Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: topoleone    28/08/2013    0 recensioni
C’è chi nella vita nasce sotto una buona stella, chi viaggia su una cometa fugace e chi la propria stella se la deve creare giorno per giorno. AJ, 22 anni, sta cominciando a raccogliere i suoi primi consensi nel mondo del lavoro, dopo aver abbandonato il suo più grande sogno di bambina: calcare i più rinomati teatri dell’opera. Cosa che invece sua sorella Mary sta facendo con enorme successo. Ma le due sorelle sono legate anche da un’altra passione, l’infatuazione per un giovane attore famosissimo. AJ lo adora come musicista e Mary per i film che ha fatto. Cosa succederà quando per uno strano caso le loro vite si incroceranno?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
1. Il trasloco

“Alice??? Andiamo?”
C’erano solo due motivi per cui la mia adorata sorella mi chiamasse così: quando era arrabbiata o quando aveva il terrore che mi fosse successo qualcosa; nel secondo caso si poteva chiamare empatia tra sorelle.
“Arrivo, dammi ancora un minuto che controllo di aver preso tutto!” E puntualmente, per stemperare quegli attimi in cui avrebbe voluto incenerirmi, sfoggiavo la vocina petulante da bambina bisognosa di affetto.
La verità è che quella stanza mi sarebbe mancata. Ci avevo passato 22 anni della mia vita e non importava che di lì a poco saremmo entrate nella nostra nuova casa e che avremmo comunque passato assieme ancora molto tempo, stavamo abbandonando la casa dei nostri genitori e io volevo fare il pieno di ricordi, anche se cercavo di mascherarlo facendo finta di controllare, di nuovo, di aver preso tutto.
“Senti sis’, se già stai messa così prima della partenza puoi sempre tornare qui per il weekend.”
E chissà come si era materializzata sulla porta.
“Ma se un secondo fa eri giù in strada, come fai ad esser già qui a rovinarmi l’ultimo saluto alla nostra cameretta?”
Che si desse inizio al nostro teatrino…
“Oh mia dolce donzella, ti salverò io da queste mura, scendi mia diletta, la carrozza attende solo noi!”
Come succedeva puntualmente cercavo di evitare di assecondarla, ma era così buffa quando faceva il verso ai suoi colleghi di teatro, che non riuscivo ad evitare di ridere. Con le mani sulla pancia, il fiato corto e le lacrime agli occhi, cercavo comunque di resistere al movimento che cercava di impormi. Ma grazie ad una presa salda sui miei fianchi, Mary mi stava facendo scivolare verso la porta.
“Maledetta moquette, anche tu ti metti contro di me, non riesco ad avere grip!”
“Siiiiiis’ ,dai, anche la moquette è stufa di averti tra i peli, vuoi farmi finire tutta la benza? La macchina giù è rimasta accesa.”
Con gesto melodrammatico salutai per l’ultima volta le tende rosa, il copriletto viola, la specchiera con i ritagli di giornale dove si celebravano i primi meritatissimi successi di Mary e dove qualche volta comparivo anch’io in qualche piccolo trafiletto.
Che scherzo del destino, io così riservata, tanto a volte da risultare musona e lei così esuberante e ciarliera. Entrambe uscite dalla stessa scuola col massimo dei voti, ma destinate a due carriere diverse.
A volte mi trovavo a pensare a cosa sarebbe stato, a come avrei vissuto a ruoli invertiti. E non nascondo che inizialmente, quando durante una cena Mary ci annunciò di aver ottenuto la sua prima parte da protagonista una punta…che dico! un iceberg di invidia mi abbia fatta affondare l’umore sotto i piedi per parecchie settimane. Proprio all’epoca, quattro anni fa il nonno era morto lasciando l’attività interamente a papà e lui mi aveva implorata di ereditare un giorno il negozio. Ho provato a dire di no, ho detto più volte che la mia strada era tentare di stare al passo con Mary, ma alla fine ho ceduto alle rughe del nostro vecchio, Ray, e all’altra passione che comunque mi accompagna da quando sono nata: la musica.
