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Autore: Eternal Cosmos    21/03/2008    9 recensioni
Harry ha vinto la guerra contro Voldemort, ma ad un alto prezzo terribile. Fawkes gli dà un'altra opportunità in un mondo nuovo, dove lui morì come un infante...e dove Voldemort ancora è appostato nelle ombre...
Genere: Generale, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The World Without Me
di Eternal Cosmos

tradotto da Mezzo_E_Mezzo

Rinuncia: Non possiedo Harry Potter

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Capitolo 21: [ The protectors] I Paladini
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Servirono alcuni secondi a Sirius e Remus per afferrare ciò che Harry aveva appena detto, ma quando finalmente lo fecero, rimasero in silenzio, sapendo che le cose non sarebbero state facili. Fecero bene a seguire il proprio istinto, perché il ragazzo dai capelli scuri rivolse loro uno sguardo significativo mentre si dirigeva nuovamente di fronte al quadro custode dei suoi alloggi.
Si limitarono a rimanere là, in apprensione e smarriti, finché non aprì bocca.
Sslytherin e Gryffindor uniti,” sibilò, ed entrambi i Malandrini fecero un salto all'indietro, sospetto e paura scritti sul viso.
Harry non se ne preoccupò ed entrò nei propri alloggi per stare più comodo. Una manciata di minuti dopo lui era dentro e quelli ancora non avevano varcato il ritratto. Si affacciò da esso, sorprendendoli nel loro stupore. “Beh, volete entrare o no? Vi avverto, comunque; se ve ne andate ora, non avrete una seconda opportunità.”
Sirius e Remus si guardarono l'un l'altro, dapprima, incerti, quindi con risoluzione. Con un unico passo furono dentro, sebbene sobbalzarono nuovamente quando il ritratto si richiuse alle loro spalle. Ora sapevano che cosa Harry volesse dire quando si riferiva al fatto che lo consideravano (e trattavano come) un ragazzino, al contrario del misterioso e pericoloso James Evans; si sentivano di sicuro minacciati ora, nella stanza da cui non potevano fuggire, e da Harry Potter, nientemeno. Entrambi i ragazzi erano al contrario uno solo, lo stesso.
“Um…” Sirius si schiarì la gola; la sua voce tremava. “Quindi dove?... Che cos'era… Perché?... Come?” La domanda giusta non gli venne proprio in mente, e Harry dovette sollevare un sopracciglio all'uomo usualmente deciso.
Sbuffò. “Dov'è il tuo coraggio Gryffindor, Sirius? Dimenticato sul comodino stamattina? Oh sì, giusto; eravate nell'ala dell'ospedale a causa del risultato dello stupido piano di contrattacco che Dumbledore ha messo in piedi, eravate tutti rimasti feriti!” ringhiò Harry e quindi si ricompose, inspirando profondamente.
“Perché non ci sediamo? Questa storia vi prenderà un po' di tempo. Volete qualcosa da bere?”
Sirius e Remus si erano radicati davanti all'entrata, e si guardavano attorno un po' disturbati dalla sua scelta dei colori: un brillante oro per Gryffindor, cosa che era accettabile, ma il verde profondo ricordava loro troppo la casa di Slytherin, fatto che li fece sobbalzare nuovamente ricordando la Rettilofonia che il ragazzo aveva inaspettatamente esternato.
La verità era: che il rosso Gryffindor ricordava ad Harry in maniera troppo viva il sangue, mentre il verde era un colore tranquillizzante, e non era il verde scuro dell'Anatema mortale.
Furono sorpresi al tono di voce più gentile che Harry usò, quando li invitò a sedere, cosa che fecero, e declinarono l'offerta di un drink. “Così Harry, vuoi dirci come riesci a parlare in Serpentese?” Remus domandò tutto d'un tratto mentre osservava il ragazzo dagli occhi verdi che prendeva qualcosa da una credenza.
Entrambi gli uomini furono incuriositi dal vedere Harry che posava un Pensatoio davanti a loro, sul tavolo. “Dovete capire che avrò bisogno della vostra lealtà, e dovete capire Voi Stessi prima che io possa anche pensare di mostrarvi la mia vita,” iniziò Harry senza la minima emozione. “Questo è il motivo per cui vi mostrerò per prima i vostri altri voi stessi, frammenti e sprazzi di ciò che ricordo, e sentimenti che abbiamo provato tutti quando eravamo insieme.”
Sirius e Remus rabbrividirono quando sfoderò la propria bacchetta e se la puntò alla tempia, solo per afferrare un piccolo fascio di bandoli argentei e trascinarlo fuori da essa e depositarlo nel Pensatoio. Il contenitore scintillò per un momento ed Harry quindi indietreggiò con un'espressione addolorata sul volto; aveva faticato molto per recuperare quei ricordi, quasi dal suo stesso cuore, dove le ferite erano ancora aperte anche dopo tutto quel tempo.
“Vi lascerò da soli, ora. Chiamatemi se avete bisogno di qualcosa; sarò nella mia stanza.”
I Malandrini occhieggiarono il contenitore davanti a loro, con un rinnovato bisogno di sapere e capire Harry, toccarono il liquido nello stesso istante e si persero in ricordi di tradimento, isolamento, prigione, speranza, paura e di ogni altra cosa nel mezzo.


Un'ora dopo, Harry udì aspri risucchi di respiro e si alzò calmamente dal letto. Hedwig, che stava accarezzando in quel momento, lo seguì e si accomodò sulla sua spalla.
Non fu sorpreso di vedere Sirius e Remus stralunati fino all'esaurimento, e l'orrore dipinto sulle loro facce e il loro corpo che tremava.
“Merlino…” Sirius respirò in modo quasi inudibile. “Azkaban, Remus. Io… Il mio altro Me stesso… Azkaban! Per dodici anni! E –Pettigrew-!” il nome fu pronunciato con somma rabbia. “Ti aveva così a cuore, Harry, quest'altro me. Ho potuto sentirlo. E'…”
“Indescrivibile,” finì Remus sottovoce, un migliaio di emozioni che correva attraverso di loro; erano ancora completamente sprofondati, comunque, nel divano di pelle verde scuro.
