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Autore: Yvaine0    10/09/2013    4 recensioni
Cosa succede quando Niall Horan ha una cotta per qualcuno, Liam Payne un piano – e non un piano qualunque, ma un piano geniale! - e Zayn Malik viene coinvolto senza possibilità di replica?
Succede che Dixie scambia Liam per un maniaco, Niall fugge in ogni dove nel disperato tentativo di svicolare e Ruth si guarda attorno cercando di capire cosa diavolo stia succedendo, mentre le vite di tutti loro si intrecciano irrimediabilmente.
Dixie è un'eccentrica fangirl tendente al nerd («Ti ho già spiegato che i nerd non esistono!»), Ruth una Welma di Scooby Doo in versione atletica («Giù dalle brande, si va a correre!»).
Liam è un ragazzo caparbio – forse appena un po' tonto – («Il problema è un altro: non hai capito cosa intendo»), Zayn indiscutibilmente un buon amico («Cosa c'è che non va in te?»).
Il denominatore comune di queste due coppie è senz'altro il povero Niall («Offro io!»), che non ha nessuna colpa se non quella di essere innamorato e un po' confuso.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Niall Horan, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*Disnerd è il "nerd Disney". Ci sono rimasta malissimo scoprendo che anche i membri di quel fandom hanno un nome, ma poi mi ci sono affezionata e... be', "Fangirlando col disnerd" è il titolo del capitolo. :)



 
Capitolo 5
Fangirlando col disnerd
 
 
Greg Horan era sempre stato una persona razionale. Al contrario del fratello, raramente si faceva prendere dal panico o dall'emozione del momento; era un tipo riflessivo. Analizzava bene i pro e i contro prima di prendere una decisione, ragionava sulle cause e sugli effetti delle proprie azioni e non esagerava quasi mai.
Ecco perché, quando Niall alle due del pomeriggio di quel sabato si trascinò fuori dalla propria camera con aria da zombie e, ficcatosi una mano dentro i pantaloni del pigiama per sistemare le mutande sul sedere, si stupì di non trovare la colazione in tavola, Greg non fece commenti, si limitò a fargli notare l'ora.
Non fiatò nemmeno quando lui imprecò lamentandosi del mal di testa post sbornia che lo accompagnava nel suo vagabondare per casa, né quando si attaccò alla bottiglia del succo di frutta e la abbandonò vuota sul mobile della cucina.
Si sorprese compostamente quando Niall gli comunicò nel bel mezzo di uno sbadiglio che: «Questa sera mi serve casa libera».
E anche in questo caso non disse nulla, se non un «Come, scusa?».
Niall ci pensò su un istante, mentre si scompigliava i capelli e decideva fosse il caso di farsi una doccia, poi rispose in un altro sbadiglio: «Pulita, se possibile».
Greg si irrigidì sul posto – ovvero il divano – udendo quelle parole. Strinse i pugni sulle ginocchia, si voltò a guardare l'altro e poi, da bravo fratello maggiore, semplicemente gli scoppiò a ridere in faccia. «Buona fortuna con le pulizie, allora!» gli augurò. «Visto che stasera vuoi la casa libera, credo che mi fermerò da Denise» gli comunicò. Poi, per confermare ciò che aveva detto, si alzò per recuperare il cellulare e telefonare alla propria ragazza. «Hai ospiti?» gli domandò, mentre componeva il numero.
Niall si trascinò fino al divano, borbottando – perché, andiamo, non era carino ridere di lui così forte pur sapendo che aveva un mal di testa infernale!–, poi si degnò di rispondere: «I ragazzi. E le ragazze».
Greg aggrottò le sopracciglia. Non che a lui cambiasse qualcosa, ma... «I ragazzi o le ragazze?»
«Tutti».
«Tutti?»
Niall sbuffò e si lasciò cadere disteso tra i cuscini. «No, solo Liam e Zayn».
«Ah» borbottò il maggiore, confuso. Credeva che Niall non avesse intenzione di far incontrare “i ragazzi” e “le ragazze”. Li aveva tenuti lontani fin dal primo momento, cosa gli aveva fatto cambiare idea? Con una certa dose di disapprovazione si rese conto che il telefono di Denise era ancora spento. Il suo primo pensiero fu che, come Niall, avesse fatto le ore piccole il giorno prima. Il secondo consistette nel ricordarsi di avere piena fiducia in lei e non arrabbiarsi. Ripose dunque il cellulare in tasca e domandò al fratello: «Come stai?».
«Sfasciato».
Be', sì, questo era piuttosto evidente, pensò, ma non infierì.
«Ti ricordi il maniaco di Dixie?» chiede Niall in tono monocorde.
Greg si accigliò, rivivendo mentalmente l'accaduto solo la settimana prima. «Sì, certo» confermò. «Non avrà mica dato altri problemi?»
Niall ridacchiò piano, interrompendosi poi una smorfia per via del doloroso pulsare delle sue tempie. «Era Liam».
«Che cosa
 
 
Ruth rise, quando Niall sospirò e mormorò un'imprecazione tra i denti serrati. Era appena morto di nuovo, dopo aver ottenuto da Dixie la possibilità di giocare due volte di fila, a patto che però riuscisse a sconfiggere il boss del livello: Malefica. Ora, dunque, toccava tre volte a lei secondo una logica che solo Dixie conosceva, ma che aveva facilmente raggirato Niall, fin troppo sicuro delle proprie capacità una volta tanto.
«Sei uno sfigato» lo etichettò Dixie spassionatamente, porgendogli poi una mano perché lui le consegnasse il joypad. Aveva portato, come era stato pattuito, Kingdom Hearts; nonostante si trattasse di un gioco individuale, Niall e Dixie erano soliti portare avanti assieme anche le partite a giochi di quel genere, alternandosi al comando, a patto che nessuno dei due giocasse mai senza l'altro. E, sì, a volte Dixie violava questa regola, ma evitava di salvare la partita così da poter lasciare giocare Niall appena si sarebbero visti.