Quando da piccole ci chiedevano cosa saremmo diventate da grandi rispondevamo all’unisono: attrici di teatro o ballerine. Ma se ci pungolavano chiedendo che altro potevamo diventare, Mary rispondeva sempre allo stesso modo, mentre io avanzavo delle altre ipotesi, anche se mai le avevo prese in seria considerazione: se non potevo essere ballerina sarei diventata una famosa coreografa, e se proprio proprio il mondo delle arti mi avesse sbattuto la porta in faccia sarei entrata dalla porta di servizio facendo musica. Non che la musica fosse un’arte minore, ma per una che voleva fare la ballerina, intendiamoci era quasi come chiedere ad una donna in carriera di trasformarsi in una casalinga disperata. Ok non volevo offendere nessuno, io adoravo la musica, ma mai avrei creduto che sarebbe diventato il mio mestiere. Per altro nemmeno vivevo scrivendo canzoni o cantando nei locali; io stavo affinando le tecniche per diventare la più giovane liutaia in circolazione.
Papà ha sempre cercato di non fare differenze, eppure ha implorato me lasciando libera Mary. D’altra parte però non faceva mistero del suo orgoglio per il fatto che un giorno il negozio sarebbe stato mio. Ad ogni cliente che entrava non faceva che ripetere, mettendomi in completo imbarazzo, che aveva una figlia dalle mani d’oro.
Insomma, approfittavo di fare il pieno di elogi da usare nei momenti di sconforto, che puntualmente arrivano quando Mary tornava a casa e mi diceva di aver superato un altro provino. In quattro anni di “duro lavoro psicologico” ero passata dalla gelosia allo sconforto.
Penserete che sono stata una cattiva sorella, forse, oppure una sfigata qualunque, ma vi sfido a trovarvi nella situazione in cui ero io.
Però sentivo che le cose stavano migliorando, perché c’erano momenti in cui, stanca al ritorno dalle prove, Mary mi confidava di invidiare la mia vita, tranquilla.
Lei che a volte invidiava le mie giornate in negozio e che avrebbe voluto venire in palestra con me, invece che piroettare con Rudy, il suo amico e collega gay, per vedere una delle mie coreografie o semplicemente per farsi una pedalata sulle bici da spinning.
Già, perché di sera potevo comunque coltivare quella che fino a poco tempo fa era la mia passione principale, anche se per un pubblico meno pretenzioso, che pur si lamentava ad ogni minima figura un filino più complessa che aggiungevo. Però non era frustrante, perché mi facevano tenerezza le coppie di nonni che mi chiedevano di insegnargli il liscio, mi facevano ridere i bimbi che imploravano di fargli fare la break dance perché odiavano i tutù delle loro compagne e adoravo le ragazzine che facevano finta di amare il moderno, ma che guardavano ammirate i muscoli dei ragazzi di hip hop della sala accanto, dove lavorava la mia migliore amica Vic.
Con Victoria ci conoscevamo da una vita, eravamo state le eterne compagne di scuola, che ora condividevano l’hobby serale. Lei però sapeva fin da subito che non sarebbe diventata una cacciatrice di fama, “la polvere di stelle è effimera” mi ripeteva spesso quando piangevo i primi tempi al negozio, “ricordati che ci sono altri modi di lasciare il segno in questo mondo”.
Il sogno di Vic era “semplicemente” quello di trovare un onesto lavoro e metter su famiglia.
Persa nei miei pensieri avevo rimosso completamente la parte degli abbracci e baci, non mi ero resa conto di essermi messa in spalla l’ultimo borsone e nemmeno di stare sfrecciando lungo le stradina di campagna, ops…stradina di prima periferia.
“Sis’ tutto bene? Sei muta già da qualche minuto e la cosa è preoccupante”.
Già, un altro aspetto del mio carattere è che ai più potevo sembrare un orso scorbutico, mentre con mia sorella e con altri pochi intimi ero molto disinvolta e chiacchierona. A volte mi chiedevano se ci fosse un bottone per spegnermi, soprattutto quando ero in vena di sfogarmi se qualche cliente avanzava delle pretese assurde o se qualcuno scavalcava la fila al supermercato mentre io ero in preda ai dolori del ciclo.
“Scusa, mi ero persa nei miei pensieri.”
“Oh beh ultimamente lo sei un po’ spesso o sbaglio? Innamorata?”
“Scherzi?! Non prima di conoscere il nostro unico divino ammoreee”(*).
“Ora ti riconosco!”
C’era qualcosa che non voleva dirmi o mi stavo immaginando tutto? La guardavo fissa e, beccata! Mary si grattava sempre il naso quando era a disagio.
“ah ha, sputa il rospo sorella!” e per un istante mi guardò con un sorriso a 32 denti che poteva voler dire solo due cose, o che aveva avuto la parte principale in una piece o che aveva una notizia bomba.
