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Autore: XShade_Shinra    31/08/2013    2 recensioni
L’elfa Lassirya è una sposa bambina, venduta ancora in tenera età al suo futuro marito per un’ingente somma di denaro. Impaurita dai modi di fare rudi di quell’orco, con il quale dovrà condividere tutta la vita, sfugge alla loro prima notte di nozze, nascondendosi in una nicchia del fatiscente e oscuro castello del marito, assieme al suo peluche preferito: Sheirinnath, un pacioso drago nero.
[ Storia partecipante al contest “L'Anguisette e... il Principe” indetto da Eylis sul forum di EFP ]
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Escapology -
Escape 4 (Epilogue) – The End of Escape –
La Fine della Fuga



Dopo aver ucciso Thornoth, le tre mezzelfe si incontrarono con Amanda, Lassirya e Sheirinnath dando loro la bella notizia. Lassirya fu un po’ triste per l’uccisione di quell’orco, perché lo vedeva come un atto estremo, ma comprendeva che se fosse rimasto in vita avrebbe continuato a fare del male ad altri innocenti, per cui non versò neppure una lacrima per lui.

Mentre Charline, aiutata da Gabrielle, andava a richiamare all’ordine i vermi di Thenghal, per rispedirli a casa, Dorothy e Amanda ebbero finalmente un po’ di tempo per parlare con i loro due salvatori…

«E così, Lassirya, sei stata strappata al tuo villaggio da dei cacciatori di frodo, e portata qua perché gli elfi sono creature rarissime da queste parti», riassunse la mezzelfa castana dopo un loro lungo discorso.

«Sì», annuì lei. «E ora vorrei tanto poter tornare a casa… Ma…».

«Troveremo un modo», sussurrò il draghetto, coccolando la bambina. «Non disperare, amica mia!».

Lei abbozzò un sorriso, coccolando Sheirinnath, che andò in brodo di giuggiole.

Dorothy accarezzò i lunghi capelli biondi della bambina e le domandò gentilmente:

«Se vuoi, puoi andare a vivere nel mio villaggio elfico; credo sia il più vicino», la invitò, ma lei scosse il capo.

«No, Dorothy, grazie. Io voglio tornare dalla mia mamma e dal mio papà… saranno in pena, ormai… manco da mesi…».

La mezzelfa annuì, sospirando.

«E dire che possiedi anche questo bellissimo castello…».

«Come, scusa?», chiese il drago, e Amanda rispose:

«Thornoth ti aveva presa in moglie, quindi questo suo castello è di tua legittima proprietà, ora».

La bimba e il drago si guardarono a lungo, e poi Lassirya rispose:

«No, quello è vostro».

Dorothy e Amanda la guardarono stupite e lei continuò:

«Voi avete sofferto più di me: è giusto che vada a voi. Lo cedo a voi quattro. Avrete bisogno di un luogo dove far crescere i vostri due figli, due elementi della stirpe che tanto desiderava Thornoth, no?».

Lassirya aveva capito perché Dorothy le aveva detto di “andare” al proprio villaggio e non di “andare con lei” al proprio villaggio. Nessuno sapeva come sarebbero stati quei bambini, e probabilmente le due mezzelfe sarebbero state scacciate poco dopo il parto.

«Ma questo castello è troppo grande per noi quattro…», notò Amanda, ma Lassirya insistette ancora, con il supporto del peluche. Erano irremovibili.

«Va bene. Sono certa che anche alle altre due nostre compagne farebbe piacere», annuì, alla fine, la mezzelfa bionda. «Allora lo prenderemo noi, per far crescere i nostri bambini». Alla fine si erano arrese.

«Basta solo che si chiuda l’accesso all’harem. Quel posto di merda non lo voglio più vedere!», disse Amanda.

«E anche quello alla nicchia», aggiunse il pupazzo.

«Sì, anche a quello», annuì ancora Amanda, stiracchiandosi.

Dopo pochi minuti, Gabrielle e Charline fecero ritorno nel giardino.

«Eccoci! I vermi se ne sono andati via senza fare storie. Hanno detto che non mangiavano così da anni!», ridacchiò la rossa, sedendosi davanti a loro.

Gabrielle invece rimase in piedi, guardando l’abito da sposa – ormai a brandelli – della bambina.

«Non mi sembra l’abbigliamento adatto a una bimba… È così strano vedertelo addosso…».

«Anche per me lo è…», annuì il drago. «Ma è ancora più strano pensare che Lass sia già vedova alla sua età! Non troverà mai un altro marito!», scherzò, facendo sorridere tutte le presenti.

Finalmente era tornata un po’ di pace e di serenità.

«Ora cosa farai?», domandò Charline alla bimba, la quale scosse il capo.

«Non lo so…», ammise. «Come stavo dicendo a loro, vorrei tornare a casa, ma… è troppo lontana…».

La rossa annuì e si sistemò meglio il vestito lacerato.

I loro abiti erano tutti in pessime condizioni, e nessuna di loro aveva magie o incantesimi in gradi di aggiustarli. Nemmeno Dorothy poteva riparare addirittura un vestito – come invece aveva potuto fare con un semplice peluche. Avrebbero dovuto perlustrare tutto il casello alla ricerca di abiti decenti, prima di scendere alla città più vicina a prendere dei cambi puliti e tutto ciò di cui avessero potuto aver bisogno.

«E che problema c’è?», domandò Gabrielle, facendo girare tutti. «Dopotutto Charline può evocare e invocare mostri da tutte le parti del mondo… Basta che apra un portale invocando una particolare creatura che abita dalle tue parti e potrai usare anche tu il portale per tornare al tuo villaggio».

Le altre mezzelfe la guardarono in maniera stupita. Nessuna, nemmeno la stessa Charline, ci aveva pensato.

