pensieroso: avrebbero dovuto rinunciare ad una stanza per gli ospiti, oppure ad una per il deposito della merce.
- In particolare la ragazza - proseguì il nobile – le donne necessitano di più spazi personali. Sarebbe consono concederle un bagno tutto suo. Quanti bagni avete, già? – chiese.
- Due bagni – rispose Kisuke.
Byakuya sgranò gli occhi sorpreso, ma si trattenne dal commentare.
- In questo caso ne lascerete uno alla bambina e l’altro lo dividerete voi tre – tagliò corto Zaraki – tanto per gli uomini non è un problema –
- Vogliamo inoltre che facciate due chiacchiere con il ragazzo. Il suo comportamento nei confronti di quella che potremmo definire sua sorella è a dir poco vergognoso… - disse il Kuchiki, ma fu prontamente interrotto.
- Tu volevi ucciderla tua sorella, principessa. Puoi davvero dire che il moccioso si comporta in modo vergognoso? – Zaraki si voltò a guardarlo, bevendo un sorso di sakè.
- Posso. Le situazioni sono differenti: mia sorella era stata condannata a morte. Quel bambino, al contrario,  maltratta Ururu quotidianamente, per divertimento o per complessi di inferiorità, dato che lei si è più volte dimostrata più forte di lui – lo fulminò – e ti ho già detto di non bere mentre stiamo lavorando e soprattutto, non chiamarmi principessa! –
- Smettila di fare il culo stretto Kuchiki, non è un vero e proprio lavoro – continuò a bere Zaraki.
Byakuya si limitò a roteare gli occhi, decidendo di ignorarlo.

- Sempre a proposito del ragazzo – continuò rivolgendo lo sguardo verso Kisuke – ho parlato con Yoruichi questa mattina – fece una pausa, per dare il tempo a Kisuke di registrare l’informazione e cominciare a temere.
- Cosa le ha detto? – chiese preoccupato il caramellaio. Sulla questione Jinta e Ururu, la gatta lo aveva sempre rimproverato dicendogli che, con la sua mancanza di polso, non sarebbe mai riuscito ad educarli.
-  Mi ha fatto notare che il comportamento di… Jinta? Corretto? – chiese conferma del nome – cambia radicalmente a seconda che si relazioni con te o con il Signor Tessai – fece un cenno con la testa verso Tessai.
- Quindi – s’intromise Zaraki –  dovrai passare più tempo con il bambino, così che lui impari a conoscerti e rispettarti – sorrise divertito – sperando che funzioni – aggiunse perfido.
- Bene, adesso potete andare, continueremo il discorso quando i ragazzi rientreranno da scuola – annunciò il nobile alzandosi.
- Parlerete anche con i ragazzi? – chiese curioso Kisuke.
- Certo! Vi faremo conoscere delle regole che dovrete rispettare. Le abbiamo fatte apposta per voi – ghignò Zaraki – adesso vado ad allenarmi – concluse uscendo dalla stanza.

- Urahara-san avrei bisogno di un favore –
- Ma certo, di che si tratta Capitano Kuchiki? – aprì il ventaglio il cappellaio.
- E’ possibile avere un’altra stanza? –
- Beh… temo sia un po’ difficile… Come mai vuole un’altra stanza? Non le piace quella attuale? – s’incuriosì Kisuke.
- Affatto – il nobile alzò una mano in segno di negazione - Il problema è che è troppo vicina a quella del Capitano Zaraki, e il suo russare è abbastanza fastidioso – spiegò.
- Aaaaah, capisco – chiuse il ventaglio – non si preoccupi, posso insonorizzarla senza problemi e ad un prezzo conveniente – sorrise gioviale e con fare affabile.
- Prezzo? L’insonorizzazione di una stanza in casa tua sarebbe a carico mio? – chiese il bel Capitano alzando un non-sopracciglio.
- No no, chiedo scusa. Sa… abitudini da commercianti, mi è uscita spontanea – rise il biondo scienziato.
- Capisco – Byakuya fece un sorrisetto di circostanza. Ormai era convinto che Urahara fosse un vero, totale idiota.
 
