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Autore: Eternal Cosmos    29/02/2008    9 recensioni
Harry ha vinto la guerra contro Voldemort, ma ad un alto prezzo terribile. Fawkes gli dà un'altra opportunità in un mondo nuovo, dove lui morì come un infante...e dove Voldemort ancora è appostato nelle ombre...
Genere: Generale, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 18: [The clever one] Scaltro
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Un potente scudo fu innalzato alle porte dell'infermeria, in cui James Evans giaceva dopo aver ricevuto le cure di Poppy Pomfrey. Era ancora più che privo di conoscenza ma nessuno voleva correre rischi prima di sapere che cosa fosse successo e chi veramente il ragazzo fosse, senza tenere affatto conto di quante volte Ron ripetè e assicurò che Evans gli aveva salvato la vita.
“Non voglio sentire nulla, Ronald Weasley, finché Madama Pomfrey non ti darà un'occhiata! Il mio povero bambino!” pianse Molly Weasley rivolta al proprio figlio come un'irremovibile mamma chioccia.
“Mamma!” gemette Ron, ma non servì a niente.
Poppy iniziò un check-up mentre i più influenti membri dell'Ordine parlavano quietamente tra loro a distanza dal rosso. “E' certamente un fatto inaspettato, Albus. Che cosa hai intenzione di fare ora?” domandò Minerva con un'occhiata fuggevole in direzione del più giovane dei Weasley.
Albus si attorcigliò lentamente la lunga barba bianca. “Credo, per prima cosa, che sia un miracolo che entrambi i ragazzi siano qui oggi senza altre ferite se non quelle del nostro misterioso ospite. Chiederò a Mr. Weasley di mettere i propri ricordi di questi due giorni nel Pensatoio. Adesso ha bisogno di riposo.”
“Ovviamente ne ha,” lo interruppe Poppy con uno sguardo severo.
Molly e Arthur li raggiunsero, sembrando tutto d'un tratto più stanchi; lo stress del pensare ad un Ron prigioniero e probabilmente sofferente stava ora esigendo il proprio prezzo.
“Non ha alcuna ferita. E’solo stanco e ha bisogno di una dormita,” terminò Poppy con un sospiro.
Albus annuì. “Perché non vi prendete anche voi una pausa, Molly? Arthur? Non avete chiuso occhio in due giorni.”
Molly annuì, anche se la prospettiva di lasciare suo figlio la spaventava. “Che cosa mi dici dell'altro ragazzo, Albus? Ron ha detto che gli ha salvato la vita, anche se Poppy gli ha fatto bere una pozione soporifera prima che potesse dirmi come,” disse improvvisamente Arthur.
Albus agitò una mano con disappunto. “Ne terrò conto. Ora tutti fuori! Gli scudi attorno a James assicureranno che non accada nulla. Tornerò tra un'ora a parlare con Ronald. I suoi fratelli e Miss Weasley devono starvi aspettando nella Sala Grande. Minerva! Puoi congedare tutti, ora. Sono convinto che abbiamo tutti bisogno di una buona notte di sonno,” il Preside dichiarò.
Malocchio mosse un passo in avanti. “Farò la guardia davanti all'Infermeria.”
Sirius e Remus stavano per replicare, ma Albus gli scoccò un'occhiata significativa. Guardarono preoccupati verso il letto di James e camminarono fuori dalla stanza silenziosamente.
Gli altri adulti allungarono verso di loro sguardi dispiaciuti, ed Albus sospirò. “Spero davvero che quel ragazzo non sia un nemico, oppure Sirius e Remus ne saranno devastati; semplicemente li distruggerebbe.”
………

Finalmente tutti dormivano, quando Dumbledore tornò all'Infermeria. “Giuro sulla Fenice rinascente.”
Alastor annuì e lo fece passare, sbadigliando, e finalmente giudicò di poter andare a dormire, poiché Albus era là ad occuparsi di tutto.
Albus diede un'occhiata all'altro capo della stanza, prima di sedersi accanto al letto di Ron e scuotere delicatamente il ragazzo per svegliarlo.
Il rosso mugolò. “Ancora cinque minuti, mamma…” borbottò nel suo cuscino.
“Mi spiace ma insisto nello svegliarti, Mister Weasley. Dopo, potrai tornare nel tuo dormitorio.”
Gli occhi di Ron si spalancarono di botto e si tirò su a sedere velocemente quando riconobbe la voce del Preside. “Professor Dumbledore!”
Albus sollevò un mano a calmare Ron e guardò il ragazzo intensamente prima di porgergli un contenitore al cui interno c'era un liquido brillante, argentato. “Sai che cos'è questo, vero? Sai che cosa voglio che tu faccia?”
Ron annuì e alzò sul vecchio uno sguardo allarmato. “Preside! Mi ha salvato la vita!-”
Albus sollevò nuovamente la mano e Ron sospirò. “Dov'è la mia bacchetta?”
Il Preside sorrise lievemente e gli allungò la sua bacchetta, cosa che fece rilasciare a Ron il fiato che stava trattenendo. “Grazie.” Il ragazzo posò la punta della bacchetta contro la propria tempia ed estrasse i ricordi dei suoi giorni in cella e di come fossero fuggiti, e li depositò nel contenitore. “Credo sia tutto al proposito.”
“Grazie Mister Weasley. Puoi andare nel tuo dormitorio ora, ma devo pregarti di tenere per te ciò che è avvenuto finché non me ne farò una chiara idea.”
Ron annuì tristemente e si alzò. “Signor Preside? Chi è lui, se realmente il suo nome non è James Evans?”
Albus sospirò. “Non lo so, Ronald.”
