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Autore: _ayachan_    27/02/2008    36 recensioni
Naruto e Sakura: il giardino dell’Eden; i fratelli Uchiha: il serpente e la mela… Il peccato originale: il tradimento.
"Tutto ciò che credevo sicuro, si sgretolerà tra le mie mani...
Il mio passato, il mio presente, e il mio futuro...
Chi sono io?
Naruto o Kyuubi?"

[Pairing: cambieranno in corso d'opera, anche drasticamente! Threesome, in ogni caso. Molte]
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'eroe della profezia' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Naruto-63

Capitolo sessantatreesimo

Tra le pagine





Rientrare nel suo appartamento lasciò una strana sensazione in Naruto.

La porta era rimasta aperta, e all’interno tutto era come doveva essere, in ordine e leggermente impolverato. C’erano il tavolo, e il divano, e i mobili... e i libri di Sakura... una sua maglietta... le ciabatte accanto all’ingresso.
Ogni occhiata una ferita.
Però non era venuta a riprendere le sue cose. Non lo aveva mollato di punto in bianco, cancellando la sua presenza da ogni angolo della casa.
Naruto fece un passo avanti, richiudendosi la porta alle spalle.
C’era silenzio, tanto, troppo silenzio.
Lentamente raggiunse il tavolo, e passò una mano sul ripiano opaco. La polvere rimase sui suoi polpastrelli, soffice e impalpabile, e una striscia più scura si disegnò sul legno.
Lasciò ricadere il braccio lungo il fianco.
Quel posto gli sembrava troppo grande, ora. Spoglio, vuoto... abbandonato.
Ma forse era solo lui a sentirsi così.
Un ricordo gli sfiorò la mente, improvviso e doloroso.
Le lacrime di Sakura, bloccata sotto di lui, i suoi singhiozzi e la sua confessione, e la luce fredda della luna; il nome di Sasuke nella sua bocca.
Chissà se anche il letto era rimasto intatto, disordinato come allora.
Naruto lo cercò, con gli occhi e con il corpo.
Ma quando lo vide, e vide le lenzuola sfatte, non provò nulla.
Solo desolazione.
Il balsamo che erano state le parole di Shikamaru non arrivava a riempire fin lì.
Raggiunse il materasso con passo stanco, e rimase a fissarlo per un tempo interminabile, immobile.
Lì aveva dormito con lei.
Lì avevano fatto l’amore.
Lì si erano detti “ti amo”.
Ma ora era tutto finito.
A un tratto intravide un luccichio tra le lenzuola, e si piegò per intrufolare la mano sotto una piega della stoffa. Sentì le dita raggiungere qualcosa di freddo e liscio, metallico forse... e quando le tirò indietro, si scoprì a stringere il coprifronte. Il suo coprifronte. Lo stesso che Kyuubi aveva abbandonato con noncuranza.
Lo guardò, lo mosse appena nel palmo, e quello mandò riflessi opachi. Impolverato, come tutto del resto.
Con una mano, Naruto lo ripulì.
Quello era il simbolo della Foglia.
Ciò in cui credeva.
Ciò che lui era.
Kyuubi sapeva che lasciarlo indietro avrebbe avuto un significato preciso, e lo aveva fatto consapevolmente e subdolamente. Il coprifronte sarebbe stato un aiuto prezioso, per il debole Naruto che le aveva lasciato il suo corpo.
Ma il debole e sciocco Naruto era tornato anche da solo, e ora era lì, con il simbolo freddo del suo credo posato sul palmo.
Non gli serviva una placchetta di metallo per essere ninja. La Foglia era scolpita nel suo cuore così come il sigillo era scolpito attorno al suo ombelico.
Con cura e attenzione, avvolse i lembi di stoffa del coprifronte e lo posò sul comodino, accanto al libro che Sakura stava leggendo prima che le cose precipitassero. Stranamente, non era uno dei soliti pesanti volumi sul chakra o la medicina; per una volta, era un libro di favole. Favole di personaggi cattivi che ottenevano la redenzione. Leggendo il titolo, Naruto si chiese a chi pensava Sakura mentre le pagine scorrevano sotto i suoi occhi...
A distrarlo fu un colore, all’improvviso.
Con la coda dell’occhio, in tutto il candore delle lenzuola, gli sembrò di distinguere una macchia rossa.
Corrugando la fronte si sporse per guardare meglio... e sul materasso, sparse irregolarmente, trovò poche gocce di sangue ormai rappreso e tendente al marrone.
Sangue.
Perché c’era del sangue?
Il suo cuore fece un balzo nel petto, e immagini confuse sfrecciarono nella sua memoria, rapide e distorte dai pensieri opprimenti di Kyuubi.
Vide la propria mano sfilare il coprifronte e gettarlo sul letto nella notte in cui si era arreso; poi vide l’angolo in ombra, e lì... il gatto. L’altro Naruto.
Dov’era adesso?
Ricordò di essersi accucciato davanti a lui, di aver sorriso.
Chi gli aveva portato da mangiare in quei giorni?
Si allontanò bruscamente dal letto e corse a cercare le ciotole del gatto. Ancora sporche, erano al loro posto accanto alla parete, ed era chiaro che nessuno le lavava da giorni.
Mentre i suoi occhi si spalancavano lentamente, ricordò di aver teso un braccio e di aver afferrato l’altro Naruto per la collottola, nonostante le sue proteste. Ricordò il dolore leggero dei graffi sul polso, il miagolio minaccioso dell’animale, e poi il tonfo sordo che aveva fatto rimbalzando sul letto.
«Mi spiace per te, ti hanno dato un nome che fa schifo» aveva detto Kyuubi, bloccandolo contro il materasso, le dita strette sulle costole e affondate nel pelo dorato.
Un ultimo miagolio sordo, di chi non si arrende. I suoi occhi, due fari nel buio.
E poi...
Naruto piegò il collo, si passò una mano sul viso sudato.
E poi...
...Le gocce di sangue.
Sentì il cuore rallentare nel suo petto, mentre i ricordi si affievolivano e scomparivano nella nebbia. Con il dorso della mano asciugò il sudore tra bocca e naso, turbato.
Finché non sentì il passo felpato, impercettibile.
Sollevò la testa di scatto, i sensi attenti, e i suoi occhi si posarono sul panorama che si vedeva fuori dalla finestra, che qualcuno aveva lasciato aperta.
Vide il davanzale, la strada al di sotto, il tetto della casa accanto...
...E lì, seduto con la coda ondeggiante, un gatto.
Non cucciolo, non adulto.
Fermo.
Aveva il pelo di uno strano color crema, tendente al biondo miele, e gli occhi azzurri. Si limitava a starsene seduto, e lo guardava senza miagolare. Il suo pelo era lucido e folto, splendente sotto il sole. Era magro, ma della magrezza di un animale che si è mosso troppo pur mangiando, e la sua coda ondeggiava pigramente nell’aria.
Lo fissava.
Guardingo, sospettoso, lo teneva sotto controllo.
Forse aveva fame.
Naruto rimase immobile, guardandolo negli occhi. Avevano un colore simile al suo.
Poi, un sorriso si fece largo fino alle sue labbra, mentre raggiungeva la finestra e posava i gomiti sul davanzale.

«Hai fame?» chiese a voce alta, come se il gatto avesse davvero potuto capirlo.
Quello sembrò annuire, in un movimento casuale del muso più chiaro, e le sue orecchie si alzarono e abbassarono diffidenti.
Naruto scoppiò a ridere, chinando il capo, ma anche la risata scemò e scomparve, lasciando il posto a un sorriso amaro.
«...Mi stai dicendo che devo riguadagnarmela, la tua fiducia?» chiese in un sussurro roco, più a sé stesso che a lui.
Ricordò le dita strette attorno alle costole del gatto, ricordò il cuore che batteva forte sotto il suo pelo, e poi... ricordò il dolore delle unghie che penetravano nella pelle del braccio.
Le sue unghie, quelle della mano ancora libera.
Ricordò la sensazione, più che l’azione, il momento in cui aveva fermato Kyuubi, a costo di farsi del male.
Lui non c’entra”
Le gocce di sangue che dal braccio cadevano sul lenzuolo, il ghigno irritato della volpe.
E la stretta che si scioglieva dal gatto, i passi che arretravano nervosamente.
E va bene. Ma doniamogli almeno la libertà, non ti pare?”
La finestra che veniva aperta.
«Ah, ecco...» si trovò a mormorare, mentre ciocche disordinate di capelli gli sfioravano la fronte madida di sudore. «Non ricordavo questo dettaglio»
Probabilmente il gatto era passato dal cornicione, e poi aveva raggiunto gli altri tetti.
Naruto rialzò il capo e tornò a cercare gli occhi dell’altro Naruto, che non aveva mosso un muscolo.
«Vediamo chi ha più pazienza» lo provocò, con aria di sfida mista a pacatezza. «Io lascio la ciotola sul davanzale. Quando decidi di tornare, fammi un fischio»
E con un sorriso blando si fece indietro e voltò le spalle alla finestra, alla ricerca di una scatoletta ancora da aprire.