“Io-lui è morto per te. Ho fatto da scudo contro l'Anatema Mortale senza nemmeno esitare,” sussurrò il Licantropo, tremando dalla testa alla punta dei piedi.
“Perché? Perché eri là, Harry? Perché sei così intenzionato ad avere parte nella nostra guerra, quando tu hai visto che cosa ha prodotto, in prima persona? Perché questo Voldemort ce l'aveva con te in questo modo?” chiese Sirius in un sol fiato, un bel po' frustrato, e spaventato per la vita del suo Figlioccio.
Harry sospirò e mormorò, mentre svuotava il Pensatoio, “Nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive…”
Sirius e Remus balzarono a sedere. “Cosa? Che cos'è che hai detto? Te l'ho sentito borbottare qualche volta,” disse l'Animagus.
“Così non ve l'ha mai svelato, ragazzi. Deve aver pensato che non poteva più esserci interesse nella Profezia,” disse tra sè Harry mentre inseriva nuovamente ricordi dopo ricordi nel Pensatoio; e questa volta ce ne erano molti.
Gli uomini gemettero e pensarono che il ragazzo stava letteralmente svuotandosi l'intero cervello, finché Harry si fermò e crollò sul divano davanti a loro, respirando affannosamente dalla fatica e guardandoli con una qualche stralunata espressione.
“Andate avanti. Io mi riposerò un po'; per questo ci vorrà davvero molto tempo e non c'è ragione per cui verrei mai con voi. Qualcuno di quei ricordi è davvero troppo doloroso da rivivere.” Harry si alzò lentamente e si lasciò alle spalle i due, che non esitarono questa volta ad entrare nei ricordi.
………

“Sto diventando impaziente, Lucius. Ho bisogno di risultati. Tuo figlio è un imbecille; sarebbe dovuto restare ad Hogwarts a racimolare informazioni,” una voce vibrò pericolosamente e Lucius Malfoy, inginocchiandosi nella Cerchia dei più potenti e leali Mangiamorte, tremò nervosamente e rimase silenzioso.
“Ora non è affatto degno di me. Forse dovrei punirlo per la sua idiozia,” disse tra sè Voldemort con un sorriso sadico, che fece tremare di nuovo il Malfoy più anziano.
“Fate come ritenete giusto, Maestro. Ma… Posso- posso dare un consiglio al mio grande Lord?” aspettò ansiosamente un dissenso che non venne.
“… Lo puoi.”
Malfoy sbattè le palpebre e annuì frettolosamente. “Forse, per sfogare la vostra… frustrazione, potreste giocare con qualche feccia babbana? Ce ne sono fin troppi, ad ogni modo.”
L'uomo dagli occhi rossi battè le mani una volta e si alzò,sorprendendo i membri della sua Cerchia. “Deliziosa idea. Sono impaziente di usare la bacchetta.”
Lucius rilasciò un silenzioso respiro di sollievo e indossò la propria maschera bianca nello stesso momento che i suoi colleghi, preparandosi a sparire, e stava per farlo, quando la voce del suo Maestro lo gelò.
“Oh, e Lucius?”
“S-sì Maestro?”
“Crucio!... Finite Incantatem. Questo, era per aver tentato di deviare la mia attenzione da tuo figlio. Sei fortunato che ho altre persone di cui occuparmi, come –Severus Snape-, la spia traditrice, e il ragazzo che ha osato affrontarmi, James Evans. Si pentiranno della loro scelta di non avermi seguito. Pettigrew!”
L'ometto dagli occhietti selvaggi saltò su e quasi si lanciò sulle proprie ginocchia. “Sì, mio Lord?”
“Portami il mio mantello; Sto uscendo.”
Il ratto fece come chiesto senza esitazione.
“Bravo. Ah, mi sono davvero mancati i tuoi leali servigi tutti questi anni.”
“Il mio Lord è troppo buono. Non merito tante attenzioni.” Pettigrew borbottò più forte che potè.
Voldemort abbaiò una risata raggelante e si guardò attorno. “Andiamo.”
Lucius digrignò i denti dalla gelosia per tutte quelle attenzioni che Pettigrew, l'ex-Gryffindor, stava ricevendo, ma una volta ancora rimase zitto e si smaterializzò con il resto della Cerchia. Quando arrivò, il suo Lord stava già spargendo distruzione e divertendosi a spaventare l'intero quartiere babbano.
“Sei così geloso, Malfoy! Ti è andata bene, oggi!” Lo derise Bellatrix e ghignò da dietro le sue spalle.
Lucius ringhiò e sogghignò, approfittando della disattenzione del suo Lord per indirizzarle uno schiantesimo, che lei evitò con un altro ghigno. Un giorno, tutto quel suo beffarsi di lui sarebbe stato la sua morte.
“Smettila di blaterare ed inizia ad uccidere. Fai un buon uso di quella bocca che ti ritrovi, per amor di Grinderwald!” il biondo ringhiò e lasciò il trio di Lestrange, Bellatrix, Rabastan e Rodolphus, in più Regulus Black da solo a cavarsela per proprio conto.
Aveva bisogno di scaricare la propria frustrazione e si allontanò dai membri della Cerchia, quasi travolgendo Peter mentre passava; l'omuncolo, mal temprato da Azkaban, emise uno squittio di indignazione e quasi si scansò rannicchiandosi su se stesso.
Per parte propria, Voldemort si stava divertendo; in accordo con la sua opinone di divertimento, naturalmente. Si sarebbe potuto pensare che stesse tentando di stabilire un nuovo record di uccisioni di babbani nel minor tempo possibile.
Casa dopo casa faceva saltare le fondamenta, non lasciando speranze di sopravvivenza agli spaventati abitanti. Uomini, donne, bambini; qualsiasi essere vivente in ogni casa fu torturato e ucciso sul posto.
Le case esplodevano e implodevano per l'uso di troppi Imperdonabili e di maledizioni pericolose.
Dopo aver eliminato un'anziana coppia, il Signore Oscuro si fece strada verso la casa successiva; era l'apoteosi della perfezione.
Gli dava il voltastomaco.
