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Autore: Flos Ignis    16/09/2013    2 recensioni
Innanzi tutto, bisogna dire che questa storia parla del Destino. Dell'Amore. Della Morte. Dell'Amicizia.
La guerra contro Voldemort è finita, ma sembra che un nuovo male, ancora senza volto e senza nome, minacci di far spargere la Disperazione come un veleno mortifero. Gli eroi che ben conosciamo combatteranno contro di esso, ma la distinzione tra ciò che è giusto e ciò che è facile non è così netta. Forse riusciranno a vincere questa nuova guerra, o forse soccomberanno. La risposta che cercano, la salvezza che anelano, giace in una Verità così antica che la memoria umana non ne conserva più il ricordo.
'Quando il mondo spirerà l'ultimo anelito di vita che gli rimane, l'Ultima chiamerà a raccolta il Potere che da sempre appartiene alle Creature , traendo forza dal Fuoco, dall'Acqua, dalla Terra e dall'Aria. Il Male saprà contrastarla, ed ecco giungere il Destino, il quale plasmerà con le sue mani sè stesso e tutti quanti noi col Giudizio Celeste.
Salve a tutti! Questa è la mia prima fanfiction, confido nella vostra benevolenza e nel vostro aiuto per migliorarmi come scrittrice e persona! Buona lettura, spero! Non fatevi ingannare dall'altisonanza della profezia, riservo allegre e rilassanti sorprese!
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Luna Lovegood, Un po' tutti | Coppie: Draco/Ginny, Harry/Hermione, Luna/Ron
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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INCUBI
 
“Il sogno è l’infinita ombra del Vero.”
Giovanni Pascoli
 
C’era un non so che di poetico nel trovarsi davanti ad un camino scoppiettante, con una coperta sulle spalle e una cioccolata calda in mano mentre fuori imperversava un temporale: Hermione Granger ne era profondamente convinta.
L’indomani si sarebbe dovuta alzare presto per il primo giorno di lezione del Settimo, dopo più di un anno in cui ciò che aveva bisogno di sapere aveva dovuto impararlo da sola, per cui sarebbe stato difficile tornare ad un regime scolastico normale – per quanto normale possa essere in una Scuola di Magia, certo; tuttavia, nonostante fosse notte fonda, proprio non riusciva a riaddormentarsi. Le capitava spesso di avere incubi, ma anche se per fortuna non ne aveva memoria si trovava a fare i conti con la paura, che le scorreva sotto pelle con l’irruenza del mare che si abbatte sugli scogli: dopo, non era più in grado di dormire. Quando era piccola si arrampicava al davanzale della finestra nella sua cameretta e restava a guardare le stelle, cercando di ricordarne i nomi e le storie che si celavano dietro di essi per scacciare i demoni che spuntavano dalle ombre. Era stata orgogliosa e coraggiosa fin da bambina, quando si rifiutava di cercare conforto nel letto della madre; crescendo, aveva imparato a distinguere i mostri che si celavano nei sogni da quelli che camminano e respirano allo stesso ritmo del cuore spaventato. E questi ultimi erano i peggiori, perché non venivano dall’inconscio addormentato, non potevano svanire semplicemente svegliandosi, no: erano mollicci che ti perseguitavano a ogni passo tremante, fino al momento della ribellione. Magicamente, il coraggio uccideva più mostri di una spada. Hermione se ne era convinta alla veneranda età di dieci anni, e quella convinzione era una delle poche della sua vita ad essere rimasta immutata.
 
Quando era arrivata ad Hogwarts aveva iniziato a sfruttare quelle notti insonni per studiare: chi se lo scordava il suo Terzo anno, in cui tra la Giratempo e gli incubi dormiva sì e no tre ore a notte, oppure il Quinto, quando sgattaiolava nella Stanza delle Necessità senza dir niente a nessuno per aumentare sempre di più la potenza dei suoi incantesimi? Per non parlare dell’anno passato a nascondersi nei boschi cercando gli Horcrux… non aveva dormito molto, in effetti, durante tutto il periodo della guerra.
