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Autore: Eternal Cosmos    07/03/2008    6 recensioni
Harry ha vinto la guerra contro Voldemort, ma ad un alto prezzo terribile. Fawkes gli dà un'altra opportunità in un mondo nuovo, dove lui morì come un infante...e dove Voldemort ancora è appostato nelle ombre...
Genere: Generale, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 19: [ A game? ] Un Gioco?
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Harry si svegliò con la spiacevole sensazione di essere spiato. La presenza che avvertì, anche ad occhi chiusi, era troppo vicina, oltre la sua personale distanza di sicurezza, ma mentre stava per allungarsi a prendere la propria bacchetta sotto il cuscino, percepì quel familiare seppur differente odore del suo Padrino.
“Sirius, potresti per favore spostarti un po' indietro?” disse Harry con cortese irritazione quando aprì gli occhi.
Qualcuno ridacchiò nella stanza, mentre Sirius arrossiva e borbottava una scusa indietreggiando; era stato a qualche centimetro dalla faccia di Harry.
Il Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto non ebbe bisogno di guardare chi altro ci fosse là con loro; dove c'era Sirius Black, Remus Lupin non era molto lontano.
“Merlino! Sei reale! Sei davvero qui, vivo…” alitò Sirius con meraviglia e occhi sognanti.
Harry sollevò un sopracciglio e un angolo delle sue labbra si sollevò con divertimento leggero. “Oh sì, Sirius, sono molto reale.”
Remus tentò di nascondere le risa con la mano e pose l'altra sulla spalla dell'amico. “Ci spiace, Harry. Questa situazione è ancora nuova per noi, e difficile da assimilare. Sirius non è proprio riuscito ad aspettare per vederti, così abbiamo chiesto la tua parola d'ordine al Preside.”
Gli occhi di Harry rotearono per l'irritazione verso Albus, ma il suo sguardo s'addolcì quando cadde sul Licantropo. “D'accordo, Remus. Ad ogni modo, stavo usando la vecchia parola d'ordine di questa stanza*; ero troppo stanco per cambiarla ieri. Che ora è? E' successo qualcosa?”
Entrambi gli uomini lasciarono la stanza così che Harry potesse cambiarsi, ma Remus rispose dal piccolo salotto; “Sono già le dieci, ma non abbiamo avuto il coraggio di svegliarti. C'è stato abbastanza movimento stamattina, perché ieri Diagon Alley è stata attaccata. La maggior parte delle persone che erano presenti è riuscita a scappare via camino, ma ci sono stati alcuni incidenti, sfortunatamente. La Gringott è ancora al sicuro, come sempre, comunque, e avremo alcuni altri alleati e rifugiati. Madama Malkin starà qui da ora, come pure Ollivander e tutte le sue bacchette.”
Harry li raggiunse nel salotto e lo fissarono per un po', finché non andarono tutti nella Sala Grande.
Qualche studente e adulto camminava per i corridoi e si fermò a guardare Harry al passaggio del trio. Sirius mise un braccio attorno alle spalle di Harry quando si avvide quanto teso e a disagio il ragazzo fosse sotto tali ispezioni; rivolse uno sguardo ammonitore al gruppetto occhieggiante, come fece anche Remus, e quelli sgattaiolarono rapidamente via, per paura di diventare obiettivo dell'ira del Professor Black.
Sirius abbassò lo sguardo al suo Figlioccio – la parola era ancora pazzesca da dire – e ghignò con naturalezza. “Non sei tipo da metterti in mostra, eh? Non proprio come era James. A lui piaceva essere al centro dell'attenzione; si sarebbe potuto dire che quasi ne aveva bisogno…”
Remus ridacchiò all'immagine mentale di un giovane James che si arruffava intenzionalmente i capelli ancora di più, per distinguersi tra la folla, e che indirizzava larghi e seducenti sorrisi a tutte le ragazze.
Le labbra di Harry non si sollevarono di un millimetro.
“Non sono affatto come lui. Non ho mai ricercato attenzioni; non ho mai chiesto di essere…” Il ragazzo si fermò e sogghignò appena.
Sirius e Remus si guardarono l'un l'altro, preoccupati, e tentarono di spingere Harry a finire la frase. Il ragazzo dagli occhi verdi guardò altrove, rifiutando il contatto visivo. “Tutto ciò che ho sempre voluto è essere normale,” mormorò cupamente a se stesso, ma entrambi i Malandrini lo sentirono comunque; si sentirono impotenti e impreparati. Come potevano aiutarlo se non sapevano neanche che cosa affliggesse Harry?
Una volta ancora, quando entrarono nella Sala Grande, tutte le conversazioni s'interruppero. Sirius, Remus e Harry tennero la testa alta e il ragazzo dai capelli scuri guardò ognuno con occhi d'acciaio, determinati. “Preside,” Harry lo salutò con un cenno del capo, e il vecchio fece lo stesso con occhi scintillanti.
“Mr. Potter, Sirius, Remus, stupendo da parte vostra raggiungerci. Harry, sono sicuro che conosci già Madama Malkin e Mister Ollivander.” Dumbledore indicò le persone citate, che erano sedute al tavolo degli insegnanti.
Madama Malkin si alzò per stringere entusiasticamente la mano al ragazzo, contrariamente all'atmosfera serpeggiante nella sala. “Mio Dio, così è vero! Non puoi essere altri che il figlio di James e Lily! Pazzesco!” Scosse la mano così eccitata che Harry dovette districare la propria, dolorante, dalla presa. Le diede un tirato sorriso e mormorò un saluto.
