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Autore: Yoan Seiyryu    12/09/2013    3 recensioni
Sleeping/Hook
Solo il bacio del vero amore può risvegliare Aurora dal sonno eterno, ma non sarà Filippo a salvarla dalla maledizione. Dunque che valore può avere un bacio dissimile da quello più potente di tutti?
Hook dimostrerà alla Bella addormentata che non sempre la magia è la risposta, a volte le persone sono legate da un filo sottile che prescinde dai propri desideri. Entrambi si ritroveranno ad affrontare un'avventura comune, riscoprendo loro stessi e ciò che il Destino ha in serbo per loro.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Aurora, Filippo, Killian Jones/Capitan Uncino, Mulan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Yesterday I  died, tomorrow's bleeding
Fall in you sunlight
The futur's open wide beyond believing
To know why hope dies 
*~*~




X. Vendetta




Aurora aveva deciso di non addormentarsi, ma tentare di rimanere in dormiveglia. Riflettere sulle parole di Hook era più importante, ora che conosceva le sue intenzioni doveva decidere se agire contro di lui immediatamente, oppure sperare che  rinsavisse. Ma poteva fidarsi? Non ne era certa.
Quella mattina Kayley e Garret, i loro compagni di viaggio, si erano alzati all’alba per poter preparare tutto, mancava un giorno solo prima di raggiungere Malefica.
Nonostante Aurora non avesse avuto modo di conoscerli a fondo, era piacevolmente colpita nell’aver incontrato due persone dall’animo buono e gentile come non ne aveva mai viste.
Kayley aveva perso suo padre quando era una bambina e da quel momento aveva sempre combattuto per diventare un Cavaliere proprio come lui.
Decisamente avvincente come desiderio, anche se Aurora non riusciva a comprendere come una donna potesse sognare una vita così difficile.
Garret invece aveva vissuto gran parte della sua giovinezza nella Foresta Proibita, da quando vi fu l’incidente che gli causò la cecità, si era recluso in quel luogo per poter vivere lontano dal mondo.
Entrambi si erano incontrati per caso ed erano riusciti in passato a farsi valere davanti agli occhi di Filippo. Se lui si fidava di loro, Aurora non poteva metterne in dubbio l’onestà.
Inoltre aveva notato un certo tipo di legame che li univa, se non erano innamorati allora dovevano provare qualcosa di molto simile, poiché la cura che avevano l’uno verso l’altra era invidiabile.

“Quindi siete riusciti a domare un drago?” la voce di Hook risuonò nelle orecchie di Aurora che stava lentamente alzandosi in piedi dal suo giaciglio.

“I draghi non si fanno domare, ma quello che vi ha tratti in salvo si è affezionato particolarmente a Kayley” rispose Garret, battendo il bastone sulla terra.

Hook osservò attentamente la ragazza che aveva di fronte, piccola di statura e dai lunghi capelli rossi raccolti in una coda. Aveva ancora il viso dell’innocenza, proprio come Aurora.

“Un viaggio invidiabile” aggiunse Hook con mezzo sorriso.

Doveva ammetterlo, quei due giovani erano formidabili ed il coraggio che possedevano faceva risaltare la loro personalità così sviluppata, nonostante un’età ancora poco matura.
Kayley aveva l’aria di chi aveva messo da parte l’orgoglio per aprire gli occhi sulla realtà e Garret, nonostante la sua cecità, era riuscito a mostrarle la retta via.
Hook quasi credé di volerli a bordo della Jolly Roger, una volta tornato a navigare sui mari. Ma ricacciò immediatamente quell’idea, un cieco ed una donna non erano una buona scelta.

“Buongiorno, principessa Aurora!” esclamò Kayley interrompendo la conversazione, per avvicinarsi a colei che si era alzata, aiutandola nell’intento.

“Ti ringrazio” sorrise Aurora, accettando di buon grado il suo aiuto “eravate tutti svegli e siete rimasti ad aspettare me?”

