James si
sistemò in una delle stanze dell’ala est, quella
che avrebbe condiviso con il nuovo fratellastro. Rabbrividì
al suo stesso
pensiero. La convivenza era impossibile.
Finì di mettere
al loro posto i vestiti e gli oggetti, che
aveva sia da casa che dal campo estivo e si guardò intorno,
tra le tre camere libere
di cui avrebbe potuto usufruire, aveva scelto quella più
grande, meno sfarzosa
delle altre due, aveva solamente due quadri, raffiguranti dei paesaggi
innevati, un armadio che occupava tutta una parete, di un anonimo color
seppia
e un letto a baldacchino, appoggiato contro un muro, con un copriletto
blu notte
e le federe azzurro chiaro. C’erano anche una scrivania e due
sedie dello
stesso colore dell’armadio e una poltrona di un azzurro un
po’ più scuro delle
federe. Quella stanza gli piaceva, tutto sommato, il che era un buon
inizio per
lo meno.
Batté le mani
fra loro e sbuffò sonoramente, in ogni caso
odiava trovarsi lì, non che a casa sua stesse meglio, Dean
non sopportava la
sua presenza e portava in palmo di mano i suoi due figli,
sottolineando,
invece, i difetti del figliastro; sapeva che sarebbe stata dura
abituarsi alla
vita di quei nobili purosangue, non capiva come avesse fatto suo padre.
Almeno
non sono
fissati con il sangue puro, come i loro avi…
Pensò James. Ah… Inutile
fasciarsi la testa prima di
ferirsi, proverbio babbano, no? Beh, qualcosa di simile…
Si passò una mano
sul volto, era stressato da tutta quella faccenda. Cerchiamo
di andare per gradi, prima sopravviviamo a questa estate, a
scuola sarà tutto più semplice! Aiuto!
Dovrò passarci più
di un mese qui! Calmati! Jamie, respira…
Il suo monologo interiore fu troncato da un
“toc-toc”, non il rumore delle
nocche sulla porta, bensì sillabato da voce umana. Si
girò, Felipe era appoggiato
allo stipite della porta e lo guardava.
Di
sicuro… Lui sarà un
aspetto positivo di questo trasferimento. Pensò
James, ghignando.
“Ciao, ti va di
passare un po’ di tempo con me?” chiese il
ragazzino titubante. “Se non hai altro di meglio da fare,
ovviamente…”
aggiunse, velocemente, accorgendosi di essere stato, probabilmente
indiscreto.
Arrossì tutto d’un colpo: suo fratello non si
curava di lui, perché un estraneo
avrebbe dovuto farlo.
“Qualcosa di
più interessante del vederti in difficoltà,
mentre mi parli?” disse James, ridendo. “ Sei
così carino!” disse, accarezzandogli
i capelli. Che hai detto?! E poi smettila
di dargli dei buffetti in testa, non è un cane, James! Si
ammonì da solo.
Felipe sorrise, incerto.
“ Non sei obbligato a fare dei
complimenti di circostanza, né a farmi compagnia, se non
vuoi…” Abbassò lo
sguardo, mortificato.
James sbatté
gli occhi, stupito. “ Ho dato questa
impressione? No, Felipe… Mi fa piacere stare con
te… per un po’!”disse,
sincero, cercando gli occhi azzurri del ragazzino con lo sguardo.
“ Ti va di
giocare con la play?” domandò l’altro
ripresosi. “
Se riusciamo a creare una presa, io ho tutto
l’occorrente!” esclamò felice.
“ La creo
io… Dove vivevo prima c’era lo stesso problema,
sono diventato un esperto nel farlo!”
Si diressero nella camera
di Felipe per iniziare a giocare.
Tra risate e divertimento, partite pari, perse e vinte, passarono
un’ora intera
insieme.
“ Sei meglio di
come ti descrive Vegida!” Se ne uscì a un
certo punto Felipe, mentre ancora giocavano.
