Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Manu5    12/09/2013    20 recensioni
-“Sei veramente un’idiota!!!”
- “E tu una petulante ragazzina!!!”
- “Non ti permettere sai…”
-“Altrimenti che mi fai?” “Sto’ tremando di paura guarda…” mi disse con tono spavaldo.
- “Questo!!!” E presi dal corridoio il cestino vicino ai distributori con dentro ogni sorta di schifezze tirandoglielo addosso.
Walter e Monica proprio non si sopportano, il diavolo e l'acqua santa li chiamano ridendo a scuola. Ma cosa succederrebbe se un preside un po' strampalato li costringesse con l'inganno a fingersi una coppietta felice per vincere una scommessa?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAP. 13 UN “INCUBO” AD OCCHI APERTI

POV MONICA

Avevo un grande caldo e mi scoppiava la testa. Mi sentivo sudata e appiccicaticcia. Quando poi aprendo gli occhi mi ritrovai in una camera sconosciuta ero piuttosto confusa. Non ricordavo praticamente nulla della serata precedente, a parte degli sprazzi di un bacio meraviglioso ed una sensazione di calore provenire dal basso ventre. Avevo un bisogno disperato di farmi una doccia rigenerante e riordinare le idee per mettere insieme i pezzi del puzzle.
Capii che non si sarebbe realizzato nulla di tutto ciò quando roteando gli occhi per la stanza mi scontrai con delle iridi smeraldine dall’aria estremamente divertita. Allora iniziai a sudare freddo.

 
  • “E tu cosa diavolo ci fai qui?” domandai con una spiacevole sensazione in corpo.
  • “Questo dovrei chiedertelo io considerando che sei tu quella nel mio letto…” Malizioso, odioso e strafottente, ossia Molinari nel suo aspetto migliore.
  • “Cosa??? ” Urlai in preda al panico guardando immediatamente verso il basso.
Non ero nuda, bene. Già era un passo avanti! Il problema era che non indossavo neanche il mio vestito. Quindi qualcuno mi aveva cambiata… oddio qualcuno mi aveva spogliata. Merda non portavo neanche il reggiseno sotto quell’abito da troia. Era stato Molinari che adesso mi osservava malizioso a spogliarmi??? Oh cazzo alla seconda. Ma da quando ero diventata così volgare?
 
  • “Noi due abbiamo…..” chiesi con occhi imploranti di poter sentire una decisa negazione. Lui mi fissò e sorrise.
  • “Nooooooo…” gridai disperata ributtandomi indietro sul letto. E vaffanculo anche a quel sorriso mozzafiato.
  • “Guarda che io non ho detto sì.” I miei occhi saettarono speranzosi verso di lui   “ma neanche no!” aggiunse sogghignando.
Insomma ma come diavolo faceva ad essere così stronzo anche in una situazione del genere, mentre io ero disperata. Certo per lui era normale portarsi a letto giovani vergini. Oddio cosa avevo fatto?  Avevo davvero regalato la mia prima volta alla persona che più detestavo sul pianeta? E peggio ancora, neanche me ne ricordavo!
Presa da un raptus di pura follia, scaraventai indietro le lenzuola e scattai come una belva inferocita ad un passo da lui che se ne stava seduto impassibile sulla sedia della sua scrivania e strattonandolo per il bavero della camicia sbraitai:

 
  • “Insomma Molinari si o no?? Dimmi cosa cazzo è successo questa notte? “
  • “Direi che hai finalmente sfogato la tua acidità repressa facendo dell’ottimo sesso.”
  • “Aaaahhhhhh” sbraitai senza ritegno svegliando probabilmente tutta l’abitazione  “ non posso averlo fatto davvero con un imbecille come te.”
  • “Ehi guarda che sono davanti a te. Potrei offendermi.” Sbuffò, ma si capiva lontano un miglio che mi stava prendendo in giro.
  • “E chi se ne frega.”
  • “Sei proprio una maleducata.”
  • “Hai anche il coraggio di fare dello spirito, dopo che mi hai portata a letto senza ritegno? Ti sei  approfittato di me nel momento in cui ero più vulnerabile senza alcuno scrupolo, contro la mia volontà. “ gli sbraitai in faccia.
  • “Eri piuttosto consenziente sai?”
Accipicchia, ma perché non ricordavo nulla? Era stato bello? Era stato premuroso? Era davvero un dio a letto o la sua reputazione era solo un’esagerazione? Mi aveva fatto male? Avevo perso sangue? Oh merda, il sangue!
Per un attimo fui tentata di correre verso il letto, ribaltarlo da capo a piedi alla ricerca di quella macchiolina, ma era come servigli su un piatto d’argento la mia perduta verginità. Chissà se lui se n’era accorto? Certo che se n’era accorto, merda! Uno con la sua esperienza.