Dieci minuti e una doccia dopo, mentre rimetteva ordine stancamente e guardava afflitto la polvere che si era accumulata negli angoli, gettò un’occhiata verso la finestra. La ciotola era ancora lì, intatta.
Sospirò depresso, raccogliendo i vestiti di Sakura e piegandoli quasi con devozione. Li lasciò sul divano, in ordine, per quando fosse venuta a prenderli.
Aprì i cassetti, divise le sue cose da quelle di lei, cercando di non pensarci, cercando di non ricordare ogni singolo istante vissuto lì dentro, l’espressione di Sakura mentre sistemava tutto, i suoi rimproveri quando lui lasciava in giro i vestiti, le piccole liti sull’ordine... e a un tratto la sua mano urtò qualcosa di solido, tra gli abiti.
Naruto socchiuse le labbra, comprendendo immediatamente di cosa si trattava.
Chiuse le dita attorno all’involto freddo e lo estrasse dal cassetto.
Stoffa blu, attorno a un coprifronte, di nuovo. Liberò la placchetta di metallo e la guardò luccicare per qualche attimo, dopo anni di buio. Il simbolo inciso della foglia era sfregiato orizzontalmente, più o meno a metà altezza. Ricordava quel segno.
Perché lo aveva fatto lui.
Tanto tempo prima, in uno scontro che ancora ricordava perfettamente, con un rasengan tendente al viola e sotto una cascata scrosciante.
Quello era il coprifronte del Sasuke dodicenne che aveva tradito Konoha.
Naruto lo aveva conservato per tutti quegli anni, ansioso di restituirlo al legittimo proprietario, ma quando era arrivato il momento e Sasuke era tornato al villaggio erano successe tante cose che aveva finito per dimenticarsene.
Lo soppesò nella mano, guardandolo atono.
Quel coprifronte era il simbolo del tradimento. Dell’abbandono.
Ma allo stesso tempo, era il simbolo del rapporto che li univa... erano stati amici, fratelli, forse... ma prima di tutto rivali.
Strinse le dita attorno al metallo freddo, e rialzò il capo.
Raggiunse il comodino accanto al letto, si fermò davanti al proprio coprifronte, posato accanto al libro di favole, ed esitò per un istante. Poi, con la stessa delicatezza con cui aveva ripiegato i vestiti di Sakura, lo lasciò sul piano di legno, accanto agli altri due oggetti.
Uno per ogni membro del Team sette.
Uno per ognuno di loro.
Di nuovo uniti.
Almeno lì.
Chissà quanto tempo ci sarebbe voluto prima che potessero esserlo davvero, prima che il dolore scemasse... prima che la sola idea di Sakura e Sasuke insieme non togliesse il fiato a Naruto.
Chissà se.
...Ma era inutile pensarci ora.
Le cose erano andate nel peggiore dei modi, e basta.
Non si tornava indietro.
Voltò le spalle al comodino e tornò verso i cassetti, cupo.
Era triste essere soli... ormai aveva fatto l’abitudine alla presenza costante di Sakura – ma sì, anche a quella del gatto – e perderla all’improvviso era stato più brutto del previsto.
Mentre si crogiolava in un vortice di autocommiserazione paurosamente profondo, quasi non si accorse dei colpi alla porta. Gli arrivò soltanto una vaga eco, e ci mise non meno di tre secondi per realizzare che qualcuno stava bussando.
Il suo stomaco si contrasse sgradevolmente.
Sakura? Di già?
Raggiunse l’ingresso con i piedi di piombo, il cuore in gola.
Allora voleva concludere tutto tanto in fretta? Voleva cancellare anche le ultime tracce della sua presenza, da subito?
Naruto posò la mano sulla maniglia, deglutì un’ultima volta, e la abbassò.
«Oh. Ma allora ci sei?» chiese Iruka sulla soglia, con il pugno ancora sollevato e pronto per bussare di nuovo.
Lo stomaco di Naruto si sciolse in fretta, e le sue sopracciglia si inarcarono per la sorpresa.
«Maestro Iruka!» esclamò, illuminandosi.
«Ho saputo che ti hanno rilasciato, pericoloso criminale» sorrise il chuunin, ghignando sulle ultime due parole. «Così ho pensato di fare un salto a trovarti...»
«Hai fatto benissimo!» ribatté Naruto, facendosi da parte per lasciarlo entrare. «Mi spiace solo che la casa sia ancora in disordine... sono appena rientrato, stavo sistemando... Vuoi un tè? O andiamo a prenderci un ramen?»
«Preferirei restare in casa, se non ti spiace»
«Oh. Ehm. Allora dammi dieci minuti per trovare il tè, perché non ho idea di dove sia!»
Iruka entrò sorridendo, e guardò Naruto che apriva tutti gli armadietti e spostava le cose bofonchiando.
Quasi diciotto anni, e nonostante tutto gli ricordava ancora il ragazzino goffo che lo supplicava di provare il coprifronte da Ichiraku.
Eppure...
Il sorriso scemò fino a scomparire.
Solo pochi giorni prima quel ragazzino aveva rischiato di devastare il villaggio, di fuggire e quindi appiopparsi un’accusa di tradimento, e di uccidere il suo migliore amico, quasi un fratello.
Iruka aveva fatto qualche ricerca, poche domande alle persone giuste... ed era giunto alla conclusione che, insieme all’indebolimento del sigillo, c’era stato qualcos’altro che lo aveva spinto a cedere. Qualcun altro, anzi. Vedendo i vestiti di Sakura piegati sul divano ne ebbe la conferma.
«Trovato!» esultò Naruto in quel momento, sventolando tutto esultante una confezione di tè verde dall’aria vissuta. «Non ho dolcetti, ma c’è della carne per gatti. Va bene lo stesso?»
«Ehm... No» rifiutò Iruka, vagamente disgustato.
Naruto ghignò. «Scherzavo, eh»
Il tempo di far bollire l’acqua e depositare il tè, e i due si trovarono seduti attorno al tavolo, con un pacco di biscotti rimediato per miracolo tra loro.
«Gli Anbu ti hanno trattato bene?» chiese Iruka sgranocchiando un dolcetto.
Naruto fece una smorfia. «Domanda del cavolo» bofonchiò. «Odio stare rinchiuso, anche se fosse stato una reggia l’avrei detestato quel posto»
«Scusa, hai ragione... Quello che intendevo dire era... sì, beh... ti hanno fatto del...»
«Del male?» Naruto sbuffò amaramente. «Con il rischio che decidessi di mettere il pelo e farli fuori tutti? Avevano paura, maestro Iruka. Non mi hanno sfiorato neanche con un dito»
Iruka abbassò lo sguardo, stringendo le dita attorno alla sua tazza di tè.
«Naruto...» mormorò dopo un po’, tornando a fissarlo. «Da quanto... da quanto tempo c’era qualcosa che non andava?»
Naruto si incupì, e distolse gli occhi. Si strinse nelle spalle. «Forse da sempre» bofonchiò, vagamente melodrammatico. «No, beh... da quando Sasuke è tornato. Sakura non... non lo ha mai dimenticato, credo. E io probabilmente me ne ero reso conto... Poi il sigillo era stato sciolto, e Kyuubi... beh, Kyuubi ha fatto quel che ha fatto, e che era nella sua natura»
La giustifichi un po’ troppo, Naruto...” si trovò a pensare Iruka; ma lo tenne per sé, preferendo sorvolare.
«Perché non hai detto nulla a nessuno?» chiese invece. «Perché non ne hai parlato neanche a me?»
Naruto ricordò le emozioni di quei momenti, il terrore irrazionale che Sasuke gli portasse via Sakura, la confusione, i sentimenti incerti; e poi il tradimento, e l’impressione di essere più che patetico; si era sentito così da schifo, all’epoca... aveva temuto che anche gli altri lo avrebbero trovato debole, e basta.
«Io... non... non so, ecco...» mormorò nervosamente, stringendo la sua tazza di tè. «Credo... credo che... mi vergognassi» aggiunse alla fine, a voce bassissima, e arrossì bruscamente.
Iruka si lasciò sfuggire un sorriso.
Rieccolo, il ragazzino goffo.
«Scemo» gli disse affettuosamente. «Davvero credi che chi ti sta attorno avrebbe avuto da ridire qualcosa? Hai così poca fiducia in noi?»
Naruto non rispose, sentendo gli occhi pizzicare.
Certo, con il senno di poi chiedere aiuto a qualcuno sembrava la soluzione più immediata, la migliore. Ma all’epoca non aveva nemmeno voluto considerarla.
«...Penso che tutti, bene o male, ci fossimo accorti che qualcosa non andava» proseguì il chuunin dopo qualche istante di silenzio. «Ma tu sorridevi, e completavi una missione dopo l’altra... e pensavamo che fossi tanto forte e imbattibile...» sospirò, cupo. «Abbiamo sbagliato anche noi, Naruto. Non pensare che sia solo ‘colpa’ tua, se poi di colpa si può parlare...» alzò gli occhi, e gettò uno sguardo alla testa china di Naruto. «Hai capito?»
Il biondo annuì impercettibilmente, passandosi di nascosto una mano sugli occhi.
«Sì...» mormorò tirando su con il naso, e quando sollevò il capo insieme al solito ghigno c’erano i resti delle lacrime.