Ron stava per uscire dall'Infermeria, quando mormorò tra sè, sebbene abbastanza distintamente perché Albus lo sentisse; “Mi chiedo perché mai James abbia chiamato il Signore Oscuro Tom, tuttavia. E LUI era così irritato…” quindi, il ragazzo fu fuori, e aveva chiuso la porta dietro di sè, perdendosi il modo in cui la testa del vecchio venne scossa per lo shock e la sorpresa.
Con rinnovato interesse, quasi si catapultò nei ricordi.
Riapparve dal contenitore tre ore dopo con un'espressione sospettosa, guardinga e curiosa assieme. ‘Il ragazzo potrebbe essere pericoloso come nemico… chi è? Perché non riesco a leggere attraverso di lui?! Io sono capace di praticare magia senza bacchetta, ma il modo in cui lui vi riesce e in cui la usa… E avrei dovuto prevedere che fosse un Animagus… Impressionante… ma la parte su Tom… Come conosce il vero nome di Voldemort? Come è possibile che sembri conoscerlo così bene, così da parlare al Signore Oscuro in maniera così casuale, mentre quello non dà segni di riconoscere il ragazzo?’
Albus pose di lato il Pensatoio e si avvicinò al letto di James; dormiva ancora molto profondamente, lo stretto bendaggio si poteva vedere sulla schiena e la spalla.
Trascorse un notevole lasso di tempo soltanto stando a guardare l'enigma di fronte a lui. L'aspetto del ragazzo improvvisamente lo infastidì al punto che spostò lo sguardo a nulla in particolare.
“Finite Incantatem,” provò con calma, anche se sapeva, in qualche modo, che non sarebbe stato così facile.
Albus sospirò e fu turbato dal non essere in grado di trapassare le difese di un semplice ragazzo. Si fece comparire in bocca una caramella al limone.
“Revelo!” Tentò qualcos'altro con determinazione, non volendo arrendersi. Nulla.
Albus ringhiò. “Accio Mappa del Malandrino!”
La sua impazienza si tese non appena la mappa si svolse tra le sue mani, tesoro prezioso di Sirius e Remus, molto utile ai membri dell'Ordine. “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.”
Immagini apparirono lentamente sulla vecchia mappa e il vecchio puntò la bacchetta sulla parola “Infermeria”.
Fece una smorfia alla mappa, quindi al ragazzo, di nuovo alla mappa. Albus Dumbledore veniva mostrato, Poppy Pomfrey, i cui alloggi erano là accanto, era mostrata, ma il letto davanti a lui… era vuoto.
Nulla.
Nessun altro nome, come se il ragazzo nemmeno esistesse. Le sue sopracciglia si sollevarono e sparirono sotto il suo cappello violaceo. “Ora tutto ciò si sta facendo inquietante…”
Albus rimanse seduto accanto all'enigmatico ragazzo per tutta la notte, solamente osservando la figura addormentata, come se il mistero stesse per evaporare in qualsiasi momento.
………

Sguardi sollevati seguirono Ron, il giorno seguente, quando entrò nell'affollata Sala Grande, affiancato da quasi tutti i Gryffindor del settimo anno. Ginny ed Hermione erano aggrappate ognuna ad un suo braccio, per l'esasperazione di Ron, e i suoi amici gli chiedevano di continuo che cosa fosse accaduto; Ron rifiutava di rispondere, su ordine di Dumbledore, anche se moriva dalla voglia di dirlo.
Percy, Bill, Charlie, Fred, George e i suoi genitori lo accerchiarono, dando così l'apparenza di un'invasione di teste rosse. “Ronnicino!” gongolò verso suo figlio, cosa che fece ridacchiare tutti del soprannome, mentre gli occhi di Ron si spalancavano dall'orrore.
“MaAaMma!” gemette, “Non parlarmi in quel modo davanti a tutti quanti!”
Molly si portò una mano alla bocca e arrossì. “Scusami Ron…”
Fred e George diedero al fratello uno scappellotto sulla nuca in segno di affetto. “Felici di riaverti tutto intero, fratellino!”
Ron sorrise loro e annuì, salutando anche gli altri tre fratelli.
“Così, Ronnicino,” iniziò Seamus sbeffeggiandolo con un ghigno gioioso, “vuoi finalmente raccontarci che cosa è successo?”
Tutti lo stavano guardando, rendendo Ron molto nervoso. Aprì la bocca ma sospirò di sollievo al vedere Dumbledore che entrava nella Sala Grande, salvandolo da tutti quegli sguardi fissi. “Non lo farà, perché io gli ho chiesto di non farlo. Finché non saprò di più a proposito di Mr. Evans, non voglio vedere nessuno vicino all'Infermeria.”
Le persone iniziarono a mormorare e a protestare ma Albus tenne duro e cambiò argomento. Sirius e Remus furono particolarmente abbattuti al non poter essere ragguagliati nemmeno sulle condizioni di James, ma sedettero silenziosamente al lungo tavolo degli insegnanti senza protestare.
“Allora, che cosa mi sono perso?” pigolò Ron per alleggerire l'atmosfera.
I suoi amici lo guardarono, quindi si girarono attorno. “Dopo che sei stato catturato, il Preside ha annunciato che l'Ordine della Fenice, un gruppo segreto che era stato creato da lui, sarebbe dopo lungo tempo venuto allo scoperto e avrebbe preso l'iniziativa. Poiché il Signore Oscuro ha deciso di riunire le proprie forze, Dumbledore ha giudicato che Hogwarts sia l'unico posto sicuro dove stare, e a buon motivo: le sue barriere protettive sono le più potenti di tutta la Gran Bretagna, sono seconde solo a quelle della Gringott,” Hermione spiegò esaurientemente.
