Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: giascali    26/08/2013    7 recensioni
Angela: vive in Texas, più precisamente in un riformatorio.
Satoshi: cresciuto in Giappone, dove è oggetto di desiderio delle coetanee, ha una madre "diversa".
Luz: brasiliana, ha una cotta per Alex. Progetta già il suo matrimonio con lui.
Micheal: la sua casa è l'Australia, ama fare a botte e tendono a giudicarlo un ragazzo difficile.
Serena: normale ragazza italiana che venera la musica.
Questi cinque ragazzi non hanno niente in comune, a parte il fatto che hanno sedici anni, che sono stati tutti adottati e che sono capaci di dominare i sei Elementi...
* dalla storia *
-Allora? Mi credi? – sembra ansia quella che ha nella voce.
Derek mi guarda leggermente in ansia.
Sembra strano per uno come lui. Ancora non parla. Devo capire bene la situazione. Ci siamo riseduti sulla panchina su cui ero quando l’ho visto stamattina. Derek si passa una mano tra i suoi capelli neri e poi sulla faccia pallida. La cosa è leggermente ironica, visto che non è lui la persona a cui hanno raccontato la storia che, se vera, sarebbe quella della sua vita prima di essere adottato.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ilio.

Silan era disteso sull’erba del giardino dietro casa sua e si copriva la faccia con la mano destra.
Accanto a lui c’erano alcuni dei suoi migliori amici: Sulla e Nar, Talia ed Aaron, Eiran ed Ambra, Orion ed Eileen.
- Allora? Vuoi dirci cos’hai? È da un po’ di tempo che ti comporti in modo strano. – chiese Eileen avvicinandosi a Silan. La ragazza si avvicinò all’altro Discendente del Fuoco, che nel frattempo si era scoperto il viso, e lo guardò fisso, cercando di capire perché stesse così male.
- Non lo so. Mi sento strano. – mormorò in risposta lui. Silan levò lo sguardo da Eileen e lo pose sui suoi amici.
Nar e Sulla erano vicini, con lui che l’abbracciava da dietro e lei che gli sorrideva dolce.
Si sarebbero sposati tra poco ed erano al colmo della felicità.
Se la sono meritati, d’altronde, con tutto quello che hanno passato per poter stare insieme… pensò il ragazzo.
Talia ed Aaron, invece, stavano discutendo sul perché Silan potesse stare male.
Aaron aveva proposto l’idea che avesse preso un parassita alieno, lei che ce lo avesse lui, l’alieno nel cervello.
La prima era seduta sotto l’ombra del Jian del giardino di casa sua, da brava Discendente del Buio, mentre Aaron era davanti a lei, sotto la luce di quella luminosa giornata.
Silan sorrise, quei due ancora non sapevano di piacersi ma era lampante che fossero fatti per stare insieme, nonostante fossero così diversi.
Eiran ed Ambra stavano partecipando anche loro alla discussione, proponendo idee meno bislacche.
Orion era l’unico che non parlava, se ne stava da solo, in disparte a sospirare e a struggersi per una Discendente della Terra che faceva la contadina, non ne sapeva neppure il nome, aveva detto ai suoi amici.
- Strano in che senso? – domandò Sulla, ancora abbracciata a Nar. La ragazza si portò una treccia di capelli blu cobalto dietro l’orecchio. I suoi azzurri occhi a mandorla brillarono di curiosità.
- Da quando Kara esce con quello lì, mi sento strano. Non mi piace il fatto che stiano insieme. – spiegò Silan. Talia ed Eileen sorrisero, adesso stavano cominciando a capirci qualcosa, di quella faccenda.
- Sei geloso, allora. – affermò con un poco di malizia Eileen.
- E di cosa? Della mia migliore amica che esce con un Discendete da quattro soldi del Buio? Io? Geloso? Ma non dire sciocchezze! – replicò il ragazzo. Si passò velocemente una mano tra i capelli rossi, scompigliandoli.
- Ehi! – esclamò Talia, infastidita dal suo commento sui Discendenti del Buio.
- Scusa. – mormorò in fretta Silan. – non so perché voi pensiate che io sia geloso. È la mia migliore amica, non la mia fidanzata, perché dovrei esserlo? –Eiran sbuffò, infastidito.
- Ma perché voi Discendenti non capite mai neanche le cose così semplici? –
- E con questo cosa vorresti dire? – gli chiese Ambra, senza rabbia nella voce. D’altronde quella ragazza sembrava incapace di arrabbiarsi per un commento di così poco conto, al contrario di Nar, che lanciò al Custode un sasso. Lo centrò in pieno sulla gamba e sorrise soddisfatto, per poi tornare a guardare la sua fidanzata Sulla.
