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Autore: Marghe_scrittrice_1D    15/09/2013    0 recensioni
Ho sempre avuto una vita diciamo 'normale', fin quando non vengo trasportata via da tutto e tutti in un luogo sconosciuto. Non so chi siano le persone attorno a me o che cosa vogliano, so solo che ho paura. Sarò in grado di reagire? Riuscirò a sopravvivere? Non lo so. Rivedrò tutto ciò che ho finora perso? Potrò riabbracciare mia sorella?
Genere: Avventura, Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo V. Camille e un incontro inaspettato. Le gocce di pioggia cadevano lente sul vetro delle finestre del castello, sottolineandomi il fatto che il tempo continuava a procedere, e io ero rinchiusa lì tra la solitudine e la magia. 'Ascoltami, Camille, se hai bisogno di compagnia, io sono qui! Puoi parlare tranquillamente con me', fece eco quella voce. 'Certo! E secondo te, io dovrei mettermi a parlare con un estraneo, sola, tra quattro mura?' Non rispose, ma io lo feci per lui. 'Lo vedi? Adesso inizio anche a considerarti: devo essere proprio pazza!' E così dicendo sentii una folata di vento uscire dalla stanza. Credo che quell'essere se ne sia appena andato.
Quanto desideravo andarmene. Librarmi in aria come un uccello e volare via. In questi giorni, ho pensato tante volte di scappare, ma non credo sia giusto nella mia situazione. Papà non si fa vedere da giorni, e sono preoccupata per lui. E se gli fosse successo qualcosa?
Andrò a fare un giro nel castello: magari questo posto, ha qualcosa di interessante da mostrarmi. Iniziai ad avventurarmi nel castello, provando ad entrare in molte stanze ma erano tutte chiuse apparentemente. Chissà, magari una parola magica le farebbe aprire, se solo la sapessi. I corridoi sono pieni di tappeti rossi, e i quadri raffigurano i nostri antenati. Riconosco nonna Sue in un vestito viola ottocentesco: probabilmente neanche lei era umana, come tutta la nostra famiglia. E io? Cosa sono? E se fossi davvero umana? Chissà come deluderei papà. I miei interrogativi vennerro interrotti da delle urla proveniente da dietro un portone enorme, e marrone. Le maniglie sono dorate, e con un simbolo intorno, che non riesco a decifrare perchè la porta si apre. Incantata da quella stanza, da quelle finestre fatte di marmo bianco, inizio passo per passo, ad avvicinarmici. In quel momento sento come se il mio cervello si azzerasse, e desiderassi toccare quel colore perla. Ma qualcuno mi spinge sul pavimento, e sbatto contro una trave di ferro. Questo gesto mi riporta alla realtà. Mi giro lentamnte verso il mio nemico. "Ehi, ma che ti è saltato in mente?" Poso gli occhi su un ragazzo più grande di me, apparentemente umano. Ha i capelli dorati, e gli occhi marroni. Sono incantata da quella visione angelica... "Ragazza, sto parlando con te!", dice il ragazzo dandomi uno schiaffo su una guancia. Forse non era così angelico, come pensavo. Mi alzo per scrutarlo meglio. Ha l'aria di chi sa il fatto suo. "Ti ho appena chiesto chi sei! Rispondi!" "Mi chiamo Camille Jhonson".
"Oh, così sei tu la novellina che devo addestrare. Speravo fossi più carina, sai?"
"E io che fossi meno insolente. Non sempre si ottiene ciò che si vuole!", gli dico cercando di difendermi, ma un momento... Addestrare? Cosa intende?
"Cosa intendi per addestrare...?"
Lui sorride tra sè. Sta per rispondermi con una delle sue battute, quando vedo papà entrare in fretta nella stanza. Si dirige verso di me. "Camille, tesoro, stai bene?", mi chiede accarezzandomi il volto, cercando eventuali ferite da curarmi. "Papà, dove sei stato? E che stai facendo?", sposto le sue mani da me.
"Non capisci..", risponde abbassando lo sguardo.
"Oh certo! Papà, io non capisco mai niente! Non so mai niente! Se mi devi dire qualcosa, fallo.. E anche subito!"
"La ragazzina ha fegato, eh?", sussurra tra sè il ragazzo cercando di studiarmi.
Ma papà non ascolta nemmeno una parola di quello che dico. "Dimmi se ti ha fatto del male"
"No, papà! Mi ha solo dato qualche schiaffo per svegliarmi, e sono caduta. Tutto qui"
Papà improvvisamente fulmina con lo sguardo il ragazzo.
"Stia tranquillo, signor Jhonson. Non ho usato quella mano. Piuttosto, dovrebbe dire alla sua graziosa figlia, un paio di cosette"
E facendo così, se ne va.
"Papà mi vuoi spiegare che succede?"
"Non avrei voluto farlo, ma tesoro mio, lui sarà il tuo maestro".
"Maestro? E per cosa? "
"Vieni con me. Devi vedere una persona".
L'ultima cosa che ricordo è di sentire le braccia possenti di papà su di me, e che tutto ciò mi inquietava, terribilmente.
  
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