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Autore: bruciato    29/08/2013    1 recensioni
Anime Oscure è un opera in corso di scrittura di genere Low Fantasy.
Ambientata nel regno di Landor,segue le vicende dei maggiori esponenti di quest'ultimo,dal Re ai Cavalieri Neri, suo protettori, includendo nobili e popolani. Giochi, guerre, intrighi e complotti si alternano nella Città Illuminata, dove siede il giovane Re Vaan Destiryon.
Cyrith, regno da sempre nemico di Landor, si muove a Est, mentre da Nord arriva Cesar Brambe, figlio del Re ucciso e spodestato da Lance Destiryon, padre di Vaan.
Dalla Linea Stricta, a Sud, arrivano voci preoccupanti sul ritorno dei non-morti. Non molti credono al ritorno di quei traditori del reame, considerando la loro stessa esistenza leggendaria.
Genere: Dark, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 10: Venti di guerra

 

 

«Non se ne parla, Fannis. Passeremo per la strada di Iulius, come già stabilito.» Disse Hector a lord Cruwmore, aspramente.

«Ma è una follia! Perché rischiare di essere avvistati già da ora?» Rispose Fannis. «Loro già sanno del nostro arrivo, lord Cruwmore.» Intervenì Cesar. « Ma concordo con te che il rischio di essere avvistati c’è eccome. Ma davvero vale la pena di fare un’altra strada? Quanto tempo perderemo, solo Larse lo sà.» Il lord Cruwmore guardò il comandante, squadrandolo. Erano ormai diversi minuti che si discuteva su quale strada prendere. La Strada di Iulius, in nome del Brambe che riunì il continente centralo sotto Landor molti secoli primi, era sicuramente più semplice.

«Lei ha ragione, mio signore. Ma aggirando queste colline, vede, qui a destra ? » E indicò un punto sulla mappa disposta sul tavolo, a destra delle colline nelle quali vi era la Strada di Iulius.

«Perderemo tempo, è vero, ma nessuno passa di lì. E voi sapete benissimo che poco oltre le colline c’è il castello di lord Karlin, fedele a re Vaan e pertanto nostro nemico. Non vorrei dare battaglia e ritrovarmi i Karlin alle spalle, quando accadrà.» Lord Karlin era un grosso problema. I suoi possedimenti erano piuttosto modesti, ma la sua posizione gli faceva avere un ruolo chiave tra i piani di Cesar. Il suo castello infatti si ergeva proprio all’inizio della strada di Iulius, che andava dal Nord, passava per Lightburg e scendeva giù fino alle Terre Morte.

« Cosa dicono i tuoi esploratori, Robert? » chiese Cesar a Lord Jarvin.

«Non molto, ma sappiamo che ci sono circa cinquecento uomini a difendere la magione. Li abbatteremo facilmente,ma se dovessero mandare un messaggero,o un uccello ad avvisare la corte del Re…perderemo molto, questo è vero. Soprattutto il nostro già risicato effetto sorpresa sarà completamente svanito.»

Robert non aveva torto. Sicuramente altre spie erano state mandate da quella fantomatica setta dell’Occhio Rosso, e Vaan sapeva dell’arrivo di Cesar.

«Hai ragione. Tuttavia, noi passeremo per la strada di Iulius. » disse Cesar.

«Ma…mio signore..» Provò a ribattere Fannis.

«Lasciami finire.» lo interruppe Cesar. «Noi attraverseremo la strada di Iulius. Entro stasera, con una buona marcia, faremo deviazione al castello. Hector, prendi dieci uomini, mandali al castello di lord Karlin come ambasciatori.» Ordinò Cesar.

«Quando devono partire?» Chiese Hector « Adesso. Digli che stiamo arrivando. E che gli facciano capire che siamo venti volte la loro forza: il vecchio sarà costretto a deporre le armi prima ancora di avvistarci.»

«E se manda qualcuno alla capitale? Come facciamo ?» chiese ancora una volta Hector.