Mezzora dopo il maestro se n'era andato, tra le proteste di Naruto, dicendo che aveva da correggere cinquantadue compiti in classe per l’indomani e che Konohamaru voleva disperatamente chiedergli consiglio per l’esame di chunin che si sarebbe tenuto di lì a due anni, minimo.
Naruto aveva dovuto lasciarlo andare, e si era trovato di nuovo solo.
Il pomeriggio si tingeva lentamente di arancio, fuori dalla finestra, e la ciotola del gatto era ancora intatta sul davanzale. C’era silenzio, nell’appartamento.
Naruto si passò una mano tra i capelli, guardando tutti i lavori che ancora doveva fare, e preferì distrarsi pensando ancora un po’ al maestro Iruka.
Sorrise, arrossendo come un bambino, e la sensazione di calore che provava ogni volta che lo vedeva si irradiò dal ricordo, facendolo sentire particolarmente bene.
Quando pensava a Yondaime sentiva orgoglio, rancore, invidia, ammirazione... Fuoco e ghiaccio, nostalgia e sollievo.
Quando pensava al chunin che si era preso cura di lui, invece, provava soltanto un’uniforme sensazione di tepore.
Era piacevole.
Papà.
Che parola imbarazzante.
Arrossendo da solo, incassò la testa tra le spalle e raggiunse in fretta la libreria. Forse sistemando i complicati e noiosissimi libri di Sakura sarebbe tornato del ben più rassicurante umore cupo che aveva prima, rifletté.
Eliminò un intero ripiano intriso di parole come ‘chakra’, ‘curare’, e ‘manuale’, e poi passò al successivo, sentendo la depressione che tornava lentamente ad allungare i suoi tentacoli.
Finché, per assurdo, non incappò in un suo libro.
O almeno, sperava che fosse tale... Perché se Sakura fosse stata un’appassionata della serie della Pomiciata, avrebbe iniziato a pensare di essersi sbagliato su molte cose.
Lo estrasse dallo scaffale e lo sfogliò, perplesso. Ah, ecco, sulla prima pagina c’era una dedica del maestro Jiraya...
A Naruto, augurandogli di imparare a fondo da letture pregevoli come questa
Fece una smorfia scettica.
«Letture pregevoli...» commentò ridacchiando, e lo gettò sul divano con noncuranza. Tornò allo scaffale, e di nuovo incappò in un volume strano.
La copertina era rovinata, datata forse, tanto che non si leggeva nemmeno il titolo. Naruto prese in mano il libro e cercò di capire cosa si trovasse davanti, perplesso. Non ricordava di averlo mai visto, forse era di Sakura...? All’interno, una dedica sbiadita e illeggibile. Voltò un’altra pagina, e finalmente lesse il nome dell’autore.
Jiraya.
Corrugò la fronte, perplesso. Che diavolo era quella cosa?
Senza molte speranze, diede un’occhiata alla prima pagina. Niente donne prosperose, niente occhiate intrise di lussuria, niente cocktail ad alta gradazione... solo... un ninja.
Chiamato Naruto.
Naruto sbatté le palpebre, sorpreso.
«Ma che...?» si trovò a dire a voce alta, sentendo inspiegabilmente il cuore che accelerava.
Involontariamente, i suoi occhi continuarono a seguire l’andamento dell’inchiostro, una riga dopo l’altra, una pagina dopo l’altra... C’era curiosità, c’era emozione, e c’era... diavolo. Solo a pensarlo era assurdo, ma... c’era la voglia di sapere come andava avanti.
Non si accorse nemmeno di essersi seduto sul divano, i gomiti appoggiati alle ginocchia, lo sguardo fisso sulle pagine ingiallite.
Quel libro era completamente diverso da tutto ciò che aveva letto fino a quel momento di Jiraya, e in qualche modo... senza riuscire a spiegarselo... si sentiva legato al protagonista.
Finché non ricordò le parole di Jiraya, ormai lontane nel tempo. Il suo sorriso sghembo, mentre gli raccontava la genesi del suo nome.

E allora per la prima volta nella sua vita si immerse completamente nella lettura, nel mondo narrato dalla mano dell’autore, nelle vittorie e nelle sconfitte dei personaggi.
Era talmente concentrato che non vide la sagoma comparsa sul davanzale; non vide la coda color crema che ondeggiava cauta, il muso chiaro che si avvicinava alla ciotola con circospezione... Non incontrò gli occhi azzurri dell’altro Naruto che lo controllava, e non lo vide sedersi, avvolgere la coda attorno alle zampe, e iniziare a mangiare.



Jiraya fissava il soffitto contrariato.
Aveva sempre pensato che Shizune dovesse nascondere qualche segreto, perché nessuna persona normale avrebbe seguito Tsunade senza restarne un minimo influenzata – negativamente, purtroppo. Sfortunatamente il seno non era qualcosa che si trasmetteva. E infatti quel giorno aveva scoperto tutta la natura diabolica della malefica assistente dell’Hokage.
«Sono un convalescente, maledizione...» bofonchiò, con il lenzuolo tirato fin sotto il naso. «Non posso scendere dal letto, non posso lanciare occhiate alle infermiere, non posso nemmeno andare in bagno senza che uno stupido e orripilante uomo mi ci accompagni... Perché non mi è concessa neanche una rivista porno? Perché ha dovuto sequestrarmela?»
Si annoiava da morire.
Le forze gli stavano lentamente tornando, dopo qualche giorno di riposo assoluto, ma il suo chakra avrebbe impiegato più tempo a rigenerarsi, perché era arrivato a un soffio dal consumarlo completamente. Se Sakura non fosse intervenuta sul posto, non sarebbe arrivato vivo all’ospedale.
E poi... Poi, Tsunade si era occupata di lui.
Un incubo.
Anestesia? Pfui! Un incosciente del suo stampo non la meritava. Delicatezza? Per lui, che con gioia buttava al vento la sua vita? Neanche per sogno. Lo avrebbe curato solo per fargli un dispetto, visto che era dichiaratamente un aspirante suicida.
A nulla era servito ricordarle che era l’unico modo per portare indietro Naruto, a nulla era servito farle presente che lei era stata d’accordo... Tsunade doveva pur scaricare la tensione di averlo quasi visto morire.
E aveva scelto di usarlo come punching ball.
Jiraya sbuffò sotto il lenzuolo.
Che. Noia.
Tutto ciò che sapeva del mondo esterno era che Naruto era stato liberato e che il Consiglio intero tremava al solo nominare Tsunade. E, personalmente, si riteneva offeso dall’assenza del biondo al suo capezzale.
Insomma, per colpa di chi era in quelle condizioni?
Mentre si dilettava con pensieri allegri e piacevoli come questi, sentì qualcuno bussare delicatamente.
«Sì?» grugnì, sperando che non fosse Tsunade.
La porta si aprì e una delle visioni più dolci della sua vita si stagliò sulla soglia, in un alone dorato che sapeva di rosa.
Un’infermiera.
Carina, pure.
«E’ l’ora della medicazione?» chiese Jiraya speranzoso.
Quella gli sorrise – miele che colava sul suo cuore ferito – e poi, orrore, scosse la testa.
«No, ma c’è una visita per voi» annunciò, facendosi da parte.
E alla sua leggiadra figurina si sostituì quella decisamente meno eccitante di un Naruto in tuta arancione e scatoletta di ramen istantaneo alla mano.
«‘Giorno!» lo salutò con un ghigno, entrando nella stanza.
Jiraya cercò di intravedere l’infermiera alle sue spalle, ma lei richiuse la porta e scomparve, portandosi via anche il raggio di sole nella sua giornata.
«Ehilà?» fece Naruto, offeso per la scarsa attenzione tributatagli. «Eremita porcello, guardi che sono qui per lei» disse, posando il ramen sul comodino come generoso regalo per il convalescente.
Finalmente il sannin si degnò di guardarlo, e mise su un broncio degno di Ino. «Alla buonora» commentò sostenuto. «Potevi quasi aspettare che mi dimettessero»
«Ho avuto da fare!» si schermì Naruto, sedendosi sulla sedia accanto al letto a gambe larghe. «Dovevo sistemare tutta la casa, e dividere le mie cose da quelle di Sakura»
Sentendolo pronunciare il nome della kunoichi, Jiraya assottigliò gli occhi per un istante.

