1. Il
matrimonio è una catena così pesante che a portarla devono essere almeno in
tre.
Quando
le mie ossa non avevano ancora adottato lo spregevole vizio di scricchiolare ed
io ero un giovanotto di belle speranze, lavoravo con un entusiasmo del tutto
incompreso dagli altri presso la Sezione Spiriti dell’Ufficio Regolazione e
Controllo delle Creature Magiche1.
L’aria lì era tetra, è vero. Per lo più si passava il tempo a tentar di
convincere i morti di essere morti e i parenti del Caro Estinto che sì,
nonostante fosse tecnicamente passato a miglior vita, la sua miglior vita
l’avrebbe comunque trascorsa accanto a loro e che no, non c’era una via per
spedirlo dall’altra parte in modo permanente, nemmeno con un calcio ben
assestato. Si lavorava poco e si brontolava troppo, specialmente quando un
Fantasma ti passava inavvertitamente attraverso. Soprattutto si discuteva molto
su quell’”inavvertitamente”.
Io
però amavo quel lavoro, un po’ perché ero un tipo stravagante, persino per
quelli dell’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, un po’
perché esso mi permetteva di studiare la reazione dei Babbani
a un fenomeno così magico come quello ectoplasmatico. Ebbene, sin da allora ne
approfittavo per coltivare la mia più grande passione: carpire le ragioni che
si nascondono dietro i comportamenti Babbani. È una
materia d’indubbio fascino, ne converrete, nonostante gli altalenanti
atteggiamenti di parte della comunità magica.
Per
un detto che risale ai tempi di Herpo lo Schifido2,
“il Babbano la magia, prima la fiuta, poi la
rifiuta”. Il meccanismo con cui i Babbani si sforzano
di mantenersi ignari della Magia è stato fatto oggetto di discussioni (si legga
a tal proposito l’opuscolo “Magia? Bah! Sciocchezze!” della babbanologa
Eglantyne Thomasina Dirk3)
ed è pari allo sforzo compiuto da maghi e streghe perché ignari siano ed ignari
restino. Ho visto Babbani palesemente affatturati che
andavano in giro lamentando strani raffreddori, improvvisa balbuzie e acne
purulento (in almeno due di questi casi si trattava degli effetti,
rispettivamente, di una Fattura Tartagliante e di un Furnunculus
di livello sopraffino, anche se sgradevole). Un volta mi sono imbattuto in un
aspirapolvere, aggeggio di fattura babbana utilizzato
comunemente per le pulizie, che era stato stregato perché arpionasse il
malcapitato e ci ballasse un valzer forsennato: pure in quel caso, la signora Babbana che lo possedeva, per nulla convinta che lo strano
comportamento fosse di natura magica, si precipitò a scrivere una lettera di
lamentele alla casa produttrice per “l’ignobile malfunzionamento
dell’apparecchio, per quanto non mi capitasse una serata danzante così
incantevole da anni”. Usarono su di lei un Incantesimo della Memoria solo per
rispetto del protocollo e solo dopo le insistenze del Capufficio, un notorio
esempio di pedanteria. Ma torniamo ai Fantasmi.
Com’è
noto, i Babbani non possono vedere i Fantasmi, ma non
sono del tutto ciechi alle loro manifestazioni. La storia è piena di Spiriti
che, peccando d’imprudenza o di malafede, hanno infestato troppo rumorosamente
o troppo furiosamente edifici frequentati da Babbani,
sicché persino loro si sono accorti della presenza di coinquilini invisibili.
Anche in questi casi è scattato però – e per nostra fortuna - il loro
meccanismo di autodifesa: le giustificazioni che si sono di volta in volta dati
sono numerose e tutte abbastanza spassose (“problemi dell’Impianto Elettrico4”,
“sovraccarico di tensione”, “leggera, del tutto naturale e solamente
provvisoria inclinazione del pavimento, che ha fatto scivolare la sedia,
camminare la bambola ed aprire il frigo5”,
“aumento fisiologicamente improbabile ma non impossibile della mobilità del
collo”).
Così,
una volta, m’imbattei per lavoro in una coppia di giovani Babbani
che, a loro insaputa, vivevano fianco a fianco con un Fantasma particolarmente
bizzoso. Si chiamava Fergus Salamander ed era uno che
apprezzava moltissimo la propria condizione attuale, nonostante la sorte tragica
che gli era toccata: era infatti morto suicida dopo aver erroneamente scambiato
un inerte groviglio di polvere e pelucchi per il suo
affezionato Puffskein ed averlo di conseguenza dato
per defunto. “Il suo grigiore mi atterrì enormemente”, mi spiegò con lugubre
compiacimento. La verità era che il Signor Salamander
non vedeva l’ora di trovare una ragione per tirare le cuoia: era nato per
morire, non c’era dubbio. Gli riusciva così bene: trascinava delle pesanti
catene, scivolava con la leggerezza di un soffio, rantolava a giorni alterni ed
esibiva sempre il cipiglio più grave che avessi mai visto. Parlava di sé con
una sorta di sgomenta soddisfazione: “Ho solo abbandonato l’imbarazzante
abitudine di vivere”. Seguiva un sospiro che emulava con una precisione tutta
studiata l’ultimo respiro esalato.