Ollivander, comunque, stava colle sopracciglia aggrottate verso di lui, curioso come se non avesse capito qualcosa. Dumbledore lo chiamò ed Harry ghignò e si mosse in direzione del fabbricante di bacchette. “Oh già, ora che tutti sanno chi sono… ” lasciò la frase a metà e d'improvviso puntò la bacchetta contro Ollivander, facendo boccheggiare l'uomo canuto e tutta la gente attorno a loro.
“Che cosa stai facendo?!” quasi gridò Xiomara, ma Harry non le diede importanza.
Admoneo**!”
Prima che Ollivander potesse anche solo aprir bocca, l'incantesimo lo colpì dritto sulla fronte, facendogli sbattere le palpebre quando si accorse di non aver subito alcuna ferita. I suoi occhi si assottigliarono non appena i ricordi gli affluirono nella mente, e boccheggiò, poi balzò in piedi di colpo, facendo cadere la sedia dietro di lui. Indietreggiò e puntò un dito accusatorio contro Harry. “TU!”
Harry sollevò un sopracciglio.
Tutti guardavano con interesse, curiosi a proposito dell'incantesimo che il ragazzo aveva usato contro il fabbricante di bacchette.
“TU! T-tu MI HAI OBLIVIATO!” Strillò il vecchio indignato.
Le sopracciglia di Dumbledore schizzarono in alto e si voltò verso Harry. “E' vero, Harry?”
Il ragazzo dagli occhi verdi rivolse al Preside uno sguardo sfacciato e fece spallucce. “Aveva scoperto la verità prima che i tempi fossero maturi. Non lo sono nemmeno ora, ma visto che tutti sanno chi sono non ho visto il motivo per cui lasciare Ollivander all'oscuro su di me.”
Sirius osservò lo scambio tra entrambi gli uomini più grandi e il proprio figlioccio con interesse. “che cosa è successo per far sì che Ollivander scoprisse chi tu fossi?” chiese ad Harry, ma prima che il ragazzo potesse aprir bocca per rispondere, Ollivander lo precedette. “La sua bacchetta! Giusto! Albus! La sua bacchetta! E' La Gemella***!”
Ora erano tutti semplicemente perplessi.
“La Gemella? Di che cosa?” Severus chiese sospettosamente.
Harry sospirò e sedette, un'espressione calma sul volto. Gli altri adulti lo imitarono poco dopo. Il ragazzo dai capelli scuri prese nuovamente la propria bacchetta dal fodero e la prese fra le dita con cura.
Dumbledore, che sapeva ciò di cui Ollivander stava parlando, studiò con lo sguardo la bacchetta, ma non riuscì a riconoscerla. “Questa non è La Gemella, Ollivander. Sei sicuro di quello che stai dicendo?”
Il fabbricante di bacchette dedicò a Dumbledore un breve sguardo stizzito. “Certamente che lo sono!” scattò, “Non sono stato un fabbricatore di bacchette così a lungo senza conoscere ogni singola bacchetta che ho fabbricato col cuore!”
Dumbledore sollevò le mani in un gesto di resa.
Le labbra di Harry si sollevarono. “Dumbledore, è davvero La Gemella.”
La testa di Albus si girò così rapidamente verso di Harry che quasi schioccò. Sirius ringhiò d'impazienza. “Qualcuno potrebbe dirmi di che diavolo state parlando? Non siete i soli nella stanza!”
Harry sbattè le palpebre, verso Sirius, e mostrò al proprio Padrino la bacchetta rossa, che Sirius scrutò brevemente.
“Questa bacchetta non ha sempre avuto quest'aspetto,” iniziò Harry, catturando l'attenzione di ognuno. “Nel mio vecchio mondo, la mia bacchetta mi scelse anche sebbene la sua sorella appartenesse al mio nemico.”
Sirius sbattè le palpebre, ma Remus fu più svelto dell'Animagus. Il Licantropo impallidì considerevolmente. “Il Signore Oscuro…?” sussurrò in una domanda soffocata, e tutto quello ebbe conferma nella sola risposta del ragazzo, un sospiro.
“Sì… Tom ha la prima di due bacchette uniche, il cui cuore è fatto di piuma di Fenice, le piume di Fawkes. Ma quando mi sono recato a Diagon Alley per una commissione per Rosmerta, mi sono fermato nel negozio di Ollivander, perché ho avvertito una strana attrazione. E' stato uno shock per entrambi noi, vedere la seconda bacchetta di cuore di piuma di Fenice di questo mondo che si univa alla mia, le quali sono le esatte identiche bacchette ma di due mondi diversi. E' abbastanza complicato da spiegare, ma questo è il risultato della fusione. E' dovuto trascorrere del tempo perché mi abituassi ad usare questa nuova bacchetta, davvero, poiché il suo potere è maggiore. Ma mi sta aiutando a controllare meglio la mia magia, un fatto per cui le sono molto grato.”
Sirius lo occhieggiò preoccupato. “Che cos'ha la tua magia che non va?”
Gli occhi di Harry si scurirono e s'annuvolarono; stava pensando al tempo in cui finalmente aveva sconfitto il Voldemort del suo mondo. “Prima che io arrivassi… Io, noi, eravamo in guerra contro Voldemort.”
Tutti deglutirono al sentirlo pronunciare il nome senza esitazione.
