Anime & Manga > Puella Magi Madoka Magica
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Autore: Gwen Chan    02/09/2013    8 recensioni
Noi siamo le streghe. Siamo quelle che portano la disperazione. Siamo quelle da uccidere.
Noi eravamo ragazze piene di speranza. Eravamo fiori appena sbocciati.
Noi eravamo contadine e principesse. Avevamo sogni che sono stati spazzati via.
Siamo state generose ed egoiste.
Noi eravamo come voi.
Noi siamo le senza nome.
Noi siamo quelle che sono state ingannate.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Soffocata da identica stretta
 
Ho preso una borsa di pelle, vi ho infilato un ciondolo di osso intagliato, un po' di cenere del focolare di casa e ho abbandonato la mia famiglia immersa nel sonno. Ho scavalcato mio papà e i miei fratellini che scalciavano con le gambe magre e abbronzate. Ho udito la civetta bubbolare.
La vasta e infinita prateria é tanto bella a vedersi, sotto la luce benevola delle stelle. Mio nonno mi ha insegnato i loro nomi. Diceva che i nostri antenati brillano lassù. Ripeteva che guidano il nostro cammino. Quale sentiero hanno preparato per me?
Oso sdraiarmi sull'erba, la stessa che in primavera brucano i nostri bisonti. Era una gioia vedere le bestie muggire quando passavano vicino alle tende del villaggio.
Ricordo che la vita scorreva tranquilla seguendo il placido ritmo del tempo infinito. Ogni giorno era uguale all'altro, pur con minuscole sfumature, e mi piaceva.
Sono nata mentre mio padre e mio fratello, il maggiore, allora sedicenne, erano a caccia. Mamma masticava vigorosamente foglie di tabacco contro il dolore delle doglie.
Ricordo la schiena di mia nonna china a raccogliere le foglie medicinali e il calmo dondolare di quella di mia madre. Profumava di pane.
Canticchio a mezzavoce una ninna nanna vecchia come la terra sotto i miei piedi e il suo suono pare placare il mio dolore. Avrei voluto cantarla ai miei figli, ma so che non ne avrò.
È stata la melodia che mi ha accompagnato nelle mie solitarie battaglie contro gli esseri maligni. Scoccavo frecce di luce.
Credevo che questa creatura, questo Incubator che ancora tormenta i miei sogni, fosse uno dei tanti spiriti che animano la Natura. Mi sbagliavo.
 
Altrimenti mio fratello, salvato per desiderio dalla malattia, non sarebbe stato sventrato da un orso durante la caccia. So che la Grande madre si è vendicata. Ha ucciso il mio bel fratello, forte e coraggioso, che adorno di piume pareva invincibile.
Non ho pianto quando hanno riportato alla tenda il suo corpo maciullato. Non ci sono riuscita. Ho urlato di disperazione, ho corso fino a perdere il respiro, ma i miei occhi sono rimasti asciutti. Se non avessi stretto il patto, mia madre non sarebbe morta per la tristezza. Non avrebbe smesso di mangiare.  Nemmeno allora sono riuscita a piangere. Ero inorridita da quanto fosse dimagrita.
Se non fosse per Incubator, io non sarei qui a stringere una pietra troppo bella e troppo pesante. Se la allontano troppo da me, mi sento svenire.
Al buio non riesco a distinguerla, ma so che è scura come la notte quando la luna nasconde pudica il suo volto.  Odo mio padre svegliarsi, chiamarmi ansioso dal nostro villaggio e il nero inizia a colarmi fra le dita. Ho le guance bagnate.
 
L'erba ha smesso di crescere e un cerchio di terra bruciata segna il luogo, dove nessuno più osa avvicinarsi.
La leggenda narra di un'aria gravida di spiriti maligni.
 
Note
Benvenuti. Quando ho letto il manga “Puella Magi Madoka Magica” sono rimasta particolarmente colpita da un’immagine. È quella che, nell’ultimo volume, raffigura Madoka Kaname circondata da otto ragazze di epoche differenti. Per me rappresentano tutte le sfortunate Puella Magi che sono morte o si sono mutate in streghe e per ciascuna ho voluto immaginare una storia.
Pertanto, se qualcuno vorrà seguirmi, pubblicherò un capitolo il primo e il terzo lunedì del mese e siccome i capitoli sono nove, staremo insieme fino a dicembre. A meno che fisime mentali improvvise non mi spingano a cancellare la raccolta.
Il titolo della raccolta e dei singoli capitoli sono tratti dalla “Ballata degli impiccati” di Fabrizio de Andrè.
Infine, i capitoli hanno un ordine preciso, ma non è quello cronologico. 
   
 
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