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Autore: Eternal Cosmos    16/03/2008    7 recensioni
Harry ha vinto la guerra contro Voldemort, ma ad un alto prezzo terribile. Fawkes gli dà un'altra opportunità in un mondo nuovo, dove lui morì come un infante...e dove Voldemort ancora è appostato nelle ombre...
Genere: Generale, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 20: [ Alliance ] Alleanza
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Come Harry aveva previsto, l'ala dell'ospedale era piena il giorno seguente. Osservò, tra la folla degli studenti curiosi, Madama Pomfrey che gironzolava là attorno energicamente affaccendata, palesemente sotto l'effetto di una fiala di pozione Pepper-Up; all'apparenza, la donna ne aveva avuto fin da metà nottata.
Gli studenti curiosi furono scacciati dall'Infermeria da un Albus dall'aspetto esausto, ed Harry camminò a distanza per evitare di subire lo stesso trattamento. Spostò lo sguardo sui ragazzini piangenti che giacevano sui lettini e sugli adulti, feriti, che riferivano l'attacco a vari auror.
Percepì lo sguardo duro del Preside posarsi su di lui, quasi aspettandosi che Harry facesse qualche commento derisorio, ma con sua sorpresa non ne venne nessuno e il ragazzo semplicemente si allontanò senza proferire parola. Albus trovò questo nuovo atteggiamento piuttosto inusuale, ma lo attribuì al fatto che Harry probabilmente non aveva mai visto così tante persone ferite tutte assieme, una conseguenza dell'epoca pericolosa in cui loro vivevano.
Come se!
La verità era; che vedere Sirius e Remus che giacevano, addormentati e feriti, in brande separate, lo aveva fatto allontanare senza poter esprimere la rabbia per tutto ciò che aveva sentito... e visto. ‘Dumbledore li lascerà ridursi in questo stato, o peggio, li farà ammazzare. Non è abbastanza preparato. Devo agire. Per favore, Hedwig, torna presto con una risposta positiva!’ pregò mentalmente Harry facendosi strada verso la Sala Grande per mangiare qualcosa.
Ignorò l'occhiata sospettosa di McGonagall, come anche lo sguardo fisso di Snape, con usurata facilità. Scelse di comportarsi nella maniera più normale possibile e sorrise lievemente a Ron e agli altri, che rilasciarono tutti un sospiro collettivo. “Coosì… stai bene, Harry? Eri piuttosto… sconvolto, ieri,” il rosso cercò le parole giuste, con cautela, da usare con il ragazzo dai capelli scuri.
Harry fece spallucce e si servì un po' di zuppa. Un'ombra comparve dietro di lui e il ragazzo quasi mugolò d'insofferenza; sapeva molto bene chi c'era dietro di lui.
“Mister Potter, dov'eri ieri?”
Harry si voltò sulla sedia, e guardò freddamente la Vice-Preside. “Ero nei miei alloggi, perché?”
McGonagall lo scrutò intensamente con le mani posate sulle labbra. “Il Professor Flitwick ha bussato alla tua porta per una quantità innumerevole di volte, ma non hai risposto. E anche il passaggio dal tuo camino era fuori uso,” dichiarò lei, e Harry sospirò frustrato, passandosi una mano tra i capelli, un'abitudine che parve molto familiare a tutti gli insegnanti che avevano una volta conosciuto James Potter.
“Ascolti: ero irritato e stanco, e volevo essere lasciato da solo. Volete sapere perché sembro così deciso a combattere? Bene, ecco la vostra risposta: ero molto coinvolto nella guerra del mio mondo. So come Tom agisce, so come pensano i suoi Mangiamorte. Ero un membro dell'Ordine, se ve lo siete già dimenticato. Avete dato fiducia a James Evans, allora perché non a me?”
Sapeva di avere un valido punto a suo favore, uno al quale Minerva avrebbe trovato difficoltà a replicare. La donna non sapeva davvero come rispondergli, ma ostinata com'era, non si lasciò mettere a tacere. “Bene, ma tu non sei più nel tuo mondo, o sbaglio? Qui, non c'è ragione per cui tu venga coinvolto. In più hai appena quanto? Diciassette anni? Non cadremo così in basso da dover chiedere agli studenti di aiutarci. Sei un po' troppo giovane per essere ucciso dai Mangiamorte,” replicò l'insegnante con una smorfia. “E sei sotto la nostra responsablità,” aggiunse dopo aver riflettuto.
Harry ebbe l'improvviso bisogno di scoppiare a ridere, cosa che fece, facendo sobbalzare, nervosi, coloro che erano seduti accanto a lui. “Non sarò ucciso dai Mangiamorte! Solo Tom può farlo.”
Quest'affermazione confuse molte persone, ma Harry continuò senza spiegare. “E chi avrebbe detto mai che io sono sotto la vostra giurisdizione?” domandò arrogante, facendo spalancare gli occhi di Minerva e chiudere la bocca della donna con uno schiocco.
“Sono un ospite qui, non uno studente, prima di tutto. In più, sono anche tecnicamente morto, qui, così non devo rispondere a nessuno. I miei genitori sono morti per mano di Voldemort quando avevo un anno appena e tutti coloro che io abbia amato sono morti, inclusi coloro che consideravo la mia sola famiglia; e non sto a parlare dei babbani che mi hanno 'allevato', mi dia retta. Petunia Evans Dursley e la sua famiglia mi odiavano di cuore.*
Minerva sbiancò. “Anche là James e Lily furono uccisi, dunque?” chiese tremando. “Allora, come sei sopravvissuto?”
Harry sogghignò. “Lo chieda alla maledetta cicatrice sulla mia fronte. Lo chieda alla gente che mi ribattezzò il ‘Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto’.”
La sua aura stava iniziando a farsi percepibile da coloro la cui magia era più potente. Minerva era così turbata e in attesa di risposte che parve non accorgersene affatto. Stava per porre un'altra domanda, quando una mano sulla sua spalla la fermò, riportandola alla realtà. La donna sbattè le palpebre e guardò Harry Potter, che non pareva affatto tranquillo.
“E' abbastanza, Minerva. Basta interrogarlo! Tutti abbiamo dei segreti, lascia che conservi i suoi! Personalmente, non so perché abbiate così d'improvviso mutato l'atteggiamento che gli riservavate da James Evans; è ancora lo stesso ragazzo ai miei occhi.”