Prato perfettamente pareggiato, perfette aiuole fiorite che attorniavano la casa perfettamente dipinta. Ugh!
Voldemort agitò la bacchetta con un movimento fluido e la porta semplicemente esplose. Grida e pianti risuonarono dall'interno e l'uomo dagli occhi rossi ghignò sadicamente.
Non c'era nessuno al pian terreno, così si fece le scale con comodo, giusto per spaventare i babbani ancora un po' più a lungo.
Spalancò porta dopo porta e quando arrivò a quella che pareva la camera dei padroni di casa, si trovò davanti la parte di terminale della canna di un fucile.
“V-va' via, essere! Mostro!”
Il Signore Oscuro sollevò un sopracciglio e con un movimento della bacchetta l'arma era scomparsa e l'uomo, che stava tentando di proteggere sua moglie e suo figlio, arrancò all'indietro con la faccia paonazza.
“Osi parlarmi in questo modo, feccia Babbana? Io sono LORD VOLDEMORT! Faccio come più mi piace, uccido chi più mi piace… e ora, voi siete i prossimi sulla mia lista. Dovreste rallegrarvi del fatto che vi lascerò morire in fretta, Babbani. Normalmente faccio scegliere al padrone di casa quale sarà la mia prima vittima… Hm, è allettante l'idea, di farti decidere chi ucciderò per primo, tra tua moglie e tuo figlio...”
“ALLONTANATI DA NOI, MOSTRO!” strillò la donna, tentando disperatamente di salvare il proprio figlio schiacciandosi quanto poteva contro la parete più lontana della stanza; era un tentantivo patetico, e lo sapevano, ma una mente minacciata non ragiona mai lucidamente come dovrebbe.
Parlare al Signore Oscuro in quel modo non servì certo alla causa e il mago malvagio contorse il volto in una smorfia di rabbia. I suoi occhi scintillarono di un luccichio crudele e sollevò la bacchetta.
“AVADA KE - NOOOO!”
Voldemort boccheggiò e si portò una mano alla gola mentre i babbani trattenevano il respiro, completamente confusi da ciò che era appena accaduto.
“Mamma, la voce del mostro è cambiata veramente?” sussurrò il ragazzo a sua madre, che lo zittì con prontezza. “Shhh! E' distratto. Usciamo da qui!” La donna trascinò rapidamente il figlio alla porta e il marito li seguì quanto più velocemente potè.
Voldemort non stava dando alcun segno di aver notato la loro dipartita, o semplicemente non gli importava. Quella voce non era stata la sua, un momento prima. Qualcuno aveva compiuto l'impossibile: praticare la Legilimanzia su di lui! Ma come!?
La voce era stata familiare. I suoi occhi cremisi si assottigliarono considerevolmente quando capì; era stata la voce del ragazzo che era sfuggito alle sue grinfie, l'Animagus Grifone James Evans.
Quando percepì che la presenza stava ancora sgattaiolando all'interno della sua mente, si concentrò su di essa ed ebbe un flash di qualcuno che somigliava molto a Evans, ma anche a qualcun'altro che non riuscì ad identificare.
Quando la presenza diede l'impressione di essere sorpresa dal fatto di essere stata scoperta, il Signore Oscuro la scacciò dalla propria mente quanto più rudemente gli riuscì. Provava interesse verso il ragazzo, ma con l'invadere la sua mente aveva sorpassato il limite. Ora, era ancor più interessato a questa misteriosa persona.
“Ha cambiato aspetto. Polyjuice, forse? No, era rimasto nel nostro quartier generale troppo a lungo… Un incantesimo, allora?” si chiese Voldemort con aria calcolatrice. “Le sue nuove sembianze erano troppo familiari per essere solo una coincidenza. Devo sapere! Chi è che mi ricorda?!”
Riddle sfrecciò fuori dalla casa senza neanche distruggerla, con qualcosa di più pressante per la mente. Richiamò i suoi Mangiamorte, che quasi piagnucolarono al venire così duramente interrotti dal divertirsi con le volanti della polizia babbana che erano appena arrivate, e si prepararono a materializarsi di nuovo alla base senza pronunciare parola.
Travers scoccò uno sguardo stralunato ad Avery. “Che cos'è successo? Non ho mai visto il nostro Lord con una così gran fretta, prima. Deve essere accaduto qualcosa d'interessante.”
Avery era perplesso al pari di lui, così si riunirono al gruppo nel mezzo della strada.
“Morsmordre!” Malfoy gridò, e tutti sparirono con un sonoro POP dopo che il teschio e il serpente furono apparsi nel cielo buio.
………

Tornando ad Hogwarts, un ragazzo si svegliò con un gemito di dolore, trattenendo a stento un grido. Harry respirava affannosamente, e provò a scrollarsi di dosso gli effetti dell'essere scaraventato così violentemente fuori dalla mente di Tom, un manto di sudore gli copriva la faccia e il petto.
“Caldo… Troppo caldo...” mormorò Harry e si sfilò gli abiti pesanti; la febbre stava cominciando a scottargli sulle guance e si diresse verso il bagno per mandar giù un'intera fiala di Fever-Relieving (pozione Sollievo-dalla-febbre). Lo aiutò molto, ma stava ancora tremando molto.
Rabbrividendo, indossò un'altra maglietta e ignorò, per il momento, Nagini, che stava tentando di attirare la sua attenzione sul suo braccio. “Masster, la tua pelle ssscotta. non sstai affatto bene.
Harry si sedette sul letto una volta essersi cambiato di nuovo e cercò di riordinare i pensieri. ‘Tom non sa chi sono realmente ma ha visto il mio vero aspetto. E' una questione di tempo che finalmente capisca chi sono.’
sospirò stancamente e si distese sul letto; aveva sul serio bisogno di una pozione che alleviasse gli effetti delle Maledizioni che Tom aveva usato contro i babbani, ma non ne aveva alcuna con sè.
Passeggiare per il castello e chiedere a Snape qualche pozione del genere era decisamente fuori discussione.