«Qui.» Cesar indicò il retro del castello, o almeno il retro rispetto alla loro posizione. «Probabile che manderà almeno tre cavalieri. Prendi arcieri, fanti, cavalieri, chiunque ti serva per fermare i messaggi. Partite tra un’ora. Arriverete molto prima di noi, e vi apposterete in questo boschetto lì vicino. Poi, quando vedrete che noi saremo entrati, e il nostro esercito accampato fuori dal castello, vi porterete sul retro. Uccidete chiunque parta al galoppo. Nessuno vi infastidirà, probabile che Vince porti tutti i suoi uomini all’interno del castello, per cercare di proteggersi.»

Il piano era semplice ma valido. «E poi ? Che dobbiamo fare? » Chiese Maisie Bartevyon.

«E poi facciamo ciò che và fatto.» rispose Cesar.

«Ora radunate gli uomini, tra due ore ci rimettiamo in marcia, anche se è notte fonda, la luna rischiara bene la strada.»

 

E in effetti era proprio così. Non appena uscì dalla sua tenda si stupì del chiarore che permeava il suo accampamento. Cesar non poteva chiedere di meglio. Hector era anche lui uscito dalla tenda,e si dirigeva nel cuore dell’accampamento.

Il freddo si placava man mano che i giorni passavano, man mano che si inoltravano verso Sud, e di questo Cesar ne era ben confortato.

«Il freddo stanca gli uomini,uccide i cavalli e rallenta anche un leone.» Gli disse una volta suo padre Augustus. “Beh,di sicuro li rende affamati.” Pensò Cesar, come se volesse rispondere. ”Stiamo finendo troppo in fretta le scorte. Non voglio arrivare da quel ragazzino con l’esercito decimato.”

Una volta che tutti i generali uscirono dalla sua tenda, lui vi rientrò e si sdraiò sul suo letto. Scivolò nel sonno.

Vide un albero gigantesco, stemma dei Destiryon. Dietro l’albero,si stagliava il drago dei Lunac che aveva le ali nere degli Allister. Il suo leone fu bruciato dal fuoco del drago, e venne trascinato sotto l’albero Destiryon. Cesar sentiva la sua vita che se ne andava, tutto questo mentre radici sbucavano dal terreno e ricoprirono il leone,immobilizzandolo. Poi, il drago gli staccò la testa di netto mentre emetteva un suono ritmato……….

 

……”Trombe! Stanno suonando le trombe!” Fu un brusco risveglio. Proprio mentre aprì gli occhi, Fannis entrò nella sua tenda.

«Mio signore. Dobbiamo andare.» Gli disse.

«Dammi un secondo, Fannis. Gli uomini sono già pronti alla marcia?» Il lord annuì. «Bene. Andiamo, il sonno può aspettare.» Le tende furono smontate rapidamente,mentre gli ultimi soldati spegnevano i fuochi dell’accampamento.

E così si incamminarono, lui e il suo esercito di diciottomila uomini, verso la strada di Iulius e, più precisamente, verso il castello di Vince Karlin. Tirava un vento piuttosto freddo mentre marciavano, e Cesar fu costretto ad avvolgersi il suo mantello intorno. Anche la visibilità era diminuita, la luna era offuscata da pesanti nuvoloni. Lord Cruwmore e Lord Vasder gli cavalcavano affianco, mandando occasionalmente esploratori nelle zone circostanti. Poi, dopo un paio d’ore, videro il castello. Il nero della roccia con cui era stato costruito era lucido e rifletteva quel poco di chiarore di luna che era rimasto. Le torri erano accese, ma non riuscì a scorgere alcun uomo. Il ponte era ancora alzato, dei suoi ambasciatori nessuna traccia. E più si avvicinavano a quella cupa magione, più il timore di Cesar cresceva, anche se non lo dava di sicuro a vedere. “ E se hanno scoperto Hector ? Oppure hanno giustiziato i nostri ambasciatori ?”

 

Venti minuti dopo, quando ormai erano a ridosso della fortezza, il ponte si abbassò. Uscirono dieci uomini, di cui uno portava lo stemma dei Brambe. “Non sono morti, per fortuna.”

Arrivarono da Cesar e l’uomo che portava il vessillo disse: «Mio signore,lord Karlin accetta di trattare con te. A patto che tu entri con cinquanta uomini come guardia. » “Povero stolto. Pensa di ingannarmi.” «Riferitegli che porterò con me duecento uomini,non di meno. Il resto del mio esercito resterà qui fuori, a patto che il ponte resti sollevato. Fategli ben capire che non è in posizione di trattare.»