Harry fu sorpreso di sentire queste parole che venivano dalle labbra di Rosmerta, e le scoccò un'occhiata di gratitudine. Si alzò, d'un tratto non più così affamato. “Ascolti, se non volete il mio aiuto, è un problema vostro. Posso non volervi raccontare tutto del mio passato, ma non c'è ragione per mettermi da parte e non darmi una chance. Coloro che vogliono combattere devono averne la possibilità, ragazzi o no. Nel mio mondo, ha fatto la differenza. Voglio combattere e non c'è nulla che possiate fare che mi fermerà.”
“Per quanto questa conversazione sia illuminante, non capisco ancora perché dovremmo lasciarti combattere assieme a noi. Fino a che non ci dirai in quale modo il Signore Oscuro del tuo mondo è stato distrutto, non tollererò la tua presenza nell'Ordine,” Sillabò Severus Snape con un'occhiata predatrice.
Harry avvertì Snape che tentava di insinuarsi nella sua mente, così solidificò la propria barriera mentale, con celata sorpresa del Maestro di Pozioni. “Non mi scruti nella mente, Snape,” Harry disse, pericolosamente inespressivo, “Sono un Occlumante e un Legilimens esperto, non mi faccia nulla che non vorrebbe che io facessi a lei. Difesa Contro le Arti Oscure era la materia in cui eccellevo per un ben preciso motivo...”
“Che vuoi dire, Harry?” chiese timidamente Ron, guadagnandosi un'occhiataccia di Snape.
Il ragazzo dai capelli scuri roteò gli occhi. “Chiedilo a Trelawney. E' lei quella che ha davvero predetto qualcosa di giusto per la prima volta in vita sua, sebbene condannandomi nel mentre lo faceva. Ora se non vi dispiace, ho altre cose da fare. Rosmerta, grazie per avermi difeso. Sono felice di vederti sana e salva.”
La proprietaria dei Tre Manici di Scopa annuì con un sorrisetto paziente, e Harry si fece strada per andar via.
Minerva lo guardò allontanarsi, quindi non appena non fu più a portata d'orecchio scoccò a Rosmerta un'occhiataccia, anche se la predica ricevuta fece squillare nella sua testa un campanello a cui per il momento non riuscì ad associare un ricordo. “Non aiuti! Non devi incoraggiarlo!” sibilò astiosamente.
Rosmerta, normalmente donna gentile e paziente, sorprese tutti quanti rispondendo all'insegnante. “Perché non dovrei? il su nome potrà non essere più James Evans, ma è sempre lo stesso ragazzo. Siete voi quelli che sono cambiati, non lui. Dategli solo una maledetta possibilità, potrebbe sorprendervi; so che per me è stato così,” disse con decisione.
McGonagall parve stordita. “Ma è il figlio di James e Lily…” disse debolmente.
Rosmerta ringhiò aspramente. “Gnè gnè!** avete sentito voi quanto l'ho fatto io, che i suoi genitori sono morti come lo sono in questo mondo. Può avere l'aspetto di James, ma le somiglianze terminano qui. Forse dovreste provare a conoscerlo meglio, invece di estorcergli delle risposte; potrebbe mostrarsi più cooperativo, in questo modo.”
“Forse, dovremmo dare ascolto a Madama Rosmerta,” interruppe d'improvviso Albus.
Entrambe le donne sobbalzarono e salutarono il Preside, porgedogli la sedia del tavolo degli insegnanti. “Albus, stai sul serio prendendo in considerazione la possibilità di chiedere al giovane Mister Potter di aiutarci?” domandò Minerva preoccupatamente. “L'Ordine può farcela da solo.”
Rosmerta le scoccò uno sguardo incredulo. “Oh certo, è per questo che metà di esso e coloro che avrebbero dovuto essere salvati sono nell'Ala dell'Ospedale,” disse con sarcasmo, attirando su di sè un altro intenso sguardo da parte di Minerva.
Albus ridacchiò debolmente e si fece comparire una caramella al limone*** in bocca. “Calma, ragazze. Ho detto che ci penserò; mi piacerebbe sapere che cosa abbia da offrire per aiutarci in questa guerra. Me ne sono fatto un'idea, ma…” si fermò momentaneamente e i suoi occhi azzurri s'impensierirono. ‘Se è veramente quello della Profezia… dovrebbe avere un marchio da qualche parte…’
Sospirò, ignorando lo sguardo inquisitorio che Severus gli rivolse.
“Non credo che Harry abbia molta fiducia in me, così voglio che Sirius e Remus trattino con lui. Non so perché, ma il ragazzo ha lo sguardo acceso da quello strano luccichio di speranza, negli occhi, ogni volta che li vede… deve avere a che fare con qualcosa del suo passato.”
………

Harry camminò abbastanza in fretta per i corridoi vuoti della scuola ora divenuta il quartier generale della Luce. Controllò sulla Mappa del Malandrino, per essere sicuro che nessuno si trovasse al piano di sopra, dove era situato l'ufficio di Dumbledore, e ri-intascò l'oggetto con un ghigno soddisfatto, quando non trovò nessuno; anche Filch e Mrs. Norris erano al primo piano e occupati a spaventare quelli che, dedusse Harry, erano alcuni degli studenti più giovani di Hogwarts. Non sarebbero stati un problema.
Quando si fermò davanti al Gargoyle che era a guardia dell'entrata dell'ufficio del vecchio, snocciolò ogni nome di dolciaria gli potesse venire in mente, senza alcun successo. Per l'Inferno, anche “Caramella al Limone” non funzionava, così iniziò a farsi impaziente, e scagliò contro l'oggetto immobile un'occhiata furiosa.
“Ascoltami un po' grosso ammasso di roccia! Lasciami passare, ora, o te ne pentirai!” abbaiò minacciosamente.
Il Gargoyle iniziò a muoversi, solo però per esibirsi in una smorfia derisoria e sbuffare vapore dal naso.
Harry stava cominciando lui stesso a far fumo, e chiuse la mano in uno stretto pugno; una luce blu metallico iniziò a formarsi attorno alla sua mano, ma mentre stava per scagliarla contro alla statua dagli occhi spalancati, Fawkes apparve dall'aria leggera davanti a lui, trillando un verso di felicità.
Harry sollevò un sopracciglio e capì che cosa la Fenice voleva fare: lasciarlo entrare nell'ufficio di Dumbledore con un'apparizione stile Fenice, appunto.
Il lucore blu retrocesse e il ragazzo spostò lo sguardo al Gargoyle imbronciato e ringhiante con fare beffardo, prima di fargli una pernacchia e carezzare le piume di Fawkes. Uno scoppio di fiamme quasi lo scorticò vivo non appena lui e Fawkes sparirono, lasciando un eco di risa giocose a risuonare nel corridoio deserto.
