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Autore: noewalrus    04/09/2013    1 recensioni
Provate a mettere un calderone sul fuoco, e, mentre girate a fuoco lento, aggiungete due amiche, un bus, due strampalati biglietti per un fantomatico tour inglese e un po' di zucchero... Ah, non dimenticate l'ingrediente principale: i Beatles.
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, John Lennon , Nuovo personaggio, Paul McCartney , Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#spazioautrice 

I nuovi capitoli saranno un po' particolari, e ci tengo a precisare che le date riportate nelle mie storie, per quanto poche - non ci sono molti riferimenti temporali - non corrispondono per forza alla realtà. Beh, è una storia inventata, quindi ci sta (?). Ora vi lascio alla lettura di questo capitolo un po' difficile e disastroso... Forse il flungst (termine che mi ha insegnato la prodigiosa Kia85 xD) non vi piacerà molto. E qualcuno vi sembrerà di botto molto strano. Saranno i postumi del Mystery Trip? Scopritelo voi... Con le cuffiette nelle orecchie, eheheheh! :D

Noe.

 

 

 

 

Quando il sole sorse su quella pazza notte, tutti e sei erano seduti in cima ad una collina a contemplare il paesaggio. John teneva stretta Halie, come se avesse avuto paura di perderla, e Paul era sdraiato vicino a Gabby, che si era addormentata per l'ennesima volta. Ringo tamburellava con le dita sul terreno e George, in uno stato di trance ipnotica, guardava fisso il sole, come se ne stesse assorbendo l'energia...
Erano tutti in silenzio, ma l'atmosfera era tranquilla e spensierata. Almeno finché Gabby non si svegliò di soprassalto, facendo sobbalzare Paul.
- La frana! La frana! - urlò la ragazza mentre si alzava di scatto.
- Ma che stai dicendo, Gabby?! - disse Halie, turbata in quel momento così piacevole con John vicino.
- Il bus! La frana! - ripeté in uno stato quasi catatonico.
- È impazzita... - borbottò Ringo accendendosi una sigaretta.
- Gabby, cos'è successo? - le chiese preoccupato Paul, guardandola intensamente nei suoi occhi castani.
- Oh, devo aver avuto un incubo... Scusatemi...  - rispose imbarazzata.
- Ahahah, doveva essere davvero un brutto sogno se ti sei svegliata così - le disse dolcemente Paul, schioccandole un bacio sulla punta del naso. Al che lei divenne proprio un peperone.
- Ahem, si è fatto proprio tardi... - John accompagnò maliziosamente la frase con un pugno sulla schiena di Paul.
- Dobbiamo tornare al bus o ci lasceranno qui! - disse Ringo alzandosi in fretta e sistemandosi i vestiti.

 

Arrivarono appena prima che il Magical Mystery Tour ripartisse, e si sistemarono sui sedili come le volte precedenti. George aveva trovato nel suo zaino dei mitici panini al formaggio, e li offrì a tutti.
- Devo annunciarvi una cosa importante - disse solennemente George.
- Avanti - gridarono tutti in coro.
- Una volta finito questo viaggio... - fece una piccola pausa. - ...Ho intenzione di andare in India, a Rishikesh, per meditare. -
Tutti scoppiarono a ridere. Com'era possibile che quel mezzo mangione, mezzo drogato e sempre considerato 'il più piccolino' volesse maturare e addirittura chiudersi in una stanza senza cibo per riflettere? Per quanto ne sapevano, George rifletteva in due momenti della giornata: quando scriveva canzoni - non proprio durante tutte le canzoni - e quando si faceva talmente tanto di cartoni da non distinguere una fisarmonica da un ascensore. Quindi, il 'progetto Rishikesh' era pazzesco.
- Eeeehi, non sto scherzando - disse ridacchiando mentre si accendeva una sigaretta. - Ho sentito di questo Maharishi Mahesh Yogi, o qualcosa così... Che insegna un metodo per meditare... Qualcosa del genere. -
- Ti sei informato bene, vedo! - disse sarcasticamente John.
- E hai intenzione di trascinarci in questa, ehm, storia? - chiese sospettoso Ringo. - Non è che io sia il tipo di persona che ama la roba vegetariana, le preghierine della buonanotte e tutto il resto... -
- 'Preghierine della buonanotte'! - rise Paul. - Beh, Joj, devi dircelo tu. Se vuoi che ti accompagniamo, lo faremo. -
- Mi piacerebbe che veniste anche voi. E magari anche le ragazze! - propose George con spirito intraprendente.
Halie e Gabby stavano ascoltando in silenzio fino a quel momento. Si scambiarono un'occhiata, e poi fu la seconda a prendere la parola.
- Ecco, sarebbe qualcosa di stupendo, ma alla fine di questo viaggio dovremo tornare a scuola. - disse rassegnata.
Senza dire una parola, Paul la guardò implorante con quei suoi occhi a cui nessuno poteva resistere, men che meno Gabby Foster, innamorata persa di lui - e anche corrisposta.
- Oh, al diavolo. È vero, abbiamo diciassette anni. Proprio per questo dobbiamo andarci! Altrimenti non ci saranno più occasioni. -
Halie la guardò preoccupata. John le arruffò i capelli con un gesto amorevole, ma lei continuò a fissare la sua amica.
Poi, tutto d'un tratto, disse: - Non posso... -
Il suo sguardo perso nel vuoto. La mano di John che si ritrasse in fretta. Un silenzio durato giusto il tempo di una strofa di una canzone, magari di una di quelle nonsense di John. Poi Halie si svegliò dalla sua trance e ripeté: - Veramente, non posso. Mi piacerebbe molto, ma non posso. Non sarei nemmeno dovuta venire adesso, come faccio? - chinò il capo per nascondere una lacrima. - Gabby, tu vacci, se vuoi, ma io non posso davvero. -
Poi si chiuse in un altro silenzio, finché, poco dopo, il pullman accostò e tutti scesero. 