“Killian ci ha raccontato dei vostri incubi e ci ha pregati di attendere il vostro risveglio, senza forzarvi. Ha detto che poteva essere la volta buona che li avreste  affrontati a testa alta” disse subito Kayley per ovviare a quello che sarebbe potuto diventare un problema.

Aurora sgranò gli occhi, lasciando che lo sguardo finisse su quello di Hook che la osservava sorridente.
Aveva davvero chiesto loro di non disturbarla? Per un attimo quel pensiero la fece arrossire, l’idea che qualcuno si fosse preso cura di lei la rasserenava ed in un certo senso le faceva prendere sicurezza.

“Grazie, spero solo di non avervi fatto aspettare tanto. Vogliamo procedere?”.

Si misero in viaggio in fretta, Kayley era convinta che nella Foresta potessero esservi delle spie di Malefica ma secondo Garret era improbabile che così fosse. Gli alberi e le creature che la abitavano erano antiche e nessuno era in grado di controllarle, nemmeno chi era esperto di magia.
Proseguirono verso uno dei sentieri più brevi e meno difficili da percorrere, per evitare di trovarsi davanti a situazioni inaffrontabili.
Aurora ed Hook non avevano più visto il drago che li aveva salvati, Garret spiegò loro che era abbastanza timido da nascondersi e di seguirli da lontano. Come poteva un drago provare delle emozioni? Soprattutto qualcosa come la riservatezza, Hook non riusciva a spiegarselo.
Invece Ayden, il falco dalle ali d’argento mostrava la strada da seguire ed ogni tanto si posava sul braccio del proprietario, anche se di tanto in tanto decideva di girare intorno ad Hook, come a volerlo tenere sottocontrollo.
Hook di rimando, che si era affezionato anche se non voleva ammetterlo, fingeva di esserne infastidito e lo cacciava via malamente.
Quando giunse l’ora di pranzo furono costretti a dividersi per intraprendere una breve battuta di caccia, per potersi procurare da mangiare anche per cena ed il giorno dopo.
Kayley e Garret presero una direzione, Hook ed Aurora un’altra con l’intento di ritornare allo stesso punto in cui si erano divisi.

“Non mi hai mai raccontato di come sei diventato un pirata” disse Aurora quando si ritrovarono soli. Non le piaceva il silenzio e la curiosità di tanto in tanto emergeva, anche quando avrebbe fatto meglio a non dire nulla.

“Secondo te come si diventa pirati?” rispose Hook che aveva tirato fuori un pugnale per la caccia “Inoltre non credo sia il momento adatto per raccontare gli aneddoti del nostro passato, se vogliamo mangiare qualcosa dobbiamo fare silenzio”.

Aurora rimase stizzita mentre lo seguiva a fatica, sempre con i piedi nudi e colmi di piccole ferite e graffi.
Preferì non seguire le sue istruzioni ed insistere sull’argomento.
“So come hai perso la mano sinistra, so che eri innamorato di una donna che ti ha segnato per la vita, ma non so nulla di te prima di tutto questo. Insomma, conosco la storia di Capitan Hook ma non di Killian Jones”.

“Non c’è nulla di particolare da sapere, riguardo Killian Jones. Quel che è stato rimane cenere, non ho intenzione di guardare indietro per ricordare da dove provengo” disse mentre si guardava intorno, alla ricerca di un cervo o di una lepre da catturare.