Quando riapparvero, Harry fece un'ultimo ringhio in direzione del Gargoyle e ringraziò la Fenice con un sorriso e qualche pacca sul dorso.
L'ufficio di Dumbledore sembrava molto simile a quello del suo vecchio mondo, con l'eccezione di alcuni apparecchi, qui e là, che Harry fu sicuro sarebbero stati utili per la guerra che stava giungendo.
“Bene, bene, che cosa abbiamo qui?” una voce grave e attenta, piena di superiorità, risuonò da dietro di lui.
Nemmeno due secondi dopo, un ritratto fu a tiro di bacchetta. Harry, guardando la figura nel ritratto, rinfoderò la propria bacchetta e osservò l'uomo con sguardo sollevato. “Phineas Nigellus. E'...‘bello’ vederla di nuovo,” dichiarò, e quindi cambiò atteggiamento. “Se è qui per crearmi problemi o denunciarmi, le conviene solamente star zitto o andar via, se non desidera che il suo dipinto sia maledetto con l'oblivion.”
Phineas Nigellus, o meglio, il suo ritratto, alla fine, si limitò a ridacchiare. “Hai fegato, ragazzino. Devi essere quel Potter di cui ho sentito parlare. I membri dell'Ordine sono tutti un ‘Potter-questo, Potter-quello’, in questi giorni.” L'antico preside di Hogwarts roteò gli occhi e sbuffò di fastidio.
Harry assottigliò gli occhi. “I membri dell'Ordine? Organizzano delle riunioni, qui, come quelle della Sala Grande?” domandò con tono pericoloso.
Phineas fece spallucce. “Già. Sembra quasi che il mondo magico sia nella me**a più di quanto ognuno avesse mai potuto pensare, ma l'Ordine non vuole informare la gente; credono di poter risolvere tutto da soli. Un ammasso di str***ate, se vuoi saperlo! Ma ad ogni modo, non sei venuto qui per parlare con me, non è vero ragazzo? Mi chiedo che cosa stia passando per quella testa che ti ritrovi sul collo,” disse furtivamente. “E se si tratta di fare qualcosa contro l'attuale registro voluto da Dumbledore, sarò lieto di collaborare.”
Harry ghignò appena. “Solo lei poteva essere disposto nell'ufficio di Dumbledore, dire una cosa del genere e passarla liscia. La riconosco anche qui, Nigellus. Ma ha ragione; sono qui perché ho bisogno di qualcosa che mi appartiene più di ogni altro. sa per caso dove potrebbe essere il Cappello Parlante****?”
Phineas apparve sorpreso. “Il Cappello Parlante ti appartiene? Che cosa diamine avresti intenzione di fare con quella vecchia cosa?!”
Harry sbuffò e tentò di non scoppiare a ridere forte. “Il Cappello non mi appartiene; non dica stupidaggini. Sa bene che è stato creato da Godric Gryffindor per assegnare gli studenti alle Case di Hogwarts, e dunque appartiene alla scuola. Ma c'è qualcosa che voglio da lui.”
Phineas fece spallucce, disinteressato, e indicò qualcosa dietro la scrivania di Dumbledore. “Lassù sulla mensola più alta. Quel coso sta dormendo perché non è l'inizio dell'anno scolastico, ma poiché ho sentito qualche volta che il vecchio gli parlava, so che c'è un qualche modo per svegliarlo.”
Harry annuì e si diresse verso la piccola scaletta dietro la scrivania, e arrivò alla mensola intasata dai libri. “Um, scusami, Cappello Parlante?” lo chiamò dolcemente, quindi lo ripetè un poco più forte quando l'unica risposta che ricevette fu un russare sonoro.
Quando il secondo richiamo non ebbe effetto, tirò fuori la bacchetta e grugnì un incantesimo che avrebbe di sicuro svegliato la cosa rattoppata. “Acerbus Sonitus!*
Un boato spacca-orecchie, in apparenza simile a quello di un'orchestra dagli strumenti scordati, risuonò nell'aria.
“AHH! CHE COSA SUCCEDE?!” Il Cappello Parlante si svegliò con un balzo e precipitò tra le braccia tese di Harry. “Chi sei tu?! Come osi svegliarmi in quel modo?!”
Harry roteò gli occhi e attese che quello terminasse di vaneggiare. “Hai finito? Devo parlarti.”
Il Cappello si zittì e lo guardò sospettoso prima di annuire lievemente. “Bene,” Harry mormorò e lo indossò; rimase dritto sul suo capo, invece di calargli sugli occhi in modo grottesco.
Fece spallucce quando avvertì che il Cappello curioso provava a scrutare i suoi pensieri celati, e decise che sarebbe stato meglio non nascondergli nulla. Non appena la barriera d'Occlumanzia venne calata, sentì l'esclamazione di shock e una bestemmia venire dal Cappello Parlante, cosa che sorprese e colpì Harry: non lo aveva mai sentito imprecare prima, ed era abbastanza divertente.
Dopo quella particolare manifestazione di confusione, la stanza divenne silenziosa ed Harry fu lasciato ad aspettare, lasciando che il cappello frugasse nella sua mente e nelle sue memorie del passato.
“Hai davvero una disturbante serie di ricordi, giovanotto. Una gran conoscenza per la tua età, e valuti l'amicizia con la parte più fonda del tuo cuore; Rowena e Helga (Priscilla e Tosca Ndt) ne sarebbero orgogliose. Ma tu sei una contraddizione vivente, ragazzo mio! Possiedi un'illimitata quantità di coraggio e lealtà, ma sei anche calcolatore come solo uno Slytherin può essere. Sei potente, ma non agisci in cerca di gloria. Non avrei mai pensato di essere posto un giorno sulla testa di uno Slytherinesque** erede di Godric Gryffindor. Dove metterti?...”
“HEY! Non sono qui per essere assegnato a una Casa!” scattò Harry aspramente.
Il Cappello Parlante diede l'impressione di arrossire fastidiosamente e mormorò una scusa. “Mi spiace, ma è un'abitudine, sai… Comunque, vuoi qualcosa che ho gelosamente conservato per centinaia di anni, della cui presenza nemmeno il Preside è a conoscenza. Ma tu ne sei degno, infatti il mio altro me te l'ha consegnata nell'infame Camera dei Segreti. Di un nemico hai fatto un alleato, e uno potente, di sicuro; ti auguro la miglior fortuna nella tua impresa. Terrò questo nostro incontro segreto. Addio, Harry Potter.”
