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Autore: Mave    01/09/2013    7 recensioni
Sono personaggi "secondari" ma senza di loro non avremmo avuto i grandi talenti del Giappone d'oro. Una raccolta di one-shot incentrata sul rapporto tra i nostri campioni e i loro genitori.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Piove. Gocce grosse come chicchi d'uva tintinnano sui vetri della multinazionale nel centro di Tokyo.

Neri nuvoloni hanno oscurato la luce del pomeriggio: si è fatto buio nell'accogliente e ordinato ufficio di Isamu, al secondo piano.

L'uomo alza un sopracciglio perplesso, ha, ormai, perso tutta l'attenzione per concentrarsi sui documenti da finire da redigere o da firmare,

Sospira e si arrotola un baffo tra le dita. Gli occhi si posano, istintivamente e automaticamente, sulla cornice intarsiata che fa bella mostra sulla sua scrivania.

La foto gli rimanda un'immagine di Jun allegro e sorridente.

Gli si stringe il cuore a pensare a quanto sia giovane suo figlio e quante poche volte lo abbia visto con quell'espressione radiosa ad illuminargli il bel viso.

Un boato e una saetta squarciano il cielo di settembre.

La pioggerellina della mattina si sta trasformando in un temporale.

Come quel giorno.

Quel pomeriggio di cinque mesi fa.

L'asfalto è umido, le strade piccoli laghetti artificiali creati dall'acqua che i canali non riescono a drenare. Come il campetto appesantito e impraticabile di Yomiuri Land.

Isamu si alza dalla scrivania e si avvicina alla finestra, si incolla al vetro freddo e si abbandona al plumbeo della giornata e dei ricordi.

Un immagine vivida, opprimente, reale si dipinge sulla lastra.

Sembra uno spettro.

I capelli gocciolanti, attaccati alla fronte; gli occhi chiusi e le labbra serrate in un moto silenzioso di sofferenza; una mano a stringere il pallone e l'altra a stringere, tremante, la maglietta all'altezza del petto.
Isamu ha un sussulto e cerca di scacciare quel ricordo, di allontanare quel giorno.

Il giorno in cui ha rischiato di perdere Jun, per sempre.

Il giorno in cui ha permesso a suo figlio di rischiare di morire per scegliere di vivere.

Nessuno ha capito quella scelta. Nemmeno Junko, sempre pronta a soffocare Jun di attenzioni e di amore.

Li chiamano incoscienti ma lui e Jun sono solo testardi.

Si assomigliano. Sembrano docili e arrendevoli e, invece, nascondono una volontà ferrea e incredibile.

Sono determinati e caparbi Jun e Isamu. Non hanno permesso all'ovvio di distruggere i loro sogni.

Lui è stato un esempio da imitare per suo figlio. Lui è quello che dal niente e con pochi soldi è riuscito a diventare il presidente di un importante compagnia .

Controlla l'orologio: batte le tre e un quarto. C'è ancora un'ora e mezzo di lavoro.

Non vuole più restare a soffocare in ufficio, Isamu. Afferra la giacca dall'attaccapanni e, mentre la infila, dà un ultimo sguardo fiero alla fotografia di Jun: occhi ridenti, sorriso largo, maglietta e pantaloncini e pallone a scacchi sottobraccio.

Quanta fatica ci vorrà per ridipingere quell'espressione estatica sul viso di quel ragazzino!


Isamu dribbla le domande e la sorpresa dei colleghi e dei dipendenti che lo vedono andare via prima.

"Un impegno urgente e improrogabile!"

L'unica giustificazione che da. Corre sotto il temporale fino a raggiungere l'auto. Si mette alla guida e sintonizza la radio sul canale sportivo.

La partita è appena cominciata.


La voce del telecronista, dalla televisione del soggiorno, è l'unica nota di vita ad accoglierlo quando entra in casa.

Avanza in punta di piedi e resta un minuto fermo sull'uscio.

Jun è seduto sul divano, in una posa elegante e raffinata così come quanto è in campo, nonostante la tuta sciatta e l'aria trasandata.

È convalescente. Si sta ancora riprendendo dall'intervento chirurgico di quasi un mese fa.

Un'ombra proiettata sullo schermo piatto della tv spinge Jun a voltarsi e ad incrociare la figura del padre, dritto sulla soglia.

Gli accenna un sorriso.

"Quanto stanno?"

Chiede Isamu, sbirciando interessato il parziale, mentre si sbarazza della giubba fradicia.

"Zero a zero. La Tailandia è un avversario tosto, ci farà sudare la qualificazione!"

Spiega Jun, improvvisamente animato dalle sorti calcistiche del Giappone. Una vittoria significherebbe una qualificazione quasi certa ai prossimi mondiali.

Isamu gli si siede accanto e non può fare a meno di notare che Jun si è fatto triste.

I suoi amici hanno giocato la prima partita del torneo giovanile in Francia, questo pomeriggio. Senza di lui.

"Hai preso le medicine?"

La domanda, entrata di rito, nelle loro giornate parte spontanea.

"Si. Mamma è un'infermiera molto attenta."

Jun sospira e una mano gli trema, affondata sul cuscino. Mille pensieri gli corrono in testa ma ha paura di scoprirsi, di aprire il suo cuore, completamente, al babbo.

"Come ti senti?"

Chiede Isamu e la sua non è una domanda retorica.

"Bene!"

Isamu fissa Jun che continua a tenere il capo chino per impedirgli di vedere i lucciconi che gli stanno bagnando gli occhi.

Pensa alla Francia, a Tsubasa e agli altri, agli avversari europei e a tutte le esperienze che lui non potrà fare, pensa a loro che possono correre, giocare e divertirsi senza rischiare di morire.

"Jun!"

Il tono di Isamu fa capire che non crede alla bugia.

"Li invidio papà. Sono arrabbiato con loro e con la mia malattia, sono meschino. Dovrei essere contento perché oggi Tsubasa mi ha telefonato e mi ha raccontato di quanto sia stato bello vincere contro la Francia di Pierre Leblanc e invece sono triste perché io non c'ero!"

Si sfoga Jun e permette alle lacrime di venire fuori mentre il suo corpo è scosso dai singhiozzi.

Non ha mai pianto Jun, mai. Né quando gli hanno diagnosticato la malattia, né durante i difficili esercizi di riabilitazione.

Isamu se lo attira al petto e fa un'infinità di carezze sul capo del suo ragazzo.

Non dicono più niente e il silenzio, che regna incontrastato per diverso tempo, viene spezzato solo dall'esultanza dei giocatori nipponici che hanno segnato un gol.

"Papà?"

La voce di Jun è esitante. Non osa sollevarsi dall'abbraccio del padre.

"Tu credi che un giorno...beh si....credi che un giorno diventerò bravo come loro?"

Addita i calciatori nipponici sullo schermo. I suoi idoli.

Gli occhi di Isamu cadono sulla camicia sbottonata di Jun, su quella cicatrice che gli deturpa lo sterno.

"No, Jun. Tu diventerai ancora più forte, diventerai il più grande calciatore del Giappone!"

Jun solleva gli occhi arrossati e sorpresi verso il padre. Isamu mantiene la determinazione necessaria a convincerlo che accadrà davvero.

Papà ha sempre ragione.

Jun lo sa.

Sorride. Un sorriso bello e sincero come quello nella foto sulla scrivania.

Intanto, fuori, è uscito il sole.

   
 
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