Hermione aveva odiato gli incubi con l’impegno e l’ostinazione che la distinguevano dalla massa e le avevano permesso di affrontare e vincere la Guerra Magica. Li odiava perché nonostante fosse sopravvissuta all’anticamera dell’Inferno in Terra, comprendente serpentoni velenosi, draghi, fuoco e cenere e morte sulla sua strada a ogni passo, ancora non riusciva a dormire serenamente, svegliandosi con la tachicardia e la bacchetta in pugno stretta al punto da farsi male alla mano. La stessa mano che le stava ancora tremando nel momento in cui le sue riflessioni vennero interrotte da una camminata leggera e familiare.
‘Herm… un altro incubo?’
La giovane grifona non fu troppo sorpresa di trovarsi davanti Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto Due Volte, Salvatore dei Due Mondi …
… e se chiedete a me, il mio migliore amico. La mia ancora di salvezza.
Gli incubi erano materia condivisa tra loro: avevano passato tanto di quel tempo davanti a quel caminetto, di notte, a parlare o semplicemente in silenzio, che ormai era diventata quasi una routine, se non piacevole, almeno meno solitaria. Forse era questo il motivo per cui da ben sette anni, andare a dormire non le faceva più così paura. Quando li aveva, sapeva per certo che poteva contare sul suo amico: era un loro segreto, quello di bere cioccolata calda a notte fonda per consolarsi a vicenda. Non che se li raccontassero sempre: a volte, con gli amici, se questi sono troppo chiusi o spaventati, basta non parlare a vuoto e star loro accanto.
Harry l’aveva salvata dalla paura, prima ancora che da tutti gli altri pericoli in cui si erano spalleggiati a vicenda con il loro rosso amico fino a diventare il Trio Miracoli, come già da anni si bisbigliava nei corridoi della scuola.
Non lo ringrazierò mai abbastanza per questi sette anni. Otto, contando quello che sta per iniziare. Chissà se riusciremo a passare un anno tranquillo. Conoscendoci, però, non ci scommetterei uno zellino bucato.
-Herm? Stai bene? Ti sei incantata a guardare il fuoco?-
-No Harry, stavo solo pensando. Vieni, ho fatto la cioccolata anche per te.- Sorrise guardandolo sedersi accanto a lei, mentre le rubava un pezzo di coperta e afferrava grato dalle sue mani la cioccolata calda che gli aveva preparato, praticamente certa che sarebbe arrivato.
Quando Harry scendeva le scale del dormitorio con addosso l’aria arruffata di chi si è appena svegliato le faceva una tenerezza infinita. Certo, avrebbe preferito che non si svegliasse in un modo così poco piacevole, ma restava il fatto: sembrava più giovane e ingenuo di quanto non fosse realmente, con i capelli perennemente in disordine, del tutto impazziti, che si rifiutavano categoricamente di restare attaccati alla testa, preferendo sfidare la gravità, la faccia pallida sotto la leggera abbronzatura che chiariva il sonno per nulla riposante, e gli occhi…
Beh. Qui ci sarebbe da farci un poema. Sembra che ci sia qualcosa dentro di lui che li fa splendere come smeraldi luminescenti. Liquidi, sono smeraldi liquidi.
Hermione sapeva che le iridi, genericamente, non brillavano e non si muovevano, ma diavolo, sembrava proprio così. Aveva l’impressione che dietro quei laghi verdi ci fosse un fuoco che danzava. E stregava. Lei.
-Di nuovo incubi Harry? O ti ha svegliato il temporale?-
-Incubi. Tu invece?-
-Idem.-
-Capisco- e capiva davvero. Anche che non voleva parlarne al momento.
– Ma come sapevi che sarei sceso stasera?- erano anni ormai che glielo chiedeva, ma sapevano entrambi che non c’era risposta: troppo strano che le notti dei loro incubi coincidessero, eppure non capivano se fosse solamente un caso bizzarro, uno strano incantesimo o qualcosa di completamente diverso.
-Lo sai che non lo so. Non ho ancora trovato nulla in biblioteca, nemmeno nella sezione proibita. Non aiuta nemmeno il fatto che a me rimangano solo delle sensazioni e pochissimi flash di immagini incomprensibili.–
 
Avevano fatto delle ricerche su quella bizzarria, o meglio, Hermione aveva fatto ricerche, Harry più che altro sparava a raffica teorie inverosimili e senza fondamento alcuno. Era arrivato addirittura a ventilare l’ipotesi di una lontana parentela comune con un veggente: dopo quella ‘stupidaggine mastodontica e assolutamente idiota’, testuali parole di Hermione, Harry si era visto arrivare in faccia “Sogni  di Strega” e poi solo il buio. Si era risvegliato in infermeria con un mal di testa formato famiglia e il broncio preoccupato di Hermione ad accoglierlo. Buffo, come riuscisse a conciliare l’imbarazzo per le sue azioni poco delicate con un’incazzatura niente male.
