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Autore: noelia    07/09/2013    22 recensioni
Dopo la morte dei genitori in un incidente d'auto, la sedicenne Rose Mary Fray è costretta trasferirsi in Indonesia, dai suoi nonni materni. Lì incontra Justin, inizialmente ostile e scorbutico nei suoi confronti, con uno scheletro nell'armadio: è infatti da pochi anni uscito da un riformatorio, accusato di aver ucciso sua madre, Patricia e sua sorella, Juliet. 
Le settimane a Bali passano monotone, finché non si innesca una serie di raccapriccianti eventi. Rapimenti, uccisioni. Ed è proprio in quest'occasione che i demoni del loro passato ritornano a tormentarli.
FAN FICTION SOSPESA A DATA ANCORA DA STABILIRSI.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeremy Bieber, Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 10
The cave


 
- Non ho idea di dove siamo finiti- sussurrò Daniel alle prese col timone, nel ponte di comando.
Justin imprecò qualcosa sottovoce. – E’ così difficile seguire delle fottute indicazioni?- sbottò con il fuoco negli occhi, riferendosi ad una mappa dell’isola con cui Daniel si stava orientando.
- Voglio tornare a casa- m’intromisi sull’orlo di una crisi di pianto.
- Sta’ calma- m’intimò il biondo.
Mi ritrassi come se avessi preso la corrente. – Sei tu che mi rendi nervosa.
- Rose Mary, non sei d’aiuto- disse Dan visibilmente avvilito.
- Non è colpa mia se non sai nemmeno seguire una stupida mappa- borbottai.
Mi guardò in cagnesco.
Vidi Justin avvicinarsi ad Alyssa e sussurrarle qualcosa all’orecchio.
- Come diavolo la porto fuori? Sta piovendo, non vedi? PIO-VEN-DO- rispose lei isterica.
Se fino a qualche tempo prima affermavo di amare la pioggia, in quel momento ero arrivata al punto di detestarla.
- Io lo sapevo..- mi accasciai rassegnata al muro. Il fatto che fosse tutto rivestito in legno, almeno, donava al tutto un’aria più familiare.
- Dovremmo fermarci da qualche parte il prima possibile, ed aspettare che qualcuno ci venga a prendere- suggerì Justin, cercando con tutto se stesso di non perdersi d’animo.
- Io vedo solo oceano- rispose Daniel.
Justin fece un bel respiro socchiudendo gli occhi. – Senti, ancora non so come, ma sto cercando di mettere da parte il mio essere pessimista, e sappi che sarà l’ultima volta che vedrai questo lato di me, quindi, prima che si scarichino le tacchette da bravo ragazzo, vedi di trovare una cazzo di isola o siamo fott.. fregati.
Il moro sorrise. – Preferisco senza dubbio il Bieber incazzato.
Passarono quindici minuti in cui l’unica cosa che facevamo era girare a vuoto.
- Il carburante!- esclamò tutt’un tratto Daniel, paonazzo. – Sta per finire, è impossibile.. era pieno.. p-porca puttana.
Iniziò a camminare avanti e indietro con le mani tra i capelli.
Alzai di scatto il busto all’udire di quella notizia. – Dio! Non può essere.
Mi avvicinai alla vetrata e scrutai l’orizzonte alla ricerca di qualche promontorio.
Quando le mie speranze era sull’orlo di un precipizio intravidi la sagoma sbiadita di un monte, in lontananza. – Eccola! C’è un’isola!- urlai agitata.
Tutti guardarono nel punto che stavo indicando e tirarono un sospiro.
- Muovi quel cazzo di acceleratore Daniel. Dobbiamo arrivarci il più vicino possibile prima che il carburante ci fotta davvero- lo incitò Justin.
- Sì, accelera che sto per vomitare- disse Alyssa portandosi una mano alla bocca.
In realtà avevo intuito il vero motivo per cui voleva che Daniel accelerasse: non sapeva nuotare, e più saremmo arrivati vicini alla riva, meno tratto di mare avrebbe dovuto percorrere a nuoto.
Ci accostavamo sempre di più fino ad essere a qualche metro dal tratto sabbioso.
Eravamo alla distanza giusta per attraccare.
- L’ancora Daniel! L’ancora!- gli ricordò Justin.
L’ancora fu gettata nel fondale trasparente e la nave si fermò.