Ron le diede uno sguardo di gratitudine, e anche lui si guardò attorno. “Allora, è per questo che ci hanno raggiunti tutti qui. Hogwarts è diventata il quartier generale della Luce.”
Hermione annuì e mangiucchiò un poco della propria colazione, anche se il suo stomaco brontolava contrariato. “Mi mancano da morire le lezioni! Tutto quello che facciamo è starcene seduti qui ed ascoltare le loro riunioni e possibili strategie di combattimento tutto il santo giorno! Stupida guerra! Stupido Signore Oscuro!”
Qualche Gryffindor boccheggiò e Ron fece cadere il proprio toast per fissare la sua ragazza con due occhi così. “Hermione!”
Lei gli rifilò uno sguardo esasperato. “Che c'è?! Dimmi che non preferisci le lezioni a quest'inferno con cui per prima cosa non abbiamo nulla a che fare!”
Ron sbuffò e ammise che non aveva tutti i torti. “James sembrava averci a che fare, invece,” Ron mormorò cupamente, la testa china sul piatto.
Sguardi curiosi si spostarono su di lui. “Che cosa intendi?” interrogò Colin.
Ron sospirò e diede un'occhiata al tavolo degli insegnanti dove Dumbledore era nel bel mezzo di una conversazione con suo padre e Kingsley Shacklebolt. “Non posso dirvi tutto ma… siamo riusciti a scappare perché James è un Animagus, e uno davvero brillante! E’ un Grifone nero e io ho cavalcato sul suo dorso, davvero!”
I suoi amici erano impressionati. “Ma siamo stati quasi catturati; è stato quando James è stato colpito dal Reducto. LUI era là, ragazzi! LUI avrebbe potuto ucciderci, così facilmente… ma James ha iniziato a parlare con LUI... in maniera così casuale! Così impertinente! LUI era furioso! Ma… ci ha lasciato andare…”
I Gryffindor attorno a lui e coloro che ascoltavano la conversazione sussurrata diedero gemiti d'orrore.
“James davvero gli ha PARLATO!? Davvero tu lo hai VISTO!?” chiese Seamus, con la faccia che era un miscuglio di paura, meraviglia e curiosità.
Ron tremò, in risposta, e i suoi amici iniziarono a parlare animatamente, e così forte tra loro che la gente nella Sala Grande cominciò progressivamente a interrompere i propri discorsi per rivolgere loro l'attenzione.
“Che succede qui?” Minerva McGonagall camminò in quella direzione e dedicò loro uno dei suoi sguardi severi. “Non riusciamo a concentrarci al tavolo degli insegnanti con tutta questa confusione.”
“Ma professoressa McGonagall!” disse Neville, cercando di togliere i propri amici dai guai, “James Evans e Ron Lo hanno VISTO! James Evans Gli ha anche parlato! Ed è un A N I M A G U S!”
Minerva sobbalzò. “Chi?! Il Signore Oscuro?”
Ron stava per rispondere, quando Dumbledore si schiarì la gola. “Vedendo che il nostro giovane Mister Weasley non è capace di tenere un segreto con i propri amici,” iniziò il vecchio, e Ron chinò la testa e arrossì di vergogna, “Ritengo che sia opportuno mettervi a parte di qualche informazione. Ronald è stato realmente salvato da Mister Evans,” Molly inspirò distintamente, “poiché James Evans ha usato questa sua abilità nascosta per fuggire.” Dumbledore fece una pausa, e allungò un significativo sguardo verso un confuso Remus.
“Sembra che sia un Grifone nero, e uno non registrato.”
Mentre quest'informazione dava a tutti loro qualcosa di nuovo su cui parlottare, Remus e Sirius si scambiarono uno sguardo e i loro occhi si spalancarono dalla comprensione. “Allora… era lui… quella notte nella foresta!” disse il Licantropo con voce soffocata.
“Quella forma di Animagus… con un colpo ben assestato avrebbe potuto uccidere il Licantropo… te, quella notte! Ma non lo ha fatto…”
“Perché ha risparmiato.. me? Il mostro in me?” sussurrò Remus.
Sirius guardò il proprio amico, e il rispetto per il ragazzo cresceva ad ogni momento anche se la maggior parte delle persone nella Sala avrebbe puntato contro James la bacchetta al primo pretesto.
“Bene, chiunque sia, comunque, non lascerò scoperta l'Infermeria un momento di più. Alastor mi terrà informato; per ora voglio fare la guardia alla stanza,” disse Kingsley con voce circospetta.
Sirius e Remus vollero immediatamente protestare ma Albus scoccò loro ancora una volta un'occhiataccia ed entrambi gli uomini sedettero di nuovo, riluttanti. Vedendo le loro espressioni insicure, gli occhi severi di Albus si addolcirono e richiamò l'Auror Shacklebolt; “Kingsley! Quando si sveglia non fargli pressioni. Sono sicuro che se sarai gentile ricambierà il favore e ti seguirà volontariamente. Credo che saprà di certo che abbiamo bisogno di risposte. Saremo qui.”
Shacklebolt annuì con un ghigno luminoso prima di sparire lungo un corridoio. Albus sospirò stancamente quando il chiacchiericcio alla fine raggiunse le sue orecchie e gli svegliò l'emicrania. “Merlino, sono troppo vecchio per queste cose… SILENZIO!”
Poteva essere vecchio, ma la sua voce aveva ancora l'effetto desiderato di zittire la gente rapidamente. “Così va meglio. Ora, occupiamoci della prossima questione in programma, possiamo?”
………

Il sole tramontò, il sole sorse.
Il sole tramontò, il sole sorse.
Il sole tramontò, il sole sorse di nuovo…
Le porte dell'Infermeria videro molti maghi e streghe a sorvegliare il ragazzo dai capelli scuri, ma fu soltanto il terzo giorno che James Evans finalmente diede segni di vita.
