Tra il pubblico si odono bisbigli di
sorpresa e di suspance.
“Ma che succede?”
“Dov’è l’artista?”
“Forse è andato in bagno”
Dietro
le quinte è il panico totale. Le ragazze si guardano
spaesate, i ragazzi
preoccupati giurano di averlo visto un attimo prima proprio dietro di
loro.
Ranma, intanto, suda freddo, mormorando tra i denti: –Dannato
Ryoga, dove
diavolo ti sei andato a cacciare, ci farai perdere lo spettacolo e pure
la
faccia!
Ma
ecco che quando tutto sembra ormai perduto, un’ombra dalla
velocità tale che
non se ne distinguono i lineamenti, salta da un capo
all’altro del tendone per
poi andare a posizionarsi al centro della piattaforma con un ginocchio
poggiato
a terra e l’altro piegato a sostegno
dell’avambraccio.
Improvvisamente,
facendo leva sul ginocchio piegato, Ryoga scatta in alto e lancia sei
hira
shurikena quattro punte in direzione del
pubblico, il quale fa per alzarsi e correre via, terrorizzato. Ma non
ne ha il
tempo perché una seconda ombra, veloce come una saetta,
raccoglie in pochi
secondi tutti e sei gli shuriken per poi atterrare aggraziatamente
davanti al
padrone. I riflettori illuminano le due figure: Ryoga, nuovamente
atterrato
nella posizione di prima, e la sua Biancanera, seduta e scodinzolante,
con le
sei piccole stelle a quattro punte strette tra i denti.
Altri attimi di silenzio. Dietro le quinte si teme il peggio.
C’è
persino chi, sconsolato, si lascia andare sulla cassapanca di legno
tenendosi
la testa tra le mani. Poi le urla, gli applausi scroscianti, i
complimenti.
“Anche questa è andata” penso con un
sospiro di sollievo. Certo che Ryoga stavolta c’ha fatto
prendere un colpo
bello e buono!
Ryoga rientra pochi minuti dopo, ancora rosso in viso per
l’emozione,
poi si inginocchia a terra con il viso rivolto verso l’alto.
–Non…non…NON MI
SONO PERSO!- urla incredulo, ma Kuno provvede subito a tappargli la
bocca e gli
intima di fare silenzio.
–Perso
un accidente!- gli urla Ranma, assestandogli un pugno in testa.
–C’hai fatto
prendere un colpo, maledetto!
Ryoga,
però, forse ancora scosso – un po’ per
l’emozione un po’ per il fatto, per la
prima volta nella storia, di non essersi perso – sembra non
aver sentito il
colpo infertogli da Ranma e, come davanti ad una visione celestiale (
con tanto
di occhi sbarrati e sorriso ebete stampato in faccia), comincia a
sbandare a
destra e a manca, confabulando parole sconnesse, per poi prendere le
zampe
anteriori di Biancanera e iniziare a ballare con lei continuando a
ripetere
“Non mi sono perso! Capisci, Biancanera? Per la prima volta
in vita mia, non mi
sono perso!”. Intanto, anche i cinque cuccioli di Biancanera,
forse contagiati
dall’euforia del padrone, avevano preso a corrergli in
cerchio abbaiandogli
festosi.
Quanto
alle esibizioni, quella successiva manda letteralmente in visibilio il
pubblico, soprattutto le adolescenti, che alla vista di Mikado iniziano
a
urlare come impazzite.
Ah
certo, adesso vi chiederete come abbiano fatto ad esibirsi due
pattinatori sul
ghiaccio visto che qui di ghiaccio non ce n’è
nemmeno l’ombra. E visto che
siamo in pieno giugno, per giunta. Beh, sappiate che la tecnologia fa
miracoli
e quando ancora avevamo un budget piuttosto sostanzioso, non ci
crederete, ma
ci siamo potuti permettere il lusso di comprare una macchina per
fabbricare il
ghiaccio e la neve.
Noto il pubblico
tirar fuori da chissà dove guanti, felpe, maglioni di lana e
giacconi
imbottiti, mentre noi dietro il sipario ci geliamo letteralmente.
–M-maled-detto
S-Sanzenin…, m-muoviti con la tua e-esibizione!- esclama
Ranma, irritato.
–I-io lo s-sapevo che qu-quella d-dannata A-A-Azusa ci
avrebbe dato solo
problemi!- inveisce Kodachi, tremando.
Akane,
invece, non scomponendosi più di tanto e si limita a
starnutire e soffiarsi
continuamente il naso gocciolante.