- Bene, che si fa adesso?- dissi guardando preoccupata l’isola selvaggia e disabitata, dunque, priva di posti in cui posare l’imbarcazione, o una passerella per passare dal mare alla terra ferma.
- Ci tuffiamo- annunciò Dan più serio che mai.
- I-io non so nuotare- li informò Alyssa con lo sguardo chino.
Daniel si offrì di aiutarla ad arrivare a riva sana e salva, così, insieme ci lanciammo nell’acqua ghiacciata.
Mi tuffai a candela per evitare un impatto violento con il liquido.
- Aiuto!- urlò Alyssa dimenandosi e schizzando acqua a destra e a manca.
- Eccomi- disse Daniel nuotando velocemente verso di lei e prendendola tra le braccia. – E’ tutto ok, respira.
La ragazza fece come le fu ordinato, e parve calmarsi.
- Grazie- gli disse sfinita una volta accasciatasi sulla sabbia bianca.
Mi alzai in piedi ed iniziai a guardarmi in giro per capire quanto male stavamo messi.
Il posto era un paradiso terrestre, e su questo non c’era nulla da dire, il fatto era che subito dopo la riva iniziava una fitta e sinistra palude, e temevo che se nessuno fosse venuto a cercarci, saremmo stati costretti ad addentrarci al suo interno e passare la notte lì.
- Che ore sono?- domandò Justin affiancandomi.
Tastai con la mano i pantaloncini della mamma di Daniel che il ragazzo mi aveva prestato poco prima di scendere. – Merda, devo aver lasciato il cellulare nella camera degli ospiti.
Il ragazzo sbuffò. – Servirai pure a qualcosa, no?
– E che mi dici di te? Il tuo dove l’hai lasciato? Non ce l’hai, vero? Beh, sei inutile almeno quanto me- diedi in escandescenza.
- Smettetela! Siamo tutti fottuti, ed incolparci a vicenda non sistemerà le cose- concluse Daniel disteso al fianco di Alyssa.
- Dillo al tuo amichetto- sibilai a voce bassa guardando Justin di sottecchi.
- Ho bisogno di sapere che ore sono.
- Poco prima che ci tuffassimo ho controllato l’orologio di bordo: erano le 12.34, e più che restare intrappolati in questo isolotto mi preoccupa il fatto che se non porto le due a casa entro le cinque il capo mi scuoia vivo.
- Beh, non c’è tempo da perdere. Aspetteremo per un’altra oretta, dopodiché, se nessuno passerà di qui anche solo per sbaglio, dovremo organizzarci.
- Organizzarci per cosa?- chiesi temendo già la sua risposta.
- Per passare la notte qui. Entro domattina si spargerà la voce della nostra “scomparsa”- mimò tra le virgolette. – Qualcuno verrà a cercarci e torneremo a casa.
- Io non voglio passare la notte lì dentro- indicai la palude.
- Non fare la bambina, cazzo! Guarda il cielo: sta per piovere di nuovo!- sbraitò più duramente di quanto avrebbe dovuto. Dei grossi nuvoloni neri avvolgevano l’aria, e per quanto fossi terrorizzata dal passare la notte tra animali selvatici e piante velenose, almeno non sarei morta con una bronchite, o peggio ancora, fulminata. Ciò non toglieva, però, che non poteva rivolgersi a me in quel modo. – Fottiti- fu la mia risposta, dopodiché mi avvicinai ad Alyssa.
- Come ti senti, Aly?- le chiesi inginocchiandomi per vederla meglio.
- Meglio, bene. Daniel mi ha promesso che prima che io parta mi insegnerà a nuotare- lo guardò sorridente.
- Grandioso!- esclamai. – Potete iniziare da ora, se volete, avete ancora qualche oretta prima che il bisbetico decida di andare a cercare un riparo per la notte.

- Rose Mary!- urlò Justin da qualche parte tra gli alberi.
- Sì?- risposi con nonchalance, distesa supina sulla sabbia, ad ammirare il cielo grigio e a tratti nero.
- Vieni qui. E chiama quei due!
Daniel ed Alyssa erano immersi nel mare più sorridenti ed eccitati che mai. Si schizzavano l’acqua a vicenda e ridevano come dei bambini il giorno di Natale. Alyssa almeno, aveva imparato a galleggiare.
- Ragazzi!- urlai. – Il bisbetico vi cerca- continuai una volta che posarono l’attenzione su di me.
“Bisbetico” sarebbe stato il suo nuovo soprannome. Era proprio azzeccato.