 



Nel frattempo nella Soul Society, l’Associazione Femminile Shinigami era riunita per un “rapido” scambio di pettegolezzi.
Yoruichi era intenta a raccontare i dettagli della telefonata e del primo giorno di “tatanza”.
- Kisuke è proprio un imbranato, Bya-bo mi ha detto che ieri sera ha dato il peggio di sé, si è pure rotto il naso inciampando sulla mazza da baseball di Jinta – rise la gatta – ma credo che Byakuya conosca poco Kisuke, quello non è il suo “peggio”, è il Kisuke normale – concluse tra l’ilarità generale delle presenti, tranne di Soi Fon, che si rifiutava di trovare divertente ogni cosa riguardasse Urahara.
- Su su piccola Soi – disse la gatta con l’aria di chi la sa lunga – non fare quella faccia. So che hai una cotta per Kisuke[i] e che sentire certe cose potrebbe rattristarti, ma non ti preoccupare, Bya-bo e Zaraki agiscono esclusivamente nel suo interesse – concluse scoppiando a ridere.
- Nobile Yoruichi non sminuitemi! Non provo niente che non sia odio e disprezzo per quel lavativo – s’indignò l’ape.
- Come sei tenera. Anche Byakuya diceva di odiarmi, sai com’è: odi et amo! – sorrise dolcemente Yoruichi, provocando un’altra ondata di risate.

Il Capitano Unohana però , non sembrava dell’umore giusto per ridere. Sorrideva, certo, ma il suo sorriso non trasmetteva allegria, tutt’altro. Cosa che non sfuggì ad Isane, che cominciava a sentire dei familiari e gelidi brividi percorrerle la schiena.
- C’è qualcosa che non va, Capitano? – chiese timidamente.
- No cara… - cominciò – anzi sì! – cambiò tono improvvisamente, gelando il sangue alle presenti – come ha osato Hirako mandare Zaraki? Mi ero offerta volontaria, e serviva una figura materna. Io sono molto più dolce di lui, e sicuramente sono più MATERNA! – cominciò ad alzare la voce.
- Hirako è famoso per non aver mai capito nulla, e Muguruma con lui – commentò velenosa Soi Fon.
- Soi! Non è da te parlare male degli altri capitani! – la rimproverò Yoruichi.
- Avete ragione, ma loro due mi fanno saltare i nervi! – rispose istericamente.
- Su su – intervenne Matsumoto – è solo la sindrome premestruale, tra qualche giorno passa tutto –
- COSA PENSANO CHE IO SIA, UN’ASSASSINA PSICOPATICA? – concluse un’alterata Unohana, ignorando i commenti delle presenti.
- Beh… - azzardò Yoruichi – io credo che Hirako lo abbia fatto…. – soppesò le parole - …per fare un dispetto a Kisuke, dev’essere sicuramente così – tentò di sdrammatizzare.
- Un’ottima idea… se non fosse di Hirako – borbottò sottovoce Soi Fon.
Unohana guardò la gatta, l’aura omicida ancora presente, prima di voltarsi e dirigersi alla porta.
- Andrò a scambiare due parole con Hirako Shinji – sentenziò.
- Giustizia – festeggiò zio Vernon Soi Fon.
 
 


Qualche ora dopo, nel mondo terreno

- Bentornati ragazzi – salutò allegro Urahara – com’è andata la scuola? –
Ururu borbottò un timido – bene – prima di correre in casa, mentre Jinta lo guardò sospettoso.
- Perché lo chiedi, capo? –
- Beh, perché mi interessa sapere qualcosa di voi – disse sollevando l’indice destro in un suo tipico modo di fare.
- Al solito – rispose annoiato il ragazzo allungando una lettera al biondo caramellaio.
- Cos’è? – aprì il ventaglio con aria curiosa.
- La mia professoressa vuole parlarti – fece spallucce Jinta – dice che le sei simpatico – mentì.
- Beh – Kisuke si sistemò il cappello arrossendo – non si può rifiutare l’invito di una signora – asserì con il suo tono musicale.
- Capo, i signori Capitani vogliono parlare con noi e con i ragazzi – chiamò Tessai.
- Arriviamo subito – nascose la lettera nel jinbei avviandosi.

***********

- Dunque – cominciò Byakuya guardando i “bambini” – come abbiamo detto questa mattina ai vostri… “genitori”… riteniamo che in questa casa siano necessarie delle regole – inspirò profondamente, incapace di continuare.
- Quindi – intervenne Zaraki – adesso vi daremo dei cartelli con delle regole, che voi appiccicherete in giro per la casa – guardò gli sguardi perplessi dei presenti – so che è una stronzata, ma sono ordini dall’alto, quindi vanno eseguiti, vi ci abituerete – concluse con un’alzata di spalle.

- Solo un momento Capitano Zaraki – riprese la parola il nobile – Urahara-san, avete liberato una stanza per Ururu? – chiese.
Urahara e Tessai si scambiarono un’occhiata preoccupata.
- In verità no – ammise il cappellaio – non possiamo spostare tutta la merce in un solo magazzino, e l’unica alternativa sarebbe eliminare una delle due stanze per gli ospiti – spiegò.
Byakuya si voltò verso il collega, poi di nuovo verso Urahara
- Pensandoci bene, l’importante è che abbia un bagno privato, la stanza non è una priorità – annuì, terrorizzato al solo pensiero di dover dividere una stanza con Zaraki.