- Ascoltami bene, Discendente del Fuoco da strapazzo. – cominciò a dire Eiran, concentrandosi del tutto sul povero Silan che ci stava capendo ancor meno della situazione.
- Farò finta di non aver sentito. – commentò Eileen, la ragazza sorrise malandrina. Evidentemente si sarebbe vendicata dopo. Anzi, era sicuro che l’avrebbe fatto, pensò con un sorriso Nar.
- Bene. – Eiran le fece il suo solito sorriso sornione. – è evidente che sei innamorato di Kara. Per questo, sei geloso. – gli spiegò, con un tono di voce che fece capire a Silan che fosse ormai ovvia la cosa. Il ragazzo non rispose, rimase lì a guardare il vuoto, con espressione vacua e assente.
- Ecco! Adesso l’hai mandato in tilt! Eiran! noi volevamo farglielo capire da sé, non dirglielo e ridurlo così! – disse Talia al Custode, rimproverandolo.
- Se fosse dipeso da lui, ci avrebbe detto di essere innamorato di Kara tra sessant’anni. – commentò Orion, prendendo la parola per la prima volta.
- Questo è vero. – acconsentì Aaron. Silan li ignorò. In quel momento doveva pensare. Davvero era così ovvio che amasse Kara, la sua migliore amica, la ragazza che conosceva da diciassette anni?
Non si chiese neanche se l’amasse, ora che Eiran l’aveva detto, Silan sapeva che era vero: lui amava Kara, la ragazza con il viso a cuore, con la sua ciocca azzurra tra le altre nere, con i suoi limpidi occhi dello stesso colore di un lago di montagna e con il carattere forte ma dolce.
La sua migliore amica.
La ragazza che, da bambina di appena cinque anni, gli aveva fatto promettere che, quando sarebbero stati grandi, si sarebbero sposati.
Promessa di cui ridevano ora, dodici anni dopo quel giorno, lui e la ragazza, ogni volta che ricordavano quel momento.
Ad un tratto a Silan non importò più se il suo amore per Kara fosse ovvio, l’importante per lui era che lei lo ricambiasse.
- Ok. Adesso che abbiamo capito perché sto così male, decidiamo un piano per scoprire se lei mi ricambia. Qualcuno ha delle idee? – chiese.
- Si è ripreso più velocemente di quanto pensassi. – commentò Eileen, leggermente sorpresa.
- I miracoli dell’amore… - commentò Aaron, sorridendo. Per un istante, il suo sguardo incontrò quello di Talia, restarono incatenati per qualche secondo, per poi essere distolti dai due ragazzi, visibilmente imbarazzati.
- Ma si è intestardito su un’altra cosa ovvia. – disse Eiran, con tono annoiato e sconfortato. Il Custode si chiese perché spendesse il suo tempo con quei ragazzi.
- Zitto, Custode. – disse Talia, la sua migliore amica. – adesso abbiamo un piano da fare. – la ragazza sorrise in direzione di Silan, incoraggiante, anche se sapeva che Kara era pazza di Silan e che non c’era bisogno di alcun piano per scoprirlo.

Al tavolo della colazione, mi siedo nuovamente davanti a Kori e cominciamo a parlare.
Dopo il sogno che ho fatto stanotte, il ragazzo mi ricorda un po’ mio padre, Silan, dopo tutto sono tutti e due dei Discendenti del Fuoco e dei gran testardi.
- Buon giorno. – gli dico, non appena mi siedo. Mi allungo per prendere un pezzo di pane.
- ‘ngiorno. – mormora lui con la voce stanca.
- Sonno? – gli domando sorridendo.
Da quando mi ha detto che gli piace Iris, abbiamo legato molto, abbiamo iniziato a parlare e abbiamo scoperto di avere molte cose in comune, insomma, siamo diventati ottimi amici.
- Che? – chiede con la voce impastata dal sonno.
- Ho detto: sonno? – ripeto, sorridendo bonaria.
- Taaaaaaaanto. – replica lui e appoggia la testa sul tavolo. Iris, seduta vicino a lui, gliela prende e la alza per guardarlo in faccia.
La ragazza sorride e Kori arrossisce.
- Magari sarebbe meglio che tu non spiaccicassi i tuoi capelli sulla colazione, no? –Kori borbotta qualcosa di incomprensibile e si rimette composto, Iris annuisce per poi girarsi verso Tia e cominciare a parlarci, non prima di aver sorriso a Kori.