Harry grugnì; la luce del sole gli cadeva dritta in viso. Avrebbe voluto solamente tornare a dormire, ma avvertì uno scudo attivato e la sua abitudine lo fece balzare seduto nel letto a velocità pericolosa, solo per sobbalzare quando vide le stelle e sentì il lancinante dolore alla schiena. ‘Sono di nuovo ad Hogwarts, sì, ora ricordo.’
La porta dell'Infermeria fu quasi buttata giù quando lo scudo svanì, e fu Kingsley Shacklebolt a correre nella stanza. “Così, il nostro misterioso ragazzo è sveglio finalmente, huh? e' stata una dannata attesa!” disse l'auror piccato.
Harry sollevò un sopracciglio quando vide il membro dell'Ordine ma non lasciò che null'altro si mostrasse sul suo volto. “Auror Shacklebolt,” salutò semplicemente, facendo sgranare gli occhi dell'uomo più anziano.
“Come conosci il mio nome, ragazzo? Non ti ho mai visto.” quindi, l'uomo sbuffò prima che “James” potesse anche solo aprir bocca. “suppongo che non abbia importanza ora, dato che l'intera armata della Luce ti sta aspettando nella Sala Grande; hai qualche risposta da darci, ragazzino, e stai attento che non siano sbagliate,” lo avvertì Kingsley.
Harry gemette mentalmente alla sua sfortunaccia, ma si alzò silenziosamente e lo seguì obbediente. ‘Credo che presto o tardi sarebbe comunque accaduto; che possa essere ora una buona cosa..’ Il ragazzo concluse. ‘Ma il fatto è: sarò capace di accettarli, sapendo che non sono quelli che conoscevo? E loro accetteranno ME per ciò che sono?’
Perso nei propri pensieri, Harry non vide lo sguardo sospettoso che Kingsley gli dedicò, e neppure il brivido che percorse la spina dorsale dell'uomo vedendo il volto inespressivo di Harry. ‘Questo ragazzo è inquietante… la sua aura magica è… disorientante… affascinante, anche potente…’ senza nemmeno esserne consapevole, l'auror stava stringendo la sua bacchetta talmente forte che avrebbe potuto romperla.
Gli occhi di Harry si spalancarono quando vide la quantità di persone e di volti familiari nella folla. “Dumbledore! La Bella Addormentata si è finalmente destata!”
Tutte le teste si mossero nella loro direzione e ogni suono si dissipò nell'aria. Harry maledisse silenziosamente Shacklebolt.
Albus si alzò dalla propria sedia. “Bene; ora, credo che sia finalmente tempo di avere qualche risposta, non pensi?”
C'era un inclinazione nel tono della voce del Preside che ad Harry immediatamente non piacque, come se potesse essere messo sotto tiro di bacchetta in qualsiasi momento; NON gli piaceva sentirsi minacciato, ma soffocò l'ira per il momento.
“Può darsi, ma potrei avere qualcosa da mangiare, almeno? Non mangio nulla da un bel po' di tempo,” replicò in un modo freddo e ne aveva ben diritto: era la verità.
Severus stava per gridare contro il ragazzo di smettere di tergiversare, e di arrivare al punto, ma Sirius interruppe l'irritato Maestro di Pozioni. “Certamente che puoi! Prendi una sedia dove vuoi e un elfo domestico ti farà apparire qualcosa!”
Snape scoccò a Sirius un'occhiata terribile ma l'Animagus canide neanche lo vide, o semplicemente non se ne preoccupò.
Molte più persone erano stizzite dalla mancanza di giudizio di Sirius ma tennero la bocca chiusa; Sirius Black, se arrabbiato, non era uomo da avere contro.
Ron invitò rapidamente James a sedersi vicino a lui anche se gli altri erano riluttanti a lasciarglielo fare. Una pietanza leggera apparve quando si sedette, ed Harry sospirò prima di iniziare a mangiare, ancora in allerta per l'immenso numero di occhi puntato su di lui. ‘Mi manca Dobby…’
Stava apparentemente mettendo troppo tempo a mangiare, perché, a metà della sua cena, Severus sbattè la mano mano sul tavolo, facendo sussultare e strillare un gruppetto di persone. “Questo è. ABBASTANZA! Siamo stati troppo permissivi con te, ragazzo! DAVVERO troppo permissivi! CHI SEI?” In uno scoppio d'ira, l'ex-spia puntò la propria bacchetta minacciosamente verso il ragazzo, mossa di troppo per la suscettibilità di Sirius e Remus.
“SNAPE! Che cosa diavolo credi di fare!?” gridò Sirius ma fu interrotto da James, che sospirò e posò la forchetta nel piatto.
“Sempre quello impaziente e sospettoso, eh, Severus Snape? Sei lo stesso qui, è bello a sapersi.”
Il Maestro di Pozioni sbatté le palpebre guardingo e senza capire. “Di che cosa stai parlando, ragazzo?”
Harry scosse la testa, scoraggiato. “Se siete tutti così preoccupati, allora lasciate che vi dica questo: Giuro sul sacrificio di mia madre.”
Albus e gli altri membri dell'Ordine sollevarono le sopracciglia esterrefatti. “Come- come puoi?” balbettò Minerva, e James sogghignò lievemente.
“Come posso conoscere la formula segreta di riconoscimento dell'Ordine della Fenice? Piuttosto semplice. Conosco tutto di esso, in quanto io, io stesso, ne sono un membro.”
Albus fece una smorfia. “Non ricordo di averti mai iniziato. Devi aver ricevuto una piuma speciale per essere accolto tra noi. Chi sei tu per dichiarare una cosa del genere?”