Li aspettai a dedita distanza di sicurezza dal liquido – non avevo intenzioni di bagnarmi ancora –  ed insieme ci dirigemmo verso Justin.
Stava tastando qualcosa, nel terreno, ai piedi di un albero. Alzò poi lo sguardo verso di noi. – Voi- si rivolse a Dan ed Alyssa. – Andate a cercare qualcosa da mangiare e un po’ di legna per il fuoco. Io e Rose Mary invece, cercheremo un posto sicuro in cui passare la notte.
- Momento!- dissi. – Perché non puoi andare tu con Daniel e far venire Alyssa con me?
- No, tranquillo, tranquillo!- esclamò subito Alyssa piazzandosi davanti a me. – Va benissimo così- mi fece un occhiolino che, diversamente da come aveva previsto, fu colto da tutti.
- Justin ha ragione, Rosie- disse Daniel dolcemente. – Siete due ragazzine, e, parliamoci chiaro, non avreste molte speranze di sopravvivere senza noi.
Alzai gli occhi al cielo.
- Ci vediamo qui tra un’oretta. Se non ci troverete aspettateci lo stesso, non possiamo permetterci di perderci di vista.. Non ora- concluse il bisbetico.
- Bene. Pronta signorina?- domandò Daniel ad Aly, che sfoderò un incantevole sorriso.
- Prontissima- rispose lei. – Ah, Bieber, attento alle piante velenose che di veleno in corpo ne hai già abbastanza- finse un sorrisetto, per poi darci le spalle e camminare sotto il braccio di Daniel.
- Ma che problema ha?- mi chiese Justin irritato.
- Credo ce l’abbia ancora con te per averla.. come dire.. usata.
Il ragazzo sorrise divertito. – E fa l’offesa per così poco? Ho fatto di peggio.
- Potrà sembrarti strano ma non tutte le ragazze di questo mondo sono delle puttanelle, Justin. Non è poi così strano che ce l’abbia con te- risposi sorridendogli e sbattendo velocemente le ciglia di proposito. – Ma in fondo che sarà mai? Hai ancora così tante sciacquette che ti vengono dietro da scoparti.
- Beh, inizio ad averne abbastanza delle sciacquette. Forse devo cambiare aria- incurvò gli angoli della bocca beffardo, ma decisi di non rispondere alla sua frecciatina e andare oltre.
Se voleva provocarmi ci stava riuscendo.

- Ferma- sussurrò Justin alle mie spalle, avvolgendomi la vita con le sue mani.
- Che succede?- chiesi senza voltarmi.
- Shh- rispose continuando a stringermi saldamente tra le sue braccia.
Non avevo idea di cosa stesse succedendo, ma qualsiasi cosa fosse, era una sensazione piacevole essere avvolta dal suo corpo, essere protetta da lui. Smettila, Rose Mary mi ammonii mentalmente.
- Non fiatare- m’intimò a voce così bassa che mi chiesi come avessi fatto a sentirlo.
Annuii lenta.
Ci eravamo addentrati nel cuore della palude. Nel giro di un’oretta avevo già rischiato di lasciarci le penne tre volte. In tutt’e tre volte c’entravano piante velenose. Mi chiesi di cosa poteva trattarsi in quel momento, poi ebbi la risposta: le foglie sotto i miei piedi iniziarono a muoversi, riuscii ad intravedere delle squame verdi strisciarmi ad un metro di distanza.
Non che fossero il mio peggior incubo, ma con i serpenti non avevo mai avuto un rapporto così semplice.
Sussultai, e Justin, lentamente, avvicinò il suo corpo al mio. Riuscivo a sentire il calore che emanava la sua pelle. Arrossii, ma per fortuna non poteva vederlo.
Restammo immobili finché il rumore sotto ai miei piedi non cessò, e l’unico suono che si riusciva a percepire era quello del mio cuore battere a mille.
- Ben fatto, puoi anche dire al tuo cuore di rallentare adesso. Da morta servi poco- mi sorrise seducentemente sciogliendomi dalla sua salda presa.
Lo guardai inarcando un sopracciglio. – Guarda che batteva per il serpente.
- Appunto- rispose lui beffardamente.
- Dio, sei un mentecatto.. un.. un bisbetico pervertito!
- Oh, risparmiami la parte da santarellina. Ti ha fatto piacere, lo so- concluse lanciandomi un ultimo dei suoi irritanti sorrisetti da fighetto della festa per poi riprendere il cammino.
