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Autore: Piumadoro    03/09/2013    4 recensioni
"Questo è il primo anno della mia nuova vita e sarà bellissimo"
"Come fai ad esserne così tanto sicura?"
"Forse perchè la mia vita di prima faceva così schifo che per migliorarla mi sono bastati due idioti come voi e naturalmente Remus."
L'inizio di una storia destinata a durare per sempre, che comprende:
Amicizia, malintesi, Malandrini, guai, molti molti guai, e decine di regole infrante ed è da qui che nascono i guai.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Siamo Stelle Cadute'
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Il giorno dopo quando la professoressa McGranitt mandò un Prefetto a chiamare i Malandrini quel povero ragazzo, entrando nella stanza del dormitorio maschile, si ritrovò davanti ad un spettacolo pietoso; innanzitutto il pino di natale era ancora al centro della stanza anche se sembrava più un tronco morto che un albero, seconda cosa i ragazzi sporchi di fango e erba dalla sera prima avevano lasciato gli abiti un po’ ovunque pieni di macchie e puzzolenti, cumoli di terra affiancavano le loro scarpe che erano state evidentemente scalciate via con foga, i Malandrini poi stavano beatamente dormendo per terra con delle maglie vecchie addosso. Diciamo che più che una stanza quella sembrava un campo di battaglia, mancavano solo i Berretti Rossi.
“Ehm…la professoressa McGranitt vi sta cercando.” Annunciò il Prefetto scuotendo piano James che era il più vicino alla porta.
Il ragazzo aprì gli occhi e fece un cenno come segno che aveva capito.
Quando il Prefetto uscì dalla camera James si mise a svegliare i suoi amici.
Insieme i quattro andarono nell’ufficio della professoressa McGranitt, “ascoltarono” la predica della stessa e si prepararono alla punizione che questa volta consisteva nel lavare i piatti del pranzo.
I Malandrini si rifugiarono nella Stamberga Strillante a giocare con le scintille colorate marinando, come da programma, la punizione.
Così fecero per tutte quelle seguenti perdendo anche molti punti per la loro casa.
………………………………
 
I tre giorni prima del banchetto però decisero di subire ciò che la professoressa imponeva loro anche perché non volevano che lei rovinasse loro la festa di fine anno.
La sera della premiazione delle Case i quattro ragazzi avevano appena finito di falciare i prati di Hogwarts e si presentarono sporchi e speranzosi nell’ufficio della loro responsabile di Casa.
“Non capisco perché non abbiate accettato subito la vostra punizione comunque in questi giorni lo avete fatto a dovere e quindi penso che potrò lasciarvi andare al banchetto.” Esordì la professoressa.
I Malandrini esultarono dentro di loro.
 
……………………..
 
“Allora ricapitoliamo: …” Cominciò James una volta che si furono seduti al tavolo di Grifondoro per la cena più importante dell’anno. “…siamo riusciti a farla franca anche questa volta beccandoci solo tre giorni di punizione. Siamo fantastici.”
“Ma non credo che i nostri compagni la pensino allo stesso modo dal momento che Grifondoro è l’ultima Casa in classifica.” Gli fece notare Remus.
“Non importa. Tanto abbiamo vinto la coppa di Quidditch.” Aggiunse i fretta Sirius.
“Hai ragione, Sirius. Sentite: godiamoci questi ultimi giorni qui a scuola in tranquillità. Dopodomani avremo i risultati e io aspetto con ansia la Strillettera che riceveranno James e Sirius.” Commentò Star felice.
“Perché sei così sicura che avremo brutti voti?” Brontolò James.
“Io non ho mai parlato di brutti voti volevo solo…oh, Silente.”
Il preside si alzò in piedi.
“Ed eccoci qui. Siamo ormai arrivati alla fine di quest’anno scolastico. Penso sia stato uno dei più movimentati della storia. Anche perché non credo di aver mai visto un unione generale come quella che si è formata in questi giorni. Spero che il prossimo anno continuerete per questa strada accogliendo calorosamente coloro che saranno i nuovi arrivati. Per ora posso solo sperare che nessuno di voi venga bocciato perché ne sarei profondamente sorpreso. Penso che sia venuto il momento che tutti aspettavate vero?”
La sala si riempì di un silenzio carico di attesa anche se Star si ritrovò a pensare che non c’era nulla di misterioso da attendere con ansia. Era già tutto addobbato con i colori di Corvonero e si sapeva che Serpeverde era seconda in classifica seguita da Tassorosso, Grifondoro…lasciamo stare.
Eppure tutti attendevano chissà quale sorpresa.
“Al quarto posto con…” Cominciò il preside.
“Sinceramente…” Lo interruppe Star alzandosi in piedi. “Chi se ne importa! Sappiamo già la classifica. Complimenti a Corvonero eccetera eccetera ora festeggiamo!”
Incredibilmente tutti furono d’accordo battendo le posate sul tavolo e reclamando il cibo.
I piatti si riempirono immediatamente e Silente si sedette con un gran sorriso.
Fu una serata molto divertente per tutti e quattro i Malandrini ,soprattutto quando fecero esplodere la minestra di Peter, cosa che non sarebbe stata così esaltante se questo, frastornato dal bollore del liquido, non avesse preso a correre schiamazzando come una gallina e saltando sul tavolo per gettarsi sul capo una caraffa d’acqua.
 