Quanto a me,
cerco in ogni modo di non dar a vedere i brividi che corrono lungo le
gambe e
le braccia, ma non posso certo evitare
che i miei denti battano per il freddo.
Gli
applausi scroscianti e le urla lì fuori ci fanno comprendere
che l’esibizione
della coppia di pattinatori è terminata, con gran sollievo
da parte di tutti
noi che ormai avevamo raggiunto lo stadio dell’acqua sotto
gli zero gradi.
Non appena la macchina per il ghiaccio viene spenta, il gran caldo
subito scioglie la pista che, ben presto, torna ad essere la
piattaforma di
prima.
–E ora qualche minuto di intervallo per dare il tempo di
risistemare il
nostro palcoscenico!- annuncia il direttore con enfasi. –Se
volete, fuori c’è
lo stand di pietanze internazionali della nostra eccezionale Ukyo: solo
qui
potete trovare ricette provenienti da tutto il mondo!
La
folla di spettatori si alza ed esce in massa, accalcandosi, spingendosi
e
cercando di farsi largo: il profumo di frittelle, pop corn e zucchero
filato li
attira come cuccioli affamati.
–A chi tocca ora?- domanda Ryoga grattando la testa di
Biancanera.
–E’
la volta del grande e inimitabile Tatewaki Kuno,
naturalmente… come hai potuto
dimenticartene, misero Ryoga Hibiki!
Ryoga
roteò gli occhi, pentendosi subito amaramente di aver fatto
quella domanda: cinque
minuti di vaneggiamenti da
parte dell’aristocratico – che poi,
se è così aristocratico come dice di essere, mi
chiedo come sia finito in un
circo come questo – lanciatore di spade.
Non vorrei essere nei panni di Ryoga, per nessun motivo al mondo.
Intanto
tutti se l’erano filata e si erano riuniti nello spazio
retrostante il
circo.
–Santo cielo quest’attesa è snervante!-
esclamò Akane, soffiandosi con
un ventaglio. Gli altri annuisco, ma sono piuttosto pensierosi,
perciò mi
chiedo se abbiano realmente capito cosa abbia detto Akane.
–Io mi inceppo di sicuro!- esclamò Ren in panico.
–Ah, per fortuna che io e Azusa ci siamo già
esibiti!- intervenne Mikado
pettinandosi un ciuffo ribelle e vi lascio immaginare le occhiate di
fuoco che
partirono dai presenti in direzione del pattinatore. –E
quando lo spettacolo
sarà terminato, ti porterò a cena fuori, mia cara
Akane Tendo.
A questo punto
Ranma scatta in avanti e afferra Mikado per il colletto.
–Vedi di fare poco il
cascamorto o te ne farò pentire.
La cosa stupisce non poco i presenti, che
spostano lo sguardo - prima minaccioso, ora incredulo – da
Mikado a Ranma.
L’interessato si accorge subito della moltitudine di occhi
puntati addosso e
lascia immediatamente il colletto del giovane pattinatore, mentre il
suo viso
assume un colorito sempre più tendente al rosso peperone.
–Ranma…?-
lo interpella timidamente Akane.
–N-non
fr-fraintendete! Quello che vo-voglio dire è che
l’atteggiamento di Sanzenin mi
irrita terribilmente, per questo deve smetterla. A chi volete che
importi di un
maschiaccio distratto e impacciato come Akane, andia…
Seguendo
l’esempio dei miei compagni chiudo gli occhi e mi tappo le
orecchie prima che
Akane scarichi la sua ira funesta su Ranma tirandogli addosso la cassa
di legno
sulla quale era seduta fino ad un attimo fa.
–Beh, sai che ti dico?
Se a te non interessa, vorrà dire che accetterò
molto volentieri l’invito di
Mikado!
Il giovane
sorrise soddisfatto: con quello facevano cento appuntamenti in meno di
una
settimana, praticamente un nuovo record!
Sarebbe
andato avanti per chissà quanto ancora quel battibecco, se
la voce del
direttore, proveniente dagli altoparlanti, non avesse catturato
l’attenzione
tutti, invitandoci e rientrare per la seconda parte dello spettacolo.
–Andiamo!- esclamo senza troppa convinzione, rendendomi conto
solo pochi
secondi dopo che è la prima parola che spiccico da inizio
serata. Dovrei sprizzare
energia da tutti i pori, essere agitata, o quantomeno emozionata,
nervosa e, in
effetti, lo sono, eppure c’è qualcosa che mi
turba, ma non ho nemmeno io la più
pallida idea di cosa possa essere. E’ come se in questa
serata così perfetta
mancasse qualcosa.