«...Tutto bene?» chiese dopo un attimo, in tono più serio.
Naruto si strinse nelle spalle, schivando il suo sguardo.
«Eremita porcello, io non mi abbatto mai» se ne uscì alla fine, forzando leggermente il tono.
Frugò per un attimo nel marsupio, e poi gettò sulle lenzuola di Jiraya una copia malridotta dell’unica sua opera che non fosse un distillato di erotismo e sensualità, la storia parzialmente autobiografica del ninja da cui prendeva il nome. «Sono come questo personaggio, direi» ghignò.
Jiraya, dopo l’iniziale sorpresa, si lasciò andare a un sorriso e un sospiro. «Sì, sei come lui»
E mentalmente, perché non c’era bisogno di dirlo a voce alta, aggiunse: “Minato e Kushina sarebbero fieri di te...”
«Ah, tra parentesi...» ricordò Naruto all’improvviso, dopo qualche istante di compiacimento; si rimise a cercare nel marsupio, e di colpo tirò fuori una copia del Paradiso della Pomiciata che Jiraya riconobbe per quella che gli aveva regalato al suo quindicesimo compleanno, autografata, con sovraccoperta rigida e tanto di dedica. «Ho iniziato a leggere anche questo» se ne uscì il biondo, perplesso lui per primo. «Sa, credo di averlo rivalutato»
Negli occhi di Jiraya passò un brillio di gioia. «Davvero?» chiese entusiasta.
«Sì, beh... ora posso capirlo molto di più» commentò Naruto solennemente.
Il sannin assottigliò gli occhi.
In poche parole... ora che il baldo giovane si era allegramente rotolato tra le lenzuola con Sakura poteva finalmente apprezzare un certo tipo d’opera? Strano, di solito era il contrario.
«Sa, qua, nella parte centrale...» spiegò Naruto, sfogliando le pagine fino a una contrassegnata. «...Dove il protagonista inizia a pensare che l’amica non è più tanto amica... Sì, insomma, è roba profonda» fissò intensamente Jiraya.
Lui si schiarì la voce. «Oh, ehm, certo» commentò cercando di apparire sicuro.
Per quel che ricordava, nel rapporto tra quei due c’era una sola cosa profonda. E non erano i dialoghi.
Ma se Naruto leggeva la sua Grande Opera, pur fraintendendone i veri scopi, beh... in ogni caso la leggeva. Era sempre un primo passo verso un futuro glorioso e luminoso. Come il suo.
Jiraya abbassò lo sguardo su di sé: era in un letto d’ospedale, senza una donna al suo capezzale, e in procinto di ricevere l’ennesima tortura dall’unico essere di sesso femminile che davvero lo terrorizzasse – la visita delle sei si avvicinava con preoccupante rapidità...
Okay, okay. Forse quello non era un presente glorioso e luminoso.

Ma il concetto era chiaro, no?

In fondo Naruto era destinato a rivoluzionare il mondo dei ninja, doveva pur farsi una cultura degna di rispetto.
«...Senta...» riprese il biondo dopo un attimo, ostentando un’aria noncurante assolutamente falsa. «Sa mica niente di Orochimaru...?»
Blando tentativo di chiedere di Sasuke girandoci intorno.
Jiraya chiuse gli occhi, sprofondando nel cuscino soffice.
«...Il corpo di Kabuto sta per cedere» rispose piano. «Tsunade dice che la coscienza di Orochimaru sta iniziando a mostrare le prime anomalie... ogni tanto è Kabuto a delirare, ogni tanto i suoi sono solo comportamenti istintivi e animaleschi... ma sono riusciti a prelevare un campione dei tessuti, nonostante Kabuto non avesse il marchio canonico... Sperano di riuscire a ricavarne un antidoto per Sasuke»
«Ah» si limitò a commentare Naruto, sentendosi leggermente in colpa.
Dunque Sasuke aveva la possibilità di salvarsi... e Orochimaru no. Il team sette avrebbe potuto riunirsi, in futuro... e i sannin no. Mai più.
Forse avrebbe dovuto fare di più, forse aveva conciato troppo male il corpo di Kabuto, forse, forse, forse...
«Ehi» lo richiamò Jiraya, scoccandogli un’occhiata severa. «Niente pensieri stupidi. Non è colpa tua»
Naruto si lasciò andare a un sorriso mesto.
«Ultimamente me lo dicono tutti...»

Un piano sopra, nella singola occupata da Sasuke Uchiha, tutto taceva.
L’unico paziente della stanza era seduto con i cuscini dietro la schiena e un libro tra le mani, Riabilitazione.
Leggeva senza muovere nulla oltre agli occhi, e mentre una parte del suo cervello era concentrata sulle parole, un’altra controllava che il segno maledetto sul suo collo pulsasse in sottofondo, abbastanza piano da non costituire un problema. Poi, c’era il neurone solitario che si chiedeva quando Sakura sarebbe entrata dalla porta.
Erano almeno due ore che nessuno si presentava, e la flebo tirava le cuoia gocciolando piano fin nelle sue vene.
Sasuke iniziava ad annoiarsi.
Per sport, decise di delegare tre o quattro neuroni all’ascolto di quello che succedeva lungo il piano; in fondo aveva pur sempre un udito straordinario, poteva captare qualche notizia dall’esterno e passare un paio di minuti. Se non che, la prima cosa che sentì fu un insolito trapestio, come una corsa. E quando la sua porta fu spalancata all’improvviso, fece un salto nel letto, e il libro volò per terra, ancora aperto.
«Sasuke!» gridò Sakura, insolitamente agitata, con gli occhi lucidi e le guance arrossate. «Ce l’abbiamo fatta, l’abbiamo trovato!» strillò, saltando sul suo letto incurante delle più elementari norme di sicurezza. Prima che Sasuke potesse riprendersi, si vide le sue braccia gettate al collo e la sentì che scoppiava a piangere contro la sua spalla. «Abbiamo l’antidoto, Sasuke, ce l’abbiamo!» singhiozzò tra le risate, stritolandolo nella sua presa ferrea.
L’Uchiha impiegò almeno due secondi per recepire la notizia.
E poi, evento quanto mai raro, sentì il sangue affluire al viso e il sollievo invaderlo.
Una vita da progettare, da pianificare sul serio.
Un clan da rifondare, il rispetto da riacquistare... e chissà, forse... anche la polizia, lo storico lavoro degli Uchiha, magari.
Senza pensarci due volte avvolse le braccia attorno alla schiena di Sakura e ricambiò il suo abbraccio, affondando il naso nel suo collo, e rimase ad ascoltare il battito del proprio cuore e di quello di lei, irregolari, in contro-tempo, ma così forti...
«Ce l’abbiamo fatta...!» sussurrò di nuovo Sakura, allontanandosi appena e tirando su con il naso. «Ci vorrà del tempo... e forse non riusciremo a eliminare del tutto il virus... ma smetterà di essere un pericolo. Abbiamo trovato questo enzima, che si combina con il sistema immunitario... era nel sangue di Orochimaru... e poi c’è la formula di contenimento che ha usato il maestro Kakashi...» rise, tra le lacrime. «Ce l’abbiamo fatta, Sasuke! Sopravvivrai, sicuramente!»
Lui l’ascoltò, con gli occhi brillanti, e poi, d’impulso, le prese il viso tra le mani e le impresse un bacio di rara intensità, considerato il soggetto. Sakura non perse tempo a sorprendersi, e optò per un più conveniente avvinghiamento alle sue spalle, comprensivo di risposta infuocata.
Ripresero fiato solo al primo fischio, e staccandosi videro che sulla soglia erano assiepati infermieri, medici e pazienti, con ghigni molto allusivi e applausi appena accennati.
Tutti e due avvamparono – e il contrasto tra il rosso delle guance e il rosa dei capelli di Sakura fu un vero pugno nello stomaco - e Sasuke la allontanò bruscamente, fulminando il pubblico con una delle sue occhiate peggiori.
«Ehm, lascia stare lo sharingan, per favore» borbottò Sakura, leggermente delusa per l’allontanamento repentino.
Sasuke decise di ritirarsi dignitosamente, e, voltate le spalle tutti, incrociò le braccia sul petto con il folle desiderio di lanciare il bastone della flebo verso la porta.
Sakura sospirò, lasciandosi andare a un mezzo sorriso.
No, Sasuke non era tipo da pubbliche effusioni, come Naruto.
Ma lei lo amava, nonostante tutto.
E lui amava lei.
E sarebbero stati insieme.
Finalmente.