Il Cappello Parlante divenne stranamente silenzioso e Harry se lo sfilò; gli occhi e la bocca erano completamente scomparsi, segno che il cappello era tornato di nuovo a dormire. Il ragazzo infilò la mano nel cappello e,dopo qualche minuto di ricerca, sorrise afferrando qualcosa di solido. “Ah, eccola.”
Phineas Nigellus stava guardando nella sua direzione con infantile interesse e sospirò in contemplazione non appena Harry sfoderò, dall'elsa, una spada ricoperta di rubini. “Hmm, così questa è la famosa spada di Gryffindor. ho sentito delle voci al proposito, ma non avrei mai pensato che l'avrei vista.”
Harry indirizzò uno sguardo a Nigellus e afferrò il cappello dormiente con la mano libera. “Wingardium Leviosa.”
Il Cappello Parlante fu facilmente rimesso al proprio posto, e Fawkes raggiunse Harry che ora stava di fronte all'interessato ritratto. “Quella spada è affascinante. Ti dispiacerebbe farla levitare, così che possa guardarla meglio?”
Harry fece spallucce ed eseguì, finché l'arma si fermò all'altezza degli occhi di Nigellus. “Hmmm, veramente interessante. Ho sentito dire una volta che questa spada possedeva un potere nascosto. Mi chiedo se sia vero…”
Harry sollevò un sopracciglio. “Oh? Davvero? Non ho mai sentito di una cosa del genere. Nel mio mondo, l'unica volta che l'ho usata è stato per uccidere il Basilisco nella Camera dei Segreti, cosa che ho fatto abbastanza crudelmente, con la spada.”
“Non lo chiedo nemmeno,” Phineas disse non appena Harry se la riprese.
Fawkes trillò e il ragazzo dagli occhi verdi si voltò. “Hedwig!”
Sicuro, era il suo famiglio che era tornato, e lo aspettava, posato sulla scrivania di Dumbledore. Harry accettò la lettera che stava portando con eccitazione e carezzò la civetta candida, promettendo una gustosa ricompensa per lei e Nagini, che ora era probabilmente sulla strada del ritorno, o lo aspettava da qualche parte vicino alla capanna di Hagrid.
“Una lettera da un alleato?” domandò Phineas con curiosità.
Harry si strinse nelle spalle e ghignò. “Forse. Ma sarà impegnativo.”
Phineas sogghignò tra sè. “Hai la testa salda sulle spalle; sono convinto che tu riesca a raggiungere qualsiasi obiettivo tu ti ponga in mente di conseguire. Chi stai tentando di reclutare, se non è troppo da chiedere?”
“I Centauri, per ora; come ho detto: sono impegnativi. Ma parlerò con le altre creature della Foresta Proibita più tardi.”
L'antico Preside fischiò di meraviglia. “Hai grandi piani. Buona Fortuna.”
Harry annuì silenziosamente e se ne andò dall'ufficio, non lasciando traccia del proprio passaggio là. Aveva due nuovi alleati adesso: il Cappello Parlante, che gli aveva promesso di mantenere il loro segreto, e Phineas Nigellus, che poteva riferirgli quello di cui l'Ordine discuteva privatamente nell'ufficio di Dumbledore, dato che poteva cambiare posto nei ritratti e trovarlo ovunque ad Hogwarts.
Hedwig era tornata alla Guferia, Fawkes stava di nuovo sul suo trespolo nell'ufficio, e lui si stava dirigendo fuori per incontrare Nagini, che meritava un'abbondante pasto. Non osava leggere la lettera già in quel momento, nel caso che qualcuno, più simile ad un certo Maestro di Pozioni o al custode, lo sorprendesse e gli chiedesse di mostrargliela. “Spero che abbia detto di sì…” sussurrò Harry a se stesso, i suoi occhi verdi pieni di speranza.
………

Ogni cosa era sinistramente silenziosa quando Harry fu finalmente capace di uscire da Hogwarts –dopo aver miniaturizzato la sua nuova arma- da solo, e di aspettare accanto alla casupola di Hagrid. Assottigliò sospettosamente gli occhi ma procedette a chiamare Nagini attraverso quello che Salazar aveva definito il “collegamento” tra di loro.
Le sue braccia erano coperte, ma non ebbe bisogno di toccare il simbolo sul suo braccio sinistro perché esso iniziasse ad animarsi. Avvertì una sensazione insolita, ma non spiacevole, forse la stessa che avrebbe provato con il marchio Oscuro.
Percepì che Nagini era vicina, e si voltò in direzione della Foresta Proibita quando udì un frusciare di ramoscelli. “Nagi-!” Harry chiamò forte e si chinò rapidamente non appena una saetta rossa di magia offensiva sfrecciò sopra di lui pericolosamente, e, in un istante, la sua bacchetta fu stretta nel suo pugno.
‘Bastardo! Un Mangiamorte? si sta nascondendo nella Foresta Proibita!’
Stava per scagliare un potente incantesimo di Disarmo, quando sentì una voce strillare e quindi smorzarsi rapidamente, prima che un corpo ammantato venisse scaraventato fuori dalla foresta sul terreno davanti a lui; era il Mangiamorte che aveva provato ad attaccarlo, e aveva un'aria davvero pesta e stordita.
“Hai abbassato la guardia.”
Harry roteò su se stesso e si preparò ad attaccare, ma si fermò immediatamente non appena Firenze venne per metà fuori dalla foresta oscura e lo guardò con la solita espressione misteriosa.
“Ho avvertito la presenza di Nagini attraverso il collegamento che condividiamo; ho pensato che fosse lei ad essere vicina,” offrì come semplice spiegazione.
Firenze abbassò lo sguardo alla figura, ancora distesa, con una smorfia rabbiosa, ma presto riportò la propria attenzione nuovamente sul mistero che era il ragazzo davanti a lui. Sollevò una mano e finalmente Harry notò qualcosa avvolto attorno al braccio muscoloso del Centauro.
Nagini!
L'unica sorpresa che Firenze mostrò al sentirlo parlare in Serpentese fu un singolo sbattere delle ciglia, non appena il serpente di quasi tre metri si srotolò da lui per scivolare sul proprio master. “Ahhh, uomo-sserpente! La mia misssione è compiuta, ho un gran bissogno di riposssare.
Harry sorrise e si tirò su una delle maniche. “Hai fatto un ottimo lavoro; ssono molto orgogliossso di te. Ripossa ora, cara Nagini.
