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Autore: Deb    06/09/2013    1 recensioni
{Post 5x13! | (B)romance Merthur}
"Svegliati, per favore", pensò Merlin stringendo le ginocchia tra le braccia. "Svegliati, e chiamami idiota, dai, Arthur".
«Emrys».
«Fallo risvegliare», disse soltanto, tornando ad osservare Arthur.
«Guardarlo così intensamente non lo farà tornare da te».[...]
«Desidero soltanto una cosa, chiunque tu sia, voglio che Arthur si salvi perché non può essere il suo destino quello di morire così, oggi. Mi rifiuto di crederci, mi rifiuto»[...]
«Lo puoi salvare?», domandò poi, stufo.
Era arrivato fin là, dopo il fascio di luce, proprio per cercare di riportarlo indietro e, fosse stata l’ultima cosa che avesse fatto, Arthur sarebbe ritornato.
«Una vita per una vita, lo sai bene, Emrys».

--- {Dal secondo capitolo}
Dopo essere riuscito ad idratarlo, Merlin non riuscì più a trattenersi e, di slancio, l'abbracciò.
«Staccati, idiota».
Avrebbe voluto baciarlo tanta era la felicità di rivederlo, di ricevere nuovamente i suoi insulti.
«Arthur».
«Sono qui, Merlin», ricambiò l’abbraccio, infine. Erano stretti l'uno nell'altro, vivi.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gaius, Gwen, Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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Così sia
Capitolo XV


Quando Sir Leon entrò di corsa nella sala del trono, Merlin trattenne il fiato.
Lo conosceva bene e sapeva che era successo qualcosa che avrebbe fatto andare tutti in agitazione.
La sua previsione non fu infatti contraddetta.
«Mio signore, un drago, credo sia il drago di Morgana, si sta dirigendo verso il castello», affermò, inginocchiandosi davanti a sua maestà.
Arthur sospirò e portò una mano davanti al mento, aveva spostato lo sguardo su Merlin, probabilmente per chiedergli qualche conferma.
Negò con la testa. Lui non voleva certo che Aithusa fosse uccisa. Non se lo meritava, lei era soltanto una creatura che aveva sbagliato strada. Merlin sarebbe riuscito a farla ragionare, sicuramente.
«Leon, cosa faresti?» Chiese al cavaliere, prima di interpellare il suo consigliere.
«Dobbiamo ucciderlo, mi sembra ovvio».
Non aveva avuto un attimo di esitazione e Merlin comprese quanto ancora la magia fosse vista in maniera sbagliata tra la popolazione.
«Potremmo evitare ciò in qualche modo?» Il re guardò Merlin che si irrigidì.
«Avremmo bisogno di un signore dei draghi, Sire», rispose serio, dandosi mentalmente dello stupido.
Arthur voleva la verità, sempre, eppure Merlin si era dimenticato di riferirgli che lui aveva il poter di comandare i draghi. Se fosse stato da solo, avrebbe voluto prendere a testate il muro.
Come aveva fatto a dimenticare una cosa così importante?
«Merlin, sono morti. Tutti».
Il mago deglutì e spostò lo sguardo altrove, «Merlin? C'è qualcosa che non mi vuoi dire?» Aggiunse con un'intonazione divertita.
L'aveva preso in castagna e ne andava dannatamente fiero.
Merlin, invece, si chiedeva come avrebbe fatto ad uscire da quella situazione.
Poi si ricordò che, durante la battaglia di Camlann, Merlin aveva ordinato ad Aithusa di non attaccare l'esercito di Camelot. Avrebbe usato quella scusa, avrebbe detto ad Arthur che credeva lo sapesse visto che aveva utilizzato quel potere di fronte a lui. Che poi, era l'assoluta verità. Non era certo colpa di Merlin se Arthur era un asino e cominciava ad avere problemi di memoria.
«Non tutti, sono rimasto io», rispose infine, come se fosse cosa ovvia.
«Tu?» Sia Arthur che Guinevere avevano parlato all'unisono.
«Da quando in qua saresti pure un signore dei draghi, Merlin?» chiese il re brusco e, probabilmente, risentito.
«Da quando mio padre è morto. Lui era l'ultimo signore dei draghi».
Arthur boccheggiò in un primo momento, poi schioccò le dita nella direzione del mago e gli fece cenno di seguirlo.
Raggiunsero insieme un'altra sala, più piccola della precedente, dove avrebbero potuto parlare in pace.
«Quando avevi intenzione di dirmelo?», chiese indispettivo, nuovamente.
«Credevo lo sapeste, Arthur. Ho già utilizzato questo potere davanti a voi», Merlin non voleva deluderlo. Non più. Eppure sembrava di esserci riuscito ancora una volta.
Gli occhi di Arthur si socchiusero, cercando di ricordare, «a Camlann, giusto? Quando avevi preso le sembianze del vecchio».
«Esattamente».
Il re annuì, «sì, certo, non ci avevo pensato visto l'aspetto. Hai ragione, avrei dovuto esserne a conoscenza».
Merlin sospirò di sollievo e sussultò quando si sentì colpire la testa, «avresti dovuto comunque farmelo presente, razza di idiota».
Il mago si massaggiò la testa, «Io, l'idiota? Siete voi che non vi ricordate nemmeno quello che avete mangiato a colazione! Siete voi l'asino!», lo attaccò. Non gli sembrava per niente giusto essere picchiato soltanto perché Arthur non si ricordava di averlo già visto in azione. «E poi, dai... siete venuto con me da Killgarrah! Se proprio non ricordavate Camlann, allora il drago avrebbe dovuto farvi venire un dubbio, che senso avrebbe, se no, essere convocati da un drago?».
Arthur fece un verso gutturale, come se avesse voluto ringhiargli, «lasciamo perdere, Merlin», disse, «ora vai a uccidere quel drago».
«Uccidere?»
«Vorresti lasciarlo libero, forse? Morgana...», Arthur cercò invano di parlare, ma Merlin lo bloccò.
«Non ucciderò Aithusa, Sire. Le ordinerò di diventare il vostro drago reale, ecco», il mago parlò lentamente, scandendo bene ogni sillaba. Sapeva di aver detto una cavolata, era mai esistito un drago domestico? Che magari camminava per il castello e chiedeva le coccole alle guardie?
Il re aggrottò la fronte e le labbra, come se quello che Merlin avrebbe fatto sarebbe stata una cosa altamente impossibile.
«Non pensarci nemmeno!» Alzò la voce, infastidito, «che idiozie ti passano per la mente?»
Merlin sorrise, in effetti era davvero una cosa stupida.
«Posso ordinargli di non attaccare mai nessuno».
Arthur sospirò, sconfitto, «se credi che possa andare, Merlin. Sappi, però, che se ci saranno casini con questo drago...»
«Si chiama Aithusa, Sire», lo fermò.
Arthur socchiuse gli occhi infastidito, «... con Aithusa, le responsabilità saranno anche tue e pagherai per i crimini che potrebbe commettere il dr... Aithusa».
Merlin si illuminò, «certo, mio signore».

