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Autore: Defiance    22/08/2013    2 recensioni
Prendete un Harry Potter e un Percy Jackson. Incrociate i loro destini, le loro vite, i loro poteri.
Dopo la sconfitta del Signore Oscuro e del Re dei Titani una nuova guerra sta per arrivare. Si stringeranno nuove alleanze. Si fonderanno due mondi. I più grandi eroi di tutti i tempi dovranno combattere, per salvare il destino dell'umanità. La più grande battaglia mai vista sulla terra sta per avere inizio.
Halfblood.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Capitolo 20

Urano

 
Percy, Annabeth e Clarisse stavano cercando di ammazzare un dragone, ma le cose non gli andavano molto bene.
La figlia di Atena era ferita alla caviglia, mentre Clarisse aveva una profonda lesione sulla fronte.
“Lasciate fare a me!” esclamò Leo Valdez. “Non mi può incenerire!”
I semidei acconsentirono e andarono a fronteggiare i Lestrigoni, o almeno quella era l’idea, prima di trovarsi la strada sbarrata dalla Chimera, un mostro con la testa da leone, il corpo di capra e un serpente velenoso al posto della coda.
“Ci rivediamo, Perseus Jackson” esordì il mostro, mostrando le sue fauci.
I semidei cominciarono a lottare, cercando in tutti i modi di schivarne la coda.
Percy fu scagliato giù da un grattacielo e Annabeth era crollata a terra per il dolore alla caviglia. In piedi restava solo Clarisse che agguantava bellicosa la sua lancia elettrica; quando questa colpì il petto del mostro, quello fu attraversato da una dolorosa scossa elettrica e si dissolse lasciando solo un mucchio di polvere dorata per terra.
“Annabeth! Prendi questo!” le disse la figlia di Ares lanciandole in grembo una bustina con un po’ di nettare.
La ragazza ne ingurgitò un poco e presto fu pronta per riprendere a combattere.
Furono circondate dai telchini.
 
Fu il fratello ciclope a salvare Percy, afferrandolo al volo.
“Tyson aiuta Percy!” esclamò.
“Grazie fratellone!” gli disse il semidio, ma presto si trovarono davanti il titano Crio e due Empuse
Il figlio di Poseidone sguainò Vortice e si scagliò contro le ragazze-vampiro. Ne uccise una e l’altra impazzì. “Hai ucciso mia sorella! Me la pagherai!” urlò, lo afferrò e lo sbatté contro un albero. Poi, mentre si avvicinava a tutto gas per morderlo, il ragazzo la infilzò con la sua lama e l’empusa si dissolse.
Grover comparve al loro fianco e cominciò a suonare il suo corno. Delle radici cominciarono a intrappolare il titano, che urlò “No!” e preso da un attacco d’ira afferrò Tyson e lo scagliò verso un monumento.
“TYSON!” urlò Percy. Ma non ebbe il tempo di attaccare il mostro, che era già diventato un albero. Grover lo aveva rifatto.
Corse verso il punto dov’era atterrato il fratello. Il suo unico occhio era semi chiuso e del sangue gli sgorgava dal labbro; aveva la schiena spezzata.
“Tyson vuole bene a Percy” boccheggiò il ciclope. “Percy deve ricordarlo”.
“Lo so fratellone, ti voglio bene anch’io. Ma ora dobbiamo andare, devono guarirti!” incalzò il semidio, ma Tyson chiuse il suo unico occhio e restò immobile.
“Tyson? TYSON? NO! Svegliati! Per favore! Fratellone!” cominciò a urlare Percy.
“Mi dispiace, amico. Se n’è andato” lo informò triste Nico Di Angelo, appena comparso al suo fianco.
“No! No! No!” gridò il figlio di Poseidone. Il cugino gli mise una mano sulla spalla e lo aiutò a rialzarsi.
“Dobbiamo andare. Annabeth e Clarisse sono in difficoltà” gli disse il figlio di Ade.
 
Un gelo improvviso, e nell’aria si diffusero tristezza e disperazione.
“I dissennatori!” esclamò Hermione.
Accerchiarono lei, George e Ron. Erano un centinaio.
“Expecto Patronum!” esclamarono all’unisono.
La donnola e il terrier di Ron ed Hermione sbucarono dalle loro bacchette e si gettarono contro le figure incappucciate, mentre George non riuscì a evocare il suo: dalla morte di Fred non era più stato capace di farlo; tutti i suoi ricordi più belli riguardavano il fratello che non c’era più.
Purtroppo per loro, i loro patroni non erano abbastanza forti da fronteggiare tutti quei dissennatori; stavano per essere baciati, quando un cervo argentato sbucò dal nulla e fece dileguare le creature.
“Harry” boccheggiò Hermione e cadde tra le braccia dell’amico.
Fu in quel momento che vennero circondati da tre iperborei.
“Harry svegliala!” tuonò allarmato Ron.
“Reinnerva” e la ragazza aprì gli occhi; la prima cosa che vide furono dei giganti blu ed emise uno strillo.
Le creature ghignarono soddisfatte. 
 