L'amabile animaletto sibilò contento e toccò il marchio sull'avambraccio sinistro del ragazzo, che le permise di tornargli sotto la pelle come un tatuaggio mobile.
Firenze sbattè le palpebre due volte, ma non commentò come da suo comportamento usuale… per il momento. Osservò silenziosamente il ragazzo che si era fregiato del nome di Harry Potter che si fermava davanti al rannicchiato e tremante Mangiamorte e prendeva l'adulto per un lembo del colletto.
“Ora, diamo un'occhiata a quello con cui abbiamo il piacere di intrattenerci.” Harry abbassò la maschera bianca e diede un ringhio sordo dal fondo della gola, facendo dubitare Firenze del fatto che potesse essere stato allevato da cani o lupi per poter produrre un simile suono, cosa che non era poi troppo lontana dalla verità, in quanto Harry aveva trascorso la maggior parte del proprio tempo con Remus Lupin dopo che Sirius era stato ucciso; aveva assimilato alcuni tratti del Malandrino Licantropo.
“Conosci quest'uomo?” chiese Firenze con celata curiosità.
Harry osservò la figura tramortita e annuì. “Magnus Manx. Devi aver sentito parlare di lui, di sicuro. Gli era stata assegnata la cattedra di Cura delle Creature Magiche. Anche un maledetto traditore bastardo…”
Firenze fu curioso di vedere il ragazzo che lasciava andare il mantello dell'uomo e si alzava in piedi, ma shock si mostrò sul suo volto quando Harry mormorò il secondo Imperdonabile senza alcun tipo di preoccupazione sul viso.
“Silencio. Crucio!”
La bocca di Manx si spalancò in un silenzioso grido di agonia e si contorse sul terreno brevemente prima di perdere conoscenza.
“Devo guardarmi da te?” domandò Firenze lievemente, ma senza indietreggiare. “Non dovresti essere preoccupato per il fatto che sei minorenne e che il Ministero verrà a sapere che hai utilizzato una maledizione proibita?”
Harry scosse la testa e sbuffò, rinfoderando la bacchetta dopo aver posto un potente incantesimo d'ingabbiamento sul servitore oscuro. “No. Sono morto in questo mondo, ricordi? Non possiedo alcun file con la mia storia al Ministero,e la mia bacchetta non è registrata. E ad gni modo,” Harry sbuffò di nuovo, “non c'è più alcun Ministero, non credi?”
Firenze sollevò un sopracciglio e fece un verso di gola, pensandoci su. “Suppongo che tu abbia ragione. Vuoi lasciare l'uomo qui? Dobbiamo andare nella Foresta Proibita ora; gli altri ci stanno già aspettando.” Il Centauro non attese risposta e semplicemente si voltò per tornare nella foresta, sapendo che il ragazzo lo avrebbe seguito anche senza girarsi a guardarlo.
Harry fu lesto a seguirlo ma dedicò a Firenze uno sguardo confuso una volta che giunse al passo con l'essere a metà. “Già adesso? Chi sono gli altri? Non avrei mai pensato che le cose si sarebbero mosse così in fretta.” Firenze abbassò lo sguardo verso di lui con aria solenne. “Non hai letto la lettera che Bane ti ha inviato? Era tutto scritto là.”
Harry si strinse nelle spalle, imbarazzato. “Non ho avuto tempo di leggerla. Stavo solo aspettando Nagini quando ti sei mostrato, ma non mi preoccupa agire ora. Che cosa ha fatto sì che Bane reagisse così tempestivamente?”
Firenze sospirò. “Non lo ammetterà mai, ma è rimasto veramente sorpreso dal ricevere una lettera da un umano. Forse è stata la miscela nella lettera di serietà, conoscenza e il fatto che non agisci alla maniera di Dumbledore che lo ha portato a riflettere. Ma sono convinto che avesse già deciso quando poi ha trovato quattro Mangiamorte che vagavano nel nostro territorio; non c'è bisogno di dire che non sono sopravvissuti all'incontro. E' stato uno sbaglio da parte di Voldemort quello di lasciare i suoi Mangiamorte a scorrazzare in una zona 'privata' che non gli appartiene; ha agito senza pensare e ha fatto sì che Bane cambiasse idea a proposito della neutralità, credo.”
Harry annuì di comprensione: si era rivolto a Bane con tutto il rispetto che meritava, così sapeva che aveva la possibilità di essere rispettato da Bane. “Ci saranno molti Centauri? Volevo chiedere anche ad Aragog e a Mosag di unirsi a noi, sebbene questa prova sarà difficoltosa.”
Firenze fece un ampio sorriso. “Se avrai successo nel creare quest'allenza, potremmo aiutarti con loro. Per ora, invece, dovrai parlare al Consiglio. E' composto da venti di noi, facenti parte di cinque distinti clan che risiedono in differenti zone di questa vasta foresta. Ci sarà anche il resto dei clan, comunque, così per il momento è meglio che tu resti accanto a me. Qualche Centauro è più anziano di Bane e anche più irremovibile nella vecchia usanza d'odio nei riguardi degli umani, per quanto possa sembrare impossibile. Ma non hai di che preoccuparti; faccio parte del Consiglio e starò dalla tua parte dall'inizio dei negoziati. Non dovrebbe nemmeno durare a lungo, al massimo qualche ora umana; abbiamo altre faccende di cui occuparci, come punire i Mangiamorte che scioccamente se ne vanno in giro attaccando qualsiasi animale capiti loro a tiro, solamente per il gusto di farlo,” disse Firenze con convinzione, e Harry fu grato di avere in lui un tale buon amico e alleato.
Presto Harry sentì del vociare e qualche accesa discussione, e Firenze rallentò e assunse una postura protettiva e altera. “Sarà meglio che tu ancora non parli con nessuno dei membri del clan, giusto per precauzione, fino a che non ti presenterai al Consiglio,” avvisò il Centauro, e Harry lo ben considerò saggiamente. E fece davvero bene ad ascoltare Firenze, poiché si fermarono in una radura strettametnte sorvegliata.
I Centauri armati di tutto punto lo guardarono minacciosamente mentre Firenze passava tra di loro, il corpo teso e pronti ad attaccare in qualunque momento; la prospettiva di avere un umano nel loro territorio probabilmente li orripilava.
Harry annuì loro con rispetto e seguì il proprio amico, perdendosi gli sguardi sorpresi che quelli rivolsero alla sua schiena che si allontanava. “Un umano educato e prudente. Ora ho visto tutto. Ma è così giovane; come ha fatto a indurre il capo Bane a indire un incontro con il Consiglio?” s'interrogò una delle guardie cupamente.