“Mi scusi, Snape, ma ho appena mentalmente sperimentato il Reducto, una marea di Confringo, uno o due Malocchi Penetranti, e un Cruciatus di troppo. Potrei avere una pozione che mi allevi la terribile emicrania e il dolore che mi hanno causato?” Harry sbuffò ironicamente al pensiero di chiederlo al Maestro di Pozioni che, al momento, aveva fiducia in lui quanta ne poteva avere in Pettigrew.
Sospirò frustrato e si alzò a sedere, scompigliandosi la massa informe di capelli, e il respiro gli si coagulò in gola, quando si accorse delle figure stagliate sulla soglia della sua camera.
“Non avreste davvero dovuto sentirlo,” mugugnò Harry, ma invano.
Sirius e Remus stavano entrambi gelati sulla porta.
‘Devo essere più stanco di quanto credessi; non li ho nemmeno sentiti uscire dal Pensatoio.’
“Da quanto tempo è che siete lì?” sussurrò aspramente il ragazzo.
Non fu loro possibile fare affidamento sulla voce al momento, ma sorpresero Harry quando, in due grandi passi, furono in ginocchio davanti al Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto e lo abbracciarono come se la loro vita dipendesse da ciò.
“Oh Merlino, Harry!” gemette Sirius, provando con tutto se stesso a non piangere.
“Ci siamo rimasti abbastanza, Harry,” rispose Remus rabbrividendo mentre gli carezzava i capelli affettuosamente.
Harry era troppo attonito, confuso e stanco per rispondere e, per una volta, si lasciò solamente andare e li abbracciò di rimando, fortemente. “Sirius! Remus!”
Quelli non erano i suoi, ma erano un inizio per la sua nuova vita; lo comprendevano.
Remus si tirò indietro e posò una mano sulla spalla di Sirius. “Padfoot, lascia che Harry si distenda. Tormenterò Snape per qualche pozione Allevia Dolore, e che Dio lo aiuti se non vorrà darmene.” Il Licantropo s'incamminò velocemente fuori dalla stanza con un'espressione determinata e fu fuori e sulla strada per i sotterranei in pochi minuti.
Sirius fece come Remus aveva detto e si strinse brevemente nelle spalle; Harry sbattè le palpebre dalla cima della montagna di cuscini che l'Animagus gli sistemò dietro la schiena, e Sirius sorrise con calore. “E' solo che non vorrei proprio essere Snape in questo momento.”
Harry ridacchiò debolmente. “Sirius, tu non vorresti COMUNQUE essere Snape. Lo detesti!”
Sirius ghignò. “Troppo vero. cerca di dormire un po', Emeralds. Remus tornerà tra poco, ne sono sicuro.”
Harry sollevò un sopraccigliò e mimò ‘Emeralds?’
Sirius ripetè il gioco e mimò in risposta: ‘i tuoi occhi’.
Harry sorrise lievemente e, incapace di resistere al richiamo di Morfeo, si addormentò non molto tempo dopo.
Sirius sospirò, fece apparire una sedia e sedette accanto al letto del proprio Figlioccio, guardandolo dormire come un genitore premuroso. “Ti proteggerò, Harry. Sempre. Non sarai mai il Figlioccio che ho perduto e io non sarò mai il Padrino che hai perduto, come Remus non sarà mai il tuo, ma ti prometto questo: affronteremo tutto ciò assieme e forgeremo assieme il nostro futuro da ora in poi.”
“Sì, lo faremo.”
Sirius sobbalzò e Remus si ritrovò a stretto tiro di una bacchetta, fino a che l'Animagus non si accorse che il proprio amico era ritornato.
Remus rimase silenzioso e porse le fiale a Sirius, che quindi svegliò Harry per fargliele bere tutte. Il ragazzo sbattè le palpebre, grato di cuore a Remus, e immediatamente cadde addormentato di nuovo per l'effetto della dose massiccia di pozioni.
Non aveva realmente bisogno della pozione Soporifera, perché non aveva alcun effetto su di lui, così Remus non ne aveva chieste.
Con un'ultima occhiata al ragazzo appisolato, i rimasti Malandrini uscirono dalla stanza e si sedettero di nuovo sul divano. “Che cosa ha fatto Snape quando gli hai richiesto le sue pozioni più potenti?” domandò Sirius con curiosità.
“Non ha avuto davvero nulla da dire, quando l'ho sbattuto contro un muro. Mi ha dedicato la sua solita occhiataccia maligna, il caratteristico ghigno e sguardo sospettoso, ma è stato abbastanza saggio da tenere per sè qualsiasi commento avesse da fare,” rispose semplicemente Remus, facendo quasi sputacchiare a Sirius la Burrobirra che aveva evocato.
Padfoot gli diede uno sguardo di totale sconvolgimento e Remus si strinse nelle spalle, incapace di celare del tutto il ghigno demoniaco che gli era sorto sulle labbra. “Che c'è? Se hai problemi col mio cucciolo, hai problemi con me. Anche tu hai detto qualcosa del genere mi sembra, quando eri solo con Harry. Credo che sia la prima volta che ti ho mai sentito pronunciare parole così profonde.”
Sirius arrossì un poco per il commento ma il fatto era innegabile; chiunque avesse contrastato il suo Figlioccio sarebbe divenuto un nemico.
“… che cosa pensi che abbia sognato Harry, prima di svegliarsi? Che cosa avrà fatto Voldemort per stancarlo così?” chiese Remus tutto d'un tratto, e Sirius imprecò. “Me**a! Mi sono dimenticato di chiederglielo. Credo che fossimo troppo preoccupati al momento per pensarci. Dovremmo domandargliene quando si risveglia.”
“…Uh, Remus? Comunque, come diavolo sei riuscito ad entrare? Non sei un Rettilofono,” aggiunse l'Animagus con tono sospettoso.
Remus parve avere un'aria colpevole. “Prima di uscire ho trasfigurato una piuma in un sassolino, con cui ho bloccato l'entrata. Era piccolo, così era praticamente impossibile distinguere l'entrata aperta da quando era chiusa. so che è stato sbagliato, ma non volevo far alzare Harry. Credo che il quadro sia diventato furioso nei miei riguardi, perché ha rabbrividito quando l'ho toccato.”
Sirius roteò gli occhi.
………

“Harry? Harry svegliati! Emeralds?” Sirius scosse delicatamente la spalla del proprio Figlioccio per svegliarlo.