Mentre era il turno della ragazza, dunque, Niall incrociò le braccia e sbuffò di nuovo, seccato. Se lei passava il tempo a dare consigli e ordini all'altro, mentre giocava, lui si limitava ad osservarla e a sbuffare.
Ruth ridacchiò e osservò: «Dai, Nialler, sconfiggere draghi è roba da principi, no? Se ce l'ha fatta il principe Filippo...»
«Filippo è una mezza sega» sbuffò il ragazzo contrariato, sprofondando un po' di più sul divano. Non riusciva mai ad accettare la sconfitta di buon grado. Secondo Dixie era il suo essere irlandese ad imporgli di lamentarsi, in questo forse riusciva a rattoppare alla bell'e meglio il suo orgoglio ferito.
Lei, d'altro canto, amava infierire: «Ma lui ci è riuscito, ad uccidere il drago».
«Chiudi il becco, subdola sobillatrice!»
Dixie scoppiò in una risata allegra, pur non perdendo concentrazione. «Subdola sobillatrice? Io?»
Ruth sghignazzò. «Devi ammetterlo: sei un po' subdola» commentò.
Niall annuì lentamente, convinto. «Mi hai raggirato con quello stupido compromes-- HAH! SEI MORTA!» gridò all'improvviso, puntando l'indice di una mano contro il televisore e l'altro contro l'amica. «Sei morta! Sei morta, morta, morta, morta, mortamortamorta!» canticchiò entusiasta.
La ragazza ridusse gli occhi a due fessure e tolse gli occhiali con stizza per lanciarli in grembo a Ruth. «Taci!» lo ammonì piccata, mentre strofinava le mani sui jeans per asciugarle e avere una presa migliore sul joypad. «Mi hai distratto con le tue stupide farneticazioni. Ora ti faccio vedere io». Stava per riavviare un'altra partita, impettita e determinata a fare del proprio meglio, quando: «Ehm, Ruthie, ridammi gli occhiali, non ci vedo» ricordò.
«Forza, Dixie» la incoraggiò l'amica, consegnandoglieli con un sorriso divertito. «Se ce l'ha fatta il principe Filippo...»
Niall le rivolse un'occhiata divertita e scuotendo il capo soffiò una risatina. «Che problemi hai con questo principe?» le domandò con le sopracciglia che si muovevano su e giù, impazzite, come succedeva ogni volta che il ragazzo ci teneva a sembrare brillante.
Ruth si strinse nelle spalle, un sorriso abbozzato ad incresparle le labbra e il caschetto di capelli scuri che si muovevano con lei. Quella sera, visto che non partecipava mai attivamente alle serate giochi, aveva lasciato i spessi occhiali dalla montatura quadrata sul tavolo e per questo i suoi blu sembravano appena più piccoli del solito. Ma ugualmente luminosi, specie quando si imbarazzava. «Non lo so è che... è sempre stata la mia fiaba preferita, quella di Aurora».
Niall sorrise, ma non fece in tempo a commentare, perché bussarono alla porta. E il fatto che bussassero, ma non suonasse il campanello un po' insospettì il padrone di casa, che comunque si premurò di guardare le amiche – o meglio Dixie – per ricordare loro: «Cercate di non essere acide».
Mentre Ruth inarcava un sopracciglio a labbra strette, con un'espressione che sembrava tanto dire “Ah, io?”, il silenzio cadde sul salotto. Un silenzio di attesa, di passaggio tra quel loro ormai ben conosciuto equilibrio e una nuova situazione che sarebbe venuta a crearsi. Una serata delle loro che all'improvviso non era più solo loro, ma di loro e qualcun altro.
Per riscuoterli dal torpore occorse che Zayn, dall'altra parte della porta chiusa, sbuffasse: «Niall, non fare l'idiota, si sentono i rumori del combattimento fin da qui fuori. Vuoi aprire?»
Fu così che il padrone di casa scoppiò a ridere chiassosamente e si avviò a passi svelti verso la porta di ingresso, mentre Dixie, la fronte corrugata e qualche parola di incoraggiamento per il suo alter ego digitale che le sgusciava via dalle labbra, premeva i pulsanti del joypad con una rapidità tale che Ruth non riusciva a credere che non fosse in grado, come cercava di farle credere, di camminare un po' più veloce quando erano in ritardo per qualcosa. Lei, che pure era un tipo attivo e vitale, non sarebbe mai riuscita a mettere tanta energia dello schiacciare degli stupidi bottoni.
La situazione cambiò, comunque, quando i ragazzi fecero il loro ingresso in sala con le pizze. Nel momento stesso in cui Liam le salutò, Dixie smise di premere i pulsanti, perse le sguardo nel vuoto e, subito dopo, sibilò un'imprecazione colorita per cui si premurò di scusarsi. Se il suo comportamento sorprese non poco Ruth, che al ritorno a casa le avrebbe fatto mille domande a riguardo, non toccò minimamente Niall, il quale invece posò le pizze sul tavolino e si lasciò cadere sul divano al suo fianco annunciando: «Sei morta di nuovo! Morta, morta, morta!».
«Che cosa macabra da dire» commentò Liam, le sopracciglia aggrottate, mentre agganciava il cappuccio del giubbotto all'appendiabiti accanto a quello di Ruth. Quando si sedette accanto a quest'ultima, le riservò un sorriso gentile – e lei non poté non pensare che, al contrario di quanto sosteneva Dixie, quel tipo era proprio un ragazzo d'oro.
Zayn gli rivolse un'occhiata divertita. «Liam, stanno parlando di videogioco» gli spiegò.
L'altro spinse il labbro inferiore leggermente in avanti, le sopracciglia aggrottate per il disappunto. «Lo so, ma comunque non suona bene» insistette.
