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Autore: effe_95    11/09/2013    2 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Salvami, ti salverò .
 
50.If you’re here, come speak with me.
Se sei qui, vieni a parlare con me.

 
<< Ecco Clo, io dovrei dirti una cosa >>
Claudia guardò Francesco con le sopracciglia contratte.
Era appena suonata l’ultima ora e stavano riordinando le cartelle per tornare a casa.
<< E’ successo qualcosa di grave? >> Chiese la rossa, sistemandosi la borsa a tracolla, Francesco scosse furiosamente la testa e la imitò.
<< Magari ne riparliamo un’altra volta >> Claudia gli afferrò saldamente la giacca prima che potesse scappare dalla classe.
<< Lo sai che non devi vergognarti di niente con me. Se mi vuoi dire che stai solo cercando di salvarti, allora potrei accettarlo >> Francesco si girò a guardarla con gli occhi leggermente spalancati.
<< Sei tornato con Agneszka vero? >> L’amico lasciò cadere pesantemente le braccia, mentire era assolutamente inutile, ed un’altra bugia non era quello che ci voleva in quel momento.
<< Come hai fatto a scoprirlo? >> Claudia gli lanciò un piccolo pugno sulla spalla e gli regalò un caldo sorriso.
<< Non l’ho scoperto, l’ho solo capito guardandoti negli occhi >>
Gli occhi di Francesco si riempirono completamente di lacrime, il moro si portò le mani sul viso e scoppiò in un pianto silenzioso, ma liberatorio.
Il viso di Claudia si indurì come sotto l’effetto di un incantesimo, no, le cose non stavano affatto andando bene, ma cambiarle era quasi impossibile ormai.
<< Non piangere, è una tua scelta no? >>
<< Si, l’ho scelto io, ma solo perché una come Iliana, avrei potuto amarla tutta la vita, ma lei sarebbe stata sempre libera, perché lei è forte. Agneszka invece, libera non lo è nemmeno un po’ , e quindi io posso tenerla sotto la mia mole come mi pare e piace, è questa la verità! Sono un mostro vero? >> Francesco strinse forte, forte le mani sul suo viso, quasi come se volesse strapparlo a pezzettini, aveva creduto di poter trovare una risposta, e invece stava scivolando di nuovo nell’inferno più nero.
Ma Claudia non l’avrebbe permesso più, gli afferrò saldamente le spalle e lo costrinse a guardarlo.
<< Non sei un mostro! Guardami negli occhi, è la tua natura! Sei fatto così e non puoi farci niente, sei tu è basta. Quindi non pentirti di aver fatto questa scelta, perché tu sai bene, che è per Iliana che l’hai fatto, solo per lei >>
Era vero, era così, Francesco l’aveva sempre saputo, l’aveva creduto e quindi non aveva vacillato, ma la costanza era una delle virtù che non possedeva, e quindi sarebbe caduto molte volte in futuro, fino a fracassarsi qualche ossa se necessario.
<< E cos’hai visto quando mi hai guardato negli occhi? >> Domandò asciugandosi le lacrime e sistemandosi la maglietta, Claudia gli accarezzo il viso sorridendo con tristezza.
<< Che assomigliavano un po’ più a quelli di Agneszka, tutto qui >>
 
 
Yulian aspettava incessantemente che Claudia uscisse da scuola.
La campanella era suonata da parecchio tempo ormai, ma della rossa non c’era nemmeno l’ombra.
Il biondo si passò una mano sulla fronte e abbassò gli occhi, sembrava quasi che il destino non volesse farli incontrare, probabilmente quel giorno Claudia non era andata a scuola e lui non ne sapeva assolutamente nulla, ma avrebbe parlato con lei a tutti i costi, perché il giorno dopo sarebbe tornato a casa e adesso non poteva farlo più, senza prima averla vista.
<< Insomma Claudia, dove sei? >> Mormorò tra sé e sé, e poi decise che l’avrebbe raggiunta direttamente a casa, con tutti i pro e i contro che avrebbe significato fare quella cosa.
Nel momento esatto in cui voltò l’angolo della scuola, Claudia e Francesco uscirono dall’edificio e presero esattamente la direzione opposta del biondo.
<< Non ti va proprio di tornare a casa? >> Domandò Claudia stringendo forte la mano dell’amico, Francesco scosse furiosamente la testa e guardò la strada davanti a se con occhi spenti e stanchi.
<< No, vorrei mangiare fuori e non pensare a nient’altro >> Claudia annuì e rimase in silenzio per un po’, però non poteva lasciare che le cose andassero così.
<< E non devi vederti con Agneszka? >> Domandò con riguardo, Francesco le rivolse finalmente un sorriso.
<< La cosa positiva di Agneszka, è che sa quando ho bisogno di stare da solo, non mi farà pressioni, non lei, che il cuore ce l’ha più ferito del mio, proveremo a salvarci un po’ alla volta.>>
 