 

Una volta a terra, John la prese per mano e cominciarono a camminare.
- Ehi - le sussurrò.
- Mi dispiace. -
- Anche a me. Anche se credo che ci sia ancora una possibilità di convincerti. -
- No, sul serio, è inutile. Godiamoci questo viaggio, finché dura, e poi basta. - disse come se volesse staccare una spina rotta da una presa di corrente. Con insofferenza, ma anche con decisione.
- Perché? Perché preferisci tornare a scuola anziché fare un viaggio in India? Non sono abbastanza per te? - chiese con acidità.
- Ma cosa dici, John, sei pazzo? Tu non capisci! Mi piaci da morire, ma devo pensare anche al mio futuro! E poi ho una famiglia, dei genitori che non sanno dove sono e che mi vogliono bene... -
John si fermò e si girò verso di lei, per poi sfiorarle la guancia e il mento con una carezza.
- Diamine, anche io ti voglio bene, non hai idea di quanto te ne voglia... -
- Mi dispiace... - riuscì appena a dire Halie prima che lui se ne andasse per le vie di quel paese. Lei prese la strada opposta e andò a cercare Gabby. La trovò appena fuori da un bar, aspettando Paul che era andato in bagno.
- Sono un disastro... Non so più cosa fare... - disse Halie tra le lacrime.
- Oooh, vieni qua! - e la strinse in un abbraccio di quelli che solo lei era capace di fare.
- Staremo via un mese, un mese e poi torneremo a scuola, tesoro... Non c'è problema, stai tranquilla... - le sussurrò Gabby mentre erano ancora abbracciate.

 

Nel frattempo, John aveva trovato il suo posto seduto al bancone di un pub, a bere una birra dopo l'altra con una velocità pazzesca. 
- Ti ha mollato, eh? - ammiccò il barista mentre gliene portava un'altra. 
- Chiudi la ciabatta, vecchio panzone! - gli urlò dietro John scagliando al di là del bancone un bicchiere vuoto. Era già sbronzo, e per questo fortunatamente sbagliò mira e colpì una vecchia macchina per fare il caffè. 
- Mantieni la calma, bello, altrimenti ti sbatto fuori! - gracchiò il barista.
- Ooooh, se ti capisco, caro mio - fece una voce alla sua destra. 
Era una ragazza bionda, pesantemente truccata, che sfoggiava un sorriso a trentadue denti. Ma il sorriso non era certamente l'unica cosa di cui era ben fornita. 
- Succede a tutti, anche a quelli fighi come te. Ma che ti frega di quella? Manco la conosco, ma so che ce ne sono duecento migliori. - 
John, sbronzo com'era, rise e sghignazzò con lei. 

 

- Ma quindi ci andiamo anche noi in India? - disse Halie mentre lei e Gabby si incamminavano alla ricerca di John.
- Si - le sorrise la sua amica.
Una grossa insegna catturò la loro attenzione. "Irish Whiskey" recitava il cartello, inciso nel legno ed incastrato fra due lanterne particolarissime.
Le due amiche decisero di entrare. 
Halie spinse il pomello della pesante porta di legno del locale, e per poco non svenne. 
Lì c'era il suo John, quello che amava da matti, avvinghiato ad un'altra, a baciarla con trasporto. 
Fortunatamente aveva Gabby dietro di lei che l'afferrò per il braccio e la fece tornare in sé. 
Ma al posto di urlare ed incazzarsi di brutto, come avrebbe dovuto fare, scappò fuori dal pub, spingendo la sua amica contro un tavolino. Fu lì che John si accorse di lei. 
Staccò da sé la ragazza e guardò Gabby.
- Oh, merda! - riuscì ad urlare.
- Sei uno scemo... - gli disse lei. - Quando ti succede qualcosa di brutto, sei solo capace di sbronzarti e fare cazzate. - Poi lo prese per mano, portandolo fuori dal locale, e si sedettero su un muretto. John stava in silenzio e guardava fisso un punto lontano, con aria rassegnata.
- Tu non lo capisci proprio quanto lei ci teneva a te. Eravamo riusciti ad arrivare ad un accordo, che saremmo venuti per un mese in India e poi io e lei saremmo tornate a casa. E ora sarà già tanto se quella non si butterà da un ponte, persa com'è. In questo siete proprio uguali... - si alzò dal muretto. - Adesso vado a cercarla. Vedi di non fare altre baggianate, okay? - gli chiese con atteggiamento stufo.
- Okay - sospirò John senza nemmeno guardarla.

 

 

  
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