Dixie sbuffò, rifilando una gomitata nelle costole di Niall, quando questo cercò di rubarle il joypad dalle mani. «Tocca ancora a me, imbroglione!» gli ricordò con una vitalità fuori dal comune: niente risvegliava quel po' di energia accumulata con tutti quei caffè e le ore passate a far nulla come un po' di sana competitività davanti ai videogiochi, spiegò Ruth ai ragazzi. Certo, se fosse stata davvero sana e non ossessiva, forse, sarebbe stato meglio, ma non poteva lamentarsi.
«Già, non puoi lamentarti» le fece eco l'amica, solo apparentemente disattenta alla conversazione; «Almeno io non distruggo tutto ciò che tocco» aggiunse, in un chiaro riferimento a Babs.
Zayn distolse lo sguardo dalla ragazza che aveva appena parlato, un sorrisetto ironico in volto, per posarlo sulla più civile delle due amiche: «Vogliamo sapere a cosa si sta riferendo?».
Ruth rise, accompagnata da Niall, che tuttavia non smetteva di guardare lo schermo con interesse, in attesa che il personaggio del videogioco morisse di nuovo.
«Fidati: sentirai questa storia talmente tante volte che in futuro mi ringrazierai per non averla raccontata anche stasera».
«Ti credo sulla parol-» stava rispondendo l'altro, quando fu interrotto da un'esclamazione rabbiosa e dall'esplodere di un'altra risata firmata Horan.
«Stupida strega dei miei stivali!»
«Ehi, principessa, non scaldarti tanto: uccidere draghi è notoriamente un lavoro da uomini!» infierì Niall con un sorrisetto irriverente e gli occhi brillanti di soddisfazione, mentre sfilava il joypad dalle mani dell'amica.
Dixie strinse le labbra e lo spinse con forza addosso a Zayn, che si limitò a sgranare gli occhi e ad esibire un'espressione divertita di fronte a quella scena, proprio come tutti gli altri.
«Be', se è un lavoro da uomini dovresti lasciare giocare uno dei tuoi amici, Nialler: non è roba per te».
Liam tirò un fischio sommesso a quelle parole, scoppiando poi a ridere. «Questa brucia, amico!» commentò tra le risate.
Niall tuttavia non si lasciò scalfire da quelle parole; la conosceva come le sue tasche e sapeva quanto ne risentisse il suo orgoglio ogni qual volta non riusciva a sconfiggere qualcuno ai videogiochi. Dixie sembrava essere del tutto sprovvista di spirito competitivo, di solito, ma diventava totalmente un'altra persona appena le si dava tra le mani un controller di qualunque tipo. Ecco che dunque riavviò la partita sorridendo soddisfatto dall'aver riconquistato il joypad e il controllo della consolle.
«Siete al livello di Malefica? È un tipetto tosto. Volete che vi insegni qualche trucco?» propose Zayn. Si sistemò meglio contro il divano, posando un braccio sullo schienale, proprio dietro alla postazione di Niall.
Lo sguardo indignato che gli rivolse Dixie avrebbe dovuto farlo vergognare, forse, ma causò solo una risatina nel ragazzo. «Quale persona sana di mente userebbe dei trucchi per battere un boss bruciando tutto il divertimento e la soddisfazione?»
Zayn si strinse nelle spalle come se niente fosse. «Io».
«Credevo fossi un appassionato di videogiochi» replicò lei in tono di accusa.
«Lo credevo anche io. Non lo sono più?»
«Un vero appassionato non ricorre a trucchi» lo rimproverò.
Lui sbuffò, divertito. «D'accordo, niente trucchi, signorina “seguiamo le regole”. Di questo passo vi ci vorrà un bel po', prima di fare fuori Malefica».
La ragazza scrollò le spalle e tornò a guardare lo schermo, per controllare come se la stessa cavando il suo compagno e rivale. «È una bella gatta da pelare, ma ne vale la pena. Malefica è il miglior cattivo Disney di sempre».
Liam si ritrovò a sorridere tra sé, a quel commento. Aveva sempre pensato la stessa cosa. E l'avrebbe anche detto, se solo non si trovasse ancora così in soggezione di fronte a Dixie.
In compenso ci pensò Ruth a dire la sua: «Il miglior cattivo per il miglior classico».
«Non diciamo sciocchezze. La Bella Addormentata nel Bosco è tra i cartoni più barbosi mai creati. Vogliamo parlare dello spessore di un personaggio come Aurora?».
«Rosaspina» la corresse l'amica, guadagnandosi così un'occhiata truce.
«Che sia Aurora o Rosaspina – e poi, pff, che nome idiota! - rimane un'inutile principessa che non fa che cantare e dormire. Più inutile di lei esiste solo Biancaneve» concluse con convinzione Dixie.
Zayn guardò Liam, sapendo che l'argomento rientrava nei suoi interessi, e non si stupì nel vederlo osservare le ragazze con aria divertita e attenta, pur non avendo ancora messo becco nella conversazione. Ma l'avrebbe fatto, di questo era certo. Se non aveva intenzione di farlo, comunque, lo avrebbe obbligato lui a dire la sua, perché, andiamo, quando gli sarebbe ricapitata di nuovo l'occasione di poter fare conversazione con Dixie, riguardo a qualcosa che le interessava, per di più, senza fare la figura del perfetto idiota? Zayn era il migliore amico di Liam e, in quanto tale, avrebbe dovuto proteggerlo dagli insulti e non rivolgergliene, era vero, ma quello era un dato di fatto: se Liam normalmente non spiccava per il proprio acume, nelle quattro volte che aveva incontrato Dixie era risultato rintronato oltre ogni previsione. Sorprenderli a giocare a Kingdom Hearts era stato proprio un colpo di fortuna: ora avevano pare per i denti di tutti.
«E a te quale classico piace, sentiamo?» domandò allora Ruth, infastidita dalla durezza con cui la sua amica aveva distrutto il suo classico preferito.
«Aladdin, naturalmente» rispose, togliendosi gli occhiali.
A quel gesto, Zayn controllò di nuovo la reazione di Liam, che osservava la ragazza con attenzione, le labbra leggermente dischiuse e l'aria assorta. Non avrebbe saputo dire se fosse più interessato a Dixie, alla sua opinione o all'opinione di lei in quanto tale. Probabilmente tutte e tre le cose insieme.