“ Io e tuo
fratello… beh… non abbiamo un gran
rapporto… Ci
odiamo più per abitudine, ormai. È diventata una
routine farsi scherzi, anche
non troppo innocenti…”
“
Ah…” rispose Felipe, non sembrava stupito
né arrabbiato. “
Forse è più un obbligo per voi… Quello
di odiarvi…” James lo guardò,
perplesso.
“ Forse i racconti di chi vi sta intorno, vi hanno
influenzato…”
“ Non
l’avevo mai pensata così…
Può darsi!”
“ Se conoscessi
Vegida, capiresti che non è cattivo, anzi…
Credo che tolto mio padre, sia l’unica persona che mi vuole,
davvero, bene.”
“ Tua
madre?”
“ Non penso
volesse figli, con Vegi è proprio cattiva, a
volte, sembra la diverta vederlo soffrire. Con me, no! Ma non
è neanche
gentile, dolce o materna. Era un Auror, un bravo Auror, la nostra
nascita ha
rovinato i suoi piani per il futuro…” concluse,
sospirando.
“Vorrei poterti
dire che non penso che tuo fratello sia uno
stronzo, ma mentirei… Con noi, lo è sempre
stato!” disse, sincero, sperando di
non infastidire l’altro.
“Noi?”
esclamò, sorpreso.
“ I miei cugini
ed io…”
“ I
Weasley… Ne ho sentito parlare…” disse
triste. “ Io gli
voglio bene… È mio fratello, James, e non si
diverte a farmi del male come l’altro…”
James spalancò
gli occhi e alzò le mani. “ Non voglio che
cambi idea… Sono sicuro che con te sia buono, sono sicuro
che ti adora!”
Con un sorriso tirato,
Felipe rispose a quelle parole,
mentre si alzava.
“ Non voglio
darti fastidio… Continua pure… “ disse,
indicando la console e il joystick, che James teneva ancora in mano.
“ Io vado
a fare un giro… “ Mise la mano sulla maniglia
della porta per aprirla. Stava
per tirarla, quando sentì il petto del più grande
combaciare con la sua
schiena, la mano che teneva la maniglia coperta da quella
dell’altro, che lo
tirava indietro e il respiro di James, direttamente
nell’orecchio.
“ Non mi dai
fastidio… Va tutto bene… Resta, sfogati,
parlami, insultami, fai quello che vuoi, ma non andartene.”
Disse James con
voce dolce, ma ferma.
“Ok…”
Fu la risposta fievole del più piccolo, che rimase
immobile, finché non sentì l’altro
allontanarsi.
Si sedettero a terra, con
la schiena appoggiata alla
spalliera del letto. James alzò un braccio e disse:
“ Vieni qui. Fidati di me.”
Felipe si
avvicinò, poggiando la testa sul suo petto, mentre
l’altro gli circondava la schiena con il braccio.
“ Fallo
ancora…” Disse Felipe.
“
Cosa?” Chiese James, non capendo.
“ Quello che hai
fatto la prima volta che mi hai visto e poi
in camera tua… Accarezzami i capelli…
È piacevole!”
James rimase di stucco, ma
non ribatté, passandogli una mano
tra i capelli.
“Bello…”
sussurrò Felipe, più a se stesso che
all’altro,
appoggiando lievemente una mano sul ventre di James, che dovette
sforzarsi per
non sospirare a quel contatto.
Parlarono ancora un
po’, in realtà Felipe raccontava della
sua famiglia e James ascoltava in silenzio, senza fermare la carezza
sui suoi
capelli. Ad un certo punto, non sentì più parole.
Guardò il più piccolo: si era
addormentato. James sorrise, poggiando il capo sulla testa
dell’altro e chiuse
gli occhi. Poco dopo si appisolò anche lui.
§§§§§
“ Devo proprio
tornare a casa…” disse Vegida, mettendo via
uno dei libri, che aveva portato da Joshua. Era tipico di lui unire
l’utile al
dilettevole.
Joshua lo
guardò, alzarsi dalla sedia, cercando di
dissimulare la sua tristezza.
