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Autore: aliasNLH    15/09/2013    5 recensioni
«Mio padre era un Mangiamorte, Potter, e nel caso la cosa ti fosse sfuggita io sono stato scagionato da tutte le accuse» sibilò chiaramente alterato «sottospecie di Grifondoro ritardato. Cerca di pensare prima di aprire quella tua boccaccia».
«Hai un bel tatuaggio sul braccio, serpe rincoglionita, sempre se tu te ne sia reso conto ovviamente» storse il naso Potter, sorridendo come ad evidenziare l’ovvio.
«Chiedimi scusa prima che ti faccia rinchiudere per oltraggio alla pubblica decenza» Malfoy ringhiò quelle parole ad un niente dal naso del moro.
«Peter Parker indosserà una calzamaglia rosa shocking prima che io chieda scusa ad uno come te» ricambiò Harry con altrettanta veemenza, puntando le mani ai fianchi e piegandosi a propria volta per guardarlo negli occhi. Detestava quella parte da quando Malfoy era cresciuto in altezza più di lui.
«Chi diavolo è Peter Parker?»
«Una persona troppo importante perché tu la conosca, Mangiamorte».
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Harry Potter, Il trio protagonista, Neville Paciock | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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                     Reverse.
 
[La resa dei conti]
 
    Sapevano sarebbe finita così.
    Avevano sperato che i ritrovi clandestini, gli ingredienti trafugati e le strane vicinanze Grifondoro-Serpeverde sarebbero rimasti inosservati, ma Hogwarts non sarebbe stata la stessa senza i pettegoli, i quadri e Mrs Purr.
    Forse fu per quello che, quando la mattina successiva – la mattina della Vigilia, allo scandaloso orario delle otto e un quarto – una coppia di leziosi gufi bruni aveva raggiunto le sale comuni degli interessati, recando una lettera di comparizione per il Signor Potter, il Signor Weasley, la Signorina Granger, il Signor Malfoy, il Signor Zabini e la Signorina Parkinson, non si stupirono più di tanto.
    In quel momento, quindi, si trovavano allineati davanti alla scrivania del Preside, con una McGranitt che camminava rigidamente avanti e indietro, un Professor Vitious placidamente accomodato su una poltroncina a lato della stanza e un Professor Silente comodamente appoggiato alla sopracitata scrivania con i gomiti, le mani intrecciate davanti alla bocca.
    Che Blaise sospettava essere piegata in un sorrisetto compiaciuto. E ben informato, temeva.
    Chissà come mai, ma Neville non era stato convocato.
    Fosse per il fatto che nemmeno la McGranitt – che pure lo aveva visto all’opera contro l’Oscuro Signore – si era immaginata un suo coinvolgimento (pecca tremenda, a ripensarci, visto che tale Paciock aveva fatto parte dell’ES ed era stato l’ideatore del rifugio anti-Carrow nella Stanza delle Necessità). Oppure perché, nel momento in cui avevano fatto le famose riunioni d’emergenza, lui non c’era.
    Blaise soppresse un lieve sorriso – ancora.
    «Signori» prese finalmente la parola la Vicepreside «immagino siate a conoscenza del motivo per cui vi trovate qui oggi».
    Sei paia d'occhi innocentemente sgranati dalla curiosità risposero al suo sguardo truce.
    «Negli ultimi giorni sono state registrate delle- ci sono stati degli scambi e degli incontri sospett- insoliti» la Professoressa sembrava seriamente in difficoltà nella scelta delle parole «e, aggiungo, in concomitanza di una serie di fatti ancora da chiarire».
    Altre occhiate innocenti, facce di bronzo e interrogativi irrisolti.
    Certo che la McGranitt sembrava proprio furibonda.
    Sembrò pensarlo anche il Preside, perché alzò una mano per attirare l’attenzione e si stampò in faccia il miglior sorriso accondiscendente del suo repertorio.
