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Autore: slanif    17/09/2013    4 recensioni
Genzo/Karl
Song-Fic sulle bellissime note di "L'Universo Tranne Noi" di Max Pezzali, di getto mi è uscita questa GenzoKarl... spero vi piaccia! :) Buona lettura!
Genere: Angst, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Karl Heinz Schneider
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’Universo Tranne Noi
di slanif
 
**
 
Il suono della sveglia mi fa sobbalzare. Non ricordavo nemmeno di averla programmata…
Mi stropiccio gli occhi e mi metto a pancia in su. Ho il braccio addormentato a causa della posizione tenuta durante la notte, la mia classica: braccio sotto il cuscino, pancia in giù, gambe leggermente divaricate. A volte mi addormento e mi sveglio nella stessa posizione. Continuo a domandarmi come non mi si atrofizzino i muscoli e io riesca comunque a parare i bolidi che mi arrivano addosso… mah! Un mistero! O probabilmente è tutto merito del mio immenso talento, se vogliamo dirla tutta…
Ridacchio, ma non è il momento di compiacersi. Devo alzarmi, lavarmi, mangiare un boccone al volo e correre agli allenamenti cercando di arrivare in orario, altrimenti il mister mi fa una predica che dura dieci anni e mi fa perdere solo tempo…
Mi tiro su dal letto con una certa lentezza. Dire che non ho voglia è un eufemismo…
Ultimamente è diventato davvero faticoso andare ogni giorno agli allenamenti. Sono sempre stato uno stacanovista, ho rinunciato a tante cose della mia vita che i miei coetanei danno per scontato, e l’ho fatto sempre volentieri, con uno scopo ben preciso in testa: diventare il più grande portiere della storia del calcio, presente e futura! Ma adesso sono stanco… a volte mi domando che senso abbia avuto perdermi tante cose per il calcio… cosa mi ha portato? Vittorie stupende, titoli mondiali ed europei, grande stima da parte degli altri calciatori, moltissimi ammiratori, immensa felicità… ma anche immenso dolore. Grazie al calcio ho provato il più grande amore che io possa mai provare, ma sempre il calcio me lo ha portato via.
Ha davvero avuto senso tutto questo? Buttare via una vita intera per questo? Perdere tutto? Perdere… un concetto che non ho mai voluto comprendere e che non avevo mai compreso… fino a quel giorno.
E non parlo di perdere una partita: quella è bruciante, certo, ma non è dolorosa. Sai che hai una seconda chance. Alla prossima partita farai meglio e nessuno potrà più batterti.
La partita che ho perso io è persa e basta, non c’è un secondo tempo e io non posso mai più vincerla…
Sospiro.
Non voglio pensarci. Non è il momento. E’ passato. Talmente tanto tempo che non ha più senso nemmeno tormentarsi…
Mi tiro su definitivamente, infilo la vestaglia nera, le pantofole dello stesso colore pelose e morbide e scendo le scale fi legno fino alla cucina. Scaldo un po’ di latte, mangio qualche biscotto guardando il telegiornale, in piedi, poggiato al piano cucina. Sorseggio un po’ del latte dalla tazza bordeaux, soffio un po’ il calore e poi lo lascio lì.
Mi vesto in fretta, afferro le chiavi della macchina e esco di casa.
La mia Mercedes è lì che mi aspetta, nel vialetto, nera fiammante, appena lavata. Sicuramente oggi pioverà… succede ogni qualvolta si lava la macchina, ci si può mettere la mano sul fuoco!
Monto al volo, accendo, e con una rapida marcia indietro mi immetto sulla strada.
Il tragitto fino allo stadio è breve, ma costellato di semafori! I tedeschi sono fissati coi semafori… ce n’è uno ogni angolo! A volte è snervante… e ovviamente sono tutti rossi!
Sbuffo, mentre pigio il freno e mi fermo. Fisso freneticamente la luce rossa, attendendo impaziente che scatti il verde.
Sono fermo da almeno un minuto quando finalmente si accende la luce verde.
Innesto la prima mentre con la coda dell’occhio vedo sopraggiungere una macchina che mi affianca rallentando e svolta poi a sinistra.
Fisso per un secondo il guidatore e…
E…
Non è possibile…
 

Ti ho incontrata ma... tu non mi hai visto
Eri in macchina... è stato un attimo
Ma il mio cuore si è... come bloccato
O era fermo prima e... ha ripreso a battere
Tante volte io... l'ho immaginato
Rivedere te... che effetto mi farà
Però adesso che... è capitato
Non importa più se sia... stata colpa tua o mia

 
Karl…
Karl Heinz Schneider.
La ragione di tutti i miei problemi.
Quell’emerita testa di cazzo che mi ha rovinato la vita.
Non posso credere di averlo incontrato… quanti anni sono passati? Troppi… da quel giorno non l’ho più incontrato (per fortuna della sua incolumità e interezza fisica, direi…).
Quanti anni fa è stato? Forse tre… non lo so. Troppi… troppo tempo. Troppa acqua sotto i ponti. Troppa vita in mezzo. Troppo bello sempre.
Maledizione.