Sbuffai seguendolo a ruota.
Dopo circa cinque minuti si bloccò di scatto facendomi finire addosso a lui.
- Che ti prende adesso?- sbottai.
- Hai visto?- chiese lui guardando in cielo, allarmato.
- V-visto co..
Un violentissimo lampo azzurro illuminò la foresta intera.
- Maledizione!- imprecò. – Dobbiamo metterci a riparo prima che cominci a piovere, e ti avverto che qui le piogge non sono come sei abituata a vederle- iniziò a guardarsi intorno.
Mi feci piccola, intimorita.
Senza preavviso mi prese la mano e iniziammo a correre sotto la tempesta che incombeva minacciosa su di noi.
Dopo i fulmini ed i tuoni, fu la volta della pioggia, con il suo adorabile tempismo.
Ero fradicia d’acqua e le gambe non reggevano più.
Iniziai a rallentare lasciando che fosse il braccio di Justin a trascinarmi, finché non mi strinse forte la mano e si girò di sfuggita verso di me, a guardarmi con occhi incoraggianti.
- Lì!- urlò improvvisamente indicando un antro nascosto ai piedi di un imponente e fittizio albero centenario.
Entrammo nel buco nero illuminato appena dalla debole luce grigia che emanavano le nuvole.
Mi piegai sulle ginocchia ed iniziai ad ansimare. – Sono tutta bagnata!
- Dannazione- sussurrò lui ignorandomi del tutto. – Non è possibile! Siamo bloccati su un’isola sperduta e per di più.. Ci siamo persi!- continuò con una sfilza di brutte parole, come se gli fosse capitata la cosa più assurda del mondo; ed in effetti era così.
- Non mi sento a mio agio qui dentro- dissi poggiandomi alla parete rocciosa.
- Oh davvero? Puoi benissimo uscire e farti colpire da un filmine se vuoi- mi rispose in malo modo.
Non ero per niente in vena dei suoi sbalzi d’umore e dei suoi repentini cambi della personalità. La situazione iniziava a stufarmi, ma decisi di chiudere il becco e di resistere alle sue frasi provocatorie.
- Prega sola che un orso non ci mangi!
Lo guardai spaventata.
- Era solo una battuta- disse infine notando il mio sguardo.
In scuola in Georgia avevo il soprannome di “ritardata”, e dovevo ammettere che mi si addiceva. Non capivo mai le battute in tempo con gli altri; talvolta non le capivo affatto, ma fingevo di aver colto l’umorismo e ridevo, giusto per non sembrare una totale deficiente.
La ritardata e il bisbetico pensai, l’accoppiata vincente!
Mi sedetti per terra a gambe incrociate, e mi misi ad osservare Justin sperando che non si accorgesse di me.
Il suo profilo. Lo amavo, e quella mascella serrata era così..
- Perché mi fissi?- mi chiese all’improvviso lui girandosi di scatto verso di me.
- I-io non ti fisso.
Scrollò le spalle e s’incamminò verso il lato più remoto della caverna.
- Dove vai?
- A dare un’occhiata. Se non smetterà di piovere  – e sono sicuro che non smetterà – siamo costretti a passare la notte qui, ma prima devo assicurarmi che sia sicuro.
Annuii. – Posso venire con te?
- No. Resta qui, mi saresti solo d’impiccio.
Lo guardai in cagnesco. – Beh, e invece sai che ti dico? Non me ne fotte un cazzo di ciò che mi dici e vengo con te. Non mi lascio comandare da un bisbetico con uno zoo sul braccio.
Gli si formò un mezzo sorriso agli angoli della bocca. – Che cattiva ragazza!
Mi alzai da terra e lo raggiunsi.
Iniziò a guardarsi intorno, poi il suo sguardo si posò su un angolo oscuro. Vi si avvicinò, chinò il busto, e quando lo rialzò aveva una torcia tra le mani. – E’ strano- disse a voce bassa.
- Eh?
- C’è una torcia- premette su un pulsante e si accese. – Evidentemente non siamo stati i primi ad arrivare qui.
Un brivido mi percorse la schiena.
- Restami vicina.

- Non credi che dovremmo fermarci qui?- gli domandai ad un certo punto dopo aver camminato per circa dieci minuti.
- No, Rose Mary. Prima la torcia, poi il legno carbonizzato. Devo assicurarmi che saremo al sicuro ‘sta notte- rispose lui più serio che mai.
