Fanfic su artisti musicali > Demi Lovato
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Autore: JemiPerSempre    24/08/2013    4 recensioni
Non mi è stata donata una vita molto facile, ma è stato proprio nel momento più buio che una luce è apparsa davanti ai miei occhi.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3

Voltai l’angolo e in pochi passi mi ritrovai davanti a quella porta grigia. Stavo per aprirla, stavo per entrare lì dentro dove tutto il colore della vita si spegneva. Come se un pittore mescolasse tutte le tempere ottenendo il nero: il colore del buio, il colore del vuoto, il colore che non avrei voluto più vedere.
Entrai e mio padre era seduto in modo barbaro sul divano: sbronzo con la corta barba grigiastra e appuntita, la schiena appoggiata all’angolo del divano con una gamba stesa su di esso e l’altra appoggiata a terra. Un suo braccio era sullo schienale con una bottiglia in mano.
Mi faceva schifo.
-Dove diamine sei stata fin’ora?- mi chiese furioso.
-Ero alla casa di un mio professore. Si dice che la mia voce l’abbia incantato.- risposi compiaciuta.
Ridacchiando disse: -Incantato? Incantato da cosa? Da una puttanella come te?-. I miei occhi si riempirono di lacrime, ma lui continuò a parlare: -Gli hai raccontato di me? E dei nostri “giochetti”?-. Rideva con quella risata balorda. Come facevo ad avere un padre così? Perché non ero scappata via di casa o, meglio, non avevo ancora messo fine alla tortura che da anni mi riempiva di cicatrici? Avrei preferito morire, avrei preferito soffrire qualcosa in più per pochi minuti che continuare a vivere quella vita, se così si poteva chiamare.
-Stai zitto! Sei un pazzo, un maiale! Mi stai rovinando la vita!- gli urlai. Egli gettò la bottiglia di vetro contro la parete dietro di me: per poco avrebbe trafitto la mia testa. Era completamente fuori di se ed i miei occhi si riempirono di paura. Mi credevo impotente in confronto a lui, alle sue mani il doppio delle mie che poco dopo afferrarono il mio collo.
-Portami rispetto! Adesso ti faccio vedere io e vediamo se avrai voglia di vedere ancora il tuo bel professore e di parlarmi così.-. Le sue parole erano piene di odio, come se volesse distruggere tutto quello che aveva davanti. Ero terrorizzata ma riuscii a tirargli un calcio facendolo cadere a terra. Mi aveva graffiato. Corsi al piano superiore, ma inciampai all’ultimo gradino per la fretta. Nel frattempo si era già alzato. Cercai di non curare il dolore e mi diressi nel più breve tempo possibile in camera. Feci in tempo a chiudere la porta a chiave. Egli si fermò davanti ad essa dicendomi: -E’ inutile: marcirai con me qui dentro fino alla morte come tua madre!-.
Sentii i suoi passi sulle scale per poi andare via da casa.
Che coraggio aveva di nominarla? Non era mio padre, ma un mostro incontrollabile. Mi voltai e presi il borsone sotto il letto. Vi infilai il necessario: dovevo andarmene. Presi il cellulare e mandai un messaggio a Sel: “Tra poco sono a casa tua… Poi ti spiego.”. Annodai una sciarpetta intorno al collo per poi uscire da quel postaccio e raggiungerla.
 