E i cavalieri ripartirono al galoppo. Tornarono qualche minuto dopo.

“Stavolta spero che Vince Karlin abbia riacquistato il senno” pensò.

«Lord Karlin acconsente, mio signore.» Tutto andava come previsto.

«Fannis, Robert, e Rodrik: prendete duecento degli uomini più fidati e fateli venire con me. Sapete cosa dovete fare.» Il doppio della sua scorta era era lì ad attenderli, appena oltre il ponte levatoio.

«Lord Karlin vi vuole nella sala da pranzo.» Gli si rivolse un omuncolo basso e guercio. « E così sia.» Rispose Cesar.

Smontò da cavallo come tutti i suoi uomini e fu scortato fino alla sala da pranzo.

«Cesar Brambe! Il Re senza terra! » Una voce roca sputò quelle parole non appena entrarono nella sala. Lord Karlin era seduto sul trono, ancora assonnato. «Vieni avanti, Cesar. Ti ricordi di me,vero ?» Disse il vecchio lord. « Mi ricordo,lord Karlin. Potrei avere un tozzo di pane?» La prima cosa da fare era quella. Secondo le leggi dell’ospitalità, offrire da mangiare al tuo ospite e poi uccidere lui o i suoi uomini sarebbe stato un gesto da barbari e a dir poco disonorevole. «E sia. Portate del pane al Brambe. Ma prima dimmi, Cesar, cosa ti spinge fin qui? Che forse vuoi conquistare questo triste e cupo castello ? » Disse Vince Karlin in un mezzo ghigno. Cesar attese qualche secondo per far arrivare il tozzo di pane, e dopo che ne staccò un pezzo prese a parlare. «Non vi preoccupate, non siete tra i miei obiettivi. Tu sai cosa voglio.» Rispose a bocca piena Cesar.

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«Lo ben sò,ragazzo. Ma non ce la farai. E sai perchè ? Perchè ci sarà tutta Landor contro di te.» “Non provare questi giochetti con me.” Pensò Cesar.

«E tu? Anche tu sei contro di me ? Contro il tuo legittimo Re? » Insinuò Cesar.

«Non mi inginocchierò mai di fronte a un uomo che non ha nemmeno un orto da coltivare. Sei libero di proseguire verso Lightburg, ma non aspettarti nulla da me. O te ne vai,o ti faccio sgozzare dai miei figli, qui accanto. » I due accanto al seggio posero le mani sopra le daghe.

Cesar si guardò intorno. I circa trecento di Karlin circondavano i suoi duecento nell’enorme sala da pranzo di Karlin. Doveva essere un piano della fortezza riservato solo a quella sala. «Anche sotto le leggi dell’ospitalità,mio lord ? » lo insultò. « Che persona senza onore. »

« TU! Pazzo megalomane! Non ho alcun riguardo per le leggi dell’ospitalità se lo vuoi sapere!» Rispose il vecchio.

«La penso come te.» Disse lentamente Cesar, scandendo le parole. Fu un lampo. Estrasse la spada,corse assieme a Robert Jarvin verso il trono mentre la sala si riempiva di urla; Lord Jarvin aprì la gola ai due figli a guardia del padre con due rapidi affondi e poi vide il suo sguardo terrorizzato. Lo prese, si voltò verso i due piccoli eserciti e premette la spada sulla gola del lord.

«Uomini Karlin! Arrendetevi e deponete le armi!» urlò.

«Fate come dice!» ordinò lord Karlin, mentre la spada di Cesar iniziava a far scorrere dei piccoli rivoli di sangue dalla sua gola. Gli uomini del vecchio, lentamente, deposero le armi e furono messi agli angoli dagli uomini Brambe. Poi, Cesar, sempre con il lord come ostaggio, si portò al centro della sala. Uno dei suoi fece risuonare il corno che portava legato al collo. Per cinque minuti, nella sala ci fu un silenzio soprannaturale, mentre fuori si consumava un genocidio. Dopo cinque minuti entrarono molti altri Brambe nella sala.

Poi,iniziò il massacro.