 
  • “Mi fai schifo Molinari.” A queste parole scattò in piedi come un fulmine e agguantandomi per le spalle sputò a denti stretti
  • “Attenta a come parli ragazzina” O.k. Forse avevo esagerato. “perché non mi sembrava proprio che ti facessi schifo stanotte mentre ti dimenavi sotto di me come una gattina in calore. “
No, non avevo esagerato. Walter Molinari era l’essere più insopportabile sulla faccia del pianeta. Se ne avessi avuto la forza l’avrei picchiato, ma dovevo essere superiore, ne andava della mia futura reputazione. Cosa avrei risposto quando nel mio splendido futuro ritirando il premio nobel mi avrebbero chiesto la mia prima esperienza sessuale e il motivo per cui avevo picchiato a sangue il mio partner la mattina dopo?
Quindi con le lacrime agli occhi e un orgoglio insospettabile sfidai le sue iridi scandendo ad alta voce:

 
  • “Fammi uscire da qui. Voglio farmi una doccia.” Non importava se invece sarei corsa a piangere tra le braccia della mia migliore amica che sicuramente era lì da qualche parte.
  • “Non sei mia prigioniera.” Decretò lasciandomi le spalle “Quella è la porta e il bagno sai dove si trova.”
D’improvviso immagini di me e lui che ci scambiavamo un bacio infuocato mi vorticarono nella mente. Con tutta la disinvoltura che riuscii a racimolare mi diressi lentamente verso la porta ripetendo a me stessa di non scappare a gambe levate da quel luogo di perdizione. Mentale o fisica dipendeva dai punti di vista.
Uscita da quella camera bussai istericamente a tutte le porte che si trovavano sul quel corridoio finché un’assonnatissima Valeria fece capolino da una di esse.

 
  • “Ma che succede?” sbadigliò.
  • “Oh Valy che cosa ho fatto?” E crollai a piangere tra le sue braccia.

POV WALTER
 
  • “Non credi di aver esagerato stavolta?”
Ero seduto al bancone della cucina sorseggiando un succo di frutta gelato e ripensando a quanto successo poco prima. Mi voltai al suono di quella voce trovandomi Yuri alle spalle.
 
  • “Buongiorno.” Certo che avevo esagerato ma come al solito con lei quello che doveva essere uno scherzo era diventata una discussione senza esclusione di colpi. “Come fai a dirlo? Non sai nemmeno cosa le ho detto.”
  • “Tu credi? Penso invece che tutti abbiamo sentito cosa vi siete urlati in quella camera. E posso dirti che non è il modo migliore per iniziare una relazione. Pur finta che sia, ci dovrai passare del tempo insieme.”
  • “D’accordo, hai ragione.” Sbuffai rassegnato “Ma non è colpa mia se quella ragazza tira fuori il peggio di me.”
  • “O il  meglio” sussurrò.
  • “Che vuoi dire?” chiese curioso.  
  • “Semplicemente che con lei sei diverso.”
  • “Diverso in che senso?”
  • “Non l’ho ancora capito sai, ma diverso.”
  • “Hai deciso di psico-analizzarmi dottor Freud?”
  • “Ci riuscirei?” domandò sorridendo.
  • “Ale?” chiesi cambiando totalmente argomento.
  • “Sotto la doccia.”
  • “E lei?”
  • “In camera a piangere da Valeria. Ma poco fa anche Patty si è unita a loro.” 
  • “Ah.”
  • “Sei pronto per il secondo round?” chiese poi Yuri accomodandosi accanto a me.
  • “Perché dovrei?”
  • “Credi davvero che la sua migliore amica ti reggerà il gioco e non le dirà la verità? Senza contare il fatto che c’è anche il brillante piano che abbiamo messo in atto ieri sera facendo intendere a tutti che adesso state insieme e di cui la diretta  interessata, non sa nulla.”
  • “Oh cazzo.” Dopo la notte insonne che avevo passato osservandola, avevo totalmente rimosso questo piccolo particolare.
Non riuscii a formulare nessun altro pensiero di senso compiuto poiché un urlo disumano ci raggiunse dalla rampa delle scale del soggiorno.
 