 
………………………..
 
Uscirono i risultati e mentre Star e Remus si trovarono con dei voti fantastici in tutto fu una fortuna per James e Sirius essere riusciti a prendere la sufficienza in Storia della Magia e Pozioni. Per il resto andò più che bene.
“Sei sicura di non voler fare un ultimo piccolo scherzo a Mocciosus?” Sussurrò James all’orecchio di Star mentre se ne andavano con Sirius e Remus a sedersi nel prato con il loro stendardo di Grifondoro.
La ragazza trattenne a stento un sorrisino.
“Dai, uno piccolo! In fondo è solo Mocciosus!” Continuò Sirius nell’altro orecchio.
“Va bene.” Bisbigliò lei per non farsi sentire da Remus.
“Avete per caso una Pietra Lunare a portata di mano?” Chiese James soddisfatto.
Sirius tirò fuori qualcosa da una tasca con un incredibile ghigno furbo sul viso.
“Sei assurdo!” Esclamò Star.
I tre sparirono di corsa di nuovo dentro il castello lasciando solo Remus.
Trovarono Severus che parlava con Lily camminando in un corridoio. Sirius poggiò la pietra grigiastra che teneva in mano a terra e poi con un calcio la fece arrivare giusto a due centimetri dal piede del giovane Serpeverde che inciampò e cadde come da programma. Con un incantesimo di appello James richiamò a se la Pietra Lunare.
“Ancora voi tre? Non vi sono bastate tutte le punizioni che avete preso in questi giorni?!” Gridò Lily aiutando l’amico a rialzarsi.
“Uhm…” Fece Sirius come cercando di pensare. “…no.” Riprese secco.
Severus puntò la bacchetta contro James ed enunciò “Accio!” L’incantesimo però risultò così scarso che James dovette stringere appena la presa per trattenere la pietra.
“Oh, scusa.” Esordì quest’ultimo. “Forse la volevi prendere!” Poi fece per lanciargliela amichevolmente ma Severus si voltò sprezzante e così James poté prendere bene la mira e colpirlo giusto dietro la testa.
“Finitela! Non mi sembra divertente, è solo altamente immaturo e irragionevole.” Protestò ancora la ragazza dai capelli rossi mentre i tre Malandrini se la ridevano alla grande.
Il Serpeverde raccolse la pietra e la lanciò indietro contro Sirius ma Star con un movimento circolare della bacchetta rispedì la pietra al mittente. Bene presto Severus si ritrovò alle prese con un sasso grande come un arancio che cercava con convinzione di entrargli nelle larghe narici.
Il ragazzo prese a correre con la mani davanti al viso ma la pietra si abbatteva sulle dita schiacciandole con forza.
I Malandrini avevano le lacrime agli occhi e si reggevano l’uno sull’altro.
“Ah, la Pietra Lunare!” Esclamò Star osservando il loro nemico scappare in un altro corridoio. “Ottimi usi in tutte le situazioni.”
Dopo un altro scoppiò di ilarità finalmente i tre ragazzi si decisero a ritornare da Remus.
“Dove siete stati?” Chiese loro il ragazzo vedendoli tornare fin troppo felici.
“A ripassare Pozioni.” Rispose Sirius con un alzata di spalle.
Poi i tre si scambiarono uno sguardo di intesa e si incamminarono verso un albero che proiettava un ombra molto spaziosa mentre Remus lanciava loro occhiate sospettose.
 