Comunque, dopo quell’episodio, Harry aveva capito che era meglio evitare l’argomento ‘Chiaroveggenza’ con molta attenzione.
-Non posso fare a meno di chiedertelo, ma lo so che non abbiamo nulla di certo in mano. Del resto, potrebbe essere semplicemente una coincidenza. Forse, siamo semplicemente entrambi affetti da incubi seriali. Poco piacevole, ma normale. Soprattutto visto che abbiamo affrontato una guerra fino a pochi mesi fa.-
-Questo sarebbe rilevante solo se questi incubi non fossero iniziati ben prima della guerra. No, non può essere un caso. Ci svegliamo nello stesso istante, sogniamo nello stesso momento, probabilmente anche gli incubi sono collegati-
Hermione era certa di avere ragione, e quando era convinta di una cosa c’era ben poco che chiunque al mondo potesse fare per farle cambiare idea. Niente, in effetti. Harry ne era consapevole, ed in fondo anche il suo istinto gli diceva che c’era qualcosa di strano in tutta quella faccenda. Per il momento però, voleva solo il conforto della sua migliore amica, per cui bevve un lungo sorso di cioccolata, quasi a farsi coraggio, e le posò la testa in grembo.
 
Al Secondo anno, dopo una nottata particolarmente agitata, Harry aveva avuto bisogno di qualcosa in più del conforto compartecipe di Hermione. Quando le aveva detto, tra l’altro imbarazzato come mai in vita sua, che non aveva mai avuto un incubo così terribile, lei gli aveva solo sorriso e gli aveva preso tra le mani la testa posandosela in grembo. Quando aveva provato a protestare, rosso in viso e ancor più imbarazzato di prima, lei l’aveva tenuto fermo e aveva preso ad accarezzargli i capelli dolcemente e con ritmo ipnotico, tanto che lo fece addormentare di nuovo. Non aveva smesso di accarezzarlo fino all’alba, vegliando sul suo sonno più sereno, poi l’aveva appoggiato sul divano ed era tornata in camera per fingere di svegliarsi con le compagne di dormitorio, come sempre, come nulla fosse accaduto. Qualcosa era cambiato però, anche se nessuno se ne sarebbe accorto ancora per molto tempo.
Da quel momento, per tacito accordo, quando uno dei due aveva bisogno di conforto durante le loro veglie, si mettevano in quella posizione rilassante, anche se alla fine era sempre Harry ad addormentarsi, anche quando era lui a consolare la sua amica: Hermione, semplicemente, lo guardava sorridendo, comunque rincuorata dall’effetto calmante delle carezze che Harry le elargiva sul capo, toccandole i capelli e carezzandole il viso con la stessa delicatezza che si usa con le cose preziose. Hermione le prime volte era in imbarazzo quanto lui, ma le veniva spesso da ridere, nonostante tutto, quando lo vedeva arrossire imbarazzato nonostante fossero anni che avevano adottato quel metodo catartico.
 
Hermione sorrise ripensando a quante volte si erano consolati a vicenda, e come aveva fatto sempre in tutti quegli anni prese ad accarezzare i capelli di Harry, il quale, lungi dall’esserci abituato, si vergognava ancora di chiederle quelle carezze che la vita gli aveva negato tanto a lungo.
Harry sembrava apprezzare molto, ma resistendo tenacemente alla voglia di riaddormentarsi decise di chiederle ciò che aveva sempre voluto.
-Hermione… perché?- lui non era mai stato un asso con le parole, ma per fortuna Hermione era abbastanza brava per entrambi.