«Aladdin» ripeté Ruth con scetticismo. «Ti piace Aladdin? Non ti facevo tipo da storie romantiche».
Dixie sbuffò, sciorinando con convinzione e apparente cognizione di causa una spiegazione sulla complessità dei vari personaggi, l'efficacia di alcuni stratagemmi utilizzati per narrare la storia e l'interessante ambientazione in cui la vicenda era narrata. A sentire lei sembrava che quello fosse proprio «Il miglior film di animazione di sempre».
Ruth levò il dito indice della mano destra con fare consapevole: «Secondo solo a Il Re Leone» aggiunse.
Dixie rimase in silenzio un istante, poi annuì. «Dopo Il Re Leone» confermò. Poi fece una smorfia, nel momento in cui le venne un dubbio: «1993?»
Zayn si accigliò e, contemporaneamente a Ruth, domandò: «Cosa?»
«Il Re Leone è del 1993, no?» chiese conferma la bionda, inforcando di nuovo gli occhiali per assicurarsi di vedere bene le espressioni degli altri.
Liam, che fino a quel momento era rimasto in silenzio ad ascoltare, quando notò che Zayn stava per dare una conferma pur non avendone la minima idea, parlò: «'94» la corresse. Per quanto il suo amico fosse intelligente, pensò con una punta di dispiacere, non era proprio un ragazzo da film Disney. Non ne capiva la vera magia, proprio come Niall, che si rifiutava categoricamente di guardarne uno persino quando li scovavano in televisione facendo zapping. Insensibili.
«Non saprei» commentò infatti Zayn, alternando sguardi tra lui e Dixie.
«Non era una domanda» specificò allora Liam, annuendo tra sé. «Il Re Leone è del 1994».
Il moro si strinse nelle spalle, poco interessato. «Mi fido».
«E il migliore film Disney di sempre, dopo Il Re Leone, è Toy Story» aggiunse Liam, compiaciuto di poter finalmente partecipare alla conversazione senza sembrare un totale cretino, parlando tuttavia un po' troppo veloce, come succedeva spesso quando era concentrato o in imbarazzo – e in quel caso valevano un po' tutte e due le eventualità. «1995» specificò per rincarare la dose.
Zayn sogghignò, senza sapere se trovar più divertente la sua espressione da bambino orgoglioso oppure quella sentitamente impressionata con cui Dixie stava fissando Liam. Forse lo erano entrambe in egual misura.
Mentre ringraziava mentalmente Ruth per aver portato avanti l'argomento, Zayn incontrò proprio lo sguardo di quest'ultima, che sembrava compiaciuta almeno quanto lui, forse appena un po' più incuriosita.
Quando si guardarono Ruth impiegò solo un istante per interpretare l'espressione del ragazzo e fare due più due; non solo Dixie aveva perso la concentrazione sul videogioco sentendo la voce di Liam, ma lui pendeva dalle sue labbra, si imbarazzava e cercava di fare colpo su di lei: tra i due non poteva che esserci del tenero! Okay, forse quella definizione era un po' prematura: c'era del tenero in incubazione.
A quel punto, quell'occhiata scambiata quasi per caso, divenne di intesa; strano ma vero, Ruth e Zayn capirono al volo quale fosse la cosa da fare.
Quando infatti Dixie («Però, Manny, sei informato!») si complimentò con Liam, un sorrisetto ad incresparle le labbra fini e un sopracciglio inarcato, e lui ammise di essersi fatto una cultura negli anni passati, attaccando un'argomentazione bislacca e sconclusionata – che, però, a giudicare dall'espressione della bionda sembrava interessante – sul perché Toy Story fosse il suo film d'animazione preferito, si offrirono volontari per andare in cucina a prendere bicchieri, bibite e posate, lasciandoli così da soli a chiacchierare. Be', più o meno soli: erano comunque in compagnia di Niall Horan e dei suoni della battaglia che lui stava combattendo. Seduto sul divano, si sporgeva sempre più avanti verso il televisore mano a mano che giocava, come se volesse entrarci. Tanto che, quando finì per impedire a Dixie di vedere Liam in faccia, lei si alzò, lo fulminò con lo sguardo, fece il giro del divano e si sedette sull'altro, andando così ad occupare il posto di Ruth proprio accanto al suo interlocutore.
 
Zayn e Ruth in cucina non parlavano. Evitavano l'una lo sguardo dell'altra, a disagio, un sorrisetto soddisfatto identico ad incrinare loro le labbra, mentre cercavano i bicchieri nella credenza e le posate nel cassetto. Quando si resero conto che entrambi erano vuoti, i loro occhi saettarono verso il lavandino stracolmo di stoviglie sporche e ammassate lì da chissà quanto tempo. I loro sguardi risalirono il baratro della sfortuna per incontrarsi a metà strada tra l'uno e l'altro. Di lì, per forza di cose, i loro sorrisi si trasformarono in un risolino e una smorfia disgustata, mentre il silenzio si spezzava: «Che schifo» brontolò Zayn. Aveva sempre nutrito un certo disgusto per i piatti sporchi; non per nulla nell'appartamento condiviso aveva a malapena un forno funzionante, ma non poteva mancare la lavastoviglie – a cui era addetto Liam.
Ruth alzò gli occhi al cielo; non capiva perché fossero tutti così restii all'idea di lavare i piatti? «Io lavo e tu asciughi?» propose, mentre già stava indossando i guanti di lattice che pendevano da sopra il rubinetto.