“Ma daiiii sis’ non posso dirtelo ora, altrimenti cosa ti racconto intanto che sballiamo le robe e puliamo casa?”.
E tornò a guardare la strada, che solo cinque chilometri dopo aver lasciato casa dei nostri genitori era diventata decisamente più trafficata. Abitare in centro sarebbe stato decisamente interessante. E come sempre Mary me lo lesse nel pensiero.
“Sis’ dai che forse è la volta buona che incontri l’anima gemella e che ti svecchio un po’”.
Solo perché lei si frequentava da qualche mese con un fonico, non voleva dire che avesse trovato la sua… anche se a dire il vero c’erano buone probabilità che le tenesse il cuore impegnato per un po’.
Finalmente dopo aver girato a vuoto in cerca di un parcheggio sotto casa, varcammo la soglia cariche come muli. Nuovi odori, colori e sensazioni. Eravamo eccitate come due scolarette in gita. Quella era a tutti gli effetti casa nostra, o meglio casa di Mary all’80%, con l’impegno da parte mia a pagare la mia restante quota appena possibile. E avremmo festeggiato quell’evento prima o poi nei prossimi dieci anni.
“Allora adesso me lo dici?”
Uh quanto se la stava tirando, passava da uno scatolone all’altro come un ape sui fiori, ma si vedeva che era impaziente di sganciare la bomba. Bene l’avrei lasciata macerare nel suo giochetto subdolo.
“Ok io vado giù al bar un attimo a prendermi una coca e poi riprendo, ho troppo caldo per far tutto ora” e fischiettando me ne andai verso la porta.
Nemmeno cinque secondi dopo me la trovai avvinghiata come una cozza
“Sei insopportabile quando fai così….” Io?!
“E va bene hai vinto tu. La notiziona ona ona è che moooolto probabilmente…”
Oddio è incinta? Parte per una tournée mondiale? Ha vinto alla lotteria?
“….è che qualcuno di nostra conoscenza verrà a vedere Romeo e Juliet, anche se con la sua fidanzata”.
Tutto qui? Cominciavo a vedere i sorci verdi. Ma quando avrebbe smesso di farmi sapere gli spostamenti del mio quasi ex ragazzo? Quasi ex perché in realtà non era mai stato il mio ragazzo. Ci eravamo frequentati per qualche mese, ormai più di un anno prima, ma alla fine mi aveva fatto capire in modo a dir poco garbato, che una ragazza già ce l’aveva e che io ero solo un’amica speciale, ma considerato che non avevo intenzione in tempi brevi di farlo entrare nel mio letto, forse era arrivato il momento di mettere le cose in chiaro! A ripensarci ora mi veniva il vomito.
Sia chiaro non ero così inesperta, ma avevo deciso che non era il caso di buttarla lì ai quattro venti e, a posteriori dovevo riconoscere di aver fatto bene a non fidarmi di lui.
Comunque sia direi che la mia vita sessuale non meriti particolari approfondimenti.
Parlare di George era comunque fastidioso perché nonostante tendessi a sminuire la cosa ero stata innamorata di quell’uomo.  
“Allora, non mi chiedi nulla?”
“Mary sono stufa di sapere dove va Geroge, cosa fa George, con chi si frequenta quel coglione di George”.
Ero acida? Ridicola? Patetica? Mary rideva ed ero già pronta ad ingaggiare una lotta feroce tra sorelle.
Mani in alto, in segno di resa e voce un filino tagliente, Mary invece non aveva voglia di battibeccare
“Mi arrendo, non c’è gusto a tenerti sulle spine. Molto probabilmente in prima fila o da qualche parte nascosto tra la folla ci sarà anche Nicholas Easter (**) con Zophy (***). E non ringraziarmi se riuscirò a farti avere un autografo, mentre io potrò bearmi del suo sorriso!”
Al diavolo l’acidità di mia sorella, c’erano buone probabilità che dopo lo spettacolo potesse stringerli la mano. Il nostro divino ammoreee, lo stesso ragazzo che adoravamo per motivi diversi, lei perché un bravissimo attore io perché oltre che attore era un musicista eccezionale e un ragazzo che voleva vivere una vita il più possibile riservata. Lo stimavo anche se non lo conoscevo affatto, al di là delle interviste che rilasciava, ed ora sì che il misuratore di invidia era schizzato alle stelle.
“Sis’ se ti va ti procuro un biglietto così vieni anche tu”.
Adoro mia sorella, l’ho già detto?.