Tutt’intorno a Cesar,e al vecchio Karlin, il sangue scorreva a fiumi. Il vecchio singhiozzava, vedeva i suoi uomini, o parenti, nel peggiore dei casi, cadere come mosche e le loro armature inondarsi di un rosso porpora. Una catapulta lanciò, Cesar lo udì molto bene. Poi, un violento scossone alla base della fortezza. E poi ancora urla, ora da fuori, che si accompagnavano a quelle dentro l’immensa sala. Fu allora che Cesar si accorse, con la coda dell’occhio, che uno dei figli di lord Karlin era ancora vivo,ma rantolante. Lasciò andare il vecchio, ormai inerme, e trascinò il ferito fino agli occhi del lord, mentre l’altro figlio veniva decapitato da un lanciere lì vicino.

«Guarda, vecchio, cosa succede a chi mi si oppone.» Il morente fissò suo padre negli occhi,mentre il sangue gorgogliava dalla sua bocca. «Francis!» si disperò Vince, tremolante. «Tu sei un mostro ! Ti avrei lasciato andare! Lo giuro! » urlò il vecchio lord Karlin,che lord già non era più.

 

Cesar estrasse nuovamente la spada, e la puntò al torace di Waymar Karlin, dove aveva già colpito prima. «Non mi interessa,sei un nemico del vero Re di Landor!» E premette contro la ferita, tra le urla del povero figlio di lord Rickard Karlin.

Il massacro nella sala era concluso: Cesar se ne accorse quando i suoi uomini si disposero a cerchio intorno a lui, Waymar e Vince Karlin, che era inginocchiato a pochi palmi dal volto di suo figlio.

«Waymar! Ti prego…» piagnucolò Vince. «Resisti..vedrai..andrà tutto bene. » “Povero vecchio,vittima di una guerra che non lo ha mai riguardato” pensò Cesar.

«Addio, Waymar. Che Larse possa avere pietà di te.» Poi fece calare la sua lama sulla testa dell’unico figlio rimasto in vita di lord Karlin, fracassandogli il cranio e spargendo le cervella. Il vecchio non disse nulla, nemmeno quando lo sgozzarono pochi secondi dopo. Poi Cesar si affacciò da una finestra lì vicino. I suoi stavano ancora urlando, ma la battaglia era già finita da un pezzo. “ Così finisce il piccolo regno di lord Vince Karlin.”

Poi, a passi lenti, si sedette sullo scranno dove vi era il vecchio pochi minuti prima. Dopo poco,il portone della sala si riaprì ed entrarono altri uomini assieme ad Hector. Si inginocchiarono dinnanzi a lui. Un brivido di eccitazione percorse la schiena di Cesar. Ora, seppur modesto, aveva un trono, il Re dimenticato.

Non era il trono che gli spettava,ma era un inizio.

«Allora,Hector..» Chiese. «...quanti hanno perso la vita?» Hector aveva una chiazza di sangue sulla sua guancia e molto probabilmente non era il suo sangue.

« Tre. Li ha mandati tutti insieme. Ora stanno con la testa nel fango, ma quei bastardi erano veloci.»

Cesar non poteva desiderare di meglio. «Ottimo,Hector. Rodrik, abbiamo avuto perdite?»

« Dieci mercenari dei Caballeros mio Re.»

“Dieci perdite contro cinquecento. Non male come bilancio.”

«E sia. Ora fate riposare gli uomini. Che facciano razzie, ma nessuno tocchi i bambini. E nessuno stupri le donne della famiglia di lord Karlin. Ora andate, e portate via i corpi di questi uomini, ora non più nostri nemici.»

La sala si svuotò in pochi minuti tra urli di allegria, pacche sulle spalle e quant’altro. Davvero erano felici? Questa era la prima “battaglia” di Cesar, forse loro erano abituati ad uccidere altri uomini. Ma per Cesar, era diverso.

“E adesso cos’ho,i rimorsi per aver ucciso un traditore?”

«Hector, tu resta.» L’Allister si voltò e si diresse a passi svelti verso il trono.

«Comandate,mio signore.»

« Rimani qui con me.»

Aspettò che la sala si fosse svuotata del tutto, e poi parlò. « Hector,questa era la mia prima battaglia, se così si può definire. Tu cosa provasti la tua prima volta?» Hector non pareva essere sorpreso da questa domanda.

