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Autore: PhoenixQuill    10/09/2013    7 recensioni
Lord Voldemort è morto, durante la Seconda Guerra Magica.
Ma, alcuni suoi seguaci minacciano ancora la tranquillità di casa Weasley e dell'intero mondo magico. Una Long incentrata su una Fremione non proprio semplice, con, gravitanti intorno a loro, GeorgexAngelina, PercyxAudrey e un pizzico di HarryxGinny.
Spero vi piaccia!
Dal capitolo 7:
"Hermione, vorresti uscire con me?" Chiese Fred, a pranzo del giorno dopo. George, colto alla sprovvista, ingerì male il boccone di pane che stava mangiando e, così, iniziò a tossire convulsamente, seguito dalle risatine di Angelina e Ginny.
"Uscire con te, Weasley? E perché mai?"
Mantieni un profilo alto. Mantieni un profilo alto.
"Beh, perché sono affascinante, divertente e tante altre cose che non sto qui a dirti. Perderemmo troppo tempo, sai?" Ghignò e, alzandosi da tavola, continuò: "Fatti trovare pronta per le otto."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Fred Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Angelina/George, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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                                                                                                                  5 - Cerchio aperto. 


"Un'altra uccisione." Decretò il signor Weasley, poggiando il giornale sul tavolo. Visibilmente stupito, si sollevò dalla sedia e, con un pigro movimento della bacchetta, fece apparire una cartina della Gran Bretagna, con affianco alcuni adesivi a forma triangolare. 
Espressione tesa, ne prese uno di un bel colore blu e disse: "Sheffield. Morta un'intera famiglia babbana, comprendenti madre, padre e figlio. Nemmeno il gatto è stato risparmiato." Tese la mano e prese un altro segnalino, questa volta color giallo limone, per posizionarlo su Peterborough. "Una donna anziana, babbana. Uccisa nella propria casa, in pieno giorno." 
Gli occhi attenti della famiglia Weasley seguivano quei movimenti puliti, precisi, che, con alcuni semplici gesti, andavano a coprire Luton e Gloucester.
"Non ha alcun senso." Disse, infine, guardando la mappa. 
"Sicuro di aver controllato tutte le piste possibili?" Gli sussurrò Molly, stringendogli le spalle. Era un incubo senza fine, quella vita. Non erano bastate due guerre. La loro tranquillità, ora, era minata da un nuovo pericolo incombente. 
"Sì." Sbottò, alzandosi nuovamente dalla tavola. "Ma c'è qualcos'altro. Ci deve essere qualcos'altro." Le sue mani passarono per i capelli rossi, disordinati da ore di continue riflessioni. 
Hermione abbassò il capo, mentre il signor Weasley, con un altro movimento pigro della bacchetta, portava la mappa ad appendersi al muro. "Sono zone piene di Babbani?" Chiese Percy, studiando attentamente il foglio davanti a sé. 
"Oh, avanti." Rispose Charlie. "Tutta l'Inghilterra è piena zeppa di Babbani. Potrebbero colpire a Norwich, così come potrebbero apparire ad Exeter."
Hermione si alzò dalla sedia, seguita dallo sguardo di tutti e tese un dito, fino a toccare Sheffield. Da lì, premette tutte le altre località colpite dai Mangiamorte e si fermò, una volta giunti a Gloucester. 
"Ma certo!" Squittì d'un tratto, guadagnandosi un'occhiata stranita da tutti i componenti della famiglia. "E' così ovvio!" Prese una matita poggiata sul camino e tracciò alcune curve, abbastanza spesse da poter essere intraviste sulla mappa. 
Scrutò, soddisfatta, tutti gli occhi lì presenti, non trovando però alcuna risposta. Prese la bacchetta e, da vera maestrina, la fece roteare sulla mappa. 
"Stanno formando un cerchio!" Esclamò, entusiasta, Audrey. Hermione le rivolse un sorriso e iniziò a spiegare: "Vedete? Hanno iniziato da Sheffield e, in senso orario, stanno coprendo questa zona." 