  • “Tu, lurido bastardo manipolatore.”
  • “Ecco appunto.” Sorrise Yuri alzandosi dal suo sgabello ed allontanandosi da me.  
Quando Monica Laboni entrò sbraitando in cucina seguita a ruota dalle sue  amiche, sembrava sul punto di esplodere.
Così conciata, con i capelli scombinati, ancora indosso il mio completo da basket, la faccia rossa e viola per le lacrime versate o la rabbia trattenuta era tremendamente buffa… ed eccitante da morire! Ma quella ragazza si rendeva conto dell’effetto che aveva sul genere maschile?

 
  • “Sei davvero un grandissimo stronzo. Come hai potuto farmi credere una cosa tanto schifosa?”
  • “La domanda giusta è… come tu abbia potuto crederci?”
  • “Io… beh ero confusa. L’alcool, la serata orribile… “ commentò avvicinandosi “e tu ne hai approfittato spudoratamente.”
  • “Oh andiamo Amore. Era uno scherzo.” Affermai sorridendo strafottente.
  • “Molinari non cominciamo perché non sono proprio in vena oggi.”
  • “E quando mai lo sei?”
Era ormai arrivata ad un passo da me e quando le sue pupille saettarono sul bancone della cucina verso il bricco di succo di frutta che stavo bevendo capii le sue intenzioni ancor prima che si muovesse.  Nell’attimo esatto in cui l’artigliò portandolo sopra la mia testa, l’afferrai per le natiche ed aprendo le gambe la strattonai tra le mie braccia così che il contenuto del cartone colpì entrambi.
Realizzai solo in un secondo momento dove avevo le mani e cosa stavo toccando. Cazzo, mi stavo eccitando ancora!
Nessuno però ci fece caso perché lei si mise a strillare, il succo ci imbrattò completamente e visto il giungere dell’apocalisse tutti gli altri si defilarono ai piani superiori.


POV  MONICA
 
  • Leva immediatamente le mani dal mio posteriore brutto zoticone.” Sbraitai come una gallina strozzata. Quel cretino mi stava toccando il culo. Ma come avevo fatto a cadere così in basso?
  • “Devo pur controllare la mercanzia, no?” rispose con la sua solita faccia da schiaffi senza accennare a cambiare posizione nonostante il succo appiccicaticcio che ci colava dappertutto.
  • “Molinari per cinque minuti della tua miserabile vita piantala di fare il porco pervertito e lasciami andare.” Urlai liberandomi dalla sua presa ed allontanandomi da lui.
Quella vicinanza era pericolosa perché nonostante non riuscissi a focalizzare l’intera nottata, ricordavo molto bene la sensazione del suo corpo sopra il mio, le sue mani che vagavano su di me e se avevo capito una cosa da quell’orribile nottata era che non potevo fare affidamento sul mio corpo quando si trattava di lui perché le mie carni mi tradivano, tremando al suo passaggio e agognando un dolce supplizio che per ora avevo solo letto nei romanzi rosa di cui mi imbottivo.
 
  • “Ti ci dovrai abituare ragazzina!” sentenziò alzandosi anch’egli da quella sedia “Non vorrai mica farmi passare per una specie di asessuato. Guarda che IO ho una reputazione da difendere.” Sbottò indignato.
Oh bella, adesso era lui quello offeso. Avevo ragione ad affermare che Molinari aveva solo segatura al posto del cervello. E adesso cos’era quella luce che gli illuminava gli occhi? Oh no!
 