……………………………………
 
Infine arrivò il tempo di fare i bagagli. Il giorno della partenza Star si svegliò alle quattro di mattino e scese nella Sala Comune completamente vuota. Si mise a fissare in silenzio il camino freddo e vuoto. Era ancora ad Hogwarts e già ne sentiva la mancanza.
Rimase così per ore finché un rumore di passi la distrasse; qualcuno stava arrivando dal dormitorio dei ragazzi, poco dopo apparve Remus.
“Ciao.” La salutò cupo.
“Ciao.” Rispose lei in un sospiro. “Vieni a sederti qui con me?”
Remus annuì e si accomodò nel divanetto accanto alla ragazza. Passarono ancora un paio di minuti prima che uno dei due parlasse e fu il ragazzo.
“Quindi tornerai in orfanotrofio?”
“Si, e tu a casa.” Non era una domanda era più una semplice osservazione rassegnata.
“E ogni mese in un postaccio dove studieranno me e altri come me…come se potessero trovare una soluzione.”
Di nuovo cadde il silenzio.
“Almeno tu potrai andare in giro, anche da James, ha detto che ci avrebbe invitato.” Riprese lei.
“Dai…verremo a trovarti.”
“Come no.” Lei iniziò a scaldarsi e tutto le parve solo un fantastico sogno che stava svanendo nella luce del mattino. Un freddo e grigio mattino. “Non vi ricorderete nemmeno più come mi chiamo fra due settimane.”
Il suono di una forte risata li fece sobbalzare; James e Sirius erano appena scesi e entrambi sorridevano.
“Come bolide facciamo a dimenticarci di una Malandrina come te?” Replicò James.
“Dimenticarti è come vedere Mocciosus e non volerlo umiliare: impossibile.” Continuò Sirius.
“Già, anche se ci colpissero con un Incantesimo di Memoria.” Finì Remus.
Star sorrise e si abbracciarono.
Verso le sette tutti cominciarono a svegliarsi e a scendere in Sala Grande per la colazione, ci andarono anche i Malandrini.
Mangiarono in silenzio ma non un silenzio teso, più che altro un silenzio consapevole. Sapevano che doveva andare così e non si poteva cambiare. Per ora.
Un po’ troppo presto la sala cominciò a svuotarsi. Star avvistò Severus che si incamminava verso l’uscita da solo.
“Reggetemi il gioco.” Sussurrò a James e Sirius.
Si alzò in piedi e gridò: “Ehi, Mocciosus!”
Il ragazzo si girò verso di lei a pochi centimetri dalla porta.
“Fai un passo a destra.” Gli consigliò Star.
Severus stava per ignorarla ma alle sue spalle James e Sirius mimavano con le labbra “Non fare un passo a destra!” così si ritrovò molto combattuto.
Alla fine il ragazzo decise.
Senza staccare gli occhi dai due ragazzi dietro Star urlò loro “Come se a voi importasse di me!” fece il famoso passo a destra e si rivoltò di scatto per uscire andando a sbattere contro lo stipite della porta. La Sala Grande esplose in risate, Serpeverde esclusi.
I professori pensarono che fosse stata solo sbadataggine e non si dettero pena.
La ragazza si risedette fiera e Remus sbuffò piano.
“Ammettilo che era divertente!” Esclamò lei. Il suo amico alzò lo sguardo e alzò le spalle ma si vedeva che si tratteneva a stento.
I Malandrini finirono la colazione alla svelta e si affrettarono a salire in dormitorio ma la professoressa McGranitt li bloccò nell’atrio.
“Volevo solo farvi sapere che tutte le punizioni che avete marinato vi aspettano dal primo lunedì del prossimo anno. Buone vacanze.” Li informò Minerva con uno strano sorriso.
I quattro ragazzi la fissarono sconvolti mentre tornava al tavolo dei professori.
“Io ve l’avevo detto.” Annunciò Remus giusto per mettere il dito nella piaga.
 