Quando rientriamo, io e Kodachi diamo appena una sbirciata da dietro la
tenda:
al centro della piattaforma è stato posizionato un bersaglio
molto simile a
quelli che si usano nel tiro a segno,
grande quanto la misura di un uomo e con ampi e colorati cerchi
concentrici.
–Sempre
il solito esagerato- commenta acida Kodachi.
–Signore e signori per questo numero ci serve un volontario. Any bidders? No?
Il pubblico confabulò qualcosa.
–Quel
bersaglio non mi convince…
–Nemmeno morto!
–Perché non provi tu?
–No, ma che scherziamo!?
Alla
fine, dall’ultima fila, si alza un uomo sulla quarantina,
piuttosto magrolino.
–Mi offro io!-
esclama impavido.
–Venga, buon uomo- lo invitò Kuno –le
posso garantire con assoluta
certezza che questo numero non metterà in alcun modo a
repentaglio la sua
incolumità.
L’uomo
balza giù dagli spalti con l’agilità di
un vecchietto con la sciatica e, come
mostrato dal direttore, prende posizione sul bersaglio, aggrappandosi
agli
appositi appigli.
–Molto bene, signore – comincia il direttore
– si tenga forte perché ora
la farò roteare, mentre Kuno le lancerà
una serie di spade, cercando di non colpirla.
–No, no, un momento come
sarebbe a dire: “cercando di non
colpirla”!
–Stia tranquillo, buon uomo- intervien il lanciatore di
spade-
glielo ripeto: la sua incolumità è al sicuro!
–Pronti…
–No, un secondo, fatemi scendere!
–…VIA!!!!
Il
pazzoide fa partire il bersaglio, il quale prende a roteare
velocemente, mentre
Kuno, prendendo la mira, lancia una raffica di spade dalla lama
tagliente.
–L’uomo cacciò un grido acuto e
prolungato e strinse gli occhi, sudando
freddo.
Un
“Oooooh” di spavento misto a meraviglia si eleva
dagli spalti.
L’uomo riapre gli occhi un minuto dopo, lentamente, prima
uno, poi l’altro.
Era circondato dalle spade, a meno di un centimetrodi distanza da lui,
ma era
ancora vivo. Era ancora vivo!
Davanti a lui un Kuno a petto gonfio e aria soddisfatta che si reggeva
su una spada più lunga delle altre. Applausi, complimenti e
grida di meraviglia
si alzano dal pubblico.
–Strepitoso!
–Non
ci credo!
–Incredibile!
Tutti quei
complimenti fanno gongolare oltremisura Kuno, il quale resta fermo
lì a godersi
gli applausi e gli sguardi stupiti fino
a quando il direttore non si vede costretto a chiamare la sicurezza per
riportare il giovane esibizionista nuovamente dietro le quinte, non
risparmiandosi un commento pungente del tipo: “Hai
monopolizzato la scena anche
abbastanza, ora smamma”.
–E adesso, gentili spettatori, un numero che vi
terrà col fiato sospeso
per tutto il tempo, che vi farà gelare il sangue nelle vene:
i vostri occhi non
crederanno a ciò che vedrete!
Dietro di me Akane sospira
pesantemente e si alza.
–Posso
farcela, devo farcela- dice per
farsi
coraggio.
Un
assistente porta due grosse tigri indiane e le sguinzaglia.
–Natsumi, Kanae: forza, tocca a
noi!
Ma i due felini non vogliono saperne di raggiungere la padrona, anzi:
con uno sbadiglio che mette in mostra la perfetta e affilata dentatura,
si
distendono per terra con l’intenzione di schiacciare un
pisolino. Akane resta a
fissarle per qualche istante, poi pronuncia le tre fatidiche parole: “Allora niente cena”.
Le
due micione drizzano subito le orecchie e scattano in piedi per poi
prendere
posto ai lati della padrona. Akane sorride soddisfatta: avrà
pensato che forse
non è tutto perduto e ha ancora una speranza di fare bella
figura davanti al
pubblico.
–… un applauso di incoraggiamento per la nostra
giovane e splendida
domatrice Akane Tendo!
La divisa rossa con ricami dorati scintilla
sotto i riflettori, così come il mantello dei due animali.
Akane fa schioccare
la frusta per terra e subito i due felini, come gatti ammaestrati, si
posizionano sui due piccoli podi che sono stati allestiti, uno a destra
e uno a
sinistra, per l’esibizione.