«Sì… posso farlo…», annuì lei, sorridendo.

Lassirya, felice, posò Sheirinnath a terra e si alzò di scatto, andando ad abbracciare stretta Gabrielle, per poi fare lo stesso con le altre, ringraziandole di cuore per tutto.    

«Non ci devi ringraziare, Lassirya», disse Amanda, l’ultima a essere abbracciata.

«Perché?!», chiese la bambina, riprendendo in braccio il proprio drago.

«Perché il merito è tutto vostro e della vostra amicizia», spiegò Dorothy, accarezzando la testina di entrambi.

«Eh?», fece la bimba, non capendo.

«La magia che vi lega, e che ha permesso a Sheirinnath di tornare in vita dopo che quell’orco l’aveva ucciso, è basata sulla vostra amicizia. È una magia difficile da eseguire, che rende animato un oggetto solo se in lui e nel proprio padrone c’è reciproco affetto: è da quel sentimento che l’oggetto prende l’energia per vivere».

La bambina e il drago guardarono strano la donna, e Amanda prese la parola:

«Vuole dire che è grazie alla vostra amicizia se Sheirinnath vive, e, una volta aggiustato, si è ripreso. E questo miracolo ha permesso che l’incubo finisse, perché se non foste arrivati voi, avremmo continuato a stare là, in quelle prigioni», spiegò meglio.

Solo allora Lassirya capì. Quando sua cugina le aveva detto di prendersi cura di Sheirinnath, intendeva soprattutto dal punto di vista affettivo. Se il draghetto si fosse rotto per noncuranza di Lassirya, non sarebbe più stato possibile dargli un’altra opportunità di vita, anche se riparato.  


Un’ora dopo, giusto il tempo per i saluti, Charline aprì un portale ed evocò un picchio delle nubi, uccello raro e tipico solamente del Bosco dei Cedri, dove abitava Lassirya.

«Questa è la situazione, amico piumato», disse all’uccellino, dopo avergli spiegato le disavventure dell’elfa. «Puoi mostrarle il sentiero verso la sua casa?».

Con quelle gentili parole, Charline riuscì a convincere il picchio, che tornò dall’altra parte del portale, attendendo l’elfetta.

«Grazie ancora a tutte quante», sorrise Lassirya, dando un ultimo abbraccio alle donne.

«Grazie anche da parte mia!», disse Sheirinnath, saltellando di capo in capo per salutare le mezzelfe.

Tutte si strinsero dunque in un abbraccio collettivo, mente gli occhi pizzicavano. Si conoscevano da pochissimo, eppure tra quelle mezzelfe e quei due amici era nato un qualcosa di speciale, che nemmeno il tempo avrebbe mai corroso.

Le donne salutarono i due, i quali, attraversato il portale subito dopo il pennuto, si girarono indietro, mentre esso si richiudeva piano, come un occhio stanco, sollevando le loro braccine paffute per dare alle quattro un ultimo saluto.

Le donne li salutarono di rimando in quel modo – tutte tranne Dorothy che piangeva a dirotto – e augurarono loro buona fortuna.

Quando l’apertura si chiuse del tutto, scomparendo, le mezzelfe ritrassero la mano e sospirarono. Sarebbe stato bello se quella piccola elfa e quel drago grassoccio fossero rimasti con loro, ma sapevano bene che non sarebbe stato possibile.

Erano comunque certe di una cosa: si sarebbero rivisti, prima o poi.

«Sentite, Dorothy e Amanda…». Gabrielle richiamò l’attenzione delle due. «So che è un po’ presto, ma avete già deciso come chiamare i vostri bimbi?».

Dorothy annuì, insieme all’altra.

«Sì, e penso proprio che siano i due nomi che stavi per suggerirci tu, Gabrielle», sorrise la mezzelfa bionda, asciugandosi ancora gli occhi che non smettevano di lacrimare.


Nel Bosco dei Cedri, intanto, una figura bianca camminava scalza tra gli alberi verdi e maestosi.

Era una giovanissima sposa, già vedova, dall’abito bianco e sgualcito, che reggeva tra le braccia un peluche, nero come il lutto.

«Pensi che riusciremo davvero a tornare a casa, stavolta?», domandò Lassirya al suo amico, continuando a seguire il picchio delle nubi che le mostrava la strada.

«Non preoccuparti, Lass. Ci sono io qui con te», rispose il drago, carezzandole un braccio con una soffice zampina.

Lei sorrise e proseguì lungo il sentiero, senza alcun timore nel cuore.

Una bambina e un pupazzo avevano salvato quattro donne adulte, oltre che loro stessi, da un terribile destino. Erano piccoli e deboli, ma ciò che li univa era grande e solido, capace di sconfiggere anche il più terrificante degli incubi.

E Lassirya, la gentile bambina che aveva deciso di tornare indietro per salvare le mezzelfe, quando iniziò a vedere in lontananza le fronde degli alberi di cedro ad arco elfico, sorrise, capendo di essere davvero vicina a casa.

«Mamma! Papà!», urlò felice, tenendo sollevato il lungo vestito per poter così correre, mentre Sheirinnath – il tanto pacioso quanto audace drago nero di peluche che aveva salvato quelle donne – salutava il picchio, felice di essere finalmente tornato a casa insieme alla sua miglior amica.



[...The End (of Escape)]
XShade-Shinra



Grazie a tutti quelli che sono arrivati fino a qui. Grazie a chi ha inserito la storia tra i Preferiti/Seguiti/Da Ricordare, chi ha commentato e anche solo a chi ha letto in silenzio.
Scusate se ci ho messo tanto a postare questo epilogo, ma il tempo è davvero tiranno con me.

  
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