-Cosa c’è di male se ti coccolo un po’? Non sono tua madre, e non intendo certo sostituirla, ma tu puoi immaginare che sia lei a darti conforto attraverso di me. Ti meriti un po’ di dolcezza, e a me fa piacere dartene.-
Dopo quella sincera e naturale dichiarazione d’affetto, Harry sentì il calore di Hermione scaldargli il cuore ed avvolgerlo per proteggerlo e cullarlo. Non per modo di dire, lo sentì davvero. Non era la prima volta che gli capitava, aveva spesso l’impressione di vedere, di sentire le intenzioni della gente. Il suo intuito gli aveva spesso salvato la pelle in battaglia. La stessa sensazione ce l’aveva ora, sentiva l’intenzione di Hermione di dargli protezione e conforto. Se fosse stato un gatto, probabilmente avrebbe fatto le fusa.
Ma le sue domande non erano ancora finite, e non poteva permettersi un attimo di distrazione: gli serviva tutta la sua concentrazione per non addormentarsi.
-Senti Herm, posso farti una domanda personale? Puoi non rispondere e mandarmi al diavolo, se ti va.-
-Non esiterò, tranquillo. Chiedi pure, il rischio è tutto tuo.-
-I tuoi genitori…- Harry sentì chiaramente di star oltrepassando un confine invisibile ma tangibilissimo. Superatolo, non sarebbe potuto tornare indietro neppure volendo. Ma era preoccupato per la sua amica, e non sarebbe stato Harry Potter se non avesse rischiato la vita almeno una volta a settimana.  –Insomma, quando questa estate sei sparita due settimane senza dir nulla a nessuno, sei andata a riprenderli, vero? E... hai ridato loro la memoria?-
Fino a quel momento, nessuno si era azzardato a fare domande vista la faccia scura della grifoncina al suo ritorno improvviso, né lei aveva fatto il minimo sforzo per inventarsi qualcosa per la sua scomparsa. Ma era passato un mese dal suo ritorno e ancora non ne aveva fatto parola. Harry era abituato a pazientare con lei, proprio perché avevano un orgoglio smisurato estremamente simile, che impediva loro di parlare dei propri problemi con altri. Avevano imparato tuttavia a confidarsi l’uno all’altra, grazie a quelle veglie. E il silenzio di lei lo turbava, perché era strano, non era dolore quello che nascondeva, aveva imparato a riconoscerlo nei lampi che le attraversavano lo sguardo quando non era osservata. Non era dolore, non solo almeno: aveva l’impressione che stesse cercando di soffocare altro, qualcosa di altrettanto deleterio. Un’ira resa manifesta solo dalla durezza di quelle iridi, che da oro fuso divenivano impenetrabili schegge di granito dorato: impedivano l’accesso alla sua mente da più di un mese ormai. E lui era stanco di aspettare: forse, se fosse stato lui a chiederglielo, avrebbe sputato il rospo che le si era incagliato in gola.
Mera speranza, me ne rendo conto… ma negli anni ho imparato a leggere tra le righe ciò che non dice, che è sempre molto più vero e importante di quanto non riveli a parole. Forse, se spingo certi tasti…
-Lo sai che io sono qui per te, vero? Quando ti sentirai pronta, intendo. In due si sopporta meglio il peso del mondo, no?-
Harry sperava che l’approccio morbido desse ad Hermione la sicurezza che non sarebbe stata attaccata, che poteva farlo entrare nel suo mondo e condividere una parte del peso con lui. Non era certo un Magipsicologo, ma era come se Hermione avesse bisogno di qualcuno che le ricordasse che poteva fidarsi dei suoi amici. Di solito se lo ricordava, ma quando i problemi si facevano personali tendeva a perdere fiducia in sé stessa e nella sua capacità di creare legami. Decisamente, in quel momento aveva bisogno che qualcuno glielo ricordasse.
Hermione sorrise, accettando il punto, e ricominciò a passargli la mano tra i capelli. Non si era nemmeno accorta di essersi fermata. Pensò a un modo per evitare di dirgli la verità senza mentirgli: ovviamente, l’unico modo che trovò fu omettere parte di quella verità così scomoda e assurdamente inverosimile, ma innegabile, cercando di spiegargliela in modo semplice. Non era molto chiaro neppure a lei, che quella situazione l’aveva vissuta e ne aveva avuto le prove. Ancora non si sentiva pronta a raccontare tutto, ma sapeva che avrebbe dovuto sbrigarsi: il tempo stava per scadere, e lei ancora non aveva capito chi erano i compagni di cui aveva bisogno. Su Harry però non aveva dubbi: lui era di sicuro uno. Ne rimanevano ancora quattro da identificare. Ma ci avrebbe pensato poi, ora doveva sviare l’attenzione di Harry.