Yulian arrivò a casa di Claudia con il cuore a mille, aveva corso, era stato un po’ ridicolo a farlo, ma il desiderio di poterla rivedere, sovrastava tutto il resto.
E si rendeva finalmente conto di quanto fosse stato stupido a negare il suo volere, il suo cuore e i suoi desideri, sarebbe stato solo per un momento, per un ora, per un minuto o un secondo, anche da lontano, Yulian l’avrebbe voluto a tutti i costi.
Davanti a quella casa con le finestre completamente chiuse, non si sarebbe arreso.
Non c’era nessuno, quindi Claudia non era a casa, forse stava da Francesco, e lui avrebbe aspettato, perché prima o poi lei sarebbe tornata.
Si mise seduto sui gradini all’entrata del vialetto, faceva molto caldo, ma avrebbe resistito, afferrò il primo libro che trovò nella borsa, “I dolori del giovane Werther” di Goethe, sorrise divertito per quella coincidenza e cominciò a leggere.
 
<< Adesso torniamo a casa? Sono le quattro Checco >> Disse Claudia giocherellando con una briciola del pane, il moro le rivolse un sorriso caldo, ripensando che forse avrebbe dovuto dirlo a Claudia, che Yulian era li, da qualche parte in quella stessa città, sotto quel cielo limpido e ricco di nuvole.
<< Claudia, prima mi hai detto che i miei occhi assomigliavano un po’ di più a quelli di Agneszka giusto? >> La rossa lo fissò con aria seria e annuì, portandosi una mano sulla guancia e continuando a giocherellare con l’altra.
<< E allora perché nei tuoi occhi, io vedo quelli di Yulian? >>
Il silenzio cadde pesante, come se intorno non ci fosse più nessuno, come se il locale fosse completamente vuoto e privo di vita, come se il mondo avesse dichiarato il silenzio.
<< Torniamo a casa? >>
<< D’accordo >>
Francesco accontentò, la muta preghiera di Claudia.
 