“Grazie del pensiero, ma dovrò accontentarmi del tuo racconto”. Quel sabato sera ci sarebbe stato il saggio degli allievi di Vic e le avevo promesso di darle una mano col trucco e i costumi.
“Su col morale Al, cercherò di stringerli la mano anche per te”.
Non sarebbe stata la stessa cosa, ma avrei potuto sentire dalla persona più affine a me, se le nostre ipotesi sul tipo in questione erano vere: era alla mano come sembrava? Stava davvero assieme a Zophy?.
Sarebbe stato bello incontrarlo per caso in un bar. A volte lo fotografavano al piano mentre si esibiva in qualche locale sperduto e lui era costretto a scappare dal retro. O nelle rare volte che appariva ad un concerto di un amico, il pubblico femminile cominciava ad urlare e strapparsi i capelli.
Decisamente non ero una sua fan, o meglio, non ero una fan come le altre, ma avrei pagato non so cosa pur di… no nemmeno in quel caso avrei mai avuto il coraggio di dirgli che nel poco tempo libero in negozio stavo costruendo una chitarra acustica che avrei voluto lui suonasse.
E questo era il mio più grande segreto. Non lo sapeva nessuno, anche se forse Mary sospettava qualcosa. In famiglia pensavano fosse per me o per una mia collezione, quando sarei stata famosa in tutto il mondo, ma quella era una chitarra destinata a restare senza nome e senza padrone, perché non credevo avrei mai trovato il coraggio, nemmeno in forma anonima di fargli recapitare quella cosa, informe che ogni sera prima di andare a casa o in palestra guardavo, sperando si trasformasse magicamente nello strumento che avevo in testa da quando per la prima volta ho sentito la sua voce.
“Ci conto e non vedo l’ora di sentire che strategia adotterai per sbattergli addosso”.
Mia sorella era decisamente un caterpillar; se voleva una cosa frantumava tutti gli ostacoli che le si presentavano davanti pur di ottenerla.
“E allora quella cola che tanto volevi?”
Il suo tono di voce mi diceva chiaramente che mi stava prendendo in giro.
“Mi è passata la sete, meglio darci dentro finche c’è luce, visto che l’allacciamento arriverà solo domani mattina”.
“Ah ma allora ogni tanto mi ascolti eh? Credevo che quando ti ho parlato dell’arrivo del tecnico fossi su un altro pianeta”
“Io ti ascolto sempre Mary”
“Mhhh non penso sia proprio così, ma ti voglio bene lo stesso”.

E per punizione mise a ripetizione una selezione delle canzoni di Alice Cooper che detestavo. Vista l’omonimia e la “comune” passione per la musica, mi ero imposta di ascoltarlo almeno una volta, e devo dire che qualcosina mi piaceva anche, ma in linea di massima era decisamente fuori dal mio background musicale. Incassato il colpo basso di mia sorella, per smaltire l’invidia residua, mi misi al lavoro senza sosta, pur di poter spegnere quel maledetto stereo.

ORE 20.00          
“Oh cazz…ma è tardissimo! Mariiiiiiiiiii perché non mi hai detto che ore sono?”
“Ehi sis’ non sono mica mamma, sei grande abbastanza per portare e saper leggere l’orologio e poi non ti eri presa un giorno libero?”. L’avrei uccisa a colpi di scatoloni vuoti.
“Solo perché l’etoile è in pausa non vuol dire che le povere maestrine abbiano ottenuto un giorno di riposo. No sister, tra quindici minuti devo essere in sala e se non metto qualcosa sotto i denti vedrò moscerini neri per tutta la sera!”.
Inveendo contro l’armadio che aveva misteriosamente fagocitato borsone, scarpe e vestiti da palestra, riuscii in qualche modo ad arrivare in tempo, seppur trafelata da Fitness&Dance.
Oh merda, forse avevo lasciato il cervello in uno degli scatoloni, perché gli amabili signori mi stavano guardando malissimo, mentre rossa di vergogna li accoglievo in scaldamuscoli e tutù.
In realtà, in altre circostanze, la cosa avrebbe fatto ridere anche me, visto che le due adorabili coppie di ultrasettantenni erano lì per una lezione di liscio.
“Scusate, torno subito”.
Per fortuna il danno del tutù era rimediabile. Corsi di nuovo in sala e arrotolai i pantajazz per far vedere bene loro la posizione di ginocchia e piedi e placidamente cominciai a farli piroettare sulle note di un valzer.
Terminata la lezione aspettai pazientemente che la mia amica finisse nell’altra saletta
“Al, tutto bene? Sembri sul punto di svenire”.