Il ragazzo miagolò un grugnito smorzato e in un istante fu seduto con la bacchetta puntata contro un tremante Sirius. Gli eventi della giornata riaffluirono nella sua mente ristorata dal sonno ed egli abbassò la bacchetta con cautela. “Scusa Sirius. E' un'abitudine, e poiché tu e Remus siete le prime persone che ho lasciato entrare nella mia camera, devo essermene dimenticato.”
Dopo aver ingoiato una grossa boccata d'aria, Sirius allungò le labbra in un sorriso. “E' tutto a posto, ragazzino. Non vorrei essere uno dei tuoi nemici, uomo!” scherzò, ma presto ritornò serio, catturando l'attenzione di Harry. “Mi spiace di averti dovuto svegliare in questo modo, ma Dumbledore sta radunando tutti per una riunione nella Sala Grande. Remus non conosce l'esatta ragione. E' solo salito qui per dirmi di svegliarti e se ne è tornato di sotto. Abbiamo immaginato che volessi essere tenuto informato.”
Harry annuì stancamente, ogni traccia di adrenalina scomparsa, e si vestì senza dire altro. Sirius lo guardò intensamente e fece un passo verso di lui, quasi esitante a toccarlo.
Harry sapeva ciò che voleva e sollevò il braccio sinistro. “Sì Sirius, questa è Nagini. Di' ciao al mio Padrino, Nagini. Non mordere,” sibilò quindi, spaventando Sirius quasi a morte, quando Nagini scivolò “fuori” dal suo braccio, sibilando in direzione dell'uomo e quindi tornandosene sotto la pelle di Harry.
Harry rise brevemente e indossò i propri guanti, nascondendo del tutto il serpente. “Ti ha solamente salutato, Sirius. Le ho chiesto di non morderti. Dovrò presentarla anche a Remus. E questa è Hedwig, il mio primo vero famiglio. Anche se credo tu debba già conoscerla, dai miei ricordi.”
Hedwig volò sulla spalla del proprio master e fischiò. Sirius sorrise e carezzò la civetta nivea. “Dovremmo andare, Harry.”
Il giovane annuì ed entrambi furono fuori in direzione della Sala Grande. “Così Sirius, davvero non hai alcuna idea di che cosa riguardi la riunione?”
L'Animagus fece spallucce. “Remus ha detto che il vecchio era parecchio agitato stamattina, così probabilmente Voldemort si sarà fatto vedere da qualche parte. E' passato del tempo dall'ultima volta che se ne è sentito parlare, e la cosa non mi sorprende. Se è una questione sul Signore Oscuro, comunque, sono sicuro che Dumbledore indirà una riunione privata dell'Ordine.”
Sirius occhieggiò iroso nulla in particolare. “Vorrei che potessi venire. Vorrei poterti dire che cosa accade in quegli incontri, ma siamo sotto Giuramento. Nessuno può parlarne al di fuori dell'ufficio.”
Harry non ricambiò lo sguardo arrabbiato e invece ridacchiò con fare cospiratorio. “Non preoccupartene. Ho già un informatore segreto nell'ufficio di Dumbledore che è più che pronto nel riferirmi tutto ciò che si dice là.”
“Oh?” Sirius fu curioso di sapere chi fosse.
Harry gli fece l'occhiolino. “Phineas Nigellus.”
Gli occhi dell'Animagus si spalancarono, e anche lui ridacchiò. “Sei andato nell'ufficio di Dumbledore, vero? Piccolo monello! Come hai fatto? Non l'ho visto nei tuoi ricordi.”
Harry inclinò le labbra. “Il gargoyle non voleva lasciarmi passare, ma non è stato un problema; ho Fawkes dalla mia parte. Ho avuto bisogno di andarci per riappropriarmi di qualcosa che mi appartiene più che a ogni altro.”
Padfoot ci pensò per un momento, mentre si trovavano nei pressi della Sala Grande. “Forse fin dal tuo secondo anno… La spada cha stavi brandendo nella Camera dei Segreti?”
Harry annuì. “Già. Può essere utile. La mia cerchia di alleati sta crescendo.”
Sirius stava per chiedergli al proposito, ma furono già davanti alle porte aperte della Sala. “Bene, suppongo che vorrai sederti assieme ai tuoi amici Gryffindor. Deve essere così difficile per te…”
Il luccichio negli occhi di Harry si affievolì e sorrise tristemente al proprio Padrino. “Andiamo, Sirius.” Era un modo di chiudere la conversazione ed entrambi si diressero ai rispettivi posti.
Snape dedicò ad Harry uno dei suoi migliori ghigni e sguardi mentre il ragazzo si faceva strada verso il tavolo degli studenti, cosa che Harry ignorò con perizia. ‘Si sta probabilmente chiedendo il perché del bisogno di Remus di tutte quelle pozioni…’ pensò Harry mentre si sedeva accanto a un silenzioso Ron.
Gli occhi del rosso, tuttavia, gli stavano gridando: ‘Dove diavolo sei stato tutto questo tempo!’ Ma Harry ignorò anche lui per ascoltare ciò che Dumbledore aveva da dire.
“Parlo a tutti, ho paura che il Signore Oscuro abbia ripreso le proprie attività.”
Sussurri pregni di panico scoppiettarono all'interno della Sala Grande, ma McGonagall li fece azzittire tutti facendo uscire scintille rosse dalla propria bacchetta.
“Grazie, Minerva. Ora, come stavo dicendo, il Signore Oscuro ha attaccato una cittadina babbana proprio qualche ora fa, e ha ucciso gli abitanti lungo un'intera strada. Dobbiamo fermarlo; sta diventando davvero incontenibile. I nostri Auror hanno riferito che si è comportato piuttosto stranamente, comunque, perché quando sono arrivati, stava già abbandonando il posto e appariva molto agitato.”
Malocchio Moody brontolò. “Ci sono stati dei sopravvissuti? Qualcuno che possa dirci che cosa è successo e perché abbia levato le tende così all'improvviso?”