Arthur si avvicinò alla mappa e la osservò attentamente. 
"Questo, però, non ci aiuta granché." Esordì Ron, dubbioso. "Una volta chiuso il cerchio, cosa faranno? Si fermeranno e andranno a prendersi una vacanza? C'è qualcos'altro, ovvio." 
Si sentirono alcuni sospiri, sospiri che constatavano che Ron aveva evidentemente ragione. 
"Non possiamo sapere i loro piani, ma possiamo anticiparli." Harry si alzò in piedi e, facendo un occhiolino, fece intuire a Ginny che voleva mettere in atto il piano escogitato. 
"E come?" Chiese Charlie, con un sopracciglio sollevato. 
"Dobbiamo dividerci." Disse, con un ampio movimento delle mani. "Dobbiamo pattugliare le zone del cerchio, ma non solo." Colpì la mappa e continuò: "Che questo sia un cerchio è una nostra congettura. Io ho un altro dubbio. Perché non colpiscono Londra? E' lì che si trova il potere, no?" 
I volti pensierosi di tutti gli diedero ragione e, allora, Harry prese una penna rossa e divise la mappa. "Pensavo di fare così. Fino a Wolverhampton, potremmo esserci io, Ron e Ginny. E' una zona abbastanza desolata, noi tre andremo più che bene. Da Wolverhampton fino a Stoke-on-Trent, metterei Percy, Charlie, Audrey e Josh." Percy ringraziò silenziosamente Harry, che assegnò la zona da Stoke-on-Trent a Sheffield ai signori Weasley, con Bill e Fleur. 
"E noi?" Esclamarono all'unisono Fred e George. Se c'era da combattere, volevano essere i primi a farlo. Non avevano studiato così tanti incantesimi per nulla. 
"Voi, insieme a Hermione e Angelina, pattuglierete Londra." Rispose lui. 
"Londra?!" Squittì la ragazza. "Ti rendi conto di quant'è grande Londra?! Londra è immensa, una metropoli! E' impossibile controllarla in quattro!" 
Anche Angelina, con una smorfia, approvò l'obiezione dell'amica. In quattro per le strade di Londra? Impossibile. 
"E' per questo che Kingsley ci ha fornito questi." Audrey si alzò in piedi, seguita dallo sguardo di Percy.  "Ne abbiamo due a testa. Le squadre sono quattro, per cui ve ne possiamo dare uno ciascuno." 
Harry prese la piccola scatola nera che Audrey gli porgeva. Era davvero strana. Era fornita di una piccola antenna parabolica sulla sommità e di uno schermo verdastro, spento. 
"Cos'è questo... coso?" Chiese Bill, prendendo la scatola per l'antenna. 
"E' un rilevatore di Marchi Oscuri." Rivelò, con la sua voce profonda, Josh. 
"Un rilevatore di che?" Chiesero insieme Fred e George. 
"Marchi Oscuri. In questi anni, abbiamo studiato i Marchi che i Mangiamorte sono soliti tatuarsi sul braccio. E abbiamo notato che contengono un alto tasso di magia oscura. Adesso, questo rilevatore percepisce le onde negative mandate dai Marchi Oscuri, finanche a tre chilometri di distanza." Audrey incrociò lo sguardo di Percy, per poi distoglierlo subito. Quell'uomo le faceva uno strano effetto. 
"E perché ne avete due?" Chiese un Charlie sospettoso, che tentava di trovare l'apertura della scatola. 
"Perché sono molto delicati. Quindi, state molto attenti. Costano fior di galeoni." Sbottò Josh, dal fondo della stanza. Non si poteva certo dire che fosse un'icona della simpatia. Era più un "Voi non toccate me e io non tocco voi". 
Hermione lo studiò diligentemente, poi chiese: "Rimane sempre il problema del pattugliamento. Le strade di Londra sono troppo estese, per noi quattro." 