    «Alla luce degli avvenimenti che hanno seguito la guerra, la vostra amicizia» pausa, in attesa di venire smentito, cosa che non avvenne, perché i ragazzi rimasero impassibili tranne – forse – un sopracciglio alzato da parte di Draco «mi fa solo piacere. Il fatto che vi frequentiate è solo motivo di gioia per me».
    «Tuttavia» la Professoressa McGranitt intervenne nuovamente – e se a Silente la cosa non fece piacere, non è dato saperlo «sono successe… cose- avvenimenti strani. Molto strani. E come vostri docenti non possiamo fare finta di nulla. Sì, signor Zabini?»
    «Per “avvenimenti strani” esattamente, cosa intende?» domandò pacatamente il ragazzo, sempre più curioso di sapere cosa in realtà fosse stato scoperto.
    «Incontri fuori dall’orario di lezione, riunioni, lasciatemelo dire, segrete in biblioteca, uso improprio dei bagni del secondo piano – parlo per voi, signor Zabini e signor Weasley. Bagni delle donne» sembrò pensarci un attimo prima di aggiungere l’ultima voce della lista «e una scena assolutamente fuori luogo di fronte all’intera scolaresca, signori Potter e Malfoy!»
    I due interessati non ebbero nemmeno il buon costume di arrossire; forse solo Harry si mosse a disagio, ma non diede cenno di abbassare lo sguardo né sottrarsi all'esame dell'insegnante.
    Dopo alcuni imbarazzanti minuti di silenzio, Hermione sospirò – ben conscia che, seguendo quella linea di pensiero, non sarebbero arrivati da nessuna parte – e si mosse leggermente in avanti, attirando l'attenzione su di sé.
    «Ecco, riguardo a quello-»
    «Riguardo a quello» s’intromise Harry, coraggiosamente a suo parere e incoscientemente secondo quello di altrui Serpi  «a riguardo… Io» fece un respiro profondo «Io e Malfoy abbiamo avuto un certo-»
    «La verità» lo interruppe Malfoy di slancio, le guance stranamente rosse – che non mancarono di far sollevare un sopracciglio all'intransigente insegnate, stupita dalla piega che stava prendendo la situazione «la verità che è io e Po- Harry» altra breve pausa – come se la McGranitt si sarebbe persa l'uso del nome «abbiamo iniziato a comportarci-»
    Harry aggrottò le sopracciglia. Davvero, Malfoy si stava comportando in modo strano.
    «Quello che sto cercando di dire…» sembrò tentare nuovamente Malfoy, pestando con discrezione il piede a Harry nel tentativo di comunicargli un qualche arcano messaggio «è che- ecco, che noi…»
    Blaise, sempre di un passo avanti, spalancò gli occhi dalla comprensione e si costrinse a sopprimere un ghigno estremamente divertito.
    «Quello che vuole dire» intervenne Hermione – illuminata «è che li abbiamo visti in una situazione che creava forte disagio ad entrambi e a noi. E abbiamo deciso di aiutarli. Per questo motivo ci siamo trovati tanto spesso».
    «Temo di non capire» se la McGranitt prima era spazientita, adesso mostrava chiaramente la sua irritazione per quei continui cambi di parola e interruzioni a metà frase «Se lei e il signor Malfoy avete ancora avuto da ridire o tenuto comportamenti sconvenienti – sebbene la scenetta irrispettosa in Sala Grande sia da collocare nella vostra ampia gamma di atteggiamenti affatto consoni a questa struttura scolastica – sarete debitamente puniti. E se in tutto questo centrano pozioni o incantesimi-»
    «Pozioni, Minerva?»
    Blaise vide il sorriso del Preside allargarsi ulteriormente e iniziò seriamente a sudare freddo.
    «Sì, Albus, pozioni» iniziava veramente a stancarsi di venire interrotta continuamente «se questi ragazzi – come so per certo essere già successo – hanno messo in atto un altro dei loro-»
    «Io e Potter abbiamo iniziato ad uscire assieme e loro ci hanno scoperti mentre stavamo facendo sesso. Per questo, la scena in Sala Grande» sparò fuori di getto il biondo Serpeverde, ammutolendo i presenti e gelando l'atmosfera «per questo non ne volevamo parlare. Avremmo preferito mantenere il segreto ancora per un po’».
    Silente aveva finalmente abbandonato il sorrisino pacato in favore di una smorfia incredula.