Dumbledore annuì con aria seria. “In verità, sì… cosa che ho trovato alquanto sconcertante. Sono stati trovati non lontano dalla scena del disastro e li interrogherò personalmente.”
“Babbani?” domandò Tonks, e Dumbledore annuì di nuovo.
Harry, per parte propria, stava guardando sinistramente il Preside. ‘Non avrò bisogno di Phineas per sapere chi sono questi babbani.’
“…chiunque scopra qualsiasi informazione interessante sul come o il perché il Signore Oscuro abbia agito in questo modo, perfavore me lo dica immediatamente. Dovrebbe essere tutto.”
Le persone iniziarono a parlare animatamente e Harry fu, dalla maggior parte di loro, completamente dimenticato, al momento.
Un gufo marrone scuro volò improvvisamente verso di lui, ma nessuno attorno a lui sembrò notarlo realmente o preoccuparsene; Dumbledore e un gruppetto di insegnanti e di membri dell'Ordine lo fecero, comunque, e Remus e Sirius camminarono verso di lui, prima che il vecchio potesse aprire bocca. Gli occhi scuri di Snape s'assottigliarono.
“Grazie.” Harry carezzò il gufo proveniente dalla Foresta Proibita e gli diede un po' del proprio pasto che era apparso sul tavolo, non dimenticandosi di offrirne un po' anche ad Hedwig .
Harry ispezionò la pergamena arrotolata ma decise di non aprirla sul momento, giusto per precauzione.
“Harry? Da parte di chi è?”
Il ragazzo dagli occhi verdi fu grato per i propri agili riflessi da Quidditch, quando Seamus quasi gli strappò il rotolo dalla mano. “Scusa Seamus, è personale.”
“Aw Harry, non sei divertente! E' dalla tua ragazza?” chiese l'Irlandese, interessato, ma Harry non trovò l'argomento buffo e s'ammusonì cupamente, cosa che fece indietreggiare Seamus.
“Per favore, non importunare il mio Figlioccio, Mr. Finnegan,” Sirius s'intromise brusco, attirando l'attenzione di alcuni studenti quando anche Lupin intervenne, cosa che non faceva quasi mai.
“Andiamo, Harry. Devi essere ancora stanco; torniamo nella tua stanza.”
Non ebbero il tempo di fare due passi; Snape fu di fronte a loro, con una smorfia, e Dumbledore gli fu alle spalle, calmo. “C'è qualche problema, Albus?” domandò Remus quietamente, ma con un tono allarmato nella voce.
“Naturalmente che c'è, Lupin! Esigo sapere perché mi hai trattato così rudemente prima per avere delle fiale rigeneranti!” sputacchiò minacciosamente Snape e Remus sorprese il Maestro di Pozioni, quasi ringhiandogli contro come avrebbe fatto un lupo.
Sirius mise una mano trattenente sulla spalla dell'amico e Remus si calmò, posando protettivamente una mano sulla schiena di Harry.
“E' stato per me, Snape. Non coinvolga Remus in questo,” disse Harry rigido, provando a tirare il proprio amico Licantropo fuori dai guai. Sirius gli sibilò qualcosa, ma Harry scacciò via le sue preoccupazioni. “Ho avuto un incubo e, come sapete, possono essere molto reali. Remus stava solamente agendo mentre era fuori di sè, perché ero davvero scosso. Non accadrà di nuovo. Ora, se volete scusarmi-”
Dumbledore lo fermò e tentò di decifrare i suoi segreti guardandolo direttamente negli occhi verdi. Harry interruppe bruscamente il contatto e Albus sbattè le palpebre. “Che cosa è successo, Harry? Sai che cosa è accaduto?” domandò il vecchio con sguardo significativo.
Sirius e Remus non poterono aiutarlo in ciò, e s'irrigidirono nervosamente. Era per qualcosa nel suo sogno? Avevano visto nel Pensatoio di Harry: il ragazzo aveva una connessione con il Signore Oscuro a causa della sua cicatrice.
“So quello che è accaduto,” Harry semplicemente lo affermò come un dato di fatto, e il ragazzo udì il respiro smorzato di Minerva.
Snape afferrò strettamente il braccio di Harry, guadagnandosi un duplice ringhio da parte di Remus e Sirius e un'occhiata d'avvertimento da parte di Harry. “Non sbandierare menzogne, ragazzo! Come sarebbe mai possibile che tu possa conoscere ciò che è accaduto!”
Harry tirò via il braccio e strinse le labbra strettamente. Sirius camminò davanti ad Harry e indirizzò uno sguardo gelido a Snape. “Non toccare mai più il mio Figlioccio in quel modo, Snape, o altrimenti!”
Remus prese la mano di Harry nella propria ed entrambi uscirono frettolosamente dalla Sala Grande.
“Questa è una qualche sorta di ribellione, Black?! Il ragazzo ti ha fatto un totale lavaggio del cervello! Sai qualcosa, la sai! Stai trattenendo preziose informazioni!” dichiarò Severus irosamente ma Sirius non tentennò nemmeno sotto lo sguardo fisso e accusatorio di Dumbledore.
“Credo in lui e per questo lui ha fiducia in me, e anche in Remus. Includetelo negli incontri dell'Ordine.”
“Sai che non sono pronto a questo, Sirius,” replicò Dumbledore e Padfoot si strinse nelle spalle.
“Allora è un vostro svantaggio. Se volete scusarmi.”
Snape aprì la bocca ma Albus sollevò una mano e sospirò. “Sto iniziando seriamente a dubitare della mia decisione di non includerlo.”
Severus fece una smorfia. “Non riesco a vedere il motivo per cui Potter sarebbe così importante,” scattò rivolto al vecchio, e Minerva gli scagliò contro uno sguardo severo. “Severus! Contieniti! Siamo tutti sulla stessa barca qui!”
Albus si sedette dopo che un Hufflepuff del quinto anno ebbe ceduto la propria sedia al Preside. “Severus, ho paura che questo attacco sia direttamente connesso con Mister Potter. devo realmente parlare con lui.” Albus si alzò all'improvviso, un luccichio determinato nei vecchi occhi.