Harry sospirò. “Vuole dire una piuma di Fawkes? Non si mostri così sorpreso, Preside; certo che l'ho ricevuta, anche se contenuta in un'altra forma. Ma Fawkes è morta, così quell'altra mi ha dato la sua piuma, l'autentica stessa piuma; è stato molto difficile da controllare all'inizio, ma ci ho fatto la mano.”
Ora erano tutti confusi dalle parole del ragazzo.
“Fawkes non è morta! Una fenice non può morire! Sei pazzo, ragazzo?” chiese Snape, seriamente dubitando della sanità mentale del ragazzo. Anche Ron e i suoi amici erano indietreggiati, allontanandosi da lui, guardandolo con occhi stralunati.
James ridacchiò tristemente. “Fawkes…”
Una fiamma divampò davanti al ragazzo ora in piedi, facendo allarmare le persone che s'impaurirono alquanto; ma Dumbledore riconobbe perfettamente quella fiamma.
Fawkes apparve qualche secondo dopo essere stata chiamata da qualcuno che non era il proprio master, e James le offrì il braccio destro* per poggiarvisi. Fawkes tremò lievemente nel riconoscere il ragazzo, e di felicità, mentre James le parlava dolcemente e accarezzava la creatura rifulgente. “Hey Fawkes, quanto tempo senza vederci, vecchia amica mia. Mi spiace di aver aspettato così tanto a chiamarti. Hai tu la mia bacchetta, non è vero?”
Fawkes diede l'impressione di annuire prima di tendergli la zampa; serrata tra gli artigli c'era una bacchetta rosso brillante e James la prese con uno sguardo grato e un piccolo sorriso. “Mi sei mancata, Fawkes. Mi sono mancati tutti loro così tanto… ma sono tutti morti. Sarei dovuto essere la sola vittima della guerra, ma hanno tutti sacrificato le loro vite per me,” disse Harry, la sua voce colma di emozioni che premevano per uscire, e Fawkes pianse una lacrima per lui, sorprendendo totalmente il Preside.
Harry sorrise dolcemente al salutare Fawkes non appena la fenice svanì tornando al più elevato ufficio del castello.
Qualcosa scattò nella mente di Dumbledore, ed egli si drizzò a sedere di scatto sulla sedia, facendo voltare verso di sè qualche insegnante con occhi confusi. “E' possibile? Dimensioni alternative?”
James ghignò. “Così ci è arrivato finalmente.” Quindi, cambiò umore. “E' stata Fawkes a mandarmi qui. Tutti coloro che avevo amato erano morti, così che cosa avevo da perdere? Ho avuto l'occasione di vedervi tutti di nuovo, ma è un peccato che, anche qui, i miei genitori non siano sopravvissuti.”
Diede un significativo sguardo a un tremante Remus e a Sirius, e disse piano; “Ma almeno voi siete ancora qui, Padfoot e Moony.”
“Oh Merlino!” fiatò Remus, davvero troppo consapevole che le sue ginocchia minacciavano di abbandonarlo. Sirius non riuscì a sopportare la pressione e si sedette.
Non sembrava, ma Harry era nervoso al pari, se non più, di loro. Ma doveva essere forte e rinsaldò la propria facciata. Abbassò il volto e si guardò le mani, che ora erano strette a pugno. “Quando sono apparso vicino Hogsmeade, proprio dopo l'ultima battaglia, sapevo che non avrei potuto andare liberamente in giro per com'ero; istinti di conservazione. Fortunatamente mi era stato insegnato un fascino molto potente da Tonks,” La Tonks nella stanza sobbalzò quando sentì il proprio nome, “e avevo anche, sebbene io non fossi un Metamorfomagus come lei, appreso quella tecnica molto in fretta. Così, in chi trovare trasformazione migliore che nella sola figura paterna che avessi mai conosciuto? Ho provato ad assumere la forma di quello che saresti stato tu da ragazzo della mia età ad Hogwarts, Sirius, con solo qualche minima differenza. Ma… è stato difficile stare sotto lo sguardo di quelli a cui una volta avevo voluto bene… Avrei voluto concludere tutto questo, prima di rivelarmi nelle mie reali sembianze. Ma credo che non potrò evitarlo. Almeno ora ho attirato l'attenzione di Tom.”
Ricevette sguardi perplessi ma li ignorò, ridacchiando tra sè. Ora Snape si interrogava sul serio sulla sanità mentale del ragazzo.
“Nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive… Chi vincerà stavolta, Tom? Siamo alla resa dei conti, Tom… Io… Io sono… Harry…”
Sollevò lentamente il suo sguardo penetrante, e il suo aspetto mutò. Harry aveva dimenticato tutti gli altri intorno a lui ed era concentrato solo su Sirius e Remus; nemmeno Albus, che inspirò sonoramente al vedere le sue sembianze cambiare, fu incluso in questo fatidico momento. Albus, che aveva gli occhi spalancati e nemmeno una parola in gola, come tutti gli altri, tanto per cambiare.
“Io sono Harry James Potter.”
Solamente puro silenzio regnò, mentre Harry scostava di fianco un paio di ciocche della sua massa di capelli neri, rivelando un dettagliato tatuaggio di una Fenice che somigliava in modo sospetto a Fawkes, che iniziava sulla sua guancia e scendeva lungo il collo, per sparire sotto la maglietta. Le sue braccia erano scoperte, così si vedeva sul suo avambraccio sinistro un altro intricato ma oscuro marchio; non era il Marchio Nero, però.
“Sono il figlio di Lily Evans. Sono il figlio di James Potter… ma non sono affatto come lui,” disse Harry con veemenza e uno sguardo, osservando i volti meravigliati di Sirius e Remus mentre quelli lentamente, tremando, gli camminavano incontro e si fermavano davanti a lui.