    «Come-» la McGranitt deglutì con estrema difficoltà «potrebbe ripetere, signor Malfoy?»
    «Io e Potter» ripeté il Serpeverde godendosi ogni secondo e miscroespressione passare sui volti della maggior parte dei presenti «usciamo. Stiamo insieme. Fottiam
    «Moderi i termini, signor Malfoy, o sarò costretta a trattenerla per- per…» la professoressa si gettò con foga sulla frase del ragazzo, gesticolando agitata, le guance rosse dall'imbarazzo.
    Draco represse l'ennesimo ghigno.
    Oh sì, che si stava divertendo.
    Il Professor Vitious, che non aveva aperto bocca per tutta la durata dell'interrogatorio, l'aveva spalancata di getto, fissando imbambolato i ragazzi che avevano avuto l’ardire di sfidare così apertamente. O meglio, il giovane che aveva avuto il fegato di parlare di sesso di fronte alla Professoressa McGranitt.
    Professoressa che, continuando a tenere gli occhi spalancati e l'espressione inorridita, boccheggiava, annaspando disperatamente alla ricerca di una replica, una spiegazione logica o anche solo di un buco in cui sotterrarsi.
    Hermione sembrava la meno scioccata – in effetti, sembrava non avere la minima espressione in volto – risultando stranamente simile ad una delle statue gargoyle fuori dalla porta della Presidenza. Sarebbe potuta sembrare tranquillamente pietrificata, non fosse stato per l'insistente tic all'occhio.
    A seguire veniva Blaise, le labbra socchiuse dalla sorpresa, imitato da Pansy – che se ne era rimasta calma e tranquilla nel suo angolino fino a quel momento, preferendo intervenire il meno possibile considerati i precedenti – che non riusciva a capacitarsi di quello che aveva sentito. Ma che si era fumato?
    Tuttavia, quello messo peggio era indubbiamente Ron.
    Il povero ragazzo – che ancora non si era messo il cuore in pace al fatto che il suo Migliore Amico si fosse concesso – non innamorato, quello era ancora un concetto troppo astratto per essere concepito – al suo Peggior Nemico.
    Osservava pallido e irrigidito i due amanti studenti, la mascella contratta e l'espressione implorante – dedicata d Harry – affinché smentisse tutta quella selva di boiate.
    E Harry decise, all'ultima vista dello stato catatonico dell'amico, che forse era il caso di prendere in mano le redini della conversazione. Per spiegare.
    «Io e Draco» esordì pacatamente, arrossendo al pensiero di quello che il semplice binomio riportava alla memoria – riuscendo persino a sembrare un verginello innamorato agli occhi dei più «abbiamo iniziato ad… avvicinarci, dopo la guerra per prenderci a pugni più apertamente e questo ha permesso di conoscerci. Ci è capitato spesso di stare assieme, nella stessa stanza per via delle punizioni assegnateci e di trovarci a parlare per insultarci.
«Insomma… abbiamo imparato a conoscere i punti migliori dell'altro per colpirlo dove fa più male e poi, una cosa tira l'altra» Harry chiuse gli occhi – probabilmente per nascondere il lampo verde che era passato sulle iridi – sospirando pacato «ci siamo scoperti… compatibili a letto. Più di quanto avessimo mai immaginato. E questo ci ha portato a riflettere e a capire che in tutto questo c'entravano certamente quei ficcanaso dei nostri compagni e una pozione proibita.
    «Alla fine non ce l'abbiamo più fatta a stare lontani. Non dopo esserci scoperti…» il ragazzo deglutì pesantemente, riuscendo a mostrarsi ancora più impacciato ed innocente – maledetto Grifondoro – e cercando con lo sguardo appena socchiuso, nascosto da sotto le ciglia, quello di Draco, come alla ricerca di una conferma «innamorati».
    Ad Hermione si strinse il cuore, intenerita. Blaise a Pansy sogghignarono soddisfatti, forse un po' addolciti pure loro. Ron temette di vomitare.
    Malfoy afferrò di scatto la mano del moro, stringendola d'istinto per stritolargliela.