Sulla mia faccia compare un ghigno che Kori conosce alla perfezione, è quello che metto su quando Iris e lui si comportano così.
- Non dire una parola. – dice lui, autoritario. Ora non sembra più così assonnato. Che l’amore l’abbia svegliato?
-
Divertente, Ilio. – commenta lui, con voce funerea.
- Lo so. Sono una ragazza divertente e spiritosa. Ma lo sai che bisogna rispettare la privacy altrui? – gli dico.
- È difficile. Non riesco ancora a controllare bene il mio Talento. Quindi per il momento dovrai aspettarti che io legga i tuoi segreti più nascosti. – dice, portandosi le dita alle tempie e massaggiandosele.
- Non dirmi che adesso sai che a dieci anni guardavo ancora i Teletubbies! – esclamo con finto orrore nella voce. Vicino a noi, Iris e Tia ridacchiano, oramai i nostri botta e risposta sono all’ordine del giorno.
- Esatto. – replica lui, con voce tenebrosa. Si gira verso Iris e le fa l’occhiolino. La ragazza arrossisce leggermente e sul mio viso ricompare un ghigno.

Sono in trappola, Eracl mi ha messo alle strette, ormai.
Cerco di pensare in fretta, di trovare un modo per riuscire a vincere quest’allenamento ma non ci riesco, e anche se mi venisse in mente qualcosa, dell’aria si muove velocemente attorno a noi, creando una barriera indistruttibile.
Devo trovare un modo per distrarlo, così l’aria cesserà di muoversi e potrò colpirlo con il Elemento. Penso ancora.
Se fossi qualcuno a cui tiene molto, forse non mi colpirebbe.
Attorno alle mani di Eracl l’aria si muove. Il ragazzo alza le mani e sta per colpirmi, quando si ferma, così all’improvviso.
Ma cos’è successo?
La barriera fatta con l’aria si dissolve.
Alzo un braccio e dell’acqua, proveniente dalla piscinetta al centro della sala, risponde al mio richiamo a si avvicina a me.
Un momento. Perché la pelle del mio braccio è olivastra?
Ruoto il polso della mano sinistra e una sfera d’acqua si avvicina davanti a me, a trenta centimetri circa dalla faccia, per fungere da specchio.
Ma l’immagine che vedo non è il mio riflesso, o almeno non quello che sono abituata a vedere.
È quello di Tia.
- Ma cosa… - mormoro stupita.
- ti sta succedendo? – completa per me Kori.
Annuisco. Non riesco ancora a parlare. Eracl continua a guardarmi strano. Sembra che abbia visto un fantasma.
- Questo deve essere il tuo Talento, Ilio. Tu sai cambiare il tuo aspetto in quello delle altre persone. – spiega meravigliato Gene. Mi guarda come un bambino guarda un videogioco appena uscito e nuovo di zecca. Mi inquieta un po’. Non voglio essere considerata alla pari di un giocattolo nuovo.
- Uffa. Niente Incredibili Quattro. – mormora Eracl, senza il suo solito entusiasmo nella voce di quando fa battute di questo genere.
- Ma perché ti sei trasformata in me? – chiede Tia.
La ragazza punta i suoi occhi tra il verde e il marrone su di me e aspetta una risposta. Risposta che non so dare. Mi giro e guardo ancora Eracl.
Il ragazzo alterna lo sguardo da me a Tia.
La sua espressione è sconvolta. Sembra quasi che sia stato scoperto uno dei suoi più grandi segreti, e forse è così, ma come potrebbe essere successo se mi sono solo trasformata in Tia, pensano ad una persona qualunque che non avrebbe mai colpito?
Ah. possibile che io sia così stupida?
Gli occhi di Eracl si incatenano con i miei e dal suo sguardo capisco che lui ha capito che io ho capito.
Lui mi lancia uno sguardo leggermente spaventato, teme forse che io possa andare da Tia e dirle tutto?
Non lo farei mai. Queste sono cose che riguardano solo Tia ed Eracl, perciò ricambio il suo sguardo e annuisco, mi volto verso la Discendente della Terra e dico:
- In Italia, avevo una cugina, che… aveva i tuoi stessi occhi. A tredici anni aveva vinto un incontro di kick boxing o qualcosa del genere… e ho pensato che se fossi lei, magari avrei potuto battere Eracl. Poi ho notato che avete gli stessi occhi e mi sono confusa. – spiego, con voce insicura. Spero che Tia non capisca che questa è una bugia. Tia alza un sopracciglio ma non dice niente ed esce dalla stanza, seguita da Iris e Gene.