Zayn non poté far altro che annuire; osservò Ruth aprire l'acqua e iniziare a lavare. Non aveva la minima idea di cosa dire, non era mai stato un gran campione di conversazione e, per di più, Ruth aveva un'aria distaccata e annoiata che lo faceva sentire di troppo. Fortunatamente a lui il silenzio era sempre piaciuto, per cui si limitò a starle accanto e ad asciugare i piatti mano a mano che lei li sciacquava. Questo, almeno, finché un grido di giubilo non esplose nella sala, facendoli sobbalzare:
«HAH! È CREPATA! HAH! È CREPATAAAA! L'IRLANDESE VINCE ANCORA! BEST MATCH EVER
«Ancora?» sentirono domandare Dixie in tono piccato, probabilmente contrariata dall'essere stata battuta o, chissà, magari dall'interruzione della sua conversazione con Liam. «A me sembra proprio una novità, invece».
Zayn e Ruth in cucina non riuscirono ad impedirsi di scoppiare a ridere. E furono proprio le grida di Niall a rompere la tensione che si era creata tra loro.
«Come ti ha trascinata in questo casino?» chiese Zayn, un sorriso appena accennato in volto, mentre strofinava un bicchiere con un panno di stoffa già bagnato.
Ruth si sistemò gli occhiali sul naso col dorso di una mano e scrollò le spalle. «Dixie? Lei non ti trascina nelle sue idee bislacche: ti ci ritrovi dentro con tutte le scarpe prima ancora di accorgerti che ha in mente qualcosa» commentò in tono divertito. Ed era vero: così era stato quando aveva deciso di fare una maratona di film di Harry Potter, quando si era ritrovata al cinema per vedere Lo Hobbit senza nemmeno sapere di aver accettato; la volta in cui la sua amica l'aveva portata a Holmes Chapel – una minuscola cittadina del Cheshire di cui Ruth nemmeno conosceva l'esistenza – per incontrare una ragazza di sedici anni conosciuta online, tale Margot. E lo stesso era avvenuto in quei giorni, quando Ruth aveva incontrato due sconosciuti senza sapere il perché e aveva dovuto farsi spiegare da loro il motivo di quell'improbabile riunione. Avrebbe mentito dicendo che quel suo modo di fare non la infastidiva, ma era anche vero che Dixie era fatta così e la vita di Ruth era movimentata anche e soprattutto grazie a lei. O per colpa sua, a seconda dei risvolti delle situazioni.
Zayn stava ridendo, quando Ruth ricollegò il cervello alla realtà. «È un tipetto tutto particolare, eh?»
«Lei è un casino con gli occhiali e le gambe – gambe quasi nuove e usate poco, visto che passa tutto il suo tempo seduta ad una scrivania o stesa sul letto». Poi, resasi conto che si stava lamentando della sua migliore amica con uno sconosciuto, decise di cucirsi la bocca e passare il testimone. «E tu, invece? Mi sembravi abbastanza contrario alla “missione cupido”» domandò, lanciandogli un'occhiata divertita di sottecchi.
Zayn fece una smorfia e si grattò una guancia. «Be', dico solo che Liam si è messo in testa di parlare con Dixie e dopo tre giorni stava già rischiando una denuncia per stalking».
Ruth scoppiò a ridere di gusto. «Sì, forse la tua presenza al suo fianco è necessaria».
Lui ridacchiò a sua volta. «Ancora mi chiedo come sia arrivato a vent'anni con la fedina penale pulita».
«Sembra un tipo a posto, a dire il vero. Non so come Dixie lo abbia scambiato per un maniaco...»
«Questa la so!» Zayn scoppiò a ridere, scrollando il capo. «È un idiota patentato specializzato nel dire sempre la cosa sbagliata. Probabilmente se ne è uscito con una frase come “Ti aspettavo da tanto tempo, ora ci facciamo una bella chiacchierata” o... Boh, che ne so. “Il ragazzo che è sopravvissuto è venuto a morire!”».
Fu il turno di Ruth di ridere. «Se avesse detto la seconda, dubito che lei lo avrebbe allontanato».
Zayn fece una smorfia, come se si fosse appena ricordato di un dettaglio fondamentale: «Sì, giusto: Dixie è una nerd».
«Fangirl» lo corresse Ruth automaticamente, mentre passava a lavare qualche piatto. Al silenzio confuso che seguì, si spiegò meglio: «Dice che i nerd non esistono».
Zayn sogghignò, divertito e incredulo. «È assurdo. Se i nerd non esistono lei cosa...?»
«Una fangirl. Per quanto mi riguarda sono esattamente la stessa cosa, ma tu non vuoi che lei cominci a parlare a vanvera per spiegarti le differenze, immagino».
«Non credo di volerlo, no, ma sono sicuro che prima o poi per colpa di Liam ci delizierà con questo argomento». E risero di nuovo.
 
«E poi Louis l'ha guardata le ha detto: “Ma dici a me?”» Niall scoppiò in una risata fragorosa, lasciandosi cadere all'indietro contro lo schienale del divano, il volto contorto da un moto ilare senza freno alcuno.
Liam, seduto ancora accanto a Dixie con il cartone della pizza sulle ginocchia, rideva come un bambino, in maniera così buffa che lei si ritrovò ad osservare il suo sorriso, che le ricordava così tanto quello sdentato di un neonato, con un'espressione divertita e scettica insieme.
Così, mentre Niall faceva baccano, Liam retrocedeva all'età di un anno, Zayn scuoteva il capo sorridendo con la lingua tra i denti e gli occhi socchiusi e Ruth si beava della risata del primo, Dixie si ritrovò ad aggrottare le sopracciglia, concentrata nel tentativo di riconoscere una canzoncina che dal nulla si stava insinuando nell'aria della stanza.
«Che c'è?» le domandò Ruth, la prima ad essersi accorta della sua espressione assorta.
Dixie si strinse nelle spalle. «C'è una canzone che conosco. La senti? Cos'è?»
Niall si asciugò le lacrime agli occhi e si tirò su a sedere sul divano. «Guarda che la TV è spenta» le fece notare, la voce ancora incrinata dalla risata.
Fu Zayn a rispondere al loro dubbio: «È... Ghostbuster?» azzardò, chiedendo poi la conferma di Liam con lo sguardo.