    Non avrebbe saputo dire se per l'imbarazzo in cui Potter lo aveva messo – e vergogna, perché dichiararsi apertamente di fronte al tuo Preside e ai gufacci rompipalle di altri Professori era ben diverso dallo scandalizzarli per vendetta nei confronti delle angherie subite da parte di tutti i presenti – o per l'emozione che gli aveva serrato la gola a quelle parole.
    Non era ancora abituato, maledettissimo Grifondoro.
    «Ma proprio perché si trattava di noi avremmo preferito mantenere tutto segreto» il moro scosse la testa, aggiungendo enfasi al racconto e sentendo la lingua impastarsi per tutto il lecchinaggio «ma come vede, non è stato possibile».
    Ovviamente la McGranitt si sciolse dalla commozione alle parole accorate del suo Studente Preferito. Malfoy si vide costretto a trattenere una smorfia disgustata.
    «Mi dispiace avervi costretti a spiegare… la situazione» la donna si mosse a disagio – troppo sconvolta per rendersi conto di essere stata raggirata «ma dovete capire che la faccenda richiede un certo grado di- dobbiamo chiarire i fatti, e voi siete certamente i primi con cui mi scuso per il disagio».
    I presenti – studenti – trassero un più che breve sospiro di sollievo. Persino Draco fu costretto a lanciare al Bambino-nuovamente-sopravvissuto un'occhiata ammirata per l'aplomb con cui era riuscito a spiegare il tutto – senza effettivamente mentire platealmente, giusto dimenticando qualche dettaglio.
    Silente agitò una mano per aria con fare noncurante.
    «Ma tornando alla faccenda iniziale…»
    «Sì, giusto. Sono stati trafugati degli ingredienti dalla dispensa privata del Professor Piton» Minerva, a discapito dell’espressione vagamente scandalizzata, rossa sulle guance e la spiccata sensazione di aver appena abusato del proprio ruolo – alzando un polverone inutile e mettendo a nudo dei sentimenti che i diretti interessati non avrebbero voluto rendere pubblici «quindi ho pensato…»
    Blaise tentò di resistere dallo scoppiare a ridere nuovamente all’espressione di colpa scavata sul volto della Vicepreside. Gli altri ragazzi rimasero in attesa, trincerati dietro le collaudate maschere di candida indifferenza.
    «Perché lo state dicendo a noi?» chiese Hermione, alzando un sopracciglio confusa, prendendosi l'onere di fare da portavoce a quell'ultima accusa.
    «Perché, signorina Granger» la McGranitt sembrava aver ritrovato la solita verve, superando lo sconcerto e l'imbarazzo iniziali «per quanto io possa considerarvi degli studenti meritevoli, so anche che avete compiuto delle azioni non esattamente conformi alle regole» le labbra si assottigliarono al ricordo «spesso con conseguenze pericolose».
    «Non posso contraddirla» si limitò a incassare Hermione con stile, abbassando gli occhi con espressione contrita «ma sono certa che capirà che questa volta si tratta di una situazione del tutto diversa».
    Una stoccata ben congegnata, perché la Vicepreside sembrò esitare ancora un momento, dopo aver lanciato un'occhiata rapidissima ad una certa coppia che stava proprio lì accanto.
    «È certamente differente» confermò allora la donna stirando le labbra in una riga sottile «ma deve convenire con me, signorina Granger, che le particolari circostanze mi hanno indotta a chiedermi se per caso non ne foste a conoscenza».
    «Sa perfettamente, Professoressa» davvero, poche volte Hermione era stata altrettanto seria come in quel momento «che le volte precedenti, i nostri… le nostre contravvenzioni al regolamento scolastico sono state conseguenti alla Guerra e a lei-sa-ch e a Voldemort» fece un respiro profondo – sebbene fosse passato del tempo, era sempre difficile chiamarlo per nome «sa che non useremmo mai le nostre conoscenze per qualcosa di frivolo o privo di fondamento. La guerra è finita… sono certa che può capirci».
    Pansy scelse proprio quell'istante per soffocare una risata con un colpo di tosse.