- Bene – disse Zaraki – passiamo alle regole – estrasse un primo cartello a forma di ventaglio – Urahara, leggi! – ordinò.
- L’autorità di Urahara Kisuke è permanente, non solo in situazioni di emergenza – lesse, pensando che, forse, qualcosa di buono sarebbero riusciti a farla.

- Seconda regola – continuò Zaraki con un cartello a forma di cappello – ragazzino, tocca a te –
- Il gioco è prioritario, si lavora solo dopo aver finito di divertirsi…. Ehi, mi piace questa regola – rise Jinta.
- Ne abbiamo già discusso Zaraki, questa regola non era nei programmi – puntualizzò Byakuya.
- Sei tu che non capisci un cazzo Kuchiki, credi che Yachiru lavori? L’unico che lavora seriamente è Yumichika, non vorrai mica che questi due bambini diventino strani come lui, sarebbe un fallimento! – si difese Kenpachi.
- Ti ho già spiegato che nelle famiglie proletarie i figli danno una mano. Hai notato che non possono permettersi nemmeno qualche domestico? Come puoi pretendere che il signor Tessai si occupi di tutto da solo? – sbottò il bel Capitano.
- Non è da solo, c’è Urahara – insistette Kennino.
- Sei forse impazzito? Chi mai affiderebbe l’igiene e la pulizia di un luogo pubblico, come un negozio, ad Urahara? È chiaro che l’aiuto dei bambini sia indispensabile – continuò sulla sua posizione Byakuya.
- Questa è una delle poche regole sensate che abbiamo collega, non riuscirai a toglierla dall’elenco –
- Sokatsui! – il cartello esplose in mano a Zaraki – temo di averlo appena fatto – sentenziò in tono canzonatorio.
Zaraki sfoderò e partì all’attacco, costringendo Urahara e Tessai a ricorrere a kido proibiti per immobilizzarli.
- Porto del the – Tessai corse in cucina.

- Andiamo avanti – fu il turno di Byakuya di prendere un cartello, a forma di moustache – Jinta, ti dispiace leggere anche questa? –
- Tra fratelli ci si rispetta reciprocamente – lesse a bassa voce, sotto gli sguardi severi delle tate.

- Signor Tessai, la prossima la legga lei per favore – il Kuchiki estrasse un cartello a forma di grembiule.
- Non si mangia fuori orario – lesse soddisfatto Tessai.
- Perché? Esiste un orario per mangiare? – chiese stupito Zaraki – e se mi viene fame fuori orario cosa faccio? Mi attacco al c…. –
- In quel caso – lo interruppe seccato il nobile – esistono gli spuntini. Non è necessario finire gran parte di ciò che è stato cucinato per il pranzo o per la cena.
- Ma se vado avanti a spuntini fino a cena, poi non ceno, mi sazio prima. In ogni caso mangio fuori orario – obiettò l’ex campanellino.
- Suppongo che la tua scarsa cultura ti impedisca di ragionare in modo evoluto, ma esiste qualcosa chiamato autocontrollo – il giovane Capitano gli rivolse uno sguardo annoiato, possibile che avesse sempre da polemizzare?
- L’autocontrollo è roba da checche, a me non serve – chiuse la discussione e prese il penultimo cartello a forma di siringa – Signor Tessai, questa è pensata proprio per lei –
- I medicinali scaduti si buttano. Non devono essere usati per curare né familiari né ospiti – Kisuke, Jinta e Ururu annuirono energicamente.

- Ururu, leggi tu l’ultima – Byakuya prese l’ultimo cartello di forma rettangolare.
- I bambini devono essere lasciati liberi di crescere come vogliono – sussurrò la ragazza.
- Esattamente quello che faccio con Yachiru! –
- Esattamente quello che consiglia mio nonno  – dissero contemporaneamente i due Capitani.
Byakuya sbiancò, per quanto possibile dato il pallore della sua carnagione, e si voltò verso Ken-chan.
- Potresti ripetere? –
- Ho detto che è esattamente ciò che faccio con Yachiru. Trovo che sia il miglior metodo educativo, io stesso sono cresciuto così, e guarda il risultato! – si diede un pugno sul petto con fierezza.
- Si sente bene Capitano Kuchiki? La vedo eccessivamente pallido, vuole un altro po’ di thè? Dell’acqua fresca? – si preoccupò Kisuke.
- Il mio nobile nonno mi ha cresciuto seguendo gli stessi metodi educativi di questo zotico. Quindi significa che, irrimediabilmente, anche io sono in realtà un volgare barbaro –
Kisuke nascose il Gin, temendo il ripetersi di un’inquietante sbronza triste.
- Non si abbatta così Kuchiki-san, io non credo che lei sia uno zotico – tentò di consolarlo l’ex Capitano.  
 - Cosa te lo fa pensare? – chiese il nobile, aggrappandosi all’ultimo barlume di speranza, anche se questo era Urahara.
- Sua moglie non avrebbe mai sposato uno zotico, non le sembra una prova sufficiente? – aprì allegramente il ventaglio, soddisfatto del suo operato.
- Mia moglie? Come può essere una garanzia? I migliori amici di mia moglie siete tu e Kukaku Shiba. L’unica garanzia che posso avere da questo è che sono, a tutti gli effetti, uno zotico, o peggio, un  coglione –
- Kuchiki-san, la considerazione che lei ha di me mi spezza il cuore – si offese Kisuke.
 