I
Brown, invece, erano una coppia di giovinastri Babbani che, com’ebbi modo di capire, si erano uniti in
matrimonio per puro caso. O per il rinfresco, chissà. Quello che era chiaro era
che si odiavano: litigavano furiosamente e ciò principalmente perché il loro
rapporto si basava su una serie di cortesi bugie. L’unica cosa che li aveva
tenuti insieme, distraendoli dalle beghe familiari, era stato l’interesse per
quegli inspiegabili rumori e i sospetti segnali provenienti dall’appartamento
di fronte. Spaventato all’idea che potessero subodorare la verità, chiesi loro
che cosa ne pensassero: credevano si trattasse di un fuggiasco, un ricercato,
un romantico fuorilegge. “Tutt’al più, un alieno” soggiunsero eccitati. Li squadrai.
Valutai l’opportunità di sfoderare la bacchetta e cancellare ogni traccia del
fu Fergus Salamander dalle loro menti. Poi decisi che
non ce n’era bisogno: il meccanismo Babbano di
autodifesa aveva funzionato ancora. Sono tuttora convinto che, se anche loro
avessero potuto vederlo, ingobbito e teatralmente malinconico, lo avrebbero
semplicemente bollato come “il vicino pallidino dell’appartamento di fronte”.
Imparai
allora che il matrimonio è una catena così pesante che a portarla devono essere
almeno in tre.
1. Le sezioni dell’Ufficio,
com’è noto, sono tre: Sezione Spiriti, Sezione Animali e Sezione Esseri. La
suddivisione nell’una o nell’altra di tutti i non-Maghi ha storicamente fatto
emergere diversi problemi: gli Spiriti si rifiutavano di rientrare fra gli
Esseri, nonostante la loro intelligenza umana, mentre non mancavano gli
estremisti che richiedevano che i Babbani
rientrassero fra gli Animali. Tutti sanno come andò a finire con i Centauri e i
Goblin. Sta di fatto che la Sezione Spiriti più delle altre risentì d’una
ingiusta nomea e coloro che vi lavoravano venivano sbeffeggiati e accusati di
non avere alcuna importanza all’interno della gerarchia degli Uffici.
“Trasparenti come gli Spiriti” fu un’offesa in voga per molto tempo. Per parte
mia, posso dire di non essermi mai sentito trasparente, eccetto che agli
occhi di Kenny Strogoff dell’Ufficio Applicazione
della Legge sulla Magia. Ma lui era un caso a parte: portava lenti spessissime
e continuava a urtare contro le pareti.
2. Greco e Rettilofono,
il primo ad aver dato vita ad un Basilisco. Un tipo poco raccomandabile,
nonostante gli eccentrici mustacchi a punta.
3. Nota Babbanologa
del secolo scorso. Godeva di grande stima nell’ambiente accademico, finché non
venne fuori la sua macabra abitudine di conservare unghie, capelli e vari
pezzetti di Babbani nella credenza di casa, con la
speranza di attirarne altri sotto il suo tetto e poterli studiare da vicino.
4. Misterioso e affascinante
arnese, composto di fili, che rende possibile l’elettricità. Non siamo ancora
riusciti a comprenderne il funzionamento, ma se è per questo nemmeno molti Babbani lo hanno fatto.
5. Abbreviazione di
“frigorifero”. Simpatico strumento che serve a mantenere al fresco il cibo e ad
essere decorato con mille, inutili pezzetti metallici appiccicosi.
________
È
Lunedì, mi dicono. Tendo a disconoscere l’esistenza dei Lunedì normalmente.
Comunque tendo anche a credere alle mie fonti, perciò è Lunedì. E avevo detto –
anzi, molto più compromettente, avevo SCRITTO – che avrei pubblicato. Spero di
non aver fatto un pasticcio, con questo capitolo. In ogni caso, ecco un po’ di
note:
- Herpo
lo Schifido è davvero l’inventore del Basilisco.
Immagino sappiate la storia: uovo di gallina covato da un rospo. La Dirk invece me la sono inventata, come il Fantasma, il
Kenny Strogoff delle note e come il detto sul Babbano e la Magia.
- Il Puffskein
è citato ne Gli Animali Fantastici. È una graziosa palla di pelo,
normalmente color crema e non grigio, ma possiamo supporre che Salamander non fosse molto incline alle pulizie quand’era
in vita. In ogni caso, ha smesso di preoccuparsene, una volta dall’altra parte.
- Quanto al Kenny Strogoff di prima, quello praticamente cieco, non so se
avete colto il riferimento. Michele Strogoff è il
protagonista dell’omonimo romanzo di Jules Verne, il quale (Michele, non Jules) pensa bene di
fingersi (e finge con straordinario talento) cieco, per la gioia della sua
fidanzata che, ignara, se lo trascina per mezza Russia fra intemperie, disastri
naturali che nemmeno in 2012 e un’invasione tartara, che, non so se
sapete, non è esattamente innocua come la salsa tartara.
- Io sono fra i Babbani che non hanno mai compreso cosa esattamente sia un
Impianto Elettrico.
- Dimenticavo: la frase che
dà il titolo al capitolo è attribuita dal mio amico Google a Alexandre Dumas
(Padre). Io gli credo.
- Tutte le vicende sulle
Sezioni Animali, Spiriti ed Esseri possono essere approfondite ne Gli Animali
Fantastici.
Fine!
Segnalatemi qualsiasi cosa vi faccia storcere il naso, compreso il caso in cui
sia l’intero capitolo a provocare questo sgradevole effetto collaterale.
Ho
mandato tutte le caramelle a chi se le meritava ed anche tutte le cacche di Doxy. Queste ultime però dovrebbero avere un notevole effetto
ricostituente, perciò non vogliatemene.
Alla
prossima!
WS