«Soltanto schifo e dolore. Ma poi ci ho fatto l’abitudine. Ero con mio padre, Gregor, e stavamo dando la caccia a dei briganti. Poi, ci tesero un qualcosa che assomigliava a un imboscata mal riuscita.» Hector prese un gran respiro, intuendo i pensieri di Cesar.

«Forse non sei compiaciuto di ciò che è successo stanotte?»

«Lo sono, amico mio. Ma siamo stati tanto bravi quanto crudeli. Ma saprai meglio di me che questo è necessario. » Rispose il Re.

«Lo sappiamo entrambi, mio signore. Questo è un primo passo importante, che ci farà riavere ciò che abbiamo perduto, lo ha sempre detto anche lei.»

«Smettila di darmi del lei, per favore...tu ci tieni molto a riavere ciò che è tuo, vero Hector? » Domandò Cesar.

« Si. Sono il primogenito, bastardo, ma pur sempre primogenito. E non voglio che le terre che mi spettano di diritto vadano a un idiota, che mi dicono anche sia un mediocre soldato.»

Probabilmente stava parlando di Antony Allister, primogenito “ufficiale” della casata Allister, che spodestò il bastardo Hector sin dalla nascita.

«Non tieni proprio a nessuno della tua famiglia, Hector?» Chiese Cesar. Voleva sapere di più, almeno per quella sera, del suo vice comandante.

«Solo alla mia sorellastra Gwen. E’ l’unica che mi comprendeva, l’unica che mi restò vicino nei momenti di sconforto. Da quello che mi ha detto Fannis è stata mandata da mio padre come potenziale sposa del Re. E' un idiota, Gwen io la conosco, e so che non ne sarà stata entusiasta. E poi c'è Alexandra, fu la prima a voler dare l'eredità a suo figlio Antony. Io sarò un bastardo, ma so come si amministra un regno, e come farlo crescere. Non lui.»

In quel momento, un soldato fece capolino dal portone all'altra estremità della sala, interrompendoli. «Mio Re, ci sono visite!»

« Da chi?» chiese Hector.

«Dovete vederlo, sire.» rispose quello.

«Avanti allora, fatelo entrare!» ordinò.

Entrò a cavallo un uomo senza armatura ma con un saio nero, avvolto nel cappuccio,con stivali neri anch’essi. «Chi è costui ?»

«Non lo sappiamo mio signore,ma ci ha dato questa. E rifiuta di parlare. Forse è un messaggero della notte. »

Quello smontò da cavallo e si diresse verso Cesar, non prima di essere perquisito da Hector. Porse una pergamena a Cesar. Il Re la srotolò, curioso.

Al Re di Landor, Cesar Brambe.

Mi trovo costretto a usufruire di questo messaggero della notte in quanto mi è impossibile recarmi da voi di persona.

Vi faccio presente che molti auspicano il vostro ritorno. L’usurpatore è un incapace, indice tornei invece di preparare le truppe per difendersi dal vostro arrivo. Voi siete il legittimo proprietario del trono, e io vi potrei aiutare a riconquistarlo.

Vi posso fornire informazioni, e corrompere anche uomini per aprire i portoni una volta che sarete qui, a riprendervi il vostro titolo. Sò che non vorrete fidarvi di me, ma il messaggero non se ne andrà senza una vostra lettera di risposta, anche se negativa. A questo punto, vi chiederete perché io vi voglia aiutare. Perché se avrete il trono, mi darete tutte le terre Beckett più quelle Lunac.

Non vi chiederò degli Allister, sò che il vostro luogotenente è un Allister bastardo, e vorrà la sua parte. Vi consiglio già da ora di passare per le Grotte Cristalline dopo poche miglia da dove vi trovate ora. E’ un passo mai pattugliato, nessuna torre nè castello a difenderla. Poi, scenderete giù per la gola del Kor, e vi ritroverete a non più di cinquanta miglia dalla Lightburg. Loro si aspettano userete la Strada di Iulius, e hanno già predisposto di fermarvi al Castello di Ghiaccio. I miei ossequi al Re di Landor e governatore della Lightburg.

 

In fede,Vayn Beckett”

 


  
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