Quando Aurora cercò di insistere, lui le fece segno di ammutolirsi, non erano soli.
Indicò con la punta del pugnale un uomo incappucciato che stava correndo verso un carro su cui era sdraiata una donna gravida, sembrava che stesse per spirare.
Hook ed Aurora si nascosero dietro un albero per osservare la scena, l’uomo col cappuccio le diede un antidoto e rimase in attesa del risveglio di lei.
Fu in quel momento che Hook volse lo sguardo più in alto e notò qualcosa che gli fece avvertire un capogiro.
Il Coccodrillo era lì. I suoi occhi sprofondarono nel constatare che a pochi passi si trovava colui che aveva portato sventura nella sua vita.
Aveva notato come Tremotino stesse tendendo l’arco verso l’uomo incappucciato e come accanto a lui vi fosse una giovane donna che aveva l’aria di volerlo dissuadere.
Non poteva essere vero, non poteva trattarsi di lui. Non in quel momento, non senza Excalibur! Già, poiché Excalibur era la soluzione a tutti i suoi problemi. L’onestà sarebbe arrivata in seguito, ma aveva bisogno di quella spada per poter scalfire il Coccodrillo. Perché si presentava così presto, perché quando era disarmato? Aggrottò le sopracciglia. Non poteva perdere un’occasione simile, difficilmente avrebbe fatto ritorno per la Foresta Proibita e ora che lo aveva davanti agli occhi doveva agire e compiere la sua vendetta. Ma senza Excalibur non sarebbe riuscito nemmeno a ferirlo, dunque non gli rimase che fare una cosa soltanto. La donna che gli stava accanto sembrava particolarmente legata a lui, dunque avrebbe preso di mira lei.
Hook piantò a terra il pugnale da caccia, sciolse l’arco che Kayley gli aveva prestato ed incoccò malamente una freccia, per poi puntare verso di lei.
Quando Aurora si accorse di quello che Hook aveva intenzione di fare, appoggiò una mano sulla sua spalla.

“Killian! Fermati, cosa vuoi fare?” la sua voce non arrivò alle orecchie del pirata che tendeva sempre più l’arco.

“Ripago il Coccodrillo con la sua stessa moneta” sussurrò con gli occhi iniettati di sangue, tanto che spaventarono Aurora per l’improvvisa perdita di controllo. “Ucciderò lei e lo lascerò in vita, così saprà cosa si prova a perdere la persona che si ama”.

Aurora volse lo sguardo sulla giovane ragazza in compagnia del Coccodrillo, era bella e anche lei cercava di fermarlo da un’azione dello stesso genere. Non poteva permettere ad Hook di cadere nell’errore, perciò tentò di fermarlo nell’unico modo che le era venuto in mente.

“Gli uomini onesti non hanno bisogno della vendetta per vivere sereni” sussurrò per poi sfiorargli la guancia con un bacio “e tu sei un uomo onesto, non cadere di nuovo nell’errore”.

Non ebbe idea del motivo per cui compì quell’azione, ma sentiva di doverlo fare. Per un attimo credé di essersi comportata da sciocca, eppure in quel momento Hook abbassò l’arco, volgendo lo sguardo su di lei.

“Non è la prima volta che qualcuno mi dice una cosa simile” e di certo gli aveva procurato uno scombussolamento tale da far emergere le lacrime agli occhi.





 
 
 
 