Aithusa si trovava davanti a loro due.
Erano andati nella radura, fuori dalle mura di Camelot per attendere l'arrivo del drago.
Merlin vide la sagoma bianca e, velocemente, lo chiamò. I suoi occhi divennero dorati e Aithusa planò vicino a loro, avvicinandosi poi a piedi.
«Nu meaht begalan gio».
Aithusa abbassò le orecchie e successivamente il capo.
«Che gli hai detto?», domandò Arthur perplesso. Merlin comprendeva quanto gli sembrasse strano riuscire a dominare quella creatura che, fino a poco prima, voleva attaccare il regno per vendetta.
«Le ho detto che non deve più attaccare, mai più», rispose Merlin avvicinandosi ad Aithusa e accarezzandole il muso, «non è cattiva , Sire. Si era affezionata soltanto alla persona sbagliata».
Avrebbe dovuto curarla di più. Merlin ricordava il giorno della sua nascita, era stata per lui una grande emozione, eppure poi non era più riuscito a vederla. Aveva sempre creduto che stesse con Killgharrah, invece aveva vissuto la sua vita, decidendo di aiutare Morgana. Forse aveva visto del buono in lei perché altrimenti non aveva idea di come avesse potuto starle vicino, lui sapeva che Aithusa era buona. Non poteva essere altrimenti.
«Quindi? Perché non se ne va?», Arthur si avvicinò un po' a loro, camminava cauto per paura che, da un momento all'altro, Aithusa avrebbe potuto attaccarlo.
Merlin si chiuse nelle spalle, «ha bisogno di qualcuno che la segua», affermò senza pensarci, «è stata torturata, ed è cresciuta dentro un posto angustio, non si è sviluppata bene».
Provava un gran senso di colpa verso Aithusa, avrebbe voluto rimanere con lei, ma non poteva certo abbandonare così Arthur. Dovevano lavorare per evitare la guerra che il re aveva sognato.
«Non vorrai portarlo al castello?!».
Merlin si voltò entusiasta, «posso?»
Arthur inarcò le sopracciglia, «non posso permetterti una cosa del genere, idiota, è un drago non è... un cane».
«Lo so, lo vedo che non è un cane, Arthur», rispose Merlin cominciando a pensare ad una soluzione. Se Aithusa fosse rimasta nei paraggi, in quella radura, lui sarebbe potuto andarla a trovare anche tutti i giorni, «le daresti il permesso di rimanere qui?».
Arthur appoggiò una mano sulla sua spalla, «vuoi proprio stargli vicino, eh?! Ma lo sai che non è una tua responsabilità?»
«L'avete detto voi, visto che non voglio ucciderla, sarò suo responsabile e voglio starle vicino, sì».
«Così sia, Merlin. Potrà rimanere qui se mi assicuri che ora non può più infliggere del male».
«Ve lo prometto, Sire».
Arthur annuì, «bene. Ora... ma questo drago qui non parla?».
Merlin rise per la domanda che gli era appena stata posta. Arthur aveva per caso la fobia dei draghi parlanti?
«Non ha mai imparato», rispose poi con amarezza.

---


Buongiorno! Eccomi con il terzultimo capitolo! :3 Tutto dedicato ad Aithusina bella ♥ Mi è dispiaciuto tanto come sia stata trattata nel telefilm. Papà Merlin (visto che l’ha fatta nascere) avrebbe dovuto prendersene cura invece di lasciarla alla sua sorte T_T
Scusatemi, sono un po’ di fretta, quindi vi lascio subito con lo spoiler! Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto :)
Baci
Deb

Spoiler prossimo capitolo:
«Sire!»
Arthur osservò l'amico, aveva il fiatone e le guance gli si erano colorate di rosa per la corsa, «che succede? Dov'è Gwen?»
«Non c'è, Sire. Nessuno l'ha vista da stamattina».
   
 
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