Le altre quattro fecero spallucce, ovviamente prima di concentrarsi di nuovo e tornare al proprio posto.
Harry fu stupito dal numero di Centauri presenti nella radura e fu sicuro che là fossero più nascosti che tra le ombre della foresta. Ovviamente, ora era al centro dell'attenzione o del disgusto, a seconda della filosofia sugli umani di ciascuno.
C'erano almeno un centinaio di loro, di quelli che riuscì a scorgere, e stava per fare un commento sulla loro impressionante quantità, ma ricordò l'avvertimento di Firenze e tenne la bocca chiusa.
Alcuni clan erano differenti e facilmente distinguibili; alcuni Centauri erano rossicci, altri ancora dalla carnagine 'bionda', un altro clan aveva il manto nero. Harry lo trovò affascinante, e anche di più il fatto che sembrava che là ci fossero anche mezz'esseri più giovani dietro i propri genitori, che lo guardavano con una meraviglia e una curiosità che solo i ragazzi possono avere.
Qualcuno volle chiaramente andargli più vicino, probabilmente poiché non aveva mai visto prima un umano, ma venne tenuto a distanza dai membri più anziani del clan.
Harry si sentiva invece piuttosto piccolo in quel momento, anche se suonava un po' strano, e indirizzò un ampio sorriso ai giovani Centauri dagli occhi di fuori, e quindi a Firenze, che non potè evitare di farsi scappare un risolino dalle labbra.
I più grandi attorno a lui parvero perplessi, e quasi abbandonarono la presa sulla prole. Qualche piccolo ridacchiò, con l'orrore dei genitori, e qualcun altro non nascose il fatto che lo stava apertamente studiando con interesse; Harry si ripromise di provare a parlare con loro, se quell'incontro fosse andato per il verso giusto.
Per ora, lasciò che Firenze lo tirasse via e annuì rispettosamente a tutti loro prima di seguire il proprio amico.
………

Harry s'innervosì sotto lo scrutinio di tutti quegli sguardi, ma presto si sforzò di abituarcisi e si sedette in maniera un po' più confortevole sulla piatta roccia che avevano sistemato per lui. Firenze fu l'unico a rimanergli accanto, mentre gli altri membri del Consiglio si erano schierati in un semicerchio davanti a loro.
“Siete in ritardo,” dichirò uno di loro con tono grave, e Firenze voltò il viso in direzione del bronzeo, e all'apparenza più vecchio Centauro.
“Le mie scuse. Il ragazzo è stato attaccato da uno dei seguaci del Malvagio nascostosi nella nostra Foresta; ci siamo occupati di lui.”
Il Consiglio proruppe in esclamazioni rabbiose e vennero sbattuti numerosi zoccoli sul terreno. Bane sollevò una mano e il silenzio tornò, sebbene ora l'atmosfera fosse carica di tensione. “Voldemort sta davvero iniziando a farsi più audace e noncurante dei nostri costumi. E' maggiormente per il futuro dei nostri figli che ho cambiato la mia disposizione di idee e ho deciso di darti una possibilità. Ad ogni modo, non posso dire che la lettera che mi hai inviato, o anche il modo in cui me l'hai inviata, mi hanno lasciato indifferente. Dovrai dire solamente la verità, ragazzo, perché questa sarà la tua prima ed ultima occasione di parlare con il Consiglio, se osi mentire.”
Harry annuì e lo prese come il via per lui, per poter iniziare a parlare. “Vi ringrazio, Bane, per questa possibilità che voi e i vostri compagni mi state concedendo. E' un onore. Credo che comincerò dall'inizio, quindi raccontandovi la storia della mia vita.”
Bane annuì seriamente e Harry parlò e parlò; di cose che fu difficile rievocare come di momenti felici. Incluse il Salazar di ora e quello della sua Camera dei Segreti, e di come Nagini era passata dalla sua parte mentre quella di questo mondo obbediva ancora a Voldemort, Imperius o no. Del modo in cui aveva ricevuto il tatuaggio, e fece uscire fuori anche Nagini parlandole in Serpentese; non giunse come una sorpresa, dato che aveva già raccontato loro del suo secondo anno e di come era divenuto una sorta di erede di Salazar Slytherin come pure di Gryffindor. Ma non erano interessati a questo tipo di dettagli.
“Così, hai affermato di averlo ucciso, nel tuo mondo.”
Harry alzò lo sguardo al Centauro dal manto rosso con una gran barba grigia e annuì. “Sì. E' mortale, come lo siamo noi, e ho del vantaggio su di lui qui anche se non è temporaneamente scomparso nel 1981.”
“E perché mai?” Un altro Centauro, questo di nome Alta, domandò, come se stesse mettendo alla prova il ragazzo. “Qui dovrebbe essere più potente, invece, perché, come hai detto tu, non è mai stato eliminato.”
Harry ci riflettè su. “Vero, potrei non essere potente al pari di quanto lui lo è qui, ma lui non mi conosce quanto lo conosco io. Probabilmente scoprirà la mia vera identità, ma non ha idea del mio reale potenziale. In più, sto portando molti dei suoi alleati dalla mia parte; Salazar sarà una gran perdita per le sue forze, e la mia Nagini si occuperà della sua. Posso entrare nella sua mente senza essere scoperto, e so quali saranno i suoi piani prima che li metta in atto. Sono anche in grado di produrre un completo incanto Patronus per difendermi dai Dissennatori.”
Firenze stava silenzioso al suo fianco e, dopo aver riflettutto su qualcosa, la fece notare ad Harry. “E c'è anche la protezione di sangue che tua madre ha posto su di te, che si era attivata anche durante il tuo primo anno contro il professore posseduto, o sbaglio?”
Harry si fece sfuggire un piccolo suono di sorpresa. “Non ci avevo mai pensato! Voldemort s'impossessò del mio sangue durante il mio quarto anno, per cancellarne così gli effetti, ma dovrebbe ancora funzionare qui. Bella pensata, Firenze.”
Quando voltò il capo per guardare nuovamente il Consiglio, il respiro quasi gli si strozzò in gola; uno dei più anziani stava dritto davanti a lui, fissandolo direttamente negli occhi, come studiandolo, frugando alla ricerca di qualcosa nel fondo della sua anima. Non lo aveva nemmeno sentito avvicinarsi!
Senza parlare, Harry lo fissò di rimando senza sbattere gli occhi nè muoversi, sebbene si domandasse mentalmente come mai fosse esaminato a quel modo così all'improvviso.