    La McGranitt la guardò di traverso.
    «Tutto bene, signorina Parkinson?»
    «Certo, Professoressa» gracchiò lei cercando di controllarsi. Era stata accanto ad Hermione per le due settimane precedenti e mai si era accorta – così apertamente – di quanto fosse diabolica quella ragazza. Quanto tempo sprecato – a cercare di combatterla, negli anni precedenti – invece di sfruttare il suo potenziale e la sua intelligenza.
    Ma avrebbe recuperato il tempo perduto.
    Poco ma sicuro.
    Cercando di darsi un contegno prese un paio di respiri profondi, accorgendosi di stare lacrimando. Le era costato parecchio non ridere apertamente.
    «Tieni» Ron le allungò un fazzoletto stropicciato, ma indubbiamente pulito, con un mezzo sorriso divertito. Pansy sorrise appena in ringraziamento, usandolo per tamponarsi delicatamente gli angoli degli occhi.
    La scena venne – ovviamente – seguita con interesse dal Preside.
    «In ogni caso posso affermare per certo che il o i colpevoli non sono tra noi» concluse con fermezza Hermione, scuotendo il capo con esercitata serietà e incredulità, come se l'interruzione non fosse mai avvenuta – che fece riconsiderare ancora una volta la sua appartenenza al Casato Grifondoro da parte di certi Serpeverde.
    Ma in fondo non c’era nemmeno poi tanto da stupirsi; altrimenti come avrebbero fatto i tanto puri RossoOro a cavarsela durante i loro precedenti anni in quella scuola senza essere accusati e gettati ad Azkaban?
    E poi non era esattamente una bugia. In fondo gli ingredienti incriminati erano stati trafugati da Neville durante una delle sue immancabili punizioni nei sotterranei.
    «Dov’è il professor Piton?» domandò Zabini, nella forma curiosamente garbata che gli era solita – quando voleva prendere per i fondelli qualcuno.
    «Non è tra noi» rispose sbrigativa la Professoressa, facendo sorridere più d’uno dietro i baffi.
Vitious ridacchio più apertamente.
    «Ve lo chiederò un'ultima volta» il Professor Silente si spinse appena sulla scrivania per guardare bene i ragazzi negli occhi «siete stati voi a trafugare gli ingredienti dalla dispensa di Severus?»
    «No» non risposero in coro, ma poco ci mancava, sostenendo lo sguardo azzurro del Preside, forti del fatto che fosse la verità.
    L'uomo si riaccomodò sulla poltrona, soddisfatto.
    «Molto bene, non vi tratterrò oltre» sorrise calmo, sfilandosi i famosi occhiali a mezzaluna per pulirli con cura «anche perché so che stamattina ci sarà un ricco rinfresco per gli studenti che si sono fermati per il Natale. Per festeggiare la Vigilia. Fossi in voi non me lo perderei».
    «Silente» lo ammonì Vitious, alzandosi dalla poltrona ed evitando accuratamente di guardare i suoi studenti. Lui si trovava lì solo per sostituire Severus come terzo Professore per l'interrogatorio e – lo giurò a sé stesso – non avrebbe mai e poi mai più accettato una cosa del genere. Se Piton avesse deciso di darsi nuovamente alla macchia, avrebbe proposto la Professoressa Sinistra, al suo posto.
    Oppure la Cooman.
    I ragazzi si mossero a disagio, insicuri se quello del Preside fosse un congedo o il preludio di una nuova discussione. Poi Ron prese il coraggio e voltò le spalle ai professori, seguito dai compagni senza essere più fermati.
    Draco si mosse prima di Harry e, avendo ancora la mano stretta a quella di lui, se lo trascinò dietro, attirando una certa attenzione.
    «E lei, signor Malfoy» ora che l'imbarazzo era svanito e la questione stata chiarita (?), la professoressa McGranitt sembrava tornata  quella di sempre, con alla mente solo il comportamento sconveniente tenuto dal ragazzo durante quella piccola riunione «la prego di moderarsi ed evitare di ripetere a cuor leggero certe cose».
    «Cosa, Professoressa?» davvero, Harry si stava seriamente chiedendo cosa diavolo fosse preso a Draco «Che io e Potter fott
    «Malfoy! Punizione!»
 