…………………………
 
Nel dormitorio dei ragazzi del primo anno tutti i Malandrini stavano chiacchierando allegramente mentre Peter correva da una parte all’altra della stanza cercando di rintracciare l’ultimo paio di calzini in mezzo ad una montagnola di aghi di pino.
Star era seduta sul letto di James con la testa dello stesso in grembo rivolto verso Sirius e Remus nel letto opposto a loro, l’uno spaparanzato tranquillo e bello comodo l’altro seduto ordinatamente sul bordo.
“…poi andremo all’estero, non so bene dove, mare o montagna. Non mi interessa, io voglio vedere il parco divertimenti creato dai Babbani in Florida. Mi sembra si chiami Disneaword.” Stava raccontando James.
Peter inciampò e poi esultò “L’ho trovato.”
“Bene, andiamo.” Disse Star alzandosi.
Ognuno prese le proprie valigie e insieme si avviarono giù insieme agli altri studenti.
Quelli del primo anno presero di nuovo le barche. Ma non ci furono scintille come lucciole che uscivano dalle dita di Star, la ragazza si limitò ad osservare in silenzio il castello che spariva tra gli alberi.
Cercò di trattenere ancora un po’ quel sogno, solo un po’.
 
…………………
 
Come all’andata trovarono uno scompartimento solo per loro anche se questa volta c’era pure Remus.
“Chi si fa una partita a scacchi?” Propose James per rompere il silenzio che questa volta era proprio triste e malinconico.
Incredibilmente sia James che Sirius si rivelarono ottimi giocatori di scacchi magici. Remus li batteva entrambi però. Star preferì stare a guardare per imparare le regole. In realtà si stava solo prendendo il tempo per imprimersi a fuoco nel cervello le immagini dei suoi amici.
“Ragazzi, vorrei dirvi una cosa.” Star si alzò in piedi dopo un miracoloso scacco matto di Sirius su Remus. Il treno era ormai poco distante dal suo arrivo. “Ci ho messo un po’ a tradurre questa poesia italiana del 1960 ma penso che sia giusta per questo momento.”
I tre ragazzi annuirono incoraggianti e lei iniziò a recitare:
“Amici, credo che sia
meglio per me cominciare
a tirar giù la valigia.
Anche se non so bene l’ora
d’arrivo, e neppure
conosca quali stazioni
precedano la mia,
sicuri segni mi dicono,
da quanto m’è giunto all’orecchio
di questi luoghi, ch’io
dovrò presto lasciare.
 
Vogliatemi perdonare
quel po’ di disturbo che reco.
Con voi sono stato lieto
dalla partenza, e molto
vi sono grato, credetemi,
per l’ottima compagnia.
 
Ancora io vorrei conversare
a lungo con voi. Ma sia.
Il luogo del trasferimento
lo ignoro. Sento
però che vi dovrò ricordare
spesso, nella nuova sede,
mentre il mio occhio già vede
dal finestrino, oltre il fumo
umido del nebbione
che ci avvolge, rosso
il disco della mia stazione.
 
Chiedo congedo a voi
Senza potervi nascondere,
lieve, una costernazione.
Era così bello parlare
Insieme, seduti di fronte:
così bello confondere
i volti,
e tutto quel raccontare
di noi (quell’inventare
facile, nel dire agli altri),
fino a poter confessare
quanto, anche se messi alle strette,
mai avremmo osato un istante
(per sbaglio) confidare.
 