Osservavo il piccolo cerchio di luce che creava la pila elettrica sui muri.
Era tutto così buio ed inquietante.
- Se proprio non ce la fai aspettami qui, ma promettimi che non ti muoverai di un centimetro.
- Te lo prometto- gli dissi strisciandomi sul muro e sedendomi per terra.
- Bene. Tornerò presto. Questa caverna dovrà pure avere un fine!
L’idea di restare sola, in una caverna infestata da orsi e da spiriti di persone che lasciavano delle torce in giro non mi allettava più di tanto, si poteva dire che ero terrorizzata.
- Justin..- lo chiamai svelta facendo per alzare un braccio su di lui.
- Cos’altro vuoi?
- Ho cambiato idea, vengo con te- annunciai fermamente rialzandomi per l’ennesima volta da terra.
Lui sbruffò e mi sfiorò la schiena. Voleva che gli stessi affianco, evidentemente.
- Se non fosse stato per tuo nonno ti avrei lasciata in pasto a quel serpente- disse dopo qualche minuto di silenzio totale.
- Proprio non ce la fai a restare gentile per più di un nanosecondo, eh?- chiesi seccata.
Sorrise continuando a guardare avanti. – Oh, è strano, insomma, le ragazze che mi porto a letto dicono il contrario.
- Per fortuna non sono tra quelle ragazze- lo sfidai lanciandogli un sorrisetto.
- Sì, per fortuna.
Stupido bisbetico con comportamenti da primadonna.
D’un tratto si fermò.
- Che c’è?
- Fine del giro turistico.
E finalmente eravamo arrivati alla fine di quell’interminabile spelonca.
Abbassò la torcia.
- Da’ qua- gli dissi sfilandogliela da mano.
Avrei giurato di aver visto qualcosa sul muro.
Feci luce in quel punto.
Un enorme graffito.
Un cuore.
Due nomi.

Sentii un rumore sordo alle mie spalle. Justin doveva essere inciampato in qualcosa; adesso era accasciato al muro, con le gambe e la mascella tremolanti.
La torcia mi cadde di mano dallo spavento, ma anche nel buio, l’immagine di un grande cuore con all’interno i nomi “Jeremy and Patricia” continuava ad apparirmi davanti agli occhi come il peggiore degli incubi. 


















 
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SPAZIO AUTRICE:
UE' BELLEEEEEEEEEEEEEEEEEEE! Ok, e dopo il saluto vrenzolo vi dico ciao, fanciulle e fanciulli, evviva li facioli! No, basta, sto troppo gasata per "Wait for a minute", e per l'uscita di Believe 3D fissata per l 22 Dicembre. Yeee! Tornando seria, come vi avevo già anticipato nel capitolo nove, adesso si inizia ad entrare nel vivo della storia. Vi anticipo subito che il fattore "Jeremy" rientrerà in scena, lasciando tutti col fiato sospeso. Vi faccio anche un altro piccolo spoiler: nel prossimo capito avverrà una cosa vi piacerà mooooltissimo, ve lo prometto,  abbiate solo pazienza amike pervy, mlml. ouo Basta, Aly, così le spaventi. Ok, che dire del capitolo? Lascio a voi i commenti e le diverse interpretazioni. Il capitolo (manco a farlo apposta) non mi convince AHAHAHAHHA, sì dai, uccidetemi AHAHAH. Adesso mi dielguo, maaaaaaaaa, prima di andarmene, sono lieta di presentarvi... oh ooooooooooh *rullo di tamburi*...
IL TRAILER
http://www.youtube.com/watch?v=s8OsnTJ2O4M&feature=c4-overview&list=UUVN1byk4i4CKeoucLXFlBfQ&hd=1 
Ci tengo a ringraziare per questo meraviglioso trailer la mia amica @firstmarch, che mi ha salvato creandomi questa meraviglia all'ultima minuto. Già che ci sono vi consiglio di passare dalla sua fan fiction, che, per quanto mi riguarda, è diventata una droga! Non ve ne pentirete, davvero. Grazie Ely, ti voglio bene. Vorrei ringraziare anche tutte voi con le dolcissime recensioni, i preferiti, i seguiti, i ricordati, e il sostegno che mi date ad ogni capitolo. GRAZIE! 
In attesa di una vostra recensione, vi saluto ragazze,


con amore, Alyssa.
   
 
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