Entrambi gli uomini iniziarono a toccarlo esitantemente, le sue guance, il groviglio di capelli, le sue spalle, le sue braccia, come se fossero troppo stralunati per capacitarsi di chi realmente fosse, almeno, in quello stesso momento. La mano di Sirius e il suo lento sguardo sognante si fermarono sul marchio sul suo braccio sinistro per un poco, poi Harry ritirò il braccio, a disagio.
Occhi blu e dorati caracollarono contro occhi di un verde sconvolgente, ed entrambi i Malandrini sbatterono le palpebre. “Merlino! I tuoi occhi! Guarda i suoi occhi, Remus! Nessun Potter li ha mai avuti di questo colore prima! Non posso crederci! Sei reale!” alitò Sirius rabbrividendo.
Harry gli diede un curvo sorriso ed immediatamente lo abbracciarono, sui loro volti lo sguardo ancora incredulo.
Severus li guardò con disapprovazione. “Come potete essere sicuri che stia dicendo la verità? A me suona tutto davvero una frottola, altre dimensioni... ” sbuffò l'uomo e si rivolse verso Albus.
Il Preside annuì, ancora insicuro su come reagire. “Posso sempre dargli del Veritaserum…”
“Se ne ha un po' con sé, me lo dia subito, così che potrò porre fine a tutto questo.” Harry sorprese tutti con la sua determinazione, il Preside e Severus inclusi. Quindi, gli occhi verdi del ragazzo s'oscurarono lentamente. “Ma vi avverto ora: una qualsiasi domanda troppo personale su di me o sul mio passato… e non avrete alcuna risposta. Non apprezzo l'essere forzato a raccontare del mio passato.”
Severus sbuffò e roteò gli occchi, facendo sì che Harry gli dedicasse un'occhiata cupa, prima che l'uomo si alzasse, prendesse una fiala dal proprio mantello e la porgesse al ragazzo.
Sirius fece una smorfia al Maestro di Pozioni, ma riportò all'istante la propria inquieta attenzione sul suo appena ritrovato figlioccio. “Oh sì! Quasi mi dimenticavo di chiederlo!” disse Sirius, sentendosi tutto frastornato d'un tratto. “Come stanno James e Lily e anche noi, per quel che importa, nell'altro mondo?”
Harry stava per versarsi il liquido della fiala fra le labbra quando gelò, i suoi occhi che perdevano luce e diventavano foschi dal dolore. “Sono morti. Tutti sono morti. Fawkes è morta. Hogwarts è morta.”
Quindi, senza guardare gli occhi orrificati di Sirius, strinse la fiala fra le dita e bevve il suo intero contenuto. I suoi occhi si fecero cerulei e Dumbledore formulò rapidamente un incantesimo su tutti i presenti in modo da permettere solo a lui di fare domande al ragazzo, con il disappunto di tutti.
“Qual'è il tuo vero nome e da dove vieni?” iniziò Dumbledore.
Quando rispose, la voce di Harry era vuota, come se fosse un automa. “Il mio nome è Harry James Potter. Vengo da un mondo parallelo a questo.”
Bocche si spalancarono nella Sala Grande per esternare il loro shock ma nessun suono ne uscì.
“Perché sei qui? Chi ti ha mandato qui e come ti sei fatto il tatuaggio della Fenice?”
“Sono qui per combattere nella guerra contro Voldemort. Fawkes mi ha mandato qui per darmi un'altra possibilità di vita dopo la battaglia finale. E per il tatuaggio, il dubbio è anche il mio, anche se penso che sia da parte di Fawkes. E' apparso quando le mie bacchette si sono unite. Non voglio che mi si facciano domande su questo,” disse Harry inespressivamente, ma con franchezza.
Albus fece una smorfia e fece una domanda che stava di sicuro appestando i pensieri di Severus. “Perché pensi che un ragazzino della tua età possa fare una differenza nella guerra? Perché non stai a parte da tutto questo? E che cos'è quello strano marchio sul tuo avambraccio sinistro? non c'era prima.”
Harry fece una smorfia ma i suoi occhi rimasero annebbiati. “Non sono un ragazzino, non ho mai avuto tempo abbastanza da esserlo. I pericoli mi inseguono e Tom è sempre alla loro conclusione. Non sabbe importato che io mi nascondessi o no quando sono arrivato qui; sarei dovuto essere coinvolto nella guerra in un modo o nell'altro, allora meglio prendere l'iniziativa e non aspettare l'ultimo secondo ed essere incastrato in qualcosa su cui non avrei avuto il controllo. E poi non voglio perdere nessuno di coloro a cui tengo, non di nuovo. Il marchio è apparso sul mio braccio poco dopo il tatuaggio della Fenice. In quel momento è stata una necessità ma non ho intenzionalmente richiesto che apparisse; è stata la mia nuova bacchetta a farmi anche quello. Non parlerò oltre di questo argomento.”
Sirius diede ad Albus uno sguardo implorante e il vecchio sospirò e cedette. “Che cosa è successo ai tuoi genitori, a Sirius e a Remus nel tuo mondo? Come mai tu sei ancora vivo?”
Gli occhi di Harry si chiusero strettamente, la sua bocca si aprì ma non vi uscì alcun suono. Quando aprì di nuovo gli occhi erano quasi del tutto schiariti e Sirius indietreggiò alla voragine di dolore che vide in essi.
“Io…” Harry stava palesemente lottando contro il Veritaserum ora. “I miei genitori… Un anno… Godric’s Hollow… Voldemort… Io non… Io mi rifiuto... ” Queste parole erano strascicate.
Albus diede a Severus il segnale così che desse ad Harry l'antidoto, anche se il vecchio avrebbe voluto sapere di più; il ragazzo iniziava a tossire e si sarebbe ammalato se avesse continuato a contrastare la pozione a quell'intensità.