°°°
 
    Ad aspettarli, dietro l’angolo, c'era forse l'ultimo ragazzo che si sarebbero aspettati di trovare dalle parti della presidenza, in una situazione come quella.
    Blaise fu il primo a notarlo - come stava succedendo sempre più di frequente - e si prese un attimo, necessario a riempire ancora una volta i suoi sensi di quell'immagine di inconsapevole sensuale innocenza che Paciock emanava ad ogni respiro.
    Per un momento si chiese come fosse stato possibile non averlo notato prima. E ringraziò chiunque in ascolto che nessun altro sembrava essersene reso conto. Oltre al fatto che Malfoy fosse troppo impegnato a fare gli occhi dolci al suo piccione RossoOro per prestare attenzione ai suoi pensieri, mandando letteralmente a far fottere la sua immagine di Blaise Zabini.
    Neville non stava guardando nella loro direzione, ma sembrava piuttosto impegnato a fissarsi le scarpe – mocassini logori, come sempre. I capelli, sempre troppo lunghi, sembravano essere stati domati e pettinati all'indietro, disciplinati contro la loro volontà a giudicare dai sottili ciuffi che sfuggivano a sfiorare la fronte, lievemente ondulati. Con lo sguardo seguì una di quelle ciocche fino alle guance piene e rosate.
    Socchiuse le palpebre per vedere meglio nella penombra del corridoio. Più rosse, in effetti.
    Ma cosa…
    «Neville!»
    Zabini represse un moto di fastidio nel sentire la voce squillante di Harry Potter squarciare la sua concentrazione. Ma non poteva aspettare a notarlo?
    Neville si staccò dal muro, sorridendo con espressione mesta, stirando le labbra secche. Blaise non poté fare a meno di notare il tendersi della pelle e una lieve spaccatura rosea su di esse.
    «Ciao ragazzi» disse titubante, osservando ugualmente i Grifoni così come le Serpi «come è andata?»
    «Come vuoi che sia andata-» iniziò Ron deciso a raccontare la sua versione dei fatti, per come si erano svolti all'interno della Presidenza, prima di venire interrotto da Hermione.
    «Non credo sia il caso di parlarne qui, non trovate?» obiettò con un cenno affermativo al'espressione contrariata di Ron «potrebbero essere benissimo sentire e poi» occhiataccia ai quadri che si sporgevano interessati e senza ritegno dalle cornici «anche i muri hanno orecchie».
    E, seguiti da uno sciame di voci arrabbiate e scandalizzate, si spostarono in un luogo più consono e al riparo da orecchie indiscrete.
    Ma fu soltanto quando Ron si chiuse la porta della stanza delle Necessità alle spalle che Hermione si rese conto della mancanza dei due piccioncini, di Zabini e Neville.
    Con Ron e Pansy, si guardarono confusi.
    «E quindi?»
 