Ad
un cenno del direttore, due assistenti incendiano i cerchi davanti i
due podi. Akane
si volta in modo da guardare i due animali negli occhi, fa schioccare
la frusta
e quelli, obbedienti e perfettamente sincronizzati, saltano nei
rispettivi
cerchi infuocati, atterrano, saltano di nuovo, si incociano,
attraversano il
cerchio infuocato dell’altro e si riposizionano sul podio.
Il pubblico è estasiato, ma non hanno ancora visto nulla.
Da
dietro le quinte, Ryoga lancia due enormi palloni di gomma. Akane fa
schioccare
nuovamente la frustra a terra e le due belve si muovono in direzione
dei palloni,
li prendono con il muso e li tengono in equilibrio sul naso. Si alzano
sulle
zampe posteriori e iniziano a lanciarsi a vicenda i palloni,
afferrandoli
sempre con il muso e tenendoli in equilibrio per un qualche secondo.
Il
pubblico ora ride divertito, trovando l’esibizione delle due
tigri tenera e
divertente.
–Guarda che carine, mamma!- esclama una bambina puntando il
dito davanti
a sé.
–Mamma anch’io voglio una tigre!- protesta un altro.
Per
chiudere il numero, Akane fa schioccare due volte la frustra per terra,
allora
le tigri lanciano simultaneamente i due palloni in aria e con due balzi
si
riposizionano ognuna sul proprio podio per poi rialzarsi sulle zampe
posteriori
e prendere al volo i palloni che ritornano giù.
Akane si volta di nuovo verso il pubblico e si inchina,
mentre questo la sommerge di applausi, di complimenti
e di urla eccitate. Akane si inchina di nuovo e con un ennesimo
schiocco di frusta ordina
alle due tigri di fare lo stesso: le due belve, allora, scendono dai
rispettivi
podi e si inchinano obbedienti, porgendosi ai lati della domatrice.
-E’ andata, è andata!- gioisce Akane sottovoce,
non contennendo
l’eccitazione.
–Lo sapevo che
saresti stata grande, Akane!- si complimenta Ryoga, contagiato
dall’euforia,
seguito da una scodinzolante Biancanera.
–E
voi siete state semplicemente magnifiche!- esclama abbracciando e
coccolando le
due tigri che le rispondono con leccate e strusciate sul fianco.
Quando
il direttore annuncia l’esibizione di Ren, ho un sussulto. Ci siamo quasi. Dopo di lui,
è il turno di Ranma, poi ci sono io.
In teoria, ci sarebbe stata l’esibizione di Mousse, ma
poiché Mousse non c’è,
tocca a me “tappare il buco” nella scaletta, come
si suol dire.
L’ansia comincia a farsi sentire anche per me, per cui non
presto molta
attenzione al numero di Ren, a malapena mi accorgo di un volontario tra
il
pubblico che si offre per il numero dell’imitatore:
è un giovane sulla
ventina, piuttosto robusto, con una tuta
bianca e una cintura nera da judo.
Vedo
distrattamente Ren assumere le sembianze volontario e, al suono di un
gong,
iniziare a combattere contro di lui, parando e schivando ogni suo
colpo, come
se conoscesse già la mossa successiva.
–
Tocca a me!
–Voglio provarci anch’io!
– Anch’io!
–E
io pure!
Una
moltitudine di persone si alza e si offre come volontaria per testare
le
capacità dell’imitatore. Ren riesce ad imitare
l’aspetto e la personalità di
chiunque gli si presenti davanti, lasciando il pubblico senza parole.
Ma il
pezzo forte sarebbe arrivato dopo e allora sì che il
pubblico avrebbe sgranato
gli occhi!
–E adesso, caloroso pubblico, il nostro pezzo forte: tenetevi
alle
panchine perché sgranerete gli occhi per il wonderment!
Solo per voi, Ranma Saotome, l’uomo che si trasforma a
contatto con l’acqua! Applause,
please!
Ranma
entra in scena lentamente, nella sua solita divisa cinese rossa con
pantaloni
neri, mentre alcuni addetti preparano una grossa tinozza
d’acqua e un
trampolino.
Ranma
scrocchia le dita, guarda in alto, sospira. Inizia a salire, sotto gli
occhi
attenti del pubblico. Arriva in cima, percorre l’asse di
legno, si posiziona
sulla striscia gialla all’estremità. Guarda in
basso: le persone da lassù
devono sembrargli tanti puntini neri.
I riflettori sono puntati su di lui. Rullo di tamburi.