Sconfitti i telchini, Annabeth, Clarisse, Nico e Percy decisero di andare ad aiutare gli amici, ma non appena scesero dall’edificio su cui si trovavano, videro un carro avvicinarsi.
Era orribile, e su di esso un gigante mostruoso rideva maleficamente.
Sulla parte anteriore del carro vi era un palo sul quale era stata posizionata una testa.
I semidei spalancarono gi occhi; sentirono il loro cuore lacerarsi e lo stomaco aggrovigliarsi. Era la testa di Chirone quella.
“Sciocchi semidei e maghi! È inutile contrastarmi. Arrendetevi e vi risparmierò la vita!” tuonò Urano.
Percy era accecato dalla rabbia.
“Io ti ucciderò, mostro! Parola mia!” ringhiò.
“Sei coraggioso ragazzino… oppure semplicemente molto stupido.” Lo sbeffeggiò il dio gigante.
In quel momento Neville Paciock arrivò correndo, con la spada di Grifondoro in mano e si scagliò contro il nemico, ma quello alzò una mano e il giovane mago fu scaraventato in mare.
Percy chiamò con la mente i ‘pesci pony’, come li chiamava Tyson e ordinò loro di salvare il ragazzo. Lo vide al sicuro sulla riva, tra le braccia di Ginny.
“Stupido ragazzino. Sciocchi, sciocchi mortali! Io vi distruggerò. Non rimarrà niente di voi. Niente
Il figlio di Poseidone raccolse il coraggio, sguainò la spada e disse: “Allora vorrà dire che combatteremo anche fino alla morte, se sarà necessario!”. Si lanciò contro Urano, cercando di evitare i venti che il dio gli indirizzava contro; purtroppo, uno di questi lo colpì e Percy sfondò la finestra di un edificio, andando a sbattere il capo contro una trave. Poi il buio.
 
Quando Neville aprì gli occhi si ritrovò in una tenda, accanto a lui vi era Ginny.
“Madama Chips ti ha curato. Ma ora dobbiamo tornare in campo. Hanno bisogno di noi” gli disse la ragazza.
Aiutarono i semidei a trasportare i corpi dei defunti che erano stati ritrovati. Ginny riconobbe tra i cadaveri Will Solace, figlio di Apollo, Miranda Gardiner, figlia di Demetra, Jimmy Peakes e Cormac McLaggen di Grifondoro, Anthony Goldstein di Corvonero e Eloise Midgen di Tassorosso. Infine, uno dei membri più anziani dell’Ordine: Sturgis Podmore.
La ragazzina cercò di non piangere. Avevano già perso così tante persone…
“Forza…” le disse Neville, mettendo una mano sulla spalla della ragazza.
Tornarono in campo e individuarono Luna che lottava con una manticora.
Corsero ad aiutarla.
 “Aiutooo!!! Un Pitone!” urlò Calì Patil.
“Che stai dicendo, stupida! È un lupo!” esclamò Michael Corner, spaventato.
“Sono mollicci ragazzi!” li avvertì Ginny.
“Riddikulus!” e quelli sparirono.
 
Ad un certo punto comparvero alcuni elfi domestici; a guidarli era di nuovo Kreacher solo che questa volta era affiancato da Winky.
Si mischiarono alla battaglia.
Winky andò a cercare Hermione, e quando la trovò era circondata da grossi giganti blu.
“Non fatevi toccare! Possono congelarvi!” il ragazzo con la cicatrice stava avvertendo i suoi amici.
Quando l’elfa si accorse che un iperboreo stava per toccare Hermione alle sue spalle, gli fece cadere un ramo enorme sul capo.
“Winky!” esclamò la ragazza, ma uno dei mostri afferrò l’elfa e la lanciò contro un albero.
Hermione, Harry e Ron si precipitarono a controllare se fosse ancora viva.
Lo era, ma per poco.
“Grazie Winky” singhiozzò la Granger.
“Winky doveva favore a te. Brava ragazza avere tanto aiutato Winky, anche se Winky non capiva.” Rispose l’elfa.
“Ce la farai” le sussurrò Harry.
“No, Winky deve raggiungere Dobby, Harry Potter. Winky è felice di ritrovarlo presto.” Dopodiché chiuse gli occhietti e si spense.
Gli iperborei emisero un ringhio raccapricciante e i ragazzi dovettero poggiare l’elfa in un cespuglio, l’avrebbero seppellita dopo.
“Come gli uccidiamo questi cosi Hermione?” chiese Harry.
“ Io… io non lo so! Bombarda!” provò la ragazza, e un iperboreo esplose.
Il gesto non fu accolto bene dagli altri due e si scagliarono contro i ragazzi.
Il primo a finire congelato fu Ron, che si era distratto nel vedere che George era racchiuso in un cumulo di ghiaccio.
“RON!” strillò Harry e fece per correre verso l’amico ma Hermione lo bloccò. Si guardarono negli occhi e annuirono.
Puntarono le bacchette contro i giganti e pronunciarono: “Crucio”; quelli caddero a terra e ed ebbero una leggera scossa di dolore. Ma si rialzarono subito. Era stata una mossa disperata, né Harry né Hermione volevano davvero usare quella Maledizione e sapevano bene che per farla funzionare lo si doveva volere. Veramente.
Un iperboreo riuscì ad afferrare Harry, trasformandolo in un cumulo di ghiaccio.
Proprio in quel momento un forte ululato squarciò il cielo: erano arrivati i Lupi.
Hermione fece il grosso errore di voltarsi un secondo per controllare da dove provenisse il verso, e i giganti le soffiarono addosso dell’aria gelida.
Si ritrovò congelata dal collo ai piedi. Provò a fare degli incantesimi non verbali per liberarsi, ma non ci fu niente da fare.
Gli iperborei corsero nel punto in cui la battaglia divampava.
  
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