Neanche mezzora dopo che Naruto se ne era andato, la tanto temuta visita delle sei arrivò anche per Jiraya.
Tsunade non bussò prima di entrare, si limitò a farsi avanti con passo marziale e a sfogliare la sua cartella clinica con sguardo severo. Jiraya deglutì, prevedendo la serie di innominabili dolori che lei gli avrebbe inflitto, e cercò di rannicchiarsi in un angolo del letto, con una smorfia.
«Poche balle» lo apostrofò Tsunade, vedendolo arretrare. «Tanto non scappi» gettò la cartella sul comodino e con un unico gesto secco tirò indietro le lenzuola.
«Ma tu ci godi così tanto a farmi del male?» piagnucolò l’eroico sannin, guardandola male.
«Chiudi la bocca» lo seccò lei, tirando fuori di tasca una siringa nuova e una boccetta scura. Senza commenti, infilò l’ago nella gomma dell’apertura e aspirò il liquido trasparente che conteneva, fino all’ultima goccia. Mentre spingeva lo stantuffo per far uscire eventuali bolle d’aria, Jiraya inarcò un sopracciglio.
«Anestetico?» chiese speranzoso.
«Sì» ribatté lei, e, posata un attimo la siringa, sfilò da un’altra tasca il laccio emostatico e lo strinse attorno al braccio del sannin, con discreta forza.
«Ahi» protestò lui, e lei incurante affondò l’ago nella pelle. «Ahi!» ripeté Jiraya, stringendo i denti. «E’ l’ultima trovata per farmi soffrire?» mugugnò, dopo che il cotone fu posato nell’incavo del suo gomito e il laccio tolto. «Preannunci il paradiso e poi infierisci?»
«Zitto» ribatté Tsunade.
E solo allora lui si rese conto che sembrava strana. Di cattivo umore, avrebbe detto, se non avesse saputo che ‘cattivo umore’ nel suo caso significava mobili scagliati per la stanza.
Corrugò la fronte, mentre sentiva un leggero torpore irradiarsi dal braccio al resto del corpo, e cercò di scrutare la sua espressione.
«E’ successo qualcosa?» chiese cauto.
Lei si morse le labbra, ma non rispose. «Apri la camicia» gli ordinò invece, le mani già avvolte da un sottile strato di chakra, e poi, senza più parlare, posò i palmi sulla pelle nuda del suo petto.
Normalmente questo tipo di visita poteva essere una tortura. Il chakra che lambiva i vasi del chakra bruciava, spingendosi fino alle zone più remote, e in breve tempo l’intero corpo iniziava a scottare. Con l’anestesia, tuttavia, Jiraya sentì soltanto un vago formicolio diffuso, quasi piacevole.
Avrebbe anche potuto addormentarsi sotto quelle carezze professionali, e la prospettiva da cui scrutava la scollatura di Tsunade gli suggeriva che avrebbe potuto anche avere un altro tipo di reazione, sotto quelle carezze provocanti.
Finché lei non aprì bocca.
«Orochimaru è in agonia»
Ogni minima traccia di piacere scomparve dal corpo di Jiraya.
Silenzio.
«...Capisco» mormorò il sannin dopo alcuni lunghi istanti, e un sorriso amaro si fece strada sulle sue labbra. «Allora era per questo l’anestesia...»
Tsunade si accigliò, senza ribattere.
«E tu? La tua anestesia è stato il sakè?» aggiunse lui dopo un attimo, sollevando una mano a sfiorarle una ciocca dei lunghi codini che cadevano sulla schiena.
«Non mentre lavoro» replicò lei secca, scuotendo la testa per allontanarlo. «Stai fermo, ho quasi finito»
Jiraya lasciò ricadere il braccio, rassegnato.
Prima della sua partenza per recuperare Naruto, lei era stata tanto dolce... o almeno, la era sembrata. Ma ora che lui era tornato vivo, evidentemente, non era più degno del suo affetto.
Dopotutto gli era stato predetto: sei destinato a fallire in ogni cosa che farai, eccetto una.
E quell’una era Naruto.
Non Tsunade.
«Finito» disse lei all’improvviso, tirando i lembi della camicia sul suo petto. «Ci vorrà ancora un po’ perché il chakra si formi del tutto, ma ti stai riprendendo»
Però...
Jiraya aveva sempre pensato che il ninja fosse ‘colui che resiste’. Colui che non si arrende mai.
«Chiamerò qualcuno a cambiarti la flebo, magari tornerò prima di stanotte» continuò Tsunade, raccogliendo siringa, laccio e boccetta abbandonati sul comodino.
Jiraya aveva provato a salvare Orochimaru... e alla fine era riuscito soltanto a vederlo tornare a Konoha per morire. Senza pentimento, senza perdono, senza neanche essere più lui.
Il tempo era trascorso e li aveva lasciati indietro.
Chi resta è perduto.
Inspirò a fondo prima di parlare, cercando di stemperare gli effetti dell’anestesia leggera.
«Tsunade, me lo darai mai un bacio prima che diventiamo troppo vecchi e tremolanti per centrare la bocca?» chiese con un mezzo sorriso.
Le guance dell’Hokage si tinsero di un rosa leggero, mentre cercava di mostrarsi irritata.
«E chi ti dice che io voglia?» frecciò altera.
Lui le lanciò un ghigno eloquente, al quale Tsunade non poté, oggettivamente, ribattere.
«Non scherzare, Jiraya» ribatté allora, scoccandogli un’occhiataccia. «Siamo già troppo vecchi per queste sciocchezze»
«Tu non sembri affatto vecchia. E io sono un tipo molto giovanile» la contraddisse lui.
«Ma quanti anni abbiamo ormai, eh?» sbuffò lei. «Cinquantasei. A quest’età uno non ha nemmeno più voglia di sprecare energie nel sesso»
«Parla per te» sorrise Jiraya.
Tsunade sentì una vena gonfiarsi sulla fronte, ma non riuscì a impedirsi di arrossire.
«Delirium tremens» sentenziò secca.
E, prima che potesse voltargli le spalle e allontanarsi dal letto, Jiraya sconfisse l’anestesia, si alzò a sedere, la afferrò per la nuca e la attirò a sé, strappandole il bacio che lei gli aveva sempre rifiutato.
Non fu un ardente intreccio di lingue, con gli ormoni che infiammano il corpo e i capelli che vengono strappati a ciocche... fu un bacio dato perché era il momento, e basta. Labbra contro labbra, un briciolo di passione in più nel primo attimo di sgomento... e poi il distacco, senza pretese.
Jiraya sorrise.
«Non mi sento affatto vecchio, ora» sussurrò.

Quando l’infermiera che passava nel corridoio sentì il fracasso proveniente dalla 404, pensò che fosse esplosa una bombola dell’ossigeno.

Poi, vide l’Hokage uscire dalla stanza con l’espressione più furibonda e il colorito più intenso di sempre. Si appiattì contro il muro per evitarla, trattenendo il fiato, e non si mosse finché l’eco dei suoi passi sulle scale non fu scomparsa. Solo allora, tremando impercettibilmente, si azzardò a sbirciare all’interno della stanza... e lanciò un gridolino strozzato vedendo il grande Jiraya accasciato in un angolo, in posizione scomposta, privo di sensi.