Quando lui annuì, Dixie parve realizzare come stavano le cose. «Oh, porca miseria!» sbottò, saltando in piedi. «È il mio telefono!»
Niall ridacchiò. «Ghostbuster? Seriamente?»
Dixie gli rivolse un'occhiata truce, mentre tuffava le mani nella borsetta abbandonata sul pavimento sotto il tavolino. «Ti senti nella posizione di criticare, Justin Bieber?»
Liam scoppiò a ridere di gusto, puntando gli indici contro il padrone di casa: «Beccato!» esclamò, mentre Niall borbottava qualcosa di sconnesso, imbronciato, e dava un morso ad uno spicchio di pizza.
Dixie si ritrovò a sorridere tra sé, mentre prendeva in mano il telefono; sorriso che tuttavia si spense nel momento stesso in cui lesse il nome sul display: Gordon. Sbuffò, sentendo improvvisamente tutta la leggerezza acquisita durante la serata scivolare via.
Il telefono smise di suonare e lei chiuse gli occhi per recuperare la tranquillità necessaria a richiamare, nonostante le tremassero le mani.
«Dixie, tutto bene?» le chiese Ruth, facendo per alzarsi in piedi.
L'altra forzò un sorrisetto e annuì. «Sì, certo. Scusate, devo richiamare» annunciò.
Niall scambiò un'occhiata preoccupata con Ruth, ma poi annuì. «Puoi andare in camera mia» propose. Lei stava già avviandosi, quando il ragazzo si sentì in dovere di aggiungere, imbarazzato: «Io, ehm, c'è sicuramente della biancheria sporca sul pavimento, ma tu scavalcala...».
 
Dixie sedeva ai piedi del letto sfatto di Niall, il più lontano possibile da quei boxer che aveva effettivamente lasciato cadere nel bel mezzo della stanza. Fissava i poster e i biglietti dei concerti appesi alle pareti, mentre ascoltava il monotono suono della linea telefonica, in attesa che Gordon rispondesse, ma sperando allo stesso tempo che non lo facesse. Speranza vana, ovviamente.
«Dixie!» La voce profonda di suo fratello risuonò allegra all'interno della cornetta e lei non poté fare a meno di abbozzare un sorriso.
«Ciao, Gordon! Scusa, sono a casa di amici e non sono riuscita a rispondere».
«Amici?»
«Sì, di Niall».
Gordon rise. «Salutami l'irlandese!» esclamò allegramente. «Mi pareva strano che la mia sorellina uscisse il sabato sera!»
Lei soffiò una risatina; «Dovrei sentirmi colpita in qualche modo? Giusto per informazione» domandò.
Il fratello rise di nuovo. «No, ma certo che no. Senti, come vanno gli esami?»
«Non c'è male».
«Quello di ieri? Noah ha detto che ne avevi uno. Come è andato?»
«Abbastanza bene, tutto sommato» rispose lei con scarso entusiasmo.
«Quanto “abbastanza”?»
«Sessantasette».
Gordon emise un fischio dritto nella cornetta, che obbligò Dixie ad allontanare il ricevitore dalle orecchie, infastidita. «Ma sei scemo?»
«Lo sono sempre stato» rispose lui, ridendo. «Be', ottimo lavoro! Mamma sarà soddisfatta di sapere che almeno hai avuto un buon motivo per piantarci in asso giovedì».
La ragazzo sospirò. Sapeva che sarebbero andati a parare lì, in un modo o nell'altro. «Sì, ehm... Mi dispiace, ma...» bofonchiò, non avendo la minima idea di come continuare la frase. Fortunatamente non ne ebbe bisogno.
«Senti, lascia perdere» la interruppe Gordon con il suo solito entusiasmo. Dixie non aveva idea da dove lo prendesse quell'entusiasmo, specie negli ultimi anni. Le sarebbe piaciuto essere forte come lui, ma dubitava seriamente di esserne in grado. «Ora facciamo così, che ne dici? Domenica prossima per pranzo sei da noi. Okay?»
Domenica? Tutta una domenica a casa dei suoi genitori? Con quell'isterica di sua madre, il suo insofferente padre, quell'impiccione di Noah, l'irritante Adam e... Gordon? Tutta una giornata? Perché, lo sapeva, a casa Dixon un pranzo non era mai solo un pranzo. Era una maratona di una serie TV divertente ma poco coinvolgente, che ti risucchia ma ti annoia terribilmente. Un enorme controsenso, qualcosa in grado di far impazzire chiunque, lei in primis e non in senso positivo.
«Che ne dici di venerdì?» rilanciò in tono speranzoso.
«Venerdì mattina la mamma lavora» le ricordò.
Dixie rimase in silenzio qualche istante e quando parlò Gordon stava già ridendo, consapevole di quale sarebbe stata la risposta: «Appunto» dissero di fatti in coro, lui divertito e lei colpevole.
«D'accordo, allora cucino io» concluse la trattativa il fratello maggiore.
Dixie sospirò e stiracchiò un sorriso. Forse non sarebbe stato così male, se le avessero tenuto lontana sua madre almeno qualche ore. «Sono lì per le dieci e ti do una mano».
«Perfetto. Vieni in macchina?»
Dixie si sentì la terra mancare sotto i piedi a quella domanda, pronunciata proprio da Gordon, e ringraziò il cielo di essere seduta o temeva sarebbe caduta. Sapeva che quella non era una frase buttata lì per caso, per pura curiosità: era un test. Un test che valeva molto più di un sessantasette ad un esame universitario. Prese un respiro profondo, prima di dare il suo responso con voce ferma e assolutamente naturale: «Sì, ovvio».
«Perfetto. Allora ti lascio. Ci vediamo presto, Dixie».
«D'accordo. A presto. Che la forza sia con te!»
«E con le mie rotelle!» Quando lei riattaccò, suo fratello stava ancora ridendo di cuore, nonostante il suo, di cuore, stesse battendo all'impazzata al pensiero di tornare a casa. Di tornare a casa guidando da sola.