(Scusate. E’ una valigia pesante
anche se non contiene un gran che:
tanto ch’io mi domando perché
l’ho recata, e quale
aiuto mi potrà dare
poi, quando l’avrò con me.
Ma pur la debbo portare,
nono fosse che per seguire l’uso.
Lasciatemi, vi prego, passare.
Ecco. Ora ch’essa è
nel corridoio, mi sento
più sciolto. Vogliate scusare.)
 
Dicevo, ch’era bello stare
Insieme. Chiacchierare.
Abbiamo avuto qualche
diverbio, è naturale.
Ci siamo – ed è normale
anche questo - odiati
su più d’un punto, e frenati
soltanto per cortesia.
Ma, cos’importa. Sia
come sia, torno
a dirvi, e di cuore, grazie
per l’ottima compagnia.
 
Congedo alla sapienza
e congedo all’amore.
Congedo anche alla religione.
Ormai sono a destinazione.
 
Ora che più forte sento
stridere il freno, vi lascio
davvero, amici. Addio.
Di questo, sono certo: io
son giunto alla disperazione
calma, senza sgomento.
 
Scendo. Buon proseguimento.”
 
Appena Star finì il treno cominciò a rallentare.
“E’ splendida.” Commentò Remus e provò a sorridere ma non ci riuscì.
Tutti avevano i muscoli tesi al massimo. Fra qualche minuto la loro grande amica sarebbe tornata in un buio e freddo orfanotrofio.
Star sospirò e si alzò in piedi, sorrise. “Forza, muoviamoci a scendere.” Li incoraggiò con voce allegra come sempre.
Scesero dall’Espresso con delle espressioni da funerale e videro i signori Potter che conversavano con i signori Lupin e un po’ più in la, vestiti rigorosamente in nero, i signori Black.
Remus li guidò dai suoi genitori e fu il primo a parlare, quindi alle presentazioni ci pensò lui.
“Mamma, papà! Questi sono i miei amici: Sirius Black, James Potter e Star… Star.”
I signori Lupin erano meravigliati del fatto che il loro figlio fosse riuscito a farsi degli amici ed essere normale.
“E non ve l’ho detto…” Proseguì Remus. “…ma loro sanno cosa sono.”
Alla signora Lupin scappò un singhiozzo commosso. Entrambi i genitori gli sorrisero senza parole.
“Ma’, pa’; questi sono i miei amici. I nomi li sapete.” Si intromise James.
I signori Potter sorrisero a tutti e quattro stringendogli la mano.
Quando la signora Potter vide bene Star per presentarsi il suo sorriso si allargò. “Oh, ma sei bellissima! Come hai fatto tutta sola tra questi ragazzi?”
“Mi sono abituata nel corso degli anni.” Rispose lei evasiva.
Ma suoi amici si scurirono in volto.
“Allora tu sei quella Star!” Esclamò la signora Potter passando lo sguardo da lei a suo figlio.
“Mi dispiace molto per i tuoi genitori.” Ci tenne a farle sapere la signora Lupin.
“Non vi preoccupate sto bene. Ora sarà meglio che mi incammini però o mi troverò ancora per strada quando scenderà la notte.” Replicò Star con un alzata di spalle. Si girò per andarsene ma Sirius, James e Remus le afferrarono un braccio contemporaneamente.
“La fretta fa dimenticare le cose importanti, soprattutto unita alla poca voglia.” Le ricordò James.
Lei sorrise e i tre ragazzi la strinsero forte.
Mentre si allontanava Star notò Sirius andare a capo chino verso i suoi genitori che lo guardarono come se stare con certa gente lo avesse macchiato di un crimine orribile e provò un po’ di dispiacere per lui.
Lanciò un ultimo sguardo a James e Remus imprigionati negli abbracci soffocanti dei loro genitori e poi superò la barriera del binario nove e tre quarti.
 