-Sono andata in Australia per cercare di ridare loro la memoria, sì. Ma c’è stato un imprevisto. Ecco, lo sai che mia madre mi ha lasciata a mio padre appena nata, no? E anche che da allora lui sta con un altra donna che mi ha fatto egregiamente da madre. Quando li ho trovati, lei ha avuto difficoltà a ricordare, quindi alla fine ho deciso di non revocarle l’incantesimo. Era passato troppo tempo e avrebbe potuto avere dei gravi danni al cervello, se avessi continuato con il Reverto Maxima, e anche se mio padre ha riacquistato la memoria appena mi ha vista, era troppo sconvolto per quello che ho fatto a Jane per perdonarmi e accettarmi di nuovo. Mi ha detto che… ha bisogno… di tempo. E che sarebbe stato lui a cercarmi quando… no, se… avesse accettato la cosa. Non voleva che li cercassi di nuovo. E me ne sono andata quella sera stessa. Non ho più avuto loro notizie.-
La voce di Hermione si era arrocchita e quasi spezzata quando aveva espresso un dubbio sulla possibilità che suo padre e la donna che le aveva fatto da madre la perdonassero. Che poi, cos’altro aveva fatto se non proteggerli?
Harry allora si mise seduto e la abbracciò forte: come aveva detto, lei era un asso nelle parole, ma lui aveva il dono di saper comunicare a gesti ciò che provava. Hermione si lasciò abbracciare, ma non pianse. Aveva finito le lacrime sull’aereo di ritorno. Non ne avrebbe più versate, specie alla luce delle nuove verità che erano state disseppellite, quasi contro voglia, ma necessariamente da suo padre. Diciotto anni di bugie si possono perdonare?
La stretta salda ma al contempo gentile del suo migliore amico le schiarì definitivamente le idee, e decise che non aveva senso fingere che nulla fosse cambiato, perché in realtà nulla era rimasto lo stesso. Perché è nella natura stessa del mondo mutare. Era stata sciocca a desiderare che nulla cambiasse, a fingere che ciò che è stato sarà per sempre. Non aveva senso fingere, quando il più grande cambiamento che lei potesse temere e desiderare al contempo era già avvenuto, e la stava stringendo tra le braccia cercando di rassicurarla.
Magari, però, quel segreto lo avrebbe tenuto per sé ancora un po’.
Prima il dovere poi il piacere, Hermione, ricorda. Prima trova i compagni di viaggio, poi svolgi il viaggio, e infine ti occuperai delle tue macerie. Priorità, questione di priorità.
Hermione scoprì alla veneranda età di diciotto anni che la ragione e il bisogno comune non sempre prevalgono sul cuore e sull’impeto dell’anima.
Ovviamente, lei non era una strega qualunque. Per questo avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere – e ne aveva parecchio, al momento attuale – per far sì che il bisogno collettivo e quello suo personale convivessero pacificamente. O non si sarebbe più chiamata Hermione Granger, parola di Grifone.
 
 
Note:
Salve gente! Spero di non aver colato troppa melassa in questo primo capitolo, ma ho deciso di iniziare con calma, dall'amore; non mancherà di certo l’azione, ma voglio andare per gradi piuttosto che ingranare la quinta e rimanere a piedi a metà percorso!
Come forse avete notato mi sono prese delle libertà: l’incantesimo Reverto Maxima non ricordo di averlo mai sentito o letto, ma se così non fosse, chiedo venia per la mia memoria. Dovrebbe invertire il processo dell’ultimo incantesimo subito con molta potenza magica, per questo è pericoloso. Ho anche cambiato la famiglia di Hermione, mi è indispensabile ai fini della storia.
Ho iniziato a lasciare degli imput per lo svogimento futuro, e sarei molto contenta se mi scriveste le vostre opinioni per giustificare le mie licenze. Sarebbe divertente :)
Ringrazio moltissimo Rox_malfoy per avere recensito e Secretly_S per avermi messo tra le Storie Seguite e ovviamente grazie anche a chi ha solo letto il prologo.
Bene, credo di aver detto tutto, a parte un buona lettura e uno spero vivamente di non deludere nessuno. Ciao e alla prossima!
FlosIgnis
  
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