Kori la guarda andare via e poi riposa il suo sguardo su di me e mi fa capire che non ha bevuto neanche una parola di quello che ho detto.
Lo raggiungo e cerco di non fare caso al suo sguardo.
- Lo sai che non ti credo, no? –
- In questi casi è utile leggere nel pensiero. – rispondo ironica, facendo finta di non aver capito cosa intende.
- Anche se avessi il Talento di poter essere immune al senso dell’umorismo di Eiran, e non quello della telepatia, saprei che tu stessi mentendo in questo momento. E sai perché? –
- Perché ho il presentimento che me lo dirai anche se non te lo chiederò? – l’ironia a quanto pare si è impossessata della mia voce, oggi.
- Perché mi conosci. – risponde lui velocemente. – comunque, so che hai mentito perché ti conosco anch’io. E so perché sei diventata Tia. – ci giriamo entrambi verso Eracl. – ma non dirò niente. –Eracl, che ha sentito tutto, ma non so come, fa un sorriso sghembo.
E so benissimo che è il suo modo per ringraziarci.

Quattro giorni dopo...

- Ok. Adesso forse ci sono. – dice Tia, con tono frettoloso.
- Vai. – la incoraggia Iris.
- Dobbiamo prendere: quella roba strana azzurra, quell’altra roba strana verde e viola e quella ancor più strana che cambia colore. –
- Non credo che i commercianti capiranno cosa vuoi comprare se ti riferisci a tutte le merci con “ quella roba strana ”. – affermo con il tono di voce più ragionevole che ho.
- Tu hai un altro modo per farlo? – chiede Tia. - dai, secondo me capiranno! –
- Sento già le loro urla. – commento pessimista.
- Non fare la pessimista. – dice Iris, facendo un sorriso non troppo sicuro ma speranzoso. Guardandola, capisco perché Kori è stracotto di lei. – magari capiranno davvero. E se non ce la facciamo, possiamo sempre trovare un modo per farci capire, no? –Faccio spallucce e ci avviamo.

La piazza è proprio come la ricordavo.
È la stessa in cui siamo passati per andare a casa di Eiran.
Siamo qui perché dobbiamo fare la spesa.
È leggermente umiliante.
Eiran non esce dalla sua stanza da giorni, da quando Eracl gli ha detto del sogno. Esatto, ce lo ha raccontato.
Decidiamo di dividerci, per fare più velocemente questo arduo compito che Eracl si è rifiutato categoricamente di fare, troppo occupato a litigare con Gene. Non abbiamo chiesto a Kori di venire perché dormiva, e quel ragazzo è impossibile da svegliare.
Mentre mi avvio verso quella che sembra la bancarelle che potrebbe fare al caso mio, noto Tia gridare ad uno dei commercianti cosa vuole. Inutile dire che stanno litigando e che la ragazza tra poco potrebbe assalire l’uomo. La ragazza grida e le guance le sono diventate già rosse, segno che si sta arrabbiando molto e alcune ciocche dei suoi capelli ricci sono sfuggite alla sua crocchia.
L’uomo, invece, sembra esausto, evidentemente sta da tempo ripetendo sempre la stessa cosa, ma lui non sa che Tia è molto testarda e capace di poter litigare per ore.
Mi fermo per osservare la scena, con un fantasma di un sorriso sulle labbra.
Voglio vedere come finisce, poi, se le cose dovessero mettersi male, potrei sempre intervenire.
Alla fine, Tia riesce nel suo intento: il commerciante, quando finalmente capisce cosa sta indicando la ragazza, gliela porge, in cambio di due monete bronzee.
Sul viso rotondo di Tia compare un grande sorriso soddisfatto e la ragazza saltella da me.
- Visto? Mi sono fatta capire. – gongola quando mi raggiunge.
- Ma se avete strillato per cinque minuti di seguito. – dico sorridendo.
- Solo? Con brezza estiva ne faccio di più – dice soprapensiero, piegando la testa di lato.
- Sei senza speranza. – dico scuotendo la testa. – cosa c’è dopo da prendere? –Tia si porta l’indice destro alla bocca con fare pensoso.
- Quella roba strana che cambia colore. – afferma, quando si è ricordata il prossimo acquisto.
- Andiamo. – ormai ho capito che è inutile cercare di farle ricordare quei nomi.
Ci avviamo verso la bancarella dove stavo andando prima di fermarmi per guardare Tia e ci troviamo di fronte ad una Iris sorridente.