 
Killian era riuscito a recuperare un passaggio per il regno accanto a quello in cui nacque, così da potersi avvicinare maggiormente al suo scopo.
Il viaggio sul carro non fu entusiasmante, soprattutto il mercante che vi era sopra si mostrava in modo burbero e poco incline alla conversazione.
Non che questo rappresentò un problema per Killian che anzi desiderava quanto più possibile di rimanersene nel suo cantuccio a riflettere sulla malefatta di suo padre.
Di denaro non ne aveva, Filippo aveva cercato di convincerlo ad accettare una piccola offerta per il viaggio, ma lui rifiutò. Il principe stesso aveva ripagato il debito lasciato da suo padre, averne degli altri non sarebbe stato un buon inizio.
Nonostante stesse andando via da quel posto, non potette fare a meno di pensare ad una sola cosa: la vendetta. Essa lo avrebbe ricondotto da suo padre, per infliggergli sofferenza, un dolore che avrebbe dovuto scontare per tutto il resto della vita.
Killian non si era mai sentito cadere così in basso come in quel momento, non aveva mai avuto sentimenti simili. Eppure l’idea che la persona a cui voleva più bene al mondo lo avesse abbandonato, per lui era inconcepibile.
Aveva sacrificato persino i suoi ideali, pur di renderlo felice e sperare di riuscire a costruire un futuro insieme. Ma Dwigth Jones pensava solo al proprio benessere, non si era preso cura di sua moglie, non vi era motivo per farlo anche con il figlio.
“Scendi, ragazzino. Da qui dovrai cavartela da solo” il mercante lo fece tornare alla realtà e così fu costretto a scendere, abbandonando l’idea di fare un viaggio più semplice.
Una volta con i piedi per terra iniziò ad incamminarsi per il sentiero diritto che conduceva alla capitale del nuovo regno in cui si trovava.
Senza riflettere esattamente sul dove recarsi, finì per raggiungere una radura accanto al bosco che conduceva ai pressi del Castello, vi era un piccolo fiume che avrebbe potuto risalire facilmente per trovare la strada giusta da prendere.
Quando raggiunse la radura decise di fare una piccola pausa, sedendosi su una roccia rotondeggiante. Aprì la sacca da viaggio e vi fece uscire un fazzoletto che avvolgeva un pezzo di pane scuro, ma in quel momento udì un grido disperato proprio alle sue spalle.
Quando girò  lo sguardo si accorse che le acque del fiume stavano trascinando via una ragazzina spaventata che non riusciva a risalirlo.
“Aiuto!” urlava ormai stanca e senza speranza.
Killian gettò il pane a terra e si precipitò vicino alla riva, percorrendola di corsa per poterla seguire con lo sguardo.
“Rimani calma, sto venendo a prenderti!” la incoraggiò lui, mentre afferrava in fretta un ramo caduto abbastanza robusto da poter sorreggere il peso di lei.
La superò fino a stendersi sulle sponde, allungò il ramo in acqua perché potesse arrivarle vicino.
“Afferralo e tienilo stretto, cercherò di tirarti fuori” disse con voce sicura.
La ragazzina dagli occhi azzurri ed impauriti obbedì subito agli ordini e riuscì a raggiungere l’estremità del ramo anche se con qualche difficoltà. La potenza della corrente era eccessiva ma si sforzò di non lasciare la presa. Killian dovette usare tutta la forza che possedeva, combattere contro il fiume da solo e portare via da lì il peso di una ragazzina più piccola di lui era un’impresa difficile ma non si lasciò vincere dalla fatica.
Si mise in ginocchio per spingere verso di sé il ramo, mentre lei mugugnava spaventata di voler uscire in fretta da quell’inferno.
Quando riuscì a tirarla fuori, si gettò al suo fianco, coprendosi la fronte con le mani. Il ramo per poco non si era spezzato, se fosse accaduto allora non vi sarebbe più stato niente da fare.
Colei che aveva salvato si acquattò sull’erba umida, sputando l’acqua in eccesso che avevo ingurgitato.
I lunghi capelli castani le ricadevano sulle guance, impastati ed umidi, tanto da coprirle il viso.
“G-grazie” sussurrò lei mentre tentava di tornare seduta, stringendosi tra le braccia per non sentire freddo.
Quando Killian se ne rese conto, decise di fare un ulteriore sforzo e si sfilò il piccolo soprabito, per appoggiarlo sulle sue spalle.
Si rimise in piedi cacciandosi le mani nelle tasche, leggermente imbarazzato per aver dimostrato tutta quella inspiegabile premura verso una sconosciuta.
“Come sei finita in quel guaio?” domandò curiosamente.
La ragazzina arrossì fino alla punta delle orecchie, notando la gentilezza dello sconosciuto e si strinse nel soprabito che le calzava decisamente troppo. Inoltre aveva notato quanto gli occhi azzurri di lui fossero profondi, più dell’acqua del fiume, forse anche del mare.
“Ero andata a prendere un po’ d’acqua da portare a casa ma sono scivolata” sussurrò lei vergognosamente.
Killian aggrottò le sopracciglia, senza guardarla negli occhi, preferì concentrarsi davanti a sé.