 

Eravamo quel che tutti sognano
Quell'amore che i cantanti cantano
Tanto forte, potente, immenso che
Sembra esagerato ed impossibile
Con il petto che sembra esplodere
Che non serve altro in più per vivere
Che potrebbe scomparire l'Universo tranne noi
Tranne noi

 
Mi brucia ancor oggi ammetterlo, terribilmente, ma ti ho amato. Ti amo. Follemente. Sempre. Comunque. Immensamente. Totalmente.
E tu mi amavi allo stesso modo.
In un modo così folle che a volte eravamo incoscienti.
Così incoscienti che alla fine ci hanno beccato a pomiciare negli spogliatoi… eravamo ragazzi, con gli ormoni a mille, per me il primo folle amore. Per te, Karl? Non me lo hai mai detto… ma non eri uno di tanti complimenti o confidenze, perciò credo proprio di essere stato anche per te il primo amore…
Adesso come sei, Karl? Chi sei diventato? Non ti conosco più…
Tre anni di vita sono tanti. Sono già tanti tre mesi, figuriamoci tutto questo tempo…
In tre anni succedono tante cose, cambiano tante cose, cambi tu.
Io sono cambiato.
Sono ancora più chiuso, non ho più avuto una storia. Non esco nemmeno quasi più a divertirmi con gli amici… mi sembra tutto superfluo, inutile.
Che senso ha la mia vita senza di te?
Questo pensiero mi attanaglia, mi uccide, mi devasta.
Non dirò mai a nessuno cosa provo per te, cosa mi hai fatto, ma io come faccio ad accettarlo? Come faccio ad accettare con me stesso che ti amo ancora follemente, che non posso dimenticarti, che nonostante tutto sono dipendente da te?
I giorni insieme a te sono stati indimenticabili.
Persino il calcio non era più importante.
C’eri solo tu.
Il mio universo.
In quegli occhi azzurri, io vedevo tutto il mondo… soprattutto il mio.


I ricordi che... sembrano lame
Fanno male ma... forse li cerco io
Per rivivere... per ricordare
Ogni istante accanto a te
Una vita accanto a te

 
Eravamo felici, io e te, non è vero?
Ricordarlo adesso fa male, mi perfora il petto come lame taglienti.
Ma se chiudo gli occhi, ti giuro, Karl, sei qui davanti a me. Che mi guardi.
Quegli occhi…
Dio…
E’ la prima cosa che ho amato di te. Che amo di te.
Quegli occhi freddi, gelidi, che sapevano perforarmi da parte a parte quando eri arrabbiato con me, ma che mi guardavano con un amore immenso quando eravamo nel letto a coccolarci.
Posso ricordare persino il tuo profumo… di maschio, di muschio, di sudore e sesso quando ti stringevi forte a me e facevamo l’amore…
Posso sentire ancora sotto le dita la setosità dei tuoi capelli così biondi che facevano invidia al sole.
Posso vedere le tue labbra carnose mandarmi al diavolo, dirmi qualche frase tagliente, baciarmi follemente, carezzare il mio petto, sussurrare “Ti Amo” al mio orecchio…
Posso vedere le tue mani correre sul mio petto e carezzarmi lievi.
Posso vedere le tue cosce stringermi forte i fianchi mentre io ero dentro di te, con lo stesso fervore di quando si contraevano per scagliarmi contro il Fire Shot.
Posso vedere i pomeriggi passati sul divano, coperti col plaid, a mangiare pop-corn e a vedere film.
Posso vedere le tante mattine in cui ci siamo svegliati insieme, abbracciati, la tua testa poggiata sulla mia spalla.
Posso sentire il calore immenso del tuo corpo contro il mio.
Posso sentire le tue mani e i tuoi piedi gelati infilarsi in mezzo alle mie cosce e sotto le mie ascelle. Che urli che tiravo! E tu ridevi, ridevi, ridevi… avevi la risata più bella del mondo, Karl, e io ti amavo ogni istante di più…
Averti vicino, era come averti vicino da sempre. Ogni istante, ogni momento, ogni minuti, ora o giorno. Tutta la mia vita eri tu.
Tutta la mia vita.
Quella che avrei voluto passare con te…