- Come è andata? – chiede.
- Mi sono fatta capire. – replica soddisfatta Tia, alzando il sacchetto con l’acquisto. Iris annuisce e si gira verso di me.
- Ci pensi tu? Ti va? Magari noi potremmo andare a fare un giro e tu ci raggiungi. –
- Va bene. – mormoro, anche se non so bene come farò a capire dove sono. – ma come… -
- Ho scoperto che posso decidere con chi connettermi. – spiega con un sorriso malandrino la ragazza.

Salgo un altro gradino della scala traballante che il commerciante usa per arrivare ai punti più alti dello scaffale su cui tiene tutti i suoi articoli.
Non appena arrivo in cima, mi sporgo, per cercare di arrivare a prendere l’ultimo oggetto della lista delle cose da comprare.
Mi sporgo ancor di più, ma ho esagerato perché perdo la presa sulla scala e precipito dall’alta scala.
Cado, cado e cado.
La terra mi attira a sé e il ricordo di quando sono arrivata qui, ad Alias, più vivido che mai.
Ma, come quando sono arrivata qui, non vengo a contatto con il terreno ma con due forti braccia che mi impediscono di cadere.
Alzo lo sguardo, con una lentezza che esiste solo nei sogni ed incontro gli occhi di un ragazzo.
Bellissimo, è questo, il mio unico pensiero.
Ha i capelli corti, talmente dorati che lo scambierei per un Discendente della Luce, se non fosse per una ciocca più lunga, verde, adornata di perline dello stesso colore. I suoi occhi sembrano fatti di smeraldo e mi incantano e ipnotizzano. Il naso è sottile, come le labbra. La sua pelle è liscia ed ambrata.
Indossa una maglietta verde scuro e dei pantaloni che gli scendono larghi fino a terra, con qualche sfumatura verde. In spalla tiene un piccolo zaino di cuoio. Sembra un viaggiatore.
I miei occhi verdi come il mare sono ancora ipnotizzati dai suoi. Non riesco a distogliere lo sguardo, o meglio, non voglio…
Socchiudo la bocca e faccio un sorrido riconoscente. Lui ricambia e posso constatare che ha il più bel sorriso che io abbia mai visto.
- Fortuna che ero qui, altrimenti avresti fatto una bella caduta. – constata. Io annuisco, ancora in trance. – Già… - una ciocca di capelli mi finisce in faccia, coprendomi un po’ l’occhio sinistro. Lui me la sposta, con ancora quel bellissimo sorriso in volto.
- Hai dei bei capelli. Non ho mai visto un Discendente dell’Acqua con questo colore. –
- Ah. – dico solo. Il ragazzo mi fa scendere a terra (non mi ricordavo neanche che fossi ancora tra le sue braccia) e dice con voce un po’ roca:
- Bé, io devo andare. –Dentro di me, ogni mia piccola particella vorrebbe gridare “resta!”.
Ma che figura ci farei? Io questo ragazzo neanche lo conosco, di lui so soltanto che ha un sorriso splendido e gli occhi come due smeraldi. Punto. Neanche il suo nome. Anche se potrebbe essere qualcosa come: “il-tipo-al-momento-giusto-nel-posto-giusto-che-ti-salva-da-una-brutta-caduta” non sarebbe male; però penso che Tia lo soprannominerebbe più con qualcosa del genere “mister occhi smeraldo con un bel sorriso”. Si. Decisamente si.
Chissà che nomignolo ha dato ad Ercal, allora…
Oltre a brezza estiva, ad Einstein e a prototipo formato gigante di un Einstein venuto scemo, ovvio.
Magari un giorno di questi glielo chiedo…
Intanto annuisco all’affermazione del ragazzo. Credo che, se parlassi in quest’istante, la mia voce mi potrebbe tradire anche con troppa facilità.
Ma vale la pena tentare.
- Grazie per avermi presa. – mormoro. Lui sorride. Arg!
Dopo aver preso finalmente quella roba strana che cambia colore (alla fine mi sono arresa alla logica illogica di Tia), ritorno da Iris e Tia, mi sembra di camminare su una nuvola.
- Ma che hai? – mi domanda Tia, portandosi dietro un orecchio una ciocca scappata alla acconciatura che oggi le ho fatto con tanto impegno. Tanta fatica sprecata. Ma lasciamo stare.
- Non mi cambierò mai più colore di capelli. –rispondo, in trance.