“E’ una cosa da stupidi” concluse irritato.
Lei rimase colpita da quella frase così astiosa. “Andare a prendere l’acqua o scivolare in un fiume?”.
Killian sollevò gli occhi al cielo. “Questo conferma la mia teoria, devi proprio essere una stupida”.
La ragazzina si alzò in piedi, con le ginocchia che ancora tremavano ma con una serietà da far quasi paura.
“Chi ti dà il diritto di parlarmi in questo modo?”  lo rimbeccò con fastidio, stringendo le braccia al petto, così da far cadere il soprabito a terra.
“Ti ho salvato la vita, direi che merito questo diritto” continuò prima di afferrare ciò che era suo e riprenderselo,ma accorgendosi che era umido lo gettò di nuovo a terra.
Lei rimase così interdetta da non saper replicare altro che: “Nessuno ti ha chiesto di farlo!”.
Killian boccheggiò per qualche istante, stupito da quella reazione.
“Ingrata!”.
Nonostante quell’attimo di tensione così forte che sarebbe potuto finire molto peggio di una semplice discussione, Killian scoppiò a ridere.
La ragazzina non aveva idea del motivo per cui fosse finita in quel modo, anche se all’iniziò tentò di rimanere sulla linea di difesa iniziale, quella risata fu troppo travolgente per non seguirla.
Non avevano la stessa età, ma sembrava che potessero capirsi alla perfezione.
Quel piccolo incidente instaurò un’amicizia così breve da non esser durata nemmeno un battito d’ali , ma allietò entrambi da tutto il loro passato.
“Per colpa tua ho anche perso il mio pranzo” le rinfacciò, giocando di nuovo a ricreare la tensione precedente.
“Se ti va posso offrirti dei biscotti, ne ho lasciati alcuni lì dove dovevo attingere l’acqua. Ti va di rimanere qui, ancora per un po’?” domandò con sincera speranza, non capitava mai di incontrare qualcuno di così interessante.
Killian non si sentì di rifiutare, aveva molta fame e difficilmente andava così d’accordo con qualcuno che non fosse suo padre. Decise di mettere da parte un po’ del suo tempo per il viaggio e trascorrere un’intera giornata con una ragazzina che non aveva mai visto prima.
Lei gli prese la mano per condurlo fin dove aveva promesso che ci fossero i biscotti e lì si sedettero, per pranzare insieme.
“E’ la prima volta che vieni qui? Non ti ho mai visto da queste parti” chiese lei, sedendosi comodamente sull’erba, offrendo il pranzo disteso su una tovaglia bianca.
“Non vivo qui e sono in viaggio per raggiungere il mare, cercherò una nave mercantile in cui vi sia bisogno di braccia forti per lavorare” disse mentre addentava uno dei biscotti, erano così buoni che non riuscì a fermare la fame.
“Scusa se te lo faccio notare, ma non mi sembra che tu abbia braccia così forti…” sorrise lei a mezza bocca.
Killian smise di mordere il biscotto che aveva in mano e la guardò accigliato.
“In senso metaforico” si strinse nelle spalle e riprese a mangiare.
“Perché vuoi intraprendere un viaggio in mare?” domandò con curiosità lei.
“Voglio diventare un uomo forte, che sa cavarsela da solo, per dimostrare a mio padre che non c’è bisogno di essere disonesti per vivere” aggrottò le sopracciglia “e mi vendicherò di lui”.
La ragazzina rimase piuttosto stupita nel sentire quelle parole, ma gli rivolse un timido sorriso, prima di appoggiare le mani sul manto d’erba e avvicinarsi alla sua guancia per baciarla.
“Gli uomini onesti non hanno bisogno della vendetta per vivere sereni e tu mi sembri un tipo onesto”.
Killian sgranò gli occhi di fronte a quel gesto così confidenziale, tanto che finì per strusciarsi la manica della camicia sulla guancia per togliere la sensazione di umido lasciata dal bacio. Inoltre sentì avvampare il viso che si colorò di rosso, tanto che scaturì in lei una risata vivace e forte.
Nonostante quel vuoto che avvertiva nel cuore, le parole che lei aveva pronunciato riuscirono a colpirlo così profondamente che non lo avrebbero mai abbandonato.
Trascorsero insieme tutta quella giornata, Killian decise di aprirsi e raccontare ciò che aveva passato con suo padre, senza però rivelarle l’incontro con il principe Filippo.
Lei comprese quanto dolore dovesse portare con sé e di certo non sarebbe stato facile andare avanti, ma qualcosa le diceva che il loro incontro non sarebbe stato vano.
Quando sopraggiunse il tramonto, furono costretti a lasciarsi. Killian aveva trovato un nuovo passaggio per poter proseguire attraverso il nuovo regnò e si congedò dalla sua  amica, ringraziandola per il pranzo e per la giornata insieme.
Lei di rimando si mostrò poco felice nel vederlo andare via, non aveva mai avuto occasione di farsi degli amici e per una volta aveva quasi sperato di non sentirsi così sola.
Fu solo quando vide scomparire il carro che si ricordò di non aver chiesto il suo nome e di non essersi nemmeno presentata. Una tristezza leggera le circondò il cuore, non avrebbe mai più avuto sue notizie.