Omise di dire null'altro della guerra e della sua conclusione per il momento; era una ferita ancora aperta nel suo cuore.
“Quando sono arrivato qui ho avvertito un tremendo cambiamento nell'essenza della mia magia. Potevo sentire che la mia vecchia bacchetta aveva delle difficoltà a canalizzare questo nuovo apporto di magia, ma ci ho fatto la mano. Usare magia senza bacchetta stava diventando più facile, notai con il tempo.” Harry si fermò e si guardò attorno; ricevette solo sguardi penetranti, se non alcuni preoccupati.
“Magia senza bacchetta? Non è esattamente un'Arte della Luce, sai…” disse Sirius a disagio, e quasi indietreggiò quando Harry prorruppe in un disturbante latrato di risa. “Sirius, quando mai ho detto che ero un mago della Luce?”
Gli occhi dell'Animagus si spalancarono in allarme, e qualcuno strillò sul serio e si allontanò da lui. Alastor Moody ebbe la propria bacchetta puntata contro di lui in neanche un secondo, ma Harry ricambiò impassibile lo sguardo dell'Auror. “Tu! Tu sei un Mago Oscuro?” il vecchio auror ringhiò minacciosamente.
Harry ghignò ma rimase seduto, senza mostrare alcun segno di aver bisogno di prendere la propria bacchetta. “Sciocchi! Vedete solamente quello che volete vedere; sentite solamente ciò che volete sentire!” scattò Harry, ma poi inspirò a fondo e si schiarì i pensieri usando l'Occlumanzia, prima che accadesse qualcosa di brutto.
“Non ho mai detto di essere un Mago Oscuro come Tom. Ho solo detto che non ero un Mago della Luce. Contrariamente a ciò che credete, ESISTE un'ombra tra di essi: grigio. Se tutti voi aveste vissuto il tipo di vita che ho vissuto io, sareste dovuti cambiare nel modo in cui lo sono io. I miei genitori furono uccisi quando avevo un anno; ho dovuto vivere con i Dursley –La famiglia della sorella di mia madre- che erano babbani e odiavano di cuore la magia, per undici anni, prima che fossi accettato ad Hogwarts. Non sapevo nemmeno che cosa fosse la magia, per l'amor di Dio! E non fatemi parlare di quello che successe ad Hogwarts gli anni successivi!” Harry aveva stretto i pugni così forte che le sue nocche erano bianche.
Nessuno osò parlare.
Sirius fece una smorfia e sussultò quando finalmente ricordò la sorella di Lily. “Sei stato mandato da Petunia Dursley! Quell'ossuta, deprecabile di sua sorella! Di chi è stata quest'idea balzana?! Perché non stare con me o Remus?”
Gli occhi di Harry divennero quasi Neri. “Non voglio parlare di questo qui.” La sua risposta era definitiva e Sirius si tappò la bocca, sapendo che la cosa era delicata.
Un silenzio inconfortevole cadde sulla Sala Grande e Dumbledore battè le mani con un sorriso gioviale che voleva alleggerire la crescente tensione. “Bene, cambiamo argomento, che ne dite? Avremo molto tempo per parlare del passato del giovane Harry qui.”
Harry era perfino troppo felice di cambiare argomento e si alzò dal tavolo degli insegnanti per sedersi vicino Ron al tavolo degli studenti. Ricevette ancora qualche sguardo incredulo, ma nessuno si azzardò a parlargli liberamente.
………

“JAMES! Huh…HARRY! Aspetta!”
Harry si fermò con un piede a mezz'aria e attese che Ron lo raggiungesse. Quando il rosso finalmente fu al fianco del ragazzo dai capelli scuri, Ron si chinò e riprese fiato, prima di scagliare contro Harry un'occhiata imbarazzata. “Diamine amico! Sei veloce! La riunione è appena finita e tu sei già qui fuori! Che fretta hai?”
Al contrario di altri, Ron stava lentamente iniziando ad abituarsi all'idea di “Harry Potter”.
Harry sorrise a Ron e rispose nel mentre che guardava attentamente il cielo, apparentemente aspettando qualcosa. “Voglio spedire un messaggio per Rosmerta; Tom sta iniziando a farsi spavaldo e non ho dubbi che attaccherà Hogsmeade una volta o l'altra.”
La verità era, che aveva abbassato il proprio mentale muro d'Occlumanzia e aveva sentito l'impazienza Voldemort di colpire ancora. Come facesse il Signore Oscuro a non sapere ancora chi lui fosse, era un mistero per Harry, ma il ragazzo sapeva che sarebbe stata solo una questione di tempo; lo avrebbe percepito di sicuro, quando fosse accaduto, indipendentemente dalla sua capacità di Occlumante.
Un fischio lo fece riemergere dai suoi pensieri ed egli tese automaticamente all'infuori il braccio così che la civetta bianca potesse posarvisi. “Hey Hedwig, scusa se sono stato via così a lungo, ragazza,” Harry mormorò dolcemente, ricevendo un fischiettìo e un becchettio sul dito come rimprovero.
Ron rimase in silenzio, guardando lo scambio tra il ragazzo e la civetta con curiosità.
Harry prese una lettera dalla propria tasca e lasciò che Hedwig la prendesse con cautela tra gli artigli. “Puoi portare questa a Rosmerta, bella? Prometto che ti darò un po' del mio pranzo, più tardi. Voglio solo che sia consegnata più presto che sia possibile.”