"Le strade sì..." Un sorriso sornione prese il sopravvento sull'espressione di Harry. "Ma il cielo no." 
 
Hermione, nella rimessa delle scope, osservava il manico davanti a sé. 
"Possiamo collaborare, io e te, sai?" Le disse, guardandola storta. "Tu ti fai guidare e io non ti crucio." Ma la scopa, ai suoi continui richiami, non ne voleva sapere di salir su. Rantolò un po' sul suo posto, rotolò da destra a sinistra e da sinistra a destra. 
"Su!" Comandò una voce alle sue spalle, afferrando saldamente il manico. "Dev'essere un ordine, ma ben celato." Le suggerisce Angelina, tendendole la scopa alzata. 
Ok, non è difficile. Basta salirci su e... volare. Solo volare. Lo fanno tutti i maghi. Perché io no? 
"Una spinta con il piede e potrai librarti verso l'infinito e oltre." Le bisbigliò la ragazza, con un gran sorriso. 
Facile, per una che gioca a Quidditch da anni. 
Hermione prese la scopa che si dibatteva tra le sue mani e vi salì a bordo. Mani salde, sguardo sicuro. 
Ce la posso fare. Ce la posso fare. 
Il primo a partire fu George, bacchetta tesa pronta a difendersi da eventuali attacchi. Una volta giunto ad una quota abbastanza alta, mandò alcuni sbuffi luminosi dalla sua bacchetta e anche Angelina sfrecciò via, verso il cielo e il suo amato. 
"Su, Granger, sbrigati." Fred le si avvicinò, in sella alla sua scopa. E' come se ci fosse nato, là sopra. 
"Va' prima tu." Gli disse, osservando, sospettosa, la volta blu stagliarsi di fronte ai suoi occhi. "Vi raggiungo tra un po'." 
Fred alzò un sopracciglio. "Ma guardati, sembri un pulcino bagnato, in sella a quella." Rise, ripensando a tutti gli esercizi di Volo disertati da Hermione. Sempre l'ultima della fila, in modo che l'ora finisse prima. Ogni tanto, chiedeva anche di andare in bagno. Chissà come le sapeva queste cose. 
La ragazza, ancora impaurita dal non essere con i piedi saldamente per terra, diede un calcio e sfrecciò via anche lei, verso la volta stellata. Le case diventavano, così, sempre più piccole. Le colline si trasformavano in piccoli drappi verdastri, le stelle sempre più lucenti. Si avvicinavano pian piano anche George e Angelina, intenti a parlare. Ma, così come si erano avvicinati, si allontanavano di nuovo. Hermione tentò di abbassarsi, come aveva visto fare ad Harry in numerose partite di Quidditch. L'effetto fu, però, tutto il contrario. Fu, così, costretta ad esibirsi in alcune giravolte e in delle sfrecciate, che un campione del mondo le poteva fare i baffi. Poi, con molta calma, diede uno strattone alla scopa e si immobilizzò. 
Bene.
"Possiamo andare?" Chiese George, guardandola male. 
"Certo che possiamo." Ora aveva il controllo della scopa. Niente avrebbe potuto fermarla. 
 
Fred, con un' occhiata ad Hermione, l'aveva fatto allontanare da George e Angelina, che ora potevano parlare tranquillamente. 
"Che strana situazione, eh?" Disse Angelina, ringraziando il cielo che fosse tutto buio e George non potesse vedere le sue guance in fiamme. Dalla scopa del gemello, giunse un mugolio che doveva confermare la frase. 
"Alquanto bizzarra." Borbottò. 
Iniziarono a parlottare del più e del meno, mentre Fred e Hermione, davanti, sondavano le strade di Londra. Quel labirinto di luci, di colori faceva quasi male agli occhi. Un unico guizzo d'acqua fluviale interrompeva quel tripudio di... allegria, si poteva quasi dire. Si sentivano, fin lassù, i clacson imperterriti dei tassisti, i cin cin degli adolescenti, il vociare insistente della gente. 