Il vecchio dal manto bluastro davanti a lui fu il primo a sbattere le palpebre e ad allontanarsi. Harry non sapeva perché, ma Firenze rilasciò un quasi inudibile fiato di sollievo, dopo lo scambio di sguardi.
“E' degno.”
Harry chiuse la bocca, dopo che il vecchio ebbe parlato ai propri compagni.
Bane fece una smorfia. “Non puoi prendere la decisione da solo, Stratos. Tutto il Consiglio deve essere d'accordo.”
Quello chiamato Stratos annuì accondiscendente e si rivolse ad Harry. “Prenderemo una decisione. Perché non giri qua attorno per ora? I giovani erano piuttosto curiosi su di te, forse potresti parlare con loro. Non preoccuparti, nessuno ti farà del male.”
Harry annuì grato a Stratos e salutò Firenze.


Harry era ancora occhieggiato con diffidenza da alcuni membri dei clan, in particolare i maschi, ma le femmine, che non aveva mai visto prima, gli indirizzavano sguardi fiduciosi.
I giovani, più coraggiosi, trotterellarono giocosi verso di lui e lo circondarono; erano in gran parte più alti di lui e la loro corporatura era quasi imponente come quella degli adulti.
“Ciao! Così sei quello che ha richiesto un incontro del Consiglio? Un umano?” domandò un maschio con curiosità e Harry seppe che non voleva significare un insulto, così sorrise.
“Già. Qualcuno deve impedire che Voldemort s'impossessi del mondo, ora, no?”
I ragazzini ridacchiarono.
“Sono sicura che Master Firenze*** potrebbe abbattere l'uomo malvagio senza problemi!” scoppiettò una voce tra le risate, e subito si smorzò. Voltarono tutti lo sguardo ad una giovane, ora arrossita, femmina dal manto biondo.
I maschi sghignazzarono all'espressione che aveva assunto dopo aver capito che tutti avevano sentito il suo commento.
Harry non capì il perché la trattassero in quel modo, così lo chiese. Uno dei maschi, che si presentò come Orion, rispose anche alla domanda silenziosa impressa sul volto del ragazzo.“Questa è Vega. Ha una cotta per Master Firenze. Non è vero, Vega?” La prese in giro quando quella arrossì ancora di più.
“Smettila di deridermi, Orion!” nitrì, e quando Orion iniziò a ridere della sua reazione, ringhiò e lo colpì rigidamente sul fianco con le zampe posteriori.
“OW!”
Harry sobbalzò quando iniziarono a ridere tutti insieme, notando che sarebbe dovuto sempre rimanere in buoni rapporti con loro; erano decisamente più forti di lui.
“Vega, è vero?”
La giovane femmina smise di ridere e annuì.
“Firenze sa dei tuoi sentimenti?” Harry non poté impedirsi di chiederlo.
Poiché era impossibile diventare ancora più rossa, lei rispose: “Master Firenze probabilmente lo sa, perché è molto perspicace. Non credo che farà nulla, comunque. Sono troppo giovane per lui,” mormorò ammusonita.
Harry sollevò un sopracciglio. “Troppo giovane? Quanti anni hai? E Firenze?”
I maschi parvero stupiti che Harry chiamasse Firenze per nome senza il titolo di Master.
“Oh, Master Firenze ha 131 anni. E' uno dei più giovani membri del Cinsiglio, se non il più giovane,” rispose Vega, l'ammirazione che le venava la voce. “Io ne ho solo 56.”
Entrambe le sopracciglia di Harry schizzarono in alto dallo stupore. “Cinquantasei! Sono molti, per gli standard umani.”
Fu il turno del più giovane tra loro di essere sorpreso. “Davvero?” domandò Orion dal gruppo.
“Sì. Gli umani divengono adulti a diciotto anni. Io ne ho diciassette, ma fin da quando ho detto loro della mia vera identità mi trattano tutti come un ragazzino. Lo odio. ad ogni modo, la maggior parte di noi non raggiunge il centinaio di anni, ma ci sono delle eccezioni. I maghi vivono più a lungo dei babbani; Albus Dumbledore ha qualche anno in più oltre il centinaio, sebbene non sia vecchio quanto Firenze, ne sono certo, e Nicholas Flamel, il Mago Alchimista, ha più di 630 anni ed è ancora in forze grazie alla sua Pietra Filosofale.”
Harry spiegò la storia di Flamel e i Centauri compresero.
“Hm, non abbiamo bisogno di una tale pietra. credo che il più vecchio di noi, Master Heracles, abbia più o meno 800 anni. viviamo molto a lungo se non rimaniamo coinvolti in delle guerre o feriti oltre la nostra capacità di rigenerarci. Ecco perché preferiamo la neutralità,” rispose uno chiamato Mathias.
“Davvero? Non avrei mai pensato che-”
“Harry Potter.”
Il mago sobbalzò leggermente, come anche i giovani.
“Firenze! Giuro, la tua furtività sarà la mia morte.”
Firenze lo guardò ammusonito, cosa che stupì i ragazzi e fece sospirare Vega. “Mi spiace.. ma devo dirti che il Consiglio ha acconsentito a creare un'Alleanza. Si sta fecendo circolare la novità, così sarai libero di camminare ovunque per la foresta.”
Harry era estatico. “Sono notizie meravigliose! Ringrazieresti il Consiglio per me?”
Firenze sorrise e congedò i ragazzi, con loro gran disappunto. Ad Harry non sfuggì lo sguardo che Vega indirizzò al Master prima di trotterellare via, e ridacchiò. Firenze si limitò a sbattere le palpebre e portò via il ragazzo. “Incamminiamoci di nuovo verso Hogwarts ora. Sono già passate tre ore e i tuoi amici si staranno domandando dove sei stato.”
Harry scelse saggiamente di non commentare e cambiò discorso. “Coosì… sei al corrente dell'infatuazione di Vega per te?”
Harry ridacchiò al vedere il volto turbato di Firenze. “Naturalmente; non potrebbe essere più palese. Ma è troppo giovane, sebbene prometta di diventare una femmina davvero straordinaria.”
Harry sbuffò. “L'età non conta se c'è l'amore di mezzo. In alcuni paesi, le ragazze spesso si maritano con uomini più vecchi, come i loro insegnanti, per esempio. Non dico che dovreste inziare subito a stare inseme; potebbe esserci una sorta di promessa per qualcosa tra qualche anno, quando lei sarà grande abbastanza.”