Hedwig fischiettò di nuovo, gli strinse un dito nel becco come a dire ‘Puoi contare su di me’ e in un attimo partì, e fu in cielo, sfrecciando sulla Foresta Proibita. Harry dunque fissò a lungo lo sguardo sulla detta Foresta, per una ragione a Ron sconosciuta, ma quest'ultimo non ebbe il tempo di porre domande a Harry, poiché quello semplicemente si voltò e si diresse di ritorno a Hogwarts.
Ron sollevò un sopracciglio in direzione del luogo dagli alberi scuri e fece spallucce, prima di correre per acchiappare Harry.
Il Ragazzo-Che-E'-Sopravvissuto era già dentro, parlando quietamente con Sirius e Remus. Hermione e gli altri raggiunsero Ron non appena lo videro ed Hermione gli diede uno scappellotto sulla nuca. “Ow! Per che cos'era questo, ‘Mione?!” Il rosso si strofinò il collo mentre la sua ragazza si metteva le mani sui fianchi.
“Ron! Ti stavamo cercando tutti! Potevi aspettarci! E sai che non abbiamo più il permesso di andare fuori da soli! Ordini degli insegnanti!” fu la rabbiosa risposta della strega.
“La signorina Granger ha ragione, Mister Weasley! A che stavi pensando? I Mangiamorte e i Dissennatori sono ovunque! Sei fortunato che la scuola sia sospesa, oppure Gryffindor avrebbe perso dei Punti.”
Ron alzò lo sguardo alla sua capo-casa: Minerva McGonagall.
“M-Ma Professoressa! Non ero così lontano dalla scuola e ho solo seguito Harry, prima di tutto! Perché lui non viene rimproverato?” Esclamò il rosso, puntando un dito in direzione di Harry.
Minerva fece una smorfia e spostò lo sguardo verso il ragazzo dagli occhi verdi, che, di seguito, le restituì l'occhiata. “Non hai tutti i torti.”
Harry aveva ascoltato parte della loro conversazione e sembrò che anche Sirius e Remus l'avessero fatto; entrambi si rivolsero a lui con disapprovazione. Sirius lo abbracciò immediatamente, quasi facendo gemere Harry.
“Ha ragione, Harry. Non è stato troppo prudente da parte tua andare così fuori allo scoperto. I Mangiamorte potranno anche essere chiusi fuori, ma qualche volta un Dissennatore può entrare,” disse Sirius a bassa voce, severamente. “Ti ho perduto una volta, Harry, e ha distrutto parte del mio cuore. Ora che ti ho nuovamente, non sarei capace di perdonarmi se ti accadesse qualcosa. Un Dissennatore… è una creatura malvagia, Harry. E' capace di-”
Harry, che si era sentito a proprio agio tra le braccia di Sirius, s'irrigidì d'un tratto e si spinse via dal torace dell'uomo così da fare un passo indietro dall'Animagus. Il suo volto era impassibile, all'inizio, ma poi il furore contenuto prese a fluire fuori dal ragazzo, come pure una profonda tristezza che, Remus ne era sicuro, non sarebbe potuta appartenere a nessun ragazzo della sua età.
“Harry?” chiamò dolcemente Remus, e fu tutto ciò che occorse alla rabbia di Harry per dissiparsi e far posto completamente alla tristezza e alla durezza della sua vita. “Io so che cosa fa un Dissennatore!” proferì brevemente Harry, con voce tesa e acida, gli occhi fissi al pavimento d'improvviso molto interessante.
Sirius fece un passo in direzione di Harry e lo guardò con occhi preoccupati. “Harry? Che cosa vuoi-”
Il portone d'ingresso si spalancò e tutti gli sguardi si voltarono immediatamente verso un Auror che Harry non riconobbe. “Dumbledore!” L'uomo pareva in agitazione. “I Mangiamorte stanno attaccando di nuovo Diagon Alley!”
Il Preside si mise prontamente all'opera, ordinando che i più potenti tra loro aggiungessero le proprie forze a chi aveva bisogno di aiuto. “Alastor! Tonks! Kingsley! Charlie! Bill! Sirius! Remus! Arthur! Andate con Nathaniel! Vi raggiungerò in un minuto!”
Coloro che erano stati chiamati iniziarono a correre fuori ma Harry richiamò quelli che considerava la propria famiglia. “Sirius! Remus! Vengo con voi!” Harry prese la propria bacchetta ma il suo braccio venne ghermito strettamente prima che potesse seguire il proprio istinto di combattere.
“Mi lasci andare!”
Pur se tentava quanto poteva, Snape non lo avrebbe lasciato andare.
“No, Harry! Tu resta qui! E' troppo pericoloso per qualcuno che non è propriamente preparato, per te! Questo non è un gioco!” abbaiò rigidamente Sirius.
Harry guardò Remus -che stava ancora impazientemente aspettando Sirius- in cerca di aiuto ma il Licantropo scosse la testa in un definitivo e non negoziabile NO.
Il ragazzo dai capelli scuri riportò lo sguardo a Sirius ed entrambi si fissarono intensamente. Sirius fece una smorfia e Remus gli ricordò che c'erano ancora persone in pericolo a Diagon Alley.
Harry abbassò il volto e smise di dibattersi dalla presa senza scampo del Maestro di Pozioni. Sirius annuì soddisfatto e corse via assieme a Remus così che potessero entrambi apparire fuori dagli scudi del castello.
Harry non li guardò correre via.
“Mi. Lasci. Andare.”