 
 
 




 
 
“Tu sei la ragazzina che ho salvato?” domandò Hook in un sussurro, aveva celato per così tanto tempo quel ricordo che solo in quel momento gli sembrò di averlo vissuto davvero.

Aurora corrugò la fronte, ancora non in grado di comprendere che cosa volesse dire.
“Di che stai parlando?”

Per un attimo Hook credé di aver frainteso, forse i suoi ricordi erano errati, ma ora che stava iniziando davvero a guardare in fondo agli occhi di lei, capì di non potersi sbagliare.
“Molti anni fa salvai una ragazzina che era caduta in un fiume e che per ringraziarmi mi offrì un pranzo di biscotti, aprendomi  gli occhi sulla vendetta che volevo perpetrare su mio padre”.

Quando Aurora realizzò, andando alla ricerca di quello stesso ricordo, si coprì le labbra con stupore. Ora tutto le era chiaro, come aveva potuto non riconoscere quel bambino a cui si era affezionata? Tante volte aveva rivolto a lui un pensiero, desiderosa di sapere se alla fine fosse riuscito nell’intento di crescere in modo onesto.
Non poteva credere che proprio il ragazzino del suo ricordo ora si trovava davanti a lei, per nulla simile a come lo aveva immaginato.

“Ora capisco perché il tuo bacio ha funzionato” sussurrò Aurora ancora sconcertata da quella scoperta.
“Non è stata la magia del vero amore, ma qualcosa di molto più forte. Siamo rimasti legati ad un ricordo passato che abbiamo custodito per così tanto tempo che è finito per diventare una parte imprescindibile per entrambi. Un legame simile ad un filo che ci ha uniti nonostante la distanza ed il tempo e i nostri cuori ci hanno riconosciuto, ma le nostre menti no” spiegò Aurora in modo esauriente.

Hook corrugò la fronte, non del tutto convinto delle sue parole.
“Vuoi dire che ci siamo innamorati l’uno dell’altra molto tempo fa?”

“Questo non lo so,  io non riesco a capire più niente” si portò una mano sulla fronte, confusa per quella rivelazione che ancora non le sembrava vera.

Il silenzio fu l’unica soluzione che riuscirono a trovare, almeno per quel momento.








// Nda: 

Eccolo qui il nuovo capitolo! 
Intanto ringrazio tutte le ragazze che continuano a seguire questa storia e che mi hanno convinta ad arrivare fino in fondo (sì, devo dire che ad un certo pnto ho avuto parecchi dubbi a riguardo, molte cose non mi convincevano). 
Ho creato un gruppo su facebook dove verranno pubblicati gli aggiornamenti, gli spoiler sulle storie che ancora non ho pubblicato, gli album dei personaggi e le colonne sonore. 
Se volete iscrivervi, vi aspetto qui: 
https://www.facebook.com/groups/507038592717142/
A presto! 

 
   
 
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