La macchina di Nick si accostò al bordo della strada. Abbassò il finestrino e mi chiese: -Demi, dove stai andando? Vuoi un passaggio?-. Acconsentii ed entrai nell’auto. Gli chiesi poi: -Stai andando da Chelsea?-.
-Si si… Dormi da Sel sta notte?- domandò dopo aver notato il borsone.
-Si, pigiama party!- risposi mentendo. Dopo pochi secondi gli chiesi: -Sei sicuro che Chelsea sia la ragazza adatta a te?-.
Rise per poi dirmi: -Demi, non devo mica sposarla! Sai come sono io: una botta e via.-. Mi feci coraggio e gli chiesi nuovamente: -Non hai mai pensato di cercare la donna della tua vita? Sai… forse ti sembrerà strano, ma quando vedo te e Sel credo sempre che un giorno vi vedrò felici insieme e con dei figli.-. Dovevo pur inventarmi qualcosa per non fargli pensare a male.
Lui divenne rosso e disse: -Ma cosa dici Demi?! Farò sempre la vita da single. Adesso vai, siamo arrivati. E domani fatti trovare con un’altra testa.-. Ci salutammo, scesi dalla macchina ed entrai nel cortile della villa. Sel mi aprì la porta e l’abbracciai. Entrai nell’abitazione. Non vi era nessun’altro: i genitori erano a cena da amici. Lei è figlia unica come me, per questo la sento come una sorella. Ci sedemmo sul divano e mi chiese: -Adesso mi spieghi cos’è successo?-.
-Mio padre ha tentato di picchiarmi…- risposi togliendomi la sciarpa dal collo e mostrandole i segni. Poi ripresi il discorso: -Ho deciso di andar via… Lui non mi cercherà: pensa solo ad ubriacarsi.-.
-Puoi rimanere qui fino a quando vuoi. Ho già preparato la stanza degli ospiti!- affermò lei. L’abbracciai e le dissi: -Grazie Sel, ma non starò qui per molto… Troverò un posto in cui stare senza disturbare nessuno.-.
-Tu non disturbi mai, lo sai… ma fai come vuoi.- rispose sorridendomi.
-Sai mi ha accompagnato qui Nick che ho incontrato per caso per la strada. Stava andando da Chelsea. Gli ho fatto un discorso…-. Lei mi guardò con un sopracciglio alzato e mi chiese: -Che discorso?-.
-Gli ho suggerito di trovare la ragazza giusta per lui e… che… sorrido al pensiero di voi due insieme.- risposi. Lei abbassò lo sguardo e domandò: -E lui?-.
-E lui sostiene di rimanere single a vita perché gli piace la vita del gallo. Ma secondo me non è vero: chi non s’innamora nemmeno una volta nella vita? E poi è diventato rosso come un peperone quando ti ho nominato.-. Terminai la frase con una risata. Lei mi diede uno schiaffetto sul braccio pensando che stessi dicendo una cavolata.
Poco dopo andò in cucina e ad un tratto mi arrivò un messaggio al cellulare. Era Joe che mi diceva: “E’ stato un pomeriggio bellissimo… Verrai anche domani, vero?”.
-Hei! Il professore non ti molla un attimo!- esclamò Sel ridacchiando dopo essere tornata con due panini in mano: uno per me e uno per lei.
Sorrisi e chiesi: -Chi Joe?-.
-Joe? Da quando lo chiami Joe?-. domandò con quel sorrisetto malizioso che mi faceva saltare i nervi.
-Non gli piace avere rapporti freddi.- risposi.
-Oh si, certo… e non lo avrà con te, stà tranquilla!-. Le diedi una piccola spinta e poi le dissi: -Guarda che ha una fidanzata ed è bellissima… Si chiama Ashley.-.
-E tu che ne sai se è un tipo fedele?- chiese ancora. E non si toglieva quell’espressione dal viso. Volevo prenderla a schiaffi. “Certo nessun professore manda messaggi di quel genere ai propri alunni, ma non credo sia un tipo così…” pensavo. Cambiai discorso e quando finimmo il panino andammo a dormire.
Che giornata! Perlomeno potevo stare tranquilla di non dover più rivedere mio padre e subire ciò che mi faceva. Era come se un peso si fosse tolto dal cuore. Potevo chiudere gli occhi pensando che il giorno dopo sarebbe stato migliore, l’inizio di una nuova vita. Ero felice e, non sapevo perché, ma avevo un disperato bisogno di rivedere Joe.

ANGOLO AUTRICE:
Come promesso ecco il terzo capitolo. Sono curiosa di sapere il vostro parere a riguardo! :)
Grazie mille a quelli che hanno recensito!!!

Con affetto,
Lara <3
   
 
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