Severus fissò il retro della testa del ragazzo, prima di lasciarlo andare. “Per Merlino, ragazzo! Smetti di voler fare l'eroe! Questo non è affatto un gioco!” gridò l'uomo contro l'inquietante figura silenziosa di Harry.
Dumbledore diede qualche ordine agli insegnanti per far sì che la scuola si mantenesse sicura e rivolse un'occhiata severa al ragazzo che stava ancora mantenendo la sua postura rigida, silenziosa, con la schiena rivolta a tutti loro. “Mister Potter, non è il momento d'immischiarsi. Ti comporti come un bambino viziato,” disse il vecchio prima che, anche lui, andasse fuori.
Non appena queste parole ebbero lasciato la bocca di Dumbledore, Harry strinse le mani in due pugni serrati, e digrignò i denti così fortemente da farli quasi spezzare. Camminò, calmo, verso la scalinata, ma il suo corpo era visibilmente rigido come una trave.
“Harry? Lo sai che hanno ragione. Siamo solo dei ragazzini; non abbiamo nulla a che fare con tutto questo.” Il respiro coagulò in gola a Ron, quando la testa di Harry scattò nella sua direzione e il rosso ricevette uno sguardo glaciale.
Il ragazzo rabbrividì e abbassò rapidamente gli occhi, indietreggiando mentre Harry semplicemente sparì su per le scale.
“Ron?” Hermione posò una mano sulla spalla del proprio ragazzo e quello sobbalzò tremando “Avresti dovuto vederlo, ‘Mione. Lo sguardo che mi ha rivolto… era così freddo!”
Severus minimizzò sogghignando: “Bah! Lasciate che il ragazzo si metta nei guai, per quel che me ne importa.. Si comporta proprio come quello scapestrato di suo padre, vuole ricercare attenzione.”
“Severus! Il tuo commento non è stato richiesto!” Minerva lo redarguì torvamente e il Maestro di Pozioni si strinse nelle spalle, per poi tornare ai suoi sotterranei.
McGonagall sospirò e prese il controllo del castello nel mentre che Albus non c'era. I rimanenti studenti furono reindirizzati alle proprie stanze comuni; la maggioranza era già là, ad ogni modo.
“Professoressa McGonagall, che mi dice di Harry?” chiese Ron con cautela.
Minerva gli disse solamente che avrebbe chiesto ad alcuni insegnanti di sorvegliare il ragazzo dai capelli scuri, e di andare alla sua Stanza Comune direttamente, cosa che frustrò il Weasley. Dovette obbedire senza discutere e il piccolo gruppo Gryffindor, accompagnato da Fred e George, tornò alla torre Gryffindor.
“Hey Ron? Credi davvero che Harry cerchi di attirare l'attenzione?” chiese d'un tratto Dean.
Il rosso gli scoccò un'occhiataccia. “Ti stai schierando con Snape, Thomas?” scattò.
Dean ebbe la decenza di apparire imbarazzato e mormorò; “Beh, no… ma… hai mai provato a chiederti perché Ja- Harry sembri così intenzionato a combattere? Non lo riguarda neanche! Per me, vuole sul serio mettersi in mostra. Voglio dire, che cosa può fare un ragazzino contro un'armata di Mangiamorte e Dissennatori?”
“Dean non ha tutti i torti,” ragionò Seamus, e ad esso seguirono mormorii di consenso.
Hermione era rimasta silenziosa per tutta la durata della conversazione, con il cervello che lavorava oltremisura. “Io… Io non credo che sia così, ragazzi,” disse lentamente, ancora rimuginando sulle parole giuste da usare.
“Che vuoi dire, Hermione?” chiese Denis Creevey con curiosità.
La Ravenclaw si sfregò il mento e fece una smorfia, immersa nei propri pensieri. “Non so… ma non pensate che sia strano che voglia combattere in maniera tanto pressante? E' come se Harry sia convinto di avere una sorta di responsabilità, in questa guerra.”
Ron ridacchiò. “Basta pensare, ‘Mione. Non ha senso in nessun caso.”
La ragazza s'incupì e colpì il proprio fidanzato su una spalla, col divertimento degli altri.
………

Harry era anni-luce dall'essere alla ricerca di attenzioni, ad ogni modo.
Le sue intenzioni erano le più disinteressate, anche se di auto-sacrificio, ma nessuno sembrava capirlo, per dargli una chance.
Stretti, rilasciati. Stretti, rilasciati.
I pugni di Harry si muovevano come per loro volontà come se volessero far trasudare al di fuori la pressione.
‘Non capiscono. Non mi danno nemmeno una chance di spiegarmi. Mi trattano come fossi un ragazzino. Sono arroganti. Egocentrici. Loro non sono… non sono i miei amici. Sono solo immagini speculari di quelli di cui una volta mi importava.’ Gli occhi di Harry erano duri e senza emozioni, quando lo guardarono dal suo riflesso in uno degli specchi nel bagno di Myrtle al secondo piano.
Scrutò silenziosamente quel suo riflesso sul vetro, prima di lasciar uscire un breve grido di furore e tirare un pugno contro di esso con tutta la propria forza, facendo volare migliaia di schegge acuminate in ogni direzione, prima che piovessero sul pavimento bagnato del bagno.