  • “Stammi lontano Molinari.”
  • “Dovresti cominciare a chiamarmi per nome sai?” ghignò avvicinandosi.
  • “Che vuoi fare?” chiesi indietreggiando.
Quella situazione non mi piaceva per niente ed i miei sensi erano all’erta.
 
  • “Voglio baciarti!” affermò con un tono serio e disarmante pietrificandomi sul posto solo con la forza del suo sguardo ardente.
  • “Per…Perché?” Ma che cavolo stavo dicendo… dovevo essere infuriata e non rimanere lì impalata a sciogliermi sotto i suoi occhi. Diamine Monica pensa alla notte appena trascorsa e al modo in cui ti ha trattata.
  • “Perché mi va…” un passo “ perché hai addosso i miei vestiti…” un altro passo “perché ho passato una notte di merda per colpa tua…” le sue mani sulle mie spalle  “ perché so’ che lo vuoi anche tu…” le sue labbra sempre più vicino “e perché….”
Vinta, battuta, annientata da un bel paio di occhi verdi. Ormai nel mio campo visivo c’era solo il suo splendido volto, e le mie labbra attendevano quel bacio come il bisogno di respirare. Insomma un disastro su tutta la linea.
 
  • “Perché per essere una suora baci molto bene sai.” Ma perché Molinari doveva sempre dire la frase sbagliata al momento sbagliato?
Una doccia fredda che servì a farmi tornare sul pianeta terra. La reazione fu immediata e quasi senza comandarlo il mio ginocchio si alzò di scatto andando dritto a colpire i suoi gioielli di famiglia piegandolo in due.
 
  • “Ti consiglio di cominciare a correre brutta stronza.” Sputò rabbioso fra un gemito e l’altro.
Mi allontanai il più possibile mettendo un tavolo a dividerci mentre Walter si rialzava e riacquistava padronanza di sé. L’ occhiata che mi rivolse però non era per niente rassicurante.
 
  • “Sei tu lo stronzo che dice sempre la cosa sbagliata nel momento meno opportuno.”
  • “Non ti facevo una da paroline dolci amore.”
La scena aveva del ridicolo, lo dovevo ammettere pure io poiché durante questo acceso scambio di battute continuavamo a girare intorno al tavolo della sua cucina come due idioti. Io un topolino in trappola e lui un gatto in caccia. Ecco questo rendeva l’idea. 
 
  • “Ecco appunto parliamo anche di questo ….”
  • “Delle paroline melense?
  • “Del perché continui a chiamarmi amore, idiota!”
  • “Le tue loquaci amichette non ti hanno detto nulla a tal proposito?”
  • “E che avrebbero dovuto dirmi?” domandai allarmata. Oddio c’era dell’altro.  
  • “Per esempio che da ieri sera siamo ufficialmente una coppia tesoro mio.” Sentenziò calcando volutamente sulle ultime parole.
  • “Noooo. Non è possibile!” Scappai urlando in salotto frapponendo il divano fra noi zigzagando nel casino che c’era ancora per terra.
  • “Non farne una tragedia greca, e smettila di urlare che ho mal di testa.”
Mi raggiunse dirigendosi poi con una calma invidiabile verso la veranda e si spaparanzò su di un lettino a bordo piscina. Perché io ribollivo mentre lui appariva così serafico? Cosa c’era di sbagliato in me? Almeno però non sembrava più intenzionato a farmela pagare per il colpo “basso” di poco prima.
 
  • “Era quello che volevamo no? Ci serviva una scusa per metterci insieme” proseguì mentre io l’avevo raggiunto in veranda “Bene, la tua performance di ieri, ci ha risparmiato la fatica di trovarla.”
  • “Smettila di urlare…” sbraitai ancora più forte “mi hai fatto passare per una delle tue puttane da quattro soldi e mi dici di smetterla di urlare ….ma hai presente con chi stai parlando?”
  • “Con la mia dolce metà?” sorrise scherzoso guardandomi maliziosamente le gambe scoperte. Ma perché non mi ero cambiata?
  • “Riprova, sarai più fortunato.” Soffiai gonfiandomi come un palloncino ad elio.
Con uno scatto fulmineo che non avevo calcolato si alzò e mi agguantò stringendomi gli avambracci.
 