Harry ingoiò rapidamente il contenuto della fiala e si sedette pesantemente, rivelando quando immediatamente fece effetto.
Remus s'inginocchiò di fronte a lui e gli dide uno sguardo preoccupato. “Ci dispiace. Non ti rivolgeremo mai più domande sul tuo passato. Ma devi sapere, che se eravamo in ansia per te prima, io e Sirius ci preoccuperemo anche di più ora. Così, è naturale che vogliamo sapere di più di te, lo capisci questo, Harry?”
Ovviamente, Dumbledore aveva rilasciato l'incantesimo di silenzio.
Harry fissò Remus con un'espressione che accumulava affetto, speranza, paura e apprensione… un turbine di essi. Il ragazzo fu il primo a interrompere il contatto visivo. “Quando vi dirò quello che sono in grado di fare, i poteri che possiedo, non sarete così entusiasti della mia presenza,” Harry mormorò tetramente, infittendo l'enigma per Sirius e Remus ancora di più.
“Che cosa vuoi dire, ragazzo mio?” chiese Albus, ma Harry scosse la testa negativamente.
“No…no…”
Sirius notò che Harry stava iniziando a respirare più velocemente, così d'improvviso abbracciò il ragazzo. Remus guardò il proprio amico, sicuro che Harry, un diciassettenne, avrebbe spinto via l'adulto, ma con sua silenziosa sorpresa Harry s'aggrappò a Sirius senza intenzione di lasciarlo andare anche se tutti li guardavano.
Fu sicuro che Harry l'indomani avrebbe pensato a questo gesto come a un momento di debolezza, ma parve a Remus così piccolo e vulnerabile in quell'istante, che lasciò sorpreso anche Sirius.
Harry stette solo stretto a Sirius e inspirò; il profumo del suo Padrino era diverso per qualche componente, qualcosa a cui Harry non era ancora completamente abituato.
Il suo Sirius aveva odorato di Azkaban, di disperazione, e speranza, rabbia e infantilità, se questi potessero mai essere annusati, e anche di cane bagnato.
Questo Sirius non aveva sofferto nemmeno la metà del suo Sirius, ma c'era un distintivo odore di fondo che rappresentava l'uomo ed era familiare.
Il pensiero del suo Sirius fece inabissare il cuore di Harry e lo riportò alla dura realtà. Il ragazzo si tirò via dall'abbraccio e si voltò, con confusione di Sirius.
“Harry?”
“Ho bisogno di uscire, prendere una boccata d'aria,” fu la sola risposta che ottenne prima che Harry corresse fuori dalla stanza.
Sirius stava per seguirlo ma Remus trattenne l'amico per la spalla e scosse la testa. “Per quanto anche io voglia stare là con lui, Sirius, credo che tutto ciò sia difficile per lui quanto lo è per noi. Dagli un po' di tempo.”
“Ma Remus! E' pericoloso di fuori!”
“In qualche modo, non penso che Harry potrà essere in qualche tipo di pericolo ora. Ricorda: ha molti segreti non detti.”
Sirius brontolò; ora che aveva riavuto il suo figlioccio, una nuova ragione di vita, non l'avrebbe lasciato. Il Problema era, che Sirius era impaziente e diventava brusco e impulsivo quando voleva qualcosa. Il suo rapporto con Harry in quel momento aveva bisogno di tutto all'infuori che quello.
………

Harry inspirò profondamente, sollevato di essere di fuori e annusò l'aria di una principiante primavera. Stare in presenza di così tante, facilmente impressionabili persone cui lui teneva terribilmente, ma che vedeva ancora morte nei propri occhi, gli faceva dolere il cuore.
Stava camminando nei dintorni del castello da circa un'ora, quando udì gracchiare. Sollevando la testa, Harry latrò una risata di gioia al vedere la familiare civetta candida. “Hedwig! Mi sei mancata!”
La civetta si posò sulla sua spalla e lui l'accarezzò e le mormorò qualche parolina dolce. Lei strinse gli artigli in segno d'affetto e probabilmente se non fosse stata un gufo il ragazzo avrebbe abbracciato anche lei.
Ma la vista di Hedwig lo fece improvvisamente pensare al suo secondo famiglio. “Hedwig?” la fissò con un tono preoccupato nella voce, “Sai dove sia Nagini? L'ultima volta che l'ho vista era ai bordi del campo di Quidditch, dove l'ho lasciata così da poter giocare con Madama Hooch.”
Hedwig fischiò ma non volò via; non conosceva l'ubicazione del serpente. Harry camminò verso il campo e la cercò ovunque lì attorno; Nagini non era là. Iniziava davvero a essere in ansia per lei.
“Forse è andata via per far visita all'Ashwinder…” ipotizzò Harry e corse alla capanna di Hagrid. Fortunatamente, il mezzo gigante era ancora nella Sala Grande con gli altri, così entrò nella casupola e si avvicinò rapidamente alla scatola con l'alone rosso brillante attorno.
Fang latrò festoso e il ragazzo gli carezzò l'enorme testa, ricevendo anche una sgocciolante leccata sulla mano come ringraziamento. Harry fece una smorfia e si asciugò la mano sul mantello, prima di chinarsi a parlare con l'Ashwinder. “Ehilà! Ssai dove sssia Nagini?
L'Ashwinder sollevò la testa per salutarlo. “Cossì alla fine hai decissso di farti nuovamente vedere, uomo-sserpente? E nelle tue reali ssembianze, nientemeno.
Harry le diede uno sguardo di scuse. “Mi dissspiace. Ssono sstato in grosssi guai e ho dovuto rissolverli. Ssono felice che sstiano tutti bene, e sspero che sssia cossì anche per Nagini.