Una scheggia colpì Harry sulla guancia sinistra, quella in cui non c'era il tatuaggio, e non si accorse nemmeno del dolore. Semplicemente, sollevò una mano e se la passò sul taglio, spandendosi il sangue ovunque sul volto e anche oltre, in quanto aveva usato la mano con cui aveva dato il pugno contro lo specchio, gocciolando sangue sul pavimento.
“Questo non è un gioco,” dichiarò irrequieto, prima che la sua rabbia prendesse nuovamente il sopravvento. La sua bacchetta vibrò nel proprio fodero, ma non fu capace di frenare lo scoppio eccessivamente potente di magia che fece esplodere tutte le finestre e gli specchi del bagno, uno dopo l'altro.
Harry non pareva affatto possedere alcun tipo di senno.
Si appoggiò al lavandino “giusto” e sussurrò in Serpentese; la manopola del lavandino iniziò a muoversi ed Harry indietreggiò così che potesse aprirsi del tutto.
“Lasciamogli fare ciò che vogliono, ma mentre loro si fanno del male e Tom avanza, radunerò i miei alleati e mi preparerò per una mossa che li destabilizzerà.” Harry sorrise tetramente e balzò nel tunnel, il lavandino che si chiudeva dietro di lui.
Silenzio regnò nel bagno, fatta eccezione per un'occasionale sgocciolìo d'acqua che stillava da un lavandino o di una scheggia rimasta attaccata al suo specchio che finalmente si staccava e cadeva a terra. Una mano translucida apparve da dentro uno dei cubicoli, e quindi fu seguita da una timida testolina. La figura di Moaning Myrtle si scosse tutta, al suo mostrarsi, alla fine.
Il fantasma si guardò intorno, rimirando la catastrofe rimasta nel suo bagno, e sentenziò. “Oh, sta facendo il cattivo ragazzo! Ha qualcosa in mente!” Le sfuggì un risolino. “Dovrei rivelarlo, ma perché? Nessuno è mai venuto qui a parlare con me, a parte lui, ecco qua.”
Mugugnò, quindi ridacchiò di nuovo. “Allora terrò la bocca chiusa! Gli serva di lezione, a tutti loro!”
………

Harry non lo sapeva ancora, ma aveva già ottenuto una sorta di alleato in Moaning Myrtle, una dei tanti che sarebbero venuti.
Uomo-sserpente? Ssei finalmente ritornato. Ssono arrivato più presssto che potevo, non appena il Fiammeggiante ci ha informato del tuo ritorno.
Harry fu felice e sorpreso di vedere Salazar che lo aspettava nella Camera dei Segreti, e carezzò il Basilisco con affetto. “Sssono ssollevato che tu sstia bene, Ssalazar, e mi sscuso per averti fatto preccupare in quessto modo. Che cossa mi dici di Nagini?” Domandò il Rettilofono sibilando.
Ssta tornando asssieme al Fiammeggiante, ma sstanno impiegando più tempo perché ssono più piccoli. Ci nasscondevamo molto nel profondo della foressta ossscura. Ssiamo anche venuti in contatto con qualche Esssere a Metà, ma non li abbiamo attaccati per i tuoi ordini, masster. Lo hanno ritenuto asssai inussuale, credo.
Harry rifletté su questo nuovo sviluppo.
Essseri a Metà, Ssalazar? Sstai forsse parlando dei Centauri che abitano la Foressta Proibita?
Il Basilisco sibilò una risposta affermativa e Harry fu colto da un'improvvisa, geniale, sebbene completamente insana, idea. “Ssai per casso dove Nagini mi asspetterà?
No, ma ssono convinto che ssia posssibile, per te, chiamarla; tu ssei ssegnato con un marchio, no?
Harry si guardò l'avambraccio sinistro pensierosamente. “Potrebbe funzionare, ti ringrazio Ssalazar.
Il Basilisco sibilò e tornò nella bocca della statua, intento a lacerare qualche corpo di animale predato.
“Forse darà davvero dei risultati, ma avrò bisogno di una gigantesca riserva di pazienza diplomatica… in particolare con Bane (Cassandro Ndt), se è anche lontanamente simile a quello del mio mondo.”
………

Quando uscì dalla Camera e si ritrovò nuovamente nel bagno, quale fu lo shock di Harry al vedere Myrtle che ridacchiava e gli strizzava l'occhio con fare cospiratorio, e con un dito sulle sue labbra chiuse, come se volesse dire: “Il tuo segreto è al sicuro con me!”
Fu grato al fantasma, comunque, e le rifece l'occhiolino prima di riunire e ricomporre senza bacchetta tutte le schegge nelle lastre originarie, quindi camminò via.
“Engorgio Mantello dell'Invisibilità,” mormorò dopo averne preso la versione miniaturizzata dalla tasca; non aveva mai più lasciato nulla nella propria stanza, da che Dumbledore era un po' troppo ficcanaso, a volte, per i suoi gusti. “Alcune cose non cambiano mai…”
Indossò il mantello e percorse i corridoi del castello senza essere individuato da Filch, Mrs. Norris o nessun altro degli insegnanti che lo stavano cercando. Con Dumbledore e Moody assenti a causa della battaglia, poteva servirsene senza paura di venire scoperto.
Dirigersi alla capanna di Hagrid non fu una gran impresa e quando alla fine raggiunse la propria destinazione, si concentrò sul marchio che lo connetteva a Nagini. Fu sollevato di sentire che era vicina e la salutò entusiasticamente quando venne fuori dalla boscaglia e strisciò sul suo braccio, mentre l'Ashwinder la seguiva a poca distanza.