- La vedo difficile, - commenta Iris, sorridendo. – visto che il colore lo ha scelto il tuo Elemento. –
- Aaaaaawwww…. La nostra Ilio si è innamorata! – esclama Tia, guardandomi con un sorrisetto strafottente. All’istante, il sorriso che poco prima avevo in faccia sparisce ed io la fulmino con i miei occhi verdi come il mare.
- Zitta, nana. – sibilo, infastidita, utilizzando il soprannome che le ha affibbiato Eracl da quando si conoscono.
- Tu passi troppo tempo con Eracl. – sentenzia Iris, mentre corruga la fronte e Tia annuisce convinta. Poi la ragazza mi si avvicina e dice, alzando una mano e posandomela sulla spalla:
- Ti ha morso? – il suo tono è preoccupato. Ma cosa sta dicendo? Chi mi avrebbe dovuto mordere?
- Ma chi…- comincio a dire, confusa.
- Eracl. – dice lei, come se fosse una cosa scontata. Poi appare nel suo viso un’espressione concentrata. Mi riguarda ancora negli occhi. – allora, come ti ha infettata? –
- Cosa? –
- A non lo sapevi? Pensavo che ti avesse infettato in un qualche modo, per spiegare il fatto che mi hai dato della nana. – rabbrividisce. – ma se non è così, allora è vero. –
- Cosa? – sono sempre più confusa.
- La Eraclite è più contagiosa di quanto pensassi. E per averla non serve neanche un morso! – Tia rabbrividisce ancora una volta, mentre Iris scoppia a ridere, gettando all’indietro la testa. Agli occhi le compaiono delle lacrime dovute alle troppe risate e si tiene la pancia con tutte e due le mani. Come mi ha detto una volta Kori, sembra che non rida da molto tempo.
Se la cosa è vera, mi rattrista un po’.
- Ehi. Guarda che non ho detto niente di che. Se vuoi posso raccontarti delle battute migliori del mio repertorio. – dice la Discendente della Terra. Poi, fa un sorriso sadico. – guarda caso, sono tutte su brezza estiva. – il sorriso si allarga.
Adesso si, che fa paura.
Però scompare all’istante quando la ragazza si volta e il suo sguardo incontra la figura di un bambino magrissimo. Inclino la testa di lato.
Mi ricorda qualcuno.
Si, deve essere lui: il bambino per cui Tia ha quasi rischiato di farsi tagliare la mano quando siamo arrivati qui, ad Alias.
Lo sguardo della ragazza si fa subito dolce e le compare in volto un sorriso intenerito.
Si volta per posare lo sguardo sulla bancarella che si trova alla nostra destra.
Oh, no.
Conosco quello sguardo, e, da come la guarda Iris, credo che lo abbia riconosciuto anche la ragazza con gli occhi bicolore. Prima che Tia possa fare qualcosa di stupido, Iris interviene dicendo:
- Non ci pensare neanche. Tia, è meglio che tu lasci stare. Eiran si infurierà tantissimo se lo scopre. – il suo tono è deciso, non ammette un no come risposta, ma sa benissimo che questa ragazza è leggermente testarda.
- Appunto. Se lo scopre. – Tia rivolge ad Iris un sorriso furbo. Volge il suo sguardo verso la bancarella per poi riportarlo sul bambino. – E poi, io qui non vedo nessun grassone intenzionato a tagliarmi una mano. Quindi non può accadere niente di male. –
Perché queste mi sembrano tanto le “ultime parole famose”? penso sarcastica.
- Ma… non potresti far semplicemente crescere una pianta? – chiede Iris. Tia assume un’espressione corrucciata.
- Non è così semplice. Io riesco a dominarle, a farle crescere ma non come intendi tu. In quel caso, dovrei crearle dal nulla ed è abbastanza difficile. – poi sul suo viso compare un sorriso. – e poi non devi preoccuparti… - è solo una mela! O qualunque cosa sia… -
- Ma se tu la pagassi? – tenta ancora la ragazza, scostandosi una ciocca di capelli neri che le era andata davanti all’occhi dorato. Per un attimo, Iris mi è sembrata solo una normale e bella ragazza, forse un po’ emo, con i suoi capelli e l'occhio nero, ma normale, nel senso di umana, terrestre. Mi chiedo cosa penserebbero adesso le persone che ho lasciato in Italia di me. Forse un po’ cambiata, visti i miei capelli blu. Nel frattempo, Iris e Tia hanno continuato a parlare:
- Ok. Dammi qualche moneta. – chiede la ragazza, liberando i suoi ricci dalla capigliatura.
