E QUESTO è IL 4° CAPITOLO... è UN PO' CORTO MA NON VOLEVO SMEMBRARE QUELLO DOPO CHE MI PIACEVA BELLO COMPATTO!!!
NB: altrettanti cuoricini <3 <3 <3 a lunablu__birichina87_ per seguire la mia storia!!!
COVER YOUR TRACKS A boy and his kite
http://www.youtube.com/watch?v=tkXG4x4cyC8
Heart, flesh out your webs
Cuore, allarga la tua trama
The past that was tangled will unwrap & shed
Il passato, una matassa aggrovigliata, si districherà e svanirà
Soul, sing out your songs
Anima, canta a squarciagola la tua canzone
Clear out your throat. Belt it out strong
Schiarisciti la gola, canta con vigore
Cover your tracks
Copri le tue tracce
Sew up your wounds
Ricuci le tue ferite
Pick up your pace
Affretta il passo
Open your wings
Spiega le ali
Io rimango interdetto almeno 5 minuti poi cercando di apparire normale e non stralunato; vado a prendere il pranzo e mi sistemo sotto un albero in giardino per prendere un po' d'aria fresca.
Mi piace quel posto... la scuola non è circondata da cancelli e inferiate ma quattro file di alberi a circa 1 metro e mezzo, forse 2, di distanza percorrono tutto il confine del parco. Poi scorre la strada che gira tutt'intorno all'edificio entrando ed uscendo dal parcheggio. Il pomeriggio trascorre normale e dato che i compiti li avevo già fatti vado a palazzo ancora presto mangiando un panino per strada.
***
Fino a venerdì tutto ordinario o quasi. Sembra quasi che il venerdì stia diventando il mio giorno...
Lezioni nella norma, genitori fuori di testa, letture a palazzo e contemporanee visite serali puntuali e precise ma qualcosa scorre nell'aria più elettrica di prima...
Il rombo troppo familiare arriva puntuale alle 12e30 di fronte a scuola; riparte, ma poco dopo si ferma dove la strada gira attorno al parco della scuola e dove io sto mangiando il mio pranzo in santa pace. Strano... dalla macchina mi arrivano delle voci...
< Stai scherzando, vero??? > sono Morìs ed Italia e lui è anche piuttosto arrabbiato..
< Dai smettila! Non sono di tua proprietà pensavo che avessimo già fatto questo discorso! > è Italia... è spaventata, parla come se stesse per piangere da un momento all'altro. Decido di alzarmi senza farmi vedere e mi avvicino. Sono giù dalla macchina, lei ha la portiera aperta e piazzato di fronte c'è alto e potente Morìs che le dice non so cosa in un tono che non mi sa solo di bisticcio.
Poi lei fa per spingerlo indietro e passare < Dai smettila per favore così mi fai paura spostati.. > singhiozzi le scuotono il petto ma quando appoggia entrambe le mani su di lui per spingerlo via ecco che lui la afferra per un braccio e la strattona < Io devo smetterla?? Io devo smetterla!?! E tu cosa hai intenzione di fare eh?! Vuoi andare?! Vuoi lasciarmi?! Perché? No.. non Perché ma... Per chi? Per uno sfigato qualsiasi? Dimmi chi è... Ti ho detto di dirmelo! >
< Per favore lasciami... cosa dici? Mi fai male... smettila... > e piange.. e piange.. e lui continua a stringerle il braccio sempre più incazzato... < Sei proprio una stronza! ….E una troia...una stronza e una troia! > Eh no! Lì non ci vedo più! So benissimo che è il doppio di me e anche ben allenato ma d'istinto tiro fuori il cellulare, mi avvicino facendo rumore – ma tenendo qualche metro di sicurezza tra noi – e partorisco la migliore sceneggiata di tutta la mia vita...
< Mamma non ti sento, non ho campo! Aspetta che mi sposto.. aspett... asp... hey ciao Italia! – dico con il tono più spensierato e fasullo possibile come se non mi fossi accorto di nulla prima – mamma dammi un attimo che ho incontrato Italia.. te la ricordi?... Sì lei... sì, sta nella via del supermercato... > mi sento un figo pauroso.
Leggo stupore negli occhi di lei anche se stracolmi di lacrime e sul viso di lui un attimo di paura appare quando con tranquillità dico < ..sì mamma te la saluto – alzo la mano sorridendo – ti saluto anche il suo fidanzato... Morìs il figlio dell'avvocato... certo che lo conosci: era il capitano della squadra di nuoto...o qualcosa del genere.. > allora lui le lascia il braccio, chiude la portiera e se ne va. Tengo la finta conversazione ancora per qualche secondo poi, quando vedo la sua macchina uscire dal parcheggio, rimetto il telefono in tasca e mi avvicino alla mia fata che ancora trema in mezzo alla strada.
< hey... – sussurro con voce bassa, dolce per non spaventarla – Italia, vieni qui... > e allungo la mano verso di lei con il palmo verso l'alto.