Nagini! Che bellezza vederti! Il Fiammeggiante è sstato rapido a trovarti; quessto è una buona cosssa.
Nagini gli si arrotolò al braccio e alle spalle e lo salutò in risposta. “Giovane masster, ssono ssstata molto in ansssia per te. Ssono davvero ssollevata di vedere che sstai bene..”
Harry sorrise dolcemente e si sedette sui gradini della capanna di Hagrid, con l'Ashwinder che stava a terra e che ogni tanto inframmezzava la loro conversazione.
Un'ora dopo, Hedwig era tornata e li aveva raggiunti, posandosi sulla porta della casupola dopo aver consegnato ad Harry un'altra lettera che avrebbe letto dopo.
Harry guardò entrambi i sue due famigli e, dopo un momento di riflessione, tirò fuori una piuma e un foglio di pergamena, e iniziò a scrivere una lettera, indirizzata a qualcun altro.

Centauro Bane,
cerco aiuto dalla vostra nobile e antica razza in questa guerra contro un comune nemico: Voldemort. Sì, scrivo il nome così come lo pronuncio. Credetemi, conosco la vostra avversione per la specie umana più di chiunque altro, ma questa guerra, sono sicuro che voi lo sappiate bene anche se tentate di negarlo, è di nostra quanto di vostra preoccupazione. Siete indirettamente relazionati con essa, che vi piaccia o no; il vostro futuro dipende dal suo esito quanto ne dipende il nostro. La vostra imparzialità sarà dimenticata e messa alla prova; lui cercherà di reclutarvi oppure di distruggervi, e nessuna dimostrazione di forza che possiate mostrare sarà di certo in grado di avere effetto contro di lui se sarete isolati, se non quello della vostra morte.
No, io non sono Dumbledore, non gli somiglio affatto. Se non apprezzate il suo modo d'agire, potrete capire ciò che io provo. Ma, siccome questa questione non può essere discussa per intero con una sola lettera, dovremmo organizzare un incontro nella Foresta Proibita, il vostro dominio, in quanto sono ben conscio della vostra ostilità nei riguardi del mondo al di fuori di essa. Potete portare con voi dei membri del clan se volete, anche se Firenze è quello che vorrei rivedere più di ogni altro.
Se dubitate di me o delle mie parole, andate da Firenze e ditegli che Marte sta brillando intensamente; capirà questo, meglio che con il falso nome di James Evans.
Ho combattuto Voldemort una volta e non esiterò a farlo nuovamente; avete la parola del solo Harry James Potter (come ho detto, la mia vera identità non può essere discussa per lettera). Ritengo che farete la scelta giusta. Vi prego di non far del male ai miei famigli, ad ogni modo. So che essi sono differenti come il giorno e la notte, ma scoprirete che non nutro alcun pregiudizio o risentimento contro alcuna creatura, che sia considerata della luce od oscura. Avete già avuto modo d'incontrare, o almeno lo hanno fatto i vostri compagni, Salazar, il Basilisco. Ora, Nagini ed Hedwig saranno compiaciuti dall'attendere una vostra risposta.
Spero che stiate bene.

H.J.P.


Harry rilesse la lettera e chiamò a sè Hedwig. “Dài questa a Bane, Hedwig. Voglio che tu vada con Nagini, comunque. Nagini, tu sseguirai Hedwig. Lei mi riporterà la rissposssta e quando lo farà, mi asspetterai nella Camera dei Ssegreti cossì che potrai tornare al tuo possto ssul mio braccio sssinisstro ssenza che nessssuno ti veda. Sssii attenta.
Nagini scivolò sul terreno e Hedwig spiccò il volo lentamente così che il serpente potesse facilmente tenerle dietro. aveva probabilmente capito l'intenzione di Harry di shockare Bane con l'improvvisa apparizione di una civetta e un serpente (uno considerato come di possesso di Voldemort, non era un mistero), che consegnavano assieme una lettera.
Harry stava compiendo una mossa importante, contando sull'amore di Bane per la natura, gli animali e il suo senso di giustizia. Voleva suscitare dall'inizio il più vivo interesse nel Centauro, omettendo l'informazione più importante nella lettera. Poteva solo aspettare e vedere quale sarebbe stato il risultato.
Ssi sssta facendo freddo, dovressti ritornare al casstello, giovane uomo-sserpente, e aver cura della vita che ssta ssscorrendo fuori da te,” ammonì l'Ashwinder e Harry annuì, riluttante, accorgendosi che la sua “vita”, anche chiamata il suo sangue secondo gli standard umani, stava ancora scorrendogli lentamente giù dalla mano, goccia dopo goccia. Non era a un livello pericoloso, ad ogni modo, così Harry non se ne era accorto.
Dessideri ritornare nella capanna di Hagrid?” domandò prima di andarsene.
L'Ashwinder ci riflettè e rifiutò educatamente l'offerta, affermando che gli sarebbe piaciuto essere libero per un po' di tempo. Questo non gli avrebbe impedito di nascondersi nella capanna per cercare un po' di calore, comunque, e non sarebbe stato difficile per Harry trovarlo, se avesse avuto bisogno del suo aiuto.
D'accordo, ma non deporre le tue uova ovunque. Hagrid non ha bissogno che la sssua capanna venga bruciata dal calore,” scherzò il ragazzo e se ne andò dopo aver indossato di nuovo il mantello di suo padre.