“ Beh, grazie,
eh! Ti serve aiuto e vieni da me, poi ciao-ciao!
Me ne ricorderò!” disse, ironico, con una finta
espressione offesa.
Vegida si alzò,
sedendosi sulle sue gambe e baciandolo.
“ Avremo
sì e no studiato un’ora! Per il
resto…” lasciò in
sospeso la frase, volutamente, guardando l’altro,
maliziosamente. Joshua
lo baciò. “ Credo d’aver capito a cosa
ti riferisci…” Si alzò, tenendolo in
braccio.
“Non sono la tua
donzella ferita, Joshi! Mettimi giù!”
disse, perentorio il minore. L’altro lo poggiò sul
letto e si sedette vicino a
lui, un po’ abbattuto. Ci era rimasto un po’ male
alla reazione del compagno e
l’atmosfera era scemata, cosí come
qualcos’altro all’intero dei suoi pantaloni.
Una mano, appoggiatasi sotto il suo mento, lo obbligò a
girare il volto verso
Vegida. Le labbra del biondo sfiorarono le sue.
“
Ehi…” disse Vegida, una note dolce nella sua voce.
“ Non
volevo offenderti…”
Joshua sorrise, scuotendo
la testa. “ No… Sono stato io, lo
so che non ti piace, quando sottolineo le posizioni che ricopriamo nella
nostra
coppia… Volevo essere romantico, tutto qui!”
“Ti
amo…” rispose Vegida, baciandolo a fior di labbra.
“
Anch’io ti amo… tanto…” Il
bacio divenne più profondo,
mentre si stendevano sul piumone. Joshua iniziò a
spogliarlo, ma Vegida lo
fermò.
“ Voglio solo
che mi abbracci, voglio la tua parte dolce,
adesso…” Disse, rispondendo allo sguardo stupito
del bruno.
Joshua lo accolse tra le
braccia, lasciando che si appoggiasse
a lui, sussurrandogli ancora il suo amore.
Dopo alcuni minuti, Vegida
sfilò la bacchetta dalla cintura,
fece scomparire i vestiti di entrambi e prima che Joshua potesse
parlare,
spiegò: “ Vediamo quanto resisti senza toccarmi,
amore!” Poi ghignò malizioso,
stringendosi di più a lui. “ Se ci riesci per
almeno dieci minuti, avrai un
premio!” Un sorriso, quasi, sadico comparve sulle sue labbra.
“
Maledetto!” Esclamò l’altro, prendendo
dei grossi respiri,
cercando di calmare l’eccitazione, poi sorrise, guardandolo.
Vegida non sarebbe
cambiato e lui non voleva che succedesse. “ Ti amo,
comunque!” gli sussurrò
nell’orecchio, baciandogli il lobo. Vegida , alzò
il volto, baciandolo
dolcemente.
“ Sei tu a non
resistere!” Joshua rise.
“
Forse… ma non sono io quello eretto, no?” Joshua
arrossì,
sotto lo sguardo eccitato dell’altro, salendogli sul bacino a
cavalcioni.
Vegida non sarebbe tornato a casa tanto presto.
Mon
Espace:
Ecco
il 24… Stavolta in un tempo passabile, dai!
Ringrazio
tutto coloro che leggono, soltanto e soprattutto chi recensisce, chi
preferisce
(alessandra92, Mara98, Rena Nanase), chi ricorda (Lady_Malfoy 97,
potteriana96,
rose_95, speranza) e chi segue (Anastasia_Snape, annasue, Blue_Key,
bobby108, Carpe_Diem,
DAFNE_87, DanzaNelFuoco, Deirdre Willowfrost, Elisetta Cap, Ery Lily
Vengeance
Haner, Irish shamrock, irish845, iscizu, jececca, Lupetta, Nemidra,
punk92, riketta,
rose_95, sery_as, speranza , stefania881, steg94 , _veve_)
Grazie
ancora,
Al
prossimo capitolo,
s.e.