°°°
 
    A Zabini era servito poco per staccarsi dal gruppo e convincere Neville a fare lo stesso.
    Stavano percorrendo il corridoio – miracolosamente deserto – del secondo piano quando aveva visto Draco afferrare da dietro il gomito di Potter e portare il petto ad aderire alla schiena del moretto. Ovviamente Blaise non aveva sentito quello che gli aveva sussurrato nell'orecchio, ma aveva potuto immaginarlo senza problemi.
    Un attimo dopo i due erano spariti dietro un arazzo – che presumibilmente nascondeva chissà quale passaggio segreto – e lui si era ritrovato senza più nessuno che lo dividesse da Neville.
    Il ragazzo era accodato al gruppetto di testa – Ron e Pansy stavano scambiando qualche parola ed Hermione guidava il gruppo con passo marziale – e si stava insistentemente torturando il gomito sinistro con la mano destra.
    Era un movimento ipnotizzante.
    Senza più fermarsi a riflettere – aveva capito che spesso, con i Grifondoro, la tattica migliore era quella di non avere tattiche, buttandosi d'istinto – lo aveva raggiunto con due falcate e, trattenendo il respiro perché quella situazione era nuova per lui, gli sfiorò la mano con la punta delle dita.
    Lo sentì irrigidirsi immediatamente, ma non si ritrasse. Neville, dopo essersi immobilizzato in mezzo al corridoio, si voltò lentamente, lo sguardo sgranato e gli zigomi rosati. Blaise poté giurare di sentire la mano diventare più calda in confronto alle proprie dita fredde.
    Il moro di costrinse a non saltargli addosso.
    Ma come aveva fatto a non accorgersi di quanto fosse delizioso, prima?
    Erano veramente dovuti servire quello stupido piano e quella ancora più stupida pozione per accorgersi di Paciock?
    «Senti» chiuse gli occhi per tornare a riflettere lucidamente «se restiamo con loro finirà come al solito, con un casino più grande dell'altro. Se vuoi ti spiego io tutto. Da soli».
    Grande, Blaise, adesso si mette e strillare, dandoti del maniaco. Almeno staccati!
    La mano, che precedentemente aveva fermato il Grifondoro, era ancora saldamente ancorata si di lui e il pollice, traditore, stava vagando inconsapevole del pericolo sul polso scoperto di Neville.
    Da soli.
    Neville arrossì maggiormente.
    Poi annuì.
 
 
Va bene, direi che siamo alla resa dei conti (insomma, all'epilogo, ormai non manca poi molto alla fine di tutto…). Mi dispiace, come sempre quando termino di scrivere un racconto… perché mi sono affezionata da morire ai personaggi a cui do vita e alla storia da raccontare, esattamente come a voi lettori e recensori – che mi seguite nonostante le mie innumerevoli mancanze ecc…
 
Nonostante le incazzature per i miei ritardi XD e ovviamente la mia bastardaggine!
 
Perciò, giusto perché se non mi dimostro almeno un po' approfittatrice (e in questo cap sono stata anche sin troppo buona) mi servo di questo spazio per pubblicizzare il mio prossimo progetto (dovrei postare il primo capitolo a breve, questione di due o tre settimane).
Si tratta di un'originale (altra Slash, ovviamente) di rating arancione – non sesso esplicito, ma assaggi nei limiti consentiti XD promesso stavolta, niente ripensamenti.
 
Il titolo è "I'm not a murderer" e, nonostante le premesse, non è un thriller! È una storia d'amore (sempre rispetto ai miei standard, ovviamente, non aspettatevi rose e fiori e dolci frasi melense, ma incazzature, fraintendimenti e amici ficcanaso che, personalmente, adoro - specie un certo Bach) tra un rampollo di ricca famiglia, genio e un tantino eccentrico e un atleta, nuotatore, che si ritrova suo malgrado tra le grinfie del primo.
Chissà se sono riuscita ad incuriosirvi un po', o abbastanza da andare a darci almeno un'occhiata *soliti occhi sbarluccicosi di una innocente richiesta*.
 
Un grande bacio a chi mi ha seguito e vi do appuntamento all'ultimo capitolo!!! Sperando di riuscire ad essere puntuale, almeno per questa volta!
Ah, avverto già subito che non posterò prima del 25 Settembre (così siete pronti XD)
 
NLH
  
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