 
 
 







******************************************
Oss!!!
Chiedo scusa per l’enorme ritardo, questa volta è passato davvero tantissimo dall’ultimo aggiornamento. Non avevo previsto di metterci così tanto, ma purtroppo il tempo manca molto più di quanto mi piaccia ammettere (in realtà io riesco sempre a sprecarlo, perditempo di genetica). Spero vivamente che il capitolo sia di vostro gradimento.

La storia procede un po’ a rilento rispetto all’altra, anche perché abbiamo l’impressione che non stia riscuotendo molto successo, e questo rallenta inevitabilmente la stesura dei capitoli, che risultano per noi più complicati.
Se avete qualche consiglio da darci al riguardo, o qualche consiglio in generale, non esitate, noi siamo ben felici di conoscere il vostro parere su quanto abbiamo scritto.
Se la storia vi piace, per favore fatecelo sapere, perchè non riteniamo valga la pena pubblicare una storia che non legge nessuno (ci scusiamo, sappiamo che può sembrare un ricatto per le recensioni, ma in realtà vogliamo solo avvisarvi che la storia potrebbe non continuare).
Grazie mille per la vostra pazienza,
alla prossima
unholy spirit e mrs black.
Per farci perdonare la lunga attesa, da questo capitolo in poi, potrete gustarvi la miniserie a mini puntate:
 




THE IMPORTANCE OF BEING BYAKUYA
(episode one)
Note: AU

- Ragaaaazzi! – cominciò a cantilenare un annoiato Gin Ichimaru per richiamare l’attenzione – mi sto annoiando, andiamo a trovare Rangiku! – disse appoggiandosi a Byakuya per costringerlo a non ignorarlo.
- Rangiku? Non è meglio se vai da solo? – suggerì il moretto.
- Concordo con Bya – annuì Soi Fon – se ti accompagniamo poi siamo costretti a fare da palo –
- Ma non è da sola, è con dei suoi amici. Stanno andando non so dove…. ma al telefono sembrava divertente! Dai, dai, daaaaaaaai – insistette il volpino spingendoli verso l’ingresso della metropolitana.
Byakuya sospirò – va bene, va bene, andiamo – Gin sapeva essere più insistente di un bambino capriccioso.
- Grazie – sorrise Ichimaru – sei il mio migliore amico quando fai così, e lo sei ancora di più quando paghi tu i biglietti – allargò il sorriso.
Soi Fon si mise la mano sulla faccia e scosse la testa sconsolata – hai di nuovo finito i soldi, Gin? –
- Più o meno – tentò di svicolare.
- Gin? – Byakuya lo scrutò per qualche secondo.
- Uffa… ho solo fatto uno scherzo ad Aizen, una cosa innocente – alzò le mani in un gesto difensivo – ma lui si è arrabbiato e per punizione non mi darà soldi per tutta la settimana – spiegò.

Salirono sul treno in direzione Shinjuku.
- Niente posti a sedere oggi – si guardò intorno Soi.
Alcune persone si voltarono a guardarli, e una donna in avanzato stato di gravidanza si alzò in piedi e si rivolse al giovane nobile.
- Kuchiki-sama, prego, sedetevi pure – disse indicando il posto a sedere.
- Non si preoccupi, si sieda pure, posso stare in piedi – rispose educatamente il ragazzo.
- Siete molto gentile – lo ringraziò la donna.

Byakuya si voltò nuovamente verso Gin e Soi che lo fissavano con gli occhi da cerbiatto abbagliato dai fari.
- È successo qualcosa? – chiese perplesso il Kuchiki.
- Una donna incinta ti ha offerto il posto! – gli occhi di Soi si dilatarono ancora.
 - Sì – rispose – qual è il problema? – chiese ancora, sempre più confuso.
- Di solito si cede il posto alle donne gravide – s’intromise Gin.
- Ma io sono un Kuchiki – fu l’ovvia risposta.
 
Fine episodio.
 
 
 


[i]  Citazione dall’episodio 206
  
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