 

E il cervello sa... che è complicato
Ciò che è rotto ormai... non si riparerà
Però il cuore sai... me l'ha giurato
Sa che un giorno tornerai


Dice presto tornerai



Stupido cervello idiota, stupido cuore debole… come mi sono ridotto? Io, il Super Great Goal Kipper che si piange addosso ripensando al suo perduto amore!
Ogni notte sogno che torni, Karl, ogni Santa notte che Gesù Cristo ha mandato sulla terra. Ti rendi conto quanto è difficile? Ti rendi conto quanto mi stai rovinando la vita? Ti rendi conto che sei un’emerita testa di cazzo che ha cancellato ogni mia speranza di felicità?
Il mio cuore e il mio cervello sono stupidi… dei poveri idioti!
Tu te ne sei andato.
Punto.
Fine della storia.
Hai messo il calcio davanti a me, il posto al Monaco davanti a me.
Che altro c’è da dire?
Che io non lo avrei fatto.
Questo lo possiamo dire…
Possiamo dire anche che ero così folle di te che se anche mi avessero offerto di giocare… che ne so, al Milan, avrei detto di no, se riguardava di stare tu in Germania e io in Italia.
… Io.
Tu no.
Tu hai preso la palla al balzo, hai preso la tua decisione e ciao.
Mi hai informato a cosa fatta.
Mi hai solo detto: “Vado al Monaco, ho appena firmato il contratto”.
Punto.
Chi se ne importava di cosa pensavo io? Nessuno, ovviamente, perché nessuno mi ha interpellato…
E a quel punto ho capito. Capito che, per te, io non ero quello che tu eri per me.
Sicuramente mi amavi, me lo dicevi sempre, e tu non sei mai stato uno che parla a vuoto, Karl, ma l’amore spassionato e assoluto che provavo io per te, tu non lo riuscivi nemmeno a comprendere, figuriamoci a provarlo!
Quindi come posso ancora sperare che torni?
Quanto è stupido l’amore…

 

E saremo quel che tutti sognano
Quell'amore che i cantanti cantano
Tanto forte, potente, immenso che
Sembra esagerato ed impossibile
Con il petto che sembra esplodere
Che non serve altro in più per vivere
Che non c'è parola per descrivere
Che ti sceglie e che non si fa scegliere

 
Così stupido che mi fa fare pensieri così realistici che sembrano veri ricordi!
Mi sembra quasi vero sentir suonare la porta, il rumore del campanello mi perfora il timpano persino adesso, io che vengo ad aprire e dall’altra parte dell’uscio ci sei tu, valigia in mano, che mi fissi. Ovviamente non dici niente. Non mi chiederai mai perdono… ma sei qui. Davanti a me. E io ti amo e ti abbraccio e non ti lascio più…

 

E saremo quel che tutti cercano
Quell'amore che i cantanti cantano
Tanto forte, potente, immenso che
Sembra esagerato e irrealizzabile
E che il petto fa quasi esplodere
Senza il quale non si può più vivere
Che potrebbe scomparire l'Universo tranne noi
Oh-o oh tranne noi

 
Riapro gli occhi.
Li sento bruciare intensamente.
Che idiota…
Vederti, anche se solo per un attimo, tu nemmeno mi hai visto, ma io provo comunque tutto questo.
Cosa avrei fatto se i nostri occhi si fossero incontrati?
Continuo ogni giorno a seguire le notizie su di te, i tuoi successi, i gossip che ti vedono un giorno con quella e il giorno dopo con quell’altra…
Ma vederti…
Vederti in carne e ossa, qui, di fianco a me…
Fa male.
E basta.
E acutizzano quell’assurda speranza di vederti un giorno comparire sulla mia porta e tornare da me…
“Che idiota…”, sussurro piano.
E mentre tutti questi pensieri mi affollano la testa, mentre penso che sei la mia vita e senza di te non posso vivere e che per questo ti odio, arrivo allo stadio e parcheggio.
Faccio un respiro profondo e apro lo sportello.
Non faccio in tempo a chiuderlo che una goccia mi cade sulla punta del naso. Ovviamente… piove! Che vi avevo detto?
Vita di merda…
 
**FINE**

   
 
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