Sfortunatamente, non appena si fece strada verso l'uscita della Sala Grande, qualcun altro fu su quella dell'entrata. “Albus! Dissennatori! Stanno attaccando Hogsmeade!” Kingsley Shacklebolt respirò affannosamente e Pomfrey fu lesta a dargli un pezzo di cioccolata.
“Quanti, Kingsley?” Malocchio grugnì mentre sfoderava la bacchetta.
L'agitato auror gli diede uno sguardo tetro. “Come minimo un centinaio, questo è certo.”
L'occhio sano di Moody si spalancò mentre l'altro roteò nell'orbita, spaventando alcuni studenti.
Albus guardò gentilmente Shacklebolt. “Sono troppi anche per me da controllare. Chiunque sia in grado di incantare un forte Patronus si faccia avanti!”
Solo una ventina di persone tra le centinaia venne avanti, per la maggior parte Auror e Indicibili. Kingsley era uno di loro, com Alastor, Arthur e i suoi figli Bill e Charlie, e anche Frank e Alice Longbottom, i genitori 'ora molto sani' di Neville. Ma anche loro parvero insicuri delle proprie capacità al momento.
Albus prese la propria bacchetta e fece loro cenno di seguirlo. Poiché McGonagall era nel gruppo, Albus chiese a Severus, Flitwick e Sprout (la Sprite Ndt) di prendersi cura degli studenti durante la loro assenza.
Rosmerta e Xiomara si guardarono l'un l'altra e annuirono assieme, indietreggiando dalla massa di persone e correndo via sulla scalinata principale.
“Sai dove sono gli alloggi di Harry, Xiomara?” Rosmerta alitò affannosa mentre correvano.
“Sì! Suppongo che abbiamo avuto la stessa idea! Seguimi!”
Si fermarono davanti a un quadro e Xiomara lo guardò senza idea di che cosa fare. “Qual'è la parola d'ordine?” domandò Rosmerta e l'istruttrice di volo si strinse nelle spalle, spersa.
“Non la conosco! Um… apriti? avanti, dannato! E' importante! Apriti!” strillò Xiomara cominciando a menare pugni sul quadro, che non reagì sotto tutti quegli attacchi. Stava quasi per colpirlo di nuovo, quando il quadro si spalancò bruscamente.
Le donne alzarono lo sguardo imbarazzate ad un Sirius Black dall'aria decisamente arrabbiata. “Che c'è?”
“Um, Sirius! Abbiamo pensato che sarebbe stata una buona cosa dirvi che Dumbledore è andato ad Hogsmeade con circa venti persone perché i Dissennatori la stanno attaccando proprio adesso,” disse Hooch tutto in una volta e Sirius imprecò.
“Dannazione! Entrate,” scattò e lasciò il quadro aperto per far passare entrambe le stralunate donne.
“Harry! Remus! Dissennatori a Hogsmeade!”
Quelle parole da sole furono abbastanza per far correre Harry e Lupin nel salotto… che Xiomara e Rosmerta stavano occhieggiando con una sorta di morbosa fascinazione. Rosmerta mimò un ‘colori Slytherin e Gryffindor?’ a Hooch, che potè solo stringersi nelle spalle, completamente perplessa.
“Quanti Dissennatori?”
Furono riportate alla realtà da Harry, che pareva pronto ad andare in guerra, bacchetta alla mano e occhi decisi.
“Shacklebolt ha detto almeno un centinaio.”
Fu Remus che imprecò stavolta, e i tre uomini annuirono l'uno all'altro. “Sirius, credo che tu ricordi come si monta una scopa, giusto?”
Sirius annuì dubbiosamente e gemette quando Harry gli porse la sua Firebolt. “Tu e Remus volerete ad Hogsmeade. Non abbiamo tempo per correre.”
“Ma tu?” chiese preoccupato Remus, già scrutando il manico di scopa con incertezza e sfiducia.
Harry agitò noncurante una mano. “Non preoccupatevi per me, e la scopa non ti morderà, Remus! ANDATE!”
I Malandrini annuirono in fretta e aprirono una finestra. Entrambi si aggrapparono al manico e vi saltarono su, decollando ad alta velocità. Harry sbuffò quando li sentì emettere un gridolino; la Firebolt probabilmente era troppo veloce per loro.
Il ragazzo quindi si voltò verso Rosmerta e Xiomara e annuì loro con gratitudine. “Credo che questo significhi che posso contare su di voi. Ne parleremo più tardi; chiudete il quadro quando uscite.”
Non attese alcuna risposta, e si gettò dalla finestra, facendo strillare di paura entrambe le donne. Si precipitarono alla finestra e il respiro si mozzò loro in gola, quando non videro nessuno schiantato sotto di loro, ma un Grifone che volava via verso Hogsmeade a velocità rompicollo.
“Questo ragazzo è incredibile,” affermò Hooch, e Rosmerta potè solo annuire silenziosamente, gli occhi ancora spalancati e puntati sulla bestia.
………

Harry, ancora trasformato, non ebbe problemi a individuare dove i Dissennatori stavano attaccando il piccolo villaggio; una massa nera era sospesa sui Tre Manici di Scopa e su ogni casa e bottega là attorno.
Volando nelle vicinanze, per capire cosa accadeva al di sotto di lui, stava prendendogli troppo tempo, così decise di volarci direttamente attraverso, anche contando sul fatto che la sua abilità di Animagus annullava del novanta per cento gli effetti della presenza dei Dissennatori*, cosa che aveva imparato dal suo Sirius.
Con alcuni potenti colpi d'ala si fece strada attraverso il freddo e direttamente attaccando qualunque Dissennatore gli si facesse troppo vicino.
Dopo una manciata di sofferentemente lunghi secondi di volo, gracchiare e attacchi, finalmente precipitò al di sotto della massa, e una maledizione lo mancò di un paio di centimetri. Gracchiò contro un tremante auror fino a che Sirius, coperto da Remus, corse verso il giovane e gli disse di smettere di infastidire il Grifone.
“Non potevi arrivare in un momento migliore Harry! Stiamo per essere sopraffatti!” gridò Sirius alla bestia al di sopra della confusione, la bacchetta ancora spianata che emetteva una luce argentata.