3…2…1…
Si lancia nel vuoto da un’altezza di quattro metri. Pochi
secondi dopo
uno splash e una parete
d’acqua che
si alza e inonda gli spettatori in prima fila, i quali, prontamente,
tirano
tutti fuori da chissà dove un ombrello (saranno mica allievi
di Mousse?) per
ripararsi. Poco
dopo dalla tinozza esce fuori una graziosa ragazza dal seno prorompente
e dai
capelli rossi, legati in una treccia.
Alcuni
in prima fila si sporgono maggiormente, a occhi sbarrati e bocca
aperta, non
potendo credere ai loro occhi; altri iniziano, invece, a sbavare senza
ritegno, ammirando le forme morbide e sinuose della
giovane, sotto lo sguardo minaccioso delle fidanzate, altri ancora
fischiano e ammiccano suadenti tentando un abbordaggio,
con scarsi – e anche piuttosto comici – risultati.
Ranma,
dal canto suo, non si scompone più di tanto: saluta,
risponde agli
ammiccamenti, sbatte le ciglia con fare ingenuo. In tutta
sincerità, non so
nemmeno io se ridere, rabbrividire o dare di stomaco. O tutte e tre le
cose
insieme.
Qualche
minuto dopo, Akane lo raggiunge con un asciugamano e una teiera
d’acqua calda: mantenendo
il contenitore con un paio di presine, versa lentamente
l’acqua sulla testa
della ragazza dai capelli rossi alla quale sfugge un
“Ahi!” di dolore non appena
il cuoio capelluto entra in contatto con il liquido bollente. Una nube
di
vapore avvolge le due ragazze. Due istanti e della graziosa ragazza col
codino
non resta più nulla: muscoli e addominali scolpiti prendono
il posto del seno
sodo e della pancia piatta; i lineamenti
delicati divengono improvvisamente marcati; la folta e lucente chioma
rossa si tinge di nero; i grandi occhi blu
mare si schiariscono assumendo una tonalità tendente al
cobalto.
Il pubblico è impressionato e
letteralmente senza parole: finora aveva creduto di aver visto tutto,
ma ha
dovuto ricredersi.
Ranma
si asciuga alla meglio l’acqua calda che gli gocciola dai
capelli, poi ringrazia
con un inchino i calorosi spettatori e lascia la scena, seguito a ruota
da
Akane, tra applausi, grida di stupore e lacrime di delusione da parte
di chi
sperava di poter combinare qualcosa con la misteriosa ragazza con il
codino.
–Bene,
ragazzi, è quasi fatta: l’ultimo numero
è quello di Shan Pu e della sua
piramide umana, poi ci sono solo i ringraziamenti finali...- spiega
Ranma
asciugandosi i residui di acqua e sudore dalla fronte.
–Siamo quasi
giunti al termine di questa serata così gorgeous…
e quale miglior modo di lasciarci se non con una, mega,
super, ultra
altissima piramide umana? Forse anche la più alta che
abbiate mai visto in tutta
la vostra vita? E allora un grande appaluso per le nostre quaranta
contorsioniste!
Oh,
Kami, ci siamo!
Faccio
un bel respiro profondo: per un attimo tutto quello che mi circonda
svanisce.
Niente musica, niente pubblico, niente artisti, niente spettacolo.
Niente.
Li riapro. Tocca a
me.
Corro, esco, le luci dei riflettori
mi abbagliano mentre il mio body lilla scintilla come se avessi addosso
una
cascata di stelle. Dopo aver percorso l’intero perimetro
della piattaforma, saltando
e agitando su e giù il nastro e contemporaneamente
eseguendo esercizi di equilibrio con la palla – il tutto
rigorosamente a tempo
di musica - mi accingo a “scalare”
quell’abnorme montagna umana, reggendomi con
i soli piedi, considerato che le mani mi servono per eseguire gli
esercizi con
la palla e col nastro.
Una
volta in cima, ecco la parte più difficile: tenendo il
nastro con la bocca,
poggio le mani sulle spalle delle mie due compagne che mi sorreggono,
poi una
volta stabilizzatami, reclino la testa all’indietro e allungo
la gamba sinistra
per lasciar scivolare la palla fino al mio piede, con il quale
l’afferro e la
porto davanti a me, all’altezza degli occhi. Intanto una
pioggia di petali neri
scende dall’alto mentre una ginnasta inizia a danzare
nell’aria passando da una
trapezio all’altro.
Sono
ormai certa che lo spettacolo sia giunto al termine, finché
uno stormo di
colombe bianche, avvolgendo l’intera piramide in un candido
turbine.
No,
non può essere lui.
Lui
è lontano chilometri da qui.
Lui è con Xiwan.
Lui è… tornato?