Al piano terra, Rin spuntava alcune caselle da un elenco, con espressione assorta.
«Bene... direi che ci siamo» commentò scrutando il risultato con aria critica, e finalmente alzò gli occhi su Reira, ex segretaria di Danzo, che la guardava con l’espressione serena di chi ha tutto sotto controllo. «Allora... sei proprio sicura di volerlo tenere?» chiese incerta.
«Sì» rispose l’altra, tranquilla.
«E il padre...?»
«E’ lui»
Silenzio. «Ah» commentò Rin, schiarendosi la voce.
Restare incinta di un pluriricercato probabilmente pazzo, e dopo un’unica volta. Lei l’avrebbe considerata sfiga, ma Reira sembrava tranquilla come un’asceta che ha raggiunto l’illuminazione.
«E per il cognome... darai il tuo al bambino?» chiese a titolo informativo.
Reira sorrise, posando una mano sul ventre ancora inesistente.
«No» mormorò, con un sorriso vago. «Una volta cresciuto mi odierà, ma... ho intenzione di chiamarlo come chiamavo il padre»
Rin inarcò un sopracciglio. «Ovvero?»
«Baka»





Naruto rientrò nel suo appartamento mentre il tramonto infiammava l’orizzonte, tingendolo di rosso e arancione. Nonostante i colori brillanti, lui si sentiva malinconico.
Un altro giorno moriva, e forse domani Orochimaru non sarebbe più esistito, e forse domani chissà quanti non ci sarebbero più stati... era triste pensarci.
Nell’ingresso, slacciò il marsupio e lo gettò sul divano, raggiungendo la finestra. La ciotola sul davanzale era vuota, come accadeva sempre negli ultimi tempi, ma l’altro Naruto non aveva ancora messo zampa in casa.
Pazienza. Ci sarebbe voluto un altro po’... e poi sarebbe tornato. Lo sapeva, lo sentiva... quel gatto stava troppo bene lì per abbandonarlo. La sua era soltanto una fase di ribellione adolescenziale.
Naruto sbadigliò, appoggiandosi al davanzale e lasciando vagare gli occhi sul panorama di Konoha che si avviava verso la notte.
Il suo villaggio.
La sua vita.
Lo avrebbe protetto e lo avrebbe amato finché avesse avuto fiato, a costo di sacrificarsi come suo padre... perché era fatto così.
Quello era il suo modo di essere ninja.
Sorrise, e una leggera brezza gli scompigliò i capelli arrossati dal sole.
Le cose non andavano tanto male, in fondo. Se escludeva la sottile malinconia che lo circondava da quando Sakura se n’era andata, si sentiva sereno.
Un po’ abulico, ma sereno.
Forse domani avrebbe chiesto di andare in missione. Magari a Suna... vedere Gaara gli avrebbe fatto bene.
Mentre ci pensava, e iniziava seriamente a considerare l’idea di un viaggetto attraverso il deserto, un pugno batté contro la porta leggermente.
Naruto si gettò un’occhiata alle spalle.
Buffo... aveva uno strano... come definirlo... presentimento?
Represse un brivido al ricordo del suo ultimo presentimento, quello che lo aveva portato alla finestra del laboratorio numero tre, e scrutò la porta con diffidenza.
Ma poi sbuffò e scosse la testa.
Presentimento. Ma va’. Che sciocchezza.
Raggiunse l’ingresso e fece scattare la serratura, aprendo. Ciò che si trovò davanti lo lasciò totalmente spiazzato.
«...Hi-Hinata?» chiese sbattendo le palpebre. «E... un gigantesco cesto di frutta, mi pare»
Hinata, semi-nascosta da una montagna di fiocchi e un ciuffo d’ananas, arrossì bruscamente.
«I-I-Io... e-e-ecco...» balbettò, vicina a una crisi isterica. «Ho-ho portato un... ehm... u-un presente...!»
«Un cosa?» ribatté Naruto perplesso.
«U-U-U-n regalo!» ansimò lei, prossima allo svenimento.
Oddio, oddio, oddio... non ce l’avrebbe fatta. Era impossibile. Non aveva abbastanza fegato!
Le avevano detto che Naruto era stato rilasciato – Neji l’aveva scoperto per vie traverse e l’aveva informata in segreto – e le avevano detto anche che lui e Sakura non stavano più insieme... al che Hanabi l’aveva bloccata in un angolo e quasi l’aveva minacciata di spezzarle le gambe se non fosse andata a suonare alla sua porta, ‘
dopo il casino che hai combinato con Kiba!’.

Oddio, non che l’idea non fosse estremamente invitante... ma... ma, ecco, si trattava della sua casa! Lei e lui, da soli, nella sua casa!
Era... era troppo! Avere coraggio sì, ma a piccole dosi, grazie.
«Ehm... quel cesto non è un po’ pesante?» chiese Naruto dopo venti secondi di penoso silenzio da entrambe le parti.
Hinata riusciva a metterlo a disagio, certe volte. Aveva sempre la buffa sensazione che dovesse dirgli qualcosa, ma alla fine non lo faceva mai.
«P-P-Pesante? N-No, no...!» ansimò lei sotto i dieci chili di vegetali che la stavano soffocando.
«Dammi, lo tengo io» si offrì Naruto, prendendo il cesto dalle sue braccia.
Hinata balbettò qualcosa di sconnesso, ma alla fine lasciò che lui la liberasse della zavorra, e scoprì che le mani potevano essere un’appendice molto ingombrante, quando non sapeva dove metterle.
«Wow, quanta roba!» aggiunse il biondo scrutando sotto i fiocchi e la plastica. Lanciò un’occhiata a Hinata da sopra il ciuffo dell’ananas, e per un attimo mise sulla bilancia l’educazione e una serata a struggersi nella malinconia delle anime solitarie. Nonostante tutto, si rese conto che il suo carattere poteva crogiolarsi nella malinconia solo per un tempo limitato... e che un po’ di compagnia non faceva poi male.
«Ti va di entrare?» offrì quindi.
Hinatà sentì chiaramente il suono di un’esplosione nella testa, causata probabilmente dallo schizzo violento di sangue che le aveva invaso il cervello e fatto sfrecciare il cuore su per la gola, e barcollò. Gon un gemito lieve, scivolò su sé stessa e si accasciò sul pavimento, metà nell’appartamento e metà sul pianerottolo.
Naruto gelò.
«Oddio!» esclamò poi, lasciando quasi cadere il cesto e chinandosi precipitosamente. «Hinata? Hinata! Cavolo, Hinata!» la chiamò, nel panico.
Doveva portarla dentro? Farla stendere sul divano? Perché poi era svenuta, diamine? Uh, portarla dentro... e quando Hiashi lo avesse saputo, subire la sua ira divina? La fragile e preziosa Hinata Hyuuga in casa di un poco di buono come lui, priva di sensi? Scandalo! Ma non poteva neppure lasciarla così, sul pavimento!
Sentì dei passi che scendevano lungo le scale, dal piano di sopra, e un brivido gli corse lungo la schiena. Già immaginava i pettegolezzi... Hinata Hyuuga svenuta davanti alla sua porta... e lui si era lasciato con Sakura da poco... e lei si abbassava proprio tanto... e lui, e lei, e loro...
«Hinata, che cavolo combini?» sibilò tra i denti, facendo scivolare le braccia sotto il suo collo e le ginocchia.
Con un movimento fluido si tirò in piedi, tenendola stretta, e poi cercò di equilibrarla su una mano sola per arretrare ed entrare nell’appartamento.
Un attimo prima che i piedi della vicina del piano di sopra comparissero sulla rampa, lui riuscì nell’impresa.
E la porta, un po’ bruscamente, un po’ maldestra, come era lui, si richiuse.