L'auror che aveva attaccato il Grifone scoccò a Sirius un'occhiata disorientata. “Harry! E' Harry Potter! Ma Dumbledore ha detto-”
“Al diavolo quello che ha detto Dumbledore!” scattò Remus non appena raggiunse Sirius. Pareva completamente esausto e sull'orlo del collasso.
‘La luna piena è tra due giorni!’ Harry ricordò d'improvviso.
Il gruppo di Dissennatori si stava stringendo attorno a loro. “Harry può aiutarci!” Sirius finì con convinzione non appena riunirono i volontari.
Dumbledore apparve stanco, ma livido per il fatto che Sirius e Remus gli avevano disobbedito e portato Harry. Impugnò la bacchetta in alto e stava ancora tentando di scacciare i mostri succhia-anime; Alice Longbottom era incosciente tra le braccia del marito e alcuni altri erano parimenti lontani dallo stare bene.
Il Grifone li ignorò e si guardò attorno rapidamente, perdendo qualche colpo d'ala quando prese coscienza del numero di Dissennatori che gli si parò davanti, che era su di loro, e delle sue probabilità di successo. Fortunatamente, Harry aveva visto di peggio.
Catturò l'attenzione di ogni singola creatura trasformandosi nuovamente in umano, e gridò aggrappandosi alla propria cicatrice, quando l'assalto mentale iniziò.
“No! Non Harry! Prendi me!”
“Fatti da parte! Sciocca donna!”

Sirius e Remus trattennero il fiato impauriti mentre gli altri adulti venivano presi dal panico e guardavano il ragazzo con disturbato interesse; la sua reazione ai Dissennatori era troppo forte, non era normale.
Harry serrò i denti strettamente e, con un potente ma tremante movimento, si alzò lentamente brandendo al di sopra di sè la bacchetta sfolgorante. “EXPECTO PATRONUM!
Per qualche secondo non successe nulla, e Malocchio stava per aprir bocca quando accadde; la fiammata di luce argentea fu così intensa che vennero tutti spinti da parte, e i Dissennatori furono scaraventati via con una tale energia che quelli che erano troppo vicini vennero proprio distrutti.
tutti chiusero gli occhi strettamente; nessun contorno distinto era visibile dalla troppa luce. Quando finalmente furono in grado di aprire di nuovo gli occhi, sbatterono le palpebre per scacciare le bianche ombre danzanti che vi erano impresse sopra… e quindi sbatterono le palpebre qualche altra volta ancora per assicurarsi di non star sognando.
Non c'era un solo Dissennatotre rimasto nel cielo.
Una figura si stagliò davanti al gruppo silenzioso e attonito, facendoli sobbalzare, fino a che ripresero coscienza che Harry era là con loro.
Ma Harry non era realmente lì; gli occhi rovesciati, le gambe che si piegarono sotto di lui, e l'unica cosa che gli impedì di cadere sul terreno fu nient'altro che il suo Patronus, un enorme, intimidatorio cane d'argento, per essere precisi.
Fece fare un balzo a più di una persona, Sirius prima di tutti; non aveva visto nulla del genere nel Pensatoio.
Un'altra figura d'argento ringhiò, ringhiò davvero! Non appena si fece strada verso Harry; era Moony! Un Moony Patronus, un Licantropo.
Quello vero sbattè le palpebre e spalancò le mascelle. Nessun suono ne venne fuori. Remus guardò Sirius con incertezza, ma Sirius era sbalordito quanto lui.
Malocchio ringhiò pericolosamente sottovoce. “Okay. E' stata magia potente sul serio, anche per un ragazzino. Merlino, ha più di un Patronus! Non è normale. Voglio avere risposte, e le voglio adesso!”
L'auror furioso si mosse verso Harry con l'intenzione di svegliare il ragazzino con qualsiasi mezzo necessario, quando venne violentemente tirato via dal ragazzo incosciente, che era determinatamente protetto da Padfoot e Moony in versione argentea.
Moody cadde a terra con un tonfo sordo ed era pronto a polverizzare qualunque idiota avesse osato fare una cosa del genere, quando un'altra argentea e imponente figura torreggiò pericolosamente su di lui, le corna che si agitavano in avvertimento.
“Prongs…” sussurrarono Sirius e Remus all'unisono, mentre Moody era troppo shockato per muoversi.
Dumbledore perse l'abilità di parlare non appena “Prongs” venne via da Alastor e si avvicinò ad Harry, fermandosi solo qualche secondo con lo sguardo rivolto ai due Malandrini senza respiro.
Toccò gentilmente il ragazzo dai capelli scuri con il naso, e tutti e tre i Patronus guardarono Sirius e Remus con fiducia, prima di cominciare a dissolversi.
Minerva si accorse che, mentre le tre figure evaporavano, la bacchetta sfolgorante di Harry stava lentamente tornando al suo originario rosso.
Sirius e Remus si precipitarono dal ragazzo non appena sparirono del tutto, el'Animagus prese il proprio Figlioccio tra le braccia con fare protettivo. “Moony, torniamo al castello,” mormorò Sirius sottovoce e Remus annuì silenzioso.
Il Licantropo si scrollò di dosso la paura della scopa di Harry e prese il ragazzo tra le braccia, volando con cautela di ritorno al castello, mentre Sirius si trasformò e li seguì senza un solo sguardo indietro al gruppo basito.
Gli abitanti di Hogsmeade, impauriti e tremanti, iniziarono a venir fuori dai propri nascondigli, e si affollarono attrono a Dumbledore, che a stento rivolse un'occhiata significativa ai membri dell'Ordine e ai volontari mezzo inespressivi.

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[Lo so, ho stravolto il titolo anche di questo capitolo, ma ai 'Difensori' ho preferito i Paladini, non riuscendo a resistere all'associazione tra lo sfavillio delle armature dei prodi e l'argentea consistenza dei Patronus, senza contare il tono della dichiarazione di Sirius all'Harry addormentato... Abbiate pazienza]

* Piccola svista dell'autrice: aveva già affermato [cap.17] che questa caratteristica non era reale nel mondo alternativo, in quanto anche Pettigrew aveva avuto bisogno dell'aiuto di Voldemort per scappare da Azkaban...




  
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