 
A nulla erano valse le proteste e le minacce di Niall Horan; nel suo appartamento alle dieci e quaranta di un sabato sera di Ottobre si era trovato costretto a guardare un maledetto cartone animato della Disney, circondato da ventenni esaltati e soddisfatti di quella scelta. Niall, dal canto suo, ce l'aveva messa tutta per dimostrare il proprio disappunto: era partito col protestare a gran voce, aveva messo alle votazioni quella scelta per poi risultare l'unico contrario – non senza la solidarietà di Zayn, però. Aveva messo il broncio e commentato con sufficienza e scetticismo ogni singola scena del cartone, sbuffando sonoramente ogni volta che i personaggi iniziavano a cantare; ma a nulla era valsa la sua pacifica ribellione. Proprio in quel momento i titoli di coda de “La Bella e La Bestia” stavano scorrendo sullo schermo del televisore.
«Credo di non aver mai detestato nessuno così tanto» rese loro noto il padrone di casa, carezzando distrattamente la schiena di Ruth, che singhiozzava al suo fianco con il volto nascosto tra le mani per l'imbarazzo e gli occhiali abbandonati in grembo.
Zayn ridacchiò. «Nemmeno Louis durante le partite del Derby?» lo provocò. E Niall a quel punto fu costretto ad ammettere che forse loro quattro si aggiudicavano solo un secondo posto sulla sua scala dell'odio.
«Oh, avanti, Ruthie, smetti di frignare!» sbottò Dixie, accovacciata sul divano. Lasciò scivolare i piedi giù dai cuscini fino al pavimento e stiracchiò a schiena.
Liam, gli occhi lucidi almeno quanto quelli di Niall, si imbronciò un po', mentre la giustificava: «È uno dei film Disney più commoventi, cerca di capirla».
Lei si voltò a guardarlo con un sopracciglio inarcato. «Lo dici solo perché anche tu sei sul punto di scoppiare a piangere».
E questa volta fu Niall a gridare «Beccato!» indicando l'amico con l'indice di una delle mani, mentre con l'altra ancora accarezzava la schiena di Ruth cercando di confortarla. Come se ci fosse bisogno di farlo, pensò Dixie scuotendo il capo.
«Anche tu hai gli occhi lucidi, comunque» ci tenne a precisare Zayn, osservando Niall di sottecchi. Lui boccheggiò qualcosa, poi sbuffò. «Perché ve la prendete sempre con me?» domandò, scoppiando poi in una chiassosa risata delle sue.
Dixie si strinse nelle spalle, ma evitò di rispondere, quando il telefonino riposto nella tasca dei jeans vibrò l'arrivo di un nuovo SMS. «Oh, è La Piattola» osservò tra sé e fece per rimettere l'apparecchio a posto senza nemmeno leggerle il messaggio.
«Dixie!» sbottò Ruth scocciata, asciugandosi in fretta le lacrime con il dorso di una mano.
«Cosa c'è?» replicò l'altra sulla difensiva.
«E se Babs avesse bisogno di qualcosa?»
Lei non ci pensò nemmeno su, si limitò a fare una smorfia di noncuranza. «E chi se ne frega?»
«Non essere ridicola!»
Così Dixie, sbuffando sotto lo sguardo divertito dei presenti e quello severo di Ruth, mentre Niall se la rideva, estrasse di nuovo il cellulare e lesse il contenuto del messaggio. A quel punto sbuffò nuovamente. «Non so se è più ridicola quella faccina con il naso, i ventimila punti esclamativi o il fatto che quella cretina si sia chiusa fuori di casa dopo aver portato a spasso il tuo cane» comunicò infine a Ruth.
«Si è chiusa fuori?»
«No, la domanda giusta sarebbe: “Perché ha portato a spasso una salsiccia che rantola di sabato notte?” Ho sempre detto che le manca qualche rotella».
«Dixie, smettila!»
«Okay, scusa: più che una salsiccia è una crocchetta di pollo con le zampe» si corresse la bionda. E mentre Ruth decideva di ignorarla e comunicava ai presenti che sarebbero tornate a casa, Liam la sentì borbottare un ultimo “Zampe fin troppo corte, ma credo si possano considerare zampe”, prima di alzarsi in piedi.
Prima che Liam potesse rendersene conto, le ragazze avevano raccattato le loro cose, abbracciato Niall, salutato ed erano uscite dall'appartamento. C'era un pensiero però che continuava a rimbombargli in testa da quando era finito il film, ma che la presenza di Dixie al suo fianco l'aveva spinto ad inghiottire a fatica come un boccone troppo grosso. Un boccone che, tra l'altro, gli era persino andato di traverso.
 
Ruth stava telefonando a Babs, per informala del loro imminente arrivo, mentre camminavano spedite lungo il marciapiede, quando Dixie, che si guardava attorno in silenzio, si sentì chiamare.
Si voltò all'indietro, lasciando che Ruth continuasse a camminare assorta nella propria conversazione telefonica, e riconobbe Liam Payne, che le correva incontro con urgenza. Lei si grattò distrattamente un braccio, aspettando sul posto che lui la raggiungesse.
«Dixie!» esclamò lui sollevato, il respiro solo leggermente accelerato rispetto a come sarebbe stato quello di lei, poco abituata all'attività fisica, se avesse fatto venti metri di corsa.
La ragazza inarcò le sopracciglia e stirò un mezzo sorriso incerto. «Liam» lo salutò.
«Dixie» ripeté lui, ricomponendosi.
Lei attese una reazione per qualche istante, mentre lui si guardava attorno come in cerca di una via di fuga. In che guaio si era cacciato? Era riuscito a fare la figura dell'idiota pronunciando solo due parole – anzi, una sola per due volte.
Dixie si voltò a controllare che Ruth non si fosse allontanata troppo, trovandola solo qualche metro più avanti, che la guardava e continuava a parlare al telefono.
«Che c'è?» lo invitò infine, puntando lo sguardo nocciola in quello di lui, dello stesso colore.
