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Autore: Mave    15/09/2013    3 recensioni
Sono personaggi "secondari" ma senza di loro non avremmo avuto i grandi talenti del Giappone d'oro. Una raccolta di one-shot incentrata sul rapporto tra i nostri campioni e i loro genitori.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fa freddissimo. L'inverno a Sapporo è accompagnato da soffici tappeti bianchi e coltri gelate che sembrano perenni.

È sera. Una sera buia e solitaria, malinconica ed eterna.

Hikaru si è seduto su un mucchietto di neve a guardare la landa desolata che spiana davanti ai suoi occhi, quella pianura sterile e deserta che lui e i suoi amici hanno sempre ripopolato di giochi e di risate spensierate.

Con le guance arrossate, il cappotto troppo grande, i guanti e la sciarpa inzuppati gli sembra quasi di vederla correre giù per il pendio: Yoshiko, sempre affabile e sorridente.

La sua Yoshiko.

Sbuffa e sospira e il suo alito gelato si perde nella notte. A New York è l'alba , deve ancora fare giorno.

Il capitano della Furano strofina le mani, cerca di scaldarsi, poi fruga nella tasca interna del cappotto e ne recupera una fascetta. Un pegno d'amore.

La stringe al cuore e volta lo sguardo ad ovest, verso la sua casa illuminata e accogliente. Gli sembra quasi di sentire le risate di mamma e di papà spezzargli il cuore, lasciarlo solo con la sua invidia.

Silenzio. Solo in lontananza si espande tra le conifere l'ululato di qualche randagio. Un lamento straziante.

Hikaru rabbrividisce e si stringe nel suo cappotto: a rientrare non ci pensa proprio. Non gli va di passare l'ennesima sera fisso davanti al mappamondo in camera sua a rendersi conto di quanto sia lontana l'America.

"Prenderai un raffreddore a startene immobile a fissare le stelle!"

Gli occhi scintillanti di Haruna brillano di sincera preoccupazione.

"Non sto guardando le stelle!"

Replica Hikaru senza scomporsi, senza che la spirale di nostalgia e di rimpianti si allenti. Suo malgrado Haruna sorride: è stata giovane anche lei.

"Lo so. Tieni ti ho portato i Shiroi Koibito!"

Dice la donna allungando un contenitore che rivela dei deliziosi biscottini al cioccolato bianco: i famosi "amanti bianchi" della pasticceria di Hokkaido.

Una delle prelibatezze che Haruna ha sempre preparato a Hikaru quando le malattie dell'infanzia lo rendevano indisposto e indisponente.

"Non sto male!"

Si affretta infatti a rassicurarla Hikaru. La risata cristallina, da ragazzina, di Haruna si espande per il circondario, sovrasta gli ululati cupi e feroci, riscalda il cuore di Hikaru.

Poi la mamma torna seria e lo guarda con un affettuoso sorriso.

"Si invece, stai male Hikaru. Non è un male fisico, è una sensazione, un vuoto...Un vuoto che si è annidato qui e non ti permette di essere felice."

Posa la sua mano vicino al cuore di Hikaru che non replica, anzi, prende un dolcetto e inizia a spiluccarlo.

"Mi manca!"

Riesce finalmente ad affidare quella confidenza al nulla, alla mamma sempre pronta a confortarlo.

"Ti ho mai parlato dell'anno di studio che trascorsi a Firenze?"

Haruna parte da lontano, indaga per raccontare la sua storia. Hikaru ride.

"Mi avrai parlato mille volte della suggestione di Ponte Vecchio, degli affreschi degli Uffizi e dell'incanto dell'Arno!"

"Allora non era tanto meraviglioso essere così lontana da casa. Ero circondata da bellezze mozzafiato e mi sentivo triste, spaesata, fuori luogo. Mi mancava la nevosa e silenziosa Sapporo e, soprattutto, avevo paura di perdere tuo padre!"

Aveva diciotto anni allora Haruna. Takumi l'aveva incitata ad andare, l'aveva rassicurata e, al ritorno a casa, l'aveva aspettata con un mazzo di orchidee e una proposta di matrimonio.

Hikaru ascolta e capisce che lui e sua madre sono più simili di quanto sia mai stato evidente. C'è intesa, c'è complicità tra loro.

"Hai mai avuto paura di poter perdere papà?"

Chiede con una sorta di mistico timore nell'attesa della risposta.

"Ogni giorno. Se tieni ad una persona non la dai mai per scontata ed è questo che permette all'amore di sopravvivere!"

Haruna è ancora giovane ma sa essere molto saggia.

I pensieri di Hikaru volano fino a New York, fino ai verdi vialetti di Central Park dove, magari, Yoshiko starà facendo jogging con quelle guance rosse rosse, i capelli scompigliati dal vento e il sorriso allegro. La stessa Yoshiko che, l'inverno scorso, faceva a gara con lui con lo slittino, giù per quella vallata scoscesa.

Haruka mette una mano sulla coscia del ragazzo, come a battergli una pacca amichevole.

"Devi avere pazienza Hikaru. Vedrai che il tempo, presto, molto più in fretta di quanto tu possa immaginare, ti ripagherà di quest'attesa che sembra infinita!"

Si alza e si scrolla i pantaloni dai residui di neve che li hanno bagnati.

"Brr...sta nevicando di nuovo. Io vado a preparare qualcosa di caldo, ti aspetto in casa. Non tardare."

Hikaru imita sua madre, alza il naso al cielo e fiocchi lievi, quasi invisibili, lo solleticano e lo portano ad abbassare, in fretta, la testa.

Riflette sull'ultima frase della mamma e si chiede perché dovrebbe tardare. Haruka smanaccia nel suo giaccone imbottito, poi porge il cellulare ad Hikaru.

"A New York ormai saranno le sette. Yoshiko sarà felice di sentirsi augurare il buon giorno da te!"

Strizza l'occhio a Hikaru, che si fa rosso, e sorride maliziosa.

"Mamma!"

Obietta il giovane innamorato con il cuore leggero.

New York non sembra più tanto lontana e la primavera tanto lungi dall'inverdire quelle coltri silenziose.

   
 
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