Aspettò che un adulto venisse fuori ‘probabilmente ancora alla mia ricerca’, considerò, prima di farsi strada all'interno; una porta che si apriva da sola avrebbe suscitato troppi sospetti.
La Vice-Preside stava ancora dando ordini per trovarlo, a quanto sembrava. Fortunatamente, non potevano più entrare nei suoi alloggi, poiché aveva bloccato la via d'accesso del camino e cambiato la parola d'ordine; non sarebbero mai stati capaci di immaginare quale fosse, o, se l'avessero pensata, non sarebbero mai stati in grado di pronunciarla correttamente.
Semplicemente sorpassò gli adulti irrequieti e salì le scale con un ghigno amaro stampato in faccia. ‘Sarei dovuto restare come James Evans. Lo rispettavano, lo consideravano un pericoloso avversario, lo temevano, per lo meno. Ma stavo agendo come agisco ora, dunque che cosa è cambiato per loro così che mi trattano in questo modo, che semplicemente mi escludono dalle loro conversazioni? Così che… che mi trattano come un ragazzino indifeso?!’ Harry avrebbe voluto gridare forte l'ultima parte in modo che fosse sentita dal castello intero.
La sua aura magica stava per essere nuovamente rilasciata. Anche il ritratto che custodiva i suoi alloggi parve azzittirsi ed era solo un paesaggio! Ma il vento in esso si smorzò e gli alberi divennero immobili.
Sollevò lo sguardo al dipinto freddamente, come se volesse scavarci un foro ardente e, dopo qualche minuto in cui si domandò se davvero sarebbe mai accaduto o no, si accinse a mormorare la sua parola d'ordine. “Ssslytherin e Gryffindor uniti.
Ahh, il piacere di essere un Rettilofono.
Si lasciò cadere sul proprio letto e chiuse gli occhi verdi, pianificando le sue mosse future. C'erano alcune cose che aveva ancora bisogno di fare e non molto tempo per farle tutte. Aveva già ottenuto l'assicurazione della fedeltà di Myrtle, grazie a Merlino per quello, come pure Nagini e Salazar al suo fianco, preziosi alleati che erano.
Ora doveva portare Bane dalla sua parte; forse avrebbe provato di essere una meta più facilmente raggiungibile al confronto di Dumbledore, che Bane odiava di cuore. Il vecchio Preside parlava molto invece di agire, e se la manipolazione non funzionava, spesso diveniva una silenziosa ma tangibile minaccia.
Harry, ad ogni modo, stava allineeando le proprie carte sul tavolo con franca disposizione e voleva una durevole alleanza con i Centauri. Desiderava avere inoltre, anche una seconda chiacchierata con Aragog e Mosag; sebbene suonasse pericoloso.
Il Cappello Parlante avrebbe ricevuto allo stesso modo una sua visita, perché c'era sicuramente qualcosa che voleva da lui… qualcosa che apparteneva a lui più che a ogni altro, ad ogni modo.
Sospirò e si tolse il mantello stancamente, ora avendo troppe cose a cui pensare e da pianificare. Si alzò debolmente e cominciò a lavarsi via il sangue dalla guancia e la mano ferite, usando quindi una pozione medicamentosa per accelerare il processo guaritivo.
Si ricordò della lettera da Rosmerta e la lesse con rapidità. Era il solito “Non-posso-crederlo-Ho sentito-delle voci-ma-non-ho pensato-fossero-vere-Tu-sei-realmente-Harry-Potter!” tipo di lettera, fino a che menzionava il fatto che avrebbe chiuso i Tre Manici di Scopa e avrebbe raggiunto Hogwarts con qualche altro abitante del villaggio che si sentiva insicuro e riteneva che Hogsmeade non fosse un posto adatto in cui stare finché la crisi non fosse finita.
‘Bene, dovrò occuparmi di Rosmerta quando arriverà…’ Harry roteò gli occhi e mise da parte la lettera. Voleva solamente dormire un po' adesso. Era solo tardo pomeriggio ma non gli importava; sperò semplicemente che la battaglia a Diagon Alley terminasse a favore dei membri di mente ristretta dell'Ordine della Fenice, e non in un sanguinoso massacro.
Toccò il tatuaggio sulla sua guancia. “Anch'io sono un membro, Dannazione! E' proprio là, mi sfolgora in faccia, grande e ovvio nel più palese modo possibile! Perché mi ignorano? Bene, anch'io li ignorerò, se questo è ciò che vogliono. Lascerò che GIOCHINO mentre io AGISCO sul serio per dare una mano, per far sì che la bilancia si inclini in nostro favore. Loro subiscono perdite umane; io agisco per PREVENIRE le perdite.”
Ora come ora, nessuno avrebbe mai potuto cancellare l'espressione e la determinazione che aveva; si addormentò sul serio avendoli scolpiti in volto.


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* Harry è passato, dagli alloggi di Sirius&Remus, ad averne di propri, a quanto pare, anche se non viene proprio esplicitato

** Non sono riuscita a trovare la versione italiana dell'incantesimo -se è mai stata usata, non ricordo- , comunque è, naturalmente, il controincantesimo dell'Oblivion.

*** La traduzione letterale dall'inglese era 'la seconda' (=the second one), ma non mi piaceva..



Ndt
Qualche risposta:
Riguardo al Pensatoio, penso che la versione ufficiale sia quella che non consente al mago di ricordare i pensieri depositati, quindi l'autrice deve aver interpretato questa caratteristica a modo proprio.


  
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