Faccio una specie di verso di disapprovazione, ma Tia lo ignora.
- Non ne ho nessuna. – replica Iris. le ragazze si girano verso di me.
- Neppure io. –
- Ok, adesso che sappiamo che non abbiamo neanche un soldo bucato, che tra l’altro non penso che esistano, forse in Cina ma sto divagando… mi concedete l’onore di prendere una stramaledettissima mela per questo povero bambino?! – dice, facendo uscire dell’aria da una narice. La sua voce indica il suo stato vicino all’esasperazione.
- Serviti pure. Ma fa’ attenzione. – dice l’altra, sbuffando, anche lei esasperata.
- Bene. –Tia, approfittando di un attimo di disattenzione del commerciante, agguanta un frutto a caso, sembra un melograno, però con delle sfumature blu e verdi.
Con un sorriso, distolgo lo sguardo dalla mia amica per volgerlo sul mercato, sperando di poter scorgere una chioma dorata tra la folla…
Niente. Uff.
Ma, purtroppo o per fortuna, a seconda del punto di vista, ne noto una color topo, che si sta dirigendo verso di noi.
Dedicandole un’altra occhiata riconosco la persona a cui appartiene: uno degli uomini di Rendak, nominato da Tia “il tizio sovrappeso a cui non darei mai un coltello”.
In effetti la ragazza non ha tutti i torti…
- Ehm… ragazze? – cerco di richiamare l’attenzione delle altre due, riuscendoci solo a metà, visto che solo Iris alza lo sguardo per incontrare il mio. E poi nota l’uomo che sta vendendo verso di noi. Nei suoi occhi riesco ad intravedere un lampo di comprensione, paura e determinazione.
La ragazza si volta verso Tia e le prende di mano il frutto, in tempo per essere vista con “la refurtiva” da “il tizio sovrappeso a cui non darei mai il coltello”.
Ma cosa vuole fare?
Per un momento in cui tutto sembra fermarsi e tacere.
Iris si scambia uno sguardo con me e Tia e l’uomo, ormai a poca distanza da noi.
- Andate subito da Eiran. E quando dico subito, intendo che, se aveste usato un portale, ci avreste messo più tempo. Io me la caverò. – dice sbrigativa. Lancia il frutto al ragazzino e fugge, subito inseguita dall’uomo di Rendak.Non ce lo facciamo ripetere due volte che siamo già sulla strada per andare dagli altri.
Grazie all’adrenalina, riusciamo ad arrivarci in poco tempo.
Entriamo spalancando la porta, facendo molto rumore e interrompendo così una discussione tra Gene ed Eracl. Tia mi rivolge un’occhiata e capisco che lei preferisce rimanere qui, a cercar di evitare che i due cugini inizino di nuovo a litigare.
Annuisco e faccio per andare in camera di Eiran ma mi scontro con qualcosa. O dovrei dire qualcuno, visto che si tratta di un Kori assonnato e sicuramente svegliatosi da poco?
- Ehi, come mai così di fretta? – alzo di poco la testa per incontrare il suo sguardo, visto che anch’io sono alta, circa 1,70, e dal mio, lui capisce all’istante che qualcosa non va. –cosa c’è che non va? –
- Eravamo a prendere qualcosa da mangiare. – mormoro a voce bassa.
- Iris? – era ovvio che Kori si sarebbe subito accorto dell’assenza della Discendente del Buio e della Luce.
- Non lo so dov’è. – affermo. – è scappata e quell’uomo, uno di Rendak, il tizio che voleva tagliare una mano a Tia, l’ha inseguita. Tia ne ha combinata un’altra delle sue. –Non faccio in tempo di finire di spiegargli la situazione che Kori si fionda fuori dalla porta.
Sospiro e continuo ad andare verso la stanza di Eiran.
Mi fermo davanti alla porta di legno scuro e busso.
Come per magia, questa si apre ed io entro.
- Eiran? –Non sono mai entrata nella sua stanza e, cavoli, mi sarebbe piaciuto averlo fatto prima:
nell’aria si sente una melodia, che cambia, ora è triste, ora dolce, ora arrabbiata, ora felice. Ascoltandola, mi sembra di vedere delle immagini che si alternano come lo fanno i tipi della melodia.
Le pareti sono coperte da scaffali riempiti fino allo stremo di libri, da alcuni emergono dei fogli un po’ ingialliti. In mezzo alla stanza c’è un letto ad una piazza, con delle lenzuola bianche, davanti al quale si trova una scrivania, a distanza di due metri dai suoi piedi.