  • “Con la ragazza più rompipalle del pianeta, ecco con chi sto’ parlando.” Disse serio, ma il suo tono era quasi dolce. “E la ginocchiata che mi hai propinato in cucina, non fa altro che avvalorare la mia tesi.”
  • “Che fai?” chiesi disorientata da quel cambio di atteggiamento.
  • “Te la faccio pagare per avermi distrutto gli attributi no?” sorrise sulle mie labbra.
E così dicendo approfittando del mio momento di smarrimento si buttò in piscina senza preavviso trascinandomi ovviamente con lui.  L’acqua era gelata, e non essendo preparata ne bevvi in quantità industriale. Riemersa con la testa, incrociai il suo volto ridente e nonostante l’incazzatura non riuscì a fare altro che sorridergli di rimando e constatare che l’acqua fredda era quasi un toccasana per la costante calura del mio corpo quando lui mi toccava.
 
  • “Sei proprio un imbecille.” Riuscii a formulare dopo istanti che mi parvero infiniti.
  • “Però ti piaccio. Ammettilo…”
  • “Sì, nei tuoi sogni razza di pallone gonfiato.” Scherzai spruzzandogli dell’acqua in faccia
  • “Ah vuoi la guerra piccola sirenetta?”
Innescammo così una guerra all’ultimo spruzzo senza esclusione di colpi ridendo come bambini di quattro anni, ma d’altronde con lui era così. Riusciva a farmi sentire una bambina capricciosa o una donna attraente e sensuale con la sola potenza dello sguardo. Come del resto lui passava dal porco pervertito al bello e dannato o al ragazzino giocoso nel tempo di un battito di ciglia. E in quell’attimo il bimbo pestifero che stava giocando e ridendo con me era proprio di una bellezza senza pari.  Ma chi era veramente Walter Molinari?  
A riprova di questi miei pensieri sconclusionati, la situazione cambiò ancora.

 
  • “Basta, basta, basta. Hai vinto tu d’accordo?”  Sbiascicai cercando di ripararmi mentre cascate d’acqua mi arrivano addosso.
  • “Eh no bella. Non ho ancora finito con te…” E così dicendo mi prese per i fianchi trascinandomi sott’acqua con lui.  
Quando riemersi le sue mani erano ancora ancorate ai miei fianchi, ma il tocco era cambiato. Una scarica elettrica era partita dal punto dove erano appoggiate, propagandosi per tutto il corpo. Mi concessi il lusso di osservarlo attentamente ed andai nel pallone più totale. Ma era possibile andare in combustione immersa in una piscina d’acqua fredda?
L’acqua non era tanto alta, a lui arrivava alla vita, a me un po’ di più. I suoi jeans erano immersi fino alla cintola, la camicia bianca arrotolate sulle braccia era completamente trasparente aderendogli al torace come una seconda pelle, i capelli inzuppati gli ricadevano sulla fronte dispettosi, le goccioline gli scendevano dal collo  scivolando sui muscoli delle braccia fino alle mani che adesso mi cingevano in vita avvicinandomi e gli occhi…. Beh gli occhi erano uno spettacolo: ardenti e possessivi, infuocati di lussuria, e mi attiravano peggio di una calamita.
Era vestito ancora come la sera prima ed un flash mi colpì… per  colpa tua ho passato una notte di merda…. E poi rammentai come l’avevo trovato quella mattina aprendo gli occhi.  Avevo appurato che non eravamo andati a letto insieme; possibile che mi avesse guardato dormire tutta la notte? Mamma, questa cosa era ancora più intima di tutti i baci che ci eravamo scambiati.
Tutti i miei pensieri vennero messi a tacere dalle sue labbra che trovarono le mie in un bacio affamato, irruento e desiderato. Ed io mi lasciai risucchiare da quel vortice chiamato Walter Molinari e socchiudendo le labbra risposi con uguale intensità. Le nostre lingue si incontravano e scontravano in una lotta continua ed infinita così come il nostro rapporto, ed io cominciavo a capire perché tutte le ragazze della mia scuola fossero pazze di lui.  Era tutto sbagliato, era tutto irrazionale, ma nonostante ciò mi avvinghiai a lui come una cozza portandogli le braccia al collo e attirandolo ancor più a me.
La situazione si riscaldò ulteriormente quando le sue mani artigliarono le mie natiche sollevandomi da terra. Si mosse lento senza smettere di baciarmi, increspando lievemente l’acqua da cui eravamo circondati, fino a portarmi con le spalle al muro o meglio a bordo vasca. Allora la sua presa si fece più morbida e insinuante, i miei piedi toccarono nuovamente terra mentre le sue mani risalivano per i fianchi andando a sfiorare i lati del mio seno. Non andò oltre, ma a me bastò per perdere completamente la dimensione terrena. Quando ci staccammo più per mancanza d’aria che per altro, avevo il fiato corto e il cuore che batteva a mille.
Abbassai lo sguardo sconvolta, colta da uno strano timore. E adesso? Tutte le mie barriere gli erano crollate davanti e avevo ceduto in una maniera incondizionata. Non sarei più riuscita a incazzarmi e tirargli un ceffone per quello che aveva fatto. Perché l’avevo fatto anch’io. Non ero neanche ubriaca, quindi  non potevo dare la colpa a quello.