Harry fu certo che se l'Ashwinder avesse avuto delle labbra, avrebbe sorriso di sollievo. “Mi fa piacere che tu ssia illessso, uomo-sserpente. Nagini era molto preoccupata per te. ssi trova nella Foressta oscura dietro quessta capanna, forsse a caccia con il Ssommo? Possso andare a cercarla, dirle che ssei tornato e che la sstai asspettando.
Si sollevò un sopracciglio. ‘Sommo? Oh! Il Basilisco! Giusto! Può uscire per cacciare ora, gli avevo dato il permesso.’
Ssarebbe molto gentile da parte tua, rosssa. Quando la troverai, dille che ci rincontreremo al casstello. La mia identità è stata ssvelata, ma lei dovrà ancora sstare in guardia sse non vuole esssere insseguita da maledizioni. I sserpenti non ssono affatto popolari di quessti tempi. Sssaluta per me anche il Sssommo. Ti ringrazio per il tuo aiuto.
L'Ashwinder diede l'impressione di annuire ed Harry lo aiutò ad uscire dalla scatola. Strisciò fuori e sparì nella Foresta Proibita.
Hedwig bubolò e il ragazzo le allisciò le piume con fare assente. “Spero che Nagini stia bene…”
Trascorse il resto della giornata seduto sui gradini davanti alla capanna di Hagrid sperando di vedere l'Ashwinder ritornare, ma invano.
quando il giorno fece posto alla notte, Hedwig volò via, a caccia. Harry decise che era ora di tornare ad Hogwarts per vedere che aria tirava.
Alcune teste si voltarono nella sua direzione quando entrò, ma Harry fu grato per il fatto che gli studenti fossero già tornati ai rispettivi dormitori a quell'ora. L'unica cosa che sorprese Harry fu che Sirius e Remus erano là, dando l'impressione di averlo aspettato per tutto il giorno, senza muoversi dal loro posto.
“Sirius? Remus?”
Entrambi gli uomini sobbalzarono quando li chiamò e corsero verso Harry, abbracciandolo e osservandolo cercando una qualche ferita. “Sei stato via così a lungo! Eravamo preoccupati!” esclamò Sirius, il panico che gli scemava in voce. “dov'eri?!”
Harry sorrise lievemente; era bello sapere che si preoccupavano così tanto per lui, ma avrebbero imparato presto che sapeva difendersi più che bene. “Ho passato tutta la giornata vicino alla capanna di Hagrid, aspettando il mio secondo famiglio. Sfortunatamente non si è fatta vedere, ma c'è ancora tempo. Sono stato via, separato da lei per troppo tempo, così ha deciso di nascondersi.”
Remus e Sirius gli rivolsero occhiate incuriosite. “Hai due famigli?” chiese Remus, interessato alla cosa.
Harry annuì. “Esatto… Avete già visto Hedwig. Sapete, la civetta bianca.”
Entrambi gli uomini annuirono ricordando il bellissimo volatile candido. “E scommetto che il secondo è un Ippogrifo o qualcosa del genere!” esclamò Sirius con un ghigno d'orgoglio.
Harry non rispose e s'incamminò su per le scale. Remus e Sirius l'occhieggiarono spaesati. “Harry? Dove stai andando? Ho detto qualcosa di sbagliato?” L'Animagus domandò.
Harry scosse la testa negativamente e sospirò, voltandosi per dedicare al Padrino un sorrisetto. “Sono solo stanco, tutto qui. Voglio andare a dormire. Ci vediamo domattina!”
‘Mi vedono solamente come un Gryffindor e null'altro… specialmente Sirius. Come reagiranno? Come reagirà l'Ordine?’ pensò Harry cupamente mentre spariva su per i gradini.
All'ingresso, Sirius e Remus stavano parlando quietamente quando Albus apparve dala Sala Grande con al seguito alcuni membri dell'Ordine; parevano tutti esausti. “Era Harry quello che ho visto salire le scale?” chiese con curiosità il Preside.
Sirius annuì. “Spero di non aver detto nulla che lo abbia offeso a proposito dei suoi famigli… ”
Albus sollevò un sopracciglio. “Ha più di un famiglio? Strano. Lo lascerò in pace, per ora, ma ho ancora qualche risposta da pretendere. Minerva? Puoi preparare due nuove stanze per gli ospiti? Diagon Alley è stata attaccata e così Madama Malkin (=McClan Ndt) e Ollivander staranno ad Hogwarts da ora in poi.”
McGonagall annuì e si allontanò con qualche studente che era ancora alzato a quell'ora.
“Io me ne torno al mio sotterraneo,” borbottò Severus, e la folla di membri dell'Ordine si disperse dopo un paio di minuti.
“Non posso credere che il figlio di James sia stato sotto il nostro naso tutto questo tempo. James Evans… così evidente, eppure difficile da immaginare. Il ragazzo sapeva che l'Harry di questo mondo era morto, così non ha neanche dovuto sforzarsi per il proprio falso nome. Non lo avremmo mai immaginato se non ce l'avesse detto.” Albus si tirò la bianca barba e storse le labbra in direzione di entrambi i Malandrini. “E' scaltro.”
Sirius e Remus poterono solamente annuire in silenzio. “E' strano. Mi sento come se andando a dormire non sarà più qui domani,” disse Sirius rabbrividendo.
Remus posò una mano sulla spalla di Sirius. “So quello che vuoi dire. Mi sento come se fossimo in un sogno.”
Il Preside li lasciò, e anche loro si ritirarono nei propri alloggi per una notte di riposante sonno.


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* .. braccio destro? Ma non era quello ferito? . . ehm....


  
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