………
 
Tre ore dopo arrivò davanti ai cancelli dell’orfanotrofio trascinandosi dietro il baule ricevuto in dotazione ad Hogwarts. Prese un ultimo respiro di libertà e il petalo di un fiore spazzato dal vento le si impigliò tra i capelli lunghi e mossi. Lo districò senza troppi problemi e se lo infilò nella tasca della divisa. Infine entrò nel cortile secco e grigio come se tutta l’estate fosse rimasta fuori.
Passò oltre la porta tarmata e subito la direttrice la squadrò.
“Vai a cambiarti. La tua camera è sempre quella.” Le ordinò.
Chiamala camera. All’ultimo piano dell’edificio nella soffitta polverosa c’era una porta che separava il resto del sottotetto dalla sua stanza che era una specie di sgabuzzino pieno di spifferi con il pavimento in pericolo di crollo e ragni e polvere che cadevano da soffitto. Perché non poteva dormire in un posto più solido della soffitta? Ma perché lì dovevano starci l’asse da stiro e gli spazzoloni o altri oggetti che venivano usati per tenere l’orfanotrofio in ottime condizioni.
Star stava già salendo la prima rampa di vecchie scale scricchiolanti quando la direttrice le urlò dietro: “E domani ti taglierò quei capelli.”
La ragazza alzò le spalle cosa che non avrebbe mai fatto se la direttrice avesse potuto vederla.
Era arrivata in cima e una voce nel buio la colse di sorpresa. Portò istintivamente una mano alla bacchetta in tasca.
“Che peccato, sembravi ancora più bella con i capelli lunghi, Rose.”
“Come credi tu John.” Ribatté Star ricominciando a trascinare il baule su per le scale.
“Sembra pesante. Vorrei darti una mano ma non mi è permesso.” Cambiò argomento John con voce tranquilla spostandosi verso la luce.
“Non mi daresti una mano mai. Adori vedermi sgobbare.” Lo rimbeccò Star acida. “A differenza dei miei amici.”
Questo colpì il ragazzo che si mise sull’attenti. “Amici?”
“Oh, si. Ragazzi della mia età. Veramente carini e disposti a tutto per me. Con loro rido e scherzo.” Raccontò Star con orgoglio.
“Il prossimo anno sarò maggiorenne, lo sai? E potrai avere tutti gli amici che vuoi in giro per il mondo ma loro non riusciranno a tirarti via da me. Ti adotterò, Rose, e sarai mia.” Lui l’aveva seguita fin in soffitta.
Star mise il baule nella sua stanza.
“Pensala come vuoi, io non sarò mai tua.” La ragazza sputò con disprezzo addosso a John e gli chiuse la porta in faccia.
Era tutto finito. John aveva ragione. Il sogno era scoppiato come un bolla ed eccola lì la realtà.
Aprì il baule con uno scatto schiacciandosi i piedi sotto di esso. Non c’era molto posto, il materasso ammuffito riempiva tutto lo spazio tranne un rettangolino per l’apertura della porta e in quell’angolino ci stava a malapena il baule. Però sapere che aveva ancora le cose dei suoi amici la faceva sentire meglio.
Il pigiama di Sirius, sia quello blu che le aveva regalato per Natale sia quello rosso con le impronte di cane, i quaderni e i pantaloni di Remus, la penna e le felpe di James, il cappotto di Lily, il cesto di dolci e i libri di scuola. Era ancora tutto li. Per quanto ancora?
Con un grande sforzo alzò il materasso e lo mise in piedi contro il muro. Poi sollevò un paio di assi marce guadagnandosi dieci schegge per dito, impacchettò tutti i suoi averi nel mantello della divisa e li pose sotto le travi. Lasciò nel baule solo alcuni libri che considerava noiosi, un paio di fogli, delle penne rotte e naturalmente la divisa di Hogwarts con la quale era arrivata. Fece cadere il materasso di nuovo al suo posto senza troppo rumore e indossò la divisa dell’orfanotrofio.
Fine.
Ora era tornata.
Forse non se ne sarebbe nemmeno più andata.
Mai più.
Era proprio tutto finito.
 
 
****************
 
Non riuscirò mai a finire questo capitolo che ho già finito!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Questo era quello che pensavo quando cercavo di scrivere e non riuscivo ad andare avanti…….
Stupida me.
Comunque ce l’ho fatta e per quanto questo capitolo mi deprima ne sono fiera perché Triskell dice che le piace quindi va bene.
Per adesso basta.
Ciao ciao.

 
  
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