La poca sicurezza che Liam era riuscito a racimolare mentre lei guardava altrove svanì all'istante e si sentì piccolo e indifeso di fronte a quella ragazza. Senza occhiali era ancora più... più... sconvolgente. Perché Dixie non era particolarmente bella o appariscente di per sé, no, ma Liam la trovava sconvolgente. Aveva dei lineamenti delicati e comuni, occhi castani e un caschetto spettinato di capelli biondi. Aveva lo sguardo annoiato e le sopracciglia sempre pronte a scattare verso l'alto, la bocca piccola ma la lingua pungente. Era una ragazza normale, ma così eccentrica da sconvolgerlo completamente.
«Io...» Si scompigliò con un gesto imbarazzato i capelli corti e abbozzò un sorriso. Se aveva già fatto la figura dell'idiota non aveva nulla da perdere, no? «Pensavo che... Potremmo vederci, un giorno o l'altro» domandò quindi, parlando come sempre un po' troppo in fretta, ma senza tuttavia mangiarsi le parole. Forse. Il silenzio in risposta lo stava convincendo del contrario. Si schiarì la voce dunque e aggiunse più lentamente: «Che ne dici?».
Dixie fissava il vuoto con gli occhi appena un po' sgranati; aveva l'aria assorta, mentre soppesava le parole di Liam. «Oh» mormorò, giusto per fargli intendere di averlo ascoltato, in un vano tentativo di prendere ancora un po' di tempo prima di dare una risposta. La verità era che, al di là di ogni aspettativa, quella proposta la mandava su di giri; era quasi felice che gliel'avesse chiesto, nonostante non se lo aspettasse. Era felice quanto lo sarebbe stata per una dedica speciale a suo nome all'inizio di una fanfiction appena pubblicata da JeanStark96. Sorrise, dunque e annuì. «Sì, non è una cattiva idea» rispose, tornando a guardarlo negli occhi.
Liam batté le palpebre un paio di volte, poi mise su quel sorriso da bambino che a Dixie faceva venire voglia di ridere. «Noi due. Da soli, intendo» specificò. Non riusciva a credere che quella fosse la risposta al suo invito; forse lei aveva frainteso.
Dixie alzò gli occhi al cielo. «Lo so, l'avevo capito» confermò, soffocando una risatina.
«Oh. Fantastico. Cioè... wow. Okay. Quindi...» Non sapeva cosa dire.
«Il mio numero ce l'hai. Magari ci sentiamo» lo congedò lei, iniziando ad indietreggiare, per raggiungere l'amica.
«Sì. Ce l'ho. D'accordo. Ehm, ci sentiamo».
«Sì. Ciao, Liam».
«Okay. Okay, ehm, grandioso. Ciao, Dixie. Buonanott- ehi, avete bisogno di un passaggio?»
«No, va bene così, abitiamo vicino».
«Okay, allora... buonanotte!»
«Buonanotte».




Credo di aver fatto più ricerche per questa fanfiction che per qualunque altra. XD In ogni caaaaso, parto con le precisazioni tecniche: come ho scritto sopra, il Disnerd è il "Disney nerd", l'appassionato/esperto del mondo Disney. Insomma, chi di voi a cliccato mi piace alla pagina di Impero Disney su facebook? Quasi tutti i mod, sono Disnerd. :D Anche io sono un po' Disnerd, per colpa loro. Awww, quanto li amo. :3
Comunque, punto secondo: i voti degli esami. Non avevo la minima idea di come funzionasse l'università nel regno unito, ecco perché ho cercato informazioni a riguardo; questo sito mi ha fornito, con la premessa che i voti vanno da zero a cento, questa tabella su cui basami: 

"0-40 insufficiente (meno di 18)
41-50 sufficiente (18-21)
51-60 buono (22-25)
61-70 ottimo (26-29)
70+ eccellente (30-30L)". 

Ppppoi. Kingdom Hearts è un videogioco molto famoso, basato su un trio di personaggi guerrieri e ambientato in vari regni Disney, se non erro. Alcuni dei personaggi che si possono usare come guerrieri, nel corso del gioco, sono Pippo, Paperino e Topolino, mentre, appunto, Malefica è una dei boss dei vari regni. In realtà non so se sia particolarmente difficile da battere, so che io ci giocavo con la PSP di mio fratello e sono rimasta bloccata proprio nel suo livello, tanto che alla fine ho abbandonato il gioco. XD Per maggiori informazioni, wikipedia è nostra amica (mia di sicuro). :D
Ho detto tutto, no? Uhm. Il Re Leone è davvero del '94 (come me, aw :3) e Toy Story del '95, anche se in Italia è uscito nel '96 (Wikipedia dixit, l'unica data che ricordo è quella del Re Leone, per forza di cose XD).
Oh, a proposito di '96... Tenete a mente JeanStark96, perché se riesco a fare ciò che voglio, presto la conoscerete. Niente di importante, ma è una cosa curiosa e vorrei proprio parlare anche di lei. Anche se qualcosa è già stato accennato. ^^
Ppppoi. Ecco, passiamo al capitolo. Un'altra telefonata da casa, un altro momento di crisi per Dixie. Cosa ne pensate? Cosa avete intuito? Eddaaaai, anche se sbagliate tanto non ve lo dico, quindi fatemi sapere le vostre teorie! :D Anche perché questa volta si dice qualcosa in più sulla situazione, anche se per lo più sono accenni. 
Ora, questo lo ammetto perché dalle recensioni qualcuno inizia a parlarmi (e vi adoro per questo **) delle coppie che shippa e voglio ammettere che in questo capitolo ho shippato davvero tutti con tutti. Ahimè, spero di riuscire ad orientarmi, almeno alla fine! ahaha XD
Per concludere, vorrei ringraziare tutti voi che avete letto, recensito e inserito la storia nelle liste, ma soprattutto Aries-chan, che mi ha betato il capitolo. Graaaaaazie! ♥

Per qualunque cosa mi trovate qui, qui e qui. :D

  
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