 
  • “O mio Dio! Monica Laboni che abbassa lo sguardo davanti al suo nemico giurato. Questo è un sogno che si avvera.” Sorrise posandomi una mano sotto al mento e ri-incatenandomi ai suoi occhi magnetici.
Chissà come dovevo apparirgli patetica… bagnata come un pulcino, con i capelli tutti appiccicati addosso, il volto in fiamme e i pomelli rosso fuoco. Incapace di articolare una qualsiasi sillaba proprio come un pesciolino rosso. Ero sicura che Molinari sarebbe uscito con qualche frase sibillina e umiliante. Io gli avevo mostrato il fianco e lui ne avrebbe sicuramente approfittato.
Invece, mi scrutò con i suoi occhi chiari fino in fondo all’anima e prendendo la mia mano destra vi depositò un bacio delicato sul palmo spiazzandomi.

 
  • “ Arrivederci Principessa.” E girando i tacchi fece per uscire dalla piscina.
  • “Comunque grazie!” mi uscì flebile. Allora ero ancora in grado di parlare?
  • “Per cosa?” chiese interessato avvicinandosi nuovamente a me.
  • “Per non avermi portata a letto stanotte.”
  • “Sai, nonostante quello che credi sono un gentiluomo.” Sorrise portandosi davanti a me “e poi….”
  • “E poi….” Non riuscii a non chiedere spinta da una malsana curiosità.
  • “E poi ragazzina quando andremo veramente a letto insieme farò in modo che tu non possa scordarlo per il resto della vita. E questa è una promessa!” Ed il bacio a fior di labbra che seguì fu dolce, casto e puro a dispetto di quello che aveva appena affermato.
E con uno scatto degno di un atleta saltò fuori dall’acqua senza più voltarsi indietro.

 
NOTE:
Ciao a tutte e ancora una volta grazie mille a tutte per l’affetto e la pazienza che mi dimostrate. Siete sempre di più e vorrei dire grazie ad ognuna di voi. Ci tengo anche in questo capitolo a fare una precisazione. Alcune potrebbero farmi notare che ho completamente saltato la parte in cui Monica parla con la sua amica Valeria. L’ho fatto intenzionalmente perché penso che siate tutte più interessate ai dialoghi Walter/Monica che magari a quelli in cui piagnucola con le sue amiche.  Potete bene o male immaginare cosa si sono dette e magari nel prossimo capitolo farò qualche flash della discussione.
Grazie ancora perché siete sempre più numerose e la cosa mi riempie di un orgoglio immenso.
 
  
Leggi le 20 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Manu5