“Ohi Vic, sì sì, credo sia solo colpa del trasloco”.
“Ti va se saltiamo l’allenamento e andiamo a mangiare qualcosa da Pyter (****)?” Diciamo pure che Pyter non aveva ne mai avrà nel suo menù nulla di compatibile con la dieta degli atleti, ma il bello di avere Vic come amica e collega è che sapevamo bene che un hot dog ogni tanto non avrebbe compromesso irrimediabilmente la nostra linea.
E dopo mesi che non lo facevamo, invece di salutarci dopo una doccia al termine del nostro allenamento, andammo sudatissime al chiosco in angolo per strafogarci di schifezze.
La fatica di quella giornata, grazie alla compagnia e solarità di Vic era sparita.

23.50
“’notte Al, ci vediamo sabato per il saggio.”
Mancavano tre giorni al gran giorno per i suoi allievi e forse eravamo più agitate noi di loro.
“Sarò lì puntualissima alle 16.”
“Sì ma non venirmi di nuovo in tutù, mi raccomando!”
Decisamente la mia svista di quella sera non era passata inosservata.
Ma la serata non era ancora terminata. Era tardissimo e giusto per gradire non trovavo le chiavi di casa e il cellulare di Mary era già spento. Merda merda merda.
Mia sorella odiava essere buttata giù dal letto. Stavo giusto per suonare quando Mary si affacciò alla porta.
“Per fortuna eri sveglia, mi sarebbe proprio….”
Non riuscii a terminare il mio pensiero e dirle che mi sarebbe dispiaciuto doverla svegliare perché il suo sguardo sprizzava fulmini e saette.
“Alice Jade Cooper, stai facendo così tanto casino cercando le chiavi, che peraltro hai dimenticato in bagno, che mi sono per forza dovuta alzare dal letto!”
In bagno? E come avevo potuto lasciarle lì?
“Ah e per la cronaca, puzzi di cipolla, salsicce e sudore e non c’è acqua in casa…genio!”
Porca miseria! Luce e acqua…domani…allacciamento. Ma lei dove si era lavata?
“Se te lo stai chiedendo sono andata da Alec, ti risparmio i dettagli.” Dio ti ringrazio mi si stava già dipingendo il quadretto di loro due avvinghiati sotto un getto di acqua bollente. O forse no, l’acqua era fredda per calmare i loro bollori.
Decisamente dovevo cambiare pensiero e non potevo andare a letto in quelle condizioni.
“Sis’ sei connessa?”
Ah già Mary mi stava ancora parlando…
“mamma e papà sono fuori a cena, con amici, forse li trovi ancora svegli”.
Geniale.
In fine non ero stata completamente travolta da quel precipitare degli eventi. A volte un panino non rovina la linea ma, ti devasta l’inizio di una notte tranquilla.


Note:
Le parti in grassetto corsivo, come anche nel prologo, sono scritte al presente. AJ è la voce narrante principale. Nel corso della storia, ci saranno però 3 parziali POV di Nick.

(*) divino amore, storpiato poi in divino ammoreee è un omaggio alla mia amica ed ex coinquilina Eli, con la quale ho vissuto due anni universitari bellissimi. Divino amore, se ricordo bene era il nome di un dolcetto, tipo cioccolatino-amaretto, che ci ha fatto compagnia per alcune serate (troppo poche visto che era così buono che la nostra golosità ha preso il sopravvento).
(**) Il nome non vi sarà nuovo perché esiste già. Ne avrei voluto uno originale, ma siccome il protagonista di Runaway Jury è uno dei miei preferiti l’ho preso a prestito. In realtà il primo cognome era un mix di quello e di Chris Evans, altro bel pezzo di manzo. Ma siccome Nicholas Evans è uno scrittore esistente e Chris Easter faceva schifo, allora ho optato per un’omonimia letteraria.
(***) Zophy è invece il nome di uno dei personaggi creati da Marc Levy, uno scrittore che adoro quando sono in cerca di qualcosa di non eccessivamente romantico, ma che sappia trasmettermi un mondo di sensazioni meravigliose.
(****) se c’è qualcuno di Siracusa forse avrà ritrovato un posticino familiare ; ) Spero con questo di non aver fatto torto a nessuno, ma mi piaceva che nella storia ci fosse anche lui. Ha rallegrato una delle mie ormai lontane serate siciliane in compagnia di una persona più che speciale, nonché mia comare.
  

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: topoleone