*      *     *   *    ȣ    *   *     *      *

Spazio autore

E' questa la fine?
Chiudo tutto qui, senza svelare cosa è successo alla sorella di Haruka, il sesso dei vari nascituri, che ne sarà di tutti loro?
Concludo davvero ogni cosa su una porta che si richiude, un po' brusca, un po' maldestra, lasciando intendere che, forse, tra Naruto e Hinata nascerà qualcosa?
E Kiba? Neji? Hanabi? Gaara? Tsunade e Jiraya come proseguiranno? E perché mi sono disturbata a dare un nome a un personaggio come la Loria della volta scorsa?
O a parlare di nuovo di Reira, l'ex segretaria di Danzo? E la guerra? Ci sarà? Non ci sarà?
...
Miei adorati lettori,
se avete letto la mia pagina personale saprete che la lunghezza di questa fiction è prevista per 63 capitoli +1.
Il +1 si riferisce all'extra/epilogo che posterò sabato, e in cui tutte le vostre domande troveranno finalmente risposta!
Ambientato all'incirca sette anni dopo questo momento, vedrà il ritorno in grande stile dei personaggi che avete imparato ad amare
(tralasciando i pairing più o meno graditi),
e vedrà anche qualche sorpresa...
(Psst: visto? Il gatto era vivo!)

Parlando di pairing, sappiate che la mia pagina personale sarà modificata con le mie preferenze a breve.
Ma, di fatto, sono quelle che avete visto uscire da questa storia... eccetto una.
Perché quella sarà una sorpresa!
^_^

Unica precisazione che mi sento di fare:
so che sembra assurdo, so che dopo 63 capitoli mi prenderete per scema...
ma per quanto il NaruSaku non mi dispiaccia,
io odio Sakura quasi quanto odio Sasuke.
Lo so, ci ho pure scritto una fic P.O.V., mi avete detto che la muovo bene...
ma personalmente la trovo un personaggio odioso.
Prima di tutto perché fa soffrire Naruto, ed era scontato.
E poi perché la maggior parte delle persone sostiene di averla apprezzata a partire dallo Shippuuden,
e personalmente trovo che il suo cambiamento repentino sia stato eccessivamente forzato.
In soldoni, secondo me Kishimoto l'ha modificata perché così com'era non piaceva.
E dunque per me resta la piagnucolante ragazzina con rari sprazzi di figosità che piange dietro a Sasuke per una stupida ossessione infantile.
(uhh... non pensavo mi sarebbe uscita così dura, questa parentesi)
Ciò detto, continuerò a scrivere di lei al meglio delle mie capacità, cercando di assimilare il carattere che mostra nello shippuden e di renderlo il più verosimile possibile.
Così come sono riuscita a scrivere una InoShika, riuscirò a cavarmi da un sacco di impacci.
Spero.
Sempre che io sia davvero brava, e non solo casualmente capitata nella fic giusta.
(zitta Silvia, so cosa vuoi dirmi)

Per quanto riguarda Sasuke...
Fargli chiedere perdono mi sembrava eccessivo.
E' pur sempre il piccolo bastardo che ha mollato tutti per il suo egoistico sogno, sarebbe strano che all'improvviso sviluppasse una coscienza.
Però sinceramente non mi è dispiaciuto nello scorso capitolo.
Anche se non ha trovato il coraggio per ammettere apertamente ed esplicitamente i propri errori,
dentro di sé sa di aver sbagliato e ha i suoi rimorsi.
Segnatevi questa frase, perché non so se la ripeterò più, ma...
Io lo salvo.

Signore e signori che non avete mai commentato,
questa è la vostra ultima occasione per scrivermi e avere una risposta!
Daaai, cinque minutini! *_*