Firenze non rispose, così Harry seppe che il Centauro gli dava ragione.
Il Mezz'essere si schiarì la gola quando giunsero ai confini della foresta vicino alla casupola di Hagrid; il Mangiamorte non era più là.
“potrai comunicare con noi via gufo o serpente, a tua scelta. Chiederemo ai gufi della foresta se vogliono cooperare. Inoltre, non dovrai preoccuparti di Aragog e Mosag. Il Consiglio ha deciso che si occuperà della questione personalmente.”
Harry fu chiaramente grato e salutò il proprio amico, prima di uscire dalla Foresta Proibita e correre verso il più vicino passaggio segreto che lo avrebbe riportato all'interno del castello.
Quando Harry fu certo di essere sul piano dei propri alloggi, aprì il ritratto di qualche centimetro e trattenne il fiato vedendo McGonagall e Flitwick, che stava quasi correndo per raggiungerla, camminare lungo il corridoio.
Harry udì una parte della loro conversazione e dovette necessariamente ghignare.
“Così, gli Auror lo stanno trattenendo come progioniero alla Torre di Massima Sicurezza di Hogwarts? Mi domando ancora come abbia potuto essere ridotto in quel modo e legato, nello stato in cui è stato trovato vicino al casotto di Hagrid!” squittì Flitwick.
Minerva si fermò momentaneamente e Harry chiuse ulteriormente lo spiraglio.
“Non saprei. Ha quasi causato un infarto al povero Hagrid, comunque, quando è inciampato su Manx. Ma era veramente legato bene; sono dovuti intervenire tre Auror per riuscire a disfare l'incantesimo. Il traditore è ancora privo di sensi, comunque.”
Flitwick mugugnò e ripresero a camminare. “cambiando argomento, sai se Albus sia riuscito a parlare con il giovane Harry?” domandò il professore di Incantesimi con curiosità.
“No. Albus non è riuscito a penetrare negli alloggi del ragazzo via camino, per qualche ragione. Pensiamo che ci si sia rinchiuso dentro. Sono passate delle ore ormai; giuro che quel ragazzo è un testardo come lo era suo padre.”
“Ma non ha potuto passare dall'entrata del quadro?”
La conversazione stava iniziando a spegnersi.
“La cosa sta frustrando Albus. Harry ha cambiato la sua parola d'ordine e non ha detto a nessuno quale fosse. Però nemmeno il quadro è stato in grado di decifrarla…****
Girarono un angolo e Harry potè finalmente ridacchiare lievemente prima di affacciarsi al corridoio; non c'era più nessuno e il ragazzo uscì velocemente dal passaggio segreto, camminando poi verso il quadro che custodiva i suoi alloggi.
Stava per mormorare la propria parola d'ordine quando-
“Harry…”
Gli occhi del ragazzo si splancarono momentaneamente e si voltò. “Sirius…Remus…”
Lo stavano guardando preoccupati, probabilmente erano stati appena rilasciati dall'Infemeria. Avevano anche l'aria di essere stati ansiosi a morte per la sua assenza ed Harry si sentì marchiato dal senso di colpa.
‘L'unica famiglia che mi è rimasta…’ pensò mestamente, e quindi rilassò la testa e diede loro un dolce, sebbene pungente sguardo di giada.
“Sirius, Remus, è tempo di parlarci.”


…………………………………………………………………


*Sarà che io sono un po' insofferente ai momenti 'patetici' di Harry... ma che diamine c'entrava quest'ulteriore ripetizione accorata del suo passato col fatto che gli adulti non devono stargli a fare i protettori?... mah

** Avrei potuto tradurlo in maniera meno.. parlata, diciamo, una cosa del tipo: 'Niente affatto!'...[in inglese è proprio: 'Pish Posh!'].. ma non ho resistito alla musicalità dello GNE GNE!!... XD

*** Per chi non lo sapesse, la passione di Dumbledore in origine era per un particolare tipo di caramelle al limone, che i nostri 'simpatici' traduttori ufficiali hanno ben pensato di scambiare con un 'Sorbetto' al limone [vedete ad esempio inizio del primo libro]... ovviamente l'autrice si attiene alla VERA versione, e modificarla anch'io mi sembra un po' una carognata:
1 - perché, adesso che traduco anch'io, mi sono investita di un'indignazione tutta particolare verso questo tipo di 'sviste'
2- perché una caramella al limone te la puoi far tranquillamente comparire in bocca e magari non se ne accorge nemmeno nessuno, ma con un sorbetto è più difficile :-) ...anche se chi si è affezionato a quest'altra immagine di Dumbledore può tranquillamente immaginarselo per conto proprio ri-scambiando i termini. A voi.

****A-uhm... permettetemi l'inquisizione, ma un'altra domanda che mi sorge spontanea, mentre traduco, è: Chissà perché Diamine i nostri sempre 'simpatici' traduttori hanno fatto diventare il Sorting Hat [che dài, anche dall'inglese si capisce, SORTing= sorte ] un Cappello PARLANTE, deturpando del tutto la sua funzione di Sorteggiatore? La sua caratteristica preminente non è quella di parlare, ma di selezionare, scegliere, trovare, insomma, un oggetto magico che Guarda nell'animo e nella testa di chi lo indossa e lo assegna al suo futuro... è.. semplicemente straordinario, potevano inventarsi qualcosa di meglio, no? O no??... Aiutooo Ignoratemi o Indignatevi
Immobilizzatemi Imbavagliatemi Picchiatemi!! Sto diventando maniacale!! Sniff... chiedo venia ;-(

* [mammamia quante note in questo capitolo! Ricomincio da un asterisco, se no finisce che sono più quelli che le parole] Allora, ehm... credo che questo bell'incantesimo se lo sia inventato l'autrice: Acerbus Sonitus sta per: fracasso (o rumore) aspro(o doloroso) [grazie a Erika91]

** Qui l'autrice usa una formula latina, non chiedetemi perché: il 'que' alla fine della parola sta indicare che harry è erede di Godric Gryffindor 'e' degli Slytherin

***Ho preferito lascire il 'Master' inglese, dato che non ho trovato un corrispettivo italiano soddisfacente :P

**** Credo che, siccome si era già specificato che si trattava di un paesaggio, questo sia un equivoco dell'autrice, oppure si riferisce a ritratti che potrebbreo aver sentito harry mentre pronunciava la parola d'ordine, oppure è stata attribuita a Dumbledore una capacità tutta sua di comunicare con la struttura del castello... XD mah.


  
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