Alcuni libri, che evidentemente non hanno posto sulle librerie, sono accatastati vicino a questa.
Poi, sulla scrivania, ci sono tantissimi fogli e oggetti con cui scrivere. Che si stanno muovendo. Non sto scherzando.
Decine di matite e stili stanno muovendosi sui fogli di carta, scrivendo.
Eiran si trova seduto a gambe incrociate sul letto.
Indossa una maglia bianca, a maniche lunghe e pantaloni dello stesso colore.
Il suo viso sembra essersi fatto più magro, e sotto i suoi begli occhi verde chiaro ci sono delle occhiaia profonde, quasi violacee. I corti capelli neri sono tutti scompigliati.
Sta guardando una foto, con sguardo allucinato e nel frattempo muove la bocca, come se ci stesse parlando, e in effetti lo sento sussurrare, ma non capisco cosa dice.
Quando entro, lui distoglie lo sguardo dall’oggetto e smette di sussurrare e contemporaneamente le matite e le penne si fermano, e così anche la melodia.
- Cosa stavi facendo? – chiedo.
- Dettavo le mie memorie. – risponde con voce incolore il ragazzo.
- Oh, ma dai! Mica morirai così presto. Insomma, quanti anni hai? –
- Trentanove. –
- Cosa?! –
- Uso un incantesimo per sembrare giovane. – mi rifila un’occhiataccia. – ma il motivo per cui lo faccio, non è affar tuo. –
- Quindi le matite e gli stili scrivevano le tue memorie. – affermo. – perché? –
- Ogni Custode scrive un proprio libro in cui ci sono tutti gli avvenimenti a cui ha partecipato. – la sua voce è ancora neutra. Lancio uno sguardo ai libri che riempiono gli scaffali della stanza.
- E la musica? –
- Lavoro meglio se ascolto le altre memorie. – afferma. Sembra che sia molto stanco, ma non nel senso di affaticato fisicamente parlando, è come se fosse non ne potesse più, come se avesse oltrepassato un limite di sopportazione. Del resto è normale: ha scoperto da una settimana che sarebbe stato padre. Chiunque non ce la farebbe se lo venisse a sapere.
- Non era musica? Ecco perché vedevo delle immagini…- riporto lo sguardo su di lui.
- È quello che fanno le memorie se le ascolti. Quando succede, non senti parole ma una melodia e questa ti fa vedere della cose. – spiega. – perché sei qui? - la sua voce pare spezzarsi quando pronuncia l’ultima parola.Gli spiego cos’è successo e sul suo volto da diciottenne compare un’espressione seria, che accolgo con enorme sollievo. Almeno non ha più quell’espressione stoica.
- Quindi Kori è andato da lei. – dice ed io annuisco.
- Ci andiamo anche noi o cosa? –Lui fa cenno di no.
- No. Non servirebbe. Quei due sono in grado di farcela da soli. È per questo che vi sto addestrando, no? – fa un sorriso ironico. – non c’è niente per cui dovremmo preoccuparci. – si ferma un attimo, forse per pensare. Mi squadra, come per esaminarmi e cercar di capire cosa far con me.
- Allora vado… - faccio per uscire.
- No. – Eiran mi afferra per il polso e mi fa girare verso di lui.
- Cosa c’è? – i suoi occhi verde chiaro sono fissi sui miei.
- Ho saputo che si è rivelato un tuo Talento. – annuisco, insicura. E adesso cosa c’entra? - Ho un’idea su come usarlo. -

Note dell'autrice:
FINALMENTE!!!!!!!!!!!
CI SONO RIUSCITA!!!!!!!
Questo capitolo è stato un PARTO da scrivere. Ci avrò messo secoli per finirlo,
All'inizio doveva essere più lungo, volevo descrivere anche cosa sarebbe successo dopo, ma poi ho pensato che, con questa fine, sarebbe stato migliore.
Comunque... in questo capitolo ho parlato della reazione di Eiran. Mi dispiace aver deluso i lettori che pansavano che il bel Custode si sarebbe chiuso in camera a piangere, lui non è il tipo ù.ù
Che ne pensate di questo capitolo? A me non piace molto... Però non trovo male l'ultima parte. Mi piacerebbe avere una stanza come quella di Eiran XD
Un grazie a che ha aggiunto questa storia tra le proprie liste, e a chi ha recensito il precedente capitolo: BekySmile97, J_angel, Lacus Clyne, TiaSeraph, Nocturno, ValeryJackson, Poketonx.
Ragazzi, vi adoro.
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: giascali