0000: credo che alla fine Naruto perdonerà Sakura, mi sa. Perché a) era nei miei piani, e b) non riesco a immaginarlo rancoroso e ossessionato dal passato, come Sasuke. Checché ne diciate, il sogno di Naruto era diventare Hokage, quindi ha ancora qualcosa che lo spinge avanti, dopo Sakura. E poi, finalmente, si trova ad essere circondato da persone che tengono davvero a lui e vogliono dimostrarglielo. Questo è importante. Naruto ama la vita, non credo sceglierebbe di morire solo perché ha avuto un dispiacere, per quanto grande. Lo ha insegnato a tutti, nel corso del manga: mai arrendersi. E lui non si arrende. Grazie per le canzoni, quella di Cascada la conosco e mi piace pure, l'altra cercherò di sentirla in qualche modo!
roby chan: brava, brava... sono contenta che tu abbia notato Loria, uhuh... E il/la figlio/a di Shika e Temari, credo sarà molto contento dei suoi genitori! ^^ Nonostante le padelle volanti, io li vedo in gamba come educatori! E poi... eheh, hanno ottimi geni!
tonyesp: dai, confessa: sei deluso, sì? Niente melensaggini NaruHina, niente romantiche scenette d'amore che sboccia all'improvviso... solo lei che crolla come un sacco di patate sulla porta! Quando mi ci metto so essere malvagia! Ma sabato mi rifarò, tranquillo... anche per quanto riguarda Shikamaru.
arwen5786: colei che per prima ha letto questo capitolo, e che mi ha regalato una specie di commento in diretta da leccarsi i baffi! Quanto punti esclamativi mi hai messo sul micio? XD So che hai apprezzato la scena SasuSaku (e come poteva essere altrimenti? Finalmente ne hai la certezza!), e ora sai anche (più o meno) su che strada si dirigeranno Hinata e Naruto... Gaara non è più comparso (sì, l'altra volta volevo solo depistarvi), ma lo rivedrai sabato con calma, e Kankuro, garantisco, è sceso dal tetto del negozio di liquori (o almeno lo spero) In conclusione, grazie per tutto quello che hai fatto per me in questi mesi che ci conosciamo. Sei stata una presenza preziosa, più di quanto tu creda, e mi ha fatto davvero piacere conoscerti meglio (a proposito... a fine maggio si vocifera ci sia un'altra fumettopoli... che ne dici?)
maninja87: eheh, la cura è stata trovata. L'antidoto per Sasuke è pronto, e Sakura può giocare allo scienziato pazzo su di lui (e poi può giocarci la notte, ma per parlare di queste cosucce dovrei cambiare il rating) Ti ringrazio per i complimenti sul confronto NaruSasu della volta scorsa, mi ha fatto davvero piacere leggere l'entusiasmo che trapelava dal tuo commento! E sapere che hai provato a metterti nei panni di tutte e tre, che è il lavoraccio che ogni volta cerco di fare anche io, mi ha resa orgogliosa, per qualche strana ragione! XD Grazie ancora!
Julia83: eh, ora sai che sia Ino che Sakura nella mia ottica sono personaggi odiosi, quindi, escludendo Tenten che non si capisce bene se sia carne o pesce, e Temari, che pur essendo ammirevole talvolta tende a esagerare, resta fuori Hinata! Non poteva che essere lei la mia preferita tra le ragazze! (in realtà il primo posto è occupato da Tsunade, ma dovendo scegliere tra le giovincelle...) Ti ringrazio per i complimenti ul confronto Naru-Sasu, mi sono un po' emozionata sul particolare dell'IC di Sasuke! Spero di essere riuscita a tenere tutto in equilibrio con quest'ultimo capitolo! ^^
gohan4ever: beh, dopo 63 capitoli +1, è anche giusto che prima o poi arrivi la fine! (pensa alle mie povere mani! XD)
Talpina Pensierosa: sei riuscita ad essere la prima, allora? XD
Hipatya: sì, se non mi occupo di ogni singolo dettaglio dell'intera vicenda non sono soddisfatta. Ho voluto prendere in mano una storia complessa come Naruto? E allora ho deciso di parlare di tutti, a prescindere dal mio indice di gradimento. Sasuke è sempre stato un po' un problema, da muovere... più che ragionare sulla probabilità delle sue azioni, ho cercato di ragionare sulla plausibilità. Non posso sapere come quell'emokid complesso si comporterebbe in una situazione estrema come quella in cui l'h infilato, per cui mi sono limitata a dargli comportamenti perlomeno plausibili. Se poi sono riuscita a creare l'illusione, mi fa tanto piacere! ^^
Maobh: non è stato un capitolo lunghissimo, ma abbastanza succoso (chiedo venia, per me Jiraya e Tsunade da soli varrebbero il prezzo del biglietto!) La volta scorsa ho penato con Sasuke, questa volta ho ridotto al minimo la sua partecipazione, ma spero di averlo congedato con un minimo di dignità! Gaara non è ricomparso (al momento dovrebbe essere nei pressi di Konoha, ma non è ancora arrivato), in compenso c'è stata una breve carrellata dei personaggi terziari, ovvero Iruka, l'accenno a Konohamaru, Rin... L'esame, invece, l'ho dato in via Zamboni, al dipartimento di italianistica (SEMBRA tecnologico, ma in realtà è solo un'illusione). Il DAMS, come sede, è in via Barberia, ma le aule sono in via Mascarella (per la serie: comodità saltami addosso! Tutto vicino, tutto raggiungibile! -.-) Penso che a Bologna il problema sia generale... scarsa illuminazione, i portici non aiutano... XD
Jana: Matsuri non comparirà in questa storia, perché non esiste nel manga. Ho deciso che qui ci saranno solo personaggi che hanno avuto a che fare con i nostri prodi in formato cartaceo, e lo stesso discorso vale per gli avvenimenti. Senza contare che... Matsuri non mi sta un granché simpatica. -.- La tollero solo nelle mani di dionea! (il che è un problema, perché in futuro avrei una mezza idea di scrivere su di lei! XD) Grazie per tutti i compilmenti, comunque, anche se ci sentiamo via msn fa piacere leggere per esteso cosa pensi, ogni tanto! E i tuoi gridolini sono molto espressivi! XD
lale16: sì, direi che "cosa vuoi che sia" ci stava perfettamente sullo scorso capitolo! Ottima scelta! E, come hai letto, questo era l'ultimo capitolo... extra escluso. Quindi staremo insieme ancora fino a sabato, e avrai occasione di sfogare le tue frustrazioni su Sasuke con tutta calma!
sammy1987: e sì, c'erano un po' troppe domande in sospeso... e infatti non ho risposto a tutte! XD Tranquilla, tranquilla... Tutto rientra nei miei programmi! Nel prossimo capitolo avrai le tue soddisfazioni! (mi spiace solo... beh, non è che proprio mi dispiaccia... comunque, intendevo che mi spiace non sia un capitolo poi così lungo! XD)
Rhymes: mi spiace per i tuoi propositi di vendetta, ma Sasuke vivrà! E' molto più appagante vederlo vivere una vita poco soddisfacente, che ucciderlo subito, no? E Naruto, credimi, sarà più felice di lui. Mi impegnerò personalmente perché sia così! *_* La questione odio/amore riguardo a Naruto è complessa. come dici tu, io ricordo sempre che molti dei rapporti "morbosi" che ha con le persone sono dovuti alla sua infanzia, che è un elemento da cui non possiamo prescindere. Tenuto conto di questo, c'è anche da dire che l'amore è duro da debellare. Quando una persona ama come Naruto (e parlo sia di sasuke che di Sakura), è difficile che l'amore si traformi in odio. Perché lui è disinteressato, altruista, quasi stupido. Prometteva a sakura di riportare indietro Sasuke, anche se gli faceva male, e alla fine non è riuscito a mettere il broncio e offendersi. Sinceramente, lo amo anche per questo! XD
DuniettaS: la fuga non è nel carattere di Naruto, è vero, ma la tentazione c'è per forza... almeno un briciolino! Poi, beh, forse non farà nemmeno in tempo a partire, perché Gaara è in dirittura d'arrivo! L'idea di farlo scappare per mettere un po' d'angoscia addosso agli altri però mi è venuta, lo confesso. Può darsi che la riutilizzerò! XD Il "grande ritorno" era il micio! XD Gli ho dato più importanza di quanto fosse lecito, ma io ci tenevo tanto! XD Chiunque avrebbe mandato al diavolo Sakura e Sasuke, ma non Naruto. Come è riuscito a tenere duro dopo il tradimento di Sasuke (dettaglio che tuttora mi tiene sveglia la notte), resiste anche con il tradimento di Sakura. Che uomo! *_* (ora, sei libera di dare della cogliona anche a me... ma purtroppo pure io sono come lui ç_ç)
trinity87: va bene, mi vergogno se lo dici tu! XD Da oggi lo scriverò nella mia fedina penale: ha la colpa di rendere apprezzabile il SasuSaku! XD Il tuo sfogo riguardo alla felice coppietta, comunque, è condiviso anche da me... In effetti per 63 capitoli non ho fatto che tormentare Naruto, nonostante sia il mio personaggio preferito. Ho deciso quindi che nel prossimo se la stragodrà! >_<
sonja: beh, spero di non aver deluso le tue aspettative con questo ultimo capitolo!
Killkenny: ohoh, su questo sono preparata! In giappone il matrimonio tra cugini è legale! Da questo punto di vista, se Hinata e Neji non sono fratellastri (e dunque se Hiashi e Hizashi hanno dna diverso), lo Hyuugacest non è illegale! (senza contare che non so bene coem o perché, ma anche dei miei parenti si sono sposati ed erano cugini di primo grado... °_°)
1992: su, su... ancora per una volta potrai insultarmi e farti rispondere a tono! XD Non demoralizzarti, tutte le cose prima o poi arrivano alla fine! E' naturale! Tra parentesi... ti ho mai detto che qualche volta sei pazza come la mia ex compagna di banco? Forse è per questo che mi fai tenerezza! XD Lei era molto tenera! (incredibile ma vero) Oh... mi sono quasi commossa sui "grazie"! ç_ç Non mi aspettavo tanto affetto e tanto calore, sei stata davvero uno zuccherino! (oddio... sono davvero parole che escono dalla mia tastiera?) ...Potrei avere una sorpresa in serbo per te...
Ino_Chan: e invece sì che finirete di farmi i complimenti: con la fine della fic, anche i commenti termineranno! XD
kage_naru89: orsù, poche lacrime! Fino a sabato potrai ancora leggere, non crucciarti! E lì avrai tutte le risposte che cerchi...! Direi che con le coppie ho dato almeno la certezza, no? Potranno anche essere pairing non apprezzati, ma se non altro, a differenza di Kishi, ci sono! XD
Jenna Uchiha: mi spiace, ma Gaara non lo ha visto Naruto! Non con noi a guardare, per lo meno! XD La volta scorsa, accennando al bel rosso, ho cercato di depistare tutti! Chiedo scusa, la mia indole malvagia mi spingeva a farlo... XD Dai, c'è ancora un ultimo capitolo!
rina: ma no, povero Sasuke. Il suo "io la amo, o almeno credo" è sincero. Lo avrei trovato troppo arrogante se avesse detto di amarla tutto convinto, perché in fondo non è che sappia esattamente cos'è l'amore... non ha avuto molto tempo per pensarci e impratichirsi! Oh, tranquilla che non riceverei oscar per questa fanfic, e mi va bene anche così. Non tocchiamo il tasto classifiche oggi, che è molto dolente... Kankuro è sceso da quel tetto, tranquilla, e il capitolo speciale... eheh, sì è proprio lui! (se mi ricordo esattamente cosa avevi chiesto! XD)
kimi: Sasuke appariva come uno stronzo? di grazia, è forse qualcos'altro? Scherzi a parte... non volevo scadesse nel melenso, e pù che tenerlo sulle sue, ho cercato d mostrare come ostentasse freddezza e nascondesse il dolore. E' pur sempre un Uchiha, non chiede scusa tanto facilmente, anche quando ha sbagliato. Ciò detto... che peccato per la compagnia dublinese! Cerca di goderti comunque la vacanza, nonostante le brutte facce!
Kyuubi: odi la SasuSaku? Oh beh, io la trovo molto conveniente per liberarmi dell'Uchiha e di confettino in una volta sola...! XD Comunque, grazie per continuare comunque a seguire, e grazie per le parole che hai speso su Naruto. Nonostante io lo abbia trattato molto male, mi fa piacere sapere che sono riuscita a farlo apprezzare ancora di più!
Urdi: non ti uccido per l'ipotesi "matrimonio NaruGaa", tranquilla! Anzi, essendo che sono due personaggi da me molto amati, ed essendo che ultimamente lo yaoi mi attira in maniera malsana... beh. Mica sarebbero male! XD Dopo la parentesi demenziale, passo a ringraziarti per i complimenti! Devo inchinarmi e profondermi in ringraziamenti, perché oltre ai complimenti su Naruto, mi hai fatto anche quelli sul rapporto che lega il team sette, ora diventato così sottile e incerto... e per me è stato importante! Grazie mille, dunque, e a risentirci al prossimo ed ultimo capitolo, mia fortunata vincitrice della cinquecentesima recensione! ^^
Nunichan: più che pentito, Sasuke si sente un po' una cacca! XD Ma non lo ammetterebbe mai, non è nella sua natura! (ahimè) Beh, sono contenta di leggere che ti è piaciuta la Narusaku, e allo stesso tempo hai salvato sul pc "Ali di cera"! Ottimo esempio di vedute ampie! Grzie per avermi seguito fin qui, e non esserti scoraggiata di fronte a questo papiro di fanfiction!


Aya
  
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