Volevano da ore e la macchina che doveva indicargli il Marchio Nero non emetteva alcun tipo di allarme. La situazione sembrava essere tranquilla. 
"E se George non fosse innamorato di lei?" Chiese Hermione, innocentemente, a Fred. 
"Oh, no. George è innamorato di lei. Solo non se ne accorge." Sorrise. La macchina non dava alcun segno di pericolo. 
"Magari oggi non attaccheranno." Ipotizzò, guardandolo di sbieco. Non si fidava ancora, di quell'aggeggio. Ma, a smentirlo, arrivò immediatamente un lupo, che si fermò vicino a loro e scandì, con la voce profonda di Bill: "Hanno attaccato Harry, Ron e Ginny a Birmingham. Tornate subito alla Tana."
Fred si voltò e incrociò il viso pallido di George. Dovevano tornare subito a casa. 
 
Percy, in sella alla sua scopa, volava moderatamente per i cieli di Stoke-on-Trent. Tentava, invano, di parlare con Audrey, interrotto sempre da Josh.
Pensò con disprezzo a tutto il tempo che lui e Audrey avevano potuto passare insieme. Magari, Audrey era innamorata di lui. E tutti quei progetti che crescevano indipendenti nella sua testa potevano anche essere inutili, stupidi, perfino. 
"Che stai facendo qui?" Lo interruppe Charlie, sopra la sua Comet Duecentosessanta. "Va' a prenderla." 
Percy si sentì ridicolo, nel constatare con quanta facilità era stato scoperto. "Fosse facile." Disse, acido. "Quel Josh sta sempre insieme a lei." 
Charlie sorrise e avanzò con la sua scopa. "Ehi, Josh. Raccontami dei tuoi M.A.G.O." 
Josh iniziò a narrare di come il suo esame di Incantesimi fosse complicato e come Erbologia avesse un tempo incredibilmente minimo. Audrey fu, quindi, lasciata a sé stessa. 
"Ciao." Si avvicinò Percy, cogliendo la palla al balzo. "Come va?"
Audrey gli sorrise e rispose che andava tutto bene. "Se solo potessi mettere le mani su quei Mangiamorte.. Li spedirei ad Azkaban in un batter d'occhio."
Anche Percy le sorrise. "Ne vuoi sapere qualcosa di più della letteratura di qui?" 
"Cosa ne sai?" Gli chiese, con gli occhi luccicanti. Percy, ringraziando le numerose lezioni del Professor Rüf e iniziò a raccontarle di come l'ispirazione per Sibilla Ottonari fosse stata fatale (per la gioia, fece cadere un vaso che finì sulla sua testa), di come Frederick Poet compose "Un calderone e niente più" e tutto ciò che poteva fare per conquistarla. Audrey, dal canto suo, non l'avrebbe fatto smettere neppure tra cent'anni. 
"Grazie." Disse, alla fine del discorso, la ragazza. "E' stato bellissimo." 
"Anche per me." Si lasciò sfuggire Percy. "Voglio dire..." Si grattò la nuca con la mano sinistra e ridacchiò: "Non conosco molte persone con cui parlare di queste cose." 
"Nemmeno io, purtroppo." Anche lei ridacchiò. Poteva starci per sempre, così. 
Ma, come tutti i bei momenti, anche questo terminò. E per la precisione, terminò grazie ad un Patronus, che gli ordinava di tornare immediatamente a casa.

-ANGOLO AUTRICE-
Sono tornata ** Dopo un secolo, ma sono tornata :3 
Ringrazio tutti quelli che mi seguono e, in particolar modo, abbraccio chi recensisce. Grazie per tutto, siete magnifici :D 
Solo un avvertimento: se uscite di casa, state molto attenti. Sto facendo le guide u.u Vi voglio bene, adios!
Un abbraccio a tutti,
PhoenixQuill 
   
 
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