Yulian chiuse pesantemente il libro e guardò l’orologio che portava al polso, segnava le 17:00 spaccate, da quante ore stava aspettando seduto su quel gradino scomodo?
Il fondoschiena cominciava anche a fargli male, e il caldo stava cominciando a scemare, lasciando libero spazio ad un filo di vento.
Il biondo si alzò in piedi massaggiandosi la schiena, guardò il libro che stringeva nella mano destra e sospirò pesantemente, ormai l’aveva quasi finito, cos’altro poteva fare?
Aspettare ed aspettare ancora, e poi ancora e ancora e ancora? Si, l’avrebbe fatto, ma poi?
Sospirò pesantemente, e in quel momento vide arrivare Francesco, da solo.
<< Francesco! >> Lo chiamò, il moro sollevò distrattamente il capo e rimase sorpreso per un solo minuto.
<< Yul, cosa ci fai ancora qui? >> Domandò distrattamente, mentre apriva il cancelletto del suo giardino, Yulian lo raggiunse, aveva le guancie arrossate e gli occhi leggermente spalancati, come se stesse aspettando la vita stessa.
<< Claudia non è con te? >> Francesco lo guardò stupito, poi finalmente sorrise.
<< No, credo di averla rattristata senza volerlo. Mi ha detto che andava al parco, quindi se fai una corsa riesci a prendere il suo stesso treno >>
Yulian annuì e non se lo fece ripetere due volte, diede le spalle all’amico e corse verso la prima stazione metropolitana a disposizione, ma Francesco lo afferrò saldamente per un braccio.
<< Che c’è? Devo muovermi! >> Sbottò Yulian infastidito, Francesco lo guardò dritto negli occhi e lo lasciò andare.
<< Niente, volevo solo vedere se anche nei tuoi occhi, c’erano quelli di Claudia >>
Yulian si perse un solo secondo a riflettere sul significato di quelle parole.
Corse come solo un condannato a morte poteva fare, sfrecciò tra la gente ricevendo insulti e spintonate, pagò il biglietto senza nemmeno farsi dare il resto e andò.
Fino a quando non la vide, era li, e stava entrando nel treno.
No, un attimo.
Le porte si erano chiuse, il treno era partito e lui non c’era.
Lui era rimasto indietro.
<< Cazzo! >> Sbottò lanciando un calcio al primo bidone della spazzatura che trovò a disposizione, adesso avrebbe dovuto aspettare un altro treno, ed erano altri otto minuti.
Claudia non le era mai sembrava sfuggente come in quel momento, e lui non si era mai sentito così impotente, nei suoi pochi diciannove anni.
Si lasciò cadere malamente sulla prima sedia libera e aspettò, aspettò che arrivasse proprio quel messaggio.
A causa di un guasto, non era più possibile proseguire la corsa.
Yulian sorrise tristemente e rimase seduto li dov’era, quindi alla fine era stato inutile correre come un dannato, disperarsi, cercare di capire, sbatterci la testa.
Tanto il destino aveva deciso di punirlo così, e Yulian sarebbe tornato a casa con il cuore infranto, alla ricerca di una donna che non era più sua, una donna che gli scappava dalle mani senza nemmeno saperlo.
Uscì all’aria aperta che ormai erano le otto di sera, com’era volato in fretta il tempo, non si curava di nessuno, non lasciava le speranze e correva via senza domandare il permesso.
Che fregatura, che splendida, meravigliosa fregatura.
Tornando verso l’albergo, Yulian passò distrattamente davanti al piccolo parco dove era solito andare prima, quando voleva leggere da solo, senza che nessun dolore andasse a tarpargli le ali, quelle piccole ali da demone.
Perché lui un angelo, non lo era mai stato.
Camminò, e camminò fino a raggiungere l’entrata di quel piccolo paradiso.
Com’era bello, quanti ricordi meravigliosi, quante fasciature per alleviare le sue profonde ferite, quanti colori, e poi eccola li.
A Yulian salì quasi il cuore in gola nel vederla.
Se ne stava di spalle accanto al laghetto, con i lunghi capelli rossi lasciati sciolti sulla schiena, che le cadevano morbidi sul cappotto rosso, i jeans stretti e scoloriti, accompagnati dal solito paio di Converse nere, non era cambiata, e Yulian si accorse che avrebbe potuto riconoscerla anche se fosse stata lontana un milione di chilometri, tra tutta la gente del mondo.
La sua corsa sfrenata era arrivata al capolinea, Yulian poteva anche morire li, in quel momento, era arrivato, non aveva altro da cercare.
<< Ti ho inseguita per tutta la città sai? Non ho mai corso così tanto per una donna in vita mia >> Claudia non si girò a guardarlo, sussultò e rimase ferma li dov’era.
Yulian le si avvicinò lentamente, allungò le braccia verso di lei, e con le mani tremanti delineò il suo profilo, ma continuare così era quasi impossibile, perché quelle mani erano immensamente, incondizionatamente attratte da quel corpo.
Yulian sospirò profondamente e la strinse in un abbraccio disperato, nascondendo la faccia tra quei capelli rossi come il fuoco, l’odore del suo shampoo lo ricordava ancora molto bene, come se non fosse passato nemmeno un giorno dal loro addio.
<< Perché sento ancora queste cose? Perché ti sento ancora così vicino? >>
Claudia strinse forte le braccia di Yulian, commossa per aver ritrovato ancora quella sensazione, per essersi sentita finalmente a casa sua, al posto giusto e con il cuore finalmente guarito dalle mille intemperie, ma la realtà non poteva essere quella.
<< Ti ho lasciato andare Yul, non tormentare più i miei sogni >>
Yulian si rattristò lasciando la presa sul suo corpo, e Claudia allargò le braccia come se si aspettasse di vederlo sparire all’improvviso, come se avesse immaginato quel momento almeno un milione di volte.
Sospirò pesantemente e si girò, con il sorriso sulle labbra e il volto rigato dalle lacrime, e quando vide Yulian, si accorse che lui era davvero li, e il sorriso le morì sulle labbra.
<< Non puoi pensare che io sia solo un sogno Clo, non puoi pensare che io sia sparito, non pensarlo, altrimenti sparirò per davvero >> Mormorò il biondo con un leggero affanno.
Claudia sgranò gli occhi e si gettò, letteralmente, sulle mani del biondo.
Vi nascose il viso e pianse, pianse su quelle mani che mille volte l’avevano accarezzata, nel vedere quella scena, Yulian sorrise, per poi chinarsi e darle un bacio sulla testa.
<< Sono qui adesso, non posso prometterti nulla, non posso ancora dirti che sono tornato, ma non ho potuto farne a meno. Sono un egoista, e voglio fare del male anche a te >>
Quanto, quanto male ancora si sarebbero fatti in quella vita, quella vita che era stata così breve per entrambi.
Quanta sofferenza ancora, quanta gioia, e quanto dolore, c’era ancora da sperare, ma quella sera poteva bastare anche solo così.
Claudia si gettò al collo del ragazzo e lo strinse forte, forte in un abbraccio strangolatore.
<< Yul, Yul sei tu! >> Diceva con le lacrime agli occhi e le labbra sorridenti, una vera contraddizione la sua.
<< Sono io, almeno per oggi >>  


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Effe_95

Buongiorno.
Allora, devo spiegare perchè questo io ritardo così strano.
Primo, ultimamente ho avuto molti problemi con il computer, quindi ho faticato a lavorare.
Secondo, era un capitolo così difficile da scrivere, che ho dovuto metterci tutta la mia buona volontà e forza.
Detto questo, spero però che vi sia piaciuto e che l'attesa sia valsa la pena.
Nel prossimo capitolo voglio farvi un bel regalo, ci saranno solo Yul e Clo, solo loro e nessun'altro.
Il titolo del capitolo, l'ho tratto da una canzone che si chiama "A ghost that never leave" è dei Jeudah, molto bella.
Grazie a tutti di cuore, alla prossima.
  
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